Nel complesso, e quasi indecifrabile, scenario geopolitico di questi momenti, un elemento ignorato nelle analisi è lo scontro in atto all’interno del sistema di potere degli Stati Uniti.
Da chi ne uscirà vittorioso dipenderà se il futuro sarà di distensione o di inevitabile guerra.
Che all’interno degli Stati Uniti sia in atto una drammatica frattura nel sistema di potere è stato evidente quando nel mese di marzo del 2015 è stato raggiunto l’accordo sul nucleare con l’Iran. Il più grande (forse unico) successo in politica estera della presidenza Obama, è stato osteggiato da una fazione di intransigenti che si è in quell’occasione spinta fino alla rottura palese.
Qualcosa di inimmaginabile è accaduto in quel momento: il PM israeliano Benjamin Netanyahu si è recato negli USA per un viaggio di propaganda contro la politica della Casa Bianca. Un gesto che non può essere stato un’iniziativa individuale ma che deve avere avuto il consenso di una parte non trascurabile della classe politica, e che si trasformato in un vero affronto quando lo speaker del Congresso ha invitato Netanyahu a parlare ai deputati contro il parere del Presidente. Qui di seguito quanto scritto al riguardo dalla CNN “Obama and Netanyahu: A clash of world views, not just personalities” (Obama e Netanyahu: Uno scontro di visioni del mondo, non solo di personaggi.):
Il leader israeliano si esprimerà contro l’accordo proposto in un discorso al Congresso il Martedì, contro i desideri della Casa Bianca, su invito del GOP della Camera John Boehner.
Lo “schiaffo” di Bohemer a Obama non può essere avvenuto senza l’appoggio di una parte non solo del Congresso stesso ma anche di altri esponenti istituzionali. Una interessante catena di allontanamenti effettuata da Obama di personaggi classificabili come “falchi” sembra essere l’epifenomeno di un confronto tra una fazione che preme per una guerra aperta e un’altra che lavora invece per un raffreddamento della situazione. Una sintetica ricostruzione ne è stata fatta dal giornalista Thierry Meisssan sul sito Rèseau Voltaire in un articolo dal titolo “La République française prise en otage” che tratta degli attentati di Parigi:
Ho spiegato a lungo, dopo la prima conferenza di Ginevra del giugno 2012, che una fazione interna allo stato americano faceva una sua propria politica, contro quella della Casa bianca. All’inizio questo complotto era diretto dal capo della CIA e cofondatore di Daesh nel 2007 (the surge) (17) il generale Petraeus, fino al suo arresto manette ai polsi all’indomani della rielezione di Obama. Poi è stata la volta del segretario di stato H. Clinton, che non ha potuto terminare il suo mandato a causa di uno spiacevole incidente. Infine questa battaglia fu continuata dall’ambasciatore J. Feltman dagli uffici dell’ONU e dal generale J. Allen alla testa della pretesa coalizione anti Daesh. Questo gruppo, parte del “profondo Stato” USA, che non ha smesso di opporsi all’accordo 5+1 con l’Iran e di combattere la repubblica araba siriana, ha dei suoi membri all’interno dell’amministrazione Obama. Soprattutto può contare sull’aiuto delle multinazionali, i cui bilanci sono più importanti di quelli degli stati e che possono finanziare le loro operazioni segrete. Si tratta in particolare del petroliere Exxon Mobil (vero proprietario del Qatar), dei fondi KKR e dell’esercito privato Academi (ex Blackwater).
(Traduzione Comedonchisciotte)
Che intorno ad Obama fosse in atto una specie di epurazione se ne è avuto conferma anche con le dimissioni di Evelyn Farkas, che gestiva le relazioni con Ucraina e Russia, vedi M. Blondet “Attorno a Obama, significative dimissioni“:
Dal Pentagono si è dimessa Evelyn Farkas, vice-assistente segretaria del Ministero Difesa con una carica interessante: era quella che gestiva le relazioni militari con Ucraina e Russia, ossia armava la giunta di Kiev e la spingeva alla guerra contro i secessionisti del Donbass. Era praticamente il clone, al Pentagono, di quel che è alla segreteria di Stato (ministero degli Esteri) Victoria Nuland, la grande istigatrice dei golpisti di Kiev, che per staccare l’Ucraina da Mosca ha ammesso di aver speso 5 miliardi di dollari.
L’opposizione all’accordo 5+1 con l’Iran sarebbe dunque una specie di rivelatore dell’appartenenza all’una o all’altra fazione, parti che però si scontrerebbero anche sulla questione dell’Ucraina e della Siria. Una specie di partito trasversale della guerra contro un partito della trattativa. L’azione di un partito che cerca l’accordo non solo con l’Iran ma soprattutto con la Russia si è intravista anche nella sostanziale mancanza di reazioni all’inizio delle operazioni militari russe in Siria, Obama si è limitato a qualche generica affermazione di condanna e a negare una collaborazione, ma nulla di più, sostanzialmente gli USA non si sono opposti.
Un cambiamento netto di atteggiamento degli USA si è avuto nella vicenda dell’Airbus A321 russo precipitato nel Sinai, in quest’occasione, a differenza del volo MH17 abbattuto sull’Ucraina, i satelliti USA sono stati messi prontamente a disposizione per aiutare i russi a capire che non si era trattato di un incidente: “Aereo caduto in Sinai: «Un satellite Usa ha rilevato un lampo di calore»“.
L’attentato, rivelato dalle fonti USA, che sia stato attuato con una bomba all’interno, o peggio ancora sarebbe nel caso di un missile, mette sotto accusa i governi sostenitori dell’ISIS e fornitori di supporto economico e militare. Il gesto degli USA ha dunque fornito alla Russia una forte convalida dell’ipotesi attentato e aperto la porta alla ricerca e all’individuazione dei mandanti.
In questo momento la fazione della trattativa ha inoltre compiuto un ulteriore forte passo fornendo a Putin i documenti che individuano nell’Arabia Saudita e nei paesi del Golfo i principali finanziatori dell’ISIS: “La verità scomoda di Putin: “All’Isis soldi da Paesi del G20”“.
Un rapporto della «Brookings Institution» di Washington indica nei carenti controlli delle istituzioni finanziarie del Kuwait il vulnus che consente a tali fondi «privati» di arrivare a destinazione «nonostante i provvedimenti dei governi kuwaitiano, saudita e qatarino per bloccarli». Fuad Hussein, capo di gabinetto di Massoud Barzani leader del Kurdistan iracheno, ritiene che «molti Stati arabi del Golfo in passato hanno finanziato gruppi sunniti in Siria ed Iraq che sono confluiti in Isis o in Al Nusra consentendogli di acquistare armi e pagare stipendi». «Una delle ragioni per cui i Paesi del Golfo consentono tali donazioni private – aggiunge Mahmud Othman, ex deputato curdo a Baghdad – è per tenere questi terroristi lontani il più possibile da loro». David Phillips, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ora alla Columbia University di New York, assicura: «Sono molti i ricchi arabi che giocano sporco, i loro governi affermano di combattere Isis mentre loro lo finanziano». L’ammiraglio James Stavridis, ex comandante supremo della Nato, li chiama «angeli investitori» i cui fondi «sono semi da cui germogliano i gruppi jihadisti» ed arrivano da «Arabia Saudita, Qatar ed Emirati».
L’Arabia Saudita è evidentemente il principale paese sotto accusa, e il fatto di essere stato tra i più accaniti oppositori dell’accordo con l’Iran e il suo finanziamento all’ISIS lo unisce negli obiettivi, ma anche di fatto, all’ala dei falchi USA, come del resto documentato da più fonti, vedi Marcello Foa: “L’altra verità, sconvolgente, sull’Isis e sui suoi aguzzini“.
La presenza di una fazione interna agli USA, e che sembra comportarsi come uno Stato nello Stato, si sta dunque evidenziando sempre più, e la novità è che è proprio un’altra parte della società politica e militare USA che sta lavorando a portarla alla luce.
Quello che accadrà nei prossimi tempi dipenderà quindi in primo luogo da chi prevarrà in questo confronto interno agli USA. Il rischio è dato dalle contro misure possibili che potrà ideare ed attuare ‘partito della guerra’.
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35 commenti
Forse non sarà molto attinente con l’argomento (intrinsecamente lo è) ma rileggendo il recente articolo Gas Wars, qui su CS, si ha una visione più chiara dell’attuale situazione geopolitica, soprattutto quella riguardante il rapporto USA – Siria.
I recenti attacchi a Parigi potrebbero essere un buon pretesto per approdare in territorio siriano e abbattere l’Isis (di cui conosciamo bene le radici e i finanziamenti). Ma, sapendo che Bashar Al-Assad ha stretto buoni rapporti con Iran, Iraq e soprattutto Russia, non credo che il governo statunitense voglia rischiare una guerra, anche perché si ritroverebbe a fronteggiare tre diverse nazioni http://www.ilgiornale.it/news/mondo/l-iraq-raggiunge-l-alleanza-siro-iraniana-nata-mezzaluna-sci-1176438.html
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Staremo a vedere…
Segnalo che intanto, zitti zitti, gli Stati Uniti si accingono a realizzare in Lituania il primo terminale per il loro shale gas LNG trasportato via mare. Il cordone sanitario baltico mar nero si chiude.
http://uk.reuters.com/article/2015/11/17/usa-russia-gas-europe-idUKL8N13B4OB20151117
Non si vede quale vantaggio possa ricavare l’ISIS da questa azione.
Farsi bombardare anche dalla Francia?
I cosiddetti scarponi a terra poi gli USA non intendono metterceli.
L’unico paese che avrebbe tratto vantaggio è la Turchia che ambisce ad annettersi la fascia di confine.
Queste rivelazioni USA-Russia però adesso mettono la Turchia in una posizione di difficoltà.
Uhm, non ne sarei così sicuro, prof. Ha una posizione strategica la regione siriana.
« L’idea sarebbe di aiutare gli elementi moderati a istituire affidabili zone sicure all’interno della Siria, una volta che ne siano in grado. Le forze americane, saudite, turche, britanniche, giordane e di altri paesi arabi agirebbero di supporto, non solo dal cielo ma alla fine anche sul terreno, tramite la presenza di forze speciali. L’approccio sarebbe reso vantaggioso dal territorio del deserto aperto siriano, che permetterebbe la creazione di zone cuscinetto che potrebbero venire monitorate per rilevare segnali di attacco nemico attraverso una combinazione di tecnologie, pattugliamenti e altri metodi che potrebbero venire forniti da forze speciali esterne ai militanti siriani locali. Se Assad fosse così sciocco da attaccare queste zone, anche se in qualche modo costringesse alla ritirata le forze speciali esterne, perderebbe molto probabilmente la sua forza aerea nel conseguente contrattacco delle forze speciali, privando così il suo esercito di uno dei suoi pochi vantaggi sull’ISIL. Perciò sarebbe molto improbabile che attaccasse. »
Tratto dal Brookings Institution http://www.controinformazione.info/gli-usa-si-apprestano-ad-invadere-la-siria/
Articolo non recentissimo ma rende l’idea.
Grazie, molto interessante l’articolo, mi sembra che supporti proprio l’idea che esistano delle forze che agiscono sfruttando gli Stati e scavalcando le politiche delle istituzioni.
Adesso è proprio questo tipo di disegni originato fuori dalla politica ufficiale che si sta mettendo in difficoltà, il fatto che le accuse usate da Putin vengano dallo stesso Brooking citato nell’articolo linkato è interessante.
Enzo, scusa il disturbo, ma come andrà a finire alle prossime elezioni USA?
Gli USA perderanno il loro ruolo di unica superpotenza nel mondo? E i Brics si sono già sgonfiati dopo la bolla cinese? Continueranno con questo conflitto permanente a vita oppure sveleranno le carte? 😉
Ciao Dom, devo dire che è una domanda impegnativa! Non so come andrà a finire, ma quello che vedo è una pericolosa presenza di Hillary Clinton che, se dovesse vincere l elezioni, sarebbe il principale pericolo per la pace nel mondo. L’altro protagonista, Donald Trump sembra uno di quelli messi lì apposta per favorire l’avversario.
Che i BRICS si siano sgonfiati non lo penso, in confronto è potenzialmente più sgonfio l’Occidente che si tiene su a botte di Quantitative Easing ed è sempre sull’orlo di una crisi economica rovinosa.
Purtroppo quando le cose vanno male la tentazione di risolvere tutto con la guerra è sempre stata presente, e anche oggi è così.
Di sicuro credo che comunque il sogno di un mondo unipolare a guida USA sia tramontato, si tratta adesso di vedere se sarà un tramonto graduale o un crollo rovinoso.
Enzo se gli USA smetteranno di essere la guida nel mondo sarà un vero e proprio disastro per il nostro modo di vivere…;-)
Voglio dire, errori ne hanno commessi mica sto qui a negarlo, però, al di là delle contraddizioni interne (nessuno è perfetto), non c’è alcun dubbio che hanno contribuito a incanalare, nel bene e nel male, i valori occidentali… (libertà, tolleranza, democrazia, benessere).
Insomma, se prima il gigante era l’Inghilterra vittoriana e poi lo sono diventati gli USA, il mondo non ha subito grossi cambiamenti. Noi siamo rimasti tranquilli e anche gli altri paesi europei, ci sentivamo “garantiti” dagli USA. Un domani se lo scettro di prima della classe passerà ad una nazione non occidentale (mi frega poco che lo sia in realtà:-)), con tutta un’altra base di valori, come si metterà la partita per noi? I nostri politici lo sanno? Possibile che non riescono a vedere oltre il loro naso?:-)
A mio parere Dom gli USA hanno smesso da molto di di essere la guida del mondo, i valori occidentali li hanno demoliti uno ad uno, hanno dichiarato di esportare la democrazia quando saccheggiavano o sottomettevano altri paesi, hanno promosso il relativismo e il nichilismo a filosofia sociale combattendo tutto ciò che era tradizione, hanno garantito i poveri svantaggiando i ricchi, hanno diffuso la rivoluzione psichedelica, il cibo e la TV spazzatura, l’aborto come metodo di programmazione economica malthusiana, ecc… insomma più che difendere l’Occidente l’hanno distrutto.
In realtà esiste un altro Occidente, quello autentico, che va recuperato, e per farlo bisogna che questi USA vengano tolti dal loro ruolo egemone.
Se i nostri politici fossero lungimiranti metterebbero un freno alla deriva statunitense e guarderebbero all’Occidente originale, quello che ad esempio si è conservato nella Russia europea.
Questa roba del “vero occidente” mi sa tanto di età dell’oro alla Esiodo. Il fatto poi che debba essere la Russia a difendere questo mitico Occidente è una idea comica che però non fa nemmeno ridere. Ma stiamo parlando poi dello stesso paese, ovvero quello conteso tra una delle mafie più potenti del mondo ed una oligarchia che reitera se stessa? E per quanto riguarda gli Usa, cosa c’entrano il relativismo, il nichilismo, la rivoluzione psichedelica? Ma di che stiamo parlando? Ma li conosce davvero gli Usa? Mah…
Niente età dell’oro, l’Occidente di cui parlo era quel sistema di tradizioni e valori condivisi (oddio ho detto ‘valori’!) che fino all’ottocento era condiviso dall’Atlantico agli Urali, l’appartenenza della Russia all’Occidente è ben descritta nei romanzi di Dostoewskij, niente di mitico Giuseppe, solo storia.
Se poi parliamo di mafie allora l’Italia non dovrebbe neanche essere annoverata nell’Occidente? Davvero pensa questo?
Cosa ci sia da ridere poi lo sa solo lei.
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Riguardo agli USA e alla nascita di fenomeni come gli hippie con la diffusione in larga scala delle droghe, la diffusione dell’aborto e del capitalismo selvaggio, parlo ancora di fenomeni ben documentati e documentabili.
Gli USA sono ormai un fantasma di quello che era l’Occidente e mi domando se è lei a conoscerli davvero, rinnovi la sua cineteca che è ferma a John Wayne…
Enzo ma se al posto degli USA l’egemonia passa alla Cina o all’India?
Cadiamo dalla padella alla brace? Forse, mantenere gli USA in sella permette di non pensare ad un tramonto occidentale ed ad un “dopo”?
Perchè sta a preoccuparsi?I massimi potere sono sempre stati,negli ultimi 70 anni Usa,Russia e Cina…forse l’India riuscirà ad inserirsi tra le più grandi potenze(disponendo anche di arme atomiche) ma dubiterei che nei prossimi 50 anni(unica possibilità di un totale sconvolgimento degli equilibri è l’invenzione di una nuova ultra arma….da parte di una quinta potenza………)una delle citate potenze possa padroneggiare solitaria il pianeta terra….Si ricordi ad esempio che l’India è molto vicina alla Russia ma lontana dalla Cina e non troppo lontana dagli Usa……
L’India la vedo impossibile, è frammentata in una miriade di etnie e non ha mai avuto un passato espansionistico, al massimo sarà una potenza locale o economica, sempre che prenda quella strada.
La Cina ci ha già colonizzato economicamente ma per il resto è una cultura troppo estranea a quella del resto del mondo, vedo più probabile che siano loro a cambiare.
Insomma, In conclusione, Cina o India per noi sarebbero culture distruttive, ma non sono così forti da correre questo rischio, la colonizzazione economica già è in atto e se non si torna indietro sull’idea della globalizzazione senza regole finiremo col livellarci al loro tenore di vita, cioè sottopagati e al limite della sussistenza in nome della competitività.
L’India non è cosi debole come potrebbe apparire,il suo potenziale economico ma anche militare non è lontano(potenzialmente) da quello cinese(che comunque si sta evolvendo a livelli altissimi).
Teniamo anche a mente che se il popolo cinese o meglio quella parte sottopagata dei lavoratori cinesi iniziassero(come non saprei,in effetti)a pretendere( in parte già avviene)standard di vita “occidentali”e di conseguenza stipendi ben più consistenti,i prodotti che adesso costano niente di conseguenza avrebbero meno interesse per noi popoli occidentali abituati al “consumismo convulso” propio perchè diverrebbe impossibile,facendo un esempio, comprare un pile a 3-4-5 euro…….Dimenticare questa ipotesi valida sia per i Cinesi sia per gli Indiani,secondo me è un errore,perchè a parità di qualità-prezzo il mondo tornerebbe a preferire,per esempio, i migliori prodotti tessili del mondo…..quelli italiani(ma non solo ed esclusivamente prodotti di ultra lusso) oltre a mille altre produzioni del fantastico made in italy.
A proposito di Arabia Saudita, ulteriore difficoltà arriva dal fatto che la droga usata dai terroristi per compiere le le loro azioni era stata recentemente sequestrata proprio a dei principi sauditi in Libano:
http://www.corriere.it/esteri/15_novembre_18/che-cos-captagon-droga-piu-usata-jihadisti-isis-e3885ce0-8df5-11e5-ae73-6fe562d02cba.shtml
Prof gli interessi di Israele non convergono più con quelli USA?
Quello che è successo con la visita di Nethanhyau mostra una parte degli USA ancora fortemente filo israeliana ma al contempo l’emergere di una parte che vuole svincolarsi dall’abbraccio troppo stretto con un alleato che potrebbe trascinarli in avventure rischiosissime.
Tra i più fortemente filo israeliani ci sono anche quelli legati ad un cristianesimo apocalittico e che sperano un’Armagheddon, gente che definirei davvero fuori di testa e, dato i posti che occupano, pericolosa.
Enzo giorni orsono scrivevo in risposta ad un articolo sul profilo facebook di un carissimo amico-fraterno.Italiano, che si occupa da “secoli”del Mondo Russo(fin dai tempi del sovietismo)e delle bellezze infinite di quel paese cioè religiose,artistiche,paesaggistiche ecc.propio di Dostoewskij dicendogli che per me(e non soltanto)questo immenso autore è più che mai attuale…..ma in tutto il Mondo……Mondo che veramente non pensa altro che al materialismo più assoluto.Putroppo per noi Occidentali quello che scrivi su una “certa america”corrisponde al vero….consiglio anch’io il signor Giuseppe di visitare Detroit,New Orleans e compagnia dicendo(evitanto costose Agenzie turistiche)personalmente.Il sogno americano si è inceppato e certo ne Trump ne la Clinton,con l’uso esclusivo delle armi,riusciranno a far riprendere la marcia……
Pienamente d’accordo stò, il sogno americano non solo s’e inceppato ma sta diventando un “american nightmare”.
Concordo Enzo. American nightmare e’ la definizione migliore.
Il miglior commento sul “sogno americano” l”ha fatto George Carlin: «Ecco perché si chiama “sogno americano”, perché devi essere addormentato per crederci».
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Impareggiabile.
Caro mio frate, ho fatto il dottorato in Fisica a Baltimora, che tra l’altro è una delle città più pericolose degli Usa, e sono fidanzato con una ragazza di Portland in Oregon. Non mi faccia la lezioncina su realtà che conosco meglio di lei…
E allora, caro Giuseppe, si vede che a lei quella realtà piace, parafrasando qualcuno le rispondo che quella realtà fa c*****, e visto che così vuole, la lezioncina gliela faccio fare da qualcuno che l’America la conosce.
Forse il punto di vista di un privilegiato che fa il dottorato in fisica a Baltimora e ha la fidanzata in Oregon, non è quello della gente comune:
Dal blog di Marcello Foa:
Confesso : sono stato, in gioventù, un grande ammiratore degli Stati Uniti. Poi, da inviato speciale, ho iniziato a girare questo grande Paese in lungo e in largo ma non nelle solite, note grandi città – New York, San Francisco, Boston, Washington – bensì nell’America profonda, quella, noiosissima, mai battuta dai turisti e dove i giornalisti si recano solo se costretti dai loro direttori. Un paio di anni fa con la mia famiglia abbiamo trascorso le vacanze negli Usa ; lasciammo la Grande Mela per addentrarci nello Stato di New York, su verso Albany e Catskills Mountains, sedotti dalla descrizione, letta sulle guide turistiche, dei tipici, deliziosi villaggi, simbolo di una vecchia America.
Bastarono poche decine di chilometri per restare sconcertati: i villaggi erano davvero vecchi ma tutt’altro che deliziosi. Erano angoscianti, costellati di case derelitte e talvolta piegate su ste stesse ; viaggiavamo su strade piene di buche da cui spuntavano erbacce che nessuno strappava più da tempo e intorno a noi vedvamo solo povera gente. I più fortunati vivevano in baracche di legno, gli altri vagavano trascinando i propri cenci nei carrelli della spesa.
Scoprimmo, allora, l’altro volto dell’America, quello che i turisti non vedono mai sulla Fifth Avenue o nel centro di San Francisco ed è un’America molto più numerosa di quanto si immagini, isolata, ignorata da tutti, abbandonata a se stessa.
Capii allora che erano veritiere le denunce di un commentatore molto coraggioso l’economista Paul Craig Roberts; non uno qualunque, ma uno dei principali collaboratori del presidente Reagan, docente universitario, pluripremiato. Craig Roberts sostiene che parte dei dati concernenti gli Usa, a cominciare da quelli sulla disoccupazione, non sono attendibili, in quanto manipolati alla fonte. Per intenderci : è uno di destra, un liberale. Ma con gli occhi aperti e un’autentica passione civica al servizio del proprio Paese.
Ora, grazie alla segnalazione di un amico, scopro uno studio di due docenti americani, Hershey H. Friedman e Sarah Hertz, intitolato: “Gli Stati Uniti sono il miglior Paese al mondo? Ripensateci”, basato su una serie di statistiche internazionali, da cui trova conferma il ritratto di un Paese in fase di evidente involuzione sociale, politica ed economica. Qualche dato: nella classifica sulla percentuale della popolazione che vive in povertà, gli Usa sono al 35 esimo posto su 153. Quella riguardante i bambini in povertà nei Paesi occidentali è ancora più disastrosa: gli Usa sono 34esimi su 35, solo la Romania fa peggio. Sono il quarto Paese al mondo con la maggior disuguaglianza reddituale, dietro a Cile, Messico e Turchia. E gli stessi americani non si sentono molto felici: sono appena al diciassettesimo posto della classifica mondiale. L’aspettativa di vita è bassa: gli Usa sono appena 42esimi, mentre battono tutti riguardo la popolazione carceraria: hanno 2,2 milioni di detenuti, molto più della Cina (1,6 milioni) che però ha una popolazione oltre 3 volte maggiore e della Russia dell’orribile Putin (600 mila). Secondo una fonte insospettabile, l’Economist, nemmeno Stalin raggiungeva queste cifre.
Potrei continuare ma mi fermo qui. Intuisco lo sconcerto del lettore, che si chiede: ma come? Io pensavo che l’America… Già, lo pensavamo tutti, ma per valutare davvero questo Paese non ci si può limitare agli annunci ufficiali, che descrivono solo una parte della realtà, ignorando tutto quello che non collima con la verità ufficiale, con il mito che Hollywood e le tv continuano ad alimentare. Quanti film avete visto sui 45 milioni di americani in povertà? Quante denunce giornalistiche? Chi solleva questo tema nei dibattiti televisivi? La risposta è sempre la stessa: nessuno.
Tutti pavidi e conformisti, tranne pochi commentatori coraggiosi come Paul Craig Roberts.
That’s America. Purtroppo.
http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/08/11/viva-il-modello-americano-o-forse-no-questi-dimostrano-unaltra-verita/
Sempre da Marcello Foa:
“Non riconosco più l’America. Quando ero un ragazzo era il Paese della libertà, quando avevo 19 anni lo attraversi in bus, sui Greyhound, coast to coast, andata e ritorno. Dormivamo nei motel passeggiavamo liberamente nelle grandi città come in quelle piccole; non avevamo paura e non sentivamo alcuna diffidenza attorno a noi. Era un vero piacere.
Poi dopo l’11 settembre ho assistito a una metamorfosi progressiva: gli Usa sono diventati il Paese che viveva nella paura, nella diffidenza, che travalicava i suoi splendidi valori costituzionali nel nome della sicurezza
L’ultima volta che ci sono stato, nel 2012, l’America mi parve trasformata, come se il suo Dna fosse cambiato. Scoprii, con grande dispiacere, il Paese dei divieti e di una polizia sempre più presente e invadente. E superarmata. In un decennio, coperto dal compiacente silenzio dei media, la polizia di tutti gli Usa è stata dotata di equipaggiamenti da guerra, come se fosse a Baghdad e non nel Wisconsin o in California.
E il suo comportamento si svela sempre più violento e prevaricatore. Brutale anche per reati comuni, più simile a quello di uno Stato totalitario che a un Paese democratico. I fatti di Ferguson hanno fatto esplodere una rabbia che covava da tempo. Ma il clima, nel frattempo, non è migliorato.
Quasi ogni settimana escono notizie e video assurdi, come quello della studentessa arrestata in classe e trascinata per i capelli.
Navigando su internet ne ho scoperto un altro: due persone sono state arrestate ad Austin per… aver attraversato la strada a piedi con il rosso. Arrestate e picchiate selvaggiamente. La polizia di Austin ha aperto un’inchiesta. Ma la sproporzione tra il “reato” e il comportamento degli agenti è evidente. E soncertante.
Guardatelo, il video. E inorridite.
Che cosa sei diventata, America?
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=uVuyO85cINg“
http://blog.ilgiornale.it/foa/2015/11/07/il-volto-violento-dellamerica-attraversano-a-piedi-col-rosso-la-polizia-li-picchia-e-li-arresta-video-choc/
No no non mi permetterei mai.Ma avendo parenti in Usa sia ad est sia per esempio a Tucson credo di saperne molto più di lei e della sua bella laurea in fisica, dell’america.Anche perchè qui non stiamo parlando di Fisica.E sappia che mai e poi mai parlerei male dell’America(ancor meno della mia Russia).Ma nascondere la crisi profonda del Sogno Americano è secondo me un gravissimo delitto.
Sono anche certi personaggi che sognano ogni notte di sobillare un guerra(uguale fine del mondo)tra i due colossi che detesto maggiormente.Comunque come per altri signori la prego fino da adesso di evitarmi. ps.Non si preoccupi semplicemente non le risponderò più.
Professore non si dia pena, la mia conoscenza diretta degli Usa muove da motivazioni personali e professionali, di John Wayne non so che farmene. Detto questo, semmai Santa Madre Russia non dovesse riuscire a difendere l’Occidente di cui parla, potrebbe sempre accogliere la moltitudine di rifugiati che lascerebbe al suo destino questa valle di lacrime. In fin dei conti, a est degli Urali, c’è tanto di quello spazio…
Sugli USA ho detto sopra, riguardo la Russia non capisco perché dovrebbe accogliere i profughi che sono stati causati dal neoimperialismo e avventurismo USA – GB – Francia.
Li risarciscano e li accolgano loro.
Specialmente poi carissimo Enzo se il neoimperialismo e avventurismo mira al controllo delle rotte dell’oro nero.Anche una guerra nucleare è possibile pur di detenere il potere del mondo.Iraq,Kuwait,Afganistan,Libia,persino la Somalia,Siria,lo stesso Libano,Egitto,Algeria dei colonnelli “francesi”,ecc.ecc.tutto porta al controllo o dei porti,scali strategici,rotte marittime,oleodotti o di mille altre voci….. E chissà perchè,ad ulteriore esempio, hanno lasciato che si massacrassero in Burundi e Ruanda(in Bosnia c’è il petrolio?)…. invece sarebbe bastato che un qualsiasi staterello si fosse trovato in pericolo, ma comunque con almeno una goccia di petrolio, e tutto il mondo(“occidentale”)avrebbe trovato una scusa per bombardare e conquistare nuovi territori utili a quel dannato commercio,anche chiamato oro nero.
Marcello Foa confonde l’aneddotica con i massimi sistemi, e francamente è un giornalista che non ho mai trovato troppo acuto. In questa sede non sto sostenendo affatto che gli Usa siano il paradiso in Terra, non sia mai, ma mi limito a contestarne una certa visione macchiettistica che se ne da, non dissimile da quella che gli inglesi dell’Inghilterra vittoriana avevano della Francia. Una cosa è l’analisi della politica estera, che comunque va sempre contestualizzata e compresa alla luce di quel cinico grande gioco tra le nazioni che chiamiamo Storia, una cosa è il sistema di vita e di valori che caratterizza una nazione intera, che generalmente non è mai univoco, e a maggior ragione non lo è come nel caso di una paese gigantesco come gli Stati Uniti. Ridurre il complessissimo sistema di vita americano ad un semplice paradigma perchè funzionale alla propria visione del mondo mi pare un’operazione quantomeno ardita. Aneddoto per aneddoto, quando nel 2013 andai a Mosca per una conferenza di astrofisica delle alte energie dedicata al grande fisico Zeldovic, la polizia ci scortò dall’aeroporto fin quasi dentro il Dipartimento, e francamente, per quel poco che vidi, non è che ne rimasi positivamente impressionato. Cosa devo dedurre da ciò? Posso assolutizzare la mia esperienza? Io so solo che ho più di un collega russo, gente preparatissima ed eccezionale sotto il profilo umano, e nessuno mi ha mai parlato bene del sistema di potere messo in piedi da Putin. Devo dedurre qualcos’altro da ciò? Lei non immagina le risate che si fanno guardando la propaganda bislacca di Russia Today. Sta di fatto che, nonostante le menate su nichilismo e rivoluzione psichedelica, gli Stati Uniti continuano ad essere una paese floridissimo dal punto di vista culturale, scientifico, letterario, cinematografico, artistico, un vero laboratorio delle idee, nonostante le brutture che si possono incontrare a tutti i livelli, e certamente non è Sodoma. Per quanto riguarda la situazione sociale, Foa fornisce un quadro parziale, peraltro fraintendendo (forse volontariamente) alcuni dati oggettivi. Ma ripeto, Foa segue un preciso programma, e adatta a quest’ultimo la sua dialettica. Vabbè, so che non ne verremo mai a capo, ma non importa. In fin dei conti, come diceva il buon Clint Eastwood, le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue. Vede? Anch’io non sono immune dal nefasto influsso della cultura pop americana, ma almeno Clint Eastwood, a differenza del sopracitato John Wayne, è un signor regista, che ha sfornato più di un capolavoro. Spero che almeno su quest’ultimo punto saremo concordi…
“Marcello Foa confonde l’aneddotica con i massimi sistemi, e francamente è un giornalista che non ho mai trovato troppo acuto”
Dire che non è “troppo acuto” mi pare un eufemismo, io userei aggettivi più cattivelli…però è furbetto quanto basta per capire che esiste un pubblico che si nutre di stereotipi, e non vuole notizie vere, ma conferme dei propri pregiudizi. E lui si è specializzato nel creare (o più spesso copiare) le notizie che piacciono a una certa fetta di pubblico!
Perfettamente d’accordo!
L’America è quello,per noi poveri Italiani,storia insegna,il Potere Guelfo mentre la Russia(ex sovietica)ha rappresentato per decenni il Potere contrapposto dei Ghibellini(in questo caso l’imperatore era raffigurabile sia negli Zar sia per quel periodo post guerra mondiale nei baffoni di Stalin).Dire America in un paese che non riesce a risorgere dopo una inutile guerra e dopo settantanni,relegandosi sempre più in un ruolo da piccola colonia mediterranea,dicevo per noi “poveri”Italiani l’America rappresenta-rappresentava il Faro di tutte le Virtù possibili,in primis la libertà(le libertà)con nessun difetto solo perfezione.Scoprire poi che il Faro non è cosi splendente come un tempo(la responsabilità va in gran parte propio ad una invenzione americana,cioè il web)e che forse i nostri Liberatori come tutti gli esseri umani hanno anche loro dei difetti( ma certo comunque l’america non è sodoma)e che forse le loro guerre non sono tutte incentrate alla liberazione di popoli oppressi da spietate tirannie,e che forse in fondo in fondo il potere(cito uno dei miei Maestri)logora chi non lo detiene… Ma anche:Parallelo Libia-Nord Corea due dittature o due culture differenti?La Libia senza più protettori(era in un certo passato vicino alla sfera sovietica?)il Nord Corea troppo vicino alla Sfera di Pechino (e pure senza…troppo petrolio o altri preziosissimi minerali)????Chi per prima liberare dalla “tirannia”????
Non credo di aver colto in pieno il suo discorso, ma su un paio di elementi concordo, specialmente per quanto riguardo la percezione del mondo e delle sue dinamiche che abbiamo noi italiani. Forse ragioniamo ancora per categorie desuete, e non riusciamo ad accettare l’evidenza di non contare più niente, proprio noi che, a suo tempo, siamo stati un faro di civiltà. Siamo continuamente contesi tra un ridicolo campanilismo ed una profonda frustrazione per lo stato in cui versiamo. Io non vedo niente di buono all’orizzonte per il nostro paese…
Che dire signore?Certo è che il senso di frustrazione è profondo anche in chi sta scrivendo queste “letterine”
Certo è che preoccuparsi del propio paese è come preoccuparsi della propia casa.
Capisco anche che decifrare il mio linguaggio non è cosa del tutto facile.Anche perchè nella mia ricerca di sintesi il rischio di omettere il senso del discorso stesso si concretizza,a volte,in modo lampante.I am Sorry.
Non avrei in ogni modo ricevuto risposte alle mie critiche.L’America, arrivo a capire,in buona sostanza,sta solo agendo nella difesa della propietà e dei diritti dei cittadini del mondo.Dunque non disturbiamo il conducente.
Ma altra persona ben più importante e con miliardi di persone che leggono i suoi “commenti”,e che tutti chiamano Francesco(sono in disaccordo con lui solo su un punto:Non si può invitare in casa di altri, persone che in verità avrebbero diritto ad averla nel propio paese)propio ieri ha scritto che “Dio piange”per le troppe guerre.Ma anche l’Uomo piange!Impotente di fronte a guerre evidentissimamente utili solo agli interessi economici e di potere di pochissimi Uomini d’Affari.ps.Come vede mi sono rimangiato quello che le scrivevo in precedenza(cioè che non le avrei mai più risposto)….ma non me ne pento.