I video del convegno del 3-4 luglio 2021 a Nemi
Grazie a Byoblu sono disponibili i video del convegno di Nemi, riporto qui i link nell’ordine in cui gli interventi stessi si sono succeduti.
PRIMA GIORNATA
Primo incontro:
ULTIMO ATTO: DOPO LA MORTE DI DIO E DELLE IDEOLOGIE C’È LA FINE DELL’UOMO – Pennetta, Scapellato, Fusaro.
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Secondo incontro:
LA RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA (DEL ’68) E LA GESTIONE TECNOCRATICA DEL POTERE – Mario Arturo Iannaccone e Barbara Tampieri.
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Terzo incontro:
LA RICERCA DI UNA CURA PER LA MALATTIA DEL NOSTRO MONDO – Francesco Borgonovo
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Quarto incontro:
LA SCIENZA COME “INSTRUMENTUM REGNI”: DALLA NUOVA ATLANTIDE AL CTS – Enzo Pennetta, Massimo Piattelli Palmarini.
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Quinto incontro:
IL RUOLO DELLA PSICOLOGIA NELLA COSTRUZIONE DELL’UOMO NUOVO – Roberto Marchesini, Barbara Tampieri.
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SECONDA GIORNATA
Primo incontro:
LA CATASTROFE INFORMATIVA: DAL MODELLO LIBERALE AL LIBERISMO DELL’OPPRESSIONE – Tampieri, Iannaccone
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Secondo incontro:
GIOVANI “TERMINALI”: UNA GENERAZIONE TELECOMANDATA E GENETICAMENTE MODIFICATA – Elisabetta Frezza.
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Terzo incontro:
QUALI RIFERIMENTI ANTROPOLOGICI PER I PARTITI DI OGGI? – Alberto Bagnai.
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Quarto incontro:
RIPARTIRE DALLE FONDAMENTA: L’UOMO COME ENTITÀ DI NATURA Paolo Scapellato
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Quinto incontro:
IL PARADIGMA DEL QUARTO DOMINIO – Enzo Pennetta
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Abbiamo anche deciso di riportare gli interventi in una pubblicazione alla quale stiamo lavorando e che proporremo appena possibile.
138 commenti
Caro Enzo, non finirò mai di ringraziarti per ciò che hai fatto.
Immagino non sia stato facile e ti sia costato molta fatica, goditi il meritato riposo del guerriero.
Che ne dici di riportare al centro CS indirizzando l’auspicabile dibattito sulle problematiche aperte nel convegno?
Rivitalizziamo CS che ultimamente mi sembra un po’ tendente alla letargia.
Carissimo Valentino, amico della prima ora qui su CS, è stato bello conoscerti di persona in un momento che era anche un salto di livello di quello che il sito è stato fin dall’inizio.
La fatica è stata tanta ma la maggior parte è dipesa dagli ostacoli che sono stati gettati sulla strada di chiunque voglia organizzare qualcosa di fisico in questo momento, ma anche sulla rete non va molto meglio.
Piacerebbe anche a me se CS potesse essere più attivo ma nonostante i miei inviti nel tempo i vari collaboratori non hanno voluto o potuto dedicarci il tempo necessario, io sono uno solo e oltre al sito le cose da fare sono aumentate, non a caso sotto convegno gli aggiornamenti sono stati fermi un mese.
Sto riprendendo a scrivere oltre a fare i video ma il tempo necessario a documentarsi ed elaborare i contenuti è tanto.
Voglio organizzare altre iniziative, farò e faremo il possibile.
Enzo, mettiamola così: per quel poco che so fare e per quel poco che posso, conta su di me, se hai bisogno di una mano sono quì
Grazie Valentino
Tutto molto interessante, un sincero grazie a te Enzo, per l’immane sforzo di nuotare controcorrente in un fiume di nefandezze innominabili, alla ricerca di un approdo per un umano che tale sia integralmente.
Non posso trattenere una nota fortemente interrogativa per la presenza di Alberto Bagnai, che fu uno di quelli da cui appresi le fondamenta di una materia lontana dalle mie, l’economia, e di cui ebbi stima. La presenza sua, di Borghi e di pochi altri, nella stessa compagine governativa in cui seggono Zan, Draghi, Cirinnà, Speranza, ed altri innominabili, mi rimane oscuramente incomprensibile. Magari altri la comprendono, io no.
Grazie, Enzo, per l’impegno.
Ciao Francesco, nuotare contro corrente in un fiume di sporcizia è sempre più difficile ma non conosciamo alternative.
Riguardo Bagnai come saprai lui e altri si oppongono al DDL Zan e francamente stando al governo possono essere ascoltati molto di più di quando erano all’opposizione, lo stesso vale per la sua presenza nella Commissione Segre dove il reato d’odio rischia di diventare una censura feroce, preferisco che lì dentro ci sia lui.
Borghi poi sta lottando come un leone sull’obbligo vaccinale e sulle restrizioni, anche in questo caso preferisco che ci sia lui.
A parte questo Bagnai è un fine intellettuale e il suo contributo è comunque interessante, anche per gli avversari e come tale è stato invitato ad intervenire al convegno.
Grazie a te per il tuo contributo.
La ringrazio Prof. Pennetta….
La domanda qua sopra rivoltale da @FrancescoM alla fine è un po’ anche la mia.
Sono contenta per questa nota di chiarezza, a cui mi associo. I tempi non sono dei migliori ed è importante che certi luoghi siano presidiati da chi ci si fida anche se non potranno fare moltissimo, piuttosto di saperli all’opposizione, candidi per non essersi “macchiati”, ma senza poter svolgere un utile ruolo di testimonianza (dall’esterno all’interno delle istituzioni e viceversa).
In passato questi ex puri della politica avrebbero detto peste e corna di chi si assimilava al potere come fanno oggi loro… Sono riusciti a sdoganare di essere garanti del popolo dai tavoli di potere sottoscrivendo praticamente tutto quello che il potere decide. Draghi è il guru da seguire e i brontolii di pancia, le sparate sui social, i loro cinguettii non fanno altro che rendere patetico il ruolo che oggi incarnano. A ma fa piacere che facciano queste figure da pellegrini, che testimoniano quel che sono realmente. Mi tocca addirittura dar ragione a Francescom su questa alleanza col carnefice che rende l’idea.
“ed è importante che certi luoghi siano presidiati da chi ci si fida anche se non potranno fare moltissimo, ”
Ieri è passato il GP, con il beneplacito di quelli dei quali ti fidi.
Non per scrivere stupide polemiche, ma a me sembra che costoro più che continuare a Tweettare contro certi provvedimenti non sanno far altro.
Burioni Roberto propone una colletta per pagare ai novax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 Agosto saranno agli arresti domicialiari chiusi in casa come dei sorci.
https://twitter.com/RobertoBurioni/status/1418332194578309120
Io propongo un raccolta firme per nominare Burioni Roberto (e tutti i coviddari della sua risma) il porco dell’anno.
Draghi Mario ha dichiarato:
“L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, o a fare morire gli altri”.
Bene, da oggi, forte delle prove sul campo del Nazismo e del Comunismo, sintesi di entrambi, col suo vero volto si è instaurato il Capitalismo perfetto; ossia il Regime dell’Anticristo.
Stavolta mi sono sbagliato per difetto, avevo previsto qualcosa di simile per l’Autunno-Inverno. Hanno anticipato i tempi.
Rimane certo che per l’Autunno-Inverno le truppe dell’antiumano si scateneranno.
invece se fossero stati all’opposizione il GP non sarebbe passato
@ROSA Se fossero stati all’opposizione non avrebbero avuto nessuna responsabilità sullo spregevole decreto GP.
Così invece le firme dei loro ministri rimarranno agli atti
Grazie della risposta, Enzo.
Come vedi, pur essendo poco portato all’uso liquoroso di eufemismi, e chiamando sempre le cose coi loro duri nomi, mi sono guardato dal qualificare negativamente Bagnai, Borghi e pochi altri di buona stoffa come loro.
Conosco l’argomento sedondo cui la Lega (che sostenni quando era “no Euro”) starebbe al governo per limitare i danni, non convince e non persuade. Sarebbe come dire “mi alleo col carnefice, così anziché farti fare a pezzi, io limito il danno, e ti rompono solo le ossa, ma almeno ti lasciano intero”.
Qualcuno crede abbia senso? La sola, remota possibilità è che qualcuno nella Lega, certamente non Salvini, abbia concepito e stia tessendo una strategia di sottigliezza tale da dover necessariamente essere tenuta segreta. Non è impossibile, ma mi sembra estremamente improbabile.
D’altro canto, e non è certo per sentimentalismo, non mi riesce di credere che persone come queste di cui parliamo si siano vendute. Per tale ragione, come ho scritto, la loro condotta mi rimane oscuramente incomprensibile.
Grazie a te, ancora, per rendere possibile questo spazio.
Rosa: “invece se fossero stati all’opposizione il GP non sarebbe passato”.
Questo enunciato squaderna una nuova frontiera della logica: “Se A, allora B; se non A, allora (sempre) B”. Tradotto, irrilevanti all’opposizione, irrilevanti al Governo.
In Italia non esiste alcuna opposizione parlamentare, persino la Meloni è la quinta colonna del Potere mondialista. La sola opposizione sta in una porzione irriducibile di popolazione che oggi è rappresentata (con una certa approssimazione) dal neo partito “Ancora Italia”, almeno stando al programma. Mi sembra che anche Enzo Pennetta la pensi così; se non è convinta, gentile Signora, ne parli con lui. Ovviamente, non posso, e nessuno può dire, cosa faranno una volta nelle stanze del Potere, sempre che ci arrivino. Ma che Salvini (che ho conosciuto e sostenuto) abbia tradito i suoi elettori e il suo programma è INCONFUTABILE!!! A partire dal “No euro”.
Ci fosse una vera opposizione (sempre che le parole abbiano ancora un senso) vicina la popolo, le piazze ribollirebbero. Io vedo calma piatta.
Sono perfettamente d’accordo con lei, l’opposizione no c’è più, manco quella della Meloni. Solo ipotizzare questo stato delle cose sarebbe stato impossibile, ci troviamo come in una sorta di mondo parallelo con tutti al Governo ma con uno solo che comanda. Draghi era avvezzo a fare il banchiere e ora rivela tutta la sua inadeguatezza nel ruolo istituzionale più importante, anche solo a valutare le dichiarazioni farlocche riguardo alle conseguenze di una mancata vaccinazione… Caro Draghi, i vaccini funzionano ma non è che uno non vaccinato automaticamente muore.
Secondo me, chi ha visto in queste parole di Draghi Mario un principio di demenza senile ha sbagliato di grosso.
“L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, o a fare morire gli altri”.
Nessuna voce dal sen fuggita. Draghi è un caporale serio, conosce il suo lavoro, è tanto tetro, quanto professionale.
Lo stesso vale per il foglio post nazista, “La Repubblica” (cui tutti scimmiottandosi l’un l’altro decapitano l’articolo). Se il giornale nazi titola “Aperta la caccia ai novax”, la notizia deve essere presa sul serio.
Leggete qui:
https://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/28064719/variante-delta-cosa-succede-ospedali-sconvolgente-rivelazione-dottoressa-prima-essere-intubati.html
E’ già a buon punto la pianificazione di quanto accadrà in Autunno-Inverno; che, come dal sottoscritto previsto da mesi, vedrà una recludescenza delle “pandemia”.
1°, il verde passo sarà reso oblligatorio per sempre, ed inasprito. Di fatto, la sopravvivenza fisica per chi non si piegherà alla profanazione del proprio corpo coi farmaci sperimentali diverrà sempre più difficile.
2°, il clima di odio verso i nuovi dalit, i fuori casta dell’era coviddara si saturerà fino al possibile sorgere di episodi linciaggio.
3° all’inaspirsi (ovviamente voluto e agognato) della situazione sanitaria è probabile si aggiungano criticità di carattere finanziario.
4°, nel caso in cui per la Primavera l’intera popolazione non fosse ancora stata ridotta alla condizione di gelatina tremante, sono quasi certe interruzioni della catena alimentare ed energetica.
Tutto ciò, come ho scritto altre volte, salvo due due imprevedibilità:
A, un mutare del fronte interno per presa coscienza di una parte degli attuali dormienti (poco probabile);
B, eventi macropolitici di grandissimo impatto.
Nessuno vede il futuro, le analisi, per quanto acute ed accurate, lasciano sempre fuori l’imprevedibile. Io spero di sbagliare.
Caro Francescom, ognuno ha il giornale che si merita. Non mi meraviglia che a dar credito a Libero la realtà le appaia tanto fosca. In autunno tireremo le somme.
A proposito di giornali e giornalisti, alcune interessanti notizie:
https://www.byoblu.com/2021/07/23/per-convincere-al-vaccino-dobbiamo-usare-il-bastone-e-non-piu-la-carota-ecco-come-fa-informazione-la-cnn-e-i-media-mainstream/
https://video.foxnews.com/v/6264654588001#sp=show-clips
La crisi del giornalismo parte da lontano. Oggi, per restare in Italia, abbiamo circa 15.000 giornalisti professionisti, numero eroso di mese in mese a causa della crisi dell’editoria. Meno giornalisti e meno risorse = calo della qualità dell’informazione. L’istituto di previdenza della categoria introita sempre meno contributi da lavoro e spende sempre più in pensioni anticipate e ammortizzatori sociali. Pretendere che il giornalismo rimanga di alta qualità in queste condizioni è pretendere l’impossibile. Aggiungiamoci poi che molti in rete si improvvisano giornalisti e contribuiscono ad abbassare ancor più la qualità. Nessuna professione si improvvisa senza pagare dazio.
I tempi di Padania libera e ce l’abbiamo duro sono finiti per fortuna, e per i poveri leghisti abbindolati da Pontida è tempo di rendersi conto che hanno creduto alle favole e che la Lega oggi è un partito nazional popolare che per stare al governo è disposto a scendere a patti con chiunque, per il proprio unico bene. Avere il culo al sicuro.
Mi associo ai complimenti dei più, col rammarico di non aver potuto partecipare a un convegno prezioso e prestigioso in un luogo, per giunta, carico di significati e di mito. Mi rimane un dubbio su come fiancheggiare l’indomito Professore , con la speranza di veder spuntare un qualche germe di progettualità dall’intricato e istruttivo cespuglio di analisi e pareri puntualmente riportati su queste pagine digitali. Sarebbe davvero interessante che tanto impegno e passione potessero germogliare in un lavoro collettivo .
Grazie Fabio, come dicevo nonostante leggi e provvedimenti repressivi non ci fermeremo qui e ciascuno potrà fare la sua parte.
https://www.youtube.com/watch?v=WnjCEJfw3zY
Fabrizio Fratus, Enrica Perucchietti e Daniele Trabucco, accompagnati dal sempre affilato Toscano, parlano della dittatura sanitaria in atto. Il fogliaccio del padronato profondo e cattivo, “La Repubblica” degli Elkann-Agnelli, ieri ha titolato: “Caccia ai non vaccinati, sono oltre 17.000.000”. il giornale del coviddaresimo duro e puro ha aperto la stagione venatoria. Da una parte i buoni, saggi, pacati, liberi, consapevoli ed amorevoli coviddari, dall’altra la spregevole ciurma dei cosiddetti (da loro) “no vax”, che loro i saggi, pacati, liberi, consapevoli ed amorevoli coviddari, così definiscono:
fascisti,
dementi,
nazisti,
negazionisti,
antisociali,
untori,
pazzi,
stupidi,
dementi,
trogloditi,
epistemophobi o gnosiofobici,
ignoranti,
disertori da vaccino,
scimmie.
Ecc…
Apro e chiudo una parentesi, a fronte di tutta questa litania di insulti, io sottoscritto, utilizzo un solo termine, “coviddaro”; eppure, quando così si vede definita, si trova sempre qualche vergine che si straccia le vesti, ed espone con alti lai la ferita ancora bruciante per l’insopportabile onta!!! Questa, si sa è la natura del coviddaro; quando lo fa lui, o i suoi portavoce per lui (vedi elenco parziale precedente), non insulta, bensì “qualifica”; lui non odia, ma è mosso da santa collera per la giustizia vilipesa! E se qualcuno, poco poco, restituisce pan per focaccia, allora la vergine coviddara rischia di affogare nella bile. Io li conosco molto bene costoro, ben da prima che da normali falliti trasmutassero in coviddari. Il coviddaro ha attraversato la Storia, sempre da bravo cittadino ossequioso dei potenti, può persino essere socialmente funzionante in modo perfetto, può svolgere bene la sua professione, fare volontariato, allevare colombi sulla terrazza, e saper preparare i babà.
Ma è comunque il risultato di una mutazione antropologica, che ne ha fatto un guscio vuoto, un simulacro, un ex umano. Non vale il suo peso, né l’aria che consuma, né lo spazio che abusivamente occupa, è un cadavere che indossa il corpo dell’essere umano che fu.
Il coviddaro non desta alcun interesse come singolo, come tale è impossibile provare qualcosa per lui, è pura assenza (anche se spesso costoro primeggiano in petulanza, ed eccellono nella provocazione); ma in branco il coviddaro è pericolosissimo, giacché è uno di quelli che partecipa entusiasta alla stagione venatoria che era da un pezzo nell’aria, ed è stata ufficialmente aperta dal fogliaccio post-nazista “La Repubblica”. (Chiusa parentesi.)
Riconosco il pieno successo del primo degli strumenti tattici del nemico (che non è, direttamente, il coviddaro, essendo questo da una parte vittima, dall’altra arma politica), il “divide et impera”, che ha messo una parte della società contro l’altra; ma, si badi bene, non sono coloro che rifiutano il siero sperimentale che perseguitano i coviddari; bensì il contrario, sono questi ultimi a volere ad ogni costo punturare la minoranza avversa. Senza questa sterminata massa di manovra, oltre i due terzi, le élites non potrebbero procedere nel loro piano di annichilimento delle libertà naturali e costituzionali. “La caccia è aperta”, ce ne informa il fogliaccio ufficiale del Potere: che sa bene che senza l’assenso attivo o passivo della massa coviddarizzata non potrebbe opprimere chi resiste.
Sono questi i termini reali della questione; al di là delle problematiche applicazioni della “caritas” ai disperati casi umani (?) generati dalla catastrofe in atto.
Per finire, occorre chiarire che dire “covviddaro” è semplificare. In realtà, esiste tutta una scala di coviddarizzazione, definibile, più o meno, dalla quantità e qualità di adesione alla narrazione imposta dal Potere. Per cui, ad un estremo di questo spettro troviamo coloro per il quali la questione Covid ha assunto i caratteri e la funzione di una pseudo religione neopagana. In costoro si riconosce lo specifico zelo giacobino; quello che di volta in volta, mutando forma, si è incarnato in gruppi come la gioventù volontaria SS; oppure negli ossessi del credo rivoluzionario leninista. E poi, per gradi, passando per il caporalato, si arriva al coviddarino che alla fine non sa cosa pensare, che è confuso e terrorizzato; uno straccetto al vento, consumato dall’uragano della propaganda. Solo per costoro si potrebbe parlare di compassione, se non fosse che di solito la loro irrefrenabile petulanza toglie l’aria.
Vediamo che succede. La vera battaglia si svolge molto dietro le quinte della cronaca, dove persino i grandi pupari sono solo paglia al vento.
Salvini si è fatto inoculare.
Dichiaro pubblicamente di aver dato a me stesso dell’idiota per averlo votato. Un errore è sempre un errore, e a me per primo non faccio sconti. Per fare ammenda digiunerò.
Non è il buchino che fa la differenza, anche aver votato un Salvini che fosse no vax sarebbe in ogni caso stata una scelta scellerata. Vaccinato o meno, l’uomo rimane un politico poco affidabile..
Alle reazioni piccatissime e noiose di certa gente che esce dal seminato persin in questo post in cui si dovrebbe parlare di altro vien da chiedersi che onte abbian subito da piccoli per ridursi tali. Ti citano senza citarti, ti dicono che non perdono tempo con te e ne perdono parecchio. Gente da crociata di tal risma ne ho conosciuta tanta e sembra fatta tutta con lo stesso stampino. Roba da psicologi, ma bravi-bravi. Amen
Avete fatto caso che i non vaccinati non potranno pasteggiare al ristorante ma potranno andare a messa? Poteri clericali che resistono. E discoteche ancora chiuse.
Lo chiedo a chi vuol rispondere: è così difficile ammettere che i vaccini stanno funzionando? Che a parità di contagiati sono calate le ospedalizzazioni? Se si è onesti intellettualmente, e soprattutto liberi, questa è la conclusione scontata.
Altro discorso riguarda le modalità con cui si invita al vaccino e tutta la caciara sul greenpass che effettivamente è una gran porcata. Io, vaccinato, per solidarietà con amici che non si vaccinano eviterò di usarlo.
Le rispondo subito: no, non è difficile ammettere che funzionino, a patto di mettersi d’accordo su cosa significa.
Se si intende che “funzionicchiano”, per usare un’espressione ormai famosa, proteggendo ad un x% rispetto ad alcune varianti del covid, è facile rispondere affermativamente: non sarebbe verosimile che una tale mole di prodotti potesse venire posta sul mercato se non vi fosse almeno una qualche efficacia verso certi ceppi di Covid.
Altra questione è se le vaccinazioni di massa possano, come è stato detto da molti (ultimo Crisanti intervistato dalla Di Gregorio), generare le varianti più pericolose;
altro discorso è che, come è detto formalmente sul sito dell’AIFA (https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-su-vaccini-covid-19), non vi è nessuna prova che il vaccinato non possa essere contagioso almeno altrettanto del non vaccinato (ed anzi è probabile che lo sia), per la qual ragione il vaccinato deve adottare le medesime misure precauzionali del non vaccinato.
Altro discorso ancora è se, visto quanto sopra, almeno nei casi in cui il rischio di contrarre una malattia in forma grave è minimo (come nel caso di giovani e bambini), il rischio di effetti collaterali (che comunque c’è, ammesso da tutti), valga il vantaggio di una protezione che è in ogni caso solo individuale per chi si vaccina.
Infine, se si uniscono le due affermazioni: (1) i vaccini proteggono almeno dalle forme più gravi del Covid (attualmente in circolazione) e (2) non si hanno prove che il vaccinato non infetti come il non vaccinato ed addirittura produca le varianti, pensare di obbligare (direttamente o indirettamente) le persone a vaccinarsi è evidentemente privo di ogni ragione medico sanitaria perché:
1) Chi sceglie di non vaccinarsi è l’unico a subire le conseguenze della propria scelta in quanto, per quello che se ne sa, vaccinato o no sarebbe ugualmente pericoloso per gli altri;
2) I vaccinati non dovrebbero avere nulla da temere dal contatto con in non vaccinati in quanto protetti in modo da non contrarre la malattia o contrarla in forma non grave.
Tutto questo unitamente ad una semplice lettura dei numerosi documenti pubblici ed istituzionali che illustrano i veri obiettivi di questa operazione, dovrebbe fare capire che il problema non è quello dell’efficacia dei vaccini ma delle vere finalità della campagna di vaccinazione (e dell’obbligo che se ne vuole fare conseguire).
Colgo l’occasione per risponderLe anche su quanto scrive sopra: ” Meno giornalisti e meno risorse = calo della qualità dell’informazione.”
E’ probabilmente vero, anche se forse queste minori risorse sono distribuite in maniera un po’ selettiva (al contrario, naturalmente), ma, se ha letto e ascoltato quanto si dice nei link che ho postato, qui la questione è diversa: parliamo di mala fede, i dirigenti della CNN parlano in mail private di una campagna per convincere la gente a vaccinarsi e non per fare informazione e parlano di “bastone e di carota”, affermando che occorrerà incominciare a fare prevalere il “bastone”. Sarebbe già inquietante se a fare simili affermazioni fossero dei politici, ma tenuto conto che si dovrebbe trattare di giornalisti, qui la mancanza di risorse non c’entra e siamo solo di fronte alla prova provata che in capo alle più importanti testate main stream non ci sono giornalisti, ma banditori di un potere oscuro che vuole spingere la gente con le buone o con le cattive verso i propri obiettivi, in un quadro progettuale inquietante.
Riproduco la risposta AIFA: “Lo scopo degli studi registrativi era di valutare l’efficacia dei vaccini nel proteggere dalla malattia COVID-19. Gli studi per stabilire se le persone vaccinate, infettate in modo asintomatico, possano contagiare altre persone sono in corso. Poiché è possibile che, nonostante l’immunità protettiva, in qualche caso il virus possa persistere nascosto nella mucosa nasale, le persone vaccinate e quelle che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti COVID-19. “
Temo che mio post del 24 07 t. 21.08 sia stato carente di chiarezza. Sostanzialmente, volevo evidenziare che la mancanza di opposizione in ogni ambito della vita sociale italiana è completa. Fino a prima dell’epoca coviddara, pur se timida e morbidissima, esisteva una qualche opposizione giornalistica; vedi “Libero” e “Il Giornale”. Adesso, il lenzuolo unico parte dalla nazica “La Repubblica” e arriva ai normalizzati e coviddarizzati “Libero” e “Il Giornale”. Certamente tutti mantengono memoria di come Sallusti veniva trattato nelle TV di Regime; ossia, alla stregua di una specie di buffone pazzo e petulante, lo si lasciava parlare giusto per quel poco che serviva a fomentare i 5 minuti di odio. Oggi, Sallusti è trattato coi riguardi del figlio prodigo che torna all’ovile. Per me non è cambiato nulla, da senza cuore come sono, un negromante lo consideravo prima e un negromante (per giunta coviddaro) lo considero adesso. Ma per il sistema della comunicazione, invece, tutto è mutato: oggi, Sallusti, non è più il buffone pazzo e petulante di prima, è uno che ha titolo, o quasi.
Ecco, questo volevo puntualizzare; rinnovando, per il resto, la speranza di poter dire a breve: “…ragazzi, mi sono sbagliato…”, l’incubo sta svanendo. Ma dovessi fare una scommessa, essa sarebbe di senso contrario alla speranza. Per mollare il Covid e tutto ciò che ad esso si lega, dovrebbero scomparire, d’incanto, le 12/15 dinastie che reggono il mondo, o una grossa parte di esso.
E’ stata per caso introdotta una moderazione nei commenti?
Solo per il primo intervento.
E’ il secondo commento che mi ritorna la risposta che il “mio commento è in attesa di moderazione”…?
Arriveranno forse tre commenti che sono in attesa di moderazione. Ho scoperto il problema, avevo digitato in maniera erronea la mia solita mail di indirizzo. Ne avevo scritto uno, un po’ lungo in risposta a Giuseppe, per non invadere il campo, in attesa che venga pubblicato, lo riassumo:
I vaccini probabilmente funzionano nel senso di dare una qualche protezione contro le varianti attualmente diffuse del covid.
Non si ha nessuna prova che impediscano od ostacolino il contagio, anzi, potrebbe persino essere l’opposto per via del fatto che sembra favoriscano le varianti nuove e più pericolose.
Se le due proposizioni sono vere l’obbligo vaccinale a tutti i costi (direttamente o indirettamente indotto) non ha significato medico.
Leggendo documenti ufficiali di alcune istituzioni internazionali ha invece specifico obiettivo politico.
Per Francesco, invece, noto che tutto si giocherà probabilmente su nuovi focolai gravi (stile bergamasca) da qualche parte ad ottobre. Perciò con una buona campagna mediatica ed un bel po’ di morti da qualche parte (è tragico dirlo, ma questo sembra il mostruoso macabro gioco) non dovrebbe essere difficile criminalizzare i “resistenti” ed aggravare le restrizioni per i senza tessera. Una volta introdotto l’istituto, la misura della sua gravità potrà essere aumentata a piacere con il solito limite della reazione della popolazione. A mano a mano che i non vaccinati diminuiranno di numero, però, la loro reazione diventerà meno temibile.
L’unica variabile che potrebbe inceppare in teoria tale processo è che questa operazione venga compresa da un numero sufficientemente grande di gente, prima che sia troppo tardi. Tendo a pensare che non succederà, ma, viste le manifestazioni di ieri, non si sa mai …
Focolai gravi con tanti morti sconfesserebbero la campagna vaccinale, ne deduco che non ci saranno e se ci saranno allora significherà che il virus è mutato tanto da richiedere un ripensamento di strategie a livello mondiale, non locale.
Il covid è un’arma biologica tanto efficace proprio perché flessibile. E’ un dato di fatto che così com’è la situazione i “progettisti” sono ad un impasse nella loro campagna di copertura totale del vaccino sulla popolazione mondiale.
Staremo a vedere …
Mi ripeto spesso che la presunzione di conocere il futuro mette assieme, in noi umani, superbia e stupidità. E nessuno è esente da entrambe; sempre più spesso mi ripeto anche questo.
Non so se c’entrano, ma voglio qui condividere le parole fuori campo di uno dei più bei finali che ricordi, un film immaginifico e potente che ha segnato la storia del cinema:
“… Il futuro, di nuovo ignoto, scorre verso di noi, e io lo affronto per la prima volta con un senso di speranza, perché se un robot, un Terminator, può capire il valore della vita umana, forse potremo capirlo anche noi…”
Sulla “Speranza” e la “speranza” ho già scritto. Vorrei tanto poter far mie le parole di Sarah Connor.
Una curiosa domanda: se faccio una previsione sul futuro, questa previsione, può o no tenere conto di se stessa e dell’incidenza che avrà sul fatto che essa stessa possa effettivamente verificarsi?
Più in concreto: mettiamo che tutti coloro che pensano di aver capito a cosa siamo di fronte si mettano a prevedere che ad ottobre qualcuno potrebbe mettere in giro un po’ di covid liofilizzato solubile. Mettiamo anche (cosa in realtà un po’ improbabile, ma serve solo per la domanda) che queste previsioni diventino così diffuse da spingere la gran massa della popolazione a stare in guardia per vedere se succede davvero: cosa farebbero eventuali untori, pronti a fare il loro “deliberate reload”? Esistono le previsioni autoavverantesi ed anche quelle autoescludentesi… Resta fermo poi che ogni previsione non è mai realmente sul futuro, ma sulle potenzialità di sviluppo del presente. Se non ci fosse nel futuro qualcosa che non c’è ancora nel presente e nel passato, il futuro semplicemente non esisterebbe. Questo qualcosa dunque, che non esiste nel campo del presente e del passato, non può nella previsione “presente” essere tenuto in conto ed è, evidentemente la parte più importante …
La sua è un’antica domanda, fondando su ipotesi impossibili da verificare, temo, resterà per sempre senza risposta. Siamo intrappolati nell’impossibilità stessa di definire ciò su cui ci interroghiamo, il tempo, e sempre che il presente ne faccia parte o ne sia una sua modalità.
E, tuttavia, non riusciamo desistere. Chissà come si divertono gli dei, e chissà come, forse, alcuni di noi, si divertiranno da morti! Io non sono né l’uno né l’altro, eppure, delle volte, non riesco a smettere di ridere, senza cinismo, senza malizia, ridere, fino alle lacrime.
Alzo un po’ l’asticella del ragionamento. Qualcuno potrà considerarla una provocazione, qual non è e non vuole essere, ma meglio ritenerla tale piuttosto che una boutade qualsiasi. E qui suppongo sia d’obbligo una buona padronanza di determinati concetti. Ci provo lo stesso, male che vada la mia riflessione finirà nel dimenticatoio. La mia posizione rispetto all’andamento generale delle cose è che ci troviamo di fronte a un qualcosa preparato nei decenni precedenti, un qualcosa che ha a che fare con l’induzione culturale da cui è cominciata la prima mutazione antropologica (la seconda è quella indicata dal professor Enzo Pennetta). Ordunque, in questa fase di emergenza pandemica a me pare che il vero paradosso in atto sia quello di consolidare nell’opinione pubblica una determinata maniera di valutare la realtà. Nel nostro caso la realtà sarebbe quella di essere precipitati in una grave diffusione di un evento infettivo. Ho usato il condizionale, perché la suddetta rappresentazione sarebbe successiva ad una precedente stima di dati, a cui non viene conferita una lettura univoca, come dimostrano le varie fazioni di esperti, fra i quali hanno maggior presa sulla massa quelli che vantano una maggior presenza mediatica. Ora, a mio avviso, bypassando le attente e precise analisi fin qui riportate, mi limiterei ad affermare che il vero esperimento sociale riguarderebbe in definitiva la possibilità di introdurre nel confronto elementi quantitativi (dati, rilevazioni) privi della necessaria fondatezza, ovvero del tutto subordinati ad interpretazione. Ecco perché a me sembra che il controllo dei dati e delle rilevazioni che riguardano:
a) la quantità degli infetti (che un tempo si denominavano ‘portatori sani’) ,
b) la loro incidenza sulle strutture sanitarie,
c) le stesse stime con cui si definiscono i ‘malati’ da inviare nei reparti delle terapie intensive e, per finire,
d) quelli (i dati) che attestano la stessa causa del decesso (ricordo che un terminale oncologico se affetto , e talvolta persino se non lo era, rientrava nella statistica di morti per covid ; o persino lo scandalo dei numeri indicati a casaccio da operatori fatti passare per negligenti),
sia stato attuato, ovvero,sia stato raggiunto il parziale controllo delle graduatorie ufficiali da dare in pasto ai canali della divulgazione mediatica, il che rappresenta il vero ostacolo e il problema su cui confrontarci.
In sostanza, la vera necessità e l’obiettivo finale di eventuali organismi (occulti?) sarebbe da tempo quello di poter manipolare in senso quantitativo, cioè livellandoli in alto o in basso a seconda dell’utilità, determinati parametri. In pratica avendo piena padronanza sui numeri si può far credere ciò che si vuole, visto che la risposta emotiva della massa dipende sostanzialmente da ciò. Ad esempio, adesso che serve far valere il principio dell’efficacia ecco che i dati vengono ritoccati in una precisa valenza quantitativa, proprio come , all’opposto, la crescita esponenziale dei contagiati e dei ricoverati in una certa fase serviva a spingere la paura e la ricerca di una fonte vaccinale di ‘salvezz’a. Difficile quindi che in questo frangente si trovino catalogati decessi di una certa natura sotto la sigla ‘covid’- Potrei spiegare come, in vari campi sanitari, questo lo si fa già da decenni, ma secondo me sarebbe più costruttivo poter parlare di come a fronte di uno scandalo iniziale si è arrivati a controllare perfino la periodicità delle vincite nel gioco del Lotto. certe logiche insomma sono già state collaudate tempo addietro, ora vengono applicate senza che nessuno se ne accorga. Ciò dovrebbe rispondere alla domanda interessante posta in precedenza : come si fa a non vedere che dopo i vaccini gli ospedali si sono svuotati? Rispondo ulteriormente e sinteticamente con un’altra retoricissima domanda: in quante situazioni la gravità di un ‘affetto’ è stabilita arbitrariamente?, dalla falsificazione dei dati riportati senza controllo (scandalo degli operatori che aggiungevano cifre a caso), allo stesso referto del medico che stabilisce quando e come (ancora senza controllo) un ‘infetto’ presenti sintomi tanto gravi da meritarsi la terapia intensiva. E’ infatti sufficiente che solo un terzo dei medici risponda meccanicamente alle richieste tacite della sua fazione politica (o a quella del suo mentore/dirigente fedelmente provvisto di tessera di partito), per ottenere un sensibile accomodamento delle cifre, un livellamento cioè su valori ‘più utili alla causa politica’ che alla Scienza.
La sua riflessione non è affatto peregrina. Coglie alcuni aspetti rilevanti della dinamica psicosociale che ha accompagnato l’operazione Covid. Chi progetta piani di questa portata non improvvisa, nei pensatoi del Potere confluiscono, per cooptazione, le migliori menti presenti nel mercato della cultura. Questo lo so per certo, potrei citare le modalità di reclutamento; basti pensare che queste corporazioni hanno uomini sul campo, che monitorano i licei. Dico solo questo: entrambi i figli di un mio buon conoscente da decenni sono stati avvicinati (tramite l’erogazione di borse di studio) da sedicenti “osservatori” di grosse Compagnie private. Facevano il liceo classico, ed entrambi avevano la media del 10! Oggi, una lavora all’ONU, l’altro nel settore finanziario a Londra.
Pertanto, nulla viene lasciato al caso; personalmente, sono sicuro che la dinamica dell’Operazione Covid prevedesse parecchi piani alternativi, sullo sfondo di una prodigiosa psyop.
Grazie, Fabio, per il contributo.
I progetti di questo tipo sono figli della cultura dei servizi segreti (indipendentemente da chi li abbia materialmente predisposti che può benissimo avere assunto tale cultura indirettamente). Questi hanno l’abitudine di perseguire strategie multiobiettivo. Senza dubbio l’ulteriore distanziamento cognitivo dalla realtà dell’opinione pubblica rientra fra questi, anche attraverso i meccanismi prospettati da Fabio. Occorre anche capire che l’astrazione dal reale è la cifra (è proprio il caso di dirlo) di tutto lo sviluppo che ha portato all’ “uomo” di oggi. Chi conosce questi percorsi non può avere dubbi sul marchio che questa campagna di vaccinazione forzosa ha impresso su coloro che la portano avanti.
Sì, gentile Anonimo.. Lo ribadisco con possibilità di ulteriore spiegazione, ma richiamandomi a un discorso già affrontato in precedenza: La medicina scientifica che si autoreferenzia ‘scientifica’ , vende cure del tutto indimostrate da almeno trent’anni, Per ‘vende’ intendo dire che le somministra dietro costi ingenti sul bilancio sanitario, senza proporre in questo esercizio di opportunistica distribuzione, nulla di scientificamente comprovato. Infatti simili procedure pretendono (e riescono a farlo egregiamente nel silenzio complice delle autorità accademiche ) di rappresentare come ‘meccanici’ contesti dinamici del tutto aleatori, classificabili cioè, senza ombra di dubbio alcuno, entro una specifica categoria di fenomeni non riconducibile a standardizzazione.
la sanità occidentale controlla i capitali e li indirizza dove meglio crede già da tempo, oggi il problema si ripropone solo in scala maggiorata ma la nostra tolleranza verso certi ‘vizi di sistema’ è stata già opportunamente drogata con la procedura psichica delle deleghe all’esperto di turno, con un assurdo e continuo esercizio di fiducia ad personam che in prospettiva ‘cognitiva’ non ha alcun senso. Non so se son stato chiaro.
Non ritengo però che l’astrazione dal reale sia la cifra emblematica dello sviluppo che ha portato alla costruzione dell’ “uomo” moderno. L’astrazione dal reale è semmai, a mio modo di vedere, la risultante di un germe contaminante che l’umanità, fino a poco tempo fa, non possedeva. Ne scorgiamo testimonianza dai più antichi reperti , perfino dalle Sacre Scritture. Se è vero, come sostengo da tempo (e qui Francesco non sarà d’accordo), che i nostri antenati non considerassero la scrittura uno strumento capace di veicolare direttamente la Conoscenza e di formare il sentimento più elevato dell’animo umano, la saggezza; se è vero che fossero perfettamente consapevoli del carattere di provvisorietà del linguaggio scritto e se è ancora più vero che nei loro testi sacri non si limitassero a una formulazione codificata esclusivamente letterale, ma che combinassero sistematicamente codici alfabetici a elementi cifrati (numeri) con precisi ed ineludibili riferimenti scientifici (astronomia), potremmo arguire che essi fossero stati ben attenti a non consegnare ai posteri narrazioni prive di una qualche certificazione di autenticità che, attraverso la precisione di rilevazioni sul moto degli astri, indicassero il Cielo come fonte primaria d’ispirazione. Se non avessero perciò ancorato l’architrave delle loro allegorie e convincimenti spirituali a solidi contrappesii reali (non realistici) e alla più alta forma di Conoscenza posseduta dalle loro civiltà , cioè l’astronomia (Platone, Epimonide), i loro insegnamenti e, soprattutto, la loro cultura non avrebbero potuto superare il severo vaglio dei millenni e il primo sbalzo, la prima mutazione antropologica sarebbe cominciata assai prima…Vi è dunque qualcosa di altamente invasivo e degenerativo nei paradossi che viviamo in quest’ultimo frame storico.
“… Se è vero, come sostengo da tempo (e qui Francesco non sarà d’accordo), che i nostri antenati non considerassero la scrittura uno strumento capace di veicolare direttamente la Conoscenza e di formare il sentimento più elevato dell’animo umano, la saggezza; se è vero che fossero perfettamente consapevoli del carattere di provvisorietà del linguaggio scritto…”
Veramente, sono del tutto d’accordo, non so cosa le abbia fatto pensare il contrario. Gli antichi consideravano la Scrittura (persino la più elevata, quella di diretta ispirazione Divina) alla stregua di una specie di male necessario, almeno (ma non solo) per via della irresistibile inclinazione umana a scambiare il mezzo per il fine, il dito con la Luna.
Gli antichi avevano compreso tutto ciò che è necessario; l’idolatria del superfluo è la cifra della modernità.
Le due righe e mezzo che seguono costituiscono un’epitome bruciante della Dottrina taoista:
“Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao, il nome che si può pronunciare non è l’eterno nome. Senza nome è l’origine del cielo e della Terra. Con un nome è la Madre delle innumerevoli creature. Eternamente privo di desideri puoi coglierne il mistero”.
Più chiaro di così! Inoltre, e per quel che mi riguarda, ho scritto molte volte di considerare il linguaggio (salvo che per scopi immediatamente pratici) una specie di ipertrofica illusione della mente. L'”acqua”, comunque descritta, non è quella “cosa” che ti toglie la sete.
Semmai un giorno dovessimo parlare di Wittgenstein, farò rilevare come costui fu forse il solo, tra i moderni, ad aver capito che il linguaggio è un prodigioso strumento di manipolazione di allucinazioni.
Ci sono momenti, oggi sempre più frequenti, in cui il senso di estraneamento è talmente forte che ci si sente quasi congelare. Mi sto riferendo alla fine del Dott. De Donno. Faccio fatica ad immaginare cosa abbia passato quest’uomo, timido, mite e vero medico. Non è vero che il divenire sociale è impersonale; ciò che accade tra umani e sempre personale.
De Donno è stato ucciso nel modo più infame che mi riesce di concepire. E’ stato ucciso dalla bertuccia, dal maggiordomo usuraio, dall’avvocaticchio narciso, e da tutti quelli (TUTTI) che hanno contribuito all’avvento della religione coviddara.
Lui è un martire, coloro che lo hanno ucciso non sono neppure quaquaraquà.
Ah, scordavo, a proposito di “profeziie che si autoavverano”.
https://www.bufale.net/il-dottor-de-donno-e-ricoverato-ed-e-molto-grave-laudio-del-finto-suicidio-omicidio/
Il mulino del Cielo macina piano, ma macina fino.
De Donno è un altro dei tanti eroi di questo tempo orribile che non avrebbero voluto esserlo. Il problema è che occorre ormai essere eroi per essere semplicemente veri medici, veri giornalisti, veri politici (mi vengono in mente Sara Cunial e pochi altri), in breve, per essere uomini e donne che meritino ancora questo nome.
A Fabio, ricordo che i primi segni dell’astrazione di cui parlo si trovano molto chiaramente già a partire dal ‘600 e conseguono a sviluppi storici precedenti chiaramente delineabili. Potrei essere molto più dettagliato, ma sarebbe un po’ lungo. Poi, è vero che la Storia ha correnti complesse che si intrecciano e riaffiorano a distanza di secoli in forme nuove ed inaspettate. Tuttavia, la cesura fra XVI e XVII secolo, è evidente e largamente documentabile.
Ecco da Massimo Cacciari alcune domande che si fanno da un po’ su questo blog: https://www.huffingtonpost.it/entry/massimo-cacciari-le-mie-domande-alla-scienza-e-al-diritto-su-vaccino-e-green-pass_it_61011fc8e4b00fa7af7d6f04
Massimo Cacciari è sempre stato per me una specie di enigma, Renato Brunetta no.
Cacciari è preparato, caparbio, caratteriale, intelligente. Avesse avuto più coraggio intellettuale, non sarebbe mai stato di sinistra. Brunetta è una nullità, che abbia pensato di poter sostenere un contraddittorio con Agamben e Cacciari dà l’idea di quanto insondabile sia il pozzo della stupidità, che è sempre gemella della protervia. Sotto quest’aspetto, siamo in piena modernità, l’epoca che ha compresso l’elefante e ha elefantizzato la pulce.
Cacciari, per la sinistra, è uno scomodissimo scandalo; è colto almeno quanto lo fu Eco, e, per quanto profondamente narciso, non si avvicina neppure alla completezza dell’auto-idolatria dell’alessandrino. Inoltre, è uno dei pochissimi esempi di intellettuale non organico. Soprattutto, Cacciari non ha per il Sacro l’odio ctonio e radicale del piemontese. Ed è questo che fa di lui un filosofo, mentre Eco fu soltanto il sacerdote sommo della religione laicista; fosse vivo, oggi, senza il minimo dubbio si muoverebbe nel centro perfetto dell’ortodossia coviddara.
Al contrario e concludo, Cacciari, non avrebbe potuto avere, oggi, una posizione diversa di quella che ha; proprio perché filosofo.
le sarei grato, Anonimo, se argomentasse meglio: la questione mi interessa parecchio. Tuttavia sembra che anche lei consideri il Seicento una data di transizione, segno che, rispetto agli sviluppi di un certo pensiero e di una certa induzione culturale, possa esserci stato un prima e un dopo. Per quanto posso appellarmi alle mie nozioni, direi che un certo tipo di filosofia, forse addirittura da Spinoza , si possa parlare di proto-idealismo con un occhio sempre vigile alle concezioni platoniche. Se sono completamente fuori bersaglio, me lo dica senza indugi. La ringrazio anticipatamente
Fare un discorso completo temo sarebbe davvero troppo lungo, anche facendolo solo per cenni. Mi limiterò a fare notare che la visione di base di cui oggi assistiamo ancora agli sviluppi, relativa al Mondo ed all’Essere umano è basata su una (falsa)percezione/autopercezione di oggetti astratti che si registra proprio a partire dal ‘600. Che cosa sono, infatti, la res cogitans di Cartesio, senza alcun contatto con la realtà corporea, se non per il joystick della ghiandola pineale, o la sua res extensa, ma anche, sia pure con qualche complessità in più, la monade senza porte e senza finestre sul mondo di Leibnitz o gli atomi di Gassendi. E cos’è il c.d. “principio di inerzia” che fonda tutta la fisica moderna, da Galileo e Newton in poi, se non l’espressione di un istanza di oggetti astratti pensati nel vuoto in assenza di qualsiasi altro ente?
Se poi si tiene presente che la fisica fondata sul “principio di inerzia” è quella che effettivamente funzione oggi e determina, attraverso le macchine, la vita degli uomini e degli esseri viventi animali o vegetali di tutto il pianeta, risulta chiaro che l’astrazione di cui sto parlando non è una condizione puramente teorica o psicologica, ma rappresenta una effettiva separazione dall’esistente.
Questo processo non si è fermato, ma è in atto tutt’ora. Ernst Cassirer ha mostrato come tutto il processo della scienza e cultura moderne si riassuma nel passaggio dal concetto di sostanza a quello di funzione. Ma si tratta di qualcosa che si potrebbe facilmente rintracciare in molti altri campi, ad es. l’economia. Spossessati di qualsiasi cosa concreta che possa essere oggetto di proprietà ed ancor prima di possesso, gli uomini possono avere oramai, non più beni, ma solo servizi. Il diritto reale, di proprietà sulle cose, come quello sul proprio stesso corpo, entra in crisi per effetto dello stesso processo che porta ad una condizione in cui non si trovano più cose, ma solo eventi che muovono punti astratti privi di qualsiasi qualità che non sia quella conferitagli provvisoriamente dall’evento medesimo. Il concetto stesso di re-alitas, in queste condizioni, diviene non appropriato, in quanto si tratta piuttosto di un divenire che, pretendendo di non dipendere da alcun principio immutabile nel cambiamento, si riduce ad un puro nulla.
Non fu il sovvertimento empirista e poi razionalista dei secoli ‘600 e ‘700 a mutare, rispetto a quelle tardo medioevali, le società di quell’epoca. Piuttosto, nei 150/200 anni successivi alla fine del Medioevo, arrivò fin dentro la carne del popolo, antropologicamente ed esistenzialmente, l’occultamento della dimensione della trascendenza principiata con la crisi radicale della fine del vecchio mondo.
Prima di arrivare ad incidere e mutare usi e costumi, Empirismo e Razionalismo avrebbero dovuto attendere decenni. La Civiltà della comunicazione, della quasi istantaneità, e poi quella globale, erano di là da venire.
Quanto a Cassirer, la (sua, specifica) concezione della “dipendenza reciproca” sarebbe quasi sovrapponibile a quella buddista in particolare, e taoista per certi aspetti, se non fosse che in “reciproca dipendenza” egli mette “leggi” e “oggetti” del mondo, per come concepiti dalla Scienza (se non dallo scientismo) del suo tempo. La “Sostanza” di cui parla Cassirer ha pochissimo e magari nulla a che vedere con quella scolastica ed aristotelica (che è già, comunque, un concetto piuttosto difficile da costruire); mentre le leggi cui si riferisce sono le astrazioni matematiche per mezzo delle quali la Scienza pretende di oggettivare, per quantificazione e misura, l’insondabile complessità del reale. E’ per tale ragione che, malgrado la corretta intuizione della “reciproca dipendenza”, la filosofia di Cassirer, come immancabilmente tutte le filosofie moderne, finisce per essere una parafrasi del nulla; oppure, al meglio, di una illusoria fantasmagoria. Per non dilungarmi: a monte di tutto sta la riduzione (arbitraria e ottenebrante) del reale percepito e conosciuto a numero.
Quello che però volevo sottolineare, non era lo sviluppo della filosofia di Cassirer, ma l’intuizione di fondo che in se stessa è corretta. Il processo che porta alla dissoluzione di ogni essenza e di ogni sostanza è l’inevitabile conseguenza della progressiva astrazione che ha capovolto il rapporto normale fra l’essere ed il divenire, facendo del primo una semplice “emergenza del secondo”. Questo capovolgimento fa tutt’uno con la pretesa che ciò che è finito possa essere “per sè”, cioè assoluto, indipendentemente dal resto del cosmo. Se, infatti, l’Universo è fatto di oggetti che stanno per sè, la loro interazione ed il loro comportamento non possono più dipendere più dalla loro natura o essenza, ma devono essere motivati da leggi esterne di cui tali oggetti sono mero supporto. Si giunge così al paradosso che ciò che si pretende assoluto diviene sterile ed impotente come un fantasma. Di Fantasma nella macchina, parla appunto G. Ryle, a proposito della teoria di Descartes.
Il punto che occorre comprendere è inoltre che l’individualismo moderno, che è al principio di tutti gli sviluppi successivi, è frutto di un’astrazione separativa che isola quanto più possibile l’essere umano e le cose con cui interagisce dal mondo. Questo isolamento è alla base del modo di pensare moderno in ogni sua forma ed è parimenti alla base della vita moderna in ogni sua manifestazione. Per capire queste cose è però necessario già liberarsi di quel medesimo dualismo astratto che fa pensare alla c.d. “storia delle idee” come se i pensieri e le concezioni degli uomini seguissero un loro cammino parallelo che solo in seconda istanza ed indirettamente potrebbe influenzare o essere influenzato dalla storia fattuale. Perciò, gentile Francesco, non intendevo affatto parlare di empirismo e razionalismo in quanto teorie filosofiche, ma portavo ad esempio alcuni di quegli autori in quanto sintomatici di un modo di percepire la realtà, prima che di un modo di pensare. Si tratta di cose che stanno prima del pensiero discorsivo, sia quando si tratta di comprensione, che di assenza di tale comprensione e dunque di ignoranza ed oscurità.
Ho citato allo stesso titolo la teoria fisica, ma potrei citare con pari proprietà il concetto di “laboratorio” come luogo isolato in cui far accadere gli esperimenti in separazione quanto più spinta possibile dalla normale interazione naturale. Avrei potuto fare l’esempio degli orologi che proprio nella stessa epoca dei filosofi che ho citato, si diffondono con il loro scappamento che altera il moto naturale di caduta dei pesi, sospendendo l’azione naturale della forza di gravità, oppure della camera oscura di una macchina fotografica, o ancora della camera a scoppio di un fucile o di un motore che impediscono il naturale flusso delle forze scatenate da un’esplosione per convogliarle in un’unica direzione. Si può pensare ancora ad una diga per produrre energia elettrica e gli esempi si potrebbero moltiplicare ancora, ma uno è forse più attuale di altri: l’ossessione per la sterilità e la sfiducia nelle risorse immunitarie del nostro corpo, costringe ancora oggi molti a portare controproducenti guanti che impediscono l’azione immunitaria naturalmente presente nella nostra pelle. Ecco quello che è necessario comprendere: la camera a scoppio di un motore, la res cogitans di Cartesio e l’ossessione per la sterilità che agisce nel profondo di molti convincendoli a portare guanti e mascherine oltre ogni ragionevolezza, sono aspetti del medesimo processo.
Mi scuso della lunghezza di queste considerazioni
Ho trovato quanto da lei asserito in questo post ed anche nel precedente corretto e veritiero; né nel mio commento v’era alcuna opposizione al suo. Ho rimarcato, piuttosto, che il mutato rapporto col mondo delle prime società e generazioni post medioevali non è stato causato (se non forse in misura minima) dall’insorgere dell’empirismo e del razionalismo, bensì dalla profondissima crisi ingenerata dal repentino (rispetto ai consueti tempi storici) occultarsi dell’orizzonte su cui si dispiegarono i lunghissimi secoli medioevali. Fu quest’ombra cupa che calò nella carne dei popoli, e causò la mutazione esistenziale ed antropologica senza la quale non vi sarebbe stato terreno per le nuove filosofie.
Quanto a Cassirer, rimane certamente adeguata e veritiera la sua intuizione che, per semplificare, riassumo nella locuzione “dipendenza reciproca”. Le ragioni per cui la sua filosofia finisce per essere una parafrasi del nulla, le ho già sinteticamente esposte.
Grazie Anonimo, credo di aver inteso la sua gentile spiegazione, con qualche riserva. Provo a esprimermi , anche se mi rendo conto che partiamo da posizioni eterogenee. Speriamo di compensare questo gap,
Come dicevo, in effetti la visione del mondo delle cose, in chiave moderna, denota una separazione, la quale , come lei scrive, è basata su una (falsa) percezione/autopercezione di oggetti astratti . Tento di formulare in altri termini, poiché di questa definizione non colgo appieno cosa intende per ‘oggetti astratti’. Mi sembra voglia dire che la descrizione dell’oggetto non fornisca completamente appigli con la realtà. Se ne evince che questo distacco dalla realtà porti ad una confusione sui significati che in un corretto processo comunicativo dovrebbero risultare alla fine condivisi. Venendo meno la condivisione pare allora che l’intesa fra i due soggetti comunicanti subisca un blocco. Non vi è dunque quel trasferimento di conoscenze che possa preludere all’emancipazione della società.
Per ‘ fisica fondata sul principio di inerzia’ ho invece inteso la fisica retta da principio causale, ossia determinismo allo stato puro. Più che fornire le macchine necessarie allo sviluppo (ad un certo tipo di sviluppo), questo indirizzo di ricerca rappresenta la realtà e il mondo, in senso meccanico e ne dà una parziale comprensione.
Gentile Fabio, quando parlo di “oggetti astratti” parlo proprio dei comuni oggetti con cui gli uomini di oggi credono di interagire e che sono in realtà pure astrazioni. So che la cosa può sembrare sorprendente, ma gli studi antropologici, ad es. di Alexander Luria, hanno mostrato come una simile concezione sia abbastanza peculiare del mondo moderno. Quando parlo all’inerzia come fondamento della fisica penso alla dinamica di Newton e di Galilei ed anche a quanto scrive Einstein sui sistemi inerziali (non ho in questo omento sottomano la citazione, ma provvederò a fornirla, se Dio vuole, nel prossimo post).
Per spiegare cosa intendo basta partire dall’idea che l’inerzia presuppone una non esperienza perché in qualunque stato essa sarà verificabile solo per approssimazione. Inoltre, come mostra Einstein, vi sono casi ad es. nel moto delle stelle rispetto al nostro pianeta (caso in cui l’approssimazione sarebbe notevole) in cui non funziona e per mantenerla valida, occorre darle un contenuto prescrittivo sui rapporti spazio/tempo “ammissibili” in quanto facenti parte di un medesimo sistema inerziale.
In tutti questi casi, però, è il punto di partenza che mi interessa di più: prima di potersi trovare in una condizione di isolamento “impossibile” di questo tipo, si può semplicemente dire che un oggetto isolato da ogni contesto possa essere qualcosa? Che cosa fa di un tavolo un oggetto reale e non puramente astratto? Il fatto di essere fatto di legno che è una particolare materia con sue particolari e generali leggi di formazione, esistenza e dissoluzione, di esistere in un mondo in cui esiste anche la gravità, senza la quale non avrebbe senso, di esistere in un mondo in cui vi sono degli esseri viventi che hanno le gambe ed hanno l’abitudine di sedersi, ecc. Un tavolo è qualcosa di separato o separabile da tutte queste cose o è semplicemente tutte queste cose rannodate in un punto? Gli oggetti come li concepiscono i moderni sono soltanto un ritaglio astratto rispetto alle entità concrete che, più o meno, vi corrispondono e che sono invece oggetti intessuti di mondo, una specie di nodi di mille fili che li collegano ad ogni altra realtà.
Nella realtà, questa astrazione corrisponde ad un procedimento che semplicemente privilegia alcuni aspetti di tali enti e ne trascura o comprime altri. Per permettere alle cose di funzionare approssimativamente in modo conforme al pensiero astratto, esistono le macchine. Questa mia ultima formulazione è più corretta e precisa che se dicessi “come se fossero veramente isolate da tutto il resto” perché questa ipotesi è non solo impossibile, ma impensabile e quindi inesprimibile. In realtà, le macchine sono solo un imitazione materializzata dell’immagine che l’uomo moderno di fa del mondo.
So di non essere stato un campione di chiarezza, ma non sarei al momento capace di esprimermi meglio. Eventuali Sue perplessità o obiezioni potranno forse servire a chiarirci maggiormente.
Non riesco ad inserire il link, ma la presentazione del libro “Il Dio Vaccino” di Tiziana Alterio è molto interessante per chi vuole capire perché non bisogna fidarsi dell’attuale regime.
Da un vaccino cosa vogliamo? Io so che a parità di contagiati in due momenti diversi qui da me a livello provinciale, i ricoverati in terapia intensiva sono diminuiti a un sesto. Se il regime garantisce questo, viva il regime! E scusi se guardo i numeri.
Dunque se un regime dispotico e criminale, Le garantisse la buona salute, Lei sarebbe disposto ad applaudirlo?
Mi risulta che i tedeschi negli anni ’30, stessero mediamente piuttosto in forma, forse da questo punto di vista, il suo ragionamento permetterebbe una rivalutazione di quegli anni?
Chiaro che per me non si tratta di regime come lo intende lei. Il viva è riferito a questo regime che ho chiamato così per restare nel solco suo che cosi lo appella. Ma le pare che siamo davvero in un regime dispotico e criminale? Tutte le democrazie sono migliorabili, ma da qui a falsificare la realtà ne corre. Mi dica almeno tre cose importanti che non può liberamente fare in questo nostro regime se le trova.
La carne al fuoco è , come sempre, tanta. MI rendo conto che così facendo, finiremo per cacciare via tutti gli avventori dalla bettola del buon Pennetta, il quale, da buon oste portato al limite della sua monumentale pazienza, ci sbatterà fuori a suon di calcioni. Mi scuso in anticipo quindi per il piccolo off topic che , se sarà il caso, potrei comunque trasferire in un luogo (di scambio) alternativo…ma aspettiamo le mosse del paziente Oste, poi si vedrà.
Comincio dall’Anonimo interlocutore, come di consueto gentilissimo e chiarissimo nella sua risposta. Non credo però che possa storcere il naso se mi azzarderò a relegare Cassirer nello stesso recinto di un MOnod, o perfino di un Bergson, per i quali valgono le stesse considerazioni rispetto all’intuizione delle realtà interdipendenti (o, come qui definito, dal principio di dipendenza reciproca). Essi insomma, non sembrano aiutare l’emancipazione del pensiero filosofico, perché l’aleatorietà che profilano non fa un passo avanti rispetto l’indeterminazione del Dio di Adamo. Questo indecifrabile ‘caso’ insomma, nelle loro riflessioni, non smuove di una virgola quel processo di identificazione intrapreso dalla stessa riflessione scientifica (e dal suo dualismo teorico), alludo alla ‘rivoluzione’ del primo Novecento. A differenza di questi autori, sono gli stessi scienziati a porre il tema qui discusso, ovvero il seguente: tutto ciò che non rientra nel meccanicismo newtoniano non sarebbe indeterminabile a tutto tondo, ma lascerebbe sprazzi di determinailità, posto che indeterminabilità non significhi necessariamente indeterminazione. (una parte dei fenomeni osservabili sarebbero perciò indeterministici, non indeterminabili). Per proseguire su questa linea dovremmo però indietreggiare di almeno tre secoli, fino alle leggi e i primi studi sul calcolo combinatorio e sulle leggi della probabilità, ed al momento preferirei – per ovvi motivi – lasciare in sospeso la questione. Posso però dire, con una semplificazione forse eccessiva, che per sconfiggere le trame di questo relativismo mascherato di scientismo, per superare perciò l’ impasse denunciata da Francesco sulla scarsa attenzione dei filosofi moderni (per le implicazioni dovute al cambiamento dei paradigmi fondanti della tradizione scientifica classica), sia necessario capovolgere completamente il riferimento teorico di partenza, quello cioè che riguarda il significato fisico/filosofico del principio di ordine (newtoniano) e del disordine (caos) , sia necessario cioè capovolgere il criterio al quale la mmoderna riflessione filosofica, ci aveva assuefatto.
Concludo con una richiesta di approfondimento a Francesco, rispetto la frase finale del suo intervento , quando cioè scrive : ‘a monte di tutto sta la riduzione (arbitraria e ottenebrante) del reale percepito e conosciuto a numero.’
Grazie per l’attenzione
. Sappia @Giuseppe che sto cercando di usare un linguaggio consono, se non ci riesco e quanto scrivo non viene compreso (per mio difetto) ambirei che me lo comunicasse. Dico questo perché ho notato che la sua battuta non tiene minimamente conto di un mio precedente intervento, che credevo chiaro.
Generalmente, Sig. Fabio, trovo fecondi ed interessanti i suoi interventi, con questi ultimi, poi, ha posto l’accento su questioni davvero molto importanti, che stanno a cavallo tra l’epistemologia, l’antropologia, e la psicologia. Di solito se non quasi sempre, quando si tratta di espistemologia si tende a dimenticare o perlomeno a sottovalutare la psicologia delle visioni del mondo che, di fatto, precede ed impone questo o quell’approccio epistemologico. Ancor più radicale è l’importanza della premessa implicita antropologica, quella per la quale, ad esempio, come cercherò di illustrare in seguito, tra tutte le culture/etnie fosse proprio quella giudaioco-cristiana e quindi greco-latino-semita a far da ricettacolo a quella visione del mondo che, per successivi adattamenti, ha visto sorgere la concezione “scientifica” dell’esistente (ho virgolattato, per evindenziare la porosità e l’indeterminzione di questo termine).
Cercherò (in altro post) di produrre qualche riga per cercare, almeno, di chiarire le premesse di quanto, per essere sviluppato adeguatamente, richiederebbe tanta, tanta scrittura.
Quanto al Prof. Pennetta, proprio in questo caso non credo dovrebbe avere di che dolersi; in fondo, dopo 18 mesi di ossessione coviddara, si tornerebbe parlare di temi direttamente attinenti alla natura del blog. Mi pare.
Cercherò di scrivere qualcosa di chiaro per tutti, il che, forse, mi porterà via un po’ di tempo; giacchè dovrò tradurre dal mentalese privato al linguaggio pubblico condiviso.
Grazie per lo stimolo, Sig. Fabio, e per le sue sempre pertinenti osservazioni.
Grazie Francesco. Bontà sua. L’apprezzamento è reciproco. Attendo dunque le sue riflessioni.
Ho fatto una certa fatica iniziale nell’accingermi a scrivere quanto segue, giacché, come forse qualcuno intuirà, il punto di vista su cui cercherò di richiamare l’attenzione è profondamente estraneo al modo di sentire (prima) e di concepire (dopo) dell’intera nostra Cultura Occidentale, che, pur includendo apporti marginali orientali (attraverso l’orfismo, ad esempio, si pensi all’”uovo cosmico”) ed anche egizi, fonda da una parte sulla “dialettica” tra gli approcci platonici ed aristotelici, e, credo ancor più profondamente, sul portato implicito al monoteismo assoluto biblico.
In questo senso parlavo di una traduzione, dal mio mentalese privato, alla forma linguistica tipica degli appartenenti alla nostra area culturale. Nella mia testa sono quasi perfettamente “bilingue”, o almeno così presumo; posso passare a piacere da una modalità all’altra, e anche (nella misura del possibile) farle simultaneamente coesistere. Per parlare di queste due modalità, dovrò necessariamente semplificare di molto; d’altro canto, una disamina analitica sarebbe stata improponibile.
Arrivo al punto. Il Mito fondante dell’intera cultura giudaico cristiana, e quindi di tutto l’Occidente, è il racconto biblico della Creazione. Qui debbo tralasciarne necessariamente l’ermeneutica esoterica, non avendo questa avuto quasi alcun impatto nel clima culturale generale.
(Faccio una premessa, i cui sviluppi mi limiterò ad accennare, lasciandone le implicazioni alla discrezionalità di ognuno. L’idea di Infinita Potenza, o Assoluta Onnipotenza, che rende(rebbe) possibile il far sorgere qualcosa dal nulla è logicamente contraddittoria. Il concetto stesso di potere/potenza ha senso solo in quanto termine di una relazione; da una parte questo potere/potenza, dall’altra ciò su cui tale potere/potenza agisce. Non può darsi una tal cosa ab-soluta dal vincolo di qualcosa su cui agire. La Divina Potenza deve necessariamente applicarsi ad un “mondo”, e magari su tale mondo operare tutto ciò rientra nella sfera del Possibile (questo caso è almeno teoricamente concepibile). Né, d’altro canto, la Divinità può rendere possibile “altro da sé”, giacché questo “altro da sé” è logicamente impossibile, essendo la Divinità la Totalità Universale delle Possibilità. Eppure, il mondo esiste. Per cui, mettendo la parte le finali olimpioniche di arrampicata sugli specchi:
a, il mondo è Divino, giacché la Divinità è nel mondo (panteismo forte); oppure, il mondo è una possibilità della Divinità (panteismo debole).
B, il mondo non è Divino; Dio e mondo sono separati da una radicale cesura ontologica, un abisso inconcepibile ed incolmabile (trascendentalismo forte). Che il mondo sembri esistere (pur essendo altro da Dio) è dovuto al fatto che Dio lo “ama” (?), e che, in qualche modo che nessuno è mai riuscito a spiegare, per via di questo “amore” partecipa all’Essenza Divina (trascendentalismo debole). Tra i due estremi hanno trovato dimora una proluvie di scuole di pensiero, o indirizzi teologici.
Confesso che una volta io prendevo sul serio queste cose, fino al momento in cui, non saprei se per perdita o guadagno di Fede, mi sono reso conto, proprio come quando si guarda qualcuno faccia a faccia, che i termini in cui era stata dall’inizio posta la questione la rendevano irrisolvibile. Il fatto è, detto terra terra, che il monoteismo assoluto è un’impossibilità logica e metafisica. Sia l’”Oggetto Assoluto” del trascendentalismo, sia il “soggetto assoluto” del panteismo, sono i termini complementari di una specie di psicosi logica; sono nonsense l’uno quanto l’altro. L’errore, per venire al punto, consiste nel proiettare sulla Totalità del Reale (mi si passi la locuzione) le categorie grammaticali del linguaggio umano; nel nostro caso specifico, la polarità soggetto-oggetto; nonché (e magari soprattutto) lo schema di opzioni reciproche ed e.s.c.l.u.s.i.v.e. che sono proprietà della logica binaria. Ho già scritto in altri post che fuori da linguaggio e logica il mondo NON cessa di esistere! Cessa di essere predicato, che è cosa diversa, cessa di essere rappresentato; ossia cessa di essere astratto; ossia cessa di essere MAYA (nella sua accezione di “illusione”, l’altra è “arte”)).
E qui siamo giunti a un punto importate, giacché mi sono andato rendendo conto, negli anni, che una cosa è capire questo argomento letteralmente, parola per parola, e quindi farne un ennesimo cadavere concettuale da sistemare, opportunamente classificato, nel magazzino della propria “Cultura”; altra è comprendere v.e.r.a.m.e.n.t.e. cosa significhi e cosa implichi. Poiché a comprendere davvero che la Realtà non evapora, non si annichila, una volta che si smette di pensarla (ossia di sminuzzarla in quegli elementi di base che sono i concetti, e poi correlare queste unità basiche di astrazione grammaticalmente e logicamente), si fa il primo passo in direzione dell’uscita dalla Caverna platonica. Una cosa così la si dovrebbe insegnare nelle scuole, assieme alle materie di base; si dovrebbe dire ai bambini:”… guardate che esiste un tale mondo sociale dipendente in massima parte dal linguaggio, che chiamiamo “realtà consensuale”, esso è una utilissima finzione ed infatti serve a questo, questo, e questo. E poi esiste il modo realmente reale, che permane tutt’intero, vergine, incontaminato ed eterno (giacché tempo, spazio e causalità sono le categorie dell’altro mondo, il primo), che è la nostra vera casa, almeno, la casa terrena, dalla quale si può accedere, per ascensione, a quella Celeste…”. Perdonatemi, ciascuno ha la sua utopia; la mia ha il vantaggio della estrema semplicità, non patisce la pedanteria, e può essere compresa davvero da tutti (o quasi).
E dunque, nella precisa misura in cui sono stato chiaro, in quella stessa misura si deve (o dovrebbe) spegnere il pc, ritirarsi in un luogo isolato (non necessariamente il cocuzzolo di una montagna, basta la panchina di un parco, o un sottoscala) e ridurre completamente al silenzio la mente discriminante. Come minimo si abbassa la pressione e si riduce il colesterolo; come massimo, beh… provate, nessun aereo, nessun treno porta a un simile giardino. E’ letteralmente ineffabile, poiché la rete infinita di relazioni che rende vivo il “giardino” non può essere lacerata in alcun lessico. Fine premessa).
Ora, grosso modo, l’umanità ha elaborato tre principali miti o modelli fondanti.
1°, il mondo come creazione di un Artefice Onnipotente e Onnisciente. Mito monoteista.
2°, il mondo come Organismo Universale che è da sé e per sé, e che sia nella sua totalità che nelle sue innumere particolarità non dipende altro che da sé, che non è governata più di quanto non governi, giacché le parti non stanno in rapporto di opposizione ma di complementarietà. Questo mondo fu qualificato dalla cultura taoista come “Tzu-Jan”, che può essere tradotto in vari modi, ma che sta per, o si può riferire a, tutto ciò che sorge, cresce, permane e si estingue DA SE STESSO. Un nodo senza fine e senza inizio, i cui cappi sono in dipendenza organica l’uno dall’altro, in cui la parte è nella Totalità è viceversa. Qualcosa di analogo lo abbiamo noi (occidentali) nel concetto di ologramma (tanto che qualcuno ha potuto parlare di “universo olografico ripiegato).
3°, il terzo mito (tra quelli che qui considero) è quello Indù, sotto l’aspetto specifico e particolare della nozione di Lila (qui tralascio il rapporto tra Lila e il sacrificio di Purusha). Lila è il mondo inteso come gioco vergine ed infantile (nel senso evangelico) della Divinità. In questo senso, il mondo è una specie di proiezione della Divinità che, pressoché letteralmente, assume ed interpreta tutti i ruoli, obliando Se Stessa nella rappresentazione da Ella Stessa proiettata.
Si tratta di Miti, di modelli, nessuno è vero in assoluto, nessuno riassume la totalità degli aspetti della questione; ma qualcuno presenta problemi logici meno insormontabili di altri. Ad esempio, il mito indù permette una soluzione soddisfacente del problema della Teodicea, che è insormontabile nei monoteismi.
In ciò che segue, mi avvarrò del confronto tra prospettiva taoista e quella monoteista, soprattutto cristiana.
Spero di continuare non appena la calura molla, francamente sto evaporando.
Manca nel suo abbozzo di analisi che non vi sia divinità alcuna… La fede in un dio fa il paio con la fede in nessun dio. Per la prima si fa a pugni tra le diversissime religioni, per ka seconda parrebbe esserci una maggiore coerenza. A meno che questo dio non sia assolutamente inconoscibile e così lontano dalla nostra mortale vita da renderlo un corpo estraneo che necessiterebbe di un corso di recupero alla scuola degli uomini.
Breve intervallo (a breve, spero, concludo l’intervento in sospeso con Fabio).
Blackrock, Vanguard e State Street si autodefiniscono “Fondi di Investimento”, in realtà sono le tre mega Corporazioni del Cartello finanziario apolide che hanno definitivamente portato a compimento l’asservimento dell’Economia Reale alla Finanza globalista. Assieme alle principali Banche D’Affari, di reciproca proprietà (io posseggo te, tu possiedi me, e il Fisco fa peperepè), hanno il controllo quasi esclusivo delle fonti di materie prime, della produzione e della distribuzione di beni e servizi in buona parte del mondo. Pressoché impossibile dire quanta ricchezza assommino, giacché per chi possiede tutto, la ricchezza ha un significato diverso che per chi possiede poco o nulla. Queste mega Corporazioni, attraverso il sistema del debito, controllano Stati, Governi e Popoli, mezzi comunicazione, e, attraverso questi, hanno preso possesso, una per una senza eccezioni, delle menti della massa coviddarizzata. Ciascun coviddaro è un terminale di questo Sistema di Potere, una specie di zombi telematico.
E’ facile facile, basta appena saper leggere:
http://www.conquistedellavoro.it/global/blackrock-vanguard-cos%C3%AC-i-fondi-possiedono-media-e-big-pharma-1.2649659
Questi “Fondi” posseggono Big Pharma, cui fanno capo direttamente o indirettamente, salvo eccezioni quasi ininfluenti, tutte le Società farmaceutiche. Chiaro? Siringhe e siringatori, tamponi e Agenzie del Farmaco, e tutta la filiera del sistema coviddaro, sono di proprietà della Plutocrazia globale.
A questo punto, che succede? Basta appena saper leggere.
https://www.zerohedge.com/medical/vanguard-offers-1000-vaccine-holdouts-get-jabbed
C’è scritto che Vanguard, che attraverso le sue Società farmaceutiche vende vaccini, offre ai suoi dipendenti che ancora resistono 1000 Dollari perché si facciano inoculate i vaccini (che vaccini NON sono) che vende. Ma c’è di più: controllando Governi e Media, attraverso una pressione senza precedenti, con minacce di ritorsioni, se non di sospensione da mansioni e stipendio (CHE SIGNIFICA MORTE PER INEDIA E STENTI, GIACCHE’ SENZA STIPENDIO NON SI MANGIA E SE NON SI MANGIA SI MUORE) obbligano chiunque non sia un puro spirito a farsi punturare.
Come dicevo, per capire questo non occorre conoscere lingue antiche, non serve lo studio della filosofia, né la familiarità con le religioni comparate, o con l’epistemologia. Per capire che siano cascati dentro un sistema di delinquenza organizzata legalizzata, nella più fosca e turpe tirannide della Storia, si può persino essere quasi del tutto ignoranti, bastano, tuttavia, una condizione necessaria ed una sufficiente:
a, non essere uno zombi telematico,
b, saper leggere.
Nel 2019 il Pil mondiale “a parità di potere di acquisto” (PPA) cioè pesato in rapporto al libello dei prezzi (misurato, dunque, in base al suo reale potere di acquisto) ammontava a poco più di 141 mila miliardi di dollari: .https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(PPA)
Più o meno nel medesimo periodo, le scorte finanziarie disponibili (senza contare i derivati che non sono soldi veri) ammontavano a ca. 900 mila miliardi, ca. 6 volte tanto.
https://www.proiezionidiborsa.it/quanti-sono-tutti-i-soldi-che-ci-sono-nel-mondo-la-quantita-e-un-numero-da-paura/
Occorre sapere che nel PIL mondiale vengono computati anche alcuni dei principali traffici illeciti come quello della droga e della prostituzione ( https://www.repubblica.it/economia/2014/05/22/news/istat_da_2014_droga_e_prostituzione_in_calcolo_pil-86847923/ ), prova questa, tra l’altro, che essi sono vietati solo di facciata, essendo parte integrante e sostanziale del sistema e che nessuno si sognerebbe di combatterli per davvero.
Poiché tutto questo “danaro” è detenuto in pochissime mani che sono poi anche le stesse che detengono già il 90% delle risorse della terra, che producono ogni anno appena un sesto del suo ammontare, viene da chiedersi che cosa potranno mai comprare con tutti questi soldi. E se non ci fosse più niente da comprare, ci si chiede come questo valore monetario possa realmente rimanere tale.
Forse però c’è una spiegazione, per quanto spiacevole, perché esiste una risorsa occulta del mondo che ancora non è stata (interamente) contabilizzata nel pil mondiale. I più importanti traffici sono quelli di esseri umani (soprattutto donne e minori), per l’espianto degli organi, per la prostituzione e per altre finalità. Con 7 miliardi di esseri umani destinati ancora ad aumentare, si comprende molto bene quale sia, purtroppo, questa materia prima che potrà essere comprata con tutti quei soldi. A patto solo di avere un controllo così totale e così capillare sugli uomini che questi non possano in alcun modo ribellarsi nemmeno di fronte alle maggiori atrocità …
Prof.ti ringrazio di nuovo:ho potuto ascoltare la posizione del Prof.Massimo Piattelli Palmarini.Debbo dire che la sua competenza e sincerità mi seduce.Pochi hanno il suo coraggio e speriamo che possa essere presente di persona,in un qualche suo viaggio in Italia,magari per una nuova bellissima intervista o eventuale convegno.Complimenti Prof.Pennetta.ps.Valentino dice bene:Cs merita una nuova fioritura.
La bellezza dello sport sconfiggerà i mali del mondo, ne sono certo… In questi giorni di olimpiade le prestazioni di tanti atleti che si sono preparati con sacrificio e metodo e fanno esplodere la loro esuberante gioventù riconcilia persino con la vita decadente di noi che di decadi ne contiamo più di qualcuna. Da fanatico delle olimpiadi che seguo appassionatamente da sempre ho goduto delle medaglie italiane e di tutti, premio simbolico ed economico che gratifica cuore e portafoglio. Nella tenzone sportiva si dimenticano anche il covid e le brutture che affaticano l’esistenza. Viva lo sport, viva la passione sportiva, viva il sudore agonistico.
Mentre medita sugli ultimi appunti, fra un intervallo e l’altro, cercherò di mettere un po’ d’ordine, almeno nella mia testa. Tenga conto , Francesco, che il terreno su cui ci stiamo muovendo non si presta per una comoda passeggiata.
Ergo, siamo partiti da un punto divergente (fra lei e Anonimo) che principiava dal comune modo di intendere questo ‘principio d’astrazione’. Se non vado errando, era nel periodo storico che le vostre valutazioni non si conciliavano: per lei , Francesco, l’inizio sarebbe da collocare al tempo in cui è stata smarrita, o meglio, occultata la dimensione terrena del trascendente; stiamo parlando grossomodo del Primo Medioevo. Da qui – secondo le sue indicazioni – si sarebbe verificato quel primo ‘salto’ antropologico’ che avrebbe fornito l’impulso decisivo alle attuali premesse del processo di astrazione diventato per noi, uomini ‘moderni’, tanto preoccupante. Concordo con lei, rispetto al mito fondante della Creazione e al suo significato in rapporto allo sviluppo di pensiero e d di valori della civiltà Occidentale (Cristiano-giudaica). Tuttavia…
– continua.
@Fabio
Da quello che ho visto finora, non credo che tra ANONIMO e me ci siano delle differenze nell’analisi storica e metastorica. Ricordo una convergenza perfetta a proposito di date e circostanze a proposito dei prodromi della crisi del mondo Tradizionale. Il che non vuol dire che ci si troverà sempre d’accordo.
Per il resto, purtroppo, non ho ancora trovato tempo e modo di completare il testo iniziato, confido presto.
Puntualizzavo l’unica discordanza che riguardava l’origine del sopracitato fenomeno dell’ astrazione dal reale.
Lo faccio per un mio ordine mentale, ma vorrei ci comprendessimo senza equivoci. Ergo ripeto: potrei dire che questa differenza di date (solo di date), per Anonimo parte dal secolo dei Lumi mentre, per Francesco dal Primo Medioevo. O poco prima. E’ corretto?
Per il resto Fr@ncesco prenda pure il tempo che le serve: come detto non si tratta di una passeggiata quella intrapresa e non so quanti le potranno star dietro.
@Fabio,
sì ricordo il punto cui accenna, e se non ricordo male ci fu una chiarificazione. In ogni caso, per la questione da lei posta, come si diceva un tempo, sorge un problema a monte: il concetto di Realtà è uno dei più difficili da costruire, ed ancor più difficile è condividerlo. Il fatto è che in esso confluiscono (senza che spesso ce ne si renda conto) elementi disparati; certamente di carattere antropologico, poi (ancor più certamente) razziale, poi culturale, poi psicologico, poi storico, ed infine idiosincrasici ad un determinato ceppo.
Appare evidente che un huichol è reale ciò che per un finlandese è inconcepibile; e che Realtà di un esperto di Soto Zen nulla ha a che spartire con quella di un metallaro.
Pertanto, diventa metodologicamente imprescindibile cercare di capire almeno che un problema di definizione preliminare esiste.
Nella seconda parte del mio scritto, se ci riuscirò, cercherò di illustrare, qual è la causa e l’origine delle principali differenze di paradigma fra visioni del mondo tra, grosso modo, Oriente ed Occidente.
Si dovrebbe quindi cominciare a capire che prima di discutere di astrazione dal reale, occorre un accordo sui termini che lo definiscono.
Anticipo che la sola possibiltà è di carattere metafisico.
Grazie.
Era “per” un Huichol è reale
Che ne dite dell’attacco informatico alla Regione Lazio? Sembra che sia stato chiesto da qualcuno nel mondo un riscatto con scadenza a 72 ore… Queste sono per me cose più inquietanti di tante altre. Siamo sicuri che tutto informatizzato non sia alla fine la vera tomba dell’uomo?
@ANONIMO@post 04 08 20,43
D’accordo al 100%.
Allego questo splendido link, si commenta da solo.
https://www.youtube.com/watch?v=PdDNVQGWp-Y
Quale è il pediatra giusto? Quello preparato e aggiornato, possibilmente di lunga gavetta e quindi esperto. Uno di cui fidarsi. Non so se l’avvocatessa del video intenda che quello giusto è invece quello che la pensa come lei che sa porsi domande ma non ha dato manco un esame di medicina. Sarebbe velleitario, presuntuoso, assolutamente diseducativo.
Mi sembra che l’avvocatessa ponga invece un problema molto serio: l’argomento di autorità (ex auctoritate) non fa che spostare la domanda ad un altro livello: di quale autorità devo fidarmi? Certamente non di quella sponsorizzata da un potere e da un’informazione che hanno mostrato mille volte di essere criminali; un potere capace di mettere bombe nelle piazze e sui treni, togliere di mezzo le persone che lo ostacolavano senza alcuna pietà, essere disposto a provocare la morte di migliaia di persone senza alcuno scrupolo, per i propri fini, promuovendo guerre di sterminio con motivi del tutto inventati; un’informazione abietta e prona a quel potere, disposta ad adottare le tecniche degli imbonitori da fiera per convincere la gente.
Ognuno può stabilire il criterio che più gli sembra giusto per stabilire le autorità di cui si fida. Propongo, però, di tenerne almeno uno in comune e non discusso fra tutte le persone sincere e moralmente ancora sane: non fidarsi di nessuno che sia consenziente con un simile potere: chi sia compromesso, anche solo moralmente, con l’attuale sistema di potere globale, chi sia disposto ad accettarlo e a non combatterlo con tutti i mezzi democratici che abbiamo ancora a nostra disposizione, non è qualcuno di cui un uomo retto e giusto possa fidarsi: nella migliore delle ipotesi, è un illuso in buona fede, e pertanto in una situazione come quella attuale del tutto inaffidabile; nella peggiore delle ipotesi, è un mascalzone.
La differenza fondamentale e irriducibile tra Oriente ed Occidente, con riguardo alla concezione della Realtà (uso di proposito questo termine generalissimo), dalla percezione della Natura, alle forme d’esperienza fenomenologiche di tipo percettivo, mentale, sottile, ai rapporti sociali ed interpersonali, allo stesso modo in cui si pensano i pensieri (soprattutto riguardo alla loro fonte) consiste in questo. Salvo che per taluni ambiti e aspetti del pensiero greco (Anassagora, Platone, e neoplatonismo) la Cultura giudaico-cristiana e quelle da essa derivate, vede l’Universo come un costrutto, opera di un Costruttore. Le Civiltà dell’Asia, al contrario, con maggiore o minore enfasi mano mano che dalla Cina ci si avvicina (culturamente) all’India, lo vedono come una specie di giardino, un “luogo”, non delimitato da staccionate, dove le cose S.O.R.G.O.N.O.. La differenza tra i due processi non potrebbe essere più completa e radicale. Nel primo caso, il processo è seriale, discontinuo, ingegneristico; e la “direzione” è quella di ogni assemblamento: dall’esterno verso l’interno. Come quando, ad esempio, si costruisce un carretto: si prendono i pezzi (che il Grande Ingegnere trae fuori dal nulla) e li si dispongono, attorno ad un punto virtuale, uno dopo l’altro e uno attaccato all’altro, fino al completamento del progetto. Per inciso e tra parentesi è da qui che nascono le prime idee di “materia”, pseudo entità perfettamente inesistente. Se si vuole giocare di paradosso tra idealismo e materialismo, la “materia” è quanto di più “idealista” si possa concepire. “Materiale” è una definizione del mondo “secundum quid”, ove la restrizione o specificazione riguarda l’atto (prettamente mentale) della misurazione. Il mondo materiale non esiste di per sé, ma viene in essere seguito dell’atto (mentale) di una misurazione, che è la proiezione su un continuum indifferenziato di un processo finito di quantificazione.
In questo preciso senso, curioso paradosso, è la ”materia” ad essere astratta (aggettivo), mentre ciò che ho chiamato “continuum indifferenziato” (per mantenere la simmetria dei contrari) diventa concreto. Inoltre, questo è uno dei momenti in cui si manifesta la potenza di Maya; una volta astratte (participio passato), misure, concetti, classi, parole, il “continuum indifferenziato” concreto si presta ad essere parcellizzato, sezionato, separato. Faccio alcuni esempi, giacché so quanto contro intuitivo è questo punto. Ciò che nel continuum è impossibile, non lo è nel mondo dei concetti; nell’universo delle parole si può separare la vetta dalla valle, il bene dal male, l’alto dal basso, il piacere dal dolore, la fine dall’inizio (vita/morte); così che, data la potenza dello strumento, il mondo astratto (aggettivo) acquisisce una sua (illusioria) vita indipendente, fino a diventare il solo mondo possibile. Per inciso, questa è una delle dimensioni del mito dell’Albero del Bene e del Male. Da qui in poi comincia la Storia del “pensiero umano”, un’avventura destinata a vivere della propria elefantiasi, un viaggio che ha per meta il proprio viaggiare (e quindi un processo autoreferenziale) che vive di se stesso, allontanandosi sempre più dalla sorgente da cui tutto ha avuto inizio.
Se così posso dire, qualcuno ad un certo punto scrisse la prima frase; da questa ne seguì una seconda di commento; poi una terza di commento alle prime due; quindi una quarta molto più lunga, giacché connetteva la prima alla seconda, la prima alla terza, la seconda alla terza, ed infine le tre assieme. Poco dopo si arriva al primo libro, che richiama subito altri, e che portano alla prima biblioteca. E così decine, centinaia, milioni di biblioteche sorte dalla necessità stessa del processo a partire dalla prima frase.
Se sono stato appena capace di dare una lontana idea di ciò che intendo mente, si dovrebbe vedere da un’ottica finalmente diversa l’intero universo religioso. “Religione” viene da “relego”, tengo unito assieme. Ora, semplificando di molto, l’essenza di ogni rituale religioso (mi servo di tale termine in senso ampio), ed anche lo scopo, è il raggiungimento di una condizione di silenzio e di distacco dai cosiddetti “affetti”. SILENZIO. Nel silenzio, la biblioteca svanisce, implode su se stessa e l’interminabile rappresentazione del mondo si estingue. Il teatro chiude, la finzione termina. Se si aprono gli occhi, sempre che nel frattempo non si sia diventati ciechi, si vede il mondo come apparve alle creature il primo giorno.
Mi accorgo di essere ancora lontano dalla conclusione; anche se forse alcuni spunti di riflessione sono stati posti. Pertanto, mi resta da scrivere la parte conclusiva. Nel frattempo vorrei proporre un brano in cui il grandissimo “intellettuale” Arturo Reghini resoconta una sua esperienza che ha caratteristiche di analogia con mio discorso. Uno psichiatra la definirebbe senza dubbio come una depersonalizzazione psicotica, a carattere regressivo primario; un qualsiasi orientale radicato nella sua Tradizione, probabilmente, ne parlerebbe come un episodio satori/bhodi. Per quello che mi concerne, esperienze del genere, qualora isolate da un contesto e a parte il sensazionalismo, lascerebbero il, tempo che trovano, se non fosse che testimoniano di un livello della Mente che neppure millenni di obnubilamento sono riusciti a cancellare.
Eco il link, e alla prossima:
https://www.animalibera.net/2013/12/pietro-negri-sub-specie-interioritatis.html
Il punto essenziale per affrontare il tema (invero molto arduo) qui discusso, è la necessità di superare il pensiero discorsivo che significa anche il pensiero duale o, come ha scritto Francesco, discriminante. Anche qui, il linguaggio non ci aiuta, perché “discriminante” potrebbe intendersi in diversi sensi, ma forse è sufficiente precisare che qui occorre intendere il termine come sinonimo di “separativo”.
Come insegna lo studio della via Zen, è necessario comprendere che i termini opposti sono l’espressione di un’unica ed autoconsistente positività. Quindi A è una piena posizione di non A e non A è la più potente affermazione di A che si possa avere.
Questo passaggio non è la negazione della logica, ma il suo fondamento. La logica per cui ‘non A’ esclude ‘A’, può esistere ed avere significato solo se si ammette un ambito fondativo di essa in cui A e non A sono una cosa sola. La prova di questo è che la parola “escludere” non ha certo il significato impossibile di “annullare”, ma quello di “chiudere fuori” cioè di esprimere uno spazio de-finito in cui esiste un “fuori” ed un “dentro”, spazio de-finito, che come in ogni de-finizione, presuppone l’affermazione di ciò che oltrepassa i suoi con-fini, cioè, letteralmente i fini (limiti) che con -divide con ciò che gli è esterno in un’ unica com – unione. Tali limiti, poi, sono la porta verso ciò che supera tale ambito.
Questo tema porterebbe al discorso del valore positivo e del referente dei termini negativi che riguarda, sia la logica, che il suo fondamento.
La stessa cosa, più in generale, va detta di qualsiasi forma. Ogni forma è, essenzialmente, un in-cludere ciò che contiene ed un es-cludere ciò che la contorna, ponendoli entrambi in un atto inscindibile. Si può anche dire che una qualsiasi forma è simultaneamente ciò che circonda e ciò che la contorna e senza l’uno o senza l’altro, non esisterebbe. Perciò, anche se lontanissime, come fa notare Francesco, la visione semita e quella indù ed estremo-orientale, come forme diverse e relativamente opposte, esprimono essenzialmente la medesima Verità: la solitudine metafisica del Principio, che trae le Sue produzioni da null’altro che sè stesso, senza che dette produzioni possano esserGli in qualsiasi modo raffrontate, semplicemente perché non hanno alcuna realtà che possa trovarsi al di là del Principio stesso, per essere messe in un rapporto qualsiasi con Esso.
Preciso anche che non vedo divergenze fra me e Francesco, riguardo a quanto abbiamo espresso sullo sviluppo del mondo moderno. Quanto ai periodi di riferimento a cui alludeva Fabio, occorre ricordare che un processo di sviluppo è tale proprio perché ha diversi gradi. Per la qual ragione, se si vuol dire che faccio partire l’astrazione del reale dal secolo dei lumi, occorre precisare a quale grado. Ad es., anche l’individuo di Occam è già in parte un’astrazione, tanto è vero che, alla sua epoca, la sua filosofia fu correttamente percepita come un “nominalismo” logico – astratto. Certamente, questa astrazione era ancora mantenuta in un certo rapporto con la Realtà, dalla percezione intuitiva che dell’individualità come aggregato reale, almeno si continuava ad avere. L’individuo di Occam e degli uomini del suo tempo era perciò ancora il frutto immediato dell’astrazione da una realtà concreta, l’individualità. Quando anche tale percezione, propria di quell’ elemento costitutivo dell’individualità che gli indù chiamano “manas”, venne a mancare, si poté pensare il mondo come fatto di entità puramente astratte come la res cogitans, la res extensa, la monade leibniziana, gli atomi, ecc., scambiandole, peraltro, per cose concrete. Il processo si concluse, in questa prima sua fase, quando il mondo venne pensato come un aggregato di oggetti astratti, come è evidente nelle fantasie di Condillac e del suo Trattato sulle sensazioni.
Se avessi avuto bisogno di argomenti convincenti per ritenere che si debba con tutte le proprie forze resistere alla violenza di questo potere senza volto che vuole il controllo sui corpi degli uomini, sarebbe bastato il modo in cui la miserevole claque che pretende ridicolmente di chiamarsi giornalismo sta trattando lo scontro televisivo fra Galli e Cacciari. Quello che si dimostra essere un vero filosofo ed un uomo degno di rispetto ha argomentato inutilmente sul programma Zona Bianca le proprie evidenti ragioni di fronte alla faccia studiatamente ebete di chi evidentemente non aveva cosa rispondere, ma sapeva di avere dalla sua l’industria dell’imbecillità, quella che è messa in opera giornaliera a danno degli ultimi esponenti di un’ umanità in cammino verso l’Abisso. Curiosamente, mentre fino a poco tempo fa di video di Cacciari se ne trovavano ad ogni click, adesso di tale scena non compare che qualche piccolissimo spezzone sommerso da commenti tendenziosi che emanano un discreto puzzo di menzogna, da ogni parola scritta. Si tenta, inutilmente, di gettare nel ridicolo le argomentazioni di quello che fino a ieri era riconosciuto da tutti come un grande filosofo e che oggi dovrebbe in base ai diktat dell’oscuro potere senza volto essere screditato, Come Montagner, come Tarro, come De Donno, come chiunque dica la verità, non quella con la maiuscola, che da troppo tempo è fuggita da questa fogna, ma semplicemente quella che si presenta spontaneamente agli occhi di chiunque non sia corrotto. Ma chi tenta di operare questa campagna di discredito è tanto contrario ad ogni possibile verità, da ottenere solo il risultato di divenire lui involontariamente ridicolo.
Se il comportamento degli esseri umani può essere così spregevolmente basso, dispiace davvero farne parte…
Ho letto che Cacciari alla fine ha scelto liberamente di vaccinarsi, da uomo libero e informato, ha dichiarato. E mi pare comunque che il discredito al filosofo contro il sistema lo veda solo lei. Pensi che a me Cacciari è sempre stato sulle scatole per la spocchiosa arroganza del saputello che ha sempre messo in mostra su fragili nervi.
Che ci si vaccini liberamente viste le restrizioni, ne dubito. Quanto alla vile claque innalzatasi improvvisamente contro di lui, ognuno potrà constatare da se se la vedo solo io. Purtroppo, non basta semplicemente negare le cose perché queste cessino di esistere…
Quanto alla Sua simpatia o antipatia per Cacciari, con tutto il rispetto, mi sembra in questo contesto secondaria.
Chissà perché, mentre non mi riesce di trovare il video completo dello scontro fra Cacciari e Galli (vi è solo uno spezzone tagliato di poco più di un minuto), la “Zanzara” ha ricaricato 2 giorni fa, un video in cui Sgarbi attaccava Cacciari su un altro argomento … nel 2013?
Qualcosa su cui riflettere in questo blog dedicato all’epistemologia ed alla critica scientifica, sull’uso strumentale della scienza da parte del potere e sulla storia che abbiamo dimenticato:
https://www.radioradio.it/2021/08/83-anni-usciva-difesa-razza-duranti-infamia-dettata-pseudoscienza/
Aggiungo un consiglio di lettura
Z. Baumann, La decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, 2007.
Ho descritto come la mente occidentale media concepisce il farsi del mondo, ma quasi nulla ho detto di come quella orientale media concepisce la stessa cosa. Abbiamo visto che la mente occidentale vede la natura (se si vuole si può sostituire “natura”, che potrebbe far pensare ad alberi ruscelli, a Realtà, termine che uso, come ho specificato, in modo provvisorio); ossia, una formulazione in parole e formule di un complesso di regolarità che, di recente, con l’introduzione della matematizzazione, sono state immaginate come “leggi”. Tale formulazione fu prima appannaggio della filosofia, oggi lo è della Scienza. Il dominio o la conquista della natura, a parte il NON casuale linguaggio belligerante, presuppone una scissione, una alterità; a nessuno verrebbe in mente di dominare o conquistare il proprio pancreas. Ma con la natura è diverso; essa è da conquistare, o da domare, o da correggere, o da sfruttare; oppure se si è idolatri e piagnoni, da venerare. Ma è sempre “altro”. Se si è moderatamente idolatri e piagnoni, allora la natura è da “rispettare”, ma sempre nell’alterità siamo (con le dovute eccezioni di sensibilità e intelligenza).
Tutto questo discorso nasce da una domanda posta da Fabio, a proposito del processo di “astrazione dal Reale” che, se davvero tale, porterebbe le stimmate di una vera schizofrenia. Mettiamo che Mario ponga a Maria una banale domanda: “Che cosa è X? “, ove X può esser qualsiasi cosa. Mi preme far rilevare che la domanda non è quello che sembra, infatti, non v’è nessuna connotazione ontologica in essa; Mario sta semplicemente chiedendo a Maria l’indice di un archivio; sta chiedendo a quale classe X appartiene, se oggetto, oppure a quale classe di movimento X appartiene, se processo. Sia la domanda che la risposta principiano e finiscono sul piano della perfetta astrazione. A questo punto, sarebbe del tutto comprensibile se qualcuno mi dicesse: “Senti, FRANCESCOM, taglia corto, dimmi pure tu qual è il modo corretto per venire a capo della questione, ti ascolto”. La risposta è semplice: il solo modo corretto è comprendere che tutto ciò che può fare il linguaggio (purché se ne rispettino le regole logico/grammaticali e semantiche) è trasferire da una mente all’altra, o anche elaborare all’interno della stessa mente, informazioni astratte artificialmente dal mondo reale, denominate per classi. E’ uno strumento di prodigiosa potenza, non lo ha mai negato nessuno, ma non è il mondo; tanto più è ricco di semantica, quanto più è vuoto di ontologia. E’ un utilissimo fantasma, scambiato pressoché invariabilmente per la sola possibile realtà. Questa è la risposta.
Per completare questo punto, posso dire, tuttavia, che esiste la possibilità di condividere la conoscenza del mondo in guisa extra verbale. Tale possibilità è sempre stata rarissima in Occidente, legata, perlopiù a particolari ed erratiche condizioni della coscienza. Un buon esempio è la condizione di esaltazione e fusione di due menti nello stato di innamoramento estatico, e al culmine dell’esperienza sessuale. Un altro è l’esperienza estetica pura di due artisti davanti allo stesso “oggetto”. Un terzo si è riscontrato, talvolta, in guerra, tra commilitoni, in situazioni di estrema precarietà biologica e stress mentale. E così via.
In Oriente le cose stanno diversamente: il senso di originaria e diretta visione (extra grammaticale, extra soggetto/oggetto) non ha mai avuto lo stesso senso di drammatica eccezionalità che in Occidente; anche se, con l’incedere della modernità si sta perdendo anche lì. Lo stato d‘animo che la rende possibile si chiama “kuan”, distacco silenzioso, visione inclusiva, una specie di veglia perfetta nel sonno profondo.
Potrei argomentare che qualcosa di analogo (pur se ad un livello pre-personale, e non trans-personale come nel kuan) accade a tutti bambini in età prelinguistica, purché non esposti alla TV; ma questa divagazione ci porterebbe via troppo tempo.
Dovrebbe a questo punto essere chiaro, spero, che il solo modo per comprendere che è l’azione di astrazione e di separazione della mente a far sorgere le “cose”, la “materia”, i “fatti” è saper silenziare la mente stessa. Non c’è altro modo, finchè si chiacchera stiamo sempre a teatro.
Concludo. Per orientale, soprattutto se giallo (si può dire?), ciò che noi chiameremmo lo svolgersi fenomenologico è un atto continuo che porta il “dentro” a esplicitarsi nel “fuori”; un “interno” e “nascosto” a diventare “esterno” e “manifesto”; si noti la “direzione” perfettamente contraria a come immagina l’occidentale.
Due tra gli esempi più appropriati sono la nascita di un fiore e quella di un bambino. Di seme in seme in seme in seme ecc… sorge un fiore/bambino, i cui semi genereranno altri fiori bambini.
La Scienza Moderna, si faccia caso, illude se stessa ed illude chi ne ha fatto un idolo, quando pensa che basta rompere qualcosa e guardarci dentro per vedere l’interno e il nascosto. Non è semplice far capire che ciò che così si trova è un altro esterno, e che l’interno vero ci è precluso da una chiusura cognitiva insuperabile. Come quella che ci impedisce di guardare dietro i nostri occhi, o di afferrare il nostro pugno, o masticare i nostri denti. O anche di conoscere la natura delle tenebre; per farlo devi farvi luce, ma una volta fattaci luce non hai più le tenebre.
L”interno”, Il luogo da cui vengono le cose, non lo conoscerà mai nessuno, neppure Dio (in modo distintivo).
Ed infatti:
“Vorresti chiedere da dove vengono i fiori; ma neppure il dio della primavera lo sa”. (“Zenrin Kushù”)
Oriente e Occidente in prosa
Il poeta Alfred Tennyson scrive:
<>
Matsuo Basho, invece, in un haiku si esprime così:
<>*
Il poeta Alfred Tennyson scrive:
Fiore in un muro screpolato,
ti strappo dalle fessure,
ti tengo qui,
radici e tutto nella mia mano,
piccolo fiore. Ma se potessi capire
che cosa sei, radici e tutto, e tutto in tutto,
saprei che cosa è Dio e cosa è l’uomo
Matsuo Basho, invece, in un haiku si esprime così:
Se guardo attentamente
Vedo il nazuma che fiorisce
Accanto alla siepe!
“Ci siamo inventati in prima linea la nostra foto con il nostro green pass e nome e cognome proprio per far cadere questo velo di privacy tanto diffamato in questo periodo”.
https://www.youtube.com/watch?v=7VS_gH57EqU
Che significa? Che lingua è? Non ha parenti, amici, vicini di casa, che siano capaci di convincerlo, nel suo interesse, a stare zitto e limitarsi a preparare la pastiera in silenzio? Perché sta mascherato, ad Agosto, nel proprio negozio, con l’intervistatore dall’altra parte del microfono?
Io non riuscirei a mettere assieme una tale, ininterrotta, sequela di prodigiosi e grotteschi nonsense. Si faccia caso che il mutante non pubblica in proprio i suoi deliri, ma si affaccia da Fanpage, una delle maggiori vetrine ufficiali sul web del PD; che è il tempio della contro religione coviddara. L’idea che queste menti siano sprofondate in un tale abisso di deprivazione dell’umano di base, ma che siano quelle che determinano le nostre sorti, è una buona concettualizzazione di “incubo”. Questo video è un concentrato soprassaturo di purissima idiozia coviddara. Le parole sembrano estratte a caso da un sacchetto, e gettate lì con l’unico collante di un tono buonista e lamentoso; le frasi vanno a formare una specie di porridge granuloso della consistenza della colla; la grammatica è giustiziata per smembramento della dipendenza sintattica. Qui, fateci caso, non si tratta solo di crassa, sesquipedale, ignoranza; ci sono tantissime persone ignoranti che (sempre non si facciano travolgere dalla pretensione) si fanno intendere perfettamente. Nel caso di questo prodigioso esempio di idiozia coviddara, il mutante, più tenta di fare l’intelligente, e più sprofonda nell’impredicabile.
Ad un certo punto si gioca la carta del martire (il martirio, specie se servito in un tazzone di porridge buonista, tira sempre). Il martire denuncia di essere appellato dai novax (???) come nazista! Ma suvvia! Ce la vedete questa creaturina coviddara accanto a Rommel, Röhm, Hess?
E siamo solo alla seconda dose, pensi cosa succederà quando saremo arrivati, come si preannuncia, alla quarta!
Guardate le immagini agghiaccianti di questo video, a qualcuno risulta che ne sia data la minima visione e notizia dai servi del mainstream? Che io sappia, zero!
https://www.youtube.com/watch?v=f7-KE9CPEeY
Nella pubblica piazza, alla luce del sole, nella certezza della censura mediatica la sub ferina violenza del Potere coviddaro mostra la sua implacabile ferocia.
Ancora una volta, a impressionarmi non è la condotta del Potere, per parlare adeguatamente del quale occorre passare dai massimi sistemi (che ho tratteggiato nei recenti post), a quelli medi; e qui, procedere ad una scansione punto per punto del concetto di Potere. Ma non è questa l’occasione.
A impressionarmi, ancora e sempre è la condotta del cittadino comune, il coviddaro medio, che davanti a realtà come quella del video e centinaia di altre analoghe,
o, trova COMUNQUE una giustificazione alla condotta dei suoi padroni (“si, ma”),
o, si esalta alla gesta che questi compiono per loro.
A questo proposito, sono tre giorni che esito nel decidermi a pubblicare un post riguardante uno specifico fatto occorsomi personalmente. Io non posso credere di essere il solo cui stanno capitando cose davvero incredibili; alcune di piccolo e medio cabotaggio (ma continue), alcune senz’altro enormi, e di portata da sceneggiatura horror. Io sto vedendo impazzire la gente, letteralmente.
Non è il solo, mi creda! La vera questione è piuttosto la causa di una tale situazione. Senza dubbio, si può pensare che la media delle persone non brilli ormai di semplice buon senso e che la continua propaganda contribuisca a far passare idee irragionevoli, sul modello degli abiti invisibili del re della famosa favola.
Tuttavia, è evidente che questo non basta. Mi chiedo se tutto quello che vediamo accadere non sia una semplice applicazione della regola logica, già conosciuta dagli scolastici (è celebre la dimostrazione del c.d. “pseudo-Scoto”) secondo la quale “ab absurdo sequitur quodlibet” (dall’assurdo segue qualsiasi cosa). Forse, nel segreto più riposto della mente di ciascuno si trova una qualche premessa impensabilmente assurda, una sola idea generale completamente folle, accettata in un tempo più o meno remoto della propria esistenza ed in un momento inavvertibile e lontano dalla coscienza, un solo pensiero in grado di contaminare ogni altro, come un veleno gettato in un pozzo d’acqua. Non ha forse Wittgenstein, di fronte alla dimostrazione di Godel dell’impossibilità di creare una macchina logica autofondante, non ha lui risposto “che m’importa?” e non si è dalla sua riflessione pensata la possibilità di logiche “paraconsistenti”, in grado, cioè, di generare ogni sorta di conseguenze assurde, ma dotate di un filtro formale, perché queste conseguenze vengano costantemente bloccate? Pensi che meraviglia per l’attuale potere, se avesse a disposizione una tale fonte di assurdità, nascosta fra i pensieri di ciascuno: basterebbe rimuovere il filtro, soltanto quando servisse farlo…
Godel compì il sacrilegio irredimibile di far fallire il programma di Hilbert; certamente non devo spiegare a lei, cortese ANONIMO, che nella ricerca della completezza e auto fondazione della matematica, si celava (ossimoricamente evidente) la dimostrazione dell’onnipotenza della mente umana. La botta fu terribile, e a pochissimo vale la consolazione che l’incompletezza riguarda solo talune aree ristrette della matematica. In realtà, sappiamo benissimo, e certamente potremmo dimostrare (io ne ho elaborato una dimostrazione, che devo aver salvato da qualche parte) che essa riguarda qualsiasi tentativo analogo; qui mi riferisco, in particolare, alla fenomenologia husserliana (che fu l’ultimo tentativo di conquistare la pietra d’angolo dell’Epistemologia).
Notevole, in merito la posizione di Wittgenstein da lei segnalata; ma qui si aprirebbe una digressione.
Lei scrive:
“… Forse, nel segreto più riposto della mente di ciascuno si trova una qualche premessa impensabilmente assurda, una sola idea generale completamente folle, accettata in un tempo più o meno remoto della propria esistenza ed in un momento inavvertibile e lontano dalla coscienza, un solo pensiero in grado di contaminare ogni altro, come un veleno gettato in un pozzo d’acqua…”
Perché usa la formula dubitativa? Oltre alle innumerevoli prove storiche, antropologiche, psicologiche (p. sperimentale e comportamentale), e il portato di qualsiasi mito della “caduta”, disponiamo dell’evidenza dell’autoanalisi. Chi non vede il pazzo in sé, chi non vede in sé la possibilità di ogni nequizia, non ha alcuna possibilità di metabolizzare, alchemicamente, queste possibilità infime. Il percorso umano è una cosa seria, non è possibile tirarsi fuori da se stessi; chi vede mostri e pazzi solo “fuori”, escludendo il “dentro”, è già vittima sia dei mostri di fuori sia di quelli di dentro. Comprenderlo è un colpo terribile alla cosiddetta “autostima”.
Una volta le società erano strutturate in modo tale da essere protette, all’interno di una specie di recinto del Sacro, da ciò che Philip MacDonald chiamò, con una pregante locuzione, “i mostri dell’ID”. Da un pezzo il recinto è stato abbattuto, e il Sacro si è occultato dietro il velo della Storia e il clangore della cronaca.
Oggi, questi mostri hanno preso il sopravvento. Avranno il loro breve tempo di trionfo, e contageranno quante più anime potranno.
E quindi, il contagio certamente esiste, ed è di una gravità incomparabilmente maggiore di quello dell’inesistente corrispettivo virale. Pongo una domanda cui non ho, al momento, risposta: al di là dei sentimentalismi faciloni e delle inconsistenti speranze a gratis, esiste una medicina per chi è stato toccato così profondamente dal male?
A questa domanda si potrà rispondere solo quando lo si vedrà guarito.
Una suorina che conosco affida sempre tutti i casi difficili allo Spirito Santo, per i credenti immagino che dovrebbe essere quella la soluzione definitiva.
Grazie ad un video di Vitangeli su Visione Tv (https://www.youtube.com/watch?v=yQXAtonDq-w&t=693s), sono andato a controllare le reali percentuali di vaccinati e non. Devo dire di essermi sorpreso per quanto velenosa possa essere la menzogna degli imbonitori main stream. Credo di essere una delle persone più diffidenti in assoluto verso questa classe così bieca e miserabile, in quanto credo che ormai siano somaticamente incapaci di dire la verità, almeno quando questa abbia una qualche importanza. Eppure, devo riconoscere di esserci caduto anch’io, in quanto la storia dei (soli) 16 mln l’avevo bevuta. Ecco i veri numeri da insospettabile sito del Sole24, dai quali si capisce perché gli aspiranti liquidatori della razza umana, sono improvvisamente così nervosi, tanto da dichiarare che il programma di vaccinazione in via sperimentale, che avrebbe dovuto durare fino al 2023 si concluderà fra qualche mese:
https://lab24.ilsole24ore.com/numeri-vaccini-italia-mondo/
La vera percentuale di vaccinati (anche solo con la prima dose) è dunque del 67,4% il che significa che 1/3 ca. della popolazione italiana non è vaccinata nemmeno con la prima dose.
Non traggo nessuna conseguenza da questi dati, nè di pessimismo, secondo la narrazione evidentemente surreale dei media, perché credo che fino alla prossima diffusione di nuovi ceppi, il covid non rappresenti, in questo momento, un particolare pericolo per nessuno e comunque, nei confronti di tali ceppi (che potrebbero essere persino di malattie diverse, Bill Gates sta parlando di vaiolo…), non sarebbe certo il vaccino a fare la differenza, né di eventuale ottimismo, perché la situazione rimane comunque tragica sul piano sociale, politico e civile.
Mi limito soltanto a constatare che stante il fatto che la popolazione italiana risulta pari a 59.258.000, il 32,6% di non vaccinati sono più di 19.300.000 e non 16 mln e tanto meno 4, come si sta dicendo ultimamente, giocando sulla fascia degli ultracinquantenni.
Forse l’equivoco nasce dal fatto che gli 0-12 anni sono esclusi dal calcolo come popolazione non vaccinabile?
Si, avrebbe potuto essere così: i minori di 12 anni sono appunto ca. 5,5 mln.
Però, non funziona: la frase del periodo dopo i numeri in grande, dice: “Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 75,1% mentre il 65,6% è completamente vaccinato.”
Tenuto conto che parliamo di 37,686 mln di prime dosi e di 35,01 mln di vaccinati completi, dovremmo pensare ad un totale di ca. 50 mln di persone. Qualcosa non torna comunque: ho verificato i dati 2020, ma non credo che nel 2021 i minori di 12 anni siano più che raddoppiati. E, come minimo, se si parla di 16 mln di adulti, senza contare i minori di dodici anni, converrebbe chiarirlo, invece di puntare a parlare di 4 mln di over 50.
Per il demonio, la menzogna è la verità, letteralmente. Nella menzogna egli mette una passione plenaria, ricordo capovolto, presumo, della plenitudine di verità che ebbe da angelo. Per il mainstream vale un rapporto di analogia perfetto; sono tutti infettati nell’anima e vivono il malsano piacere della negazione del vero, cifra dei veri bugiardi.
Scrissi da subito (fine marzo 2020) che il vayrus non lo avrebbero mollato mai, salvo rimpiazzarlo con qualcosa di veramente letale. “Chiudiamo ora per riaprire tra un mese”; poi, “chiudiamo ora per riaprire tra due mesi”, e così via. Minchiate per minchioni!
A Ricciardi, davanti a una De Gregorio Concita che sarebbe voluta sprofondare, è scappato che le varianti sono causate dall’incontro del sistema immunitario delle loro stolide cavie “vaccinate” e il virus, e che i non “vaccinati” non vi hanno alcun ruolo. Lo ha detto lui, non si tratta di effetti speciali, ha ammesso ciò che noi della Resistenza affermiamo, sbeffeggiati e insolentiti, da subito. Lo ha detto e non è accaduto nulla!!! Le piazze sono rimaste vuote, i coviddari sono rimasti sepolti nel loro burqa mentale, la magistratura ha seguitato a indagare la radice quadrata di – 1, e mozzarella si è ulteriormente elevato nel suo altissimo ruolo istituzionale.
La sola cosa che posso fare (oltre a pregare perché Dio mi dia la forza di sostenere il confronto con questa forma terminale di Male) è ripetere l’ovvia, davvero evidente e banale verità. L’Operazione Covid è il primo, decisivo, passo della guerra finale che le élites stanno muovendo verso i popoli e l’umano.
Il mezzo: la paura.
“…La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza…”
E anche:
“La paura è la via per la destrutturazione della ragione; privato della capacità di discernere, l’individuo cessa di essere umano”.
La paura è un tossico, e per questo va costantemente somministrata, e, a seconda delle circostanze, il dosaggio va di volta in volta aumentato. Ci pensano dei professionisti.
Tengo sotto controllo la tentazione di fare previsioni dettagliate; ma, per le generali, sfondo una porta aperta affermando che i mostriciattoli e i loro famigli non molleranno.
(Ho scritto di getto delle righe in libertà, ne invoco licenza).
U Coviddi è in Cielo in Terra e in ogni luogo.
E’ anfibio, tanto da guadagnare le profondità degli oceani.
E’ ctonio, tanto da aver infettato organismi vergini negli ultimi anfratti di grotte primordiali.
E’ astronomico, così da aver già colonizzato la Luna e di essersi proiettato verso nuovi mondi, alla ricerca di nuove Civiltà e nuove forme di vita, per arrivare dove nessuno è mai giunto prima.
E’ immortale u Coviddi. Per quanto menti sterminate si consumino da mesi nei microscopi, per trovare un vaccino che salvi la specie dall’estinzione, egli, esso, quegli, (U Coviddi) cinico, baro ed anche un po’ stronzo, che fa? MUTA! U Coviddi MUTA. Gli fai il locdaun (una genialata che avrebbe annientato qualsiasi Vayrus), ed egli che fa? Si locdaunizza, si riposa, se la ride degli immensi sacrifici dei nobili coviddari, che ubbidienti e “civili” si rinchiudono; e anzi vellica perverso le menti de-menti dei no-vax, alimentando i loro deliri.
U Coviddi c’ha una vista e una mira bestiali ed è pure passionale: non gli piacciono i poveri e impazzisce per i ricchi; questi, di colpo, e di colpo in colpo ininterrottamente, da quando c’è u Coviddi hanno succhiato e continuano a succhiare una quantità spaventosa (quanto u Coviddi stesso) di risorse da poveri e meno poveri verso ricchi e super ricchi.
U Coviddi è una specie di Robin Hood all’incontrario; ma questo succede perché è strano di suo; ai super-mega ricchi dispiace moltissimo che da quando Re U Coviddi impera le loro ricchezze sono cresciute nella precisa misura in cui si è affermato il potere di Re U Coviddi. Klaus Schwab, povera creatura, era imbarazzatissimo quando ha dichiarato che l’avvento di u Coviddi era un’occasione unica e preziosa per istaurare l’Impero finale del Capitale. Aveva gli occhi rossi e la voce spezzata dal dispiacere. Soffriva Klaus, il NWO era il suo piano sa sempre, ma era distrutto all’idea che ad imporlo fosse u Coviddi. Ma ci ha rassicurato, paterno, promettendo che nel 2030 non possiederemo niente e saremo finalmente felici.
https://www.google.it/search?q=klaus+schwab+beach&tbm=isch&source=iu&ictx=1&fir=z1ElfWIjXdXU2M%252CzWY_efyJN6U4MM%252C_&vet=1&usg=AI4_-kQyy_1O56a11_4XQ6qMC8TYe6LebQ&sa=X&ved=2ahUKEwjepcGR7qbyAhUlg_0HHVH-A-AQ9QF6BAgREAE&biw=1349&bih=744#imgrc=z1ElfWIjXdXU2M
(Gran bell’uomo!)
U Coviddi ha resa obsoleta la democrazia (che già era stata resa obsoleta dai maggiori custodi di essa medesima). Con u Coviddi non si può votare, siamo pazzi? Tutta quella gente a fornicare il de-distanziamento! Siamo pazzi? Ma ecco che abbiamo mozzarella che mette tutti assieme: diavolo e acqua santa; drudi e cornuti; baldracche e matrone; globalisti e sovransticazz.
Se mai si voterà, sarà come ‘A’merica fu l’altra volta; lettere, cartoline, o software coviddariamente corretti.
Gorgoglio è contento, via l’acqua santa (residuo superstizioso pre-coviddaro), e colate di gel purificatore.
U Coviddi ha conquistato ogni angolo del mondo; Nord, Sud, Est, Ovest; è sulla lingua di tutti; è sceso nelle falde profonde dell’inconscio di quasi tutti; ha fatto in 17 mesi quello che a Gesù Cristo non è riuscito in 2000 anni. Fossi un satanista, o un idiota coviddaro, sarei davvero contento.
Chi crede persino al demonio potrebbe magari chiedersi se l’ossessione covid che lo attanaglia e ispira visionaria prosa non sia che un abbaglio del maligno… Più semplicemente, a certa gente, finita del tutto l’emergenza, il covid mancherà così tanto da renderli i coviddari prossimi venturi. Amen
Scusi, gentile Giuseppe, se mi intrometto nella sua discussione monologica con Francesco (scusi la battuta, ma capirà che è amichevole), ma Lei mi sembra molto sicuro che il Diavolo non esista. Mi piacerebbe sapere da quali esperienze o scienze, trae questa, che mi sembra molto di più di una credenza o convinzione personale. Visto che qui si parla di epistemologia e di criteri di demarcazione, la domanda non mi sembra affatto fuori tema!
Gentile ANONIMO,
una “discussione monologica” è un ossimoro ardito, per quanto, certamente, all’altezza delle sue possibilità linguistiche; e che preferisco definire, fuor dai pudori della figura retorica, “soliloquio compulsivo mono maniacale”. Ma questo ha scarsissima rilevanza. In ogni caso, per discutere bisogna essere in due, e questa è una condizione che nessun ossimoro può permettere di superare.
Piuttosto, in un blog il cui tema di fondo è l’epistemologia, che non si esaurisce certo in quella scientifica, mi sembra non si sia mai parlato del diavolo. Di Dio, spesso, del diavolo, credo, mai. Strano tabù.
Esiste? Non esiste? Prove?
Del tutto inutile parlarne con quattro categorie di persone:
1°, coloro per i quali “reale” e consensuale” coincidono.
2°, coloro che non dispongono di mezzi intellettuali e culturali adeguati.
3°, coloro per i quali (Wittgenstein) le sole proposizioni dotate di senso sono quelle scientifiche.
4°, i creduloni, i niuegisti, coloro che confondono l’esoterismo con la cartomanzia; lo spiritismo con la spiritualità, il simbolo con un logo pubblicitario.
A conti fatti, temo che solo una percentuale infima della popolazione possa superare questi quattro filtri.
“non c’è più niente di normale da quando l’anormale è diventato la norma”
E. Ionesco, Il Re muore (1962)
Ascoltate questo video.
L’ironia, è una forma talmente superiore di critica, da poter essere utilizzata soltanto da pochi, eccezionali, talenti. Quando i vorrei ma non posso provano (e purtroppo, tanto più non possono, quanto più provano) ad impossessarsi di questo strumento, superata una prima botta di orticaria, il risultato muove alle lacrime.
Questa santa donna https://www.youtube.com/watch?v=9Ef_cjOlkrA di cui ho appreso proprio da pochi minuti dimostra, col più affilato strumento filosofico ma messo a punto, come la stupidità coviddara, che già aveva formalizzato una sua propria ontologia, stia invero trasmutando in una specie di trascendenza; una realtà parallela, o perpendicolare, o magari ortogonale.
L’Italia ha macinato una serie ininterrotta di scandali, la maggior parte impuniti; ne ricordo alcuni:
Telecom-Sismi, Vino al metanolo, Terra Dei Fuochi, Forteto, Parmalat, Murri, Balletti Verdi (chi si ricorda?), Lockheed-Italia, Telekom -Serbia, Banane, ecc… ecc… Ma si era ancora in questa dimensione terrena, si stava ancora nell’umano, magari nei suoi bassifondi. Altrove, nel mondo, hanno avuto le loro sentine.
Adesso, siamo “altrove”! Una volta c’erano scontri dialettici magari estremi, chessò, destra sinistra, atei credenti, ecc… Oggi non ha senso parlare di uno scontro tra coviddari e non coviddari; i primi condividono uno stato delle mente “radicalmente altro” in cui ogni cosa è possibile, allo stesso tempo, anche il suo preciso contrario. Il nonsenso, da quello che si può dire, sembra essere il principale collante sintattico del linguaggio di questi mutanti.
Per cui, mi asterrò, da ora in poi, dal qualificare la condizione del coviddaro in alcun modo (di solito usavo l’aggettivo “idiota”); da qui in avanti, “idiota”, o qualsiasi altro termine, sarebbe ridondante ed inappropriato. “Coviddaro” dice tutto.
Ascoltare questa donna, ne vale la pena, davvero.
P.s.
Scrivo su questo blog, perché condivido, in massima parte, le idee del suo fondatore, Enzo Pennetta, e dei suoi frequentatori qualificati (con in quali la dialettica è sempre profiqua). Avessi idee radicalmente diverse, sia per questioni meramente pratiche, sia anche per buona educazione, me ne asterrei, indirizzando la mia scrittura presso la proluvie di blog e forum che fungono da ripetiori del Sistema. Mi pare chiaro ed auto evidente. Il contrario altrettanto.
Questo è il mio ultimo intervento qui in questa calda estate… Per la precisione, anche io a braccio in base a quello che mi spira in cuore, scrivo alcuni pensieri riguardo alla materia qui più votata.
Prima cosa: non credo che il mondo sia diviso tra coviddari e anticoviddari come qui semplicisticamente si vuol far passare per una narrazione di comodi che va bene per i polli in batteria. Credo anzi che coviddari e anticoviddari siano le due facce della stessa medaglia, funzionali gli uni agli altri: per di più, senza i primi i secondi sarebbero nessuno. Sono entrambi i due estremi, gli esagerati che per sentirsi qualcuno impersonano chi l’inquadrato massimo e chi il vate illuminato che tutto vede e tutto prevede.
Si dimentica che tra le due massime espressioni di un nulla di effettivo esistono tutti gli altri…
Quelli che si sono vaccinati per quieto vivere, che non erano convinto ma l’hanno fatto per evitare di scendere in conflitto con il sistema di cui vedono tutte le abberrazioni… Medici che sanno il fatto loro e non portano avanti sante battaglie di principio, in quanto desiderosi di perdere meno tempo possibile in distribe e inutili quisquiglie…
Quelli che portano la mascherina per non sentirsi dire che bisogna portarla…
Quelli che scaricano il green pass per usarlo, visto che non vogliono rinunciare alle loro abitudini: andare al cinema, pranzare al chiuso e via discorrendo…
Quelli che si accontentano di ciò che passa il convento in attesa di tempi migliori…
Quelli che sanno che l’emergenza passerà e sta già passando e cavalcano la sana pazienza,,,
Quelli che non rifiutano compromessi e sanno piegarsi pur non spezzandosi mai…
Quelli che continuano a condurre la loro vita fatta di principi in cui credono consapevoli però che non sono gli unici principi validi per tutti…
Quelli che … mi sono stancato e la tronco qui.
Buona estate a tutti, in attesa di quell’autunno che minacciano terribile. Fateci caso: alla stessa maniera da parte dei maestri coviddari che dai giornali e dalle televisioni pontificano su varianti e ondate estreme e da parte dei partecipanti a blog controcorrente che minimizzano il covid massimizzando altre paure ataviche di Lovercraftiana memoria.
Scritto di getto, senza rileggermi. Amen
… Non volevo far torto, dimenticandoli, a quelli che si sono vaccinati liberamente (come Cacciari, da quanto ha dichiarato) convinti dai numeri che il vaccino ha ridotto la mortalità nelle categorie a rischio e le ospedalizzazioni (qui da me, per esempio, il 90% dei gravi intubati risulta non vaccinato). E bisogna aver fette di salame spesse davanti agli occhi per negare questa evidenza.
Gentile Giuseppe, visto che intende lasciare il blog (o almeno non più intervenirvi e personalmente me ne dispiace), credo di doverLe una risposta al post GIUSEPPE on 3 AGOSTO 2021 19:27. Purtroppo non riesco a seguire i post che compaiono troppo rapidamente per chi come me si collega ogni tanto da un vecchio computer.
Rispondo dunque:
1) Prima cosa che non posso fare: in quel di Cerignola, esiste un ospedale gestito dalla “mafia” nigeriana ed ampiamente protetto da questo sistema. Con medici fatti venire appositamente dall’Egitto (permessi di soggiorno a posto, immagino: questa è gente che lavora, mica vu’ cumpra’ che ciabattano in giro per strada con fazzoletti e collanine!) esiste praticamente per una sola finalità: occuparsi delle nigeriane, fatte emigrare dalla suddetta “mafia” con tante promesse, che, però, non sono abbastanza belle per fare le prostitute. Visto che non possono guadagnarsi il pane in quel modo, devono pure rendersi utili in qualche altro modo e lasciare qualcosa per il bene comune. Così vanno in quell’ospedale e lasciano gentilmente i loro reni, che vengono messi sul mercato per il vantaggio di chi può e chi deve. Ecco, visto che questa cosa è stata ampiamente denunciata (https://www.byoblu.com/2021/06/11/vi-racconto-i-segreti-della-mafia-nigeriana-claudio-bernieri/) e nessuno fa niente per impedirla, anche se non sta in un remoto paese dell’Africa, ma sotto casa nostra, ed anzi, sembra che si cerchi di impedire ogni cosa che possa disturbarla, io non posso fare nulla per impedire che continui. Mentre le nigeriane hanno qualche limitazione in più, rispetto a me, in quanto senza reni è difficile fare qualsiasi cosa, anzi, a pensarci, si muore proprio e non si può fare più niente.
2) Seconda cosa che non posso fare: esistono ampie reti di pedofilia sadica e satanista realizzate, non certo da balordi in stile “compagni di merende”, ma da persone ben vestite e rispettate. Nonostante ripetute indagini delle forze dell’ordine e della magistratura, non si riesce a prendere più che i pesci piccoli e la rete continua ad esistere viva e vegeta. In genere si tratta di torture inflitte per il puro piacere di farlo a minori e financo neonati, fino alla morte. Ecco, io posso denunciarlo su questo blog, ma non posso fare nulla per impedirlo, mentre i bambini e neonati hanno qualche limitazione in più anche loro, in quanto, essendo ammazzati, poveretti, non possono più fare proprio niente.
https://www.ilmattino.it/primopiano/esteri/network_pedofili_10mila_online_molti_insospettabili_the_times-2426531.html
https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/06/27/news/torino_rete_di_pedofili_si_scambiava_video_di_abusi_su_neonati_sei_arresti-200172322/
https://www.ilmessaggero.it/italia/pedofili_carabiniere_arresti_ultime_notizie_abusi_minori_neonati_pedopornografia_milano_napoli_roma_torino_veneto-5515129.html
3) E poi, non posso respirare aria pulita, perché non ce n’è; non posso farmi un’insalata decente di pomodori, perché quelli che compro, anche i più costosi, non hanno sapore ( se qualcuno mi contraddice, o vive in un’isola fortunata o il sapore dei pomodori de l’è dimenticato); se guardo il cielo non posso più vederne la bellezza, perché è ricoperto, quasi sempre, di una strana nebbia lattiginosa e, ultimamente, non posso più neanche sedermi in un ristorante o in un bar al chiuso, e fra poco, non potrò più prendere un treno e probabilmente neanche un bus. Ma, lo riconosco, queste ultime sono quisquilie da vecchio rincoglionito.
Ma lei pensa veramente, che i buoni cittadini tedeschi degli anni trenta – 40, pasciuti e ben trattati da un sistema ordinato e metodico, mentre milioni di ebrei, zingari e dissidenti venivano torturati ed ammazzati nei campi di sterminio, potessero fare meno cose di me?
Le devo una risposta dal cuore… Poi torno davvero nel mio esilio volontario.
Le gravi sofferenze di tanti innocenti, la sofferenza inevitabile legata al nostro esistere fragile e mortale, la sofferenza provocata dalla crudeltà e dal sadismo mi mettono in ginocchio (e mi commuovono fino al pianto). Sono queste sofferenze che danno il là alla mia incredulità in un dio buono che, pur prevedendo tutto questo male, avrebbe deciso che questo avvenga …
Per i pomodori (ne esistono decine e decine di varietà di tutti i gusti) e le altre questioni sono davvero quisquilie e non reggono in gravità con i punti uno e due e di molti altri della stessa atrocità che ci inchiodano alla nostra impotenza…
Una sola osservazione, ANONIMO: la verità è terribile, questa, credo, è una di quelle ragioni che ha sempre impedito a molte persone di farla propria. Giacché accettare la verità (parlo dell’ambito delle cose relative) significa dover fare i conti con l’enigma vertiginoso del male e della sofferenza; e doverlo fare a teatro chiuso.
Accettare la verità sul mondo, vuol dire trovare il coraggio di contemplare l’atroce, respingendo il regime di drogastiche compensazioni di carattere culturale che, generalmente, annacquano il presente e offrono (a gratis) femmineee speranze per il futuro.
Mesi fa parlai e riparlai del ruolo del carattere in tutto ciò, e particolarmente della codardia. La codardia dei molti è sempre stato il compost per eccellenza perchè zizzania e male erbe prosperassero.
E’ la codardia per il vita in generale, ad esempio, che porta, nella maggior parte dei casi, alla fideistica denegazione del demonio. Che esiste, oltre ogni possibile dubbio, che è reale più di quanto non lo siamo noi stessi e i nostri effimeri pensieri; e che è tanto terrificante da poter spaccare il cuore con la sua sola presenza.
Io mi chiedo la ragione, a polemica zero, del suo insistere nel cercare di emendare la stoltezza. Non ci riuscì Cristo, che pure seppe resuscitare i morti.
Addenda.
A, e la libertà di lavorare? Quanto si deve essere scesi in basso nella scala dell’abbrutimento, per non rendersi conto che rendendo impossibile il lavoro autonomo, non solo si condanna alla morte per inedia la parte produttiva del Paese, ma si instaura, di fatto, un regime totalitario, nel quale tutto sta nelle mani del principe!
B, con quanta caparbietà ci si deve essere applicati nel rincretinimento volontario, per non capire che imporre la prassi del distanziamento sociale (come nuovo modello del vivere), non soltanto dissolve uno dei più basilari collanti del sociale, ma imprigiona l’individuo adulto in un sepolcro, e condanna le nuove generazioni alla spoliazione della propria umanità!
C, è la libertà biologica e psicologica di disporre del mio spazio e del mio tempo come m……a mi aggrada?
D, e la libertà di respirare come vuole natura, senza quel ridicolo e umiliante bavaglio; senza che il primo cretinetti (auto elettosi a tuo tutore) ti dica, “severo”, che non indossi lo straccio nel modo giusto!
E, e la libertà/diritto di avere delle cure adeguate, senza dover passare sotto le forche caudine di un sistema di filtri progettato APPOSITAMENTE per ingollare la follia coviddara!
Io non ci sto più, e non tanto perché la mia pazienza si è esaurita (quella la si può chiedere al buon Dio, ed Egli esaudisce sempre certe preghiere); ma perché c’è un momento in cui le parole diventano chiacchiere, e il “dialogo” diventa resa implicita. E perché diventa un insulto al senso di giustizia e verità il minimo compromesso con chi alza il ditino, ti impartisce lezioni, e reclama il suo diritto a seppellirti, non prima di averti inoculato.
Non ci sto più.
Certamente, l’obiettivo finale di questo progetto è togliere ogni spazio di vita umana agli uomini. Fino a che le persone avranno un minimo di capacità di vivere, comunicare e collaborare fra loro senza passare dai dispositivi del Sistema, il Potere senza volto, per quanto temibile ed onnipervasivo, incontrerà ancora dei limiti nei loro confronti.
Mi chiede la ragione per cui insisto ad essere disposto a parlare con chiunque mi rivolga la parola. Il fatto è che io non credo di poter sapere con certezza chi ho di fronte, tanto meno attraverso lo schermo cieco di un computer. Del resto, in fondo, non credo che sia nemmeno mio compito preoccuparmene. Mio compito, l’unico che posso assolvere sulla “rete” e che fortunatamente non è l’unica cosa che posso fare, è quello di presentare un po’ di quello che ho raccolto in una vita che ho cercato di vivere meglio che ho potuto. Non è mio compito giudicare se chi mi sta di fronte sia pronto o no a raccoglierlo; non sarà un gran ché, ma ne ho per tutti.
Ci sono cose che non debbono essere dette. Altre che non possono essere dette se non all’orecchio di una, o al massimo due persone. Altre ancora possono essere spiegate, ma solo a chi si sia dimostrato in grado di comprenderle e giovarsene, dopo un vaglio lungo e attento. Ci sono pure cose che si dicono subito con gioia quando si comprende che il nostro interlocutore parla la nostra stessa lingua. Ma vi debbono essere cose che sono per tutti.
E soprattutto questo: occorre capire che ciò che ci fa umani è una grandissimo segreto. Volerlo identificare con una qualsiasi qualità speciale che possiamo attribuire al nostro interlocutore, per quanto nobile ed elevata possa essere, è idolatria, perché non si tratta di qualcosa che fa parte dell’individualità di nessuno, nemmeno degli uomini più nobili.
Ecco, io vedo l’individualità di ciascuno come un velo ed il corpo e l’anima di ogni uomo come strumenti di un Principio superiore. Ogni individualità reale ha in sé questo principio, perciò, quando parlo con qualcuno, non mi faccio passare per la testa di stare a parlare con un individuo buono o cattivo, ma dico soltanto ciò che reputo opportuno dire, facendo solo attenzione a parlare di ciò che conosco essere la Verità e che, per suoi limiti, per come posso vederli, non ne abbia scandalo.
Non mi dà alcuno scandalo, e d’altro canto, assentire su ogni cosa sarebbe quasi furfantesco.
Premessa, si sta discutendo della generalità dei casi. Mi scrive:
“Ecco, io vedo l’individualità di ciascuno come un velo ed il corpo e l’anima di ogni uomo come strumenti di un Principio superiore”.
Certo, un enunciato del genere fa capo al concetto stesso di Lila, ma anche e perché no, al nostro semplice “non si muove foglia che Dio non voglia”. Come altrimenti potrebbe essere? Ma qui, gentile ANONIMO, siamo nella sfera metafisica; mentre la questione da me sollevata non si riferiva ai Principi Metafisici (presso i quali il suo enunciato ha piena validità). Il mio discorso, adesso, così come post fa, si colloca nella sfera dell’etica; nella quale, non è permesso dire che siccome qualcuno vede “l’individualità di ciascuno come velo ed il corpo e l’anima di ogni uomo come strumenti di un Principio superiore” (enunciato corretto metafisicamente), allora se taluno mette in atto una condotta oggettivamente contraria al vero ed al giusto, si possa lasciar correre. Noi non siamo al di là del bene e del male, sta qui la questione; chiarita in modo inequivoco e definitivo dal Maestro, in Matteo 18:15-17:
“Se tuo fratello ha peccato {contro di te}, va’ e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta di ascoltarli, dillo alla Chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la Chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.”
Per quanto rimane vero che ciascuna anima è un mistero che soltanto Dio conosce, è parimenti vero che chiunque veda una mala anima (misteriosa per come si vuole, NON è questo il punto) alzare le mani su un bambino (un esempio tra mille) e non sottrae con le buone o cattive il bambino alla mala anima, procurando magari del lavoro ad un dentista o un ortopedico, questo chiunque vale ancora meno della mala anima.
Se mi si obietta che l’esempio manca di correttezza, rispondo che, purtroppo, ci si è talmente abituati alla profanazione del Vero e all’irrisione della Giustizia, da non comprendere che il peccato contro lo Spirito Santo è ben più grave, della pur gravissima violenza verso l’innocenza.
In India, tanto per dire, non è (o era, oggi non so) permesso alle persone non qualificate mettersi a questionare con chi ha titoli per trattare certi temi; la cosa era considerata alla stregua della blasfemia.
Una volta posi a un bramano una questione molto simile, riporto a memoria cosa mi rispose:
“… Riguardo alla petulanza, tutto dipende dal contesto. Se si tratta di cose serie, non bisogna permettere al petulante di aprire bocca…”
Feci presente il ruolo della tolleranza e della carità.
“… Certo, ma è sempre questione di contesto. Quanto più il tema è serio, quanto meno lo sciocco, il petulante deve aprire bocca. In certi casi, l’uso della coercizione o della forza è un peccato meno grave della superbia che sta nell’attribuire a se stessi una carità illimitata, che è Divina, non umana”.
Mi pare che questo bramano parlasse la stessa lingua di Cristo.
In ogni caso, io sono umano.
Gentile Francesco,
come Lei dice, il discorso può essere differente a seconda dei piani e dei livelli in cui lo si pone. Qui parliamo del contesto di una “rete” dove ognuno che abbia un dispositivo adatto può dire la sua e non di un contesto tradizionale in cui alcune regole di rispetto possono impedire o sconsigliare un dialogo paritetico in varie situazioni. Anche perché, nell’esempio che Lei ha fatto, non è certo il bramano ad attribuirsi il ruolo di bramano, ma questo gli viene attribuito in base a regole tradizionali che esprimono principi sovraindividuali.
Dove noi ora siamo, vi è al massimo la possibilità di riconoscere nel proprio interlocutore una maggiore o minore comprensione, in un quadro, del resto, in cui sono veramente pochi quelli che non sembrano aver perso il buon senso e la ragione. Io credo fermamente che in questo disordine, sarebbe superbia volersi attribuire un ruolo diverso da quello che con i fatti ci attribuisce Dio stesso.
Penso che Lei abbia tutto il diritto di non parlare con qualcuno, se sente che la Sua discussione sarebbe solo una perdita di tempo. Tuttavia, poiché l’attuale sistema ha tutto l’interesse a creare barriere fra gli uomini e ad impedire che si possa mantenere qualsiasi forma di comunicazione e relazione sociale, io qualche parola la scambio anche con i matti che incontro per strada, se me lo chiedono, e non è detto che non ne possa venir bene.
In questa oscurità in cui le norme sociali tradizionali non illuminano più la strada degli uomini, abbiamo solo la fioca luce dei nostri occhi per riconoscerci. Le nostre parole dobbiamo spenderle bene, perché non siano vane e non siano false, ma non dobbiamo nemmeno lesinarle troppo, perché non saranno ancora molte quelle che ci verrà concesso pronunciare.
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/elezionicomunali/festa-dellunita-senza-green-pass-sinistra-ipocrita-1.6687219
Ecco, perchè sia chiaro, cosa intendo: un augurio sincero per una lunghissima vacanza la Tartaro.
@ANONIMO
Veramente, avevo di proposito posto come premessa, nell’ultimo post, che lo sviluppo del discorso era di carattere generale. Non c’entravano nulla casi particolari. Che chiunque, compreso dunque me, possa ancora avere il diritto di scegliersi l’interlocutore, è ovvio, ma non era il tema del post.
Mi spiace, ma sul caso del bramano non ci siamo proprio; egli non si riferiva (ed era evidente) alle disponibilità derivantegli dal suo ruolo, la cui autorità, come lei ha correttamente rilevato, è di carattere trascendente l’ordine sociale. Egli si riferiva ai casi generali e normativi che prevedono ed impongono a tutta la società un principio di selezione nella comunicazione; principio che tanto più si fa vincolante, quanto più si fa alto il contenuto della comunicazione. Detto in altri termini: in una società normale, agli asini è consentito ragliare solo all’interno delle stalle. Permettere loro di ragliare fuori contesto, non ha nulla a che spartire con la caritas, ma arreca un danno enorme alla società nel suo complesso. Non mi pare che Cristo mancasse di carità, eppure la sua raccomandazione, nel Discorso Della Montagna, a proposito del “margaritas ante porcos” è tanto forte da essere imperativa. E non si presta ad equivoci e non necessita di ermeneutica.
Questa norma, gentile ANONIMO, ha attraversato ad ogni livello sociale tutte le comunità della Terra. Tutte, senza eccezione alcuna. Io stesso ricordo il tempo, oramai lontano, in cui il residuo di organicità del corpo sociale creava una pressione tale che gli stolti, i petulanti, i perditempo, gli sciocchi, e tutta la gamma dei vorrei ma non posso, non ci pensavano neppure a insolentire coloro che, pur senza mandato trascendente, erano protetti dal chiacchiericcio/boato di chiunque abbia lingua e corde vocali (o testiera).
Quando da piccolo parlavo coi “grandi”, o da grande con chi sapevo che sapeva più di me, io chiedevo la parola, non mi permettevo di entrare nel discorso con la violenza della mia ignoranza, non mi sognavo neppure il “sì ma” del petulante.
Per concludere, nella sfera del relativo che ci ospita, non è nella nostra disponibilità praticare una carità che, se (presuntamente) illimitata, si fa superba caricatura di quella Divina.
Credo che dobbiamo ancora fare un passo indietro: io non reputo di fare la carità a nessuno nell’ascoltarlo e nel rispondergli. Lei tocca un punto essenziale quando ricorda che la norma tradizionale che poteva limitare la competenza di determinate tipologie di persone ad esprimersi su argomenti di una certa elevatezza “ha attraversato ad ogni livello sociale tutte le comunità della Terra”. Il punto è che reputare di valere qualcosa fuori dalla trascendenza di una tradizione incarnata in una comunità, è dal mio punto di vista, superbia. Non dico che nell’isolamento attuale, non possano affiorare a tratti in singole individualità lumi di vera conoscenza e vera comprensione, ma questi non appartengono mai ad un individuo in quanto tale. Credere il contrario è farsi pericolosissime illusioni. E credere di poter giudicare chi può parlare e chi no, al di fuori di un contesto comunitario tradizionale, è per l’appunto la pretesa di trattare ciò di cui non si è competenti che Lei giustamente vorrebbe censurare.
Inoltre, Lei pensa davvero che, al di fuori della relatività della condizione miserevole in cui ci troviamo, i nostri discorsi su questo blog, possano definirsi “elevati”, al punto da essere preclusi ad uomini che non rivestano particolari qualificazioni?
Ciò che più mi spaventa, e sottolineo questa parola, nella pretesa di stabilire da sè qual’è il proprio grado di legittimazione a parlare e quello altrui, è che io so bene che in un tempo ormai non lontano, il regime a cui io e Lei pretendiamo di opporci, stabilirà regole apparentemente simili a quelle tradizionali, tanto simili che se fosse possibile ingannerebbero persino gli eletti, ma prive di ogni fondamento in ciò che è Vero Fondamento di tutte le cose: un Impero che si pretenderà persino sacro e strutturato sul modello di quello di Roma.
Sta incominciando a farlo già: non si vedono forse i vari Luttwack e Tony Negri pontificare estasiati dell’impero di Roma e del parallelo che si può fare con l’egemonia degli Stati Uniti o con l’attuale mondo globale? E non è tutto il cianciare di autorità della scienza che impedirebbe di parlare ai non competenti, un primo seme per un principio di autorità che, non basandosi più su ciò che sta in alto, non potrà che basarsi su una mostruosa gerarchia rovesciata?
Chi credesse di poter sfuggire a tutto questo, sulla base delle proprie forze, fossero anche fondate sulla propria rispettabilissima esperienza ed educazione personale, difficilmente potrà non ricadere, fra coloro che si faranno ingannare dal nuovo Impero e dal suo “Imperatore”.
Bellissimo scambio, denso di contenuti sulla carità , o meglio sull’inclusione del diverso e sulla tolleranza. perché senza scomodare la metafisica , mi pare che di umana tolleranza andava parlando il cortese (mai come in questo caso) Anonimo. Troppo cortese anche per i miei rudi gusti, benché il dialogo scandito dagli slogan, secondo me andrebbe regolato non in base all’etica ma sul registro ben più efficace dell’umorismo da osteria. Qui infatti (alludo a Giuseppe) , non si replica a una serie di ponderate e sottili analisi con altrettanto raffinati ragionamenti, mi pare invece si scivoli soprattutto sul solco melmoso di slogan copyncollati dalle consuete argomentazioni televisive della propaganda faziosa , tipica del potere che non dispone di altrettanta intelligenza per controbattere a tono. Ed allora devo dire che questi interventi a gamba tesa, seppure poco originali, mmi divertono parecchio, sono come piccoli stacchi di frivole invettive di alleggerimento senza pretese : perché soffocarli al primo vagito? Facciamone oggetto di scanzonata animazione, ragioniamo tutt’al più su come elaborare un linguaggio conforme a quello stile che poi è lo stile dei pupi da baraccone, dei virologi da cabaret che spopolano in libreria prima ancora che in tivù, benché sia, il loro e non le conseguenti repliche, il primo sintomo rivelatore di un codice espressivo che con l’impatto improvviso e non richiesto, premia, se non arginato da sboccacciata ironia di rimando, la turpe comunicazione e trascina il temperamento vulcanico dell’autentico, nelle secche inconcludenti dello scontro violento. Coi gobbi , insomma, s’ha da parlar gobbo, mica si posson scomodare i santi… Esagerato anche il malcelato livore del buon Francesco, davvero uno spreco spropositato in tempi di risparmio energetico
Forse la previsione di campi di detenzione per soggetti “ad alto rischio di infezione Covid” che compare sul sito del CDC statunitense è solo il vaneggiamento di qualche zelante del regime, elaborato nel pieno dell’isterismo pandemico e dimenticato lì ma ormai inattuale. Però dimostra almeno quanto sia facile passare ogni limite e giungere all’orrore che adesso sembrerebbe impossibile: https://www.byoblu.com/2021/08/13/tg-byoblu24-13-agosto-2021/
Poi, l’idea torna, più concreta in Germania, condizionata certo a chi sia in quarantena, ma è già un nuovo passo: https://www.affaritaliani.it/cronache/covid-non-rispetti-i-protocolli-allora-finisci-nei-centri-detenzione-video-718546.html
Vedremo se si tratta solo di follie temporanee e stravaganti…
Poiché la risposta di Giuseppe (GIUSEPPE on 12 AGOSTO 2021 21:41), pur accorata, non mi ha soddisfatto granché, provo a riformulare in modo diverso la domanda che ponevo nel post precedente al suo e che mi sembra sia rimasta inesitata: quali sono le differenze fra l’attuale governo della popolazione ed una dittatura efferata come quella nazista?
So che su questo blog è stata condotta già una interessante discussione sulla possibilità di considerare “regime” l’attuale sistema. Qui però, non mi vorrei concentrare sull’aspetto definitorio o di correttezza terminologica, ma, semplicemente, provare e individuare le differenze concrete fra due situazioni significative (quella del governo nazionalsocialista degli anni ’30 del novecento e la nostra) per comprendere meglio quella in cui ci troviamo.
Per prima cosa, credo, si debba precisare di quale “governo” si sta parlando, perché con questa parola, non intendo certo riferirmi al governo nazionale dei singoli stati che è poco più che un paravento, attraverso il quale si trasmettono ordini decisi altrove. In Italia, ciò è particolarmente chiaro perché, dal 2012 a oggi, si sono avvicendati molti governi, ma tutti, o non avevano alcuna legittimazione popolare, oppure, peggio ancora, l’avevano avuta, ma sono andati in direzione diametralmente opposta alle indicazioni programmatiche sulla base delle quali avevano ottenuto i voti. Inoltre, a parte qualche aspetto contingente o folkloristico, la politica di tutti questi governi, formalmente così diversi e rappresentanti interessi e vedute fra loro confliggenti, è stata uniforme, coerente e organicamente conseguente, senza alcuna soluzione di continuità.
Questo “governo” non si deve nemmeno identificare con l’egemonia di qualche particolare paese (ad es. gli Stati Uniti) anche se è chiaro che esso si avvale degli apparati (o, meglio, di parte degli apparati) di alcuni stati molto più direttamente ed immediatamente rispetto ad altri, ed in maniera molto più completa e totalizzante.
Il Potere ed il “Governo” a cui mi riferisco è, invece, quel potere internazionale che già agli inizi degli anni ’70 dello scorso secolo, Pasolini, in un celebre articolo dei suoi “scritti corsari”, apparsi sul Corriere della Sera, aveva definito “Il Potere senza volto”. Un potere difficile da localizzare eppure efficacemente onnipresente che faceva fronte ad una società sempre più amorfa e liquida, che Pasolini aveva riconosciuto molto prima che Bauman la studiasse nel suo illuminante studio.
Questo potere è il medesimo in Algeria come in Nigeria, in Ucraina, come in Arabia Saudita, negli Stati Uniti, come in Italia o in Francia, mentre in altri stati (come ad es. in Egitto) esercita un potere efficace, ma più indiretto ed in altri (come la Libia, l’Iraq o l’Afghanistan) si giova del caos politico e civile per mantenere il controllo sostanziale in alcuni ambiti. Infine, in altri contesti, esso opera ancora più che altro attraverso l’infiltrazione ed è soltanto in questi contesti (Russia, Cina, Iran, Turchia, ecc.) che si può parlare correttamente di “cospirazione”, mentre in tutti gli altri casi tale termine, come quello di “complotto”, non ha alcun senso, per la semplice ragione che il potere non complotta mai contro se stesso.
Una volta chiarito a che cosa ci stiamo riferendo, possiamo porre nuovamente la domanda: quali sono le differenze di questo potere rispetto ad un regime come quello nazista. Nelle sue manifestazioni apertamente dittatoriali, evidentemente, nessuna, anche perché fino a che l’età anagrafica lo ha consentito, ai livelli medio alti, i nodi di tale potere sono stati occupati direttamente dalle medesime persone che avevano fatto parte dei regimi nazista e fascista degli anni ’30, opportunamente “salvate” con uno specifico programma di protezione (a cui, fra parentesi, ha partecipato, purtroppo, anche il Vaticano) organizzato dai loro sodali e protettori negli Stati Uniti ed in Inghilterra. Queste persone hanno continuato a fare le medesime cose che facevano in Germania, anche se, per fortuna, almeno il programma generalizzato di persecuzione degli ebrei è stato, per forza di cose, interrotto e indirizzato su singoli obiettivi più specifici.
Il problema si pone, però, perché il suddetto regime, attuando una specie di “dumping politico”, utilizza metodi in genere più “soft” in altri paesi, come il nostro.
Anche nell’ambito di questi, l’unica differenze sostanziale mi sembra, tuttavia, essere il fatto che i dissidenti che esprimono apertamente il loro pensiero non corrono gli stessi rischi che altrove. Si tratta di una differenza senza dubbio importante, soprattutto sul piano psicologico ed anche della dignità umana, perché essere impediti a parlare con la violenza è un fatto che umilia profondamente di per sè, anche se chi esprime il dissenso sa o dovrebbe sapere che la sua espressione di pensiero sarebbe in ogni caso una mera esternazione che, almeno sul piano della società generale, non otterrebbe comunque alcun effetto.
Tale differenza non va però sopravvalutata. Innanzitutto, essa non dipende dal fatto che in questi contesti, il regime è meno malvagio, ma semplicemente dalla totale irrilevanza, in essi, del pensiero dissidente espresso da una minoranza. I dissidenti nei paesi c.d democratici non vengono rinchiusi (per il momento) in campi di concentramento per la medesima ragione per cui non vi si deportano le mosche o le formiche. Tali insetti, vengono in genere lasciati esistere e solo occasionalmente e localmente sterminati, quando se ne ravvisi l’utilità o diano fastidio. Esattamente lo stesso avviene per gli uomini di questo tempo, come le stragi italiane (ad es. Bologna, P.zza Fontana, o Ustica) ci insegnano.
In secondo luogo, nei casi in cui il dissenso diventi veramente un pericolo per il Potere senza volto, si torna subito agli usuali metodi: una persona può essere catturata, deportata, torturata ed eventualmente uccisa, senza alcuna reale protezione giuridica o garanzia processuale (né del paese in cui si trova, nè del diritto internazionale) oppure condannata a pene sprporzionate e disumane rispetto a capi di accusa non chiari, ridicoli o pretestuosi sulla base di processi farsa: Silvia Baraldini, Abu Omar, Julian Assange, Sharkara, Olaf Palme, Aldo Moro e molti altri ce lo insegnano.
Non costutuisce una vera differenza, invece, il fatto che nei regimi postdemocratici, il potere abbia ancora quelche limite nel vessare la generalità della popolazione, a suo piacimento e senza dovere spiegazioni. Intanto, proprio la vicenda Covid, dimostra come tali limiti siano piuttosto labili e sempre più elastici. Ma soprattutto, nemmeno il regime nazista poteva farlo: poteva deportare ed assassinare milioni di ebrei, ma non avrebbe potuto vessare oltre ogni limite la massa della popolazione tedesca che lo sosteneva. Al di là del semplice buon senso, vi sono precisi esempi che fanno da prova storica. Così, pur avversando accanitamente la religione cattolica, il Nazismo era dovuto scendere a patti con la Chiesa di Roma e, di fronte alle coraggiose denunce aperte in pubbliche prediche del Vescovo di Münster August von Ghalen, pur minacciandolo, non aveva potuto toccarlo.
Altre differenze, visto che i tedeschi, almeno fino a che non arrivò la fase più cruda della Seconda Guerra mondiale, se la passavano, sul piano materiale abbastanza bene, francamente non ne vedo. Si può certo dire che ancora nessuno più è giunto alla metodica follia di volere sterminare un intero popolo. Ma chi legga Modernità ed Olocausto di Bauman, vedrà che anche allora non si giunse a questo subito, e mai, fu fatto in maniera pubblicamente dichiarata, ma attraverso vie traverse e cariche di menzogna, secondo uno stile identico a quello a cui siamo attualmente testimoni. Per il resto, la questione si riduce alla macabra disputa su quanto più efferati siano stati i campi di concentramento rispetto a Colonia Dignidad e alle altre carceri segrete sparse in vari paesi dove, mentre io scrivo, vengono praticate le tecniche di tortura e cancellazione della mente elaborate proprio dai nazisti e da personaggi come Ewen Cameron.
Mi scuso per la lunghezza, ma credo che fosse necessaria.
Concordo, tranne che sulla Baraldini, l’analisi è quella. Ebbe un processo equo nella norma, e una detenzione che in Italia, a parità di condanna, se la sarebbe sognata. Inoltre, fu liberata molto prima di fine pena, e accolta con una pompa che mancava dai tempi degli arrivi di Ava Gardner.
Improponile il paragone con Sharkara, soprattutto, che visse come un morituro e morì ammazzato come un cane. Assange è un eroe, forse Palme; Moro non saprei.
Per quanto ne so, la Baraldini è stata accusata di aver partecipato all’evasione di Joanne Deborah Byron, appartenente alle “Pantere nere”, che, a sua volta, avrebbe ucciso un poliziotto ed ha attualmente ottenuto l’asilo politico a Cuba, e per aver progettato due rapine che non furono però mai realizzate. Per queste accuse, ha avuto una condanna al carcere duro negli Stati Uniti (che corrisponde più o meno ad una forma soft di tortura) per 43 anni. A prescindere dal merito delle accuse, in Italia, gli analoghi reati avrebbero avuto come massimo della pena 10 anni (probabilmente, la pena effettiva sarebbe stata molto minore). Che poi, per ottenere una parziale giustizia, abbia dovuto avere l’appoggio di cantanti e divi dello spettacolo, è certamente una stortura in sè, ma meglio che niente.
In ogni caso, e questo vale anche per Moro, Palme ed altri (potrei ancora aggiungere ad es. Mattei, ufficialmente morto in un “incidente”), avere incluso lei e gli altri nel mio breve elenco non equivale certo a farne degli eroi o dei santi. Ho voluto solo sottolineare come le garanzie del diritto e della democrazia anche nei c.d. paesi del “primo mondo”, sono valse sempre solo in generale e fino ad un certo punto.
Oggi, tendono a valere sempre meno.
“…Inoltre, Lei pensa davvero che, al di fuori della relatività della condizione miserevole in cui ci troviamo, i nostri discorsi su questo blog, possano definirsi “elevati”, al punto da essere preclusi ad uomini che non rivestano particolari qualificazioni…?”
Per la terza volta, pacatamente, dichiaro e metto in rilievo che negli ultimi post non sto parlando di casi personali o specifici, mentre lei torna a riferirsi a “… i nostri discorsi su questo blog…”. Visto che insiste, anche se non avevo interesse a parlarne, le risponderò appresso.
Ma prima di farlo, vorrei evidenziare che con: “Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos”, Gesù Cristo non sta compiendo un’istigazione alla superbia, bensì, molto terrignamente, e senza il minimo riferimento a questioni metafisiche (che col nostro discorso hanno un’attinenza molto lontana e del tutto indiretta), sta ingiungendo – “nolite dare” è un’ingiunzione – alle persone assennate di non perdere tempo con gli stolti (mi pare curioso, a proposito di perdite di tempo, che se ne debba perdere a parlare di una cosa talmente ovvia). Le ragioni di questa ingiunzione sono sempre state alla portata di qualsiasi contadino, o pecoraio; giacché sono di evidenza assoluta. Per darsene ragione non occorrono neppure argomenti di teologia morale; e quindi a molto maggiore merito non servono richiami alla metafisica. Cristo non impartiva lezioni di filosofia, ma, letteralmente, di vita. Il “nolite dare” pertiene l’intera gamma delle relazioni umane, non solo rapporti tra alti sacerdoti, o filosofi, o sapienti, ma l’intera gamma, e quindi anche rapporti tra verdurieri e lattai; il volerci vedere per forza un rapporto di dipendenza con la sfera metafisica è del tutto incomprensibile. Piuttosto, questo specifico tema, nel linguaggio dell’uomo del 21° secolo, può, per certi aspetti, rapportarsi alla Teoria Dei Giochi, e a una specie di computabilità morale, nel senso attribuito all’espressione da Lazlo Merò. Gesù parla(va) a pecorai, pescatori, mercanti, peccatori, e incolti; e tutti costoro, fino all’ultima persona di buon senso, comprendono perfettamente il significato della sua ingiunzione, e mai si sognerebbero di cogliervi la minima ombra di superbia. Né io, francamente, comprendo dove stia la superbia nella legittimissima potestà di non permettere ai perditempo di esercitare la loro nefasta azione sul tuo (tempo).
Venendo ora a
“…Inoltre, Lei pensa davvero che, al di fuori della relatività della condizione miserevole in cui ci troviamo, i nostri discorsi su questo blog, possano definirsi “elevati”, al punto da essere preclusi ad uomini che non rivestano particolari qualificazioni…?”
Mi perdoni (e non vorrei che si pensasse alla minima punta di polemica, con lei) ma cosa la induce a congetturare ciò che io penso sui discorsi svolti in questo blog? E in particolare, perché mai immagina che potrei qualificare “elevati” questi nostri discorsi? Se proprio dobbiamo parlarne, considero gli argomenti del discutere – qui o altrove – corretti e ben costruiti, se corretti e ben costruiti; confusi e raffazzonati in tutto o in parte, se tali. Talvolta li considero pretenziosi; qualche altra volta, sempre più spesso, e parlo sempre in generale idioti; giacché l’idiozia esiste, è invasiva ed instancabile, e non conosce misericordia. Ma “elevato” o “basso”, “nobile” o “triviale”, sono categorie di un lessico che mi appartiene poco e direi niente; giacché sa, spesso, di puzzetta al naso e di ”rat race”.
Non scrivo su un blog o parlo con le persone per elevare me o i miei argomenti; giacché non trovo ragione in una elevazione di tale specie. Scrivo e parlo perché, aristotelicamente, sono un animale sociale.
Quando iniziai a frequentare questo blog, per lungo tempo stetti zitto, imparai, e ringraziai chi mi insegnava. Questo perché gli argomenti trattati, biologia, erano fuori dalle mie conoscenze e competenze. Io so poco di biologia, a che titolo, e con quanta arroganza, mi sarei potuto mettere a questionare con Enzo Pennetta, o altri, che di tale materia sono esperti? E infatti non l’ho fatto! Al farlo, al mettermi a questionare con chi sa cose che io non so, ad alzare continuamente il ditino, a mettermi sempre di mezzo con risibili “sì ma”, mi sarei dato dell’idiota da solo. E dell’idiota da solo, qui, altrove, sempre e in ogni luogo, si dà chiunque, pierinamente, si mette a questionare di cose che non sa con chi sa, ad alzare puntualmente il ditino, e ad ammorbare le discussioni con i “sì ma”, cifra definitiva dei vorrei ma non posso.
Ho cominciato a scrivere solo quando sono sorti temi sui quali ho conoscenze sufficienti per dire la mia; e solo nella misura di tali conoscenze. Se mai si dovesse un giorno parlare di esegesi vetero biblica (ad esempio, materia che pochissimo conosco), ne stia certissimo, gentile ANONIMO, starò qui ad ascoltare, magari fare domande, e soprattutto, SOTTOLINEO SOPRATTUTTO, ringraziare chi mi fa la cortesia di insegnarmi. E’ troppo pretendere lo stesso dal prossimo?
Se io chiamo un idraulico, per problemi di idraulica, mi si spiega che titolo ho per dirgli come deve fare il suo lavoro? Al massimo, guardo, imparo, semmai chiedo, e ringrazio. E’ così difficile da capire? Ma se all’idraulico venisse in mente di discutere del rapporto tra l’orizzonte di Ramakrishna e quello di Al Hallaj, oppure di epistemologia, ecc… dovrà essere lui a guardare, imparare, semmai chiedere e, a sua facoltà, ringraziare.
Concludo:
”… al punto da essere preclusi ad uomini che non rivestano particolari qualificazioni…?”
Scusi, semplicemente, non comprendo ciò che ha scritto. Chi non è qualificato, se le parole hanno un senso, si squalifica da solo, e di ciò si può solo rassegnare; oppure cercare il modo di far causa alla natura o a Dio in persona. Io so di non essere qualificato per una miriade di cose, mi piacerebbe saper fare e capire tantissime cose che ad altri riescono ed altri capiscono. E sa una cosa, gentile interlocutore? Me ne faccio una ragione, non vado in giro a ragliare linguaggi e materie che non conosco, pretendendo che si scambino i miei ragli per musica; né a rompere le sfere al prossimo per punirlo della mia mancata onniscienza e dei miei limiti. Non lo faccio, perché trovo questo comportamento degradante; e trovo degradato e veramente idiota chi lo fa di mestiere.
@Fabio,
anche con lei, mi creda se vuole, senza la minima polemica: si sbaglia, il mio non è livore (che considero un’emozione da eunuchi, sterile, priva di ratio). Piuttosto è determinazione e intransigenza, nel rispetto delle regole con cui sono cresciuto; quelle che debbo all’incommensurabile fortuna di aver visto gli ultimissimi bagliori del vecchio mondo, e aver conosciuto uomini che questo mondo lo avevano trasceso.
Gentile Francesco, il suo discorso è molto complesso e tuttavia, l’unica cosa che devo ancora obiettare, come discorso generale, è che il discorso del Cristo si riferisce alla Conoscenza evangelica e non certo a qualsiasi discorso. Del resto, nella sua versione religiosa, la dottrina della Chiesa è data a tutti e credo che sia difficile negarlo, anche alle persone malvage ed anche agli stolti. Credo che nessun sacerdote cristiano, non solo oggi ma persino nel medioevo, si sarebbe mai rifiutato di predicare di fronte a chiunque. Potrei fare molti esempi celebri.
Quindi quanto Lei dice vale certamente, ma solo rispetto ad argomenti di una particolare natura, come avevo sostenuto fin dall’inizio.
Quello che Lei sostiene invece riguardo al parlare solo di ciò che si conosce è molto giusto, ma non era in discussione all’inizio della nostra disputa.
Ciò che era in discussione era se fosse possibile essere disposti con pazienza a discutere anche con chi, opportunamente o no, interviene facendosi portatore di visioni completamente diverse dalla nostra. Visto che qui si parla della vita di tutti, un minimo di possibilità di parlare, io credo, la si debba lasciare anche a chi non ha particolari competenze.
Però, mi stupisco un po’ che Lei insista a volere fare un discorso generale. La questione, se non sbaglio era nata da un fatto concreto, cioè dalla mia insistenza a dare ascolto e rispondere anche a Giuseppe. Se non ho capito bene, faccio ammenda, ma allora bisognerebbe rispiegarmi dall’inizio a cosa si riferiva la Sua osservazione da cui tutto è partito.
Se, dunque, il discorso è, come Lei dice, inapplicabile alla nostra concretezza, allora lo si può rifare separatamente, ma nulla ha a che vedere con la questione da cui è iniziata la discussione. Se, invece, era stato fatto con riferimento a quella, bisognerà calarlo nella concretezza.
“…Gentile Francesco, il suo discorso è molto complesso e tuttavia, l’unica cosa che devo ancora obiettare, come discorso generale, è che il discorso del Cristo si riferisce alla Conoscenza evangelica e non certo a qualsiasi discorso…”
Non so, esattamente, cosa lei intenda per “Conoscenza evangelica”, la C maiuscola mi fa temere si tratti di qualcosa di troppo lontano dal mio focus. Per Cristo, così come per ogni Avatara (e ogni vero maestro in cui sia brillata e brilli la Luce avatarica), la conoscenza non è sezionata in “elevata” e pedestre, siderale e terrigna, ecc… Se talvolta tali termini vengono usati, è più per richiamare all’essenza, al nocciolo, che per fare graduatorie e dare pagelle. In altri termini, al di fuori di un certo scolasticismo guènoniano (e del corrispondente linguaggio), il sublimismo iniziatico io non l’ho trovato da alcuna parte; e di parti ne ho conosciute parecchie. Nel mondo antico, che a mala voglia chiamo “tradizionale”, ciò che valeva per il Gran Sacerdote e per il Re, valeva, secondo le modalità specifiche di ogni piano, ad ogni altro livello. Un ciabattino, purché operasse secondo le regole dell’arte, era Re e Sacerdote nella modalità esistenziale ciabattinesca. E questo, come ho scritto, è sempre valso in ogni quando e in ogni dove. Qual è l’uditorio di Cristo nel Discorso Della Montagna? Si rivolge a sommi sacerdoti, grandi iniziati, eccelsi filosofi, atleti dell’ermeneutica? Oppure ha come interlocutori la cosiddetta gente comune? Quale delle due, gentile interlocutore?
(Non dovrebbe essere necessario, ma faccio rilevare (non si sa mai) che quando parlo di idiozia e stoltezza non mi riferisco affatto a test di intelligenza o bagaglio culturale. Si può essere poco intelligenti e poco colti senza essere idioti o stolti. L’enigma dell’idiota e dello stolto sta proprio nell’esservi in lui non tanto o non solo un deficit intellettivo, quanto e soprattutto una specie di vizio morale che consiste nella perversione della volontà, orientata irresistibilmente al peggio. Agostino e Tommaso dedicano al tema riflessioni interessanti).
E’ per queste ragioni che, con immutata stima, sono costretto a dirle che su questo punto lei sbaglia completamente. E’ falso che “che il discorso del Cristo si riferisce alla Conoscenza evangelica e non certo a qualsiasi discorso…”. L’ingiunzione di Cristo, e credo che sia sufficiente il semplice buon senso, vale per ogni piano relazionale umano; altrimenti non sarebbe stato (come con abbagliante evidenza è stato) erga omnes.
In sintesi: tutti le disposizioni analoghe all’ingiunzione di Cristo, presso ogni tempo e Cultura, attraversano verticalmente ogni strato o livello del sociale, dai livelli supremi a quelli più bassi.
Cristo non scrisse un rigo di filosofia, e i suoi discorsi sono pronunciati secondo modalità elocutorie (generalmente parabole) che si rivolgono prevalentemente al popolo, che non è composto né da grandi iniziati, né da mistici, è da professionisti del sapere. Perdere tempo con gli stolti, strano che lo debba sottolineare, è una forma di micro suicidio; giacché, con ogni evidenza, la vita è fatta di tempo, e ammazzare il proprio tempo nella più impossibile delle imprese (portare luce nella tenebra della mente di uno stolto), vuol dire uccidere una parte di sé. A un livello di minore gravità, vuol dire tenere in poco conto il ben dell’intelletto, se si spreca un bene incommensurabile in un’impresa impossibile
“Chi è più pazzo, il pazzo, o colui che gli sta dietro?” https://www.youtube.com/watch?v=ruo-f1IMOPo
Lucas, su suggerimento del grande mitologo Joseph Campbell, mette in bocca al Maestro Kenobi questa sentenza, tratta, in realtà e se la memoria non mi inganna, dal contesto taoista (Merton, The Way of Chuang Tzu), come molte nella prima trilogia. Ecco il testo originale, poi parafrasato da Campbell: “Chi è più stolto, lo stolto o colui che ci discute?” Anche Chaung Tzu, come Cristo, in questo caso sfonda il muro dell’ovvietà; cosa resa necessaria, credo, dal fatto che spesso agli uomini occorre ricordare che il naso sta sulla faccia, non sulla nuca.
La stessa saggezza popolare stigmatizza la mancanza di criterio nelle frequentazioni. Abbiano “…chi pratica lo zoppo impara a zoppicare…”; “… dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…” e dozzine di altri.
Un rilievo sulla superbia. E’ certamente da superbi disprezzare chi difetta in intelligenza, o chi non è colto, e insomma chi proprio non ci arriva. Con queste persone, chi davvero è stato gratificato dal dono dell’intelligenza e magari ha avuto la fortuna di fare un percorso di conoscenza, avrà sempre un atteggiamento aperto e autenticamente caritatevole; ed anzi profonderà una cura estrema nel non mettere in difficoltà chi non è stato privilegiato come lui. Ma ciò non vale con l’idiota; giacché il vero punto di definizione non è la capacità cognitiva, ma la morbosità del carattere. Ed è ciò che ha portato il genio di Pessoa alla sua folgorante sentenza: “Solo una cosa mi meraviglia più della stupidità con cui la maggior parte degli uomini vive la propria vita: è l’intelligenza che c’è in questa stupidità”. Figuriamoci quando manca pure l’intelligenza…
Infine:
“…Però, mi stupisco un po’ che Lei insista a volere fare un discorso generale. La questione, se non sbaglio era nata da un fatto concreto, cioè dalla mia insistenza a dare ascolto e rispondere anche a Giuseppe. Se non ho capito bene, faccio ammenda, ma allora bisognerebbe rispiegarmi dall’inizio a cosa si riferiva la Sua osservazione da cui tutto è partito…”
Forse non ricorda (non è un rimprovero, lo stesso capita a me di continuo) che questa specifica discussione
nasce da una questione da me posta alcune settimane fa in termini generalissimi; e precisamente, quale fosse il punto di equilibrio fra la caritas, con cui qualsiasi persona perbene deve far precedere i rapporti col prossimo, e la giustizia che dobbiamo a noi stessi, alla società e a Dio. Forse adesso ricorda, giacché ad un certo punto il discorso, dopo un buon dibattito, si arenò, sopraffatto da altri. In seguito, le chiesi come mai seguitasse a perdere tempo (secondo me) con chi non solo si dimostrava impermeabile al comune buon senso e ostile alla logica di base; ma soprattutto profondeva un impegno quasi militare nel proporre argomenti di una banalità e noiosità mortali, ma che sempre echeggiavano la petulante propaganda televisiva; il tutto aggravato dalla pretesa di rimbrottare l’interlocutore.
Le assicuro che in quella circostanza non ho fatto alcun nome; e questo perché, da modesto conoscitore delle regole di comunicazione, so bene quanto la forma, nel nostro contesto, sia quasi più importante della sostanza. Lei può pensare mi riferissi a qualcuno in particolare, ed io non ho alcun interesse né a confermare né a smentire. Il caso particolare, per me, rivestiva importanza solo ed esclusivamente come specificazione del caso generale di cui avevamo discusso prima e poi abbiamo discusso in seguito; e che spero abbia trovato chiarificazione dopo questi ultimi post.
P.s.
Ho cercato nei miei archivi, finora senza successo, del materiale sul caso Baraldini. Si tratta di una vecchia intervista di Cossiga e di dichiarazioni di Giovanni Fasanella; uno degli ultimi giornalisti d’inchiesta italiani, colui che ha dimostrato, pezze alla mano, il coinvolgimento diretto e attivo dell’Inghilterra nell’assassinio Moro. https://www.byoblu.com/2015/11/12/i-documenti-uk-che-fanno-gelare-il-sangue-da-enrico-mattei-ad-aldo-moro/
Spero di trovare qualcosa; Cossiga parlava, coi suoi modi da gatto mammone, di una psyop da manuale.
Ci sentiamo dopo.
Non sono riuscito a trovare la documentazione di cui parlavo, si vede che l’ho conservata proprio con cura. Pertanto, non mi pare corretto parlare di ciò che lasciano intendere Cossiga e Fasanella. Dirò solo che ciò penso, attribuendo al mio pensiero il carattere di congettura, per quanto, secondo me, molto verosimile e ben fondata. Ho la certezza soggettiva che la Baraldini fu (del tutto inconsapevolmente) cooptata da un’Agenzia di Intelligence, presumibilmente la CIA, in un programma a medio/lungo termine, per essere usata come pedina di scambio, per obiettivi da determinarsi in corso d’opera, con Paesi esteri. Di assolutamente certo, in questa mia congettura, c’è che CIA, ed altre Agenzie di Intelligence, hanno sezioni dedicate proprio a questo scopo. In breve arresti un cittadino straniero, soprattutto se ha un certo peso mediatico, gli fai un processo formalmente azzimato (almeno quanto basta perché l’opinione pubblica interna non si contrari), lo condanni, e aspetti che maturino i tempi perché questi venga usato come materiale di scambio col Paese d’origine. Se lo scambio è conveniente (per i primi), allora il cittadino viene ceduto alla controparte, in cambio di qualcosa che conosceremo o mai oppure il Giorno del Giudizio.
Se Baraldini fosse stata l’eroina rivoluzionaria che sogna di essere, se veramente avesse appena scalfito l’epitelio del colosso USA, avrebbe finito i suoi giorni in una cella yankee; e non l’avremmo mai vista sbarcare a Ciampino, con un Falcon che lei ed io (cortese ANONIMO) possiamo vedere solo in fotografia, e accolta, come fosse una santa laica, da un Diliberto con la mascella e la fossetta giuste.
Che posso dire? Della cartapesta di questo scenario, ai tempi, io sentivo persino l’odore.
Tutto soggettivo, lo so, per quanto ogni aspetto della vicenda Baraldini rimanda a modalità standard d’operare dei Servizi. Ed infatti, stando su un terreno congetturale, su questo argomento non trovo opportuno aprire un dibattito.
Purtroppo l’intero Vangelo, va in senso diametralmente opposto a quanto Lei sostiene. Tutta la predicazione di Gesù si basa precisamente sul superamento di quelle barriere che per Lei sembrano così importanti. La limitazione a determinati argomenti è essenziale proprio perché l’alternativa è fare un discorso sulla persona che è propriamente l’opposto di quanto viene fatto nel Vangelo. La parabola del buon Samaritano è un esempio molto chiaro in proposito. Il Samaritano era, per gli ebrei un personaggio di quelli che dovevano essere stigmatizzati per la loro condotta contraria alla verità ed alla tradizione. La scelta di Gesù non è casuale: la parabola risponde alla domanda “chi è il mio prossimo?” Bene, secondo Gesù il nostro prossimo è colui che ritenevamo un paria. Dice “i pubblicani e le prostitute vi passeranno davanti nel regno dei Cieli.” (Mt., 21.32): ecco due categorie con cui non avere niente a che fare secondo una certa logica. Poco prima del passo che Lei ripetutamente cita, vi è l’ingiunzione a non giudicare. Si dice anche che non si può togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello se prima non si toglie la trave dal proprio. E chi pretende di poterla togliere con mezzi umani è un folle e di travi, ne ha evidentemente almeno due.
Dice, riguardo al passo che Lei pone a fondamento dei Suoi discorsi, Walafridus Strabo la cui Glossa fu la base dell’insegnamento teologico in tutto il medioevo dal X sec. in poi: “Purgato oculo, possunt dispensatores ecclesiae alios castigare, sed non sanctum canibus dare; quia sicut periculosum est abscondere, ita prodigum est canibus dare. Talibus MYSTICA NON SUNT APERIENDA (uso il maiuscolo in luogo del neretto), sed velo tegenda sancta sanctorun: APERTIORA VERO ET QUASI VILIORA DICI POSSUNT. EADEM DICITUR SANCTUM ET MARGARITA, ID EST EVANGELIUM ET SACRAMENTA ECCLESIASTICA. SANCTUM QUIA NATURA INVIOLABILE, nec debet ab aliquo corrumpi. MARGARITA QUIA IN ABSCONDITO LATET” (Glossa Ordinaria ad MT. 21.7). Potrei citarLe molti altri testi ma questo mi sembra sufficientemente chiaro per non dilungarmi troppo: APERTIORA VERO ET QUASI VILIORA DICI POSSUNT (anche, eventualmente ai cani). Questo è quello che dice la Tradizione cristiana. Se Lei ritiene il Suo giudizio individuale più valido, può farlo, naturalmente. Ma io, su questo non posso seguirla, così come quando pretende di parlare delle dottrine di R. Guénon, che è purtroppo, molto lontano dall’aver compreso, al di là di qualche aspetto, tutto sommato ancora di superficie.
Dico questo, senza alcuna intenzione polemica nei Suoi confronti, la cui comprensione ritengo comunque molto superiore alla media, su punti comunque importanti. Del resto, ognuno di noi ha i propri limiti di comprensione e questo va, in un certo qual modo, da sè. L’importante sarebbe rendersene conto e non pretendere di dare giudizi su ciò che non si comprende al punto, da non sospettare neppure che esista…
E qui ritorniamo al Suo discorso, di parlare solo di ciò di cui si è veramente sicuri di avere sufficiente conoscenza che io molto condivido. Il che significa, secondo un detto orientale, che se si conosce 10, è meglio, cautelativamente, nel parlare fermarsi a 9, sia con i cani, che con le altre specie…
Errata corrige, il passo della Glossa Ordinaria è ad Mt. 7.1, ovviamente,
Sono molto indeciso, per questo non ho finora replicato nel merito.
Da una parte trovo surreale e di scarsa utilità seguitare a discutere con chi, motu proprio, si è auto proclamato esegeta supremo di un autore, di sicuro eccelso, quanto difficile, controverso, ma anche contraddittorio e talvolta pedante fino all’ottusità (si pensi solo alla questione del buddismo); e sulla base di questa auto elezione distribuisce pagelle e attribuisce voti (nella tremenda solitudine del sapiente). Oltretutto, di Guénon qui si è parlato pochissimo; una volta (e poi non so quando) a proposito, di Eriugena, che lei, Anonimo, sosteneva il francese conoscesse benissimo, cosa falsa; giacché risultò poi che questa conoscenza si riduce alla citazione di una citazione. Se altrove, nelle migliaia di pagine scritte dal francese vi siano altre citazioni, non saprei; in ogni caso di questo errore (e di una imprecisione che le ho segnalato a proposito di una locuzione sanscrita, e per la quale lei non si è arreso neppure davanti all’analisi grammaticale) non ha mai fatto ammenda. Eppure, signor Anonimo, forte della sua auto investitura lei è in grado di valutare con certezza che la conoscenza di questo autore, da parte di un tizio con cui lei parla da poco su un blog, è scarsa e superficiale; e da qui emette una sentenza senza appello.
E meno male che aveva appena finito di invitarmi alla pratica dell’astensione dal giudizio! E meno male che mi aveva in precedenza fatto un paterno pistolotto sulla superbia! Con la destra ingiunge di non giudicare, mentre con la sinistra sta giudicando. Bravo! Con la glottide stigmatizza la superbia, con l’epiglottide fa al suo prossimo esamini di conoscenza della Dottrina, e dà voti. Bravissimo!
Oltre a questo, ma procedendo dalla medesima auto investitura (coronata, è vero, da badilate di citazioni in latinorum, che fanno sempre “autorità” e ”cultura”), lei mi boccia anche nella comprensione del messaggio evangelico! Che, con ogni evidenza, sennò non si capisce da dove derivi il suo ruolo magistrale, lei ha metabolizzato fin dentro alle ossa.
Il sospetto di avere passato il segno, di essersi reso ridicolo, di avere perso ogni credibilità (e lo dico con dispiacere e delusione, perché ho avuto stima di lei) non le viene?
Questo, per me, potrebbe essere il momento per ribaltate la frittata e invertire i ruoli; ma non lo farò. Non scrivo per guadagnarmi il ruolo di primadonna, per fare la parte di quello “colto” ed “elevato” (francamente, non me ne frega un cazzo!), o per convertire le anime erranti. Scrivo per due ragioni massimamente egoistiche (giacché non sono un’essenza disincarnata): primo, serve a riordinare le idee; secondo e soprattutto, MI DIVERTE. E’ per questo che considero una disgrazia, magari parlo in generale, le persone seriose, tutti coloro che quando parlano di cose “elevate” e spirituali sembra che stiano masticando sassi; quelli che, anziché canalizzare e sublimare la violenza (che sta in ognuno di noi) nella pratica delle arti marziali, ti prendono a randellate con citazioni di qualche monaco barbuto; quelli che si sono rifugiati nella metafisica perché non sono stati capaci di fare a cazzotti una sola volta in vita loro, o di scopare fino a vedere il Paradiso. Con questi, con i “seri”, con gli “elevati”, con i guènonini, coi metafisici in uniforme da cadavere, con le mongolfiere di parole, non ci si diverte.
Mi sono stufato e mi sono sfogato, e sono certissimo che Enzo Pennetta (giacché non dimentico di essere a casa sua) sottoscrive al 100%. Accetto scommesse.
E per finire. Non so se vorrò ancora parlare con lei o di lei (salvo, forse, che per il post che ho già scritto e che non so se pubblicare); e non perché i maestrini dalla penna rossa mi intimoriscano e, severi ma giusti, mi “richiamano all’ordine”; ma per via dell’unico ostacolo che non riesco a superare: la noia! Il conoscere in anticipo ogni dettaglio della filiera di “pie, austere, e colte” banalità che, ineluttabilmente, mi verranno recapitate. Non so, a volte le persone si ravvedono, molto più spesso no; ma se lei vorrà ancora parlare con me (diversamente ci vediamo ai Campi Elisi), dovrà prima passare (anche non continuativi) almeno
28 mesi in un dojo Zen;
25 mesi in monasteri contemplativi, soprattutto ortodossi;
19 mesi presso comunità sufi, ed essere ammesso (come “uditore”) ai Majalliss;
14 mesi presso ashram a piacere, purché con certificato di affiliazione legittimato da un bramano.
Ossia, dovrà fare per 7/8 anni la vita da monaco.
Non parlo di varie ed eventuali (sciamanesimo, Nativi, ecc…) per non complicare e per non allungare i tempi.
Nel mentre (tralascio le letture e la conoscenza delle lingue, perché implicite nella formazione), dovrebbe praticare per 40 anni, tutti i giorni, almeno per tre ore, almeno, una forma di meditazione a sua scelta. Dopo di che, ripassi a darmi la pagella. Io non lo farò mai, perché, come le dissi, non sono come lei; anche se la tentazione di rendere pan per focaccia c’è. Un conto è chiamare le cose col proprio nome (se qualcuno è un idiota è un idiota, discussione iniziale); un altro conto è giocare d’azzardo con cose importanti, mettersi in concorrenza col padreterno, e giudicare la qualità dell’altrui intelletto e delle altrui conoscenze in quell’ambito specialissimo delle cose spirituali.
O ci dice chi l’ha investita di un ruolo magistrale, oppure, al massimo valuti che ciò comprendono i suoi alunni (se ne ha) o i suoi parenti (se le danno retta). Giacché, in assenza di una funzione magistrale, la sua auto elezione fa una certa tenerezza.
Dall’altra parte, non vorrei che una mia mancata risposta potrebbe far pensare ai frequentatori del Blog che in ciò che afferma il signor Anonimo (a proposito dello specifico tema in oggetto, giacché per molte altre cose non v’è disaccordo) ci sia un granello di verità.
Lei ha superato il limite, egregio signore, e lo ha fatto con la persona sbagliata.
https://www.youtube.com/watch?v=BqryeHjT7xQ
L’ OMS lancia l’allarme: è in arrivo un nuovo virus?
Temo per me stesso, sto forse diventando uno sciamano? Lo avevo previsto 18 mesi fa.
Nel congedarmi definitivamente dagli interventi nel blog, tengo molto a salutare e a ringraziare tutti. Credo sia mio dovere ammettere che molte cose ho sbagliato a scrivere, soprattutto là dove negli attacchi diretti frutto di una indole sanguigna che mi prende la mano e l’intelletto ho espresso il peggio di me, gratuitamente e in modo incivile talvolta.
Chiedo scusa davvero per il tempo che ho fatto perdere più di una volta e oso umilmente sperare che non tutto ciò che ho scritto sia da cestinare. Nello stesso tempo ringrazio per le tirate d’orecchio dirette e indirette e per la scuola gratuita che ho avuto riguardo alle competenze che servono e di cui occorre dotarsi per dialogare in modo proficuo di argomenti complessi.
Non sono tipo da lunghi discorsi e mi fermo qui, sentendomi senz’altro più leggero dopo aver confidato questi miei ultimi sentimenti.
E naturalmente grazie anche a Enzo Pennetta per lo spazio che gentilmente mette a disposizione di tutti coloro che qui intervengono.
Vedo che le possibilità di repliche sul sistema del blog per il Suo messaggio sono finite. Evidentemente abbiamo scritto troppo.
Per fortuna, non ho molto da aggiungere. Io non ho alcun bisogno, di autoeleggermi a nulla. Se dico che Lei non ha compreso Guénon è semplicemente perché le cose stanno in questo modo. Come è ovvio Lei può avere un’opinione diversa, ma il vero e forse unico problema è che io non scrivo, a differenza di Lei, da quanto apprendo, né su questo blog, né altrove, perché mi diverta. In realtà, avrei una sfilza di cose decisamente più divertenti da fare. Ciò che devo fare è, però, dire semplicemente ciò che penso, e soltanto quando sono sicuro che sia necessario. Vorrei che Lei capisse che non mi dà nessun incomodo che Lei esprima opinioni su R. Guénon come quelle che ha espresso in questo Suo ultimo post ed in quello precedente: non è una questione personale. Siccome, però, so che tali opinioni sono false, mio compito è impedire che qualcuno associ la mia anonima “firma” ad esse, pensando che io le avvalli, in qualche modo, con il silenzio.
In ultimo, è giusto che Le precisi, che io non giudico mai nessuno. Purtroppo, una delle cose che Lei sembra proprio non capire è che tale giudizio, dal punto di vista di un individualità, è ontologicamente impossibile e chi lo sa non può più nemmeno porsi il problema e perdere tempo con queste cose. Quello che è possibile è giudicare su aspetti accessori, quali il comportamento, la comprensione di determinate cose, ecc. Questo ho fatto, semplicemente perché dovevo farlo. Che Lei se ne sia risentito, sinceramente mi dispiace, ma purtroppo, non posso farci nulla.
Io comincio sentirmi in colpa, Anonimo mi scrive:
“…Purtroppo, una delle cose che Lei sembra proprio non capire è che tale giudizio, dal punto di vista di un individualità, è ontologicamente impossibile e chi lo sa non può più nemmeno porsi il problema e perdere tempo con queste cose…”.
Ma perché si fa del male da solo? Una delle cose che lei sembra proprio non capire, per parlare esattamente come a lei viene naturale parlare a me, è che scrive (e a quanto sembra pensa, si nutre, immagina, vive) avendo davanti il fantasma di Renè Guénon (sallallahu alayhi wa sallam); e che al di fuori da una ristrettissima conventicola di guénonini nessuno riesce a decifrare questi codici lessicali. Lei scrive in questo modo, ed evidentemente pensa allo stesso modo.
“…una delle cose che Lei sembra proprio non capire è che tale giudizio, dal punto di vista di un individualità (che dice, lo mettiamo un apostrofo, così che sia un’individualità? Il Maestro ci sarebbe rimasto male), è ontologicamente impossibile ecc…”.
E che significa? O, perlomeno, per me che conosco il gergale para filosofico dei guènonini, ciò che la frase pretenderebbe di significare è chiaro (ma non solleverò il velo di mistero); ma lei crede che parlando in questo modo le persone pensino:”…Mamma quanto deve essere profonda questa cosa, e quanto intelligente deve essere uno che parla così!” Se lo crede, è perduto; se non lo crede, è perduto due volte. Una, appunto, è perché parlare difficilese, quando proprio si vede lo sforzo che si fa per non esprimersi come un comune mortale, mette lo scrivente, in automatico, fra la categoria dei picchiatelli con la puzza al naso. Due, perché manca persino quell’ombra di giustificazione data dalla buona fede.
Un’altra gemma è questa:
“…Siccome, però, so che tali opinioni sono false, mio compito è impedire che qualcuno associ la mia anonima “firma” ad esse, pensando che io le avvalli, in qualche modo, con il silenzio…”.
Ecco, questo è LUI, è Renè! Fidatevi, ho letto i suoi libri, da giovane, fino allo sfinimento, lo riconosco all’istante. I guènonini lo imitano alla perfezione; alcuni fanno meglio dell’originale. (Casi simili ce ne sono a iosa, in ogni ambito, dalla pittura al teatro. Prendete ad esempio Carlo Croccolo, nell’imitazione di Totò era più Totò di Totò stesso. E qui è la medesima cosa). Tralasciando la forma, tuttavia, io mi sento di rassicurare l’ottimo Anonimo che la sua onorabilità di “Uomo della Tradizione” resterà intonsa, e che nessuno qui, sul blog si sognerà mai confondere l’immacolata Verità che egli “ancorato all’impersonalità della Tradizione” ha l’ingrato compito di rappresentare, contro i “gravi errori dottrinali” e le incomprensioni del sottoscritto. Anonimo, si fidi, credo di poter dire che qui tutti hanno capito la differenza tra i miei gravi errori dottrinali, e l’immacolata Verità che ella ha il duro (ma nobile) compito di rappresentare.
Infine.
“…ma il vero e forse unico problema è che io non scrivo, a differenza di Lei, da quanto apprendo, né su questo blog, né altrove, perché mi diverta. In realtà, avrei una sfilza di cose decisamente più divertenti da fare…”
Ecco, le due righe che precedono sono fondamentali. Questo punto marca la differenza tra il mondo dei vivi e quello dei morti; o, in un altro modo, fra quello degli originali, belli o brutti che siano, e quello delle copie, che sempre ombre, finzioni, rimangono. Per i guènonini, le cose belle, vere, giuste, vive, interessanti, non possono essere gaie, divertenti, gioiose, leggere, allegre, ecc… No!!! Lo stile deve essere elevato, impersonale, ieratico, solenne, austero. Per parlare di “cose serie”, “alte”, bisogna avere inghiottito un manico di scopa, fare uso di un gergale criptico punteggiato da termini che i non elevati, se incuriositi, devono cercare sui dizionari. Per persone così scrivere su un blog che si occupa prevalentemente di epistemologia, ma che è aperto ad ogni apporto che abbia a che fare col conoscere dell’uomo in tutte le sue dimensioni, (per persone così) trovarci gratificazione, piacere, divertimento intellettuale, è incomprensibile. Tanto che Anonimo si è peritato di evidenziare che, a differenza di me, lui non scrive perché si diverta. Che dire? Chirieleison!
D’altronde, dovete sapere che il loro ispiratore (non Maestro, giacché il povero Renè Guénon non è responsabile di questi sfortunati epigoni, né mai, puntiglioso come era, avrebbe voluto questo sepolcrale codazzo) chiamava la pratica spirituale “lavoro”; credo, il termine più inappropriato e inopportuno per definire la pratica spirituale; che, al contrario, è la gioia più incomparabile che sia data agli umani. Nell’immaginario dei guènonini, l’uomo per come loro presumono debba essere un uomo degno di tal nome è una specie di salma. Come lo so? Ragazzi, ho avuto molte vite; in una delle prime – ebbene sì – frequentai dei circoli guènonini, e me li ricordo i guènonini, erano l’uno l’imitazione dell’altro, e tutti assieme erano talmente persi nell’imitazione del Grande Capo, da diventare una finzione talmente vera da essere, ossimoricamente, degli autentici falsi. Brava gente, debbo dire, e lo dico senza ironia, senza dubbio cultura elevata, e anche alcune buone intelligenze. E allora, perché ne parlo così? Beh, a ciascuno il suo, Anonimo testimonia e custodisce la Verità; ed io testimonio ciò ho visto e ciò che penso: tanta brava gente (detto senza ironia alcuna), persa nei labirinti di un’ipertrofica, davvero inconcepibile, elefantiasi concettuale.
Le cosiddette “cose spirituali”, invece, non hanno nulla a che vedere col verboso scolasticismo di cui qui sono stati prodotti dei campioni. In tutti i centri da me visitati, tutti quanti assolutamente regolari quanto a lignaggio, e indiscussa qualità dei responsabili, non ho mai sentito, una sola volta, la terminologia siderale senza la quale i guènonini (o comunque persone formate da quella mentalità) non riescono nemmeno a fare la spesa. Persino (qui mi riferisco all’esperienza che ho vissuto con più intensità, in Giappone), nelle circostanze in cui l’abate, da supervisore della pratica (“godo”), passava a quello di “kioshi” (espositore delle Dottrina). Lo stile era sempre semplice, la gentilezza era quella della pura spontaneità dei bambini, il lessico, sia giapponese, che cinese, che, talvolta, indiano, era reso in termini tali da essere alla portata di chiunque avesse una buona preparazione di base. Oltretutto, nelle sessioni di “esposizione della Dottrina”, si aveva cura di aspettare la traduzione in inglese per i cosiddetti ”uditori” stranieri (un brasiliano e il sottoscritto).
Ma la cosa che più risulterebbe incomprensibile (a taluni) è l’atmosfera delle sessioni di pratica; soprattutto, quella delle (purtroppo) rare sessioni individuali; quando il Roshi ti invitava a una sessione privata. Qualche volta, venendo meno alla prassi, mi distraevo e guardavo il volto del Sensei. Aveva una specie e di sorriso, la cui più lontana approssimazione è quello irresistibilmente e carnalmente radioso di certi bambini. L’ultima volta che vidi il Sensei, prima di lasciare per sempre il Giappone, al termine di una sessione privata che mi aveva concesso, sapendo della mia partenza, mi guardò, pronunciò buffamente il mio nome, si fece dapprima t.e.r.r.i.b.i.l.m.e.n.t.e. serio, poi mi mise una mano sulla spalla, e all’improvviso scoppiò a ridere. Ed io con lui. Ridemmo, fin quando non ci vennero le lacrime.
Le sue ultime parole furono una parafrasi del celebre (in Giappone) commiato del grande Maestro Kodo Sawaki. Questo l’originale: «Vorrei essere ricordato come quel tale che ha sprecato tutta la sua vita nel fare zazen».
E questa la sua parafrasi, per me:
«Non pensare neppure di imitare il vecchio Kodo, e pretendere di essere ricordato come quel tale che è andato in Giappone a fare zazen, e poi è tornato a casa a cucinare spaghetti».
QUESTO E’ CIO’ CHE E’! L’Abisso. Il Principio e la Fine.
Ma come farlo capire a chi, anziché studiare la Dottrina e poi buttarla alle ortiche; ha buttato la Vita alle ortiche, e messo sull’altare la Dottrina?
P.s.
Anche a me è capitato e capiterà di essere costretto ad usare termini di un lessico lontano dalla quotidianità. Non lo faccio volentieri; anche se lo conosco benissimo, e potrei insegnarlo, almeno in sei lingue diverse a chi mi ha dato (e sicuramente seguiterà) a darmi pagelle. In effetti, particolari forme lessicali facilitano enormemente la comunicazione, in determinati contesti. Fuori da questi, sono soltanto gas da mongolfiera, o per mandar su i palloni aerostatici.
P.s 2
“…Che Lei se ne sia risentito, sinceramente mi dispiace, ma purtroppo, non posso farci nulla…”
Ma no, questa la risolviamo facilmente: non si dia alcuna pena, non mi sono risentito, l’ultima volta che ricordi forse risale agli anni ’80. Ogni tanto mi capita di incazzarmi, cosa del tutto diversa, ma non qui, non con lei. Non ho davvero alcun pensiero negativo nei suoi confronti. Averle detto che ha passato il limite e lo ha fatto con la persona sbagliata, è stato un puro atto di informale cortesia.
In una condizione normale, la mia osservazione, secondo la quale lei non ha compreso Guénon, sarebbe stata al massimo il punto di partenza di una discussione. Accade di non capire, specie quando si tratta di cosè non facili: Karl Popper affermava di non essere sicuro di aver compreso il c.d “principio di complementarietà” di Bohr”, mentre Einstein, aveva scritto di proprio essere sicuro di non averci capitoun gran ché. E poi, certo, magari, poteva darsi anche che mi sbagliassi e lei avrebbe potuto chiedermi chiarimenti e argomentarmi la sua posizione. Solo che per rimanere sereni di fronte alla scoperta che si ha forse ancora qualcosa da imparare, occorre non essere motivato, in tutto quello che si fa, soltanto dall’autoglorificazione e dalla gratificazione individuale. E così, ecco subito un lunghissimo post schiumante di rabbia e di affermazioni insultanti, condito anche con un po’ di turpiloquio e poi un altro, dove il livore che la contraddistingue vorrebbe ridicolmente farsi passare per conoscenza Zen.
L’egocentrismo ed il culto della propria individualità sono sempre cose sgradevoli, ma trovo semplicemente disgustoso che si pretenda di mettere al servizio di essi cose sacre che non dovrebbero neanche essere avvicinate da chi non abbia fatto uno sforzo adeguato per combattere il proprio io.
Le rimando perciò volentieri al mittente i suoi miserevoli insulti e, anche con riferimento al precedente “post”, le preciso che:
1) Io non sono tenuto a dare conto a nessuno di quelli che sono i miei titoli e le mie qualificazioni. Ciò che affermo è abbondantemente motivato e chi non lo condivide può provare a confutarlo se ha argomenti validi. Visto che non l’ha capito, l’esempio della sua incomprensione che le ho fatto avrei potuto spiegarglielo meglio, ma le assicuro che non c’è niente di gergale, a meno che lei non consideri gergo la lingua italiana.
2) Non mi preoccupo minimamente di quello che le persone pensano e, a dire il vero, nemmeno di cosa pensa lei. Se sapesse quanto poco contano per me le individualità (la mia compresa) si renderebbe conto di quanto sono patetiche le sue supposizioni. Per quanto mi riguarda, l’unica cosa importante è permettere che certe idee si diffondano. Nonostante la sua sconfinata presunzione, deve farsene una ragione: ciò che lei pensa in quanto individuo è assolutamente irrilevante per chiunque, tranne che per lei. L’unica cosa che aveva attratto la mia attenzione è quel poco che aveva conservato di quanto letto di R. Guénon. Purtroppo, lei lo ha ricoperto troppo a lungo di troppa fuffa.
3) Nelle precedenti discussioni, lei ha costantemente utilizzato l’espediente retorico di modificare le sue originarie affermazioni, finfgendo di aver voluto dire altro, quando si accorgeva che erano indifendibili: così ha fatto, dopo avere affermato che il termine “paramartha” non significa “Suprema Realtà”: visto che tale significato era riportato anche nei dizionari che aveva raccattato da internet, ha tirato in ballo il fatto che ci sarebbe stato un senso ancora più elevato di “Suprema Realtà” che si poteva riservare ad altri termini. Cosa possibile, ma che non toglie che la sua prima affermazione era errata. Così ha fatto quando le ho indicato la citazione di R. Guénon su Eriugena, adducendo che si trattava di una citazione di seconda mano, come se la comprensione di una dottrina potesse giudicarsi da questo. Così ha fatto sul “processo equo” di Silvia Baraldini che dopo un tentativo di fuga su non precisata documentazione, è diventato una sorta di espediente della CIA. E così ha fatto, da ultimo, non potendo smentire la citazione di Strabo (perché sta lì), né quanto le ho scritto sull’individualità (perché non l’ha capito): ha deviato sugli insulti e sull’odio che nutre, forse per fatti pregressi, per gli ambienti c.d. guenoniani. In tutti questi casi, io mi sono accorto di questo suo piccolo espediente retorico, ma visto che potevo darle ragione, senza tradire la verità e tenuto conto che si trattava di questioni pedanti ed accessorie alla sua altezza, gliela ho data buona. In altre parole, “l’ho lasciata vincere” come si fa con i bambini un po’ sciocchi. E’ questa l’unica cosa che le importa, non è vero? Il “pubblico” del blog che suppone (a torto o ragione, non lo so) che stia a guardare le sue esibizioni.
4) Poiché continua a parlare come se questo blog fosse suo, le ricordo che esso appartiene al prof. Pennetta e che le sue questioni con lo scrivente, non dovrebbero trovare posto in questa sede.
Infine, poiché è l’ultima volta che mi rivolgo a lei direttamente ed interverrò ancora solo per rettificare verso tutti eventuali sciocchezze che vorrà raccontare (le sue narrazioni pseudozen la trovo irrispettose per qualcosa che va rispettato e non ho quasi lo stomaco di leggerle), le rilascio anche alcuni consigli. Probabilmente, non vorrà accettarli, ma farebbe bene a farlo, perché, contrariamente a ciò che lei penserà, sono dati per fornirle, nonostante tutto, un sincero aiuto.
Per prima cosa, mi sembra che lei continui ad utilizzare questo blog per fini di autoesibizione personale. Le esternazioni che faceva e che pensavo fossero un accessorio di una sincera volontà di denunciare l’attuale situazione, si rivelano, come emerge chiaramente dai suoi ultimi post, il vero fine di tutti i suoi interventi per il suo “divertimento”. Poiché questo è un blog serio e realmente utile, non posso definire questa attività che come “parassitaria”. E’ infatti proprio del parassita insediarsi in qualcosa che ha una sua vita per deviarne il funzionamento e utilizzarlo per alimentare la propria esistenza. Avevo visitato già in passato questo blog e mi sembrava molto più frequentato. Adesso, a parte me e qualche intervento di Fabio, sembra che ci scriva solo lei. Non mi pare una cosa buona. Il mio consiglio è perciò: si apra un blog suo; è facile e persino gratuito! Se ci sono delle persone che dopo le sue ultime esternazioni avranno ancora il gusto di seguire i suoi discorsi, non mancheranno di certo di seguirla anche sul nuovo sito. Così, finalmente, lì, potrà legittimamente decidere chi parla e chi no.
In secondo luogo, visto che ci ha estasiato con il suo nutritissimo curriculum con il numero di frequentazioni, durata, ecc., il mio consiglio è il seguente: la smetta subito! Evidentemente le fa malissimo! Se partendo da qualche comprensione reale, che deve avere avuto all’inizio, è giunto a questi risultati, l’unica speranza per lei è di lasciare queste esperienze con urgenza per qualsiasi altra cosa (possibilmente lecita), finché è in tempo!
Tenuto conto che, quando ho scritto 10 righe, lei ne ha scritte 400, ora che sono stato lungo anch’io, temo che questo blog scoppierà a seguito delle sue future esternazioni.
Propongo al prof. Pennetta, se dovesse lei eccedere con gli insulti ed il turpiloquio, di sospenderla da questo blog, fino a che non si sarà calmato un po’. Così, magari, qualcun altro potrà parlare oltre lei, senza essere appellato (indirettamente, perché non ha nemmeno il coraggio di farlo in modo diretto) da idiota, morto, o altro. Per parte mia, sono disposto anche a fare un passo indietro, se può servire a ristabilire la calma e la serenità ed in ogni caso, come ho già detto, mi limiterò, d’ora in poi, solo ai commenti strettamente necessari.
In ultimo, mi scuso personalmente con il prof. Pennetta, a cui rinnovo la mia stima: mi creda, sono veramente imbarazzato, perché mi rendo conto che se avessi capito che genere di leone da tastiera avevo davanti, sarei stato più prudente per evitare in ogni modo queste deplorevoli scene. Dovevo capirlo, in realtà, da certe esternazioni sui “coviddari”, termine insulso che mi sono sempre rifiutato di usare, ma, è vero, un vecchio lettore di Guénon, non riesce a rassegnarsi al fatto che ciò che si trova in giro fra le persone che lo hanno letto, sia questa specie di miseria.
Ottimo, finalmente qualcosa di umano.