Su la 7 va in scena la tv a senso unico, non si fa informazione ma la formazione al politicamente corretto, un luogo dove vengono serviti programmi a senso unico, sempre lo stesso.
Il caso Nichi Vendola che senza contraddittorio racconta la sua “verità” sull’utero in affitto.
Ormai le tecniche di orientamento delle masse sono abbastanza chiare anche per chi se ne interessa solamente in modo superficiale, in particolare quelle messe in atto dal canale La Sette (boldrinianmente parlando dovrebbe essere “Il sette” o “La setta”, il che un senso l’avrebbe…) sono ormai così palesi da risultare infine inefficienti e controproducenti rispetto alle intenzioni.
La tecnica denominata del “tre contro uno” stata già segnalata in passato ed è ormai un format chiaramente riconoscibile, l’unico passatempo rimasto allo spettatore è quello di identificare la vittima designata e stare a guardare come al Colosseo se riuscirà o no a uscirne indenne.
In alternativa c’è il format del monologo con conduttore compiacente dove è possibile fare qualsiasi affermazione senza temere domande scomode o puntualizzazioni, quest’ultimo è il caso della trasmissione Piazza Pulita del 28 marzo scorso dove è andata in onda una intervista a Nichi Vendola dove la questione dell’utero in affitto è stata trattata in modo apologetico e obiettivamente un po’ romanzato, anzi data la narrazione sarebbe meglio dire fotoromanzato.
Qui di seguito il video che ho ripreso come “fair use” per diritto di cronaca e critica ma che su Youtube non potremo vedere per presunta violazione delle leggi sul copyright:
Da quel che si vede i media sono ancora fortemente in mano a chi vuole promuovere l’agenda globalista e la società liquida, in questo contesto l’unica speranza è solamente la Rai che come ogni servizio pubblico deve rispondere allo Stato e al Parlamento, una possibilità che viene contrastata da chi sa che una volta smontata la narrazione è impossibile tornare a raccontarla.
Il nostro sostegno va a chi, in modo più o meno evidente, sta lavorando per questo.
19 commenti
“Una trama di affetto” e di soldini… Che bella storia: due papà che si amano e due mamme contingenti, una che vende un ovulo e l’altra affitta un organo… Per amore, solo per amore. Il ragazzino dovrà essere tosto per raccapezzarsi quando sarà grande. Auguri Tobia.
Mi unisco agli auguri a Tobia.
Non capisco.
Intanto se uno vuol guardare l’intervista é liberissimo di farlo sul sito di la7.Che bisogno c’é di cercarla su youtube ? Dopo di ché uno ascolta le opinioni di Vendola in uno studio che esibisace per l’intervista un titolo molto chiaro : “la famiglia secondo Vendola”. Perciò chi ascolta sa bene e può comprendere quel che sta ascoltando. Se decide che gli interessa ha l’opportunità di recepire un opinione personale ben espressa e per esteso, con la sua necessaria complessità. A me sembra infinitramente più utile, informativo e oggettivo di un’opinione espressa in un contraddittorio, solitamente rappresntato da uno studio urlante di persone che si parlano l’una sull’altra. Siccome io, come qualsiasi altro spettatore, so bene che l’opinione di Vendola é l’opinione di Vendola (…) e so bene che esistonop opinioni diametralmente opposte, so che proprio in questi stessi giorni hanno avuto opportunità di esprimersi di risonanza mondiale e so che perciò altrettanto bene posso scegliere di ascoltare …
Non capisco. Dal punto di vista del giornalismo e della libertà di opinione mi é parso un servizio molto utlle e ben fatto
Gentile Luca,
immagino lei si riferisca ala congresso mondiale di Verona. Non me ne sono occupato e non ho cercato informazioni su quello che hanno detto quelli che sono intervenuti a Verona. Ma so benissimo cosa hanno detto i TG e i giornaloni nazionali, parlando di medioevo e maschilismo esasperato.
Senza entrare nel merito dei contenuti, se il congresso di Verona ce lo raccontano gli antagonisti del congresso di Verona e l’utero in affitto ce lo racconta Vendola, mi pare lampante che la narrazione ha qualche cortocircuito
Anche il far sentire la ‘altra campana’ nelle stesse identiche modalità di Vendola sarebbe un servizio utile e ben fatto… dubito che ciò avverrà mai su La7
Effettivamente credo di no Davide. L’oggettività dell’informazione sta nel rendere esplicito il proprio punto di vista e il punto di vista di La7 mi sembra chiaro. Se lei ha altri riferimenti si rifaccia a quelli e mi pare non manchi l’offerta.
Nel merito poi forse bisogna ammettere che anche il congresso di Verona ci ha messo del suo nel cercare la provocazione e il “graffio” populista piuttosto che la proposta e il dialogo. Questo purtroppo non può che richiamare risposte e atteggiamenti di egual tenore.
L’oggettività la fai facendo sentire tutte le campane.. in questo modo dimostrano di essere tutto tranne che oggettivi.
Aggiungo per completezza e maggior chiarezza: Sì, l’altra campana merita evidentemente lo stesso trattamento. Non si vede tuttavia perché debba essere la7 ad offrirgli questa opportunità. Questo sì che sarebbe un appiattimento sul politically correct capace di rendere eguali indistinguibili e inutili tutti i punti di vista. Oltre a la7 sono molti gli organi di infirmazione adatti ad una operazione del genere, lo chiederei a loro.
Semplicemente perché in questo modo dimostrerebbe di essere imparziale e di fare giornalismo, non propaganda politica… cosa che, come ammetti tu fa, invece di fare informaziome.
La vediamo in modo diverso. Secondo me il racconto imparziale della realtà semplicemente non esiste. Il racconto dipende non solo dalla realtà dei fatti ma in modo essenziale da chi racconta e questa ambiguità semplicemente non é eliminabile. Perciò l’imparzialità semplicemente non esiste, esiste solo il legittimo punto di vista (angolo di visuale, giudizio, interesse … come lo vuole chiamare) di ciascuno di noi.
La cosa che possiamo immaginare più vicina ad una conoscenza informata dei fatti é una conoscenza che tenga conto del punto di vista di chi li racconta. Perciò la posizione più onesta e obiettiva che un giornalista può tenere é quella di dichiarare apertamente il SUO punto di vista. Il lettore – spettatore secondo me questo dovrebbe pretendere e dovrebbe anzi diffidare preoccupato di chi vende una sua pretesa di imparzialità, perché lì si nasconde una sicura fregatura.
Capiamo bene entrambi che Scalfari e Belpietro racconterebbero lo stesso evento in modo radicalmente diverso ed accettiamo che entrambi i racconti siano in qualche modo veri. L’aspetto che eventualmente li può rendere imparziali é solo l’accettazione cosciente da parte nostra del loro punto di vista. Ora se guardo una trasmissione che mi promette “la famiglia secondo Vendola” e fa parlare Vendola, lo trovo il massimo dell’imparzialità possibile e la propaganda non c’entra proprio niente. Anche perché questa é la linea di Piazzapulita e io che guardo lo so bene come qualsiasi altro spettatore. Mi aspetto di trovare, se ne ho voglia, un’espressione altrettanto imparziale di un parere diverso su qualche altra emittente (studio aperto ? Quarta Repubblica ?). Se vedessi Steve Bannon su la7 o Vendola su Rete4 allora sì che mi aspettarei un’informazione parziale ed incompleta.
Il video con le considerazioni in sovrimpressione non si può vedere su La 7.
Se rilegge il suo intervento Luca converrà sul fatto che il problema non è il contraddittorio ma sul tipo di trasmissioni che si fanno, perché si deve finire per forza a parlarsi l’uno sull’altro?
Quella di la 7 era un’intervista su un tema molto particolare, in assenza di contraddittorio deve essere il giornalista a porre questioni, ma non è stato fatto.
Il giornalista Formigli ha messo Vendola di fronte:
– all’opinione comune che le madri naturali (utero in affitto) siano sostanzialmente escluse dalla crescita del loro figlio;
– all’opinione comune che il rapporto genitori – fogli in queste condizioni sia un rapporto essenzialemnte commerciale;
– all’opinione comune che il bambino abbia comunque bisogno di una figura femminile per madre;
– all’opinione del ministro Fontana sulle “famiglie arcobaleno”;
– all’opinione del minostro Salvini;
– alla sua coscienza di credente cattolico.
Ora, visto che il focus era sule libere opinioni di Vendola, visto che Formigli non é Fontana non é Salvini non é il papa né incarna le suddette opinioni comuni, davvero non mi riesce di vedere cosa di diverso si sarebbe dovuto fare in questo contesto.
Luca scrive:
“Non capisco.
Intanto se uno vuol guardare l’intervista é liberissimo di farlo sul sito di la7.Che bisogno c’é di cercarla su youtube ? Dopo di ché uno ascolta le opinioni di Vendola in uno studio che esibisace per l’intervista un titolo molto chiaro : “la famiglia secondo Vendola”. Perciò chi ascolta sa bene e può comprendere quel che sta ascoltando”.
In effetti, Signor Luca, ha ragione: le confermo che non capisce (questo punto). L’errore, come quasi sempre accade, sta nella premessa, che lei dà per implicita, scontata, e ovviamente condivisa, questa: che l’utente medio, colto e/o inclito che si voglia, sia a.u.t.o.n.o.m.a.m.e.n.t.e capace di una scelta libera (ossia non condizionata) circa cosa guardare, prima, e sulla scelta (libera, ossia, ancora, non condizionata) dei criteri di valutazione su ciò che ha guardato, poi. Sul sito de “La sette” o su Youtube, poco importa. Ebbene, io non condivido affatto la sua premessa, non la condivido perché è completamente falsa, poiché è di assoluta ed abbagliante evidenza che l’utente medio (non parlo delle eccezioni) non ha tale libertà. L’utente medio è formato dalla scuola dell’obbligo, i cui programmi e la cui didattica sono stati studiati, da gente che sa esattamente cosa fa, per formare un adolescente predisposto ad accettare (come, appunto, implicita, indiscutibile e naturale) la visione del mondo che i titolari del Potere impongono, perché il risultato sia un adulto perfettamente funzionale al Sistema. Oggi, tale adulto non può essere che relativista, neo liberista, globalista, multirazziale, LGTBfilo, antifascista, immigrazionista, ed anche, all’occorrenza, antiperepè.
Il soggetto emotivamente e razionalmente non disfunzionale che lei postula, come fondamento del suo ragionamento, semplicemente, non esiste. Per meglio dire, esiste come illusione finale (e beffa) imposta dal Potere alla monade sociale che è l’individuo programmato e, per usare un aggettivo alla moda, liquefatto.
Non guardo la TV da anni, ma le poche cose che mi arrivano da youtube mi mostrano un tripudio di tecniche di manipolazione mentale, con largo uso di messaggi subliminali, e uso massivo di PNL. Resistervi – in assenza di una profonda presa di coscienza di ciò che stato fatto al bambino che fummo, e di una deprogrammazione lunga e dolorosa – è impossibile. Per tale ragione, ai crimini contro l’umanità, aggiungerei senz’altro tutte le tecniche di programmazione e di indottrinamento di massa, tutta la pubblicità, e tutto il sistema facente capo alla moda e all’industria dell’intrattenimento.
Inoltre, tornando al nostro caso, e rimanendo appena ai fondamentali delle tecniche di comunicazione, lasciar parlare senza contraddittorio il sostenitore di una tesi, QUALE CHE SIA, dà a questi un vantaggio incolmabile sul sostenitore della tesi contraria. Tale vantaggio rimarrebbe pressoché inalterato anche nell’improbabilissima ipotesi che all’avversario, il giorno appresso, fosse concesso lo stesso tempo per sostenere la propria contro tesi. Qui non si tratta solo e tanto del tre contro uno che è la regola nelle sagrestie globaliste e totalitarie come La Sette, ma di tutta una serie di condizioni di contorno alla comunicazione, quasi sempre non percepibili dall’utente comune (che rappresenta, comunque, la quasi totalità degli utenti). Perché, diversamente, sarebbero così superpagati gli spin doctors, perché colossali investimenti nelle serie TV e nel cinema, le cui sceneggiature sono evidentissimamente progettate da specialisti di neuro programmazione? Perché la moda, che tantissimi danno come cosa scontata, alla stregua della gravità, mentre invece fonda e può prosperare soltanto presso una società educata al culto dell’impermanente e del futile, il cui solo valore assoluto, in un perfetto cortocircuito logico, è il relativo. Come sarebbe possibile tutto questo, in presenza di una popolazione formata in gran parte individui impermeabili a tutto ciò? Magari così fosse!
La conclusione, tornando a noi, è che, per la stragrande maggioranza delle persone, non v’è alcuna libertà di guardare o non guardare questo o quello, ed ancor meno di formulare giudizi ponderati sul visto. In caso contrario, se esistesse una tale maggioranza, l’intero Sistema si sbriciolerebbe nello spazio di una giornata.
Questo è, allo sguardo di chi ha occhi per vedere. Una mano per i monocoli, un requiem per gli orbi.
Quello che sto cercando di dire é che affiancare opinioni diverse senza filtro critico né contesto come sembra suggerire Pennetta o come intravedo in alcuni commenti non mi sembra affatto una soluzione più libera né più oggettiva. Semmai una soluzione decisamente relativista. L’unica soluzione é dare spazio INDIPENDENTE (su canali diversi, in occasioni diverse) a tutte le opinioni – senza contraddittorio se le vogliamo cogliere nella loro essenza – e contemporaneamente lavorare alla formazione delle coscienze criticche (nostra e dove ne avessimo facoltà – altrui). Forse un’utopia ma – credo io – l’unica strada percorribile verso la libertà.
Già… peccato che, esistono una miriade di stazioni televisive, tutte che propagano la stessa narrativa pro-immigrazionista, pro LBGT, pro aborto, antifascista (ed all’occorrenza anti perepè) consnona ai dettami del pensioro unico.
Come i principali quotidiani nazionali: uno fotocopia dell’altro; è sufficiente leggerne uno per averli letti tutti.
Ragione per la quale, sostenere di cercare una alternativa come lei sufgerisce, indica che o c’è o ci sta facendo.
Sono d’accordo con lei quando descrive uno spettatore medio presumibilmente senza strumenti critici di autodifesa. Per la stragrande maggioranza non vi é alcuna libertà di guardare dice. Su questo posso essere anche più radicale di lei come la mia professione di insegnante mi suggerisce. A questo punto però la domanda diventa assai spinosa: la libertà é solo un’utopia o é realmente possibile ? Meglio l’oligarchia di chi può accedere alle informazioni o vale la pena perseguire una libertò vera ? Se sono d’accordo almeno sino ad un certo punto con le sue premesse resto tuttavia inguaribilmente ottimista e penso che si debba sempre agire – pensare – COME SE tutti avessero il massimo delle potenzialità a portata di mano. Non é vero – com’é ovvio – ma é l’unica strada possibile verso l’allargamento della democrazia reale. Diciamo che in ogni modo eviterei di pensare che chi non la pensa come me debba per forza avere un deficit cognitivo di qualche entità.
Lei coglie un punto importante: la definizione del concetto di libertà, che non è affatto così semplice come si immagina. Mi piacerebbe sviluppare questo tema, che, credo, sapendo più o meno come la si pensa nel Blog, mi vedrebbe nella parte del “villain”. Gentile Luca, non è certamente questa la discussione adatta per approfondire.
Qui posso solo dire che la “strada verso la libertà” (per prendere a prestito la sua espressione) è molto più irta, drammatica, dolorosa, persino pericolosa, di quanto si immagina nel parlare ordinario. E passa attraverso un denudamento di sè, una mortificazione, persino un’ascesi, che vanno ben oltre la semplice (per quanto ardua) deprogrammazione dai comuni giochi sociali.
Io stesso, mi tocca dirlo per onestà, ho usato tale termine (libertà) con molta approssimazione, attenendomi all’uso comune, che tuttavia ritengo contraddittorio, per ragioni che, come premesso, non è questo il luogo per approfondire.
Grazie per la sua attenzione.
… e se vogliamo notarlo alla fine quella di Vendola è parsa una difesa del fatto addirittura autolesionistica.
Certo, ha cercato tutte le giustificazioni del mondo, ma l’impressione mia è quella che fosse il primo a non crederci. Lo vedo tristemente prigioniero di un evento che solo a raccontarne le dinamiche scombussola la coscienza di chi ascolta e alla lunga dello stesso narratore. Aggiungo quindi, dopo quelli a Tobia, anche gli auguri a Nichi.
Non provo odio per Vendola, né per i vendolisti di alcun genere; per quanto costoro siano, oggi, un avversario molto peggiore di quanto non potrebbe essere un lupo mannaro.
La cosa che maggiormente sconcerta è l’assoluta mancanza di comunicabilità tra vendolisti non. Da modesto studioso di storia e di psicologia, non trovo riscontro, prima della presente, di altra epoca in cui la diversità tra visioni del mondo fosse irriducibile come oggi accade. Sembra che a confrontarsi non siano culture diverse, razze diverse, epoche diverse; no, pare di trovarsi in presenza di specie diverse, che non condividono alcun passato, alcuna memoria, e neppure una comune biologia.
Tutto ciò è talmente innaturale, così contrario ad ogni dinamica sociale nota, da farmi pensare all’intervento di cause preternaturali. E, purtroppo, affermo ciò senza ironia alcuna. Nella “logica” che guida i ragionamenti del vendolisti, io ravviso lo storpiamento del logos immanente (la logica, appunto) di cui si ha testimonianza nei resoconti verbali di talune possessioni diaboliche. Il diavolo (lo si consideri come metafora, o come realtà personale, consapevole di sé) è lo storpiatore per antonomasia, il contraffattore, il cui primo e insuperabile successo è quello di aver ingannato se stesso.
Secondo me sbaglia di grosso chi crede che Vendola sia in malafede, e che “in fondo” non crede a quello che dice. Si pensa questo, lo comprendo bene, perché non si riesce a concepire possibile una tale radicale alterità, non si può immaginare che un proprio con-specie si sia perduto in una lontananza così inconcepibile. Io sono persuaso che Vendola creda davvero a quello che sostiene, anche se la sua credenza sia sostanziata dello stesso genere di follia cognitiva attribuita al demonio, quando afferma di essere egli il vero dio.
Vendola ed i vendolisti, per me, rappresentano il mistero della perdizione. Insondabile oscurità, impenetrabile.
Non provo odio per uno così; ma un senso di vertigine, e tanta pietà.