In un’intervista di Federico Cenci su In Terris spiego perché la lezione di Roberto Saviano su RAI due è sbagliata.
Una lezione che nella RAI del politicamente corretto, come tutti gli interventi di Saviano, avviene senza contraddittorio.
“Con Il Supplente una bellissima pagina di servizio pubblico della Rai. Grazie a Roberto Saviano”. È lecito supporre che Maurizio Martina, segretario reggente del Pd, autore di questo tweet, condivida il fatto che in prima serata, sul servizio pubblico appunto, venga pubblicizzata la legalizzazione delle droghe leggere. Perché è questo che Saviano ha fatto da dietro una cattedra e parlando a dei ragazzi liceali. Senza contraddittorio, come quasi sempre capita al noto scrittore in tv, egli ha potuto esporre quelli che ritiene i vantaggi di rendere alcune sostanze stupefacenti vendibili liberamente nei negozi, con l’avallo e il guadagno da parte dello Stato.
La tesi di Saviano
Saviano ha indossato le vesti del supplente di liceo, come indica il nome della nuova trasmissione di Rai2, e si è presentato agli alunni mostrando una foto di Al Capone. Da quell’immagine è maturata la sua riflessione: gli Stati Uniti, introducendo nel ‘19 il proibizionismo delle bevande alcoliche, hanno concesso alle organizzazioni mafiose di avere il monopolio del commercio e di arricchirsi. Una vecchia storia, utilizzata spesso dai promotori della droga libera per far passare il concetto: “Se lo Stato liberalizza, i criminali non guadagnano”. Ecco allora servita la soluzione: liberalizzare la cannabis per fare cassa e per contrastare le mafie. “Se sulla cannabis venisse applicata la stessa imposta applicata sulle sigarette, allo Stato entrerebbero 3,9miliardi di euro”, spiega Saviano da abile ragioniere. Un ragioniere che, tuttavia, trascura ciò che va al di là dell’orizzonte economico. Non spende una parola, infatti, sui danni che la legittimazione di un male (e la droga è un gravissimo male) può provocare nella società, specie nei giovani, e sulle spese della sanità pubblica per curare l’aumento di dipendenza e malattie. Nessun altro può farlo a Il Supplente, perché Saviano parla ex cathedra, come se i suoi ragionamenti non debbano essere smentiti. Gli alunni e i telespettatori restano così sedotti da un solo punto di vista, proposto con affascinante eloquio, sull’argomento.
La critica del docente
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33 commenti
Gentile professore, prima di pretendere di dare lezioni sui canali del servizio pubblico, sarebbe forse utile aggiornare e ampliare le sue conoscenze. Il discorso di Roberto Saviano in merito alla legalizzazione della cannabis non fa una piega dal punto di vista della logica. Il paragone con il proibizionismo sull’alcol, è assolutamente pertinente, poiché è risaputo che laddove esiste una proibizione la mafia fa affari d’oro, e non è vero che a fronte di un prezzo più alto per una sostanza legale, la gente continuerebbe a comprare il prodotto della mafia a prezzi inferiori, come dimostra l’esempio degli USA. Le persone sono più che disposte a spendere di più a fronte dell’azzeramento dei rischi legali e della qualità controllata. Il paragone diventa ancor più significativo, se solo si pensa alla differenza dei danni provocati dall’alcol rispetto a rischi della cannabis. L’alcol è la prima causa di morte per abuso di sostanze: l’ultimo rapporto dell’OMS riporta un dato di circa 3,3 milioni di morti l’anno, contro i 250 mila morti provocati dall’abuso di tutte le droghe messe insieme, fatto salvo per la Cannabis, che nonostante sia ancora illegale e altamente demonizzata in molti paesi, è l’unica sostanza psicoattiva che non ha mai causato un solo morto nella storia del mondo. Lo studio da lei citato, secondo cui la cannabis renderebbe stupidi, è un tantino datato e ampiamente superato da decine di studi successivi, che hanno dimostrato che la cannabis non provoca danni al cervello, nessuna stupidità e nessuna perdita di memoria; cito a titolo di esempio lo studio del 2016 degli scienziati della University of California di Los Angeles coordinata dallo statistico Nicholas Jakson, ma ce ne sono molti altri. Legalizzare e regolamentare la sostanza, aiuterebbe ad assumerne il controllo e a diminuirne l’abuso, come dimostrato lo scorso anno da Monitoring The Future, che ha rilevato un significativo calo dell’uso di sostanza tra i giovani americani da quando è stata legalizzata la marijuana, ed è la prima volta dal 1975 che si registra un calo. Mezzo secolo di guerra alla droga non ha prodotto alcun risultato, forse è arrivato il momento di sperimentare nuove strade. Come suggerisce in un articolo di poche settimane fa il British Medical Journal: è ora di legalizzare le droghe!
Gent.ma sig. Cattaneo,
lei dice che lo studio da me citato sarebbe datato, a parte che definire datato uno studio del 2014 mi sembra fuori luogo, se proprio ci tiene ecco allora qualcosa di molto più recente:
https://uploads.disquscdn.com/images/25b4c7ad8fc92144fb99d153e47153c9d11df4706b352cbb825938964b920cc9.jpg
Lo studio da lei indicato inoltre non dimostra che la cannabis non abbassa le capacità cognitive ma dice che non si è riusciti a stabilire con certezza se la diminuzione delle capacità cognitive era precedente all’uso della cannabis, il che è ben diverso, in definitiva il dubbio è se la cannabis rende stupidi o se gli stupidi fumano la cannabis.
“Most studies that linked marijuana to cognitive deficits, such as memory loss and low IQ, looked at a single “snapshot” in time, says statistician Nicholas Jackson of the University of Southern California in Los Angeles, lead author of the new work. That makes it impossible to tell which came first: drug use or poor cognitive performance. “It’s a classic chicken-egg scenario,” he says.
http://www.sciencemag.org/news/2016/01/twins-study-finds-no-evidence-marijuana-lowers-iq-teens
Riguardo tutte le altre obiezioni su altri aspetti penso proprio che dovrò fare un articolo dedicato a smontare una narrativa che vedo ripetuta e difesa come realtà oggettiva.
Caro professore, per ogni studio che lei cita, se ne può opporre uno che lo smentisce. Al link sottostante ne trova uno che riscontra deficit cognitivi minimi e non clinicamente significativi, che scompaiono entro 72 ore dall’assunzione della sostanza. https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2678214?utm_source=twitter&utm_campaign=content-shareicons&utm_content=article_engagement&utm_medium=social&utm_term=061618#.WyU7YPMfXCQ.twitter
Questo significa che sono necessari ulteriori studi prima di sputare sentenze. Scriva pure il suo articolo, mi dedicherò con perizia a smontarlo con le dovute osservazioni.
Conosco professionisti e accademici di ogni tipo che fanno uso di cannabis da trent’anni, non solo non sono diventati stupidi, ma sono anche persone affermate e di successo. Qualcosa non torna nel suo ragionamento, ad esempio dimentica di menzionare che le problematiche relative alle dipendenze riguardano il 10% della popolazione mondiale, per via di una neuro diversità che le rende praticamente allergiche, mentre il restante 90% può tranquillamente gestire le sostanze psicoattive. Entrano in campo altresì diverse concause di natura genetica, neurologica, biologica, psichiatrica, psicologica e ambientale, una complessità che non si può ridurre ad un discorso meramente moralistico.
Di professionisti e accademici di ogni tipo che fanno uso di cannabis e molte altre droghe da trentanni e più
pure io ne conosco.Nessun dubbio che nel mondo del “successo”,da sempre la droga sia più che usata.
Probabilmente c’è una certa differenza tra un accademico o professionista ubriaco o un accademico o professionista “fatto”.Una questione di gusti.
Sicuramente ci sono studi raffinatissimi in cui si dimostra che guidare un aereo,un camion,una moto,una vettura in genere dopo aver ingerito abbondanti quantità di alcool o dopo essersi “fatti” avrà la sua diversità.Sicuramente intellentuale.
Legalizzare serve proprio a porre delle regole. Se un autista guida in stato di ebbrezza viene multato, se uccide qualcuno mentre sta alla guida finisce in prigione, ma se uno beve un bicchiere a casa sua e non fa del male a nessuno, non si capisce quale sia il problema.
L’alcool è ultra liberalizzato nel mondo(credo in quasi tutti i paesi) e gli incidenti sono centinaia di migliaia,milioni.Capisco che per quanto riguarda le cosidette droghe,una volta liberalizzate(100%,in Italia siamo nella pratica già al 50%.Modica quantità ecc.)dipenderà dal consumatore scegliere di salire a bordo di un veicolo completamente fatto oppure rimanere disteso su un divano a gustarsi un video o della buona musica.Siamo nell’epoca del liberalismo-radicalismo totale e dunque solo “gii intelligenti” hanno diritto ad un’opinione.Capisco comunque la differenza tra il consumo.per esempio,di due bottiglie di superalcoolici vs qualche buona canna, e come dicevo, mettersi al volante di una vettura.L’alcool in liberissima vendita, l’altro “più affascinante”perchè “frutto proibito”(come la Mela di un certo Adamo?) direi del tutto proibito(per le Autorità non nel commercio quotidiano).
Il fatto è, caro Maurizio, che durante l’epoca del proibizionismo dell’alcol, le cose andavano molto peggio, in quel trentennio crimini e abusi sono aumentati del 400%. Si faccia due conti.
Lei terrà conto che il proibizionismo veniva attuato in un periodo storico gravissimo per gli Usa.E’ sua onestà(che comunque non dubito) ammetterlo.Unica consolazione a disoccupazione,crisi morale,economica
ecc.ecc. era attaccarsi ad un bella bottiglia di superalcool.Non mi ha risposto per quanto riguarda la guida di veicoli in stato di ebrezza o dopo il consumo di droghe.Probabilmente sostituendo l’acool alle cosidette droghe il risultato potrà essere diverso.Come uccidere,per esempio, tanti innocenti,su le strade;dopo aver abbondantemente sniffato(e con una buona assicurazione e un buonissimo avvocato farla franca,o quasi) ?
Lei converrà che l’attuale periodo storico non è molto diverso da quello degli USA anni ’30, stessa crisi economica, stessa carenza di lavoro e opportunità, crisi morale delle istituzioni, isolamento, ecc, quindi non stupisce che le persone possano cercare consolazione. I problemi da lei menzionati si risolvono attuando campagne educative di informazione e prevenzione, dopodichè, azzerare i gli effetti collaterali è comunque impossibile, ma si è visto che con la proibizione i danni aumentano al posto di diminuire.
Tenga presente,gentilissima signora,che non essendo più un ragazzino ho maturato una certa esperienza della vita.In particolare, ha cominciare da i miei primi anni da adulto li ho dedicati(culturalmente e socialmente parlando) al mio autore preferito:John Steinbeck.John è stato per me un testimone della crisi della società occidentale e del suo emergere verso un capitalismo di pochi.Con milioni e milioni di vittime.Mi perdoni(debbo dire che provo una certa stima nei suoi confronti) ma quel periodo storico non è abbinabile a i nostri viziatissimi giovani(e meno giovani).
Certo Maurizio, nessuna epoca può dirsi uguale ad un’altra, il mondo è in continua evoluzione/involuzione, ciò non di meno, ci sono tratti comuni nel periodo storico riconducibili proprio al sistema capitalista: crisi economica, disoccupazione e profonda diseguaglianza sociale. Io però non amo mortificare i giovani contemporanei, che sono indubbiamente più viziati, ma non per questo più stupidi di quelli di altre epoche. Potremmo forse aprire una riflessione sul sistema educativo prima di puntare il dito contro di loro.
Sono d’accordo con lei nel cercare di capire,nella sua autentica profondità,le cause vere della fuga da questa società ,di intere generazioni di giovani.Fuga più verso paradisi artificiali(mi si perdoni in luogo comune) che verso obbiettivi di trasformazione di una società profondamente corrotta.
Gentile Maurizzio, prima di tutto, da manuale professionale, quando si parla di sostanze, è bene distinguere tra uso, abuso, dipendenza e mania. Quando si beve un bicchiere di vino si rientra nella categoria dell’uso, ubriacarsi significa invece abusare, bere tutti i giorni dalla mattina alla sera significa dipendenza, mentre mettere in atto comportamenti lesivi per procurarsi una bottiglia di liquore si definisce mania. Tra queste quattro categorie ci passa un abisso di mezzo e questi comportamenti non sono necessariamente consequenziali. La maggior parte delle persone, può fare un uso controllato senza provocare danni a nessuno. Fatta questa premessa, le faccio notare che ho parlato di successo solo per fare capire che fare uso di cannabis non rende stupidi, è possibile avere una normalissima vita affettiva e professionale ed essere stimati nel proprio ambiente, se poi lei vuole farci sopra delle speculazioni, è libero di farlo, ma questo esula completamente dal mio discorso.
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/neuroscienze/adolescenti-i-danni-della-marijuana-visibili-anche-dopo-un-anno-di-astinenza
Gent.le Prof.,
non entro nel merito della questione, so però che i derivati della cannabis possono trovare molteplici utilizzi pratici.
Ad esempio, l’olio di cannabis viene consigliato per molte terapie.
Potremmo andare avanti un mese con lei che pubblica uno studio e io che rispondo con un altro che lo smentisce, purtroppo per noi lo studio definitivo non esiste ancora, ma nel frattempo possiamo usare il buon senso.
prima di distribuire carammelle a tutti
una domanda semplice ” a chi giova?” chi ne trarrebbre profiffo? non si sminuisca dicendo mafia
Mi pare del tutto evidente che legalizzando lo stato ne trarrebbe giovamento a livello di contribuzione, si abbatterebbe la criminalità, diminuirebbe l’abuso e i fondi potrebbero essere usati per fare campagne di informazione e prevenzione. Di fatto questo avviene già in diversi paesi e la percentuale di successo parla chiaro, si ottiene molto di più con la legalizzazione che con il proibizionismo.
Aggiungo una ulteriore osservazione: può anche essere che lei trovi rassicurante il proibizionismo e la criminalizzazione del consumo, questo però non ha risolto alcun problema, come dimostra il fatto che dopo oltre mezzo secolo di guerra lla droga, non è stato ottenuto alcun risultato, al contrario, il mercato illegale è molto florido, la criminalità dilaga e i casi di abuso e dipendenza sono in costante aumento. Diversamente, nei paesi in cui si sperimentano politiche di depenalizzazione e liberalizzazione regolamentata, come ad esempio il Portogallo, i dati evidenziano un significativo calo della criminalità, un calo delle morti per overdose e una stabilizzazione delle dipendenze, cioè nessun incremento delle percentuali, a fronte di un aumento delle entrate dello stato che permette di utilizzare i fondi per curare e assistere i dipendenti. Certo possiamo continuare a fingere che non esistano, ma al di là dei paraocchi i problemi restano. Potrebbe avere un senso sperimentare politiche diverse sulle droghe, rispetto a quanto fatto fino ad ora, ispirandosi a paesi che hanno ottenuto ottimi risultati? Oppure è bene continuare sulla stessa strada infruttuosa solo per fare sentire meglio i moralisti?
non e’una questione di morale , ma di business , illuminante il video sopra
ora come allora a chi conviene ? questa e’la vera domanda , la gente come allora solo vittime e strumenti per gli affari dei soliti , ora bisogna capire quale siano questi interessi
La logica suggerisce che il modo migliore per contrastare il business è controllarlo.
Vorrei evitare di entrare nel merito, se ci riesco, e limitarmi a dati di fatto – confido – inconfutabili; sottolineando che non considererò, di proposito, l’aspetto morale della questione.
1°, le sostanze psicotrope, per quanto illegali, sono di fatto di libera vendita;
2°, il consumatore non ha la minima garanzia, né riguardo alla qualità, né alla quantità;
3°, il mercato è gestito, come grezza monovalanza e quadri medio alti, dalle organizzazioni malavitose, o mafie;
4° al vertice (della produzione e della distribuzione) non sta alcun Totò Riina, né Pablo Escobar, né simili trogloditi, buoni per la facciata e le serie tv. Il vertice è costituito dai principali Servizi Segreti, in combutta col mondo bancario, e pezzi significativi delle varie Forze Armate;
5°, non si ha notizia di una sola civiltà che abbia bandito l’uso di queste sostanze, né con esplicite leggi di pubblica sicurezza, né con tabù sociali o religiosi (la sola parziale eccezione è per il buddismo). Anzi, alcune civiltà hanno conosciuto, e tuttora conoscono, un uso ritualizzato degli enteogeni;
6°, il proibizionismo non ha mai risolto il problema, se la soluzione era la scomparsa di tali sostanze dal mercato.
Talora ciò che hai scritto fosse vero, con la legalizzazione i soldi andrebbero sempre alle stesse persone.
Se quello che ho scritto è vero, cosa di cui ci si può sincerare con una breve ricerca (semmai potrò aggiungere di mio), rebus sic stantibus, è esattamente come ha scritto. Il Potere gioca ruoli diversi, con maschere diverse; ma dietro le maschere ci sono sempre i medesimi attori. Insomma, i buoni e i cattivi sono d’accordo*. Per questo, mi pare che sia Saviano, sia il nostro ospite, pur da sponde contrapposte, stiano giocando una partita (da altri) truccata; partita che – rinunciando nuovamente ad entrare nel merito dell’articolo – nessuno dei due può vincere.
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Mi riferisco ai pupari, naturalmente.
P.s.
Mi corrego, in parte. In realtà, nessuno ha interesse a una legalizzazione VERA, profonda, preceduta e accompagnata da una massiva e incisiva campagna di informazione; le micro isole legalizzate non fanno testo, sono solo fumo negli occhi, meno che gocce in un oceano. Una tale legalizzazione segherebbe le gambe del gigantesco affare droga, diventando la gestione di questa monopolo statale (notasi che non sto affermado che sia un bene, e neppure il contrario).
A chi volesse approfondire quanto da me affermato al punto 4 del precedente commento, suggerirei di cominciare dalla cosiddetta “guerra dell’oppio”.
ha perfettamente ragione , se solo la gente studiasse di piu’la storia
infatti bisognerebbe studiare e quando si parla di droghe riservare un capitolo alle famose guerre dell’oppio , forse si capirebbero molte piu’cose e inoltre mai dimenticare la domanda ‘ a chi giova?”
gentile Pennetta
molto giusta e puntuale la sua replica
sarebbe a parer mio bene dare anche delle informazioni storiche delle due guerre dell’oppio , cosi’ tanta gente capirebbe i meccanismi che si celano diero queste campagne di disinformazione
e sarebbe interessante ricercare le varie conessioni di potere nel corso della nostra storia degli ultimi due secoli , credo che si potrebbero scoprire legami interessanti
Visto lo spessore degli interventi, ritengo utile e, quindi, consiglio, la visione di questo documentario.
https://www.youtube.com/watch?v=sDyVAFPeI1I
Disqus è fortemente disfunzionale, vedo commenti, non solo miei, apparire e poi sparire. Peccato, la conversazione sarebbe interessante.