In queste due puntate si parla delle edizioni dei Mendel e Darwin Days di quest’anno(2014).
Il primo è alla sua seconda edizione, l’altro alla sua undicesima edizione in Italia, centotrentaduesima a livello mondiale.
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Questa tradizione è nata inizialmente in Inghilterra immediatamente dopo la morte di Darwin stesso nel 1882, cosa già di per sé più unica che rara per uno scienziato, ma anche per i cosiddetti ‘eroi nazionali’ in fondo non è cosa ordinaria. Certo, prima di divenire un appuntamento fisso le celebrazioni erano più sporadiche, ad oggi si celebrano regolarmente anche in diverse Università. Celebrazioni che non hanno mancato e non mancano di manifestazioni ‘folkroristiche’ come la “Phylum Feast (un buffet con piatti realizzati con diversi phyla) o come la gara di poesia evoluzionista mascherarsi da gorilla etc etc…
Diverse cose a riguardo di queste celebrazioni erano state già osservate l’anno scorso. Anno particolare in quanto era anche il centenario della morte di un naturalista di chiara fama, un ricercatore a 360 gradi, un viaggiatore, co-fondatore dimenticato della teoria di Darwin, Alfred R.Wallace.Va detto che,senza dubbio, se si fa un confronto anche parziale fra le celebrazioni darwiniane del 2009 e quelle di Wallace dell’anno scorso (ma anche fra queste e quelle di Darwin dello stesso anno), questo appare impietoso, non c’è neanche paragone tra le faraoniche celebrazioni darwiniane e quelle fatte “in economia” per Wallace, sia in Italia che all’estero… Perché quindi così tanta enfasi per Darwin e il dimenticatoio per Wallace? Mentre si trovava solo, febbricitante e privo di fonti bibliografiche su Halmahera (la più grande isola del remoto gruppo delle Molucche), Wallace scrisse un breve articolo, in cui enunciava la sua “personale” teoria evolutiva e lo spedì a Darwin per avere un parere autorevole. Tale plico rimase noto come il saggio di Ternate (per via del luogo da cui fu spedito) e fu il tassello mancante che unito a quanto Darwin aveva preso da Blyth, Erasmus Darwin, Malthus, Gould, Fitz Roy, Matthew, Lamark che permise a Darwin di pubblicare la sua teoria. In effetti le due versioni della teoria,che si può considerare unica come fosse la teoria dell’origine delle specie di Darwin-Wallace, benché pressoché identiche, si differenziavano in alcuni punti importanti. Se Darwin vedeva nella selezione naturale ‘solo’ la concorrenza tra gli individui per la selezione sessuale, Wallace pensò la selezione naturale come l’adattamento ad un ambiente complesso e dinamico (che include altri individui) e mantenne un idea di selezione più vicina a quella di Blyth.
Per Darwin la selezione agiva sugli individui, mentre Wallace questa avrebbe agito su gruppi o ‘specie’. Riguardo a questo concetto, se Darwin si mantenne vago sul concetto si specie, Wallace fornì la prima versione di definizione di specie biologica: “Species are merely those strongly marked races or local forms which when in contact do not intermix, and when inhabiting distinct areas, are generally believed to have had a separate origin, and to be incapable of producing a fertile hybrid offspring”.
La visione di Wallace è senz’altro più di stampo ‘socialista’, un po’ similmente a Lamarck. Wallace anche un socialista impegnato un po’ in tutta la sua vita. Wallace che proveniva da un ambiente piccolo borghese, infatti suo padre era un avvocato di provincia, che a quel tempo era una professione umile, fu particolarmente attivo nella Land Nationalisation Society e molto legato dapprima alle letture che aveva sentito nella Hall of Science in Tottenham Court Road a Londra, proposta dai seguaci di Robert Owen, e successivamente al “Das Kapital” di Marx, proprio dove quest’ultimo si definì un devoto ammiratore di Charles Darwin, la cui teoria, scrisse Marx rappresentava il fondamento scientifico per la sua causa, necessario alla sua (ovviamente non solo sua)visione.
Il rapporto Marx-Engels è un po’ curiosamente analogo a quello Darwin-Wallace, infatti mostra come “la Storia” scelga sovente i singoli individui ad essere celebrati come gli inventori unici o scopritori di nuove idee. Nel caso di Marx, è risaputo che Friedrich Engels ha giocato un ruolo partecipativo molto significativo e vicino nello sviluppo delle idee che ancora oggi si definiscono tranquillamente marxismo, analogamente avvenne per il darwinismo. Analogamente sì, ma quindi con differenze importanti. Oltre a quanto già detto, Darwin e Wallace marciavano ‘indipendentemente’ nel senso che, salvo corrispondenza lavoravano da ‘solisti’. Proprio come Owen, Wallace ha preso una linea anti-malthusiana chiara (l’opera di Malthus è stato utilizzata per giustificare la tesi che la malattia e la morte precoce erano necessarie tra le masse lavoratrici per mantenere la popolazione verso il basso). Darwin, dato anche il suo background (per esempio se Wallace dovette letteralmente elemonisare i soldi per i suoi viaggi, Darwin potè organizzarli con estrema facilità), era molto più in sintonia con le idee di Malthus, ma anche di Spencer ed è molto probabile pensare che queste utili anche a politiche coloniali potessero essere all’epoca meglio viste da certi gruppi ideologici di potere così da conferire a Darwin il primato e la piena paternità della teoria. La società vittoriana, rigidamente stratificata, ha lasciato ben poche possibilità allo sfortunato Wallace di entrare nelle sacre sale della comunità scientifica d’elite di cui Darwin era invece già un membro rispettato. Darwin era l’uomo giusto, presentò le carte di Wallace alla L.Society, agli altri naturalisti come gli era stato chiesto, fu restio a pubblicare la sua teoria, fu sempre cauto ma c’erano spinte ed interessi che lo volevano come autore di quella teoria e così fu.
Così, spinto anche dagli stessi ‘amici in comune’ con Wallace, Lyell e Hooker, a presentare celermente la sua opera prendendosene la paternità esclusiva, Darwin divenne l’autore della teoria sull’origine delle specie per selezione naturale e a lui andarono tutti gli onori. Un’altra figura fu molto importante, quella di T.Huxley. Huxley aveva respinto la teoria di Lamarck della trasmutazione, sulla base del fatto che non c’erano prove sufficienti per sostenerla e fu con Lyell, Hooker e Wallace uno di quei pochi che era a conoscenza delle idee di Darwin prima che venissero pubblicate. Come ricordato la prima pubblicazione di Darwin delle sue idee avvenne quando Wallace inviò a Darwin il suo famoso saggio sulla selezione naturale, che venne presentato da Lyell e Hooker alla Linnean Society nel 1858 accanto a brani tratti dal taccuino di Darwin e una lettera di Darwin ad Asa Gray. La famosa risposta di Huxley all’idea della selezione naturale fu:
“Come è stato estremamente stupido non averci pensato!”
(Huxley, Leonard (1900), The Life and Letters of Thomas Henry Huxley. 2 vols 8vo, London: Macmillan)
Ad Huxley piacque molto la teoria di Darwin, anche se non troppo convinto del potere della selezione, l’idea di ‘evoluzione’ darwiniana lo convinceva e in un suo saggio “Evidence as to Man’s Place in Nature (1863)” espose due temi, l’uno l’uomo che è legato alle grandi scimmie, l’altro l’uomo che si è evoluto in modo analogo a tutte le altre forme di vita. Queste stesse idee, il dubbioso, cauto, prudente Darwin le aveva solo accennate, ma con la quali Huxley si era trovato tanto immediatamente e pienamente d’accordo che nel portale avanti, diffonderle e difenderle divenne conosciuto come il mastino di Darwin. Egli è colui che spinse la teoria, combatté le battaglie e abbatté le barriere. Lo stesso Wallace era un difensore convinto della teoria di Darwin e lo spalleggiò. Tuttavia un evento lo eclissò cmpletamente sotto l’ombra di Darwin. Con “The Origin of Human Races and the Antiquity of Man Deduced from the Theory of ‘Natural Selection” Wallace divenne l’uomo che si tirò indietro. Questo è un fatto importante perché è un po’ il “titolo” riservato ai vari M.Behe, G. Sermonti, J.Sanford etc..a quelli che non si riescono a liquidare facilmente sul piano scientifico e così come avvenne per Wallace, usando come scusa la sua conversione allo spiritismo (cosa comune all’epoca a molti scienziati ), e così si va a dire che si sono arresi di fronte al fatto che la scienza non abbia trovato ancora delle risposte, o che avvicinati per qualche ragione a gruppi religiosi e quindi hanno cambiato visione su certe cose dedicandosi ad altro etc etc.. Però tutto questo modus operandi denota un’idea curiosamente religiosa, quasi “settaria”, fascista anche, della scienza. Ad essa, indipendentemente da competenze metodologiche, titoli e scoperte un uomo “apparterrebbe” totalmente. Un voto. E sarebbe così chiamato scienziato, finché ne accettasse le interpretazioni condivise dalla maggioranza, e da essa potrebbe “uscire” perdendo il titolo per apostasia! Peggio di un sacerdote che lascia i voti… È chiaro pertanto il richiamo di Fratus alla visione di nuova religione di Comte.
Ora, premesso questo, come fa notare Pennetta, riferendosi in particolare all’Italia la celebrazione dei Darwin day non è rivolta tanto alla figura dello scienziato, ma neppure in verità alla sua teoria, quanto invece a ciò per cui la teoria è stata strumentalizzata. Come già ricordato dal 2003 l’Uaar (un po’ su imitazione dei cugini d’oltreoceano dell’American Humanist Association organizza Darwin Day anche in Italia con scienziati, docenti e giornalisti scientifici, dando però anche luogo a giornate come questa.
Anche solo da una prima veloce lettura della pagina di Wikipedia sul Darwin day si può leggere che lo scopo della celebrazione sia “difendere l’impresa scientifica attraverso i valori del razionalismo e della laicità”, che è un modo esoterico per far passare una realtà che invece non esiste, per far passare un’ideologia atea spacciandola per scienza. L’intento purtroppo che appare evidente è quello di far passare fra le persone, servendosi anche di qualche divulgatori con una certa fama “mediatica” di scienziato, l’idea di un contrasto insanabile tra fede e ragione, tra fede e scienza galileiana. L’intento è quello di strumentalizzare la scienza per diffondere una visione ideologica della storia naturale, del mondo, dell’uomo… Darwin diventa quel libero pensatore rivoluzionario, che superando timori ed oscurantisti avrebbe cambiato, questo è il convincimento di fondo che si vuole anche trasmettere, la visione di Dio e dell’uomo. Principalmente la fede nel Dio Rivelato delle religioni abramitiche. Il fine dichiarato ricorda Pennetta, è quello di valorizzare la cultura scientifica, ma non viene spiegato perché tra tante figure viene scelta proprio quella di Darwin che fu da subito strumentalizzato proprio a fini ideologici per combattere la tradizione cattolica, come testimoniato da un documento esposto alla mostra Homo Sapiens al Palazzo delle Esposizioni di Roma in occasione delle commemorazioni darwiniane del 2009. È chiaro che un deismo filosofico generico, un teismo generico siano cose “un po’ così”, a buon mercato si riconosce che non si possa escluderle o meno etc etc.. non a caso questo è stato un pensiero che ha caratterizzato l’alba del moderno ateismo e rappresentava l’ultimo passo secondo Comte prima di abbandonare definitivamente l’idea di Dio.
Invece il Dio Rivelato delle religioni abramitiche infastidice e genera avversione da parte di quei gruppi ideologici sfociando anche in forme di intolleranza,”violenza”. Lo stesso M. Ruse arrivò ad affermare che:
“L’umanesimo, nella sua forma più virulenta, sta cercando di fare della scienza una religione. E’ inondato da un intollerante entusiasmo, vi è quasi un isterico ripudio della religione” .
I Mendel days invece che, ad un solo anno dalla loro nascita ad opera di un gruppo di amici, contano quest’anno già 20 appuntamenti non sono stati introdotti, curati da gruppi, enti, associazioni come la CEI, da Avvenire o chissà che altro. A differenza dei Darwin day che come visto rimangono legati a certi movimenti ideologici (e/o politici), un po’ come se li avesse introdotti una “Conferenza Episcopale Atea”. Così gli incontri dei Mendel days, queste giornate di studio non nascono come una contrapposizione ai Darwin days, non sono degli Anti-Darwin days, ma rappresentano più una reazione (quasi ‘Newtoniana) a questi. Checché ne possano dire non hanno avuto l’anno passato né hanno intenzione di essere uno strumento di propaganda ideologica, una strumentalizzazione della scienza, un mezzo per portare alla formazione di una ‘creation-science o altro (nemmeno di essere luogo di manifestazioni folkloristiche che poco hanno a che fare con la scienza..) .
Perché allora esistono i Mendel Day? Pennetta lo ricorda (l’aveva già espresso nel suo intervento al primo Mendel day di Verona 2013 su invito di Fratus. Intanto, si tratta di incontri, di giornate studio con lo scopo di fare informazione, di fare divulgazione scientifica, ma anche teologica, filosofica e bioetica in modo onesto, affrontando i temi e la storia della scienza non ideologicamente e non selettivamente, facendo quindi anche un’operazione di debunking su molte false credenze, clichés, luoghi comuni e facendo quindi anche chiarezza su molte cose su cui fra le persone c’è veramente molta confusione, vuoi per problemi dell’istruzione, vuoi per episodi di cattiva divulgazione mediatica. Per avere una visione completa su questi aspetti può essere utile leggere il manifesto dei primi Mendel days. Mendel come simbolo di un’amicizia fra fede e scienza, che fra l’altro, quella moderna, è figlia stessa del cristianesimo. Un’opera di ‘backup’ in cui si mostra fra le varie cose che essere credenti in Dio non comporta l’essere un cattivo scienziato, l’essere lontano dalla scienza. Basta anche solo notare che molti sono arrivati alla fede, ad una conversione tramite la scienza come J. Sanford o come Francis Collins.
Quindi una ‘normale’ reazione, non legata a gruppi ideologici,religiosi o politici come lo sono stati e continuano ad essere i Darwin days, a questi stessi e a tutto quanto ha favorito a dare cattiva informazione su molte tematiche e a tutto quanto sembra portare ad una disumanizzazione dell’uomo. Oltre ovviamnete a ricordare scienzati, alcuni spesso più che dimenticati, come Lazzaro Spallanzani, che molto hanno dato alla scienza credendo sempre fermamente in Dio Creatore. Quindi non si tratta neppure di qualcosa che voglia andare a creare uno scontro, come molti vorrebbero lasciar passare, fra evoluzione e creazione, stile Usa, in primis perché si tratta di un falso dilemma. Va da sé che ovviamente si parla e si può parlare anche di antidarwinismo, come critica scientifica al neodarwinismo. Uno degli spunti che ha portato all’elezione di Mendel è stato, oltre alla minaccia di una sua eliminazione dai libri di testo, il fatto che venga spesso presentato come colui che aiutò la teoria di Darwin, che diede ad essa un supporto su basi genetiche che portarono prima alla ‘sintesi moderna’ e poi alla ‘sintesi estesa’. Ciò è semplicemente falso, ricorda Pennetta che la riscoperta delle leggi di Mendel portò a quello che dagli storici della scienza viene ricordato come ‘eclissi del darwinismo’ in cui il darwinismo era ‘morto’ salvo in Inghilterra per motivi nazionalistici. Infatti come spiegò il prof. Umberto Fasol. Mendel falsificò la teoria di Darwin mostrando scientificamente che la trasmissione dei caratteri acquisiti come ipotizzato da Darwin et Al. non avvenisse.
Fu poi, in primis con Ronald Aylmer Fisher, che si arrivò a quella che fu la ‘Sintesi Moderna’, il primo neodarwinismo. Infatti come suggerisce il termine sintesi si misero assieme due cose scollegate per fare un’unica unità, si unirono darwinismo e Mendel in virtù delle mutazioni casuali. Non si conosceva ancora il Dna, non erano ancora arrivate le conclusioni di Gould, la genetica, la biologia molecolare non erano certo vicine a quello che sono ora, mancavano l’epigenetica, l’evo-devo etc… e così il concetto di mutazione, che allora era ritenuta valida e potente, sempre ovviamente in simbiosi con la selezione naturale, ha finito per non reggere più e si è arrivati ad una nuova sintesi, la Sintesi Estesa.
Questa volta però si tratta di una sintesi nel senso che si fanno confluire sotto il paradigma neodarwiniano tutte le varie cose ricordate sopra e molte altre(per esempio le varie teorie neutraliste come quella di Kimura etc..). Ma se la Sintesi moderna era comunque come un frappè ottenuto frullando gelato e latte, la sintesi estesa appare più come una bella biglia di ferro sulla quale mano a mano si appiccicano chewing-gum ingrandendola. Un darwinismo che, oltre a non aver trovato neanche una delle corroborazioni che richiederebbe, perde anche la possibilità di avere un criterio di falsifificabilità. A minare la scientificità del neodarwinismo si aggiunge l’inutilità mostrata fino ad oggi, senza contare l’errore sulla vestigialità degli organi, nel fornire predizioni utili, nel portare a qualsivoglia applicazione pratica. Perfino la relatività generale, considerata un po’ ‘metafisica’ come teoria ha fatto nuove predizioni (come l’espansione dell’Universo) e grazie alla maggiore conoscenza ha prodotto tra le altre cose, come “spin off”, la tecnica del gps. Recentemente Pennetta ha anche mostrato come, nonostante certa divulgazione spinga a pensare il contrario, per quanto riguarda il caso dell’ AIDS e il virus influenzale si riveli assolutamente inutile, ciò che viene fatto sono applicazioni derivanti “banalmente” dalla selezione naturale, dall’applicazione della probalitità statistica etc.. Nel caso del virus influenzale inoltre sulla base delle passate esperienze è possibile prevedere che le mutazioni del virus influenzale, per quanto numerose, non produrranno nei prossimi anni nuove specie di virus, cioè ad una macroevoluzione. Due celebrazioni quindi profondamente diverse, una scienza ‘modificata’ per supportare l’ateismo opposta ad una corretta informazione scientifica concorde con l’idea dei Magisteri non sovrapposti di Gould (che fra parentesi non era né cattolico, né cristiano ed era anche neodarwinista, uno dei più celebri di tutti i tempi). Ma non dovrebbe essere qualcosa di difficile da capire che la scienza non si può occupare di finalismi,di Dio,dei “Perché” che restano problemi metafisici, filosofici, legati alla fede e all’interpretazione della storia naturale.
In verità, quando T.Pievani ne “La vita inaspettata” mostra come una fortuita concomitanza di contingenze il fatto che l’uomo sia apparso e parla di assenza di finalismo nella scienza e nell’evoluzione dice una cosa che è anche banale quanto confusivo per chi legge (forse). Infatti possiamo trovare differenti concezioni di ‘fine’ e quindi di finalismo, finalità… Il ‘telos’, il ‘nomen actionis’, lo ‘skopos’ etc… Ora, questi neodarwinisti vorrebbero dimostrare che esista un’assenza di finalità negli organismi biologici, ma l’accezione di finalità in questo caso è quella di “design”, un po’ vicina magari a quella proposta da l’ID, anche se fosse possibile dimostrare “irrefutabilmente” la teoria neodarwiniana, il concetto di teleologia non verrebbe comunque meno. Sono soliti dire che il fatto che un cuore per pompare sangue, un occhio serva per vedere, una gamba per camminare, un dente per masticare, le ali per volare etc.. non implica che essi si siano sviluppati “per” svolgere quella funzione. Ovvero, ci sarebbero stati degli stadi che hanno portato al raggiungimento di quelle date funzioni, raggiunte quindi grazie ad un accumulo di vantaggi intermedi portati, ciascuno, da mutazioni genetiche del tutto contingenti rispetto al loro esito adattativo.
Così si osserva un sistema associato alla funzione o utilità attuale (cioè quella che osserviamo adesso) di una struttura. Ciò rientra in quella che chiamano ‘teleonomia’, in cui il “fine” (il ‘serve per’) è in realtà un effetto collaterale e del tutto illusorio, dell’utilità, della funzione specifica complessa osservabile sul momento. Si arriva così a sostenere che una serie di eventi casuali, frutto di aleatorie contingenze non possa essere mossa da una causa finale di qualunque tipo. Conseguenze di tutto il ragionamento sulla contingenza sarebbero che la ragione e la scienza ammetterebbero al limite un Dio incapace di agire nella storia, quindi nulla a che vedere con il Dio Rivelato, e quindi il fatto che esista l’uomo non sarebbe il frutto di un disegno divino, ma una sorta di incidente,di accidente fortuito e del tutto inaspettato. È chiaro che allora diviene importante capire a cosa si alluda con causa finale e relativamente a cosa intende fare riferimento quella finalità. Lo skopos, inteso come un punto di arrivo verso cui tutta la storia dell’uomo e del mondo sarebbe indirizzata è un qualcosa di cui cercare di provare l’ esistenza o la non esistenza da un punto di vista scientifico è errato, oltre che impossibile,anche visto che la scienza si occupa dei “come mai” non dei “perché”.
“In soldoni” non c’è conflitto fra scienza e fede cristiana o fra scienza e generica fede in un dio. Ora,tutto questo non vuol dire che i Darwin days siano solo giornate dove viene fatta ‘brutta’ scienza, nel senso che non si parla di scienza o si camuffa un’ideologia da scienza,ci sono sicuramente incontri che rappresentano valide giornate di studio sul tema Darwin/evoluzione/neodarwinismo. Però è chiaro che se le associazioni che a livello internazionale sopra tutte le altre curano questi eventi,e quindi queste hanno quelle finalità, quegli intenti,allora la manifestazione generale è pregna di quel modus operandi, e in certi incontri questa è chiara fin dal titolo dell’evento, fin dalla presentazione, tanto più se si ha l’occasione di ascoltare gli interventi che vengono fatti come quello dell’anno scorso del prof.Vallortigara “Perché l’evoluzione ha creato dio (e non viceversa)”,o quello di quest’anno del prof.Boncinelli. Proprio volendo allora, se non vi fosse una malafede (accettata di buon grado anche da chi è fuori da queste associazioni/movimenti ideologici ma poi li pubblicizza, si presta alle loro iniziatve etc..) nell’uso ideologico dei risultati scientifici per promuovere l’ateismo si mostra l’offrire l’ascolto di una ed una sola campana. Tutti i biologi, fisici, filosofi, genetisti, ingegneri, medici etc..che sono cattolici, cristiani, teisti, deisti? Quantomeno ad incontri di carattere filosofico, visto che vengono fatti anche questi (e su questo non ci sarebbe neanche da obiettare), con serietà si sarebbero consultate due campane, sotto moderatore, opposte e poi si sarebbe lasciato ad ogni spettatore in sala o sul web il trarre le conclusioni.
Il che non vuol dire dare luogo a ‘squallidi’ (mi si passi il termine) teatrini come quello a cui si sono prestati B.Nye e K.Ham. In radio si passa anche a parlare di un incontro dei Mendel days già svolto a cui ha presenziato come relatore il prof.Pennetta svoltosi al CNR. Questo fatto ha subito creato dei malumori, per essere eufemistici,visto che con un fare diffamatorio M.Ferrari esordisce con :
“Magari interessa a tutti coloro che VERAMENTE fanno giornalismo scientifico. Per chi non lo conosce, pennetta è un rabbioso creazionista. Ospitato dal Cnr in qualità di giornalista divulgatore. Se non è una vergogna questa, e se non ci si ribella adesso, non saprei quando farlo.”
Pennetta che non si sa per quale ragione venga definito “rabbioso” viene etichettato come creazionista (ovviamente va da sé che si deve intendere con fautore di una creation science, non avrebbe senso inteso nel suo senso più generale di credente in un Creatore), senza fornire prove a riguardo, e viene detto che avrebbe presenziato in qualità di giornalista (che sarebbe anche abuso della professione) mentre era con piena qualifica ospite in qualità di divulgatore scientifico in occasione di una giornata studio su invito di una ricercatrice che si occupa di quelle tematiche su cui Pennetta è intervenuto. Il convegno inoltre non era organizzato né patrocinato dal CNR, di cui si sono presi solo posti a sedere ed illuminazione, generosissimamente offerti. Certe diffamazioni (si contestava la qualifica di biologo a Pennetta) così come certe accuse (si dava del volgare, villano, misogino..) i erano già viste, fra l’altro ad opera di una che abusa della professione di giornalista. Etichette simili erano arrivate anche dal new-atheist P.Z. Myers. Ad ogni modo, nonostante la partenza inaccettabile, fondata su premesse fantasiose, la discussione seguita è però stata comunque, afferma Pennetta, sostanzialmente equilibrata e interessante. Sono intervenuti anche Aldo piombino, che per esempio critica l’invasione di campo e le strumentalizzazioni dell’UAAR e Michele Bellone che ha reintrodotto il tema sulla scelte e modalità comunicative, quindi ritenendo sbagliato (a livello di comunicazione) riferirsi a Pennetta o chi per lui come creazionista. Bellone non ha nascosto che dietro Pennetta ed altri si celino di creazionisti, che sarebbero dei ‘kripto-creazionisti’, però tiene come linea il lasciare questo come sospetto, come opinione e andando a discutere con questi scegliere strategie comunicative opportune che lascino fuori gli argomenti sul creazionismo e su Dio il più possibile.
Nessuno ha avuto nulla da obiettare sul “rabbioso”.
Le due puntate (sui Darwin e mendel days) sono ascoltabili e scaricabili ai seguenti link:
https://www.dropbox.com/s/avr5jjws4ghbgar/01_03_14.mp3
https://www.dropbox.com/s/3dusqzfg1gkuouc/22_02_14.mp3
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1 commento
http://www.rinocammilleri.com/2014/03/lefebvre/