Il giro del mondo in 80 pensieri di Odifreddi ci elargisce un’ottica innovativa.
Evidenziamo in corsivo alcune sorprendenti affermazioni:
I) Il tuo volto, invece, lo posso vedere. Anzi ne vedo due, uno per occhio.
I sobri normalmente non vedono doppio.
I due segnali sulle retine (A, B) sono sdoppiati in (a1, a2), (b1, b2) e poi miscelati (a1, b1), (a2, b2).
Alle zone corticali arrivano due segnali misti (temporale + basale) provenienti da A+B, oppure da A o da B, se uno degli occhi è chiuso. “Vediamo” il risultato dell’elaborazione dei segnali 1, 2.
Fig.1 Trasmissione dei segnali visivi. Etichette aggiunte all’originale
https://myweb.rollins.edu/jsiry/Visual_Cortex.html
II) Per me tu sei duplice, una doppia immagine capovolta: perchè i miei occhi sono due lenti, che invertono le immagini e mi trasmettono la tua faccia sottosopra, mento in su e fronte in giù
Abbiamo due immagini retiniche, ma non le vediamo. Le lenti focalizzano le immagini. Non trasmettono e non elaborano.
Sottosopra, ma non solo.
Il punto B in alto in fig. 2 è proiettato nel punto b in basso; il punto C a sinistra dell’osservatore è proiettato nel punto c a destra sulla sua retina.
Ciò che vediamo è una elaborazione fatta dal cervello, secondo criteri suoi propri. Vedi inesistenti triangoli di Kanizsa, in particolare quello bianco in fig. 4, che pare persino più luminoso.
E’ troppo facile dire “illusioni ottiche” quando ciò che si vede contrasta con ciò che si tocca o altre evidenze. In realtà il cervello si è addestrato a interpretare le cose: è ovvio che lo faccia bene dove lo apprese per tentativi dalla nascita e male su figure nuove, concepite apposta per confonderlo.
Il cervello opera sempre su stimoli vari che interpreta ed integra tra loro. In genere questo modello della realtà, costruito dal cervello dentro il cervello, è coerente con la realtà stessa nel senso che ci permette di agire efficacemente: stimare bene le cose, evitarle o prenderle, metterle in relazione.
Quando, in base all’addestramento avuto, al software sviluppato, il cervello ci fa “vedere” cose strane, inesistenti o cotraddittorie, diciamo “illusione ottica”. In realtà l’ottica non c’entra.
Cristallino e retina sono innocenti.
III) Se chiudo un occhio […] ti vedo […] a due dimensioni
No. La vista tridimensionale è data più dal cervello che dal fatto di avere due occhi.
Da una fotografia abbiamo ugualmente l’impressione di un bel solido, fig. 3. Con un solo occhio non abbiamo una impressione di appiattimento come in fig. 6. La percezione della profondità, asse y, è generalmente spiegata con la convergenza degli assi oculari, fig. 5, ma questo funziona solo su punti abbastanza vicini: noi non discriminiamo i centesimi di grado, fig.7.
Anche la spiegazione basata sulla legge dei punti coniugati [ 1/p + 1/q = 1/f ] funziona solo su distanze brevi. Per un oggetto a distanza p >> q la focale f è ormai fissa come per p all’infinito.
Qualche considerazione in più su visione binoculare e visione tridimensionale è in allegato.
IV) Se alterno velocemente gli occhi […] ti vedo saltellare di qua e di là del mio naso.
Finalmente una cosa giusta.
Guardate un oggetto O sul muro, dritto davanti al naso N.
Il raggio occhio destro-naso (OD-N) cade sul muro nel punto S a sinistra dell’oggetto O.
Il raggio occhio sinistro-naso (OS-N) cade sul muro nel punto D a destra dell’oggetto O.
Alternando la chiusura di un occhio si ha l’impressione di spostamenti orizzontali del muro, e di ogni oggetto sul muro (rispetto al naso). Un dito N’ messo davanti al naso, diventa il riferimento e vedrete che lo spostamento orizzontale percepito si riduce allotanando il dito dal naso, fig. 8.
Il gioco funziona anche con la testa reclinata. Lo spostamento apparente in questo caso è verticale.
V) Solo quando apro gli occhi su di te, la tua duplicità scompare…
E’ passata la sbornia o lo strabismo.
Ho dato il testo da leggere a persone normali e sobrie. Sorpresa!
Rapite dal lirismo, non si sono accorte degli strafalcioni.
- VI) … e vedo un’unica immagine tridimensionale e diritta
Al contrario. La visione doppia può comparire solo con due occhi aperti.
VII) invece che due immagnini bidimensionali invertite.
Al contrario. L’eventuale visione doppia scompare con un solo occhio aperto.
DOMANDA RETORICA
VIII) La realtà e la verità non vanno forse difese ad ogni costo?
CONSIGLIO:
- State lontani dai Proclami e dai Proclamatori di Verità
- Verificate sempre se il Proclamatore onora i suoi Principi
Allegato
Visione binoculare e visione tridimensionale
Occorre distinguere tra la percezione dei corpi nelle tre dimensioni e la vista binoculare.
Con due occhi aperti il cervello elabora sia una vista binoculare sia una visione monoculare.
Ma noi umani “vediamo” solo il risultato finale della elaborazione.
L’immagine raccolta da ogni occhio ha come riferimento la sua fovea. Il cervello umano mette assieme le due immagini sovrapponendo i due riferimenti in un’unica visione “ciclopica”, cioè come se fosse vista da un solo occhio centrale.
La distanza tra gli occhi aiuta a stimare le distanze solo da vicino. A 4 m la posizione angolare del punto mirato differisce di soli ± 0,5°, fig. A2 in pianta. Ortogonalmente la differenza è nulla, fig. A2 in alzato.
Sulla retina, sferica, abbiamo latitudine e longitudine di ogni punto; in una fotografia, piana, abbiamo ascissa e ordinata di ogni punto; ma in entrambe manca la terza dimensione, che tuttavia percepiamo come realmente esistente. Il cervello sfrutta tutte le informazioni disponibili: anche, ma non solo, la diversità dei due occhi. Credere che la tridimensionalità sia dovuta al solo binocularismo è errato. In campo lontano i monocoli vedono come i binocoli. Gli occhi possono mostrarci la profondità solo da molto vicino e su oggetti piccoli rispetto alla distanza tra gli occhi, come per infilare la cruna di un ago. Un occhio, anche da solo, può vedere tutte e tre gli spigoli ortogonali tra loro, fig. A3.
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20 commenti
Bellissimo, strepitoso!
Ormai, c’e’ gente cosi’ accecata dallo scientismo (quelli che la coscienza e’ un’illusione, il tempo e’ un’altra illusione, ecc., ma per fortuna che abbiamo la scienza a dirci la verita’!!) da preferire all’immagine del buon senso un’immagine ideale che si sono costruiti in testa (e che attribuiscono alla scienza, mentre e’ solo un loro svisamento). Ve lo ricordate il don Ferrante dei Promessi Sposi che muore di peste considerandola un’illusione sulla base di “principi aristotelici”, che invece erano solo suoi vaneggiamenti?
Una volta il prof. Pennetta scrisse che solo la fisica salvera’ la biologia dalla sua deriva idealistica. Purtroppo anche buona parte della fisica moderna (a cominciare dalla cosmologia e poi parte della fisica teorica, ma non certo quella dello stato solido ne’ quella elettronica per es.) sta perdendo il contatto con la realta’, cosicche’ penso che saranno invece gli ingegneri, quelli con le gambe per terra come Mojoli, a salvare la scienza.
Viva gli ingegneri, viva i medici: questi devono far stare sollevati i ponti, questi devono guarire i corpi… e non si accontentano di teorie incontrollabili!
Ma che commento sarebbe questo? Richiamare allo scientismo per quattro robe di ottica? E la fisica contemporanea cosa c’entrerebbe?
Ho parlato, Cipolla, di “buona parte” della fisica contemporanea, non di tutta, ed ho esemplificato la cosmologia tra la pseudofisica. “La cosmologia moderna e’ metafisica matematizzata” e’ stato detto da A. Vilenkin, uno che se ne intende! Altri esempi li puo’ trovare in questo mio articolo: http://www.enzopennetta.it/2015/03/la-fisica-dellillusione/
Vuole giudizi di altri fisici sulla teoria delle stringhe?
Nel mio commento, ho anche esemplificato alcuni settori di fisica davvero scientifica, nel senso di sperimentabile.
Io sono interessato a dialogare con Lei, come con chiunque, ma d’ora in poi, La prego, critichi cio’ che dico, senza inventarSi uno straw man di comodo.
Benvenuto sign. Mojoli,
complimenti per il suo curriculum e per l’articolo, chiaro e preciso! Spero sia l’inizio di una lunga e fruttuosa collaborazione!
Queste recensioni critiche non sono solo belle e divertenti da leggere, sono anche utilissime! Mi piacerebbe che però venissero consigliati anche libri “giusti” da leggere, come la volta scorsa con “100 errori di fisica”.
Trovo un po’ la tua critica ingiusta, Luca. Intanto per prima cosa fa bene CS a smascherare la falsa scienza con cui la divulgazione sta annegando e istupidendo tutti quanti. E poi, CS segnala molto spesso articoli e libri che si staccano dal coro. Io poi non ho mai letto un articolo di Masiero, che non contenga riferimenti a libri e ad autori seri. Infine, potremmo anche noi lettori suggerire qualcosa, no?
Ma il mio è un complimento!!! 🙂
Non c’era nessun intento polemico!
Un testo facile, divertente, corretto: I Numeri ci somigliano di A. Bellos, Einaudi.
Un teso impegnativo: La formazione della teoria degli insiemi. Cantor. MIMESIS
Consigliare testi non è il mio mestiere. Sono solo un ex metalmeccanico.
E, tra poco, anche un ex pilota. Che tristezza. Va bene, Ridiamoci sopra:
Il testo di Salvadori. Tutti i testi di Odifreddi.
Una caramella in premio ad ogni errore trovato
Paga l’editore, ovviamente.
Ringrazio anche io l’Ing. Mojoli per questi utilissimi articoli su libri che contengono errori.
La riflessione che mi viene da fare è che se degli errori banali passano inosservati, dobbiamo considerare come errori più subdoli nascosti ad esempio nella divulgazione della SM possano passare inosservati e diffondersi in modo acritico.
I maccemisni di prezoceine snoo bizrazri ed iftnati la nsorta vlotonà nel leregge qestuo tseto sencodo l’etsato onride con cui snoo dopsitse le lerette, è svrostaata dlale diecsnioi che pnerde il crellevo, smerba qiudni che sia il crellevo a didecere e non il nsorto “io”.
…e io aggiungerei “per fortuna!”, perché credo che sia proprio un elemento di grandezza il fatto che il nostro cervello sia molto elastico e capace di automatizzare le cose che facciamo più spesso, è un fatto di economia delle risorse. Proprio perché il nostro cervello fa moltissime cose (per es. non siamo noi a comandare la digestione, i reni, l’elaborazione e l’interpretazione delle immagini come in questo caso) che allora siamo liberi di usare il nostro “Io” in cose che non sono e non devono essere automatiche, come appunto lo è il ragionamento.
In effetti è così elastico che da spazio alla mia volontà di “comandarlo” e di leggere letteralmente ciò che è stato digitato con la tastiera. E sinceramente devo ammettere che ho dovuto scegliere di leggerlo in automatico perché la prima percezione, alle prime parole, è stata “ma che c’è scritto?” poi ho capito e compreso..
Comunque grazie Flavio. Io adoro questi giochi. conosci un sito che ne propone di belli? non saprei (o non ricordo) neanche come definirli per cui la loro ricerca sul web mi risulta un po’ troppo lunga..
Anche a me piacciono i giochi che dimostrano come il corpo prende facilmente il sopravvento sulla mente, in fin dei conti dimostrano che non abbiamo tutto quel controllo che pensiamo di avere… Nei giochi logici però può essere la volontà a prendere il sopravvento e a rivalersi sul cervello, quindi a fine giornata potremmo anche concludere a pari e patta.
… siamo liberi di usare il nostro “Io” …
La nostra libertà è fondata su riflessi automatici. Chi impara a guidare deve sapere dove sono i pedali e metterci i piedi senza guardare. Così è libero di guardare fuori. Poi imparerà a reagire automaticamente a molte situazioni di traffico, e potrà pensare alla strada da prendere. Infine, imparata la strada, sarà libero di pensare a quello che va a fare. Addestrato, sarà libero di pensare alla mossa successiva. E speriamo che pensi pure a se stesso.
Ad ogni stadio ciò che prima gli impegnava il cervello cosciente poi passa sotto, a livello di automatismo. Liberando il piano superiore.
I bambini faticano a capire una parola finché combattono con le sillabe, poi faticano a capire una frase finché combattono con le parole, poi… rimbecilliscono con attrezzi tecnologici atti a ridurre la durata della loro attenzione a pochi secondi. Che iterati danno loro un impegno nevrotico di ore al giorno. Consiglio la lettura di:
“Demenza digitale” Manfred Spitzer, medico.
Ottimo chiarimento con finale a sorpresa!
Purtroppo il nostro cervello non è così multitasking ed ogni situazione può presentare i propri vantaggi o svantaggi, basti pensare al caso in cui ci trovassimo su un treno e scendessimo di fretta ad una stazione di cui abbiamo letto il nome molto, anzi troppo, fugacemente: il nostro cervello, anticipandosi alla nostra volontà, potrebbe aver operato bene (mettendo assieme correttamente le lettere) oppure male (confondendo il nome di quella località con un’altra simile).
Ottima illustrazione delle virtù e delle loro dinamiche.
Salve.
Ringrazio anch’io l’Ing. Mojoli per questa interessante serie di articoli sulla cattiva divulgazione, di cui attendo gli sviluppi, nonché per consigliarci (nell’articolo o fra i commenti) buone letture in alternativa al riguardo.
Non posso poi non concordare con il prof. Masiero nel provar noia innanzi alla deriva idealistica della scienza galileiana contemporanea.
Lei commenta, dopo la necessaria ironia (non sia mai che non si faccia un commento ironico) a
“I) Il tuo volto, invece, lo posso vedere. Anzi ne vedo due, uno per occhio” questo “I due segnali sulle retine (A, B) sono sdoppiati in (a1, a2), (b1, b2) e poi miscelati (a1, b1), (a2, b2).”
Quindi pure lei parla di due immagini. E allora perché dare del ciarlatano a Odifreddi?
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Mi capisca, lei Mojoli fa bene a darci un esempio di ottima divulgazione approfondita con tanto di presentazione matematica, ma evidentemente la divulgazione di quel libro vuole evitare la matematica. Quindi non vedo tutto questo errore in un testo di Odifreddi che mi pare sinceramente tanto generico da non essere sbagliato.
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Agli amici che poi sentono il nome Odifreddi e subito partono con la tiritera dello scientismo anche quando si parla di ottica, credo che la vostra suscettibilità parli da sola.
Ironia.
Di fronte ad assurdità è meglio sdrammatizzare, sia lecito almeno ridere.
Ciarlatano.
La parola l’ha usata lei. Non la attribuisca a me.
Due immagini.
Abbiamo due retine. Ma noi non vediamo quelle due immagini.
Vediamo una complicata elaborazione dei due segnali mescolati. Questo ho detto.
Forse male, nel qual caso mi scuso, con lei e con tutti. La figura mi pareva chiara.
Divulgazione.
Niente formule. Lo faccia presente a Odifreddi. Nel medesimo testo spiega:
1+1+1+… = -1/2 Non proprio adatto ai semplici. Ne riparleremo.
Crociate.
Se Odifreddi scrive (Matematico Impertinente) 2/3 = numero irrazionale io dico NO.
Noto anche l’infortunio di costruirci sopra un intero capitolo sulla Musica.
Se lei vuol chiamare crociata una correzione faccia pure.
Un socio del CICAP mi diede del capzioso perché obiettai che era un errore da ragazzino.
Non mi attribuisca animosità che non ho e che sono evidentemente di altri.
Banalità
Concordo totalmente con lei: la mia è Ottica da due soldi.
Il guaio è, come ha notato anche il prof. Pennetta, che gli errori che trovo sono da un soldo bucato.
Il guaio dei guai è che nessuno se ne accorge o tutti lasciano fare, dire, scrivere.
Capisco che veleggia ad altissima quota, come lei, ma gli altri? Ma tutti?
Ma i professori che consigliano libri pieni di errori?
Tranquilli, tanto siamo ancora sopra la Colombia con i nostri quindicenni.