Alla petizione sul clima del 17 giugno in cui si invitava alla prudenza nelle decisioni basate sulla teoria del riscaldamento climatico ha fatto seguito un contro documento.
Il confronto che si voleva evitare è servito.
Dopo che un centinaio di docenti di ogni disciplina scientifica attinente al clima o ad altri ambiti della fisica, geologia, chimica e altre discipline naturalistiche, hanno presentato una petizione ai Presidenti della Repubblica; del Consiglio; del Senato e della Camera, anziché rispondere nel merito alle osservazioni un contro-gruppo organizzato dal Prof. Roberto Buizza della scuola di scienze economiche e di management “Sant’Anna” di Pisa che ha pensato bene di organizzare una contro-petizione con più firme (e anche in questo caso non tutte di climatologi) ma con meno argomenti, metodo indicativo della loro mentalità: non sono importanti gli argomenti ma in quanti li sostengono.
La contro petizione inizia in modo assai poco scientifico dalle conclusioni: “Il riscaldamento globale è di origine antropica”
Vediamo quindi a seguire il perché secondo la petizione promossa dalla scuola di management Sant’Anna:
1-Dati osservati provenienti da una pluralità di fonti dicono che il sistema Terra è oggi sottoposto a variazioni climatiche molto marcate che stanno avvenendo su scale di tempo estremamente brevi;
Una constatazione che non dice nulla sull’origine antropica del fenomeno.
2-Le osservazioni indicano chiaramente che le concentrazioni di gas serra in atmosfera, quali l’anidride carbonica e il metano, sono in continua crescita, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito ad un utilizzo sempre più massiccio di combustibili fossili e al crescente diffondersi di alcune pratiche agricole, quali gli allevamenti intensivi;
La CO2 è in crescita ma questo non è un elemento necessario e sufficiente a dimostrare quale sia il “drive” del riscaldamento e tanto meno la una sua causa antropica. Il problema degli allevamenti intensivi non è principalmente legato al metano ma ad aspetti di rispetto degli animali e di una sana alimentazione.
3- Le misure dell’aumento dei gas-serra e delle variazioni del clima terrestre confermano ciò che la fisica di base ci dice e quanto i modelli del sistema Terra indicano: le attività antropiche sono la causa principale dei cambiamenti climatici a scala globale cui stiamo assistendo;
La CO2 secondo la fisica di base è rilasciata dagli oceani a causa del riscaldamento, una correlazione non è una prova di relazione causa-effetto. I modelli sono tali perché rappresentano la realtà e quindi possono anche essere difettosi, fatto provato dalla mancata previsione dell’effettivo riscaldamento del clima negli ultimi anni.
4-Migliaia di scienziati che studiano il clima del sistema Terra, la sua evoluzione e le attività umane, concordano sul fatto che ci sia una relazione di causa ed effetto tra l’aumento dei gas serra di origine antropica e l’aumento della temperatura globale terrestre, come confermato dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che riassumono i risultati pubblicati dalla comunità scientifica globale;
Il metodo scientifico non tiene conto del numero dei sostenitori di una data teoria. Argomento fallace e anti scientifico.
5-I modelli numerici del sistema Terra basati sulle leggi della fisica sono gli strumenti più realistici che abbiamo a disposizione per studiare il clima, per analizzare le cause dei cambiamenti climatici osservati e per stimare possibili scenari di clima futuro; questi modelli sono sempre più affidabili grazie all’accrescimento della rete di osservazioni utilizzate per validare la loro qualità, al miglioramento della nostra conoscenza dei fenomeni che influenzano il clima e alla disponibilità di risorse computazionali ad alte prestazioni;
i modelli finora usati hanno sbagliato. Le temperature previste e quelle misurate non concordano.
6- L’esistenza di una variabilità climatica di origine naturale non può essere addotta come argomento per negare o sminuire l’esistenza di un riscaldamento globale dovuto alle emissioni di gas serra; la variabilità naturale si sovrappone a quella di origine antropica, e la comunità scientifica possiede gli strumenti per analizzare entrambe le componenti e studiare le loro interazioni;
Prendiamo atto con piacere che riguardo la variabilità di origine naturale “la comunità scientifica possiede gli strumenti per analizzare entrambe le componenti e studiare le loro interazioni”. Anche la comunità scientifica della prima petizione possiede tali strumenti.
7-Gli scenari futuri “business as usual” (cioè in assenza di politiche di riduzione di emissioni di gas serra) prodotti dai tutti i modelli del sistema Terra scientificamente accreditati, indicano che gli effetti dei cambiamenti climatici su innumerevoli settori della società e sugli ecosistemi naturali sono tali da mettere in pericolo lo sviluppo sostenibile della società come oggi la conosciamo, e quindi il futuro delle prossime generazioni
Ancora i “modelli” e non i riscontri effettivi sono gli argomenti su cui si appoggia il discorso. Quegli stessi modelli che, ricordiamo, sinora hanno fallito.
8- Devono essere pertanto intraprese misure efficaci e urgenti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici ad esso associati al di sotto del livello di pericolo indicato dall’accordo di Parigi del 2015 (mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguire sforzi volti a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C);
La conclusione è indebita in quanto non si sono precedentemente dimostrati gli argomenti che ne sarebbero a fondamento
La prima petizione portava argomenti precisi e verificabili, la seconda affermazioni generiche che sarebbero facilmente confutabili ma che evidentemente non interessa a nessuno verificare.
La petizione promossa dal Prof. della scuola di management Sant’Anna è la proverbiale montagna che partorisce un topolino, ma non poteva essere diversamente, non hanno gli argomenti e quindi si adattano con la retorica.
29 commenti
Incredibile che sia la retorica a combattere una petizione fondata con dati cientifici ma certo la massa tende solo a leggere i titoli e non approfondire sull’argomento. Mi viene in mente quando Rachel Carson pubblica “La primavera Silenziosa” una ricerca scientifica che dimostra i danni irreversibili generati del DDT e dei fitofarmaci sia sull’ambiente che sugli esseri umani e subito dopo con più diffusione pubblicano un studio pseudocientifico che parlava del vantaggio.
Ma bisognerebbe questionarci su cosa c’è e chi c’è dietro a tutto questo?
Perché insistono in diffondete un argomento mediatico senza un fondamento scientifico?
Qui veramente guadagnerebbe? Che interessi economici, politici e sociali stano dietro?
È l’uomo responsabile o questa idea rinforza la tesi Malthusiana di eliminare i poveri?
Così sì limità la crescità delle Nazioni in Sviluppo!
Grazie Pennetta per la diffusione della verità sono molto grata di seguirti e stò leggendo L’ultimo Uomo preso della Biblioteca di Scandicci a Firenze (l’unico libro in tutto Firenze).
Da quando ti ho ascoltato recentemente in Byoblu sono andata subito a cercare il tuo libro e non lascio di pensare comè è stato possibile questo condizionamento e che è necessario mettere in discussione è in evidenza una élite e un potere al sevizio di essi.
Sono anni che retengo che siamo schiavi moderni con piccole soddisfazione e tanti distrazione. Ma basta, non tutti siamo ignoti. Scusa la mia padronanza della lingua italiana ma continuerò a diffondere le tue ricerche in Messico.
Sempre ho creduto nella saggezza degli Italiani e sono contenta esista questo dibattito e parta propio di un popolo storicamente straordinario con una ricchezza e saggezza culturale, intellettuale e artistica unica che sopravvive pese al suo governanti senza scrupoli.
Buonasera Eugenia, non avrei mai pensato che qualcuno andando così lontano come in Messico avrebbe parlato del mio lavoro, grazie.
Riguardo ai quesiti che lei solleva tante cose sono state scritte anche qui su CS, di base resta che la scienza è uno strumento potente sia dal punto di vista operativo che per via dell’autorevolezza di cui è rivestita e quindi è inevitabile che sia al centro di tentativi di strumentalizzazione di ogni tipo.
Le ricostruzioni che ho effettuato nei miei libri e qui sul sito aiutano a fare luce su alcune delle distorsioni che avvengono come strumento di governo e potere, una volta viste tutto diventa più comprensibile e una volta capito non si torna indietro.
In Italia si trovano molte idee spesso contrastanti ed effettivamente spesso da questi contrasti vengono fuori movimenti che poi interessano altri paesi, speriamo che anche stavolta sia così.
Un caro saluto.
Gent. sig. Pennetta:
Perdoni la mia ignoranza, ma che cosa c’entra la
scuola di scienze ECONOMICHE e di MANAGEMENT con
la CLIMATOLOGIA e L’ECOLOGIA?
Perché questi individui che si occupano principalmente di SOLDI
si arrogano il diritto di mettere becco sui fenomeni naturali?(se gli scienziati (coraggiosi) della prima petizione avessero commesso la stessa invasione di campo nei confronti di economia/finanza e management, può scommettere professore che li avrebbero subito messi alla pubblica gogna)
PS: è per questo forse che l’orso della foto sta protestando?, con aria piuttosto sconsolata peraltro… X ))
Carissimo Intel, mi fa piacere l’osservazione perché mi ero posto la stessa domanda, la risposta è che più che di clima si parla di business, l’asimmetria con il trattamento riservato agli scienziati della prima petizione è clamorosa.
Concordo con le tesi dell’articolo.
Noto che sotto il Sole nulla v’è di nuovo, una volta imperava “ipse lo ha detto” (Aristotele, Imperatore, Papa, papà, lo zio intelligente, il farmacista); oggi impera lo hanno detto “Migliaia di scienziati che studiano il clima del sistema Terra, la sua evoluzione e le attività umane, ecc…”. Cambiano le vesti dei sacerdoti, ma il “principio di autorità” che a detta della neo casta sacerdotale sarebbe stato soppiantato della neutralità, dall’oggettività, dalla trasparenza, ed infine (ci mancherebbe) dalla democraticità della Scienza, rimane inalterato. Ovviamente, i neo negano questo mio assunto, adducendo un argomento che sembra inconfutabile, mentre è perfettamente circolare, e dunque nullo. In sostanza dicono questo: non è vero che la verità della Scienza è tale per autorità, infatti, tutti quanti possono verificare, una volta create le condizioni che hanno già portato altri a capire e verificare. Compiuto questo percorso, allora non si può che concordare con la tesi “migliaia di scienziati studiano ecc…”. Se non concordi, è evidente che non sei qualificato, e ti lasciamo parlare solo perché siamo educati e tolleranti.
Si può negare che sia così?
Ebbene, dove sta la differenza coi secoli bui? Il percorso di formazione per quelle che erano le scienze e le modalità conoscitive di allora, si basava sull’autorità soltanto ex post, esattamente come oggi. L’iter didattico e formativo era di una rigorosità che chi poco conosce l’argomento neppure immagina. E che non si trattasse di aria bollita, lo testimoniano opere imperiture e tuttora attuali come i ponti romani, le vie di comunicazione, e più tardi le Chiese e i Palazzi. Un solo esempio, per quanto superfluo, ma giusto per prevenire obiezioni pavloviane: ponte Milvio. Fu costruito un secolo prima di Cristo, e sta ancora lì e collega il quartiere Parioli al quartiere Tor di Quinto (se ricordo bene). Il ponte Morandi, costruito con la scienza di 21 secoli appresso… impongo alle mie dita di fermarsi…
Lo scienziato di allora, esattamente come quello di oggi, approfondiva prima la teoria, poi passava alla fase di apprendistato, ed infine veniva introdotto alla verifica di ciò che aveva studiato e praticato. Soddisfatte queste condizioni, o concordava con la tradizione corrente, oppure veniva considerato non qualificato. Proprio come oggi. Allora come oggi, il Colosseo sta in piedi per la bellezza delle Odi di Orazio, o perché coerente matematicamente all’ingegneria strutturale?
Quello della democraticità della Scienza è un problema radicalmente falso; creato (di proposito, suppongo) per nascondere quello vero: ossia che la Scienza può accreditarsi solo per i frutti che dà, e non per quello che la figura immaginaria dello scienziato disincarnato pretende che essa sia. Che frutti ha dato la Scienza? Tre secoli fa il pianeta non era ancora così diverso dai tempi dei Faraoni, oggi è sull’orlo dell’annientamento. Correlazione, verissimo, non vuol dire relazione causale; ma non vuol dire neppure il contrario. La cosa certa ed inconfutabile è che la Scienza ha dato all’umanità che l’ha creata, i mezzi per l’autoestinzione, e per porre fine a qualsiasi Scienza. E quindi lascio la questione aperta.
Posto ciò e come conseguenza di ciò, e dato che su questo ciò si gioca la sopravvivenza dei nostri figli, delle rose, e di tutta la bellezza che ci circonda, e dato che (cito il Prof. Pennetta) “Il metodo scientifico non tiene conto del numero dei sostenitori di una data teoria” (verissimo), io chiedo, qual è, allora, il criterio certo per determinare cosa fare e cosa non fare? Ma la stessa Scienza (anzi, uno dei suoi assunti epistemologici di base) ci spiega che tale criterio certo non esiste. E se non esiste, nell’impossibilità di sapere che fare davanti ad una questione di vita o di morte, causa da un certo uso della Scienza, che me ne faccio (della Scienza)?
E a questo punto, a me viene in mente la storia dell’apprendista stregone.
P.s.
Debbo al Dr. Vomiero una risposta al suo ultimo post; quando si aprirà una discussione analoga alla precedente, gliela darò.
Molto interessanti le tue considerazioni Francescom.
Riguardo la ripetibilità dei risultati puoi da subito rispondere che questa esiste per lo più teoricamente, neanche i laboratori lo fanno:
https://www.nature.com/news/reality-check-on-reproducibility-1.19961
Nel caso del clima poi si tratta di modelli di previsione matematici per cui un singolo cittadino non può metterci il naso, poi se, come nel mio caso, contesta che le previsioni non sono state rispettate ti risbattono contra i mille mila studi che dicono che hai torto.
La scienza è uno strumento e come tale va usato, non tutte le questioni sono controverse, ad esempio nessuno dubita delle leggi fisiche, chimiche e meccaniche quando si siede in auto e avvia il motore, le discussioni vertono su pochi argomenti ma dal punto di vista soci economico rievantissimi.
Quello che gli scientisti non vogliono ascoltare è che i fenomeni sono competenza della scienza la politica con le su decisioni no.
Preg.mo Prof., con “Molto interessanti le tue considerazioni Francescom”, presumo che intenda passare dal lei al tu. Se così, diversamente chiedo scusa per il fraintendimento, accetto di buon grado. In generale, sono molto restio all’uso del tu (per via del fariseismo pseudo democratico che lo sottende), tanto che spesso dico, ironicamente, che mi capita di dare del lei anche a me stesso. In questo caso, per la grande stima che nutro per la tua determinazione e la qualità del tuo lavoro, appunto, sono onorato del tu.
Scrivi bene (“La scienza è uno strumento e come tale va usato”) che, in attesa di determinarne esattamente la natura possiamo dire, del tutto empiricamente, la scienza è uno strumento. E aggiungo che è uno strumento potentissimo. La mia critica non concerne questo punto, ma il suo status epistemologico, e quindi la natura di tale conoscenza, la sua portata ed i suoi limiti. Ma anche i suoi presupposti, che ne determinano i fini. Dei presupposti e dei fini se ne parla poco anche tra filosofi epistemologhi; qui, ho provato a buttare l’amo, ma non ho avuto un buon ritorno. L’idea che gli stessi scienziati ne hanno – salvo pochissime ed eccellentissime eccezioni (penso ad un Heisemberg o ad uno Schrodinger; “Fisica ed oltre” e Fisica e filosofia” del primo; e “Cos’è la vita” del secondo; testi di altissimo livello e contenuto) è spesso di una ingenuità disarmante.
Ma anche sul piano semplicemente metodologico, mi pare che il tanto idolatrato principio di riproducibilità non sia stato oggetto della disamina critica che meriterebbe.
L’articolo che hai allegato comincia così:
“The ability to reproduce experiments is at the heart of science, yet failure to do so is a routine part of research. Some amount of irreproducibility is inevitable”.
In sostanza e in sintesi, qui si dice che la capacità di riprodurre un esperimento è un’abilità che concerne il nocciolo della Scienza; e si dà per assodato che un certo margine di non riproducibilità (quale?) è inevitabile; ma la si accetta come prezzo adeguato. Nel seguito dell’articolo, tuttavia, non ho trovato una vera spiegazione del perché ciò. Ma non è’ questo il punto, e neppure che “ability” non significa niente. In realtà, riprodurre un esperimento non è una questione di abilità, o disponibilità di mezzi; e l’irriproducibilità (o la riproducibilità) non è relativa o limitata. Sto affermando l’assoluta impossibilità sia della riproducibilità che della ripetibilità (che sono cose diverse) di un esperimento. Senza addentrarmi più di tanto nel tema, non mi pare occorra essere dei geni filosofici per capire che nulla può essere riprodotto sul piano fenomenologico, perché nulla rimane uguale, altrimenti non staremmo parlando di fenomeni. Si può contestare? E se non si può (salvo arrampicate sugli specchi), che ne è di uno dei miti fondanti?
“Non mi pare occorra essere dei geni filosofici per capire che nulla può essere riprodotto sul piano fenomenologico, perché nulla rimane uguale, altrimenti non staremmo parlando di fenomeni. Si può contestare? ”
No, ha ragione FrancescoM, non si può contestare… Quello che eventualmente si potrebbe contestare è che questo che lei cita possa essere frainteso come l’obiettivo primario della scienza, e infatti non lo è. E’ proprio questo il punto. La scienza sperimentale non ha nessuna pretesa di raggiungere Verità Assolute o Verità Ultime, ma piuttosto cerca di inventare strumenti e metodi utili per riuscire a comprendere e a descrivere il Mondo nel modo più affidabile e oggettivo possibile. E per fare questo, utilizzando per quanto possibile il linguaggio matematico, ma non solo, costruisce modelli e teorie. Un modello, quindi, sarà sempre un modello, non il fenomeno stesso, ma quel modello, proprio perchè costruito dalle informazioni raccolte dalla ricerca e dall’indagine scientifica, sarà sempre il migliore modello di un fenomeno che avrò a disposizione per continuare la ricerca con lo scopo di costruire eventualmente modelli sempre migliori. Vede, gli scienziati “moderni”, a differenza di quelli vittoriani, hanno capito per esempio che il mondo che ci troviamo davanti è troppo complesso per pensare che tutto possa essere matematizzabile, computabile e prevedibile in dettaglio, dalla “realtà” contestuale della meccanica quantistica ai fenomeni biologici. A me, le ripeto, questa situazione appassiona molto e mi dà una grande soddisfazione intellettuale quando, in qualche modo, i conti poi tornano e scopriamo qualcosa di più sul mondo; a qualcun’altro invece questo potrà anche non piacere e troverà soddisfazione in altre forme del sapere che con la scienza, comunque, hanno ben poco a che spartire…
“No, ha ragione FrancescoM, non si può contestare… Quello che eventualmente si potrebbe contestare è che questo che lei cita possa essere frainteso come l’obiettivo primario della scienza, e infatti non lo è”.
Dr. Vomiero, lei si confonde, e non c’è nulla da contestare; difatti, io non ho MAI scritto (sennò mi mostri dove, per favore, prima di proseguire) che la riproducibilità è l’obiettivo primario della Scienza. Ho scritto chiaramente, ed in modo non equivoco, che la riproducibilità è uno degli elementi o fasi irrinunciabili del metodo scientifico. Secondo ciò che la Scienza stessa impone a se stessa per definirsi come metodo, un esperimento deve poter essere ripetuto da chiunque, a parità di condizioni, e dare sempre lo stesso risultato.
Io ho sempre sostenuto, predicando al deserto, che questo è impossibile (cosa sulla quale mi pare che anche lei sia d’accordo), e che venendo meno uno degli elementi fondanti e definenti il metodo stesso (ed anzi accreditando l’impossibile per possibile), esso (metodo scientifico) si strangola nell’auto contraddittorietà è sprofonda nell’inconsistenza. Non c’è scampo.
Resta il fatto che a pensarla così (che la riproducibilità è impossibile) siamo in due, lei ed io. Diversamente mi mostri un solo testo, scientifico/epistemologico, dove si condivide la mia tesi. E siccome la mia tesi è inconfutabile, allora sono gli scienziati a non sapere di che parlano.
Poi, dopo avermi partecipato di cose che mi son ben note (ma la ringrazio lo stesso), conclude così:
“…i conti poi tornano e scopriamo qualcosa di più sul mondo; a qualcun’altro invece questo potrà anche non piacere e troverà soddisfazione in altre forme del sapere che con la scienza, comunque, hanno ben poco a che spartire…”
Cosa scopriamo di più sul mondo? Cosa? Ciò che è vero la mattina, non è più tanto vero la sera. Pseudo “verità”, vere alle sette del mattino e poi sostituite da altre pseudo verità, vere alle 23; e poi nuovamente sostituite con altre pseudo verità alle 14 del giorno appresso, diventate però obsolete alle due di notte successive. Lei lo trova affascinante? Nessuno glielo impedisce, se questo serve a darle la sensazione che la sua vita (nata per caso, in un universo senza significato, e che si spegnerà senza lasciare traccia) assuma significato e scopo, buon per lei. Davvero, ne sono contento. Ma perché scrive che “a qualcun altro questo potrà non piacere”? A chi si riferisce? Io, quando parlo di scienza “dura e pura” mi riferisco chiaramente, senza minuettare, a due interlocutori del sito: lei o Greylines. Lei a chi? E se qualcun altro dovesse poi trovare maggiore soddisfazione in “altre forme” di conoscenza, che facciamo, Dott. Vomiero, lo rieduchiamo? Ma soprattutto: come vede so abbastanza del suo campo, da poterne evidenziare le abbaglianti contraddizioni (ed altre ne mostrerò). Lei, cosa sa di “altre forme” di conoscenza? Io seguo costantemente gli sviluppi della riflessione epistemologica; e non da ora, da decenni. Lei, da quanto tempo segue studi e approfondimenti su “altre forme di conoscenza”? Giacché, per parlarne, deve averne una familiarità talw che, davvero, mi piacerebbe condividere con lei.
In ogni caso, se risponde, per favore, rimanga sui temi trattati.
Tra la scienza di oggi e la scienza di ieri e dell’altro ieri preferisco cento volte di più la scienza di oggi, con tutti i suoi limiti. Chiedo: chi tornerebbe indietro, chi rinuncerebbe alle comodità di oggi, compresa la possibilità di interagire tra noi in presa diretta come facciamo? Credo che certa nostalgia del bel tempo che fu sia canaglia, e scusate la citazione di bassa lega. Alle cure del cerusico e alle sanguisughe preferisco l’antibiotico e il vaccino… E alla scienza di oggi, sospetto, sarà pur’anche preferibile la scienza di domani. Per me, idealista e oggi ottimista, la via segnata è quella del progresso.
Credo che non si tratti di “scienza di ieri” versus “scienza di oggi”, ovviamente le scoperte e le tecniche sono un bene a disposizione di tutti, penso che anche i medievali fossero contenti dell’invenzione della bussola o cose del genere.
Non è certamente questo il punto ma la strumentalizzazione e quindi la falsa scienza che porta a prendere decisioni conseguentemente errate.
Buonasera prof.Pennetta, visto che il fenomeno dello “scetticismo climatico” mi interessa molto sotto vari aspetti le volevo chiedere: se secondo lei le attività umane non sono la principale causa del riscaldamento globale osservato, allora quale o quali sarebbero le cause? Penso che lei si sarà fatto un’idea…
Vede Vomiero, già il fatto di usare il termine “scetticismo” anziché contestare nel merito mi fa venire voglia di troncare.
Le risposte le sa bene, sono scritte in decine di articoli, intanto mi dica cosa ne pensa delle previsioni fallite dell’IPCC e cosa deve dedurne la scienza galileiana.
Enzo, scusa ma ritengo utile che l’immagine qui sopra venga ridimensionata
Ciao Valentino, il problema è che non so come fare!
Poi comunque così grande forse l’elefante nella stanza si vede meglio…
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Nei commenti è diverso, la metti e basta, non c’è possibilità di intervenire.
Porti pazienza per il termine “scetticismo climatico”, ora lo chiamano così. Comunque, vede, è lei che non risponde quasi mai puntualmente alle mie domande, io le ho semplicemente chiesto quale o quali siano secondo lei le cause del riscaldamento globale osservato, una volta tolte quelle antropiche. Sole? oceani? Cause astronomiche? Perchè poi eventualmente si poteva discutere di quelle e delle eventuali “prove” a loro favore, se ci sono… Le sue obiezioni alla teoria antropica del riscaldamento globale certo che le conosco bene e ne abbiamo discusso spesso.
I termini contengono dei giudizi, il primo ad usare questa parola che io ricordi è stato Al Gore, uno scettico è un personaggio un po’ stupido che non crede che si possa arrivare a delle conclusioni nonostante tutte le evidenze possibili “persona che dubita di tutto, che non crede in nulla”, diz. Treccani. Quindi è assolutamente un termine di propaganda.
Riguardo alle domande le cause del riscaldamento vanno oltre la confutazione popperiana della teoria dell’AGW che è il tema correlato di questo articolo ed entrare in quel campo significherebbe deviare dal discorso e fare un’operazione di spin che non intendo fare.
Ricordo che i tema dell’articolo è l’inconsistenza dlle argomentazioni della contro petizione, non cosa io penso delle cause del GW.
Buongiorno FrancescoM, non so se mi sbaglio, ma dal suo commento lei mi sembra un pò infastidito e francamente non capisco il perchè, visto che finalmente avevamo trovato qualche punto in comune sui nostri ragionamenti come quello del divenire delle cose e l’impossibilità scientifica di una piena comprensione e riproducibilità di molti fenomeni. E riguardo alla chiosa finale, mi creda, non mi riferivo a lei, ma, senza polemica e come dato di fatto, alla maggior parte delle persone che non la pensano come me riguardo i valori della scienza.
Comunque lei dice: “Resta il fatto che a pensarla così (che la riproducibilità è impossibile) siamo in due, lei ed io. Diversamente mi mostri un solo testo, scientifico/epistemologico, dove si condivide la mia tesi “. Per esempio un testo che abbiamo citato spesso e che mi permetta di consigliarle, se le interessa approfondire la biologia evoluzionistica, “Evoluzione” di Ferraguti-Castellaci, pag.208, si parla di scienze storiche che indagano fatti unici e irripetibili e dove quindi i concetti di esperimento e riproducibilità acquistano un significato un pò diverso da quello più facilmente conosciuto e mutuato dalla fisica classica (mi riferisco anche a questo quando parlo di diverse epistemologie per scienze diverse). E comunque anche nei saggi scritti da scienziati che spiegano la scienza questo riferimento è spesso discusso senza problemi. Riguardo la seconda parte del suo intervento le posso rispondere che sì, io preferisco una conoscenza che può anche essere a volte parziale e non definitiva, ma supportata da prove e evidenze scientifiche, piuttosto di presunte Verità di cui non posso in alcun modo dimostrarne l’esistenza. E dovrebbe farlo anche lei se non vuole rischiare di morire di cancro al polmone per il fumo di tabacco o incontrare probabili problemi di salute per una dieta sbagliata.Tutto qui, quindi, riguardo l’accusa che lei mi lancia, di sparlare di quello che non conosco, si sbaglia, perchè io non ho mai parlato nè di Dio, nè di storia, nè dei contenuti dei singoli filosofi, anche perchè francamente mi interessa poco. Di scienza ed epistemologia scientifica, invece ritengo di avere i titoli, l’esperienza e le competenze per esprimermi. Spero di essere rimasto sui temi trattati, anche se OT, chiedo scusa.
Ma no, nessun fastidio, ne stia certo, anche perché non ve ne sarebbe ragione. E poi, le ho già scritto che apprezzo il suo galateo nell’interloquire. Quando scrivo di getto, come oggi, non mi curo di bilanciare le virgole coi punti esclamativi.
Chiarito.
Torniamo alla riproducibilità. Ricordo fu oggetto di due miei esami di filosofia della Scienza ( 1 e 2), con un famoso (ai tempi) professore e personaggio pubblico, Fausto Antonini, assurto alle cronache per essere stato lo specialista di riferimento della celeberrima trasmissione radiofonica “Chiamate Roma 31 31”. Si parlò di riproducibilità forte e debole; tanto più la riproducibilità è forte, quanto più ci si avvicina alla purezza del metodo. E qui si entra in un territorio in cui ciascuno tira la giacchetta dalla propria parte. Fermo restando che tutti fanno a gara (con risultati spesso esilaranti, come nel caso della Psicoanalisi), per accreditare una “propria” riproducibilità”. Ma che si arrivi a parlare di riproducibilità nelle scienze storiche, come fa questo Ferraguti-Castellacci, che non conosco, ci porta dritti dritti nell’Hegeliana notte in cui tutte le vacche sono nere. Qui non si tratta di leggere o non leggere tesi “originali”, ma di decidere con se stessi se si ha voglia di impiegare tempo con chi sostiene che i cerchi, con un po’ di impegno e di lavoro sul lessico, possano diventare quadrati.
Detto ciò, vedo che, però, non sono riuscito a spiegare un punto davvero semplicissimo.
Io sostengo due cose:
1°: (non per mio decreto, ma per statuto imposto a se stessa dalla Scienza), senza riproducibilità dell’esperimento, non c’è Scienza. Può essere una riproducibilità di tipo forte o di tipo debole; ma se non c’è riproducibilità, non c’è Scienza. Questo è quello che ho sempre letto su tutti i libri, articoli, riviste, che trattano di Scienza. Questo è quanto si legge ancora, ovunque, sui testi di quella biblioteca virtuale che è internet. Seguono tre esempi tra centinaia di migliaia, che dicono tutti la stessa cosa.
https://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_scientifico
https://www.gmpe.it/metodo-scientifico
https://www.wired.it/scienza/lab/2014/02/28/guida-metodo-scientifico/?refresh_ce=
Punto 2°, semplice, radicale, inconfutabile, vero: la riproducibilità (fenomenologica) è una impossibilità. Punto.
Se il punto 1 e il punto due sono veri, e lo sono, ciò che viene definita Scienza, qualsiasi cosa sia, non è ciò che essa stessa si definisce. Ora, siccome (per fortuna o per disgrazia) non sono nato ieri, non mi aspetto certo che mi si dia ragione e che, magari, si prenda atto che bisogna darsi da fare per una rifondazione completa. No, so che questo non avverrà, ci sono già passato. Si procederà invece a passare il lessico ad un letto di Procuste, e ci attrezzerà per una bella arrampicata sugli specchi.
Se non avrò segni chiari di essere stato capito, non ci si adombri, se non replicherò.
P.s.
Mi scrive:
“Riguardo la seconda parte del suo intervento le posso rispondere che sì, io preferisco una conoscenza che può anche essere a volte parziale e non definitiva, ma supportata da prove e evidenze scientifiche, piuttosto di presunte Verità di cui non posso in alcun modo dimostrarne l’esistenza”
Ecco, vede, per me questo è il tipico argomentare tautologico; ho cercato si spiegarglielo più volte, senza successo. Lei presume (ed è davvero l’ultima volta che ne parlo) che il solo modo affinché qualcosa possa essere conosciuto e essere riconosciuto come esistente, è attraverso il metodo scientifico. Lo presume, appunto, giacché è stato lei stesso a dichiarare di non sapere nulla di altre modalità di conoscenza. Ma se non ne sa nulla, perbacco, sulla base di cosa asserisce che solo la sua modalità di conoscere è quella vera?
Una domanda: quando lei assume una farmaco, su che basi confida che possa avere un effetto benefico? Ci spera semplicemente o “sa” che è stato sperimentato più e più volte e che in buona sostanza produrrà gli effetti previsti?
Amo il metodo scientifico, che ritengo rassicurante… Il fatto che il metodo scientifico preveda la correzione\sostituzione di una teoria non appena i presupposti che l’avevano sostenuta vengono meno, è la forza del metodo scientifico, non la sua debolezza, e ne rivela la sua perfetta coerenza a garanzia di un modo di procedere sempre sotto la lente della comunità scientifica tutta. Esiste un altro campo dello scibile umano che sia soggetto a queste ferree regole?
Sono molto d’accordo con questo suo intervento sig.Cipriani.
Amo anche io il metodo scientifico, allora si corregga a teoria perché è stata falsificata, se invece non la si vuole ammettere come errata non è vero che si ama il metodo scientifico.
Più volte ho sostenuto qui che per quanto mi riguarda vedo il bicchiere mezzo pieno… La “teoria” è in continuo affinamento, in continua correzione, magari si tramuterà in qualcosa di diverso, in un’altra teoria, passetto dopo passetto. Non si può pretendere di sostituirla con qualcosa che ancora non esiste.
La teoria del riscaldamento globale causato dall’uomo di fatto è diventata una religione moderna, e come tale è usata dai potenti come strumento di governo. L’uomo moderno non crede più di essere figlio di Dio e signore del creato, bensì di essere frutto di evoluzione casuale, figlio degenere della Madre Terra e cancro della Natura. Non spera più nel paradiso celeste da guadagnare con una vita virtuosa, ma in un utopistico paradiso in terra, raggiungibile per diritto, dove tutte le diversità sono abolite e nulla è vietato. Non si pubblicano più appelli scientifici, ma encicliche, anzi, oggi sono le encicliche a fare propri opinabilissimi temi scientifici. Corrono tempi cattivi, ma se ne preparano di peggiori.
AWG, propaganda, finanza.
Dal sito http://www.pressenza.com/it/2019/03/fridays-for-future-25000-a-berlino-con-greta-thunberg/ evidenzio questa frase:
“Siamo la generazione che può e deve cambiare il caos climatico”, ha detto l’attivista Luisa Neubauer, “perché siamo più globali, collegati e agili della generazione precedente”.
Loro lo sono, è assiomatico, facciamocene una ragione. L’assunto della filosofia mono-neuronale, in poche parole, è questo: quello che segue è sempre meglio di ciò che precede. Domani è meglio di oggi, l’anno appresso, meglio di quello in corso. Felicità = futuro. Loro sì che sono compiutamente umani e scientifici! Per esserlo, e qui sta il fulcro manipolatorio del messaggio, devi essere “globale”, “collegato” e “agile”. Non come la sterminata massa di minus habens oggi ultratrentenne, e men che meno, l’oceano sconfinato di idioti in forma umana che ha abitato il pianeta, fino all’avvento dei “loro”, i “globali” i “collegati” gli “agili” e gli “scientifici”. Capito? Oltretutto, dallo loro hanno ben il 97% degli scienziati (proprio il 97%, sic!!!).
I locali, gli scollegati, gli anchilosati, possono solo respirare (con moderazione, per via del CO2).
E’ sorta poi una polemica su una foto, https://www.butac.it/greta-collabora-con-one-campaign-e-quindi/, Vi si vede la giovanissima Thunberg proprio con questa Luisa Neubauer, che pare farle da tata.
Siti antibufale come Butac, Wired, bufale.net e altri, che hanno sostituito il Sant’Uffizio, sbugiardano i complottisti, ex eretici, che si infiammano a sentire nominare Soros, a loro dire; ad esempio qui: http://www.bufale.net/questa-e-la-manager-di-greta-il-suo-nome-e-neubauer-membro-di-one-foundation-gestita-da-bono-vox-bill-gates-e-george-soros-ti-basta/
Beh, purtroppo, qui siamo sotto l’analfabetismo, infatti, non sbugiardano affatto, semmai confermano. L’unico errore nella notizia concerne un banalissimo refuso; anziché “One Foundation”, l’organizzazione globalista in questione si chiama “One Campaign”. Per il resto, è tutto esattamente come sinteticamente riportato nella foto/notizia (e in molti siti “complottisti”). Luisa Neubauer è stipendiata da Soros (Gates, ecc…), attraverso la famigerata “Open Society” la “Gates” di Bill Gates, attraverso “One Campaign”. E Greta Thumberg, e la questione del CO2 sono nelle mani di costoro. Altra cosa interessantissima che questi signori confermano è che, effettivamente, queste organizzazioni private non fanno altro che eseguire un programma ONU. per cui, la convergenza tra l’ONU e il Gotha finanziario transnazionale è confermata anche da chi vorrebbe smentirlo.
Per soprammercato, il 97% (si badi, 97%, sic!!!) degli scienziati concordano con Soros, Gates ONU, e tutti i galantuomini del Gotha finanziario!
Ecco, facile facile.