La vera “post verità” è quella scientifica, la data di nascita ufficiale potrebbe essere il 19 novembre 2018, quella della pubblicazione di un articolo del Nobel Steven Chu.
Il sequestro della scienza come instrumentum regni è ormai apertamente dichiarato: bisogna credere agli scienziati, le prove sono un optional.
L’articolo è stato pubblicato su Avvenire con il titolo “Il Nobel Chu: non ce la faremo mai a limitare il riscaldamento globale“, nel pezzo le dichiarazioni più importanti dell’ex ministro di Obama non sono però quelle sull’ennesimo allarme riguardo la teoria del riscaldamento globale antropogenico bensì quelle che riguardano il supporto scientifico sul quale una teoria debba fondarsi, la prima affermazione degna di interesse è la seguente:
Se gli effetti del cambiamento climatico sono così evidenti, come mai il presidente Usa non ci crede?
Ci sono delle evidenze cui lui incredibilmente non crede e ci sono cose assolutamente improbabili cui Trump invece crede ciecamente; come quando sostiene che Putin non è immischiato nel Russiagate, malgrado quanto abbiano appurato i nostri servizi di intelligence.
E’ sorprendente innanzitutto il fatto che Chu leghi la teoria dell’AGW alla questione Russiagate. Afferma che i servizi di intelligente USA avrebbero appurato che Putin è “immischiato”, termine che non vuol dire assolutamente nulla se non lo si legge in un’ottica di propaganda, infatti di appurato non esiste niente. La mancanza di prove sul Russigate che Chu invece afferma essere un dato certo serve a preparare il terreno ad un’accusa analoga e di segno opposto riguardo la causa umana del riscaldamento globale:
Oggi, non si vede ancora la correlazione stretta che esiste – ma negli ambienti scientifici ed economici si sa che esiste (come dire che antisocraticamente sanno di sapere ndr) – tra il cambiamento climatico e le fonti energetiche fossili. È un po’ come se andassi dal dottore e mi spiegasse che fumare fa male a me e ai miei figli, ma senza una prova concreta non smettessi di fumare… tutto ciò è molto umano, no?
Il premio nobel Steven Chu ci sta proprio dicendo che la correlazione tra cambiamenti climatici e combustibili fossili non si “vede” ma che loro “sanno” che esiste. Per togliere ogni dubbio di interpretazione poi ricorre all’esempio del fumo sfruttando un dato acquisito dai lettori ma dicendo che dovremmo credere al dottore senza prove, deve bastare la sua parola.
La conclusine dell’intervista è la conferma di quanto scriveva il Prof. Giorgio Israel nel suo fondamentale “Chi son i nemici della scienza”:
Le idee degli scienziati disturbano profondamente Trump che vi liquida come «gente di sinistra». Scusi ma… in America la scienza è di sinistra?
La scienza non è né di destra né di sinistra: il compito degli scienziati è sottoporre a verifica l’ipotesi che il cambiamento climatico dipenda dalle attività umane ed è ciò che è stato fatto e si continua a fare.
La scienza vera certamente non è né di sinistra né di destra ma i nemici della scienza che se ne sono appropriati per usarla come un bastone sono rintracciabili quasi sempre nella cosiddetta sinistra, sono quegli orfani del materialismo storico che dopo la caduta del comunismo si sono riconvertiti allo scientismo tendente all’ambientalismo vedendo in esso il più vicino parente e surrogato dell’impostazione marxiana.
Possiamo concordare certamente che la scienza non è né di destra né di sinistra ma non possiamo non vedere che una sedicente sinistra ha sequestrato la scienza per farne un nuovo credo dogmatico, tanto da arrivare ad affermare un’identità tra “sinistra” e scienza:
Dalla campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo 2018.
La scienza politicizzata è dunque uno strumento di potere che non ama dare prove, un dogmatismo insofferente che chiama somari quelli che esprimono dubbi.
Liberare la vera scienza da questo tipo di sottomissione è una priorità.
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