I giovani italiani emigrano sempre più ma non riescono ad individuare le cause del problema.
La migliore strategia di un potere oppressivo è quella di non mostrarsi e creare falsi nemici, è così che agisce il neoliberismo.
La visione del docufilm di Barbara Pavarotti è impressionante, alza il velo su un argomento che altri hanno appena sfiorato mostrandolo in tutta la sua drammaticità.
La cosa che più colpisce è che il fenomeno, giustamente messo a confronto con l’emigrazione tra fine Ottocento e inizio Novecento ma anche con quella del secondo dopoguerra, non viene percepito nella sua drammaticità o comunque in modo molto diverso, in parte perché oggi si tratta di esponenti della classe media che quindi vivono in condizioni non disagiate rispetto agli emigranti del secolo scorso, ma in parte anche perché la guerra economica che ha prodotto il fenomeno è del tutto ignorata al contrario della II Guerra mondiale che ha generato il fenomeno precedente.
L’effetto devastante è che quindi le vittime non hanno nessuna reazione di difesa verso le cause del problema né si pongono più di cercare e correggere tali cause.
Nel video ripreso da Pandora TV insieme a Guido Grossi parliamo di questo aspetto oscurato.
4 commenti
Più che al post-II guerra mondiale, io penso che la situazione attuale italiana sia simile al post-unità d’Italia. 158 anni fa ci fu l’unificazione politico-economica italiana, 20 anni fa l’unificazione economico-monetaria europea. Epoche diverse, contesti diversi, simili però gli effetti: dalle zone meno sviluppate dei territori unificati la gente ha cominciato a emigrare, con la differenza che allora le nascite erano tante e l’Italia comunque si è sviluppata, oggi sono poche e francamente non vedo come potremo sfuggire al declino, salvo eventi imprevedibili, in cui comunque spero (ma solo perché cristiano, non perché italiano).
Mi fa piacere comunque leggere qui articoli come questo, purtroppo i grandi media non riflettono su queste cose, impegnati invece a dare credito a cose risibili, tipo il DNA a 8 basi invece che a 4. A proposito, quando ho sentito la notizia, in base a quanto ricordavo dal liceo, mi pareva che la cosa non avesse molto senso (pensavo “cosa si può codificare con 8 basi, quanto tutti gli esseri viventi ne usano solo 4, e quando di fatto non si sa codificare nemmeno con 4, ma solo manipolare quello fa la natura?”), ma pensavo di essere io ignorante.
Giuste, imprescindibili utilissime le analisi, ma…usiamo a tutto tondo il potere della conoscenza e dell’informazione non lasciando passare inosservata la reale e sostanziale novità del tempo presente: l’auspicato cambiamento di modello (antropologico e sistemico) è avviato, è il processo in atto e necessita di essere portato a coscienza da sempre più persone.
Se si presta dovuta attenzione ai fenomeni sociali è presto trovato l’antidoto alla fuga dei giovani italiani, si deve dar notizia che in questo momento è proprio L’Italia il cuore pulsante dell’Europa…Non fuggite giovani, è qui che si elabora la forma di economia del futuro! Occhio al mese di aprile in cui si svolgerà il primo festival di Economia Civile di Firenze, che annuncia come tecnica sociale efficace, l’espressione e la dimostrazione di un vivo potere culturale il solo in grado di risvegliare i poteri economici e politici.
https://www.festivalnazionaleeconomiacivile.it/
E’ importante dare un nome preciso alla speranza di un futuro migliore. Oggi la possiamo identificare come “Economia civile e di Comunione” è una realtà questa che sta evolvendo e crescendo in modo esponenziale. Rappresenta la forma italiana di un impulso germinale che potremo identificare con il nome di “umanesimo attivo” presente in tutto il mondo. Spazi interiori ed esteriori in cui accade qualcosa di significativo, elaborazione di idee e di nuove tecniche sociali, iniziative collegate sorrette da vortici di potenziale, promettono di essere risonanti vettori di cambiamento sistemico globale. La vivace presenza sul nostro territorio di ciò che si esprime come Economia Civile e di Comunione è la diretta testimonianza che un modello antropologico sta lasciando spazio ad un’altro, sulla via di nuove opportunità di crescita umana e sociale. Prelude a un cambio di paradigma. La strada è irta di difficoltà, ma la si sta percorrendo in modo sempre più convinto e i risultati in effetti, arrivano.
Modelli che pongono la persona umana al centro dell’impresa, che rendono i vari attori economici, a qualsiasi livello, co-responsabili, che portano concetti non-economici al centro del credo economico: rappresentano un vero scandalo per il pensiero comune e soprattutto per la scienza economica, se, come è vero, i risultati tangibili dimostrano con i fatti che è possibile coniugare l’efficienza con l’efficacia, nel senso di piena realizzazione dell’umano.
La parte libera e vigile della cultura ha la responsabilità di leggere cosa vuole esprimersi nel presente attraverso questi movimenti e generare consapevolezza nella società civile in merito alla propria “identità”, alla propria natura, le proprie fonti di potere e così via. Una piena autoconsapevolezza preserverà dai tentativi di divisione e di cooptazione che ”i poteri forti” metteranno in atto per preservare se stessi.
Portare a chiarezza il fatto che o la società civile diventa il terzo arto della vita sociale accanto a quella politica ed economica, o la porta al transumanesimo dell”automazione integrale si spalanca in via definitiva.
Se un atteggiamento onesto di profonda responsabilità nei confronti delle generazioni future vuole dispiegarsi, deve porsi innanzitutto il compito di aprire gli occhi sul bello, sul buono, sul vero che faticosamente, impetuosamente oggi, tenta la sua emersione dal fango in cui ci troviamo immersi.
http://dspace.unive.it/bitstream/handle/10579/11642/858585-1210190.pdf?sequence=2
Grazie Laura, un intervento molto ben argomentato e che condivido in pieno.
Grazie anche per il link alla tesi di laurea che leggerò con il tempo e l’attenzione dovuti. Sul tema il 7 marzo ci sarà un convegno a cui parteciperò e che sarà ripreso su Byoblu.
Ciao Paolo, condivido le considerazioni sull’unità d’Italia, anche quello è un capitolo che si sta cominciando a chiarire da poco.
Non sono né ottimista né pessimista, vedo solamente che stanno accadendo cose che fino a poco tempo fa sarebbero state ritenute impossibili, operiamo per cambiare il modo di pensare e far capire alle persone che se pensano che un DNA ad 8 basi è un distrattore o poco più non sono loro a sbagliarsi.