Numerosi sono i versanti sui quali da anni ci impegniamo per il pluralismo e la libertà di informazione, se la legge sul copyright dovesse passare saremmo tutti ridotti al silenzio senza che questo passi come un atto di censura quale realmente è.
Se c’è una battaglia che merita di essere combattuta è questa, la battaglia senza la quale le altre diventerebbero impossibili.
Come più volte detto su queste pagine il tentativo di censurare le fonti della libera informazione è una necessità vitale per quelle forze che fino a poco tempo fa erano abituate a dominare il panorama della comunicazione e ad orientare le masse nella direzione conveniente ai loro interessi.
Nella logica dei moderni metodi di potere un’azione diretta ed esplicita contro l’informazione libera non è contemplata perché troppo facilmente individuabile e quindi contrastabile, nell’era del politicamente corretto le azioni repressive devono essere condotte in modo edulcorato con l’uso di una neolingua di stampo orwelliano dove il male deve essere fatto passare per bene. E infatti non ci aspettavamo iniziative dirette ma come poi sta effettivamente accadendo, ma tentativi di camuffare la censura sotto altre forme e quella infine prescelta è stata la fattispecie della tutela dei diritti di autore.
Ecco quindi che un diritto reale viene preso a pretesto per sopprimere un altro diritto molto più importante che è quello della libera informazione, tutto questo è contenuto nella proposta di legge che porta il nome di Oettinger/Voss.
Cosa questa legge comporterebbe è spiegato molto chiaramente sul sito di Byoblu di Claudio Messora:
se il 4 di luglio il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, stante il parere favorevole di ieri della Commissione, dovesse votare per la ratifica di questa legge sul Copyright, beh! Da quel momento in poi, se caricherete un contenuto vostro sul web, potreste incorrere in spiacevoli messaggi come: “non avete una licenza per questa regione, per questo contenuto”…
Prendiamo ad esempio l’articolo 11, che instaura la cosiddetta “tassa sui link”. Non stiamo parlando, a scanso di equivoci di film o di canzoni o di interi libri, ma stiamo parlando del testo che, citato testualmente si riferisce, “anche ai più piccoli frammenti di articoli contenenti notizie”, che “devono avere una licenza”.
Praticamente con la nuova legge queste stesse citazioni che ho riportato sopra non le potrei più mettere così come non potrei più usare le immagini liberamente circolanti nella rete, in questo modo gli articoli sarebbero fortemente impoveriti e perderebbero la possibilità di proporre spezzoni di notizie di altre fonti che in una corretta legislazione rientrano in quello che viene definito “fair use”.
Ma anche i commenti sarebbero limitati e forse impossibili:
Ma sentite cosa dice l’articolo 13. “Le piattaforme online sono responsabili per le violazioni del copyright dei loro utenti”
Siamo così sbattuti all’improvviso in prima linea per una battaglia decisiva per l’informazione e la democrazia stessa, quello che possiamo fare è usare proprio la libera informazione per creare una reazione a questa proposta di legge.
Intanto possiamo firmare una petizione online a questo indirizzo.
Ma forse ancor più diffondere questo video sui social:
Un video che, insieme ad altri, può essere liberamente scaricato da questo link:
https://www.byoblu.com/preleva-e-diffondi-la-controrassegna-blu/
E infine far indicizzare su twitter questo hashtag: #savetheinternet
Non sono strumenti banali, sono quelli impiegati per le cosiddette “rivoluzioni colorate”, solo che adesso li usiamo noi.
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