Il dovere di cercare una soluzione scientifica per l’origine delle specie
Secondo Karl Popper, la peculiarità di una predizione scientifica sta nel poter essere falsificata: se non c’è un esperimento che, almeno in teoria, possa smentire un’asserzione, non si tratta di una proposizione scientifica. D’altro canto, per Popper la base empirica della scienza (l’insieme dei suoi protocolli, regole di osservazione e leggi) non è mai certa, per cui non si danno nelle scienze naturali affermazioni infallibili o incontrovertibili. Nessuna teoria scientifica è mai assolutamente vera, perché può sempre un giorno venire smentita da qualche nuova evidenza sperimentale. In quel caso la comunità scientifica andrà alla ricerca di una nuova teoria che, oltre ad integrare tutte le previsioni corrette della precedente, “spieghi” anche le nuove risultanze. Questa fallibilità della scienza, lungi dall’essere un difetto, è il suo maggiore pregio perché il metodo la converte in un’indefinita perfettibilità.
L’epistemologo Imre Lakatos, mostrando un maggiore realismo, corregge questa visione che chiama “falsificazionismo ingenuo”, aggiungendo che il progresso scientifico avanza attraverso la competizione sì di modelli e teorie, ma anche di gruppi e programmi di ricerca non avulsi da interessi economici e, last but not least, delle contrapposte visioni del mondo che costituiscono lo sfondo concettuale generale delle teorie e che incarnano meglio in ogni epoca lo spirito del tempo. Una teoria viene abbandonata, per Lakatos, non quando un’osservazione empirica la falsifica, ma quando è già pronta una nuova teoria con maggiore contenuto empirico e che sappia incontrare la preferenza della comunità tecno-scientifica anche per la sua Weltanschauung.
Così, per esempio, il sistema copernicano fu progressivamente preferito a quello tolemaico non sulla base di nuovi fatti empirici o di una maggiore esplicabilità teorica, ma parallelamente al prevalere di una nuova concezione filosofica che, estromettendo l’uomo (e la Terra che lo ospita) dalla posizione centrale nell’Universo, abbracciava una visione cosmica, opposta a quella classica, di infiniti mondi senza posti privilegiati: l’idea che il Sole è al centro del sistema solare diviene infalsificabile per decisione metodologica, come per primo osservò il cardinal Bellarmino a Galileo. E la teoria gravitazionale di Newton non venne accantonata quando si scoprì che le misure della precessione di Mercurio non vi combaciavano, ma soltanto dopo che apparve la teoria della relatività generale di Einstein. In assenza di rivali, una teoria viene mantenuta anche se è falsificata in qualche esperimento o perfino se non spiega nulla: basta che almeno parte delle sue previsioni teoriche ricevano conferma o che, quando non spiega nulla, sia interprete dello spirito del tempo (o del suo conformismo culturale, se si preferisce).
È questo il caso del darwinismo. Anche se fallisce a spiegare i due problemi più importanti (la nascita della vita dalla materia inanimata e la speciazione asincrona di organismi a contenuto informativo crescente) per cui è stato inventato e cui da 150 anni si dedicano i suoi adepti; anche se uno dei suoi meccanismi fondamentali (la successione graduale di micro-mutazioni) risulta falsificato dai reperti paleontologici, che evidenziano invece un processo evolutivo dominato dalla difformità e da improvvise accelerazioni; anche se esso assegna un ruolo smisurato all’altro suo meccanismo fondamentale, il caso, vero e proprio “deus ex machina” con cui risolve la propria incapacità predittiva, esplicativa ed anche – provvidenzialmente – le contraddizioni sperimentali succitate; anche se, oltre che per il ruolo scompigliatore del caso, è costituzionalmente infalsificabile per la tautologia insita nel postulato evolutivo della sopravvivenza del più adatto, il cui significato non sembra differire da “sopravvivenza di quello che è sopravvissuto”: nonostante tutto questo, il darwinismo nelle sue molteplici e contrastanti versioni è considerato “scienza” dalla grande maggioranza degli opinion maker e come tale è insegnato nelle scuole. Perché? Perché non abbiamo una teoria scientifica alternativa e perché come visione filosofica (a ciò si riduce infine il darwinismo) esso interpreta maggioritariamente lo spirito, naturalistico e materialistico, dei nostri tempi, piuttosto della visione filosofica alternativa (il creazionismo).
Lo spirito del tempo è renitente al cambiamento, dura intere epoche storiche, e quando accade che l’evidenza sperimentale appaia smentirlo, piuttosto che mutare se stesso, diventa guida ideologica degli apparati tecno-scientifici alla ricerca di soluzioni alternative suscettibili di perpetuarlo.
Così, la Weltanschauung dominante, davanti alle evidenze fisiche del Big Bang e del “fine tuning” antropico delle costanti cosmologiche, fa il driver da mezzo secolo agli studi in fisica sulla teoria delle stringhe e del multiverso. Come per il darwinismo, lo sfondo concettuale è sempre lo stesso: fondare l’ordine (qui degli organismi viventi, lì del cosmo) sul caos, rovesciando la freccia del tempo (cioè la legge dell’entropia, “la più certa di tutte le leggi dell’Universo” secondo Einstein). Si stima che più di 10.000 anni-uomo siano stati spesi nell’esplorazione della speculazione delle stringhe. Può essere utile il confronto con la dozzina di anni-uomo che sono invece bastati ad elaborare ognuna delle tre principali teorie della fisica moderna: l’elettromagnetismo, la relatività e la meccanica quantistica. Oggi i fisici delle stringhe sono impantanati: a dispetto dello sforzo gigantesco profuso, non un solo calcolo è stato fatto di un possibile valore confrontabile con un esperimento. La geometria delle stringhe non ha predetto la massa di una particella elementare, né la costante di coupling di un’interazione, né il numero delle interazioni di “gauge”. Peggio, nessuno dei problemi aperti della fisica nella lista di inizio millennio è stato da essa risolto.
Quante risorse economiche sono state impegnate in biologia molecolare, sotto l’egida della Sintesi moderna a sua volta caparbiamente guidata da pregiudizi filosofici, senza nessun risultato teorico né applicazione pratica? qual è il dovere di chi ha a cuore la scienza moderna, quella autentica, fondata sul ciclo osservazione → intuizione → ipotesi teoretica → predizione → osservazione? Restare ai fatti e, quando essi smentiscono le teorie, cambiare le teorie!
Con l’istituzione di questa nuova sezione, dedicata alle ricerche pionieristiche sulla vita (che cos’è, come può essere sorta sulla Terra, come si sono diversificate le specie), CS non abbandona certo la sua tradizionale denuncia dei limiti e delle contraddizioni del darwinismo, come pure delle sue strumentalizzazioni ideologiche, ma allarga alla “pars costruens” la sua attenzione.
Cercheremo di informare i nostri lettori sulle ricerche che molti studiosi (biologi, chimici, fisici, ecc.), fuori dalle luci della ribalta e dai rumori della vulgata, stanno facendo nelle università sparse per il mondo.
Mettiamo quest’area a disposizione di tutti coloro che siano animati solo dal desiderio di fare e di conoscere scienza vera.
21 commenti
“In assenza di rivali, una teoria viene mantenuta anche se è falsificata in qualche esperimento o perfino se non spiega nulla: basta che almeno parte delle sue previsioni teoriche ricevano conferma o che, quando non spiega nulla, sia interprete dello spirito del tempo (o del suo conformismo culturale, se si preferisce).”
E’ certamente un punto importante,che merita molta attenzione e riflessione..
Come scrissi qui:
http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/09/darwins-black-beast-2-m-piattelli-palmarini/#comment-7463
“Allo scienziato la teoria non serve a disquisire circa i massimi sistemi, ma per pianificare degli esperimenti verificabili oggettivamente,per avere una comprensione affidabile di un oggetto in esame.In duecento anni gli esperimenti, ispirati dalle teorie di Darwin e verificati col metodo scientifico, riguardano solo aspetti micro-evolutivi(quindi ibridazioni,speciazioni,incroci,chimere,mutazioni intra-specie(robertsonian fusion,tandem fusion etc..),trasposizioni,adattamenti all’ambiente propri di certe specie(metaprogrammazione,borrowed information),endogenizzazione,simbiosi etc…), e il ritenerli una conferma delle modificazioni macro-evolutive è soltanto frutto di estrapolazioni ideologiche, non avendo alcun fondamento veramente scientifico,per come esso andrebbe definito”
Si può individuare che Laktos sarà anche meno ingenuo,sarà più realista,ma ciò che dice nn si può applicare al neodarwinsmo.
Esso rappresenta infatti un qualcosa di unico nel suo genere.
E,ancor ad oggi l’abiogenesi,così come l’origine delle specie rappresentano per tutti,indipendentemente da fede,pensiero etc., o un miracolo o un incidente(er dirla brutalmente)ma rimangono due credo.
E che l’evoluzione biologica sia un fatto nessuno lo nega,però nn c’è corroborazione che essa porti alla formazine di una nuova specie.
Infatti col neodarwnismo si è anche in assenza di corroborazioni,e ,per come si presenta ,appare qualcosa di comunque diverso dal modello tolemaico,newtoniano,di rutherford,astronomico della galassia prima di scoprire Plutone e Nettuno etc etc..
Come si vede infatti,checchè se ne dica,è platealmente accettato come fatto,che ci si creda o meno.
Perfino Haeckel…
Vive e sopravvive,anche dopo la scoperta del dna,sul presupposto non motivato da alcuna corroborazione che la microevoluzione possa portare ad una macroevoluzione,paradigma che forse verrà demolito da uno studio di cui lei proff.Masiero ha parlato di recente.
Ammesso e non concesso che ciò avvenga,io non sono così convinto che non si vada a riesumare il saltazionismo e inserirlo nel calderone neodarwiniano..perchè allo stato attuale in qualche modo comunque si è vincolati,col neodarwinismo,ad un modello gradualista.
Quindi,cosa fa di una teoria che” quando non spiega nulla, sia interprete dello spirito del tempo (o del suo conformismo culturale, se si preferisce”)una teoria scientifica?
Non è possibile non definendo questa ad hoc..e non vi sono motivazioni “scientifiche” per fare questa nomia.
E’ abbastanza logico che su tante ,poche,diverse cose vi siano delle ipotesi in merito,magari qualcune più sostenute e che poi su altre cose vi siano teorie più o mno accertate o accreditate…questo scientificamente,ormai “idealisticamente” verrebbe da pensare,però i fatti son quelli
Grazie Giorgio per aver aperto con questo tuo intervento la nuova sezione dedicata alla “pars construens”.
Con grande chiarezza ed efficacia hai descritto lo stato attuale della scienza nel campo dell’evoluzione, e non solo.
Adesso con questa iniziativa viene disattivato quel meccanismo col quale tante volte è stato giustificato il rifiuto del dialogo.
Se qualcuno dei sostenitori dell’attuale teoria non concorda con quanto hai scritto è il benvenuto e può esprimere liberamente il suo pensiero.
Innanzitutto davvero complimenti per il sito, che è molto stimolante ed interessante! Quello che davvero si fa fatica a comprendere è proprio questo: se si ritiene di essere dalla parte del giusto e di avere le prove sperimentali di quanto si afferma semplicemente lo si mostra, senza ricorrere ad insulti, epiteti provocatori, damnatio memoriae ecc. Pertanto la presenza di qualche intervento darwinista documentato penso sarebbe cosa gradita a tutti e costituirebbe un ottimo spunto di discussione.
Grazie Enrico,
vedo che siamo tutti d’accordo sulla porta che abbiamo aperto, stiamo a vedere cosa succede.
In fin dei conti, al neo-darwinismo non si chiede nulla che non sia già stato chiesto ad altre centinaia di teorie scientifiche formulate nel corso dei secoli; la verifica sperimentale.
La Scienza, fino a prova contraria, è fatta così, e nessuna teoria che voglia assumere lo status di “base scientifica”, può sottrarsi alla verifica sperimentale.
In questo caso il problema, come ha giustamente ricordato il Prof. Masiero nel suo articolo, è anche di tipo ideologico; alcuni scienziati darwinisti hanno creato un vero e proprio “dogma”, un “assunto di fede” degno dei peggiori fondamentalismi religiosi. Trincerandosi dietro a questi veri e propri “misteri della fede”, spesso hanno rifiutato il dialogo, tacciando di “creazionismo” e apostrofando con spiacevoli insulti chiunque abbia cercato di avviare un sereno confronto scientifico su quella teoria.
Spero che questa iniziativa possa abbattere definitivamente questi muri ideologici ed avviare così un dialogo costruttivo al netto di quei preconcetti che, ancora oggi, inquinano il dibattito scientifico su un tema tanto importante come quello dell’evoluzione.
Saluti a tutti.
Nicola
“Spero che questa iniziativa possa abbattere definitivamente questi muri ideologici ed avviare così un dialogo costruttivo al netto di quei preconcetti che, ancora oggi, inquinano il dibattito scientifico su un tema tanto importante come quello dell’evoluzione.”
Unendomi a questo auspicio, colgo l’occasione per anticipare che domani su “Tavola Alta” sarà pubblicato un intervento di Alessandro Giuliani.
Articolo interessante, che offre buoni spunti di partenza ma che, secondo me, manca il bersaglio in alcuni punti.
Tanto per cominciare, il fatto che Popper stesso abbia riconosciuto, dopo un’iniziale diffidenza, la “testability” della teoria darwiniana, mi pare un buon argomento per chiudere questo punto.
Finalmente, inoltre, vedo messo nero su bianco che, senza una teoria migliore, non si può fare a meno di quella che abbiamo, appurato che essa è scientifica (vedi sopra).
Per quanto riguarda i fallimenti del darwinismo, be’, non mi risulta che sia stato “inventato” per spiegare la nascita della vita dalla materia inanimata. Descriverlo così è storicamente sbagliato. Chiamare i suoi sostenitori “adepti”, inoltre, è un chiaro segno di pregiudizio: si fa di tutta l’erba un fascio, accomunando persone che cercano, criticandola, di migliorare la teoria, a persone che la difendono a spada tratta per principio. Un po’ come se io liquidassi tutti i vostri interventi e i vostri argomenti dicendo che siete tutti “creazionisti”. Immagino che non apprezzereste. Se si vuole iniziare un vero dialogo bisogna non essere ideologici. Non vi piace la divinizzazione di Darwin? Benissimo, neanche a me. Ma dire che la sua teoria non è scientifica, ha fallito ed è stata dimostrata sbagliata non è giusto. Semplicemente perchè non è vero. Discutiamo su come migliorarla, oppure tiriamo fuori una teoria nuova.
Descrivere il “caso” come un deus ex machina che compensa per l’incapacità predittiva è riduttivo. Quello di caso, in biologia, è un concetto delicato e complesso, che non può essere liquidato come un banale “lancio di dadi”. L’imprevedibilità dell’evoluzione sta nel peso che la contingenza storica e ambientale ha sul processo evolutivo.
Riguardo alla gradualità vorrei ricordare che svariati darwinisti riconoscono senza problemi l’esistenza di quelle difformità e improvvise accelerazioni di cui parla l’autore dell’articolo (basti pensare alla bellissima storia della fauna di Burgess Shale). A proposito, il fatto che la gradualità sia stata falsificata significa che era falsificabile.
Mi lascia parecchio basito, poi, l’affermazione sull’inesistenza di risultati teorici e applicazioni pratiche della biologia molecolare ma non mi soffermo per non tirarla troppo per le lunghe.
In conclusione, a un certo punto l’autore scrive: “Restare ai fatti e, quando essi smentiscono le teorie, cambiare le teorie!”
Benissimo!
Posto e presupposto che di fatti che smentiscano la teoria io non ne vedo, mi pare comunque che la teoria sia stata cambiata, adattandosi alle nuove scoperte e includendo elementi importanti come la contingenza storica e ambientale, il ruolo dell’epigenetica, i vincoli strutturali e dello sviluppo, il non-gradualismo, e via dicendo. Tutto questo senza che il nucleo centrale – la discendenza con modificazioni – sia crollato.
La teoria si è dunque evoluta, è ora in grado di spiegare molte più cose (non tutte, ma nessuna teoria scientifica lo fa) e presenta al suo interno un dibattito acceso e vitale. Definirla un calderone il cui unico scopo è la difesa a oltranza di Darwin è, di nuovo, una generalizzazione indice di pregiudizio.
La ringrazio dell’attenzione e anche del praziale apprezzamento.
1. Che Popper abbia cambiato idea sul darwinismo non dimostra che la teoria sia testabile. Popper era, anche a mio parere, un “ingenuo”. E’ proprio il ruolo smisurato assegnato alla contingenza che rende il darwinismo adattabile ad ogni evenienza e quindi infalsificabile. Per definizione di contingenza e per il peso del suo ruolo nel darwinismo. O Lei mi potrebbe indicare un’osservazione sperimentale che ne dimostrerebbe definitivamente la falsità?
2. Il darwinismo non è stato inventato da Darwin che, con un approccio molto più umile dei suoi seguaci, non si pose il problema dell’origine della vita e dubitò fino in fondo delle stesse sue scoperte. Ma i darwinisti sì, eccome. Basta leggere la storia delle diverse congetture che sono state ingegnosamente prodotte sull’abiogenesi, da Miller a Dyson. Quindi, a mio parere, è esatto dire che il darwinismo ha finora fallito sia a spiegare l’origine della vita (tanto che molti suoi rappresentanti, dopo avervi dedicato una vita di ricerche, elucubrazioni, esperimenti e scrittovi libri, hanno infine scelto la panspermia), sia quella delle specie (per i motivi spiegati nell’articolo).
3. Chiamo “adepti” i sostenitori del darwinismo perché non la considero una teoria scientifica, ma una concezione filosofica. Se Lei mi chiamasse “creazionista” non direbbe la verità perché altrettanto, come ho scritto, non considero il creazionismo una teoria scientifica, né la condivido filosoficamente. Per me darwinismo e creazionismo sono, scientificamente parlando la stessa cosa: vedi per es. il mio articolo http://www.uccronline.it/2012/06/15/dove-neodarwinismo-coincide-con-creazionismo-il-bluff-della-selezione-naturale/
4. Ho dimostrato matematicamente il ruolo spropositato del “caso” nel darwinismo in diversi interventi. Se è interessato ad approfondire l’argomento, può leggere questo articolo scritto da me insieme a Michele Forastiere: http://www.uccronline.it/2012/04/25/linsostenibile-leggerezza-del-neodarwinismo/
5. Lei dice: “Riguardo alla gradualità vorrei ricordare che svariati darwinisti riconoscono senza problemi l’esistenza di quelle difformità e improvvise accelerazioni di cui parla l’autore dell’articolo (basti pensare alla bellissima storia della fauna di Burgess Shale)”: già è proprio questo il bello! Si riconosce la discontinuità (come non si potrebbe di fronte all’evidenza dei fossili?), ma la contraddizione con il postulato delle micro-variazioni non diventa falsificazione della teoria, la quale al contrario si rinnova più giovane di prima col richiamo alla contingenza…
6. Lei scrive: “Mi lascia parecchio basito, poi, l’affermazione sull’inesistenza di risultati teorici e applicazioni pratiche della biologia molecolare ma non mi soffermo per non tirarla troppo per le lunghe”: io mi son riferito nell’articolo alla biologia molecolare “sotto l’egida della Sintesi moderna”, intendendo dire che nulla ha aggiunto il darwinismo alle scoperte della biologia molecolare, né a quelle teoriche né a quelle applicative. O Lei mi può invece illuminare di qualcosa che mi è sfuggito?
7. “La discendenza con modificazioni” delle specie l’una dall’altra: è questo il punto a mio parere indimostrato del darwinismo. Qui consiste il suo fallimento maggiore, perché la sua spiegazione “la sopravvivenza del più adatto” è una tautologia: significa solo la sopravvivenza di quello che è sopravvissuto. C’è di più: è matematicamente impossibile per sola integrazione di microevoluzioni casuali sotto la spinta della selezione passare da una specie ad un’altra, attraverso specie capaci di sopravvivere.
8. Lei scrive: “Definire il darwinismo un calderone il cui unico scopo è la difesa a oltranza di Darwin è una generalizzazione indice di pregiudizio”. Non ho mai scritto questo. Lo scopo del darwinismo, per me, e la sua forza non stanno nella difesa di Darwin, ma – come ho spiegato – nella sua concezione naturalistica e materialistica, che interpreta perfettamente lo Zeitgeist e nell’enorme groviglio d’interessi economici che girano intorno alla biogenetica.
Mi faccia capire: lei dice che il ruolo assegnato alla contingenza rende infalsificabile ogni affermazione del darwinismo (quale darwinismo, poi? La Sintesi Moderna non dà tutto questo peso alla contingenza), ma allora che si fa con questa benedetta contingenza? Perchè mi pare abbastanza ovvio che abbia giocato un ruolo di un certo peso nell’evoluzione. Che si fa, la si esclude da ogni teoria scientifica?
Per quanto riguarda il caso, poi, ho una richiesta: potrebbe, per cortesia, fornirmi il link agli articoli peer-reviewed che hanno dimostrato l’impossibilità matematica di avere il passaggio da una specie a un’altra sulla base delle sole mutazioni? Vorrei capire come è stato analizzato il “caso”, perchè intorno alla sua interpretazione ruotano differenze importanti. E comunque mi pare ormai assodato che le sole mutazioni e la sola selezione non bastano come spiegazioni.
In generale, a me sembra che lei, più che contestare il darwinismo, contesti il dawkinismo. Che non è la stessa cosa (per fortuna, aggiungerei).
Il punto è che il darwinismo va assolutamente criticato per poterlo migliorare ed eventualmente, un giorno, sostituire con qualcosa di più adatto, qualcosa che, a tutt’oggi, non c’è. Negargli lo status di teoria scientifica è però semplicemente inesatto.
Concludo riferendomi al suo punto 8. In effetti non mi riferivo a lei quando parlavo del “calderone neodarwiniano” (la solita obiezione che ottengo quando faccio notare che la teoria darwiniana si è evoluta, inglobando nuovi concetti), quindi mi scuso per l’imprecisione. Detto questo, un conto è criticare quel groviglio di interessi di cui lei parla – che sì, si appoggia su una certa visione (spesso distorta) del darwinismo – e un conto è dire che questo groviglio è lo scopo del darwinismo.
Ripeto, a me sembra che si preferisca attaccare a tutti i costi il darwinismo piuttosto che criticare le sue strumentalizzazioni e le sue cattive interpretazioni.
Se Lei ammette che “le sole mutazioni e la sola selezione naturale non bastano” a spiegare l’origine delle specie, allora siamo d’accordo su un punto importante, direi. Io non nego infatti che il caso (in tutte le sue forme) giochi un ruolo nella comparsa (e scomparsa) di specie: come potrei di fronte all’evidenza quotidiana della sua importanza in tutti i fenomeni naturali a partire da quelli atomici, e perfino nelle vicende umane? Né nego il ruolo delle micro-evoluzioni nelle differenziazioni intra-specie. Però la Sintesi moderna dichiara di appoggiarsi soltanto su quei due elementi, tutti gli altri facendo solo da contorno e/o diversificazioni secondarie del darwinismo e/o descrizione fenomenologica e crede – senza disporre di una dimostrazione né teorica né empirica, ma solo per fede – che la macroevoluzione da una specie all’altra sia la somma di tante micro-mutazioni genetiche.
La divergenza tra noi rimane sul fatto che, per me, la selezione naturale (ove non coincida col “dawkinismo”, che è poi creazionismo, perché è finalismo) è una tautologia, sopravvivenza di quello che è sopravvissuto, e quindi al darwinismo come coppia di caso+selezione naturale (che era già insufficiente a parere di entrambi a spiegare la speciazione) rimane solo il caso. Per questo non la considero una teoria scientifica e quindi non la considero migliorabile. Del resto, perché dovrebbe esserlo, dato che è infalsificabile?
Infine, mi scuso di non poterLe dare la dimostrazione matematica dell’irriducibilità della macro-evoluzione alla somma di tante micro-evoluzioni, perché essa attende di essere pubblicata su rivista ufficiale. Ho il Suo indirizzo di posta e, appena mi sarà possibile, lo farò. Nel frattempo non La tengo obbligato a rinunciare alla Sua fede positiva, per dare fede alla mia anticipazione negativa.
@Greylines
” E comunque mi pare ormai assodato che le sole mutazioni e la sola selezione non bastano come spiegazioni.”
Il neo-darwinismo però è proprio questo: caso e necessità.
Se dunque “non bastano”, cosa resta della Sintesi moderna?
Poi su quest’altra affermazione:
“Il punto è che il darwinismo va assolutamente criticato per poterlo migliorare ed eventualmente, un giorno, sostituire con qualcosa di più adatto, qualcosa che, a tutt’oggi, non c’è. Negargli lo status di teoria scientifica è però semplicemente inesatto.”
Ma se la critica porta alla luce un punto incompatibile non si potrà giungere ad un miglioramento della teoria ma ad un suo abbandono. Questo è quanto continua a sostenere P. Palmarini e che personalmente condivido:
http://www.enzopennetta.it/2012/09/darwins-black-beast-2-m-piattelli-palmarini/
Oggi il darwinismo è un coacervo di teorie nessuna delle quali risponde alla domanda fondamentale:
come avviene la macroevoluzione?
Vedi articolo di A. Giuliani:
“Di sicuro però possiamo dire che uno dei paradigmi fondamentali della manipolazione biotecnologica (direttamente derivato dal pensiero di Darwin) e cioè quello della continuità dei ‘piccoli cambiamenti genotipici’ riflessi in corrispondenti ‘piccoli cambiamenti fenotipici’ non ha alcuna base scientifica… “
http://www.enzopennetta.it/2012/09/rendere-la-biologia-scientificamente-accettabile/
Semplicemente corretto.
Si è ancora fermi al punto della lunga discussione dell’ultima volta del requiem darwiniano.
Per qual motivo rientrae nel solito loop?
“Negargli lo status di teoria scientifica è però semplicemente inesatto.”
“Ma se la critica porta alla luce un punto incompatibile non si potrà giungere ad un miglioramento della teoria ma ad un suo abbandono. Questo è quanto continua a sostenere P. Palmarini e che personalmente condivido”
E che condivido anch’io e chiunque dovrebbe…
Chissà cosa ci sia di inesatto a negare al neodarwinismo lo status di teoria scientifica..primanche della falsificabilità manca della corroborazione,è stato ricordato anche qui e lo ribadiamo ancora una volta.
Quantomeno le cose dalla scoperta del dna sono cambiate notevolmente e giunti a diversi anni da allora le crepe son troppo grosse,non può non cadere,ma che importa?
Si dice che non è caduta anche se è caduta.
Perfino la teoria della ricapitolazione di Haeckel..è falsificata,è stato manifesto che fu presentata con l’inganno,non corrisponde in alcun modo al vero eppure continua a perpetuarsi con ,bene o male,il beneplacito della comunità scientifica..
Tanto più il neodarwinismo che è la teoria che gli sta sopra..
Del resto chi vorrebbe essere definito matto:
http://www.enzopennetta.it/2012/02/telmo-pievani-chi-obiezioni-darwin-matto/
Come Richard Feynman scrive ne Il carattere della Legge Fisica, il test chiave di una teoria scientifica è verificare se le sue conseguenze sono in accordo con le misurazioni ottenute sperimentalmente. Non importa chi abbia inventato la teoria, “quale sia il suo nome”, e neanche quanto la teoria possa essere esteticamente attraente: “se essa non è in accordo con la realtà sperimentale, essa è sbagliata”. (Ovviamente, ci possono essere fattori collaterali: qualcosa può essere andato male nell’esperimento, o forse chi stava valutando le conseguenze della teoria ha commesso un errore: tutte queste possibilità devono essere verificate, il che comporta un tempo non trascurabile). Nessuna versione della teoria delle stringhe ha avanzato una previsione che differisca da quelle di altre teorie – almeno, non in una maniera che si possa verificare sperimentalmente. In questo senso, la teoria delle stringhe è ancora in uno “stato larvale”: essa possiede molte caratteristiche di interesse matematico, e può davvero diventare estremamente importante per la nostra comprensione dell’Universo, ma richiede ulteriori sviluppi prima di poter diventare verificabile. Questi sviluppi possono essere nella teoria stessa, come nuovi metodi per eseguire i calcoli e derivare le predizioni, o possono consistere in progressi nelle scienze sperimentali, che possono rendere misurabili quantità che al momento non lo sono.
Buongiorno Sugel e benvenuto, mi scuso con lei perché WordPress aveva messo(non so per quale motivo) il suo commento nella cartella spam.
Grazie per il suo contributo.
Nessuno mette in discussione la validità della ricerca “matematica” nella teoria delle stringhe, come in ogni altro astratto sistema formale matematico o in Teoria dei numeri. Il dubbio è se la teoria delle stringhe abbia una qualche capacità predittiva in fisica. Ad un recente congresso scientifico a New York, il prof. Brian Greene, fisico alla Columbia University e uno dei massimi studiosi di questa teoria (cui ha anche dedicato un libro divulgativo di successo) ha iniziato il suo intervento dicendo: “Non chiedetemi se credo alla teoria delle stringhe. La mia risposta sarebbe quella di 10 anni fa: no. E questo perché io credo solo a teorie che possono fare predizioni controllabili”. Certo, si può dire come fa Lei, Sugel, che la teoria delle stringhe è “ancora in uno stato larvale”: però dopo mezzo secolo di studi, dopo una decina di migliaia di anni-uomo ad essa dedicati (rispetto alla dozzina risultata sufficiente per la teoria di Maxwell, o per le due teorie della relatività di Einstein, o per la creazione della meccanica quantistica) è lecito anche domandarsi se i soldi dei contribuenti siano impiegati utilmente.
È lecito anche chiedersi quali possono essere le ragioni del suo insuccesso, che ne hanno allontanato premi Nobel della fisica inizialmente aperti. Forse è perché le stringhe e le membrane sono strutture complesse in partenza: si muovono in molte dimensioni, trasportano massa e campi ed hanno tensioni. Ma un’alta complessità in una teoria alimenta sempre il dubbio che qualcuna delle sue assunzioni non si applichi alla Natura. Oppure (inclusivo!), la congettura delle stringhe potrebbe non aver avuto successo perché i suoi princìpi di base non sono mai stati chiariti. A tutt’oggi, non esiste un manuale dei princìpi di base di questo sistema formale.
Personalmente, trovo che continuare a battere il martello su caso e necessità quando tutta la comunità di biologi evolutivi parla di contingenza, influenze ambientali, eterocronie, vincoli allo sviluppo, canalizzazione, plasticità fenotipica, epigenetica e via dicendo, sia piuttosto riduttivo.
Curiosamente, infatti, di biologi evolutivi che dicono “Darwin ha sbagliato” non ne ho presente, al momento.
Un’osservazione poi sulla contingenza: voi dite che è una trovata di comodo per salvare tutta la baracca ma resta il fatto che esiste e qualsiasi disciplina che studi la storia naturale deve farci i conti. Bisogna anche rendersi conto che le scienze naturali, così come paleontologia, geologia, astronomia, metereologia, non possono essere testate nella stessa maniera in cui vengono testate fisica, chimica, matematica. Non sono la stessa cosa. E allora che si fa? Si formulano delle teorie che spieghino, nella migliore maniera possibile, ciò che avviene. E man mano che le conoscenze progrediscono, le si completa o le si sostituisce.
Così funziona la scienza.
Al momento, la sbornia gene-centrica ed eccessivamente riduzionista sta cominciando ad essere smaltita e iniziano a farsi strada approcci più ampi e aperti, di cui la Sintesi Estesa è un ottimo esempio, per spiegare l’evoluzione. Si sta capendo che la selezione non è l’attrice principale ma che, in certi casi, deve dividere la scena con altri elementi, a volta preponderanti, a volte no.
Molti di voi sarebbero stupiti di scoprire quanto alcuni di quelli che voi considerate “fanatici darwiniani” siano critici nei confronti della Sintesi Moderna e dell’approccio “eccessivamente” riduzionista.
Non ho capito questo Suo intervento, Greylines. Noi ce l’abbiamo, esattamente come Lei, con la Sintesi moderna ed il suo riduzionismo – la cui sbornia, secondo noi, è tutt’altro dall’essere stata smaltita (e la dimostrazione la trova negli articolo che settimanalmente qui vengono pubblicati, nella sezione generale del sito) –, non con la biologia evolutiva che sta cercando altre strade, tra cui quelle da lei citate. Quindi siamo d’accordo su tutto e non comprendo con chi ce l’abbia. Già sono apparsi articoli di pars construens su questa rubrica, altri appariranno e saremmo lieti di ospitare anche i Suoi se vorrà farcene onore.
Lei scrive anche: “Curiosamente, di biologi evolutivi che dicono “Darwin ha sbagliato” non ne ho presente, al momento”. Hai mai sentito parlare di Piattelli Palmarini & C. e del suo libro “Gli errori di Darwin”?
“Personalmente, trovo che continuare a battere il martello su caso e necessità quando tutta la comunità di biologi evolutivi parla di contingenza, influenze ambientali, eterocronie, vincoli allo sviluppo, canalizzazione, plasticità fenotipica, epigenetica e via dicendo, sia piuttosto riduttivo.”
Si..che la Sintesi moderna (espansione del darwinismo originale)si sia espansa in quella che talvolta viene definoita “Sinttesi estesa”(quindi evo-devo,genomica ,teoria delle reti,epigenetica,plasticità,accomodazione,teorie della selezione multilivello,contingenza,nicchie ed ecologia,equilibri punteggiati,modularità,plasticità fenotipica,influenze ambientali etc..)l’abbiamo ben presente..ho paura che lei però con tutto questo po’ di roba abbia perso il nocciolo del neodarwinismo..
Quindi,ripetiamolo ancora una volta,anche considerando tutti fattori non-biologici (cambiamenti atmosferici, impatti di meteoriti, inondazioni, glaciazioni, siccità, eruzioni vulcaniche, deriva dei continenti, catastrofismi vari etc etc.. ), tutti i fattori biologici esterni (invasioni di specie in ecosistemi,estinzioni etc..), tutti i fattori genetici e/o biologici interni (ossia quanto concerne tutta la “micro-evoluzione, quindi ibridazioni, speciazioni, incroci, chimere, mutazioni intra-specie (robertsonian fusion, tandem fusion etc..), trasposizioni,adattamenti all’ambiente propri di certe specie (metaprogrammazione, borrowed information), endogenizzazione, simbiosi etc…) si può spiegare una certa biodiversità, un certo cambiamento che interessa le specie nel tempo, come si verifica, dove etc..(e meglio più dettagliatamente che con la sintesi moderna),ma in alcun modo si spiega l’origine di nuove “specie” né l’origine della vita.
In buona sostanza il meccanismo resta sempre caso e necessità,solo che il caso è ampliato..ma il nocciolo della questione è sempre quello..
Ancora non c’è alcuna corroborazione.
Non è un fatto di correggere qualcosa che funziona male..qua non funziona per niente..è qui che lei(non solo lei) si arena…
Lei scrive:
“Si formulano delle teorie che spieghino, nella migliore maniera possibile, ciò che avviene. E man mano che le conoscenze progrediscono, le si completa o le si sostituisce.”
Ripeto,ancora una volta quello che ha ripetuto ancora una volta Enzo su:
“[….]se la critica porta alla luce un punto incompatibile non si potrà giungere ad un miglioramento della teoria ma ad un suo abbandono. Questo è quanto continua a sostenere P. Palmarini e che personalmente condivido:
http://www.enzopennetta.it/2012/09/darwins-black-beast-2-m-piattelli-palmarini/
Oggi il darwinismo è un coacervo di teorie nessuna delle quali risponde alla domanda fondamentale:
come avviene la macroevoluzione? ”
I fatti son questi..
@Giorgio Masiero
Jerry Fodor è uno scienziato cognitivo e filosofo del linguaggio. Piattelli Palmarini è uno scienziato cognitivo, linguista ed epistemologo.
@Leonetto
No, questi non sono fatti. Queste sono le vostre interpretazioni, in parte secondo me condizionate da un pregiudizio ideologico nei confronti di tutto ciò che riguarda la teoria darwiniana.
Poi, mi perdoni, ma lei spesso dice a coloro che vengono qui a difendere la teoria darwiniana che non la conoscono abbastanza; ora, lei l’ha studiata da critico appassionata, io l’ho studiata da ricercatore che su e con questa teoria ci lavora. Non ho la presunzione di conoscerla alla perfezione ma so cosa dico quando affermo che la Sintesi Estesa non ha perso per strada il nucleo centrale del neodarwinismo.
Chi è più indicato, per definizione, a giudicare i pregi ed i difetti di una disciplina “in quanto scienza” degli epistemologi, dei filosofi del linguaggio e degli scienziati cognitivi?
Cmq, se vogliamo fermarci agli ambiti dei ricercatori biologici, fisici e biofisici, l’imbarazzo crescente nei confronti dei principi di Darwin, del suo fondamento riduzionistico (anziché sistemico, che ha portato la biologia molecolare in un vicolo cieco: un es.? http://cancerres.aacrjournals.org/content/71/13/4334.short) e dello sproporzionato ricorso al caso (evidente dall’infalsificabilità assiomatica: o Lei, Greylines, mi saprebbe dire un solo evento, anche solo teorico, che smentirebbe la possibile azione della contingenza nella congettura della comparsa di un nuovo organo?) è manifestato anche dagli specialisti. Steve Gould e Richard Lewontin e Giuseppe Sermonti sono stati critici pionieri, ma oggi vi sono, oltre ai revisionisti, anche biologi che vanno oltre la fusione di genetica ed evoluzionismo darwiniano, considerandola senza prospettive né epistemiche né applicative: Gabriel Dover, Eugene Koonin, Leonid Kruglyak, Lynn Margulis, Stuart Newman, Carl Woese, …
Son ben convinto che per lei queste sian solo “nostre”(nostre..vabbeh diciamo della critica al neodarwinismo)interpretazioni,però non si può dire questo..
Ora,che diversi neodarwinisti non conoscano bene o non sembrino conoscere bene la teoria che difendono è un fatto ,ne abbiamo anche avuto diverse testimonianze qui su CS basta andare a vedere..
Non dico certo che lei sia uno sprovveduto o che non sia competente in materia,fra l’altro,ora non ricordo se a lei ho rivolto tale critica se lo fatto,essa era in relazione a qualcosa che lei andava sostenendo, non certo relativo alla sua formazione o professione.
Per esempio, ricordo che lei andava asserendo che la speciazione biologica,per esempio una speciazioe allopatrica, portasse alla comparsa di nuove specie..questo è fuorviante.
Sosteneva che Lenski avesse fornito prova dell’evoluzione neodarwiniana.
Ed il tutto va poi a fare affidamento al fatto che la macroevoluzione sia niente più che la micro-evoluzione su larga scala(mi pare abbia proposto e ribadito anche questo concetto..)Che però non è una proposizione scientifica,non vi è nessuna corroborazione di questa cosa né diretta né indiretta.Se ad essa si unisce tutto il contorno,per esempio il fatto che laddove si manifestino le condizioni sotto cui il neodarwinismo postula che possa avvenire evoluzione avviene o impoverimento dell’informazione con svantaggi eventualmente, o estinzione;o la mancanza di fossili transizionali,o il fatto che non si riescano a spiegare tutta una serie di complessità in modo scientificoporta ad aumentare il pensiero che quel paradigma non funzioni.
E tutte le discipline scientifiche che stanno dentro la Sintesi Estesa,pur portando a buoni risultati nel campo di tutto quanto concerne la microevoluzione conanche applicazioni pratiche non concorrono a spiegare il “nodo centrale” del neodarwinismo se non con considerazioni che fanno riferimento ad un numero sempre crescendte di aleatorietà che poi a ben vedere non spiega nulla,nasconde il problema.
Le posso assicurare(non pretendo certo che mi creda)che non c’è alcun condizionamento ideologico nel mio criticare il neodarwinismo(né in quello deglialtri che ha letto,da quanto ho sempre potuto constatare).E’ solo attenermi a ciò che vedo e che viene fornito. Non vedo nessuna spiegazione per la macroevoluzione,ma non perchè non la vedo io o non la voglia vedere io.Quella presentata suppone ,altrimenti vorrei si mostrasse il contrario,un atto di fede..