Ma il vero disturbo del pensiero è usare quel termine
Dichiarazioni della dott.ssa Gallavotti e del Prof. Galimberti hanno definito il cosiddetto “negazionismo” nei confronti della questione Covid-19 come un disturbo mentale. Ovviamente senza mai dire cosa sia veramente un negazionismo e cioè cosa sia negato colpevolmente.
A ben vedere un negazionista è qualcuno che rifiuta una determinata ipotesi proponendone un’altra, egli quindi afferma, non nega. Chi accusa di negazionismo è quindi qualcuno che ammette una e una sua versione di un fatto interpretando la versione differente solo in termini di negazione della propria, il che è un disturbo del pensiero.
A questo si aggiunge il termine complottiamo che rivela una mentalità incapace di concepire meccanismi intenzionali e complessi, una mentalità che tende ad attribuire a meccanismi elementari e casuali la realtà, anche questo è un disturbo del pensiero coltivato per via di una visione neodarwiniana del mondo, una visione dove i fatti avvengono per “caso e necessità” e ogni finalismo viene escluso.
Ecco quindi che accusare altri di negazionismo e complottismo è un sintomo di una malattia del pensiero figlia di una modernità che ha eletto il caso a principio di spiegazione universale.
tesi proponendone un’altra, egli quindi afferma, non nega. Chi accusa di negazionismo è quindi qualcuno che ammette una e una sua versione di un fatto interpretando la versione differente solo in termini di negazione della propria, il che è un disturbo del pensiero. A questo si aggiunge il termine complottiamo che rivela una mentalità incapace di concepire meccanismi intenzionali e complessi, una mentalità che tende ad attribuire a meccanismi elementari e casuali la realtà, anche questo è un disturbo del pensiero coltivato per via di una visione neodarwiniana del mondo, una visione dove i fatti avvengono per “caso e necessità” e ogni finalismo viene escluso. Ecco quindi che accusare altri di negazionismo e complottismo è un sintomo di una malattia del pensiero figlia di una modernità che ha eletto il caso a principio di spiegazione universale.
24 commenti
La modernità come la chiama lei ha eletto a spiegazione universale leggi scoperte scientificamente.Si presuppone che siano dovute al caso perché un ente intenzionale non è mai stato registrato da strumenti tecnologici e scientifici nella storia dell’umanità,nè sfido qualcuno di voi a dimostrare di averlo conosciuto personalmente,restano evidentemente solo gli indimostrabili scritti religiosi,e mi riferisco a qualsiasi religione.Per cui per il principio di parsimonia si preferiscono meccanismi casuali a meccanismi intenzionali ,perchè l’intenzione nello studio della natura è un’ipotesi superflua.
Riguardo al neodarwinismo che attaccate sempre, si aspetta ancora una vostra teoria alternativa,per cui in questo caso voi negate e non affermate.
Poi per chi interessato suggerisco un bell’ articolo sul sito del Cicap riguardo al rasoio di Ockham,dove si citano teorie corrette che sono più complesse di quelle precedentemente vigenti,giusto per fare un po’ di chiarezza su semplicità e complessità.
Saluti
Sono in buona parte d’accordo con Lei, dott. Pennetta, ma su un punto dissento. Evocare il darwinismo come base ideologica di coloro che attaccano chiunque osi dissentire od appoggiare spiegazioni alternative della realtà, definendoli “complottisti”, è assai improprio. Credo invece che proprio coloro che diffidano dell’autorità, cercando di analizzare con maggiore complessità le vicende politiche, economiche e scientifiche, e ritengo personalmente di avere questo tratto caratteriale, mostrino proprio quella consapevolezza del disincanto del mondo che la logica darwiniana ed evoluzionista ha avuto il merito di divulgare. Proprio nella coscienza dell’uomo come predatore sommamente furbo, propenso all’inganno, ed alla prevaricazione altrui attraverso diverse tecniche, da quelle più brutali ed antiche, a quelle più moderne e psicologiche. Tutto l’armamentario della tecnoscienza, dalla neuroeonomia allo studio dei meccanismi della decisione umana, hanno reso questo mondo più subdolo e complesso di quanto non sia mai stato. La diffidenza e l’esercizio della ragione sono la stessa cosa. Non diffidare mai è indice di stupidità. I più colti ed intelligenti non solo sono più propensi all’inganno, proprio perché dotati di grande cultura e di grande memoria (caratteristica essenziale dei bugiardi) , ma usano ciò che sanno per conquistare privilegi sociali ed avanzare così di “casta”, avendo maggiore “appeal” riproduttivo ed economico, in quanto percepiti da possibili partner come di successo e quindi con un futuro maggiormente stabile. Simmetricamente, bisogna essere assai intelligenti per scoprire la menzogna e disvelarla. Alcuni pongono obiezioni di scarsa cogenza argomentativa, e quindi vengono screditati facilmente. Così come avviene in tribunale, vince chi riesce a portare argomenti migliori, vale a dire più persuasivi, non per forza chi ha ragione davvero, o chi “possiede la verità”. L’ingegnere famoso Von Foerster scriveva “la verità è l’invenzione di un bugiardo”, con una dose di scetticismo scientifico che intendeva descristallizare la scienza dalle sue pretese teologiche ed univoche. La scienza dovrebbe solo “salvare i fenomeni”, come affermavano i saggi scienziati Greci, i quali erano disposti ad accettare più di una teoria, a patto che permettesse di dedurre correttamente i fenomeni osservati. I moderni poi chiamarano questa saggezza espistemica “sottodeterminazione delle teorie scientifiche”. Ma questo era il loro punto di vista, non quello dei matematici greci, dotati invero di un sommo ingegno. Chiudendo questa parentesi, ritengo che questi infamanti e puerili giudizi del Galimberti ed altri, mirino come sempre ad aumentare il livello di sedazione e di acquiescenza delle masse, alimentado l’incanto di un mondo inesistente, vestito di diritti, dignità e sacralità che non esistono e forse non sono mai esistiti davvero. Sono una coperta di velluto che ammanta la brutalità necessaria alla guerra degli enti di cui i naturalisti presocratici resero testimonianza. Nessuno è indispensabile, ma la maggioranza preferisce vivere nella consapevolezza dell’assenza di un conflitto, non solo di classe, ma proprio “animale”, che è la struttura stessa della vita dei predatori. I leoni uccidono i cuccioli dei ghepardi per competitors nella catena alimentare, tanto per fare un esempio lapalissiano. Ma l’uomo è molto bravo a mascherare le sue intenzioni, forse è davvero il migliore in questo. La Natura può anche non avere “intenzioni”, ma l’uomo ce le ha eccome, tutta la sua esistenza è un progetto che si colloca nella storia ed in un telos che ognuno di noi ritiene di dover raggiungere. Ad ogni modo, consiglio a chiunque la lettura di questo brillante articolo del “Pedante” sul suo blog celebre, è di qualche anno fa e fa il punto sulla questione in maniera rigorosa: http://ilpedante.org/post/gombloddoh
Aggiungo, Infine che tutta la corsa del genere umano verso la tecnoscienza, non è altro che l’espressione più recondita della sua natura: la volontà di potenza su tutte le cose, sugli esseri viventi, sugli oggetti, sui propri stessi simili, ed in generale, sulla materia stessa. La sua stessa idea di Dio pare essere questa, in quanto il riflesso di loro stessi. L’uomo ha sempre esercitato la sua volontà di sottomettere attraverso la politica, la religione, la scienza, la sessualità. Anche questa è l’infame storia della vicenda umana. In questo mondo non vi è giustizia, ed aveva ragione Huxley, “forse la Terra è l’inferno di un altro pianeta”.
E’ sorprendente con quanta naturalezza, Lei identifica finalità ed intenzionalità! Purtroppo le due cose si identificano soltanto a patto di negare a priori la finalità come elemento di spiegazione del Mondo.
Gli strumenti scientifici, che sono strutturati in base a meccanismi ipotetici di causalità efficiente, non possono evidentemente registrare, fenomeni di causalità finale.
Il principio c.d. di parsimonia funziona a doppio senso: frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora, pone in gioco tre elementi:
1) il complesso causale: si tratta delle c.d. cause o condizioni in numero maggiore o minore (plura o pauciora); in realtà, se si suppone che esse debbano essere tutte compresenti per avere l’effetto, esse non possono correttamente essere dette cause, ma, al massimo, concause; la vera causa è il loro complesso.
2) il rapporto di causalità, cioè la relazione che spiega perché, per avere quell’effetto, occorre avere quel dato insieme (più o meno numeroso di concause);
3) l’effetto: si tratta di un evento che viene dato di solito per scontato, ma il problema principale è che il punto 1 e 2 hanno un carattere definitorio di esso. In altre parole bisogna chiedersi e stabilire con certezza qual’è esattamente l’effetto di cui si sta parlando.
Risulta chiaro che il punto 1 che è il risultato dell’applicazione del principio di parsimonia, dipende dai punti 2 e 3. Ad es., l’intenzione (o piuttosto la finalità) è un’ipotesi superflua se si ammette che gli organismi sono “meccanismi” estremamente complessi, ma riducibili a sistemi di causalità efficiente e ripetibili n volte e che la probabilità di verificarsi di questi risultati sia sufficientemente elevata da spiegarne l’esistenza. Se queste due tesi sono vere, allora la finalità è un’ipotesi superflua, altrimenti no: è necessaria.
Pur essendo (quasi ex) darwinista, devo riconoscere che teorie alternative a quella dell’evoluzione darwiniana esistono; è sufficiente che le menzioni il defunto Prof. Giuseppe Sermonti o la TRE.
Il punto è che il moderno scientismo (credo sia una definizione più corretta di quella che è l’attuale scienza) ha oramai assunto tutte le caratteristiche di una vera e propria religione (che lei, ma anche il sottoscritto alla fine, tanto depreca); con i suoi dogmi e verità rivelate, assieme a veri e propri eretici che, conservando fedeltà al metodo scientifico, rifiutano di allinearsi alle verità ufficiali.
Relativamente al CICAP, anche il sottoscritto ha simpatizzato per anni per questa associazione; ma attualmente Angela, Polidoro & Co. mi appaiono sempre più come dei sacerdoti di questa neo scienza; propalatori anch’essi di queste Nuove Verità Rivelate.
Non è che il negazionismo è uno e che i negazionisti sono tutti distributori di perle ai porci del pensiero dominante, altra categoria da barzelletta comoda per cercare lo scontro con un fantoccio … Siamo tutti fatti di pensiero dominante, negazionismo e spirito complottista in misura differente, ma nessuno ne sfugge amici miei.
E chi credesse di esserne immune, probabilmente è un personaggio da fumetto, un eroe di carta che non esiste, a sua stessa insaputa.
Mai creduto di essere immune, come non ho mai pensato di essere immortale….
Solo che non mi sembra che la mortalità COVID sia poi così difforme da quelli degli altri virus influenzali.
Almeno stando ai dati OMS !!!!
Intendevo immunità dalle contaminazioni di negazionismo, complottismo o pensieto dominante… Nessuno può esserlo, pena il non essere credibile.
Riguardo poi alla mortalità, starei prudente; almeno a guardare gli oltre sessantamila morti dichiarati, un decimo della mortalità media annua nazionale. Vedremo a bocce ferme i dati Istat.
Video estremamente interessante. Si tocca uno degli elementi essenziali del pensiero scientista moderno. L’argomento è vastissimo e non posso sperare di trattarlo neanche sommariamente in un commento. Mi limiterò a dire che sarebbe interessante fare una storia del concetto di casualità: si scoprirebbe che esso deriva dalla corruzione del concetto medioevale di “fortuna” o “sorte”, di cui è quasi la caricatura. Esso però diviene essenziale nella visione individualista e razionalista (che sono due aspetti della medesima mentalità). In questa visione, si pretende di spiegare l’Universo come composto di realtà individuali atomistiche, legate da relazioni ricorrenti finite (c.d. leggi che compongono un sistema). Per la loro finitezza ed anche per consentire alla Volontà di Potenza di avere, almeno in teoria, il controllo totale di tutta la realtà, queste pretese leggi devono risiedere interamente nel passato ed essere indipendenti (se non nei dettagli) dalla concretezza dei singoli oggetti a cui si applicano. Esse perciò sono inevitabilmente astratte e tutto ciò che sta fuori di esse diviene in realtà inesplicabile in base al principio di causa efficiente. Poiché ciò che sta fuori di esse è, in realtà, la concretezza dell’effettivo atteggiarsi e relazionarsi delle cose (casus), ecco che questo casus, diviene il “caso”, pura e semplice negazione del principio di causa efficiente e, nel medesimo tempo, svalutazione a priori dell’unicità ed irripetibilità della realtà concreta. Il “caso”, in questo modo, diviene, da fondamento dell’epistemologia medioevale (si pensi, oltre al diritto, l’importanza che avevano i casus e gli exempla nella medicina e persino nella fisica del medioevo), pura erraticità inesplicabile, a sua volta addomesticabile solo partendo da leggi (quelle statistiche) che svalutando l’apporto concreto del singolo, nel presupposto di una totale uniformità ed insignificanza dei singoli atomi rispetto al tutto, possano nuovamente trattarli come entità ripetibile ed astratte.
Nello stesso tempo, le quattro cause aristoteliche (alle quali nel frattempo i medioeveli ne avevano aggiunta una quinta, la causa impulsiva od occasionale), vengono ridotte ad una sola, la causa efficiente, che è anche la sola ad essere, almeno nelle apparenze del divenire, “de praeterito”, cioè riposta interamente nel passato. La causa finale, in particolare, viene espunta totalmente dalle scienze fisiche e sopravvive, ma solo fino ad oggi, nelle scienze umanistiche e giuridiche, in particolare nel diritto, dove diviene l’origine del concetto di ratio giuridica o “mens” della norma e nelle scienze storiche, dove è posta alla base del concetto di senso e di interpretazione. Dal ‘900 ad oggi, si sta assistendo ad un’ulteriore giro di vite, in cui la finalità ed i concetti ad essa collegati, vengono messi ulteriormente in discussione anche nelle c.d. scienze umane.
E’ solo un accenno, ma l’argomento meriterebbe ben altri sviluppi.
Caro Enzo, stavolta non sono d’accordo con te; ma non perché in ciò che affermi c’è qualcosa di sbagliato, anzi, è tutto condivisibile.
Secondo me, l’errore sta nel sovrastimare la qualità interlocutoria di persone come Gavallotti e Galiberti. Il tamarrume non esaurisce la sua carica plebea entro i confini della curva sud, o delle osterie; ma anzi si esalta una volta trovati abiti azzimati come quelli della dottora e del filosofo.
E’ uno spreco di risorse mettersi a discutere di queste persone; cosa c’è da dire di chi, dato che ti permetti di esercitare la facoltà critica, ti dequalifica a pazzo o demente?
I bei tempi di Al Capone, di Dillinger, e di un Calogero Vizzini, sono finiti; ahinoi, sono decaduti pure i gangster. A loro modo, quelli avevano stile e anche un loro codice. Questi non ne hanno; oggi la delinquenza veste il camice bianco, parla dalle cattedre (e sta tanto in TV).
Quanto e’ comodo essere dittatore se la cultura dominante propone solo il caso (quale la differenza col dire “cosi’ vuole il Signore, rassegniamoci?).
Questo e’ lo scopo dell’usare “negazionismo” e “complottismo”.
Stessa tecnica per il Global Warming: piu’ i dati vanno contro la teoria, tanto piu’ chi parla dei dati deve essere additato come negazionista.
Siamo a livelli adolescenziali, la vera cosa incredibile e’ che messaggi del genere non vengano criticati. Ovvero: sappiamo benissimo che i media mainstream fanno il lavoro che fanno, pero’ e’ incredibile l’assenza di intellettuali che possano mettere a tacere sta gente.
Intendo: sicuramente qualche intellettuale, come lei Pennetta, le critiche le fa. Ma nessuno, nei media, perde il posto per manifesta rozza ignoranza. I media sono ormai UNICAMENTE al soldo dei loro padroni, critiche o non critiche.
Ah ci vuole un esempio vero? Parliamo dell’Rt. Per mesi e mesi tutti i media, tutti gli scienziati, tutti i politici hanno parlato di R0 (che e’ l’indice di contagiosita’ base, mentre Rt e’ quello attuale, dopo aver preso contromisure). Qualcuno dei lettori ha mai sentito qualche critica a tutto questo mondo compatto di gente che parlava di R0, salvo qualche mese dopo parlare di Rt e addirittura usarlo (nonostante sia un indice molto controverso e dibattuto, come addirittura scritto nella pagina di Uichi) come parametro fondamentale?
Ah non ve lo ricordate Mr. Conte dire “questo indice erreconzero che abbiamo tutti imparato a conoscere”, a reti unificate? E non avete fatto caso che non c’e’ stato il momento di transizione in cui ci si e’ resi conto della corbelleria detta da tutti, “scienziatoni” compresi (anche se in realta’ penso che loro lo sapessero, ma in bello stile “professori italiani davanti al Fascismo”, si sono stati moltissimo zittissimi).
Siamo alla pazzia, non c’e’ da fare molta filosofia, siamo all’Istituto Luce che, il giorno dopo della destituzione del pelato, faceva i cinegiornali con la stessa tronfia sicurezza di prima, salvo dire cose opposte.
Questi si’ che sono disturbi.
Sono in buona parte d’accordo con Lei, dott. Pennetta, ma su un punto dissento. Evocare il darwinismo come base ideologica di coloro che attaccano chiunque osi dissentire od appoggiare spiegazioni alternative della realtà, definendoli “complottisti”, appare improprio. Credo invece che proprio coloro che diffidano dell’autorità, cercando di analizzare con maggiore complessità le vicende politiche, economiche e scientifiche, mostrino proprio quella consapevolezza del disincanto del mondo che la logica darwiniana ed evoluzionista hanno avuto il merito di divulgare. Proprio nella coscienza dell’uomo come predatore sommamente furbo, propenso all’inganno, ed alla prevaricazione altrui attraverso diverse tecniche, da quelle più brutali ed antiche, a quelle più moderne e psicologiche. Tutto l’armamentario della tecnoscienza, dalla neuroeonomia allo studio in generale dei meccanismi della decisione umana, hanno reso questo mondo più subdolo e complesso di quanto non sia mai stato. La diffidenza e l’esercizio della ragione sono la stessa cosa. Non diffidare mai degli altri è indice di stupidità. I più colti ed intelligenti non solo sono più propensi all’inganno, proprio perché dotati di grande cultura e di grande memoria (caratteristica essenziale dei bugiardi) , ma usano ciò che sanno per conquistare privilegi sociali ed avanzare così di “casta”, avendo non soltanto maggiore “appeal” riproduttivo ed economico, in quanto percepiti da possibili partner come di successo e quindi con un futuro maggiormente stabile, ma capaci di influenzare le scelte e la vita degli altri esemplari. Simmetricamente quindi, bisogna essere assai intelligenti e preparati per scoprire la menzogna e disvelarla. Molti pongono obiezioni di scarsa cogenza argomentativa, e quindi vengono screditati facilmente. Così come avviene in tribunale, vince chi riesce a portare argomenti migliori, vale a dire più persuasivi. L’ingegnere Heinz Von Foerster scriveva “la verità è l’invenzione di un bugiardo”, con una dose di scetticismo scientifico che intendeva descristallizare la scienza dalle sue pretese teologiche ed univoche. La scienza dovrebbe “salvare i fenomeni”, come affermavano i saggi scienziati Greci, i quali erano disposti ad accettare più di una teoria, a patto che permettesse di dedurre correttamente i fenomeni osservati. Ritengo che questi infamanti e puerili giudizi del Galimberti ed altri, mirino come sempre ad aumentare il livello di sedazione e di acquiescenza delle masse, alimentando l’incanto di un mondo inesistente, vestito di diritti, dignità e sacralità che non esistono più e forse non sono mai esistiti davvero. Sono una coperta di velluto che ammanta la brutalità necessaria al neocolonialismo e neo-imperialismo costruiti sull’ipocrita base neo-liberista che colora la guerra degli enti. Nessuno è indispensabile, ma la maggioranza preferisce vivere nella consapevolezza dell’assenza di un conflitto, non solo di classe, ma proprio “animale”, che è la struttura stessa della vita dei predatori. I leoni uccidono i cuccioli dei ghepardi perché rivali nella catena alimentare, tanto per fare un esempio lapalissiano. Ma l’uomo è molto bravo a mascherare le sue intenzioni, forse è davvero il migliore in questo. La Natura può anche non avere “intenzioni”, ma l’uomo ce le ha eccome, tutta la sua esistenza è un progetto che si colloca nella storia ed in un telos che ognuno di noi ritiene di dover raggiungere. Ad ogni modo, consiglio a chiunque la lettura di questo articolo del “Pedante” sul suo blog celebre, che fa il punto sulla questione: http://ilpedante.org/post/gombloddoh
Superbo pezzo di giornalismo, quello offerto dall’incontro/intervista di Francesco Toscano col Prof. Eugenio Capozzi.
https://www.youtube.com/watch?v=Xt-k8c4MrGQ
Capozzi è un intellettuale vero, un filosofo vero, un profondo conoscitore dell’animo umano e della geopolitica. Le sue parole sono oro colato, la sua disanima delle condizioni dell’occidentale medio è vera, quanto desolante. Il “progressismo relativista contemporaneo” (come egli lo chiama, ed io stesso l’ho spesso chiamato), ha degradato ciò che fu l’essere umano (salvo eccezioni) fino ad ancora due generazioni fa, a pura mera, gretta, opaca, cieca biologia. Zoè, solo zoologia: mangiare, bere, evacuare, copulare come aggrada, i.l p.i.ù. a. l.u.n.g.o. p.o.s.s.i.b.i.l.e! E dunque, la durata come imperativo categorico, supremo; vivere il più a lungo possibile; la farmacia come tabernacolo, il farmaco come sacramento, il vaccino come eucarestia.
Ecco servito l’ex uomo, mentre quello che ha costruito 26 secoli di Storia è in fase di cancellazione finale; al suo posto eccolo sostituito dalla crassa zoologia del capovolto moderno, il coviddaro che sacrifica la libertà al nuovo ordine farmaceutico; l’odiatore di chi valuta la libertà valore d’un ordine incommensurabile alla zoè, alla bruta durata dell’esserci.
La battaglia finale ha definitivamente chiaro l’orizzonte: da una parte i Padroni del Nuovo Ordine tecnocratico-finanziario-sanitario (con le loro sterminate plebi di bruti obbedienti e tremebondi); dall’altra i pochi uomini liberi, in piedi tra le rovine di una Civiltà che fu grandiosa.
Lei sembra rimpiangere i tempi in cui la plebe valeva meno di zero e senza antibiotici né vaccini. Scusi il buttarla in grossolana caciara, ma le elite ci son sempre state, quella religiosa in primis, e non vedo troppa differenza con l’oggi se non a vantaggio dell’oggi. Almeno in Paesi a democrazia sia pure imperfetta come il nostro gente come me e lei può dire la sua senza rischiare di essere passato per il camino. Lo scrivevo qualche dì fa: nessuno è perfetto, tutti noi siamo un misto di diffettucci, un po’ negazionisti, un pizzico complottisti, un bel po’ inquadrati senza mai vedere la nostra cornice ma solo quella degli altri. Amen
Confrontare le epoche storiche così, rischia di essere uno sport da bar. Non si capisce mai cosa si sta confrontando e sotto quale aspetto: il confronto è fra la situazione italiana o dei paesi occidentali? e con cosa? l’Europa dell’800? quella del seicento? il XII sec. ? gli antichi romani? E riguardo a cosa? la mortalità infantile? la vita media? oppure la salute effettiva degli uomini e la qualità della vita? E il resto del mondo? ce lo dimentichiamo sempre! Guardiamo l’Africa centro meridionale, per esempio: nell’800 era ancora un paese florido con grandi regni come quello degli Ashanti che solo il pregiudizio occidentalista più becero può considerare “barbari”, o città di conoscenza millenaria come Timbuctù. Adesso li si muore di fame, di stenti, di ambiente totalmente inquinato, di aids e di ebola. L’Occidente depreda da secoli tutti i giorni l’intero mondo seminando guerre e distruzione. Se ne avvantaggiano in pochi, negli stessi paesi occidentali, ma qualche briciola cade anche per le classi medie (fino a che esisteranno). E il paradosso è che si riesce pure a gloriarsi del bottino e chiamarlo progresso…
Anche lei come me esce dal seminato… Il mio grossolano intervento serbiva da intro alle conclusioni sulle quali non è entrato nel merito.
Il fatto e che gli interventi di Francescom, sempre così trancianti e netti, mi stimolano a considerare che nessuno è senza peccato, e tutti siamo carichi dei difetti che addossiamo agli altri da pulpiti fondati sulla sabbia della supponenza…
Per quel che ha detto sono perfettamente d’accordo con lei, ma mi reputo (quasi) fortunato di essere vissuto in questo tempo, in questa patria e con le possibilità di confronto allargato che offre oggi la tecnologia e la rete. Nei miei anni di adolescente certe cose potevamo solo sognarle… anche se non nego che eravamo felici di sognarle.
Certamente, ogni essere umano ha i propri limiti ed ogni visione delle cose è innervata con la nostra concreta vita più di quanto possiamo comprendere, ma esserne consapevoli, deve consentirci, almeno, di guardare le cose un po’ da lontano e nel lungo periodo. Per cui non sono affatto sicuro che le considerazioni mie e Sue, siano così lontane dal tema che stiamo trattando.
Ho studiato a lungo la storia di molti tempi e di molti paesi e ho dovuto constatare soprattutto infiniti orrori e crimini. Mi creda però, orrori e crimini lontanamente paragonabili a quelli che trovo nella storia degli ultimi 150 anni, altrove non ho potuto trovarli.
La domanda non è, dunque, sapere se siamo più o meno contenti della nostra attuale situazione personale, perché questo giudizio è condizionato da troppi fattori relativi e contingenti. Quello che dobbiamo chiederci è dove sta andando l’attuale sviluppo della presente umanità e se quello che sta accadendo (in buona parte del mondo) può essere tollerato da noi, in quanto uomini liberi ed aspiranti a qualcosa che possiamo chiamare “bene”, o se stiamo chiudendo gli occhi di fronte all’orrore, come fecero in tanti di fronte agli orrori del ‘900. Questo non significa metterci su un piedistallo e pretendere di giudicare la Storia, ma al contrario, scendere da qualsiasi piedistallo e capire che ci siamo dentro almeno fino al collo.
Se riteniamo di potere fare qualcosa, allora dobbiamo farlo urgentemente; se riteniamo di non potere fare nulla, allora dobbiamo avere il coraggio di guardarci allo specchio e interrogarci profondamente sul senso della nostra umanità e della nostra vita.
Lei sembra rimpiangere i tempi in cui la plebe valeva meno di zero
Mi perdoni Cipriani, ma anche adesso non mi sembra che la plebe valga qualcosa più di allora…. consideri solo i recenti brogli alle elezioni americane, e mi dica a cosa è valso il ricorso alla consultazione popolare.
Quel che voleva dire il gentile Francesco, a mio modesto avviso e il perfetta coerenza con quanto finora da lui postato, è il fatto che, a prescindere dalle condizioni del singolo, in passato si garantiva la sopravvivenza del sistema\specie mentre a fronte di un discutibile liberismo oggi stiamo forse meglio (in relazione all opulento Occidente e non oltre) ma vi sono meno garanzie di sopravvivenza del sistema sociale – troppo dispendiosa in termini di energia, la civiltà- e del sistema in generale. In questo forse, dobbiamo estendere la nostra pacata e privilegiata riflessione.
Grazie della sua attenzione, Sig. Fabio, in assoluta sintesi, ciò ho inteso dire è questo.
C’è una certa concordanza nel far cominciare la cosiddetta Storia ufficiale, ossia quella suffragata da fonti scritte, all’incirca nel VI secolo a.c.. Quindi, per semplificare, disponiamo di un orizzonte di 26 secoli (non sto parlando, ovviamente, della paleo-Storia). Osserviamo che per circa 21 di questi secoli, ci sono stati due elementi comuni a tutte le culture conosciute, malgrado le considerevoli, e talvolta inconciliabili, differenze di forma. Il primo elemento è il fondamento nella trascendenza; il secondo è la stabilità unità all’organicità.
Circa cinque secoli fa, in Occidente, ha luogo una frattura radicale col mondo precedente, da una società e umanità centrata sul Divino e sul sacro, si è passati ad una società ed una umanità centrate sull’umano e sul profano.
Da allora, progressivamente, si è osservata una inarrestabile frammentazione del tessuto sociale, alla nascita di guerre finalizzate non tanto alla conquista, quanto allo sterminio, e a stermini diretti, senza aver neppure dichiarato lo stato di guerra, di intere etnie, il più drammatico ed importante dei quali è stato quello, genocidio del tutto dimenticato, del nobile Popolo delle Grandi Pianure. Si parla di almeno 100.000.000 di esseri umani.
Taccio delle atrocità del secolo scorso, da poco ricordate da “Anonimo” (ottimo il suo ultimo post). Questa è la modernità.
Ed inoltre, mai prima nella Storia, l’umanità intera, per necessità occidentalizzatasi, è stata ed è a rischio di estinzione.
Dimenticavo: il suicidio è sempre esistito, ma era un’eccezione, oggi è epidemico; la vita stessa pare sia diventata una malattia. Stessa cosa per le patologie neoplastiche maligne (ne ho parlato un paio di anni fa), stessa cosa per quelle psichiatriche, in aumento vertiginoso.
In obbedienza alla massima “motus in fine velocior”, la stessa cronaca contemporanea subisce un moto di accelerazione che sembra esponenziale.
Infine, mai nella Storia si sono riscontrate differenze così abissali tra le classi dominanti e quelle dominate. La distanza tra un imperatore e un servo, in epoca medievale, quanto a mezzi, era incomparabilmente minore rispetto a quella, oggi, tra un impiegato o un operaio e un appartenente alle élites finanziarie. Mai, prima d’ora, il potere ha disposto di mezzi di controllo e dominio così capillari. Mai, come adesso e sempre più, il Potere ha raffinato la scienza e le tecniche psyops, trasferendole dall’ambito prettamente militare a quello civile. L’irreversibile zombificazione di almeno due terzi della popolazione, a proposito della finta pandemia Covid, prova la potenza terrificante di queste armi non convenzionali.
A partire dal Marzo di quest’anno, dal corpo centrale della Specie Umana, si è staccata una decadente involuzione di ex umani, quelli che io chiamo coviddari. Il terrore, l’attaccamento bramoso e parossistico alla brutale biologia, il conformismo, l’irresistibile compulsione a genuflettersi lingua a penzoloni davanti al Potere, in costoro, hanno distrutto ciò che fa di un bruto pezzo di carne un essere umano:
a, la capacità di discernere;
b il coraggio;
c, la dignità.
Forse, il solo aspetto positivo dell’azione sociale del Covid, è stato l’aver operato come una specie di solvente: da una parte i servi zombificati, dall’altra gli esseri umani. Servi e padroni, al momento, appaiono vincenti; perderanno, ma non prima di avere distrutto tutto ciò che deve esserlo. Quando questo incubo avrà fine, i padroni troveranno dimora nella Città Dolente; i servi avranno talmente mancata la propria umanità, da non trovar posto né all’Inferno, né nei Limbi.
Agamben, Capozzi, Fusaro, lo stesso Enzo Pennetta (e tantissimi altri, vedi Meluzzi), nella veste ufficiale da intellettuali, sostengono, dai rispettivi punti di vista, le medesime cose che qui, riguardo all’affare Covid, sostengo io:
1°, il virus, ovviamente, esiste.
2°, il suo uso politico è talmente pervasivo, sovversivo, e lesivo dei fondamentali diritti della persona umana, da configurare gli estremi di una campagna militare.
3°, di tipo militare è certamente l’applicazione di tecniche psyop nell’informazione di massa.
4°, i punti 2 e 3 non avrebbero trovato terreno su cui sorgere, se, i medesimi poteri che li hanno messi in atto, non avessero prima eradicato da larghissimi strati della popolazione il senso del Sacro (con la piena complicità dei vertici della ex Chiesa Cattolica).
5°, politicamente, l’operazione Covid ha facilitato un rapido trapasso dalle forme di democrazia occidentale a regimi totalitari di tipo tecnocratico.
Il punto 5 trova drammatico riscontro in quanto sta avvenendo in Francia (e in parte in Germania); dove vere rivolte di popolo sono soffocate, con sbirresca e ferina violenza, da una polizia che adotta strumenti (armi) e strategie di tipo militare. Il che porta al punto 3, nel silenzio tombale dei media di Regime.
P.s.
“Sì, ma oggi abbiamo gli antibiotici!”, reclama il modernista. E’ vero, talvolta gli antibiotici salvano la vita; vita che però si perde poi a causa delle decine di malattie artificiali dovute alla modernità, e la cui incidenza era in certi casi pressoché nulla prima dell’avvento della società delle macchine, dei consumi, della frenesia, del superfluo. Inutile farne l’elenco.
E’ anche vero che la chirurgia, e soprattutto la diagnostica, hanno offerto la possibilità di guarire da malattie precedentemente incurabili. Ma non dobbiamo dimenticare che entrambe sono il prodotto della stessa civiltà (delle macchine) che, spessissimo, crea le patologie per le quali chirurgia e diagnostica sono necessarie.
E’ anche vero che la medicina moderna, soprattutto la farmacologia (quella di una volta, al servizio della gente e non questa in monopolio alle multinazionali) ha eliminato molte patologie; ma, come ho mostrato, la cultura che ha reso possibili quelle medicine, ha creato malattie prima o inesistenti, oppure ad incidenza ridotta.
Alla fine è semplicemente una mera questione di costi e benefici: se il sistema su cui si fonda la medicina moderna è lo stesso che crea la maggior parte (ovviamente non tutte) le patologie che rendono necessarie entrambe, è evidente che ci troviamo dentro un circolo vizioso; o, piuttosto, una vera fantasmagoria, un’illusione. Caso davvero paradigmatico è l’ospedale: il luogo per eccellenza dove si cura; ma anche quello, tra tutti, dove è più facile ammalarsi e morire.
In tutto questo, non scordiamo il ruolo delle Corporazioni farmaceutiche, una piovra con una sola testa, Big Pharma, che ha una tale potenza da far cadere Governi (W la democrazia), e sostituire ministri, e che ha il massimo interesse a rendere la popolazione, ossia la clientela, dipendente dai suoi prodotti, ossia a rimanere cronicamente ammalata.
P.s.2
Non accetterò mai di farmi vaccinare, mai! Potranno togliermi tutto, persino rinchiudermi, ma non venderò la mia libertà e la mia dignità per nulla al mondo. Nessuno potrà violare il mio corpo, non c’è prezzo.
Però, sono contento che i primi a chiedere la sinistra eucarestia laica saranno i coviddari. Sarà un caso di giustizia immanente: se giovani, ci rimetteranno in salute e vivranno da menomati; se anziani, faranno appena a tempo ad incassare lo stipendio della loro stupidità e della loro codardia, e poi svaniranno nel nulla.
Farà benissimo a non vaccinarsi se non vorrà farlo e se ciò la fa sentire un umano non stupido, mi chiedo solo con quali precauzioni oggi cerchi di non farsi contagiare dal virus in oggetto. Immagino anche lei con la sua bella mascherina, a distanza, senza baci e abbracci… Se così non fosse, complimenti veri, senza malizia. Amen
Con le stesse identiche precauzioni (rispondo per me, ovviamente !!!) con cui ho sempre cercato di non farmi contagiare dagli altri virus influenzali…. cioè cercando di adottare gli stessi stili di vita che seguivo prima di queste assurdità.
Anche perché non mi sembra che la mortalità COVID (dati OMS) sia molto differente da quella di una normale influenza.
Per quel che può valere, apprezzo molto la pacatezza e lo stile degli ultimissimi interventi. Considerazioni condivisibili fatte in punta di piedi ma con fermezza e convinzione. Mi viene da pensare che noi, qui, senza offesa, siamo dei poveri cristi ma potenti. Vivendo molto da vicino la realtà del volontariato e dell’accoglienza dell’altro in disagio, posso affermare che se nulla possiamo a livello di massimi sistemi, se non in modo velleitario e fine a se stesso, molto possiamo a gittata di braccio e di voce. Lì possiamo davvero incidere, e cominciare a trasformare in meglio quel che ci circonda a partire da noi stessi. Arrivare a sera anche avendo compiuto un solo gesto di compassione paga la giornata e rende più sereni. Da provare!