Mia intervista su un quotidiano russo riguardo la disoccupazione giovanile e la generazione NEET (persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione) nel nostro paese.
DI Niva Mirakyan (Roma)
L’Italia è al primo posto nell’Unione europea in termini di numero di giovani tra i 18 ei 24 anni che non studiano, non lavorano e non cercano nemmeno di trovare un lavoro.
Secondo il servizio statistico della “Eurostat” UE, la cosiddetta “generazione di NEET” (non impegnati nello studio, né nel lavoro né nella formazione”) sono il 25,7% dei giovani italiani. La situazione peggiore di tutte è nel sud del paese che è ancora molto indietro rispetto al nord. Per esempio, nella città di Palermo (Sicilia) questo fenomeno pericoloso per l’economia già colpito il 41,5% dei giovani locali.
In media, nell’UE, un settimo dei cittadini di questa fascia d’età (5,5 milioni di persone) rimane non occupato, esattamente questa cifra è del 14,3%. I principali “concorrenti” italiani sono Cipro, Grecia, Croazia e Romania, dove il tasso di disoccupazione varia dal 19,3% al 22,7%. Sulla scia di loro arriva la Francia con un tasso del 15,6%. Allo stesso tempo, la situazione più favorevole è stata negli Stati baltici, in Slovenia e in Austria – meno dell’8% dei giovani disoccupati in questi paesi.
Secondo il nuovo trentunenne Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, “una generazione NEET” è un “problema nazionale” per l’Italia. Il ministro ha ricordato che nella lotta contro “la disoccupazione mostruosa” tra i giovani nel 2014, il governo italiano ha lanciato la “garanzia per i giovani”, finanziato dall’Unione Europea. Tuttavia, al 31 dicembre 2017, solo il 17,5% di coloro che volevano aderire al progetto sono stati in grado di ottenere un lavoro nell’ambito di questo progetto.
Quali sono le origini di questo fenomeno? E come si occuperà l’Italia? Per spiegazioni, il “WG” si rivolse al noto sociologo e scrittore Enzo Pennetta.
In che modo le nuove tecnologie possono influenzare il mercato del lavoro?
“Sapendo per conoscenza diretta che cosa vivono le nostra giovani generazioni, posso affermare con sicurezza che la nascita e lo sviluppo di questo fenomeno sono direttamente collegate all’alto livello di disoccupazione giovanile e alle prospettive poco brillanti che l’attuale mercato del lavoro promette loro. I giovani in Italia non hanno alcuna garanzia che, dopo aver studiato un certo numero di anni, troveranno un’occupazione degna in tutti i sensi della parola, nella quale non saranno sfruttati e pagati una miseria. Per questa ragione, le giovani generazioni oggi, non hanno spesso altra scelta se non contare sul sostegno finanziario dei genitori. Invertire la situazione, a mio avviso, non può che essere un obiettivo della revisione della politica per la gioventù del paese. Le autorità devono collocare il giovane al centro delle proprie riforme, piuttosto che gli interessi del mercato e gli obiettivi di arricchimento. Solo allora tutto cambierà “.
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