I cani vivono 2π volte meglio degli uomini.
Introduzione
Misureremo il rapporto tra la sorte del cane e la sorte dell’uomo.
Il metodo consiste nel confrontare le età dell’uomo e del cane in momenti omologhi.
Lo studio si basa per semplicità su un esempio.
Due età omologhe
L’uomo e il cane osservati sono morti rispettivamente a 84 anni e 12 anni. Il rapporto tra le tra le vite è 7.
La maturità sessuale si può osservare assai facilmente, ad esempio dal comparire della prima mestruazione nella cagnolina o dall’alzare la gambetta nel cagnolino: poniamo sei mesi per il nostro cucciolo di cane. Similmente si potrà rilevare l’età della pubertà negli umani: il comparire delle metruazioni nelle ragazzine, il cambio della voce, il livello ormonale, o qualsiasi altro segno oggettivamente rilevabile nei ragazzi. Poniamo sia 12 anni l’età osservata nel caso in esame. Il rapporto tra le due età omologhe (pubertà) è 24.
Altre età significative
Aggiungiamo altre osservazioni. Poniamo come termine della crescita l’età a cui il soggetto raggiunge il 98% dell’altezza massima raggiunta, per esempio 18 anni. Per il cane il termine della crescita è 12 mesi. Il rapporto delle età omologhe è 18. Altre età caratteristiche sono confrontate in tab. 1, fig. 1.
Il rapporto tra la età omologhe cambia continuamente: è 32 al cambio dei denti da latte, è ancora 24 alla pubertà, 18 a fine sviluppo, 10 a massime prestazioni, poi continua a scendere fino ad un minimo 6, con lieve risalita a 7 verso la fine, fig. 2.
La tab. 2 riporta le medesime età divise per le rispettive età alla morte. I valori, per definizione, sono quindi adimensionali e compresi tra 0 (alla nascita) ed 1 (alla morte).
Le definizioni delle età di declino (6-9) sono più arbitrarie di quelle delle età di sviluppo (1-4). Per ciascuna età si dovrebbe dare una definizione operativa della misura. Per gli scopi che ci proponiamo non è necessario.
Tab. 1 Età omologhe assolute Tab. 2 Età omologhe relative
Confronto tra le età normalizzate
La durata della vita è cosa diversa dalla qualità della vita. Non è sostenibile che l’uomo sia avvantaggiato rispetto al cane perché ha vita più lunga, a meno di non sostenere, per le medesime ragioni, che l’uomo sia svantaggiato rispetto alla tartaruga ed a certi pappagalli assai longevi.
Ciò che ha significato per la qualità della vita è come gli esseri la vivano, non quanto vivono.
Ha certamente significato chiedersi quale frazione della propria esistenza sia tipicamente costituito dalle limitazioni, dai malanni, dai dolori, dalle umiliazioni della vecchiaia. E’ quindi opportuno rapportare l’età dell’uomo e l’età del cane ai loro valori finali, tab. 2. La diagonale nera in fig. 3, corrisponde alla similitudine perfetta dove lo scostamento z(x) = y(x) – x, sarebbe sempre nullo, fig. 4, asse orizzontale, retta nera.
Significato dello scostamento.
Lo scostamento è nullo agli estremi: prima della metà è negativo dopo è positivo. Il vantaggio è sempre per il cane. Nella prima parte della vita i traguardi hanno un valore positivo. L’uomo, per raggiungere la fine dello sviluppo, impiega il 21% della vita, al cane basta lo 8 % (punto 4, tab. 2). Vince il giovane che arriva primo! Da vecchi invece ogni tappa è un regresso. Vince il vecchio che arriva ultimo!
Il corredo mentale
In tutte le tappe positive della vita, punti (1-5) in tab. 2, il cane taglia prima il traguardo e riceve il premio.
Con “prima” non intendiamo meno anni, ma in una frazione minore della vita, fig. 3.
Alcuni dicono che il cane “arriva prima alla sua maturità” perché “deve imparare meno cose dell’uomo”.
La longevissima tartaruga sarebbe dieci volte più intelligente del cane? E due volte più intelligente dell’uomo?
E’ per questo che vive duecento anni? Per poter leggere Dante, Darwin, Dini, Dirac, Dostoevskij?
Le tartarughe ed alcuni pappagalli sono migliori dell’uomo in quanto più longevi? Criterio assurdo.
E se non lo sono perché mai il cane dovrebbe essere meno fortunato soltanto perché meno longevo?
Perché lo sviluppo neurale dell’uomo richiederebbe una maggiore frazione della vita, quando già dura più anni?
La durata della dello sviluppo mentale è comunque fuori tema: stiamo esaminando fatti puramente fisici, e tra questi quelli più lontani dallo sviluppo cerebrale.
Per la prima parte della vita stiamo parlando di fatti fisici positivi per la sopravvivenza: dentizione, pubertà, sviluppo dello scheletro, quindi tutte cose che non hanno nulla a che vedere col tempo necessario per inzeppare una diversa quantità di neuroni con una diversa quantità di informazioni. Nozioni tra l’altro inventate in gran parte negli 400 anni dei 4000 anni di cui abbiamo traccia storica, su 200000 anni di tracce fossili.
Prima di tornare in argomento, visto che abbiamo citato i neuroni, passiamo la parola ad un medico che queste cose le ha studiate e che ci mette in guardia dai disastri che stiamo facendo, fig. 5.
Per giusto contrappeso citiamo anche “Non è un mondo per vecchi – Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere” del filosofo Michael Serres. Nota: queste sono idee perfette per produrre i disastri citati in fig. 5. I giovani che Serres affettuosamente chiama “Pollicino, Pollicina” sarebbero il luminoso futuro dell’umanità in quanto assai veloci a digitare sullo smartphone con due sole dita. Due pollici però, mica due indici come i carabinieri!
Seconda parte della vita
Nella seconda parte della vita, per definizione, si raggiungono traguardi negativi, tappe di un decadimento dal massimo fino a prestazioni marginali, poi misera sopravvivenza, ed infine la morte. Vero (forse) che il massimo delle prestazioni mentali si raggiunge dopo il massimo nelle prestazioni fisiche, ma altrettanto vero che lo si supera. Le prestazioni mentali alla fine scemano ed a volte svaniscono in vecchiaia. Evitiamo il confronto tra cane ed uomo sulle rispettive prestazioni del cervello, perché è difficile e politicamente scorretto.
Proseguiamo nel confronto delle prestazioni puramente fisiche.
Nella seconda parte della vita il vantaggio consiste nel rimandare per quanto possibile il raggiungimento di ogni nuovo traguardo, sgradevole per definizione. Ciò riesce bene al cane, meno bene all’uomo.
L’uomo decade dopo il 64% della vita, mentre il cane resiste fino al 75%.
La parte adulta e buona della vita è 43% per l’uomo e 67% per il cane.
Il doppio vantaggio del cane
Lo scostamento z(x) = y(x) – x a metà della vita cambia segno, fig. 4. Significa che il cane:
- In gioventù raggiunge prima mete positive
- In vecchiaia rimanda la decadeza
- c) Nel mezzo ha una vita piena e godibile relativamente più lunga
Queste conclusioni sono tratte senza senza contare la quantità dello scostamento.
Valutazioni qualitative
Le valutazioni qualitative hanno caratteristiche contraddittorie:
Primo, non implicano calcoli, sono accessibili a tutti. .
Secondo, possono essere facilmente stiracchiate a conclusioni di comodo.
Terzo, possono essere applicate a questioni importanti che sfuggono a valutazioni quantitative.
Per noi il terzo punto è un vantaggio certo.
Il secondo punto è un difetto grave, ma è gradito a moltissimi.
Quelli che si accapigliano mai abbandonerebbero il loro comune metodo di discussione.
Il primo punto ha vantaggi e svantaggi a seconda dell’uso che se ne fa, in genere pessimo, ma pazienza.
Le valutazioni qualitative possono avere l’aspetto di sillogismi e tuttavia condurre a conclusioni errate.
Valutazioni quantitative.
Lo scostamento complessivo è misurato dall’area sottesa, fig. 4:
S = ∫ | Z(x) | dx = ∫ | y(x) – x | dx
La fig. 6 mostra l’area raccolta da 0 a X. S è il valore finale cioè S(1).
I pochi valori di tab. 2 sconsigliano una integrazione numerica brutale corrispondente a sommare l’area di rettangoli con base DX = X(i+1) – X(i) ed altezza rispettivamente:
Hmax = massimo tra i due moduli di Z(x) per rettangoli circoscritti (valutazione di S in eccesso)
Hmin = minimo tra i due moduli di Z(x) per rettangoli inscritti (valutazione di S in difetto)
Il buon senso (in accordo con la matematica) suggerisce di fare una media tra le due valutazioni:
DS = DX [ Hmax + Hmin ] / 2
Questa media, a sua volta, corrisponde a sommare le aree di trapezi, fig 7.
Nota: con un passo di integrazione DX costante (che qui non abbiamo) basta sommare tutti i valori, dimezzando solo il primo e l’ultimo, e poi moltiplicando la somma per DX. Vedi anche regola di Cavalieri-Simpson.
Il massimo di S, si ottiene per y che in xo salta bruscamente da 0 ad 1:
Smax = [ xo2 + (1- xo)2 ] / 2 = 0.5 – xo ( 1- xo )
Il massimo dei massimi si ottiene per xo = 0 o per xo = 1, ma sono condizioni assurde. Lo zero intermedio di Z(x) avviene circa a metà della vita x = 0.5, dove abbiamo il minimo dei massimi, che vale 0.25 fig. 8-10.
Il valore osservato, S = 0.079, è circa 1/3 del massimo 0.25 teoricamente possibile attorno a xo = 0.5.
Le vite del cane e dell’uomo si svolgono con ritmi diversi, fig. 3-4.
Non si tratta di cosa da poco: cambia notevolmente la qualità della vita.
La misura della qualità della vita è impresa problematica, forse disperata o folle.
Ma ci proponiamo un obiettivo meno ambizioso e quindi perseguibile.
Rimandiamo lo studio dell’inizio
Rimandiamo l’effetto sulla qualità della vita della maggiore efficienza del cane durante il suo sviluppo; questo ci evita di valutare il fatto speculare, il significato dell’uso (o spreco) di tempo fatto dall’uomo in gioventù.
La maggiore lentezza dell’uomo nel raggiungere l’autosufficienza non è pagato dal soggetto stesso, ma dai genitori e dalla società; risulta quindi difficile attribuire a questa lentezza un valore negativo per la felicità del soggetto giovane. Se mai ci sarebbe molto da discutere (e da preoccuparsi) osservando che l’età scolare non è poi così felice, vista la diffusa esigenza di evadere assumendo le più disparate porcherie. Altro punto da investigare sarebbe lo scotto che gli ex giovani pagheranno quando passeranno dalla parte di chi mantiene i mantenuti, senza la minima gradualità, senza alcun allenamento alla responsabilità. Poveracci.
La fine della storia
Consideriamo ora la parte finale della vita, dove uomo e cane devono subire acciacchi, decadenza, umiliazioni, morte. Si è già visto che il vantaggio del cane consiste nel subire una minor frazione della vita in decadenza.
Una prima valutazione quantitativa è già stata fatta: la decadenza del cane dura il 25%, quella dell’uomo il 36%, che è 1.43 volte tanto. Se il disagio fosse costante in vecchiaia il vantaggio del cane sarebbe significativo, ma contenuto a meno di 2. Ma i guai peggiori vengono verso la fine, non all’inizio di un quasi inavvertito declino.
La velocità con cui uomo e cane si avvicinano alla fine, rapportate tra loro, indicano il vantaggio del cane:
V1 ≈ DX / DY ≈ 2.6 (valore finale)
Benevolenza complessiva
Il vantaggio V1 del cane vecchio sull’uomo vecchio è circa 2.6 volte.
Ora dobbiamo stimare il vantaggio V0 del cane giovane rispetto all’uomo giovane.
Infine faremo la somma dei vantaggi lungo tutta la vita:
V = V0 + V1
Il cane ha un vantaggio nel suo efficiente sviluppo perché raggiunge prima mete che furono augurabili per secoli: autonomia, coscienza delle proprie capacità, inserimento nel gruppo con un proprio ruolo definto.
Che l’uomo oggi ragazzeggi e che non apprezzi lo stato adulto e la piena maturità, non toglie nulla al fatto che il cane raggiunga prima e mantenga più a lungo la piena vigoria delle sue forze ed il gusto di esercitarle.
Dalle aree di scostamento abbiamo:
S = 0,079
S0 = 0,016
S1 = 0,063 quindi:
S0 / S1 ≈ 3,94
La congettura di una linearità tra la causa (lo scostamento) e l’effetto (la qualità della vita) è certamente ardita. Ma qui è ragionevole, non essendovi motivo evidente per cui la relazione dovrebbe essere di esasperazione (più che lineare) o di saturazione (meno che lineare), fig. 11.
Il vantaggio del cane, limitatamente alla sua giovinezza, pare quindi notevole:
V0 = V1 (S0 / S1) ≈ 3,94 * 2.57 = 10.1 e quindi:
V = V0 + V1 ≈ 10,1 + 2,6 ≈ 12,7
Questa stima è in eccesso in quanto il bene della gioventù è meno avvertito del male della vecchiaia, ma non si può negare che il cane sia sistematicamente e fortemente in vantaggio sull’uomo.
Per prudenza considereremo solo la metà del valore sopra calcolato: quindi V circa uguale a 6 o 7.
A conclusioni simili si arriva anche sommando il primo e l’ultimo valore dei rapporti DX/DY
V = V0 + V1 = 4.57 + 2.57 = 7.14
Riassunto e conclusione
Gli uomini si comportano solitamente da bestie.
I cani si comportano di norma da animali quali sono.
La vita del cane si svolge con un ritmo diverso da quello dell’uomo.
Il vantaggio V del cane sull’uomo è grossolanamente stimabile tra 6 e 7 volte.
Per eleganza matematica si assumerà V = 2 π.
Per questioni cabalistiche si assumerà V = 7
Per chi crede nella giustizia divina segue la conclusione:
I cani sono 2 π oppure 7 volte più meritevoli degli uomini agli occhi di Dio.
Per chi conosce i cani, credente o agnostico che sia, la conclusione numerica è identica. Nota 1.
E’ lecito a tutti considerare chi scrive fuori di testa, eccetto che agli hegeliani. Nota 2.
Prima di giudicare ripetete i conti per un gatto o altro mammifero a voi ben noto.
Nota 1
Come in tutte le questioni metafisiche, la conclusione è alquanto controversa.
Ognuno crede nella sua indubitabile verità, ma purtroppo ognuno ha una sua verità.
Per questioni filosofiche rimandiamo a Harold Joachim, “La natura della verità”.
Sperando che poi i volonterosi spieghino la faccenda anche a noi.
Al momento sappiamo solo che, secondo gli artisti, la verità è femmina, cicciottella, nudista.
Il che non torna affatto con l’esperienza, dove è nascosta, dura, sgradevole.
Nota 2
Riportiamo un ragionamento di Hegel, tratto dal suo “Filosofia della natura”.
“Il cerchio … è completamente determinato dal raggio. E’ una unità che si aggiunge a se stessa ed è qui tutta la sua determinatezza. Ma nel movimento libero, dove le determinazioni del tempo e dello spazio si differenziano, e dove si stabilisce fra questi un rapporto qualitativo, bisogna che questo stesso rapporto si introduca nello spazio come una differenza che vi produca due determinazioni. Per conseguenza, la forma essenziale della rivoluzione dei pianeti è l’ellisse.”
Condividiamo l’opinione di Pareto: sono farneticazioni. Malsane, aggiungiamo noi.
Non si creda che tale modo di ragionare sia definitivamente ripudiato.
In politica ed in sociologia non pare proprio!
Credevamo tuttavia che la lagica hegeliana fosse stata ripudiata, od almeno mai applicata, nelle scienze.
Questo almeno secondo fonti autorevoli, ma sbagliavamo.
Si veda Crease e Mann, “Alla ricerca dell’uno”, pag. 332:
“… Sakata si imbattè nella Dialettica della natura, opera del collaboratore di Marx, Friedrich Engels, …”
Acheo Volpino a Biella. Compagno di volo per dieci anni. Poi volle esonero e pensione.
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36 commenti
Grazie, Luigi, per questo articolo originalissimo e godibilissimo. Ed anche sensato, perché “dimostra” matematicamente un antico assunto della filosofia: la fragilità della condizione umana rispetto a quella degli altri esseri viventi. Pensavo proprio alla stessa questione domenica scorsa, visitando un giardino con rigogliosi e possenti lecci, faggi, magnolie e sequoie di 4 secoli… (A proposito, hai fatto l’esercizio di applicare i tuoi calcoli anche alle piante? Ho il sospetto che il mio cedro deodara batterebbe il tuo Volpino…)
Certo, qualcuno potrebbe dire che cani e querce non capiscono questi ragionamenti matematici, ma la matematica umana non è uno strumento di felicità se dimostra la nostra fragilità! Io mi tengo nella tradizione classica e penso che, senza fede, non resta che credere come Menandro e Plutarco che “l’uomo che gli dei amano muore giovane” ed anzi che “per l’uomo sarebbe meglio non essere mai nato”.
Devo infinee, come credente, correggerti là dove scrivi “Per chi crede nella giustizia divina segue la conclusione che i cani sono … più meritevoli degli uomini agli occhi di Dio”. Non è vero, la giustizia divina non è di questo mondo; riguarda l’altro e non interessa i cani.
Anche i cani, se Dio esiste, li ha voluti lui… Ne deduco che in qualche modo dovrà allora risarcirli di mille sofferenze e di una vita da… schiavi scodinzolanti.
E ho sentito un fine teologo, prete, sostenere che anche i nostri animali, in una qualche maniera, finiranno in paradiso.
Non ho detto questo, Gondrano! Ho solo affermato che la giustizia divina (del giudizio finale) non riguarderà i cani, e questo per il semplice motivo che essi non hanno meriti o demeriti, essendo moralmente irresponsabili. I cani andranno anche in paradiso ad allietare i loro padroni beati, ma certo nessuno di loro andrà all’inferno!
@Gondrano
La questione è che è nella loro natura di cani essere “schiavi scodinzolanti” per cui sono realizzati e felici nell’esserlo, non c’è nulla da risarcire, a mio avviso stai facendo l’errore di “umanizzare” il cane.
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Inoltre come ha già lasciato intendere Maniero non so se conviene loro la moralità/libertà perché significherebbe appunto rischiare l’inferno.
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Tutte il creato è appunto creato da Dio, uomini, cani, zecche e fagioli e come dice la Bibbia se Dio non avesse voluto una cosa non l’avrebbe creata e siccome Dio è Amore non resta che fidarsi di Lui, anche per i cani, le zecche e i fagioli.
Luigi, quanto ti diverti a redarre articoli come questo?
Mi diverto sì, ma non nel senso latino di devertere. La natura del cane è sociale come quella dell’uomo. Che scodinzola, eccome se scodinzola. Le mutande sono state inventate per pudore, per nascondere la natura servile degli umani.
Questo articolo mi è matematicamente quasi incomprensibile ma nonostante ciò la sua lettura mi è risultata piacevole, grazie.
Che vuoi, è nella mia natura. Mi piace osservare come stanno le cose. Mi piace stuzzicare i benpensanti. Questa però è una riflessione di anni fa, quando non mi sentivo prossimo al redde rationem. L’ho ripescata e “ripulita” (indarno) dalla trattazione statistica. Quanto si diverte un alpinista sullo Sperone della Brenva? Tantissimo! E se finisce nel crepo e ne esce con i suoi mezzi? Ancora di più! L’uomo è strano. Ho capito la soddisfazione del cane quando ritrova il suo osso ripescando una bottiglia di acqua che avevo seppellito un anno prima nel deserto, piatto ed uguale, di Abu Dhabi.
Questa risposta è per Aleudin, l’altra era per Gondrano. Sono un pasticcione.
L’apprezzamento mi onora. Il “quasi” mi rincuora. In realtà la mia è una battaglia persa in partenza. Anni di scuola sono peggio di Attila e del suo sale sparso (quello era metaforico, questo no). Anche cose semplicissime diventano difficili come camminare su una passerella stretta ed elevata mentre su una riga bianca dipinta per terra ci passi. Un magistrato pilota ebbe difficoltà a capire ed usare la formuletta Rs = (TAS – HW) / Ch. In terza elementare, senza algebra, Pierino risolve problemi con due operazioni. Poi alle medie, con uno strumento formale potente, non capisce più niente.
Sono d’accordo con Masiero. Gli animali non hanno coscienza di sè, non hanno un’anima individuale, ma una sorta di anima di gruppo, per cui “l’altro mondo” non li riguarda. E come dice aléudin, paragonando uomini e animali si rischia di umanizzare questi ultimi (cosa che ultimamente sta prendendo molto piede).
Paragoni da non farsi? Tutto dipende dalle intenzioni che si hanno. Si può leggere ed apprezzare la scimmia nuda di Desmond Morris senza arrivare alla conclusione di essere scimmie diseredate di pelliccia. Per altro ho un amico pilota talmente peloso che manco è diseredato. Il tuo ragionamento, preso alla lettera, squalificherebbe chiunque e.g. confronti, l’ossidazione negli umani con quella dei ratti. Mica uno diventa ratto per questo! Ammesso che tu abbia un gatto, o che osservi un gatto altrui, cosa c’è di male a marcare le età corrispondenti alle varie prestazioni? Con tutto il rispetto, tirare sempre in ballo la religione è dannoso. Per capire la pentola a pressione non mi serve. Occam credeva in Dio, ma di rasoiate se ne intendeva, non solo riguardo la povertà del suo Ordine.
Io non ho detto, Emanuela, che “gli animali non hanno un’anima individuale”, anzi mi pare ovvio che ce l’abbiano. Ogni singolo animale ha un carattere diverso dagli altri della sua stessa specie.
Ho detto solo, obiettando ad un’affermazione di Mojoli, che non saranno soggetti a nessun giudizio divino (come pure a nessun tribunale umano, almeno finora…), essendo privi di responsabilità morale.
In base a cosa sussumi (che bella parolona, pensare che per 70 anni non l’ho mai usata) che gli animali abbiano una “anima di gruppo”? Mi pare una idea del tutto confrontabile con la “coscienza collettiva” e con lo “Stato etico”.
Articolo simpatico e divertente, mi dispiace solo per il provocatorio riferimento alla giustizia divina, non tanto per il riferimento in sé, quanto per il contesto anacronistico: siccome oggi va di moda l’animalismo, i benpensanti che punzecchia sono quelli del secolo scorso, non della mia generazione. Oggi il conformista è quello che assottiglia la differenza uomo-cane o che addirittura da più meriti al cane. Brutti tempi.
Sulla giustizia divina e i cani, HTagliato, vorrei spezzare una lancia in difesa di Mojoli. È vero, presa alla lettera, l’affermazione di Mojoli è discutibile, così come suona ai nostri tempi politically correct, e quindi sorprendente in bocca al nostro matematico! Però mi pare che Mojoli vi avesse un intento scherzoso, ed io vi ho obiettato nello stesso tono!
Scusatemi, non avevo capito che l’intento fosse scherzoso.
Ma dai! Cosa ti aspetti da uno della prima metà del secolo scorso? E’ ovvio che io abbia in mente i benpensanti antichi. Ma stai tranquillo, osservo anche i benpensanti moderni. Non mi piacciono quelli che prendono posizione a partire dal colore, che non è più nemmeno quello della bandiera, ma solo quello delle mutande. Hai osservato che in tutta la discussione nessuno si è sprecato a dirmi: guarda che anche nel gatto lo scostamento è come dici tu (oppure è a rovescio) ? Ho comunque apprezzato e goduto tutti gli interventi, ovviamente senza il dovere di allinearmi pedissequamente.
Non è vero, Luigi, che “in tutta la discussione nessuno si è sprecato…, ecc.”: io ho tirato fuori anche i vegetali! Per la cui condizione di vita mi piacerebbe fosse pure fatto un confronto quantitativo con la vita umana…
Tu spazi dai mammiferi ai vegetali perché sei prof. (lo dico apposta per punzecchiarti!). Htagliato spazia dal batterio, o forse dal virus, o forse dal prione, perché è giovane. Io mi accontento dei mammiferi, anzi del solo mammifero con cui abbia dimestichezza: il cane. Gli umani, mammiferi anche essi (per ora) non li ho mai capiti. Ed è per questo che mi ritiro manco in buon ordine tipo: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. »
Bene, interessante l’osservazione sulle mutande.
Tornando al tema centrale: esiste oltre a quello degli animali e delle piante, anche quello dei batteri, loro sì che sono fortunati: sviluppo rapidissimo, invecchiamento inesistente e finiscono non con la morte ma con la riproduzione (asessuata).
Perché non le stelle? Nascita esplosiva , miliardi di anni di vita a pieno regime e se sono abbastanza grandi, morte di nuovo esplosiva!
Bello. Ottimo esempio di benaltrismo.
Perché? Qual è il problema? (Se c’è, “benaltrismo” è un termine molto “giornalistico” che forse intendiamo diversamente).
Ovviamente non ha senso prendere atto, per quanto sia oggettivo e speculativo il ragionamento dell’ing. Mojoli, che il cane vive 2pigreco meglio dell’uomo. Non ha senso per il semplice fatto che il primo é animale e basta mentre il secondo può anche essere animale ma a proprio insindacabile giudizio e decisione (lo so… qualcuno mi correggerà precisando che tanti umani sfortunati si trovano anche nella condizione di essere costretti a comportarsi come animali… ma resta il fatto che all’uomo é comunque permessa questa valutazione mentre all’animale mai).
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Andrebbe ora approfondito il perché dei vari vita da cani proferiti o ascoltati enne volte durante la vita di noi poveri esseri umani mortali… 🙂
Molto interessante questo confronto uomo-cane sulla risposta dinamica ad alcune “tappe” della vita. Dopo quanto appreso, non posso che guardare con un occhio di invidia le potenzialità della mia cagnolina di quattro anni, anche se devo dire che comunque preferisco godere dell’aspettativa di vita di noi umani anche se destabilizzata da un importante rischio di invecchiamento non in perfetta salute. Credo anche che questo confronto, dalla parte della scienza laica sia perfettamente logico, pertinente ed etico e che non vada in nessuna maniera ad urtare contro qualsiasi sensibilità religiosa. Due esseri viventi che appartengono alla stessa classe, quella dei mammiferi, quindi filogeneticamente “abbastanza” vicini e quindi con molte caratteristiche in comune, anche a livello fisiologico. Credo che per quanto riguarda l’umanizzazione del cane dipenda da cosa si intende. Se si intende il trattare un cane come una persona, penso che allora abbiamo a che fare con un ennesimo esempio di aberrazione comportamentale, per non dire altro, se invece si intende interrogarsi sul fatto se i cani o altri animali possano avere funzioni cognitive assimilabili a qualche forma di ragionamento rudimentale umano allora è un altro discorso. C’è però una questione importante che rimane da definire: l’aspettativa di vita umana in Italia sembra che nel 2015 si sia arrestata per la prima volta nella storia recente, per cause che sono naturalmente ancora in fase di valutazione, e quella del cane?
Non mi pare che ci siano evidenze di arresto o regresso di aspettativa di vita nel cane. Posso informarmi meglio. Una prima idea me la potrebbe dare il buon veterinario che ha curato Acheo Volpino.
L’arresto dell’aumento dell’aspettativa di vita umana in Italia è forse il culmine prima di una regressione. Credo che il motivo sia economico.
Dopo la disgregazione dell’URSS è accaduta la stessa cosa. L’aspettativa di vita in Russia è regredita. Questo è un dato di fatto.
Ringrazio per la pacatezza nel giudizio sul mio scritto. Quanto alle conclusioni “scandalose”: ho sempre ceduto alla tentazione di “essere poco serio” nelle ultime righe avendo messo tutta la mia attenzione nel cercare di far bene i conti. E’ ovvio che il 2 pigreco è tirato per i capelli. Ma cose misurabili in rapporto 6-7 ed anche oltre 10, quelle no. Non sono tirate per i capelli.
Parlando seriamente, Luigi, ciò che io trovo “tirato per i capelli” anche se perfettamente integrato nello spirito (materialistico) del tempo, è il ricavare conclusioni qualitative (i cani che vivrebbero MEGLIO degli uomini del sottotitolo) da pure elaborazioni quantitative su un sottoinsieme delle caratteristiche comuni misurabili.
Io personalmente giudico la qualità specifica della vita umana dal godimento di caratteristiche del tutto precluse ai cani, come l’arte in primo luogo e poi la musica, la scienza, ecc., tutti aspetti che non possono entrare in questo tuo esercizio. Che vale solo, direi quasi tautologicamente, per le quantità messe a confronto e, almeno nel mio caso, soprattutto per il godimento matematico che la tua arguzia mi ha procurato.
Ho conosciuto un cane che apprezzava la musica della chitarra al punto di saper distinguere il buon chitarrista dal pessimo chitarrista… Quando suonava e cantava uno bravo, restava a tiro, se invece il chitarrista era mediocre e stonato, si allontanava per non sentirlo. La cosa era “matematica”, e posso dire, senza paura di umanizzare il quattro zampe, che se ne intendeva parecchio.
Il Suo cane, Gondrano, conosceva anche i canoni, il contrappunto, ecc., distingueva Bach da Mozart da Beethoven, ecc.?
Vede, io parlo di musica come arte, che esige studio e applicazione solo per essere ascoltata, non di successione di suoni che ogni animale udente apprezza naturalmente.
Alla prima domanda rispondo no, chiarissimo dove vuole arrivare. Ma il mio non era nulla di più di un riferire un fatto divertente, in linea col post di oggi, da contrapporre alla sua affermazione assolutamente scontata e condivisibile…
Ci sarebbe magari anche da discutere per quanti umani si potrebbe rispondere sempre un bel no. Non credo sarebbero pochissimi, ma non significa nulla.
Hai ragione… tautologicamente. Ti piace vincere facile, e non te lo rimprovero. Io ho ben delimitato il confronto a fatti fisici. Più precisamente fisiologici. Ora tu metti in campo la musica, la pittura, la poesia, mettiamoci pure la geometria proiettiva. Bene: ringrazia Dio di queste grazie che ti compensano delle tue sfortune biologiche. L’affermazione che puoi censurare è quella che hai colto. Ed è l’unico punto in cui ho osato scrivere il nome di Dio. Ma forse sono in buona compagnia: anche Francesco, il santo, non Sua Santità, amava gli animali. Perché volete fare una lotta di religione quando io ho solo riempito una tabella di età omologhe comparate? Il cane non l’ho mica creato io. Ho detto più volte che è sbagliato elevare gli umani togliendo agli animali ciò che hanno. E tu mi pare che la pensi allo stesso modo. Cerchiamo di essere alla altezza a cui gli umani possono e quindi devono stare. La parabola dei talenti, non l’ho inventata io.
Se non sapessimo che sono fatti inventati, certamente apologetici, potremmo sostenere che quando il santo ha parlato col lupo questo avesse ben inteso le sue parole, visto l’epilogo. Aggiungo solo, e tristemente, che da lupo libero divenne, a causa di quell’intervento, cane scodinzolante.
Anch’io, Luigi, amo gli animali (ma non al punto di odiare come fanno alcuni l’uomo in generale e il prossimo in particolare). Né faccio guerre di religione.
Dico solo che nessun modello matematico potrà mai dimostrare che “i cani vivono meglio degli uomini”. Questo è un problema filosofico che ogni uomo (e nessun cane) risolve come vuole.
Tanto perché qualcuno non prenda il tuo divertissement troppo sul serio, anche al di sopra delle intenzioni dell’autore…
Ah, dimenticavo: tautologico non è offensivo, Luigi! Tutta la matematica è tautologia, ma saper tirarci fuori tutto quello che sai fare tu non è da tutti.
A me hanno “appioppato”, contro il mio volere, un bellissimo husky e mi ci sono affezionato, ho fatto una minima resistenza per evitare di averlo, ma era sopratutto dovuta alla consapevolezza di potermici affezionare e di soffrire per il suo passaggio “a miglior vita”, tanto da ipotizzare di poterlo forse precedere. Le statistiche però sono a suo sfavore e non mi consola sapere che se la possa passare meglio di me in questi non molti anni di vita canina, anche se faccio il possibile perché se li passi al meglio. Si dice che conti la qualità della vita, ma alla fine la quantità ha la sua importaza e anche qui si potrebbero fare dei bei calcoli, visto che si potrebbero considerare gli anni in cui si sopravvive al proprio cane, tanti più sono, tanto più lungo sarà il periodo in cui si sentirà la sua mancanza, anche se andrebbe preso in considerazione l’attenuarsi di questo sentimento nel tempo, anche con il possibile rimpiazzo del compianto animale con un altro suo simile.
La tua testimonianza mi coinvolge emotivamente. Quando presi il mio volpino (unico non bastardino avuto in vita mia) mi chiesi se avessi ancora anni abbastanza per non lasciarlo orfano sul groppone altrui. Decisi di sì. Calcolo giusto. Io sono ancora qui, non molto convinto che sia una gran fortuna. Lui è morto per stupido incidente quando un anno o due li avrebbe potuti godere. Era in buona salute. Ora sono orfano io. Il mio ultimo figlio ha una cagna, grosso modo husky, meno intelligente di quella furbissima che aveva prima, ma senti questa storia. Una stupida medicina gli ha provocato una reazione allergica per cui è entrato in coma. Salvato, torna a casa. A Milano i suoni di sirene si sprecano e la cagna è sempre stata indifferente. Invece per due settimane ad ogni sirena correva a vedere se lui c’era o se lo avevano portato via. Nota: lei l’ambulanza dal sesto piano mica l’ha mai vista.
Ed è una cagna che definirei di media intelligenza.
Molto bello e posso confermare: gli husky tendono a stare a buona distanza dall’umano che li accompagna (non sempre è il padrone o il “capobranco”, io sono “solo” chi lo porta fuori tutti i giorni…), purtroppo questo non li rende molto controllabili senza guinzaglio, tuttavia da queste parti ci sono degli spazi aperti dove si possono sguinzagliare senza incappare in troppi pericoli o problemi. Una mattina di quest’inverno l’avevo lasciato libero di andare avanti in mezzo al verde, quando ho avvertito un po’ di tachicardia e altri proprietari di cani lì presenti mi hanno invitato a stendermi su una panchina, ebbene il mio cane è venuto subito a vedere cosa avessi e mi è stato vicino sinché non mi sono ripreso. Idem quando di recente sono state male le mie figlie e sono venuti gli addetti del pronto soccorso, in due episodi differenti, è salito subito al primo piano per assisterle a bordo letto. E dire che quando gli chiedi di raggiungerti alla svelta raramente obbedisce al primo invito (ma di solito nemmeno a quelli successivi :-).