Non è solo un marketing spregiudicato ma l’apertura di una nuova finestra di Overton che può trasformare radicalmente le questioni sulla morte.
Da qualche tempo una insolita campagna di marketing sta cambiando il modo di proporre i servizi funebri, sta ribaltando l’approccio verso il tema della morte che da sempre e in tutte le culture è stato affrontato nel modo più profondo e serio.
Dalle piramidi egizie ai mausolei, dai dolmen megalitici alle sepolture etrusche, dal Carme 101 di Catullo ai sepolcri di Foscolo, dalla solennità cupa e sublime della Morte di Sigfrido di Wagner a quella struggente del Requiem K 626 Lacrimosa di Mozart, da sempre la morte ha rappresentato un momento di fronte al quale tutti hanno chinato il capo in un estremo segno di rispetto che riassume in sé il rispetto stesso per il dramma dell’esistenza umana e al tempo stesso della sua grandezza.
Il senso della morte con la sua drammaticità ha unito in una fratellanza senza tempo tutte le popolazioni che si sono succedute in ogni luogo della Terra dalla preistoria ad oggi, mai la fine della vita è stata rappresentata in modo meno che rispettoso. Solo in un libro distopico si suggeriva che in un Mondo nuovo questo sarebbe stato diverso, si sarebbe dovuta cambiare la sensibilità verso la morte, si sarebbe dovuto ridicolizzare il momento estremo per far accettare la riduzione dell’esperienza umana a ciclo operativo come quello di un qualsiasi utensile.
Il libro è proprio il Mondo nuovo di Aldous Huxley che non finisce mai di rappresentare tutti i cambiamenti che dal lontano 1932,, che vide la sua pubblicazione, si sono realmente succediti nella nostra società. Nel racconto dello scrittore inglese, la cui famiglia era ben inserita nella classe dominate, si descrive una società nella quale per far accettare l’eutanasia programmata per limiti di età intorno ai 60 anni, si educano i bambini a giocare e scherzare negli ospedali tra i cadaveri dei sottoposti ad eutanasia.
Pratiche come l’eutanasia e l’aborto suscitano opposizione per via della drammaticità dell’argomento, per il profondo significato che tocca corde profondissime dell’esistenza, nel momento in cui però la morte stessa diventasse qualcosa di poco serio tutto cambierebbe.
Tutto cambierebbe, chi mai farebbe barricate e marcerebbe in piazza per un argomento ridicolo? Se la morte non è importante non lo è neanche a vita, ridere della morte, non nel modo sprezzante di chi l’affronta da eroe ma nella maniera ridicolizzante di chi le manca di rispetto, significa compiere la più profonda delle mutazioni antropologiche, rappresenta l’apice della mercificazione della vita umana e della sua reificazione, quale impatto avrebbe una vicenda come quella del piccolo Alfie Evans o come quella di un caso Englaro in una cultura dove la morte è banalizzata?
Ecco dunque che l’esperimento di marketing di una agenzia romana che proprio sulla ridicolizzazione della morte fa leva, va letto come indicatore di un percorso già compiuto nella direzione del Mondo nuovo e al tempo stesso come un elemento di promozione di quel percorso che evidentemente la società dimostra di aver almeno in parte già accolto.
Le pubblicità che in passato avrebbero infastidito in modo inaccettabile la totalità delle persone adesso si affermano come “simpatiche” trovate:
Anche lo scorso Natale aveva visto un umorismo insolito contaminare le feste con la banalizzazione della morte.
Adesso è il momento delle vacanze dove fa il suo esordio un brano musicale, una campagna di marketing davvero “innovativa”:
Della cosa si è occupato anche il Corriere della Sera, il Mondo nuovo è sempre più presente, è sempre più questo mondo.
E in una delle pochissime versioni televisive del Mondo nuovo troviamo la reazione a questa mutazione antropologica, il personaggio del “Selvaggio” che rifiuta il Mondo nuovo con la sua banalizzazione della morte (quella della madre) e il suo stordimento attraverso la droga di Stato.
Il selvaggio è l’eroe moderno, quello che chi non accetta la distopia ed è quello che ciascuno di coloro che non accettano la mutazione antropologica è chiamato ad essere.
24 commenti
Ottimo articolo, Professore, e grande spunto di riflessione.
Non il sesso, ma la morte è l’ultimo tabù. E ciò accade da quanto del sesso si è fatta zoologia, e della lussuria articolo da grandi magazzini.
Tralasciando tutte le grandi culture dei mondi antichi – per le quali la morte e la vita erano reciprocamente significanti, in una mutualità perfetta, poiché vivere è letteralmente morire – ancora nei decenni precedenti a questo presente capovolto, ci sono stati uomini e donne che hanno predicato e vissuto la naturale sacralità della morte.
Penso a James Hillman e la sua morte perfettamente stoica. “Sto morendo” scrisse nel suo ultimo messaggio, “ma non potrei essere più impegnato a vivere”. Hillman ridusse la minimo la morfina, al prezzo di indicibili sofferenze, perché non voleva mancare di essere pienamente presente nell’ora suprema.
Penso ad Aldous Huxley, il cui pensiero filosofico ebbe la morte e la sofferenza come centro di gravità (qui non posso neppure accennare alla complessità di questo autore, di cui tutto si può discutere, salvo la profetica genialità). Certo, per avere buon nome presso ambienti “non progressisti”, non gli giova l’appartenenza ad una famiglia, come la sua, specializzata nella distruzione dell’ordine antico. Ma Huxley Aldous ha poco a che spartire coi suoi parenti, a partire dal fratello Huxley Julian, che tollerava come bizzarrie i profondi interessi di Aldous nei confronti del cristianesimo mistico, del Buddismo e del Vedanta. Quando Aldous Huxley scrive i suoi due saggi dedicati al “Mondo Nuovo”, fa opera di denuncia, NON di apologia. Lui, le forze all’opera per la costruzione di quel mondo le conosceva bene, ma non solo e non tanto per motivi di appartenenza elitaria (così fosse, è ovvio che non avrebbe denunciato affatto, ma semmai coperto); ma soprattutto perché animato da uno spirito di ricerca inarrestabile e indomito, e mosso da un’intelligenza prodigiosa. Da vero intellettuale, denuncia e mette in guardia; la sua posizione circa i processi operati dalle élites, e raffinati dai nuovi mezzi tecnologici, non lascia adito a dubbio alcuno. Ecco cosa dice:
“Il progresso della tecnologia ha portato, e sta portando, alla centralizzazione del potere. L’apparato della produzione di massa, migliorando la sua efficienza, tende a farsi sempre più complesso e costoso, meno accessibile quindi all’imprenditore che abbia mezzi limitati. Non solo: la produzione di massa non sta in piedi senza distribuzione di massa, e la distribuzione di massa crea problemi che soltanto i grossi produttori possono risolvere adeguatamente. E così, una quantità sempre maggiore di potere economico si riduce nelle mani di un numero sempre minore di individui. La tecnologia moderna ha portato alla concentrazione del potere economico e politico, e alla formazione di una società controllata (spietatamente negli stati totalitari, in modo pulito e nascosto nelle democrazie) dalle grandi imprese e dal governo”.
Non mi pare un discorso neo liberista, o che canti il peana delle élites. In ogni caso, basta leggere il suo ultimo libro, “The island” per capire quando Huxley fosse distante dal NWO.
Tornado al tema della morte, penso alla grandissima Simone Weil, e al suo rapporto con la Grande Signora.
“Mi sono sempre proibita di pensare a una vita futura, ma ho sempre creduto che l’istante della morte sia la norma e lo scopo della vita. Pensavo che per quanti vivono come si conviene, sia l’istante in cui per una frazione infinitesimale di tempo penetra nell’anima la verità pura, nuda, certa, eterna. Posso dire di non avere mai desiderato per me altro bene”.
Assolutamente perfetto, parole di un’anima santa!!!
Son personaggi recenti, Hillman è morto nel 2011, eppure sembrano di un’altra epoca del mondo.
Prima che turbe di pierini giocassero a fare superman, prima dell’avvento del quaquaraquà intelligente, la morte era pensata come un’apocalisse individuale, il momento della grande Rivelazione, della caduta delle maschere, e dell’incontro con quell’innominabile Fondamento dell’Essere che si è convenuto di chiamare Dio.
Oggi vediamo l’ultimo uomo e l’ultima donna irridere la Grande Maestà; folletti impazziti, ebbri, nella vertigine della caduta finale.
Grazie Francescom, tutti elementi che servono a capire meglio la questione. Sulla figura di A. Huxley concordo ma penso che fosse in realtà diviso tra la critica e la fascinazione verso il mondo nuovo, del resto lui ha scritto le “porte della percezione” che è un’apologia del “soma” e ha contribuito alla diffusione dell’LSD, inoltre in “Ritorno al mondo nuovo” fa sue le preoccupazioni malthusiane sulla sovrappopolazione, un grandissimo personaggio in ogni caso.
Per il resto vorrei aggiungere che con la morte si compie anche il cambiamento del significato dell’eros, gli antichi dicevano “eros e thanatos” per indicarne il legame indissolubile, svuotato l’eros la banalizzazione della morte era questione di tempo.
Sig. Pennetta, sbaglio o la società è stramba?
Prima non vuole sentir parlare nemmeno di vecchiaia e morte (tutti gli spot di creme e prodotti antietà/gli adulti che si vestono e si comportano peggio dei ragazzini, eredità del 68), poi la sua ricerca a tutti i costi (eutanasia (anche di bambini), aborto, violenza sul piccolo e sul grande schermo, cronaca nera assillante, gli spot di pessimo gusto citati nell’articolo…).
Mi sembra un chiaro sintomo di schizofrenia, oppure è solo la sfacciata ipocrisia di una società dove certe persone vogliono sì la morte……ma dell’altro!? (meglio se povero, vecchio o disabile oppure, perché no?, tutte e tre insieme per la gioia dei darwinisti sociali e dei malthusiani. Magari è solo una mia impressione…)
Contraddizione però sol apparente, in fondo tra il non voler neanche parlare della morte e il renderla innocua e degna di gioco non passi molta differenza, sono modi di negarla entrambi.
Non fa una piega. Sono le due facce della stessa moneta!
La polarità creazione-generazione non si può avere senza quella della distruzione-trasformazione. Il considerare la Morte come un male, come un nemico da vincere, è stato un errore cruciale di tanta filosofia e teologia occidentale. Nei miei viaggi in Oriente, non ho mai visto lo strazio, la desolazione e la cupezza (malamente mascherati da “sia fatta la tua volontà”) che sono la regola nei funerali cristiani. La morte non è una male o un nemico, così come il vuoto non è nemico del pieno; e non sono neppure processi in conflitto, ma semplicemente complementari. Una follia come la dottrina trasumanista non sarebbe potuta sorgere in una società che non considera il limite come un ostacolo da frantumare (la nostra), bensì come la misura delle cose di quaggiù e della loro verità e bellezza. La morte è nemica nella misura rifiuti la tua finitezza; l’alternativa è l’Olimpo tecnologico dei transumani. Parte da quella cultura la messa in burletta della morte, come se le vite ortopediche attenderebbero i transumanisti fossero da prendere sul serio.
Quanto ad Huxley, i suoi detrattori (specifico che non appartengo ai suoi esaltatori, né ne sono un apologeta) gli imputano l’uso di mescalina ed LSD, trattandolo alla stregua di un drogato d’alto lignaggio (non mi sto riferendo a lei Prof.). L’orizzonte di Huxley, relativamente all’utilizzo degli psichedelici, è analogo a quello di tutte le tradizioni sciamaniche della Terra. L’oppiomane, il tabagista, l’alcolizzato, sono dei drogati; impossibile diventarlo con gli psichedelici maggiori, vista la loro natura paradossale, che respinge l’uso prolungato e massivo. Ciò non vuol dire, affatto, che siano consigliabili, che facciano bene automaticamente, che siano uno sballo “lecito e democratico”. Huxley lo dice chiaramente; le porte della percezione si aprono nei due sensi… Personalmente, non consiglierei a nessuno di avvicinarsi a quelle porte mosso dal gusto della sfida. Giacché, le possibilità sono solo due, una, la prima, proprio banale: ci si perde nei caleidoscopici pantani del proprio psichismo (il migliore dei casi); oppure si sperimenterà cosa sono quelle fiamme che bruciano senza consumare. Forse quei paradisi sono artificiali, ma gli inferni sono reali. Oppure, terza possibilità, magari, per alcuni, come scrisse William Blake, oltre le porte della percezione purificate, si potrebbe dischiudere l’anticamera del sacro. Chi ha assistito ai rituali del Peyote, ci scommetterebbe.
P.s.
Scrive:
“Per il resto vorrei aggiungere che con la morte si compie anche il cambiamento del significato dell’eros, gli antichi dicevano “eros e thanatos” per indicarne il legame indissolubile, svuotato l’eros la banalizzazione della morte era questione di tempo”.
Verissimo, Professore, Eros e Tanathos per molti aspetti, sono polarità dello stesso processo. “Ti amo da morire”, se non “voglio morire per te”, ecc…. Non sono banalità da parrucchiera; chi è incappato nell’amore vero, e ha incontrato la morte faccia a faccia, sa che sono l’uno l’ombra dell’altro.
Nel mio agnosticismo consapevolmente inquieto noto che in tutte le culture si cerca di esorcizzare la morte in una qualche maniera: c’è chi lo fa sognando la vita eterna che per la morte deve passare, chi vivendo a più non posso fin che c’è vita a concederlo… fino a chi se ne fa beffe o crede di farsene.
Resta il fatto, ineludibile, che si muore, ed è il diverso grado di consapevolezza/accettazione di questa giustizia per tutti che rende la morte da amica a nemica acerrima, con tutte le sfumature possibili e immaginabili tra le due.
Cantava De Andrè che “Quando si muore si muore soli” ed è una verità senza tempo che rende l’idea di un passaggio che appartiene solo alla persona che lo compie, mentre gli altri, i congiunti, intanto, proseguono a vivere come se fosse per sempre, altro modo di esorcizzare la nera signora.
In fondo, per me, il vero nemico non è la morte ma la sofferenza della vita, uno stato talvolta così pesante da far vedere la morte come una sorella che libera. La morte è giusta e fa giustizia, è democratica la morte, non fa preferenze la morte: inghiotte la vita in mille modi diversi e sempre libera.
Complimenti per quell`aggettivo ” inquieto ” collegato ad agnosticismo. Se pero` non ci fermiamo a semplici stati psicologici mi permetto di vedere in questa inquetudine l`altra faccia dell`anelito verso il vero in se. Nessun agnosticismo puo` liberarsi da questa anelito e nemmeno da una certa intrinseca contraddizione logica propria dell`agnosticismo…
“La morte è giusta e fa giustizia, è democratica la morte, non fa preferenze la morte: inghiotte la vita in mille modi diversi e sempre libera”.
Condivido appieno, ed aggiungo che liberando la vita dalla sua putrefazione, la morte compie l’atto più misericordioso che si possa immaginare.
P.s.
Agnostici lo siamo tutti, in una qualche misura; la gnosi perfetta non appartiene all’umano, se non forse, come recita il Poeta nell’ultimo verso dell’ultimo canto del suo capolavoro, all’umano trasfigurato.
“L’amor che move il sole e l’altre stelle” esiste, oppure è l’estremo sogno di chi attraverso lo stratagemma delle fede, sogna di battere la morte?
La risposta è stata già data molte volte, nella Dottrina Universale e nelle vite dei santi. Ed è questa: nella precisa misura in cui vuoi battere la morte e vuoi salvare la tua anima, perderai vita e anima.
Tutto si gioca sul filo di questa lama paradossale, la più sottile dell’universo.
La ringrazio di aver condiviso questo mio sentire profondo, così radicato in me da darmi un grande senso di serenità. Una serenità tutta umana, quindi non assoluta, che probabilmente danza lungo quella lama paradossale da lei ricordata e che racchiude una verità sotto gli occhi di tutti, ma invisibile si più.
Sempre più in me cresce la certezza per cui determinate forze del male si manifestano in modo distruttivo sistematicamente nel corso della storia umana e sta ai portatori di Ordine ed estetismo colpirle per rimandarle nelle fogne. Questo è uno di quei momenti (così come durante la Comune di Parigi o nella rivoluzione russa). Questi soggetti desiderano il nulla; la distruzione di ogni barriera, anima, identità e abbracceranno qualsiasi ideologia consenta loro di fare questo: dal comunismo al capitalismo internazionale più spietato e bieco, in piena ottica del “fine che giustifica i mezzi” poichè entrambe le sopracitate ideologie hanno come risultato ultimo questo tipo di fine.
Mi duole dirglielo, professore, ma sono convinto che il cristianesimo stesso sia responsabile della forza dirompente con cui queste forze abbiano trovato la leva per agire/reagire. Il cattolicesimo infatti non ha mai motivato razionalmente e naturalmente certi dogmi e certe giuste e legittime restrizioni sessuali ma ha sempre assunto una posizione del tipo “E’ cosi perchè lo dico io” nel vietare in maniera spesso veramente meticolosa e irragionevolmente fuori misura determinati atteggiamenti (diversamente dal culto romano che ne trovava sempre una spiegazione iper-razionale, pur essendo spesso ben più severo del cattolicesimo, soprattutto oggi) stimolando così una sorta di voglia di sfida all’autorità che ha portato persone in buonissima fede (da ex attivista LGBT e ciurmaglia varia posso testimoniarlo) ad appoggiare la loro orrida causa ed essendo l’etica cattolica spesso basata su puri dogmi è crollata alla prima sfida.
Sinceramente non ho molta speranza nemmeno verso la Chiesa attuale vedendola, per l’ennesima volta, vendere gli interessi europei per suo tornaconto e potere temporale.
Spero solo gli Italiani rigettino in massa con schifo questo aborto musicale una volta che lo sentiranno in radio. Provo orrore all’idea di sapere che esso sarà ascoltato anche dai miei genitori o dai miei più cari e anziani parenti.
Colgo l’occasione inoltre per notificare, facendo da ponte tra me e lei (dunque credo circa 2 generazioni) come vi sia una crescente e valida corrente culturale ed artistica completamente avversa a tali tendenze obbrobriose. E’ da esempio lo sviluppo del videogioco Cyberpunk 2077 che dell’attacco al transumanesimo, alla perdita delle identità locali e alla conseguente distopia barbara ed anti-umana che se ne andrà a creare ne fa il tema di narrazione centrale. E’ sviluppato da artisti completamente estranei all’Europa Occidentale; dei polacchi (che strano?) e ha già attirato le ire delle anime belle liberal nostrane (che strano?).
Si promette una bella ventata di aria fresca (e di denuncia sociale non allineata) in arrivo anche sul profilo più artistico, ludico e “giovane” che uno possa immaginare.
Chiedo al prof Pennetta di concedermi questo breve OT.
Ho letto su twitter del Prof., questo intervento del teologo Vito Mancuso.
“Volete una metafora di Dio? Dio è un porto sempre aperto”.
Ecco, per quanto spesso al limite dell’eresia, ammetto che talvolta ho apprezzato alcune posizioni di Mancuso su questioni teologiche controverse. Quanto espresso nella metafora, tuttavia, gravato da una commistione del tutto priva di discernimento tra soprannaturale e naturale, mostra quanto possa ottenebrare la passione politica. “Dio è un porto sempre aperto”, verissimo, ma secondo una misura e un orizzonte che trascendono la nostra comprensione; il discernimento di cui ci ha fatto dono, infatti, mostra quanto e come drammaticamente i “Suoi porti” possano rimanere chiusi in questo nostro mondo umano; mostra quanto e come assurdamente e dolorosamente si possa naufragare in questa vita, e secondo la Sua volontà.
Mancuso compie uno dei più antichi e rudimentali errori di logica e teologia: per supportare una sua tesi politica, scambia bellamente due condizioni cosmologiche incommensurabili. Scambia questo mondo per l’altro.
Voto zero.
OT per OT… Nella metafora che lei boccia io intravvedo la parabola del figliol prodigo. Quei porti aperti cercati dai migranti disperati non hanno bisogno di una figura di padre che non calcola col bilancino?
… e le metafore, naturalmente, hanno il limite dell’umano. Non possiamo capire le cose alte se non con i pochi mezzi che ci concede il nostro comprendonio.
Mi spiace lei non veda l’enorme contraddizione (logica, prima che politica) su cui basa la sua metafora Mancuso. L’ho indicata chiaramente, e dunque non ha pregio tornarvi.
La Terra è popolata da uomini o da dei? L’essere umano è umano o è divino? Se è umano, allora il suo mondo umano è definito da confini, ponti, barriere, chiavi, serrature, PIN, codici, chiavi criptate; tutte cose che servono per determinare chi può entrare e chi deve stare fuori. Un mondo umano senza confini, senza barriere, dai “porti aperti”, è precisamente un mondo squagliato, liquefatto. Gli esseri umani che conosco io non assomigliano a dei e si comportano da umani, non da olimpici.
Quaggiù nel mondo reale (di immaginari ciascuno può costruirsi il suo) ci sono confini, e ciò accade perché ci sono limiti, e ci sono limiti perché siamo in Terra, non sui Campi Elisi.
Almeno, qui dove abito io è così. La gente chiude la porta di casa a chiave, molte porte sono rinforzate e assicurate con sistemi di allarme, le auto hanno almeno due sistemi di sicurezza. Perché il recinto delle case individuali può e deve essere difeso, e quello della casa comune, collettiva, no? D’altro canto, questa difesa la mettono in atto tutti gli Stati del pianeta Terra, TUTTI; alcuni di questi Stati (Olanda, Germania, Francia, Lussemburgo,) però, ci proibiscono di farlo col nostro. A lei sta bene così? A tanti no, e se la ragione non basterà, non resterà che il suo proseguimento con altri mezzi.
In cielo, presumo, non sarà così, perché col morire dell’ego, svanisce anche l’idea di possesso. Ma fingere di aver trasceso l’ego è da furfanti.
Soltanto per gli arhat, i Jivanmukta, i grandissimi mistici, la nozione di confine e di porti chiusi perde significato. Per i comuni mortali, parlare mettendosi al posto di costoro, se non di Dio, testimonia solo feroce superbia, che è un modo di definire la stupidità.
Conosco Mancuso, non è uno stupido (almeno nel senso ordinario), ma mostra tutte le caratteristiche della compulsione da superbia. Il titolo di un suo celebre libro è un’autocertificazione, una confessione: “Io e Dio”!!! Viva l’umiltà, Mancuso!!! Sarebbe già imperdonabile “Dio ed io”, ma perlomeno la forma sarebbe salva.
VOTO – 1, Mancuso.
Mancuso si erge come il “nuovo” della teologia cristiana.Essendo un “teologo”……Francamente se questi sono i teologi che dovrebbero “salvare” il messaggio cristiano meglio sarebbe chiudere bottega.ps.Dopo il “papa tedesco” il vuoto assoluto….che tristezza!
Mi ha sempre affascinato la parola ANIMA.Tanto che da super “autodidatta”mi sono fatto una cultura.E su questo tema ho constatato che anche le “menti eccelse” i super laureati(con decine di lauree) rallentano,rallentano.La banalità delle posizioni è sconcertante:chi si definisce ateo,chi per comodità agnostico,chi “fondamentalista”…,chi “credente”).E ricordavo un colloquio di molti anni fa,assieme ad un “credente”, con un “professorone” cattolico(un sacerdote) già a quei tempi in vetta nazionale per la sua posizione “progressista”(acli).La spiegazione minima che ci concesse su la parola ANIMA fu veramente da 5a elementare.Ovvero la Chiesa è straordinaria quando si tratta di Politica ma è zero quando trattasi,di quella che dovrebbe essere la “sua materia”:la teologia.
Francesco.Spieghi meglio quello che scrive:In cielo “PRESUMO”(mio è il maiuscolo e il virgolettato) non sarà cosi perché con “IL MORIRE DELL’EGO SVANISCE ANCHE L’IDEA DEL POSSESSO”(anche in questo caso il virgolettato e il maiuscolo è di mia iniziativa….spero di esserne perdonato).
Chiedo venia al Prof per un brevissimo Fuori Tema(FT al posto di OT….anche se ho studiato,e studio l’inglese da tutta una vita,per rispetto a me stesso e non sentendomi un “colonizzato” opto per l’italiano,in tutto).Risponderei a chi vuole i PORTI APERTI “costi quello che costi”(ma a chi ? All’Olanda,Lussemburgo,Francia e Germania????…non direi…).Solo una nazione,sono breve per rispetto al tema trattato:La Germania,che DOVREBBE restituire a nazioni come la RUSSIA,La Grecia,L’ex Yugoslavia,la Bielorussia,la Polonia e decine di altre CENTINAIA E CENTINAIA DI MILIARDI EURO per i danni di guerra di un paese i……..a.Questi euro;tranquilli Putin è troppo intelligente per dichiarare guerra all’Occidente(ovvero alla Germania) potrebbero….in “beneficenza” essere utili “sul posto” ai Popoli Africani.Tedeschi aprite i VOSTRI PORTAFOGLI….prima di tutto ps.Prof scusami.
@MAURIZZIO
Francesco.Spieghi meglio quello che scrive…
Per accontentarla, dovrei andare OT su un altro OT. Non potrei approfittare ulteriormente dell’ospitalità del Professore. Farò solo stringatissimi cenni.
Come lei stesso ha rilevato, la teologia cristiana è (tanto) carente circa la natura umana (quanto, talvolta, persino petulante circa quella Divina). Se si chiede a un sacerdote, ma anche ad un teologo, cos’è l’anima, si ricevono spesso risposte vaghe, se non surreali, oppure incompresibili. Poche speranze, poi, di trovare qualcuno che sappia e sia capace di spiegare la differenza tra anima ed Intelletto, o tra anima ed ego.
Solo per cominciare ad inquadrare la questione, dovrei fare una lunghissima premessa, cosa, converrà, impossibile.
Comunque, decine di secoli di teologia, poco o nulla hanno aggiunto alle teorie dell’anima greche. Meglio va con certi autori mistici, come Meister Eckhart, che però potrebbe risultare ostico a chi non ne conosce la Dottrina.
Oltre questo, riguardo al nostro tema, l’Occidente ha espresso solo l’Alchimia (incomprensibile con le categorie della modernità); e le psicologie moderne. Di passata, trovo strano che CS non abbia puntato la sua lente critica su alcune scuole tra le più problematiche, nell’ambito delle psicologie moderne. Penso in primo luogo alla psicoanalisi (anzi, le psicoanalisi).
Ce la spieghi lei, Francescom, la differenza fra anima e intelletto e fra anima ed ego, magari alla luce della morte che si sta cercando di banalizzare, così rientriamo in tema.
E’ vero,non usciamo troppo dal tema.Ma comunque la mia era una osservazione specifica,su quello che ha scritto in un commento:…”perché col morire dell’ego,svanisce anche l’idea di possesso.”Morire dell’ego.Interessante per cercare di capire.ps.Meister Eckhart altrettanto interessante.PPSS Le varie psicanalisi:una savana riservata a provetti cacciatori di trofei?
Perché l’ego è un’illusione, la cui utilità, limitata alla sfera sociale, viene pagata al prezzo altissimo dell’isolamento esistenziale, col suo corollario di paura cronica. L’illusione è resa irresistibile dalla concomitanza di diverse componenti. In primo luogo, si finisce per credere che una convenzione grammaticale, il soggetto della frase “io”, rispecchi una sostanza sussistente di per sé. “io” è il pronome personale cui è riferito il predicato, che indica un’azione compiuta dal soggetto, o una sua qualità (se seguito da un aggettivo), o una modalità. Tale soggetto sembrerebbe un ente autonomo, capace di agire o subire; ma come può essere autonomo e auto sussistente un ente la cui esistenza sarebbe impossibile senza la rete di relazioni nel quale è immerso, e senza la quale non potrebbe definirsi, neppure in modo convenzionale? Quando lei fa qualcosa, Maurizzio, dove sta il “centro di comando”? E’ mica per caso quell’ omino seduto nella “cabina di regia” situata, approssimativamente, appena dietro gli occhi?
E l’”io” di questo omino, dove sta? Dentro quest’omino, nella stessa posizione? E così via., ad infinitum.
Lo so, lei mi dirà: caspita, ma io so chi sono IO. Ebbene, lei non sta parlando di alcun ente auto sussistente, ma di un archivio, una libreria di memorie. Lei si identifica con una narrazione ricostruita e organizzata dalla memoria che, oltre ad essere volatile ed inaffidabile, ha il torto di trarre sostanza dall’insistente, dato che il passato non esiste; se non come traccia della memoria nel presente, il quale ha la curiosa proprietà di essere inafferrabile. E dunque, dove, come, quando, esisterebbe questo io, se il passato non è più, il futuro non è ancora, il presente non può essere fissato, perché un infinitesimo di istante dopo che hai cercato di farlo è già passato?
Sabbie mobili, isolamento, perché questo nucleo chiamato ego (che potrebbe essere definito il corrispettivo emozionale dell’illusione di cui parlavo prima) E’ in quanto contrapposto a tutto ciò che sta fuori dall’organismo che lo ospita; oltre il limite periferico della propria pelle si dischiude il mondo degli “altri”, e poi tutte le creature del pianeta, e poi l’universo intero. Angst è il sentimento di fondo che ne deriva; angoscia, inadeguatezza, paura. Angoscia, inadeguatezza, paura, del tutto irrazionali, ma reali, portano alla mania di accaparramento, alla bulimia di possedere e comandare, accumulare. E questo porta al conflitto, e il conflitto reca sofferenza e distruzione.
Ecco, una volta smascherato l’ego e i suoi trucchi, una volta dissolta l’illusione, l’essere umano agisce libero da attaccamento, in perfetta equanimità e giustizia.
Questa fu la condizione decritta da San Paolo con: “…non io, ma Cristo in me…”. Questa è la condizione di tutti i veri santi, e questo da significato al “Sia fatta la tua volontà, non la mia”.
In tutto ciò che ho scritto, non c’è nulla di mio, se non l’elaborazione. Si tratta di verità universali, identiche nei millenni, presso tutte le Tradizioni spirituali della Terra.
Mi scuso nuovamente per l’OT, ma mi sembrava scortese non rispondere (seppure in modo davvero troppo sintetico). Posso immaginare le sue perplessità, quanto ho scritto è anti intuitivo, mina alla radice il più inveterato e generale degli errori di attribuzione; ma davvero non potrei replicare, semmai lo farò nella discussione adatta, se si presenterà.