La legge di Montgomery-Odlyzko
di Giorgio Masiero
Cosa c’entrano i numeri primi con le costanti cosmologiche?
La metafisica di Popper è fondata su 3 mondi: il Mondo 1 degli stati fisici, il Mondo 2 degli stati mentali e il Mondo 3 delle idee; e su 2 principi: ogni Mondo è prodotto da quello sottostante ed ogni Mondo può interagire solo con un suo contiguo. In questa concezione piramidale c’è un problema che Popper non poté risolvere, riguarda gli enti matematici: in quale Mondo li mettiamo? Non certo nel Mondo 1, né nel Mondo 2, e neanche nel Mondo 3 perché i numeri sembrano autonomi e oggettivi. Ascoltiamo lo stesso Popper: “Il Mondo 3, sebbene sia un prodotto umano mostra successivamente [successivamente?!, NdR] un suo ambito di autonomia […] I numeri primi, ovviamente, sono fatti autonomi, non intenzionali e oggettivi; e nel loro caso è ovvio che ci sono molti fatti per noi da scoprire […] Ci sono congetture, come quella di Goldbach, che quantunque riguardino oggetti di nostra creazione, si riferiscono a problemi e fatti che in un modo o nell’altro non possiamo controllare” (“Objective knowledge: an evolutionary approach”, 1972). Che balbettii! È davvero il razionalista Popper che scrive? Se “i numeri primi sono fatti oggettivi”, con molte cose ancora “da scoprire” e “che non possiamo controllare”, come possono essere “oggetti di nostra creazione”? o forse la ricerca matematica è un’attività puramente creativa come la poesia? Nessun matematico sarebbe d’accordo, e a ragione, altrimenti perché da 273 anni si cerca di scoprire se la congettura di Goldbach è vera oppure no?
Così, il matematico, fisico e filosofo Roger Penrose, pur condividendo la tripartizione popperiana della realtà, per risolvere il problema della natura degli enti matematici sostituisce alla piramide un circolo. Per lui il Mondo fisico sarebbe governato da leggi matematiche, le facoltà mentali sarebbero associate a strutture fisiche e la matematica sarebbe associata ad attività mentali. Bello, però come tutti i circoli (viziosi) descrive un’impasse, ma non la risolve. Il problema resta: quale mondo dipende da quale?
E se noi dipendessimo dai numeri primi? Il pensiero inconcepibile che gli esseri viventi siano basati su enti aritmetici come i numeri primi, piuttosto che, all’inverso, siano stati gli umani a concepire il concetto di numero primo, si affaccia davanti alla legge di Montgomery-Odlyzko.
Procediamo con ordine. Che siamo “figli delle stelle”, con ciò intendendosi che gli atomi dei nostri corpi – molto prima di aggregarsi a formare un uomo nell’utero di una donna in 9 mesi a partire da uno zigote – furono sintetizzati nel ventre di una stella in una decina di miliardi d’anni a partire dall’idrogeno primigenio, mi sta bene. Anzi lo trovo meraviglioso, oltre che naturale. Di questo processo astrale, chiamato nucleosintesi, ho scritto in un recente articolo, dove s’è anche visto che la possibilità di costruire la tavola degli elementi chimici deriva dalla scala dei livelli energetici dei nuclei atomici. Gli scalini non potrebbero essere diversi da quelli che sono (anzi, da quelli che furono determinati al Big Bang) se, al posto d’un mondo monotono di solo idrogeno, ne evolse uno multiforme con almeno un pianeta abitato.
Studiare i livelli energetici è fare meccanica quantistica (MQ). Questa teoria è considerata popolarmente, a cagione della sua contro-intuitività, alla stregua di uno scarabocchio indecifrabile. C’è un aspetto almeno della MQ accessibile all’intuizione e comprensibile anche senza alta matematica ed è la quantizzazione dell’energia. Quando Rutherford, poco più di un secolo fa, costruì un modello appena esplicativo dell’atomo, lo immaginò simile al sistema solare, con al centro un nucleo elettricamente positivo e a girargli intorno uno sciame di particelle negative (elettroni). Un mistero però avvolgeva il modello: il sistema solare è stabile perché i pianeti non perdono velocità nel moto di rivoluzione e così conservano le loro orbite, ma gli elettroni – in quanto particelle elettriche rotanti – emanano energia e quindi dovrebbero spiraleggiando schiantarsi sul nucleo. Invece gli atomi sono generalmente stabili, come il sistema solare. Perché? Ecco la nuova, rivoluzionaria spiegazione: come a teatro gli spettatori per vedere meglio lo spettacolo non si assiepano addosso agli attori, essendo i posti fissati, in file a distanza determinata e con una prima fila oltre la quale non ci si può avvicinare alla scena; così nell’atomo, le orbite elettroniche sono stabilite, a distanze fisse e c’è un livello infimo sotto il quale nessun elettrone può scivolare. È la quantizzazione dei livelli elettronici immaginata dall’assistente di Rutherford, Bohr, da cui decollò nel 1913 la MQ.
40 anni dopo si scoprì che la quantizzazione è replicata nei nuclei atomici. Si trovò che, colpendo con un fascio di neutroni di bassa energia i nuclei pesanti, aventi almeno un centinaio tra protoni e neutroni, questi si dispongono a livelli energetici discreti (o risonanze), più o meno stabili. A dipanare la matassa della fenomenologia accumulata nei laboratori fu Eugene Wigner, che ad una conferenza sul neutrone (Gatlimburg, 1956) presentò un modello capace di predire gli spettri nucleari. Wigner osservò che i livelli dell’uranio 239 – il numero indica il numero totale di protoni e di neutroni del nucleo – si distribuiscono con un’apparenza casuale, contemperata da un effetto d’ordine che ne vieta l’assembramento sotto una certa soglia. A descrivere la distribuzione, propose uno schema teorico soddisfacente per semplicità di assunzioni ed efficacia di predizioni. 15 anni dopo, il modello di Wigner fu perfezionato da Freeman Dyson che, giovandosi di una mole di dati molto maggiore (per il solo erbio 166 erano state misurate 109 risonanze) correlò i dislivelli energetici nucleari a certi oggetti matematici, gli autovalori di una matrice gaussiana unitaria (GUE). Nella figura sotto si può ammirare quanto l’operatore GUE (linea continua) sia adatto a predire i livelli fisici misurati (i puntini).
Già è un compito improbo, risolvibile solo approssimativamente, prevedere come si muovono 3 o più corpi sotto l’effetto della gravitazione: lo sa ogni studente di meccanica classica. Il fatto che se ne possa calcolare solo una soluzione approssimativa coincide – come ha dimostrato il matematico Qiu Dong Wang nel 1991 – con l’impossibilità di sapere se un sistema con più di 2 corpi è stabile sotto l’azione del campo gravitazionale, confermando così l’esistenza nei fenomeni fisici di quel caos deterministico già intuito da Poincaré un secolo prima. Nel caso del sistema solare, con circa 150 corpi tra Sole, pianeti e satelliti (senza contare asteroidi e comete), nessuno pertanto saprà mai la soluzione esatta: sappiamo che una soluzione dinamica sufficientemente stabile c’è, perché altrimenti la vita non sarebbe comparsa sulla Terra, ma nessuno al mondo può dire, per es., per quanti anni Plutone resterà agganciato al Sole. Desta quindi stupore la formula di Wigner-Dyson in grado di descrivere statisticamente le orbite nucleari dei 94 protoni e 145 neutroni del plutonio 239 (complicate di spin e parità), ad energie di milioni di elettronvolt; e dei nuclei degli altri atomi pesanti… Wigner ne fu stupito per primo, tanto da scrivere in quegli anni un saggio, destinato a diventare un classico di filosofia della scienza: “The unreasonable effectiveness of mathematics in the natural sciences” (1960). Qui, trattando dell’efficacia descrittiva della matematica sulla fisica, egli opina si tratti di una capacità inspiegabile e da noi “immeritata”. Nella relazione tra fisica e matematica c’è però qualcosa di ancor più inspiegabile del ruolo ancillare della seconda a descrivere la prima…
La più importante questione aperta della matematica è l’Ipotesi di Riemann. Essa resiste da 150 anni ad ogni tentativo di confutazione e prevede che nell’infinita e apparentemente caotica successione dei primi
2 3 5 7 11 13 17 19 23 29 31 37 41 43 47 53 59 61 67 71 73 79 83 89 97 101 …,
sia celata una qualche regolarità. Riemann congetturò che questa successione sia un concerto misto di scimpanzé che strimpellano a caso e di musicisti provetti diretti da un maestro. Oltreché avere un’importanza fondamentale in aritmetica (dove i numeri primi fanno la parte degli atomi, ogni intero essendo in modo univoco il prodotto di numeri primi), il problema ha importanza nella vita pratica per la sicurezza dei servizi online: se l’Ipotesi di Riemann si dimostrasse vera, la forma con cui i numeri primi si succedono potrebbe in parte disvelarsi, minacciando la crittografia usata nelle transazioni finanziarie, nelle infrastrutture strategiche, nelle informazioni industriali e militari sensibili, ecc.
Se l’Ipotesi è vera, la distribuzione dei numeri primi è correlata a quella d’un infinito insieme di punti (gli “zeri non banali della funzione Zeta”), che verrebbero a trovarsi allineati lungo una retta. Già Riemann aveva trovato la posizione dei primi 3 zeri, trovandoli allineati sulla retta prevista; nel 1903 Jørgen Gram calcolò i primi 15, pure ivi allineati; nel 1935 Edward Titchmarsh giunse alla determinazione dei primi 1.041, ancora tutti allineati. Con l’entrata in campo dei calcolatori questo genere di ricerche subì un’accelerazione: ai nostri giorni il network internazionale di computer cooperativi ZetaGrid ha verificato l’Ipotesi per i primi 385 miliardi di punti.
Tra il 1987 ed il 2001 anche il matematico Andrew Odlyzko si è dedicato a studiare le proprietà statistiche della distribuzione degli zeri di Riemann, esaminandone una decina di miliardi nell’intervallo compreso tra 10^20 e 10^22. Contando in questo intervallo, largo quasi diecimila miliardi di miliardi, esattamente quanti zeri successivi sono separati da una data distanza, trovò che la funzione rappresentativa è identica a quella dei nuclei atomici pesanti! Nella figura sottostante si può vedere intanto che la funzione trovata da Odlyzko (linea continua) rappresenta bene i dislivelli calcolati tra gli zeri di Riemann (i puntini). Ciò non ha in sé nulla di strano ed appartiene al mestiere del matematico: per definizione, in matematica i punti che condividono una proprietà (“normale”) si trovano disposti lungo una qualche linea continua!
La stranezza è data dalla coincidenza tra questa linea e quella dei nuclei atomici; la stranezza è che una medesima distribuzione – la matrice GUE – determini i dislivelli tra i numeri primi e allo stesso tempo descriva i dislivelli energetici nucleari.
È questa la legge di Montgomery-Odlyzko: “La distribuzione delle spaziature tra gli zeri non banali successivi della funzione Zeta di Riemann normalizzata è identica alla distribuzione delle spaziature degli autovalori di un operatore gaussiano unitario, che rappresentano i sistemi dinamici delle particelle nucleari”.
Certamente Wigner, per quanto pieno di stupore per l’efficacia della matematica a descrivere la fisica, quando propose la sua formula a Gatlimburg per i nuclei atomici non avrebbe mai immaginato che la stessa formula descrivesse anche un’altra specie di particelle, niente affatto fisiche perché fuori dello spazio-tempo e senza massa-energia: i numeri primi! Poiché le risonanze dei nuclei atomici derivano dalle costanti cosmologiche, la questione è: qual è il significato della relazione tra le costanti cosmologiche e i numeri primi?
Le costanti cosmologiche, come si sa, pongono ai fisici un duplice problema:
- essendo calcolate solo empiricamente, ex post, occorre trovare una teoria genetica dei loro valori e
- occorre spiegare la coincidenza di questi valori, usciti al Big Bang, con quelli precisamente necessari per la nucleosintesi (e poi per l’evoluzione biologica).
Per risolvere il problema la via più perseguita dai fisici è la creazione di una superteoria che in un colpo solo generi le costanti con quei precisi valori. Il legame rivelato dalla legge di Montgomery-Odlyzko tra le costanti cosmologiche e i numeri primi è un indizio a favore dell’esistenza di una tale teoria unificata – non una pomposa “Teoria del Tutto”, ma più seriamente una “Teoria del campo unitario” (Einstein), ovvero dei 4 campi fisici –. Per es., alcuni settori della teoria delle stringhe (per il lettore esperto: compattificazioni della stringa eterotica su varietà complesse 6-dimensionali non kahleriane) sono risultati correlati alla funzione Zeta di Riemann e ai numeri primi. La scoperta d’una tale teoria unitaria appagherebbe la domanda di Einstein “se Dio avesse potuto fare il mondo in una maniera differente, cioè se la necessità di semplicità logica lasci qualche libertà” (cit. in S. Hawking e W. Israel, “Einstein. A Centenary Volume”, Cambridge University Press 1987), che poi richiama la tesi di Leibniz, ricavata dal principio di ragion sufficiente, che questo sia il migliore dei mondi… in quanto l’unico possibile!
.
.
.
73 commenti
La matematica m’è ostica… Ma una domanda, che mutuo dal suo testo, la pongo.
.
“Perché da 273 anni si cerca di scoprire se la congettura di Goldbach è vera oppure no?”
.
Da ignorante chiedo: non è evidente che è vera? Si teme che per qualche numero pari possa non essere vera dopo che in milioni di verifiche ha dimostrato di esserlo? Insomma, perché è indimostrata?
Se nella scienza sperimentale milioni di verifiche non vengono mai considerate “dimostrazione” ma corroborazione, a maggior ragione nella ben più rigorosa matematica, a meno che non venga fatta una VERA dimostrazione che valga davvero “per ogni n”, senza dover “provare” con un numero grandissimo di numeri.
Grazie, Htagliato.
.
Insomma, nessuno dei geni matematici finora è riuscito nell’impresa… Straordinariamente affascinante.
E può anche darsi, Cipriani, che la congettura di Goldbach sia “indecidibile”, ossia che non sia matematicamente possibile dimostrare se è vera o falsa.
All’infinito si arriva a 1… e la corrispondenza matematico-fisica dimostra ulteriormente che (anche se indirettamente) una volta raggiunto un traguardo, non rimane che prendere atto della sicura esistenza di un successivo livello di conoscenza da acquisire. Come può configurarsi una teoria del campo unitario se l’eventuale punto di arrivo (in termini di teoria “esaustiva”) probabilmente non potrebbe a priori configurarsi definitivo? Non é (forse) una prospettiva “assurda” già in partenza?
Sign. Beppino, è la Scienza che funziona così: si procede di teoria in teoria cercando di trovarne una più esaustiva della precedente (sia per l’acquisizione di un nuovo dato che confuta la teoria precedente sia per rendere formalmente più potente la teoria precedente); “fregandosene” che esisterà sempre un livello successivo, un traguardo mai definitivo.
Certamente, Beppino, una teoria dei 4 campi non sarà mai una teoria di Tutto, perché ci saranno ancora molti misteri in questo mondo, a cominciare… dai postulati della teoria stessa!
Mi sono sempre chiesto prof. Masiero, da profano della materia e quindi culturalmente relativamente lontano dal mondo della fisica, se l’obiettivo (o volontà) di acquisire La teoria DEL campo unitario da parte dei Ricercatori sia conseguenza di considerazioni di natura puramente speculativa (teorico-matematica) o abbia piuttosto ragione d’essere nella osservazionabilità stessa di certe variabili fisiche.
.
Comunque ho molto apprezzato la mezza ironia circa la presunta pomposità della terminologia “teoria del tutto” (solo ora mi accorgo che già nell’articolo se ne era dato cenno… 🙁 ).
È la scienza, Beppino, per definizione! Spiegare vuol dire ridurre al semplice, e che cosa è più semplice dell’uno? Naturalmente riuscirci non è la stessa cosa di provarci…
Pensavo in qualcosa di più “robusto”… Speriamo che l’ “orientamento precostituito” iniziale non comprometta/allunghi inavvertitamente il percorso di acquisizione della conoscenza.
Ragazzi, il prof. Masiero vi ha indicato la luna e voi guardate al dito! Non è stupefacente questa relazione tra numeri primi e costanti fisiche? Aveva proprio ragione Pitagora.
Grazie, prof. Masiero, e grazie a CS per articoli così interessanti.
Per me, profano di numeri, “luna” sono anche le conclusioni metafisiche del prof., con le domande insolute che lasciano spazio a tutte le speculazioni possibili…
Un mondo diverso, il migliore dei mondi, l’unico possibile?
Se di mezzo c’è la metafisica (che oscura la matematica, che non può inventarsi nulla) tutto è possibile, perché no?
L’articolo tratta la coincidenza tra numeri primi e nuclei atomici. E questa coincidenza tra matematica e fisica è così stupefacente, da superare ogni immaginazione. Quando si dice che la realtà supera la fantasia.
A questo punto o mi fermo estasiata, o mi interrogo con la metafisica per vedere quali possono essere le risposte alla coincidenza. La risposta di Einstein, e di Leibniz prima di lui, e di Pitagora prima ancora, mi sembra l’unica. Ma spero di sentirne altre, dagli altri lettori.
Grazie, Anna.
La mia spiegazione metafisica è quella della Sapienza: “Hai creato tutte le cose, Signore, in misura, numero e peso”.
In un ottica del genere io mi trovo sicuramente più vicino alle posizioni di Penrose che a quelle di Popper, infatti ho la tendenza a considerare ogni disciplina la naturale estensione di un’altra. La domanda quale mondo dipende da quale? è logica e comprensibile, ma più che a gerarchie piramidali o a rapporti circolari tra matematica, fisica e metafisica, io immagino queste relazioni come in un modello dinamico. Penso ad esempio a un edificio (la realtà) dotato di molteplici ascensori (le discipline) dove per forze di cose ognuno di questi ci porta a una zona diversa di ogni piano. Non sarebbe quindi la Teoria del tutto quell’unico ascensore che ci porterebbe invece nel punto centrale di ogni piano, offrendoci così una vista unitaria della realtà che ci circonda?
La Teoria del Tutto, intesa come futuristica teoria scientifica che spieghi tutte le interazioni fondamentali unificandole (specie con la gravitazionale), e magari anche l’energia e la materia oscura, potrà spiegare i fenomeni ATTUALMENTE osservati della Fisica, ma resterebbero quelli che in futuro potremmo osservare e comunque riguarderebbe solo fenomeni fisici, ma come dice Masiero non potrebbe spiegare la sua stessa esistenza né tutto il resto della Scienza e della Filosofia umana!
P.S.: Non capisco bene la sua analogia, lei un palazzo riesce a vederlo in modo unitario ponendosi dentro di esso? Non è geometricamente impossibile?
Nessuno dice che una teoria unificata debba essere definitiva…
L’edificio se lo immagini con una sezione a forma stella o a forma di fiore e dove ogni ascensore è collocato all’interno di un petalo o di una punta della stella: da ognuno di questi punti si potrà parzialmente divisare ciò che c’è in altre punte o altri petali, ma solo dal punto centrale si potrà vedere tutto!
…ma anche se si avesse una teoria unificata e definitiva, essa non potrebbe spiegare sé stessa e tutto ciò che non è Fisica.
—-
In pratica per lei la Realtà è come il Pentagono. Non male.
Benvenuto, Flavio, tra i metafisici!
Trovo molto interessante ciò che Lei dice, soprattutto con riferimento alle diverse discipline. La necessità della loro maggiore integrazione (interdisciplinarità), anche al solo fine di accrescere la nostra conoscenza della realtà, è un mio punto fisso, sul quale mi prefiggo di ritornare, con esempi specifici.
Nella mia visione metafisica la realtà è una sola, l’essere, e la (cercata) superteoria fisica ci potrà dare una visione “unitaria” di alcune proprietà dell’essere – quelle fisiche, misurabili -, nulla potendoci dire di altre, quelle umanamente alla fine più interessanti, riguardanti direttamente le sensazioni e l’intelletto.
Buiongiorno a lei Giorgio, so che alcune differenze d’opinioni ci dividono ma su questo la pensiamo alla stessa maniera. Credo infatti che l’uomo si ingegnerà per elaborare una poesia che scappi anche alla più elaborata teoria unitaria. Son convinto che conviveremo con il conflitto e con l’apparente disordine per il resto dei tempi e questo penso sia anche un bene.
Buonasera,
grazie molte, professore, di questo articolo. Non sapevo di quest’applicazione fisica della Funzione Zeta di Riemann.
Mi unisco all’utente Anna nel contemplare eccitatamente tale meraviglia fenomenica ignota nelle sue cause.
Grazie, Alio. In effetti, non può non suscitare sorpresa questo legame, CHE RISALE AL BIG BANG, tra numeri primi da una parte e particelle atomiche dall’altra parte.
Ah il big bang 🙂
Apro un piccolo off topic ma ritengo che non ci sia mai stata un’altra teoria che abbia funestato di più le notti degli scientisti e dei materialisti (che lo ammettano o no), tanto è vero che, per spiegare il big bang e il fine tuning, oggi si cerca disperatamente di validare il multiverso, in modo che, avendo infinite possibilità, il mondo di oggi sarebbe una risultante NECESSARIA di infiniti terni al lotto andati male.
Ovviamente questa disperata ricerca della falsificazione del big bang o il continuo, perlomeno, tentare di inquadrarlo in uno schema più ampio facendo rientrare l’universo (o gli universi) eterno dall finestra dopo che era stato buttato fuori dalla porta non ha alcuna motivazione ideologica, vero? 😉
La domanda è ovviamente retorica, perché la risposta la conosciamo tutti. 😉
Per la verità, Vega, il multiverso è un’idea della Scolastica medievale, che non figura tra le 219 tesi condannate nel 1277 dal vescovo Tempier, rettore dello Studium di Parigi. Tra i modelli di multiverso, quello di Grossatesta è stato matematizzato ed è tuttora studiato da alcuni cosmologi contemporanei.
Il problema del multiverso è, non tanto di essere in contrasto con la teologia cattolica (perché l’infinita potenza di Dio non potrebbe aver creato infiniti universi?), ma piuttosto di essere in contrasto – per definizione – con il criterio di controllabilità empirica alla base della scienza moderna e, a me pare, anche col criterio di parsimonia di Ockam.
Quanto al Big Bang, ricordiamoci che con la parola non si indica l’origine dell’universo (sulla quale la scienza nulla può dire, nemmeno se abbia avuto un inizio o sia eterno), ma solo il momento più arretrato nel tempo a cui la fisica, attualmente, può risalire. Insomma la fisica non ha nulla da dire in campo teologico (o ateologico!).
Giorgio Masiero scrive
“Il problema del multiverso è, non tanto di essere in contrasto con la teologia cattolica (perché l’infinita potenza di Dio non potrebbe aver creato infiniti universi?), ma piuttosto di essere in contrasto – per definizione – con il criterio di controllabilità empirica alla base della scienza moderna e, a me pare, anche col criterio di parsimonia di Ockam.”
Appunto. Il multiverso non mi preoccupa in se, onestamente, anche perché come giustamente dice sarà ben difficile che venga avallato e che divenga una teoria scientifica vera e propria, con tutti i crismi delle teorie scientifiche, ciò che denuncio è LA RAGIONE per la quale, da quando è stato scoperto il big bang, si è cercato in ogni modo di confutarlo.
Giorgio Masiero scrive
“Quanto al Big Bang, ricordiamoci che con la parola non si indica l’origine dell’universo (sulla quale la scienza nulla può dire, nemmeno se abbia avuto un inizio o sia eterno), ma solo il momento più arretrato nel tempo a cui la fisica, attualmente, può risalire. Insomma la fisica non ha nulla da dire in campo teologico (o ateologico!).”
Assolutamente, ma è innegabile che, perlomeno a livello intuitivo e popolare il big bang non venga percepito costrastante con la teologia cattolica, pertanto può rafforzare una pericolosissima (percepita come tale dagli scientisti) idea di compatibilità della scienza col dogma di fede.
Sa meglio di me, Masiero, che UNA PARTE di scienza, nonostante si dichiari materialista, fa filosofia in continuazione e cerca in particolar modo di utilizzare le scoperte scientifiche come clava contro la fede in Cristo.
Non è affatto un caso se, nonostante la Sua giusta puntualizzazione, il big bang sia stato rigettato fin dall’inizio, o per meglio dire accettato con gran fatica da certi scienziati perché ricordava loro (a livello intuitivo e semplificando il tutto) la Creazione.
Inoltre, Masiero, mi permetta di dirle che c’è anche la questione (tutt’altro che irrilevante) del fine tuning in ballo: quale modo migliore, per spiegare le costanti cosmologiche, dell’ipotizzare un infinito (o quasi) numero di universi? Secondo tale scenario, l’ordine del nostro universo sarebbe una risultante non solo possibile senza nessun intervento intelligente, ma anche NECESSARIA alla luce di infiniti (o quasi infiniti) lanci di dadi. Per gli scientisti sarebbe la glorificazione maxima del caso onnipotente, l’unico DIO nel quale credono. 🙂 Praticamente desidererebbero estendere il darwinismo alla cosmologia.
Non nascondiamoci dietro un dito: a me e a Lei non cambierà nulla se il multiverso verrà o non verrà validato in senso scientifico, ma i PRESUPPOSTI per i quali molti scienziati sono così affezionati a questa teoria, i presupposti filosofici intendo, sono talmente evidenti che non c’è nemmeno bisogno di parlarne.
Il mio pensiero, Vega, è che il metodo scientifico non ha nulla da dire riguardo a Dio, né più né meno del metodo d’infilarsi le scarpe o di pettinarsi.
Non nego che ci siano scienziati atei che invocano la scienza per supportare la loro Weltanschauung, così come ci sono scienziati credenti che la tirano dalla loro parte. Sbagliano gli uni e gli altri.
Così è, Masiero. E l’importante è che dai contrapposti fronti venga riconosciuta l’impasse. E si cerchi di essere coerenti.
Al di là di dove possa condurci la scienza col metodo scientifico, che dovrebbe essere immune da ogni metafisica, mi pare che ciascuno (compresi dunque gli scienziati e tutti i semplici) non sia capace di prescindere dal suo sentire su Dio… Si ribadisce sempre qui su CS che “non vogliamo parlare di religione”, dunque nemmeno di Dio, dico io, ma sempre, e ribadisco sempre, si arriva a parlarne…
Quel che è certo, per me agnostico spirituale, è che per quanto ne dicano i credenti (“nulla inficerebbe la nostra fede”, ché tutto lo scientifico appurato per loro è indifferente, che tanto ogni cosa si aggiusta con la teologia), siano i primi a preoccuparsi e a tirar fuori Dio a ogni pie’ sospinto, non fosse altro che per ribadire qualche domandina metafisica senza senso: chi siamo, dove andiamo, perché ci siamo e blabla, che per loro hanno un’unica risposta. Parafrasando Vincent, potrei dire che sappiamo bene qual’è, ma non possiamo dirlo perché si uscirebbe dal tema del post e saremmo OT…
Intanto da un po’ di tempo a questa parte i post sono in buona misura vittime di interventi OT, compreso questo mio, necessario però per rimarcare la cosa… Amen
Salve Cipriani,
Mah, cosa le devo dire, a me in tutta onestà pare che il problema sia più dei materialisti che nostro.
Due domande e chiudo l’off topic:
1) Perché ai materialisti piace così tanto il darwinismo, al punto da ammantarlo di un’aura di scientificità che non ha e millantare prove che non ci sono?
2) Perché, da quando venne scoperto, il big bang non è mai stato digerito da una certa scienza, e si cerca di insabbiarlo e confutarlo in ogni modo?
Anche queste sono due domande retoriche, ma rispondendo vedrà che non siamo noi a preoccuparci, ma loro, che devono per forza trovare e evidenze empiriche che non contraddicano, anzi che avvalorino, il non senso e il nulla ai quali credono che sia votata ogni singola vita umana e l’intero cosmo.
@ Cipriani:
A prescindere dalla risposta che ci si può dare, non credo che le domande “chi siamo, dove andiamo, perché ci siamo e blabla” siano senza senso: ci sono molti non credenti che rispettano quelle domande e ne ammettono il fascino, il senso di mistero che suscitano.
HTAGLIATO, credo che Cipriani fosse ironico, almeno io l’ho intesa così.
Anche perché non credo che ci sia davvero qualche essere umano allettato all’idea di essere una bestia senza senso venuta dal nulla e destinata al nulla.
Diciamo che domande di quel tipo sono senza senso in quanto non hanno risposta… Chiaro che hanno il loro fascino, non fosse altro perché siamo viventi che hanno inventato la filosofia e con questa l’idea di qualcosa al di là della vita materiale. Sono domande che ci regalano la speranza dell’immortalità, che non costa niente, e che rispetto.
C’è una grossa differenza tra una domanda senza risposta e una domanda senza senso!
Una domanda senza senso è “Il colore blu lo preferisce cotto o crudo?”.
Che esista qualcosa oltre la vita materiale non ho dubbi: per me anche l’amore non è un ente materiale.
Sul fatto che esita qualcosa di spirituale invece so che posso aspettarmi l’appoggio intellettuale solo da altri credenti.
Infine, quelle domande non regalano la speranza dell’immortalità, solo alcune delle risposte che ci possiamo dare.
Non so perché, ma oggi mi sento particolarmente pignolo, abbiate pazienza.
Pignolo sì, ma senza necessità… Non ci vuol poi molto a intendere che se una domanda per me non ha risposta, nemmeno ha senso che me la ponga. Chiaro, poi, che quelle domande, a chi si dà certe risposte, siano foriere dell’idea di immortalità. Auguri.
È stato lei a scrivere che sono domandine metafisiche senza senso, quindi mi scusi se l’ho presa alla lettera, avrei dovuto capire che ciò che è senza senso è l’atto di porsele; che è comunque una grossa differenza!
Volendo però ritornare nel tema dall’articolo, Masiero ha voluto far notare una straordinaria coincidenza tra matematica e dati fisici legati al modo in cui si è formato l’Universo e che tale coincidenza dovrebbe stimolare ad andare oltre la Fisica e la Matematica, ma non per forza nella Religione.
Se invece secondo lei lo scopo di Masiero (involontario/inconscio/nascosto…faccia lei) fosse di introdurre Dio, allora non è dimostrabile perché è un voler entrare nella sua testa invece che esporre un’opinione che sia veramente propria. Sarebbe molto più corretto invece spiegare che si può osservare la coincidenza di cui parla l’articolo SENZA finire nella Metafisica, ma finora nessuno ha avanzato tale proposta.
… senza finire nella metafisica, già!
Giorgio Masiero ci ha deliziati nuovamente con un articolo divulgativo chiaro e semplice.
La fisica rapprenta una parte della realtà: le strutture fisiche. La matematica attraverso simboli ci spiega come è la realtà.
Peró la realtà è molto più ricca. È molto più grande di come viene spiegata da queste discipline. È, anche, sensoriale ed emotiva. L’umiltà di questo scritto sta nell’aver individuato i limiti di una certa Scienza apatica. Certi professoroni, di cui l’Italia trabocca, credono di “sapere” nel senso piú ampio solo perchè impegnati nel mondo dei Saperi. Ma, ancora una volta, il senso comune arriva prima con semplicità a definire l’Ovvio. La vita non è solo numeri. È molto molto di piú. Questo è il mio intervento. Buon pomeroggio. 🙂
Grazie, Dom.
@ Cipriani
1. Sono certo che anche Lei distingue una questione senza senso da una questione sensata senza risposta certa. Per es., ‘Se sia più bello il rosso o il verde’ è una questione (estetica) senza senso (e quindi anche senza risposta), mentre ‘Quando sia apparsa sulla Terra la prima forma vivente’ è una domanda (scientifica) sensata senza (possibilità di) risposta certa.
2. Le domande sensate senza possibilità di risposta certa appartengono alla scienza, alla filosofia, alla storia (‘Cesare, varcando il Rubicone, progettava di occupare i pieni poteri nella Repubblica?’) e sono di gran lunga le più interessanti per tutti, come mostra la storia della cultura.
3. Ci sono domande sensate, importanti, con risposta certa? La mia risposta è sì. Ho trovato però ad un certo punto della mia vita, con una qualche sorpresa, che nessuna delle questioni importanti con risposta certa appartiene alla scienza. Non so se Lei, Cipriani, abbia trovato nella scienza una risposta certa ad una domanda che giudicava importante. In questo caso sarei felice se la condividesse con me.
4. A quale ambito extrascientifico appartengano le questioni importanti con risposta certa, risponderanno la ricerca personale e la Weltanschauung di ognuno.
Chiaro che si tratta di risposte certe che non possono che appartenere alla filosofia… Ma a me, almeno finora, non convincono.
Beh, Cipriani, c’è stata anche gente che si è convertita studiando le fonti storiche su GESÙ e sulla vita degli apostoli, perché e’ arrivata alla conclusione (studiando le fonti storiche intendo, e le conclusioni tratte dagli accademici nell’ultimo mezzo secolo) che il cambiamento repentino degli apostoli, che dopo la morte del Cristo erano impauriti e spaventati, e il loro successivo martirio, NON FOSSE SPIEGABILE senza un evento unico nella storia.
Solo per dire che la Fede nel DIO cristiano non è come la Fede nel motore immobile dei filosofi, non si basa solo sulla pura astrazione, ma ha lasciato degli ottimi motivi nella storia mondana per credere in Lui.
San Paolo fu di una chiarezza disarmante: se Cristo non è risorto VANA e’ la nostra Fede.
La Fede cristiana quindi si basa su un fatto storico, se tale fatto storico e’ avvenuto il cristianesimo e’ la vera religione, e Cristo è Dio.
Se Cristo non è Risorto il cristianesimo e’ falso, e noi e tutti i santi e i martiri da 2000 anni a questa parte avremmo basato la nostra vita su una menzogna, e saremmo segni di compatimento più di chiunque altro.
Solo una di queste due opzioni e’ vera, e una delle due è certamente vera.
Degni di compatimento, non “segni”. Scusate il refuso.
Vincent, nei suoi interventi dovrebbe imparare ad essere più rigoroso, cioè ad attenersi alle definizioni condivise dal metodo scientifico e non ad affidarsi alle interpretazioni di parte. Questo significa ad esempio sapere che i testi storiografici che parlano degli eventi a cui lei si riferisce cominciano con la frase: “secondo la tradizione cristiana”. Sa cosa significa? Significa che si parla di ipotesi proposte e accettate in un’ottica religiosa (e spesso in diverso modo all’interno delle varie confessioni) ma che non hanno avuto conferma dal punto di vista documentale. Si metta quindi il cuore in pace, perchè quando si parla di storia (intesa come scienza) non si possono affermare le cose che lei da qualche giorno ripete a macchinetta. Riguardo il supposto martirio di quelli che sarebbero stati gli apostoli non si ritrovano infatti riferimenti nei testi di autori antichi non cristiani e non esitono prove archeologiche o documentali da poter corroborare la tradizione religiosa. Le sue affermazioni non dimostrano quindi alcunchè.
Studi meglio, Flavio.
Glielo dico di cuore, perché ne ha bisogno. 🙂
Questo commento è il secondo, va letto prima quello più sotto.
Ah e sul martirio di alcuni apostoli come Pietro, Paolo, e Stefano il primo martire gli storici non hanno dubbi. Sul martirio di altri apostoli invece abbiamo notizie solo dalla tradizione.
Sul martirio di Giacomo abbiamo addirittura la testimonianza di Giuseppe Flavio, perciò ripeto, si metta il cuore in pace, Flavio, i tempi nei quali ci accusavate di aver inventato tutto, compresa l’esistenza di Pilato (che avete continuato a negarla fino agli anni ’60 quando fu scoperta la lapide) sono molto lontani, e la third quest sul GESÙ storico ha portato molti frutti.
Se va sul forum atei italiani c’è un utente, werewolf, che non avrà difficoltà a confermarle quanto le ho scritto, nonostante il suo dichiarato ateismo.
Buona giornata. E mi raccomando, studi.
Flavio, eventi come la sepoltura di Cristo da parte di Giuseppe D’Arimatea, il ritrovamento del sepolcro vuoto da parte delle donne, le esperienze avute dagli apostoli che videro il Cristo Risorto e il martirio di Pietro, Paolo, Stefano il protomartire e sopratutto Giacomo sono accertate storicamente, ovvero sono considerate storiche dagli storici accademici.
Nessuno dubita che gli apostoli abbiano avuto esperienze reali del Risorto, gli storici non credenti le attribuiscono ad allucinazioni religiose, con il non indifferente problema che tali allucinazioni avrebbero coinvolto Paolo, un persecutore della neonata Chiesa, oltre al fatto che è quantomeno strano che gli apsotoli abbiano trafugato il Cristo (perché se non fosse Risorto sarebbe stato trafugato) e poi abbiano avuto allucinazioni su di lui.
Ma tant’è, queste sono le conclusioni a cui sono arrivati gli storici durante la third quest nell’ultimo mezzo secolo, se non le stanno bene ha la mia solidarietà. Solo la invito ad essere lei per primo più rigoroso a meno saccente.
Io ho già detto quanto avevo da dirle, ora sta a lei andarsi a vedere la differenza tra tradizione (anzi, diverse tradizioni) e storia.
Flavio, io le ho parlato di eventi e di fatti (la sepoltura, il sepolcro vuoto, le donne che trovano la tomba, le esperienze degli apostoli) che sono considerate storiche dagli accademici moderni, se non legge non è colpa mia.
3) Apparizioni di Gesù dopo la morte: in diverse occasioni e in varie circostanze numerosi individui e gruppi di persone differenti dicono di aver sperimentato apparizioni di Gesù dopo la sua morte. Paolo spesso cita questi eventi nelle sue lettere, considerando che sono state scritte vicine agli eventi e tenendo conto la sua conoscenza persona con le persone coinvolte, queste apparizioni non possono essere liquidate come semplici leggende.
Tali eventi (le apparizioni) soddisfano anch’essi il criterio dell molteplice attestazione, a questo proposito il critico tedesco del nuovo testamento ha concluso che “può essere preso come storicamente certo che i discepoli abbiano avuto esperienze del Cristo in cui Egli apparve loro”. Questo è il dato storico, poi il miscredente attribuisca queste visioni alla causa che preferisce. 🙂
Ah, il critico tedesco era Gerd Ludemann, avevo dimenticato di scriverlo, ma ciò che ha detto e’ l’opinione condivisa dall’ecumene accademica oggi.
Visto che insiste, entriamo un po’ neloo specifico, proprio da quel punto di vista storico che secondo lei sarebbe tanto sfavorevole ai cristiani.
1) La sepoltura di Gesù: è riferita da numerose fonti indipendenti (i quattro Vangeli, tra cui il materiale utilizzato da Marco che secondo Rudolf Pesch risale a sette anni dalla crocifissione di Gesù e proviene da testimonianze oculari, diverse lettere di Paolo, scritte prima dei Vangeli e ancora più vicine ai fatti, e l’apocrifo Vangelo di Pietro) e ciò è un elemento di autenticità sulla base del criterio della molteplice attestazione. Inoltre, la sepoltura di Gesù per mezzo di Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio ebraico, risulta attendibile poiché soddisfa il cosiddetto criterio dell’imbarazzo: come ha spiegato lo studioso Raymond Edward Brown (in “The Death of the Messiah”, 2 vols., Garden City 1994, p.1240-1). La sepoltura di Gesù grazie a Giuseppe d’Arimatea è “molto probabile” dal momento che è “inspiegabile” come dei membri della chiesa primitiva potessero valorizzare tanto un membro del Sinedrio ebreo, avendo verso di loro una comprensibile ostilità (erano gli artefici della morte di Gesù). Per questi e altri motivi il compianto John At Robinson dell’Università di Cambridge, la sepoltura di Gesù nella tomba è «uno dei fatti più antichi e meglio attestati su Gesù» (“The Human Face of God”, Westminster 1973, p. 131)
2) La tomba trovata vuota: la domenica dopo la crocifissione, la tomba di Gesù fu trovata vuota da un gruppo di donne. Anche questo fatto soddisfa il criterio della molteplice attestazione essendo attestato da diverse fonti indipendenti (Vangelo di Matteo, Marco e Giovanni, e Atti degli Apostoli 2,29 e 13,29). Inoltre, il fatto che le protagoniste del ritrovamento della tomba vuota siano delle donne, allora considerate prive di qualunque autorità (perfino nei tribunali ebraici) avvalora l’autenticità del racconto, soddisfacendo il criterio dell’imbarazzo. Così lo studioso austriaco Jacob Kremer ha affermato: «di gran lunga la maggior parte degli esegeti considera affidabili le dichiarazioni bibliche relative al sepolcro vuoto» (“Die Osterevangelien–Geschichten um Geschichte”, Katholisches Bibelwerk, 1977, pp. 49-50).
Tutto questo dal punto di vista storico, queste sono a grandi linee le conclusioni alle quali sono arrivati gli accademici moderni (e nello studio della storia del cristianesimo ci sono accademici di ogni confessione, dai cattolici agli atei passando per gli ebrei), so che lei desidererebbe ardentemente che la tradizione fosse “avulsa” dal dato storico, con la stessa credibilità del Silmarillion, disgraziatamente per lei e per quelli come lei la third questa ha fatto grandi passi avanti.
Si faccia coraggio Flavio, di storia del cristianesimo ha dimostrato di capirci ben poco (ha però dato prova di essere un wishful thinker di prim’ordine) palesando posizioni che andavano bene forse nella prima metà d secolo scorso, ma non si scoraggi, sono con lei. Ha la mia solidarietà.
Soltanto cerchi, per il suo bene, di essere più informato riguardo a ciò che critica, altrimenti fa delle figure….. Come dire….. Non proprio decorose? 😉
Un saluto!
Vincent tu mi sei simpatico, ma non ti sembra di esagerare a voler fare il “Vittorio Messori de noantri”?
Ahahahaha Giuseppe, sarò anche un apologeta ma quelle che ho elencato non sono conclusioni mie, ma di gente ben più titolata di me! 😉
Chiunque studi la storia del cristianesimo conosce queste cose, non a caso ho parlato anche di Werewolf, un ragazzo ateo che studia anche lui il cristianesimo primitivo, e anche lui e’ arrivato a quelle conclusioni, con la differenza che per rimanere saldo alla sua fede materialista deve per forza ipotizzare un gigantesco bad trip per i discepoli, che però, mistero, avrebbe coinvolto anche San Paolo, un loro persecutore.
Ad ogni modo, Giuseppe (non mi è chiaro se posso darti del tu, intanto te lo do, va, al massimo sono sempre in tempo per rimediare) non avrei scritto tutto quel papiro se l’improvvido Flavio non avesse riesumato il luogo comune laicista che vuole il Nuovo Testamento affidabile storicamente come la favole di Esopo.
Ho semplicemente scritto le conclusioni alle quali si è arrivati con la third quest (su alcuni limitati argomenti, nulla di più), ora spero che l’improvvido Flavio la smetta di parlare di cose che non conosce.
A te, Giuseppe, ho semplicemente detto un’ovvietà: o la nostra Fede e’ falsa o è vera. O la nostra vita e’ basata su una menzogna o è basata sulla Verità. Come ho detto, solo una di queste due opzioni e’ vera, e siamo certi che una delle due è vera.
P.s: mi risulta che uno dei credenti di questo forum, Muggeridge, si sia convertito, tra gli altri motivi, anche grazie allo studio della storicità neotestamentaria.
Ahahahah comunque Vittorio Messori de noartri mi ha fatto morire! 😀
Ad ogni modo, chiudendo l’off topic (per il quale mi scuso con l’utenza e col prof ma quando si dicono inanita’ come quelle di Flavio devo intervenire), i fatti sono quelli sopracitati, poi ognuno è libero, nella sua intimità, di assegnare a quei fatti le cause che ritiene più verosimili.
In fondo il dilemma è proprio questo: verità o menzogna? Senso o non senso? Morte o vita eterna?
Caro Vincent, lei può anche copia/incollare tutti gli articoli autenticisti che trova in rete, però non deve convincere me, ma gli autori dei testi enciclopedici che continuano a parlare di tradizione religiosa e non di fatti storici accertati.
Purtroppo Flavio lei non sa leggere. L’ha appena dimostrato. Pazienza.
Non ho intenzione di perdere altro tempo, saluti.
Si faccia una cultura, perché ha dimostrato di non avere minimamente idea dei progressi fatti dalla ricerca storica sul cristianesimo, nessuno dice che la resurrezione sia dimostrata storicamente, lo stesso dicasi per i miracoli e la nascita verginale, ma la maggior parte degli eventi della vita di Cristo sono a tutti gli effetti avvenimenti storici e riconosciuti come tali.
Legga http://www.liceogalvani.it/download_file.php?id=11880
“ma gli autori dei testi enciclopedici che continuano a parlare di tradizione religiosa e non di fatti storici accertati.”
Menzogna. Non è cosi, gli eventi sui quali ci si ferma al “non liquet” sono gli eventi miracolosi e l’infanzia di GESÙ, non gli eventi sopracitati.
Se deve dire menzogne si assicuri che non siano così facili da smentire.
Saluti. E si liberi della sua saccenza. Non può permettersi di essere saccente, mi creda.
Le conviene moderare il linguaggio, anche perchè si è già messo in evidenza abbastanza. Tutti infatti abbiamo capito per lei il neodarwinismo è una “filosofia materialista carente di prove”, quando anche i sassi sanno che il neodarwinismo è la teoria evoluzionistica integrata dalla genomica (Darwin non fece in tempo a conoscerla, sa?), dalla paleontologia e dalla biologia cellulare. Scienza pura quindi, passibile di correzioni, ma scienza! Oggi invece ci vuole convincere che gli apostoli morirono martirizzati quando, escludendo alcuni indizi che riguardano uno o due di questi, non ci sono prove documentali che corroborino quella tradizione. Idem dicasi per le sparizioni di cadaveri e racconti simili. Ora lei può credere a quello che vuole, anche che la luna sia fatta di formaggio, ma non pretenda che per scriverlo mille volte le persone debbano finire col darle retta.
Flavio, a questo punto ho capito che lei non sa leggere, pertanto non insisterò oltre. E si che ho parlato della visione accettata attualmente dall’ecumene accademico, ma lei ne saprà certamente di più.
Detto questo ho capito che è crudele insistere, non si può frustare un cavallo morto o far correre un ciuco come un cavallo.
Se per lei la storiografia e’ paragonabile al credere che la luna sia un formaggio non abbiamo altro da dire.
Purtroppo per lei le tradizioni sulla tomba vuota sono considerate affidabili storicamente dalla maggioranza degli accademici, che le piaccia o no.
So perfettamente che la visione che ha lei e buona parte degli atei del Nuovo Testamento e’ sostanzialmente quella di un libro di fiabe, del tutto inaffidabile storicamente, ma ad oggi sappiamo che non è cosi. La sua visione andava bene a fine ‘800, non a metà ‘900 e meno che mai oggi.
Si informi sulle conclusioni alle quali sono arrivati gli studiosi della third quest prima di dare aria inutilmente alla bocca, poi torni ad argomentare con cognizione di causa.
Legga, per cominciare, il trattato “un ebreo marginale di John P Meier”, considerato il più importante studioso neotestamentario dell’era moderna.
Questo è l’ultimo post che scrivo nel merito, non ho intenzione di perdere altro tempo, se vuole dire scempiaggini ci penseranno (se ne avranno voglia) altri a correggerla, io non ho le qualifiche adatte per occuparmi di persone come lei, ne’ tantomeno la pazienza.
@Masiero
Professore lei ha letto Il migliore dei mondi possibili, del matematico Ivar Ekeland? Vi si trattano un po’ i temi che lei ha proposto nel suo articolo, in particolare si discute del principio della minima azione, e se sia possibile scorgere in esso un segno di disegno divino. La conclusione di Ekeland è no, dal punto di vista della matematica e della fisica. Dal punto di vista filosofico lascia aperto il campo a tutte le risposte, un po’ come mi sembra abbia sempre affermato lei. E anche Ekeland afferma che Leibniz elaborò la sua convinzione con argomenti puramente speculativi, separando la filosofia dalla matematica, e aggiungo io opinione mia personale , che Leibniz purtroppo per lui ha solamente usato molte petizioni di principio.
Sono perfettamente d’accordo con Ekeland, Carmine, e Lei che mi segue da molto tempo in CS non dovrebbe avere dubbi in proposito. Ancora ieri ribadivo in risposta ad un lettore (commento delle ore 9:31) che “il metodo scientifico non ha nulla da dire riguardo a Dio”.
Mi permetto di dire anche che Leibniz è stato uno dei più grandi pensatori mai esistiti, con interessi vasti e interdisciplinari e scoperte importanti in ambito logico, matematico e scientifico, di cui tuttora tutti si valgono, a cominciare dai matematici come Ekeland. Sul piano filosofico molte sono le cose che mi dividono da Leibniz, ma non certo la necessità logica di partire sempre da principi! Poi, in metafisica per es., sta alla libertà di ogni persona scegliere quali siano quelli ritenuti veri (v. altro mio commento di ieri, ore 16:14).
Però, Masiero, Lei è un cristiano come me, pertanto sa bene che DIO “lascia abbastanza luce per chi vuole credere a abbastanza buio per chi non vuole credere”, nondimeno la luce c’è!
A mio avviso il DIO di cui parla Lei è più il motore immobile dei filosofi che il DIO incarnato del cristianesimo.
Ora, sono d’accordo che il metodo scientifico non possa dimostrare DIO, ma ciò non toglie che Egli ha fatto in modo che la credenza in Lui (in Cristo) fosse ragionevole e non un salto nel vuoto bultmaniano!
Volevo solo precisare questo, Masiero, spero sarà d’accordo.
Ciò che voglio dire è che, a dispetto della propaganda laicista, ci sono ottimi motivi (sebbene non sia un obbligo razionale) per credere alla rivelazione, e, come facevo notare al saccente Flavio più sopra, la third quest ha portato a sviluppi importanti.
Poi per carità, sono d’accordo con Lei che dallo studio dell’universo non si possa determinare l’esistenza o meno di DIO, solo avevo l’impressione che a volte si parlasse più del DIO dei filosofi, tutto qui. 🙂
Lei forse, Vega, mi segue solo da poco tempo, altrimenti saprebbe che io non assegno al metodo scientifico nessun ruolo epistemico, ma solo uno applicativo-tecnologico.
E’ vero, sono cristiano, ma alla ragionevolezza della fede ci arrivo con l’aiuto della grazia ed il supporto di una razionalità integrale. In neanche un millimetro, per fortuna, della strada mi aiuta la scienza empirica con le sue ipotesi cangianti e indimostrabili.
Detto ciò, se posso permettermi, La inviterei a stare di volta in volta in tema il più possibile con l’articolo.
Giorgio Masiero dice
“E’ vero, sono cristiano, ma alla ragionevolezza della fede ci arrivo con l’aiuto della grazia ed il supporto di una razionalità integrale. In neanche un millimetro, per fortuna, della strada mi aiuta la scienza empirica con le sue ipotesi cangianti e indimostrabili.”
Ma questo sicuramente, infatti su questo ho già detto che sono d’accordo. 🙂
Chiudendo l’ot DIO ha portato sulla strada della Fede molte persone grazie ad eventi ben poco razionali ma ciononostante reali e avvenuti. Io sono una di queste persone, ho iniziato dopo a studiare la storia del cristianesimo.
Prima avevo risposto a Flavio su questo perché mi pareva che lui fosse rimasto ad uno stadio della ricerca storica molto arretrato, ma oggi la ricerca storica , pur non potendo dimostrare empiricamente le verità di Fede, ha fatto molti passi avanti.
Più che altro mi allarmo quando leggo laicisti o fedeli (non è il suo caso) che dipingono la Fede come fideismo bultmaniano, quello si, mi da fastidio.
Ma che glielo dico a fare, finché hanno potuto ci hanno accusato di aver inventato anche l’esistenza di Pilato, pensi un po’.
Ot chiuso. 😉
Se posso permettermi, vorrei consigliare un testo divulgativo proprio sui numeri prima e l’ipotesi di Riemann:
L’enigma dei numeri primi, di Marcus Du Sautoy.
Lettura un po’ impegnativa, ma molto entusiasmante.
… e dove la concezione naturalistica dell’autore, Amedeo, è sparsa a piene mani, anche. In un libro di divulgazione matematica!
Purtroppo, da questo punto di vista, ho avuto la stessa spiacevole sorpresa nel leggere “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli. Qui è lo scientismo a farla da padrone.