Ancora una volta nelle tracce dell’esame di Stato passa un messaggio per orientare al politicamente corretto non solo le generazioni che concludono il loro ciclo di formazione scolastica ma l’intera coscienza sociale.
Se la propaganda più efficace è quella che non si presenta in quanto tale, quella che passa attraverso la scuola è efficace in massimo grado. A pochi giorni dal mega spot di Saviano a favore della legalizzazione della cannabis passato su RAI due arrivano le tracce della prova di italiano per l’esame di Stato.
Attraverso gli argomenti proposti è possibile fare una lettura del clima politico e degli orientamenti politicamente corretti che studenti e cittadini sono chiamati a tenere.
Primo messaggio: attenti al fascismo in assenza di fascismo – La prima traccia proposta è quella che negli ultimi anni è stata dedicata all’analisi del testo ma che da quest’anno diventa di ‘comprensione’ del testo, un esercizio molto più facile che rivela l’aspettativa di un calo del livello di istruzione raggiunto. Dal punto di vista del contenuto l’argomento è quello delle leggi razziali durante il fascismo che proposto attraverso una lettura del Giardino dei Finzi Contini, il meta messaggio è quello di una riproposizione di un pericolo fascista in assenza oggi di fascismo, è facile qui riconoscere quello che è stato uno degli argomenti della campagna elettorale, un ‘pericolo’ del quale il candidato e la nazione tutta sono così invitati a prendere coscienza.
Secondo messaggio: tutto è mercato – oltrepassando la seconda traccia che affronta il tema della solitudine, il messaggio successivo giunge con la terza traccia che sotto le innocue sembianze della ‘creatività’ introduce un confronto tra il capitale fisico di Marx e quello che con un orrendo neologismo viene definito ‘capitale umano’. La creazione di valore economico dipenderanno sempre più dal capitale umano e dal talento:
…La competizione globale sarà incentrata sulla capacità di attrarre capitale umano e imprese innovative. Il
numero e la forza dei distretti dell’innovazione di un Paese ne decreteranno la fortuna o il declino»
La creatività, questa caratteristica peculiare della mente umana, viene costretta nell’ambito della competizione economica globale, tutto è in funzione del mercato, questo è il messaggio, in poche parole un’apologia della pratica della scuola lavoro e della visione mercatistica che ne è l’origine.
Terzo messaggio: attenti ai populisti (che poi sono i fascisti del punto 1) e all’informazione indipendente – La traccia dell’ambito storico-politico parla di masse e propaganda, nel primo contributo si legge che:
La massa governata dai regimi totalitari, diversamente da quella odierna, era una massa omogeneizzata dall’ideologia del conflitto. La massa che si costituisce ad opera delle ideologie dei regimi totalitari, come quelle esemplificate nel secolo scorso, combatte l’individualismo ma fa conto sull’individuo, a condizione che quest’ultimo sia stilizzato e rigorosamente uniformato ai dettami del regime, assolutamente pronto al consenso plebiscitario. Anzi, viene precisamente tratteggiato dal regime un modello ufficiale di individuo da imitare e riprodurre, descrivendone perfino prescrivendone la sua tipologia di pensiero e di azione, onde ne vengano interiorizzati acriticamente i dettami, annullando la personalità, sotto la guida di principi aggregatori, nella massa ideologicamente plasmata.»
Si stigmatizza in questo passaggio l’individuo plasmato dai regimi totalitari proponendone però come caratteristiche quelle che appartengono in pieno al cosiddetto fronte polulista: l’ideologia del conflitto che troviamo sotto la perenne minaccia del terrorismo, della disoccupazione, del conflitto sociale in tutte le sue forme, dello strapotere della finanza sulla politica e sull’interesse delle nazioni. Avviene in questo contesto infine la colpevolizzazione dell’individuo che si dichiari pronto al consenso plebiscitario sotto la guida di principi aggregatori che non possono che essere ideologici.
Infime la creazione del “nemico” tipica dei sistemi totalitari passerebbe oggi attraverso l’informazione libera che quindi rappresenta un pericolo:
La “fine delle ideologie” ha forse mutato il quadro di riferimento?
L’esperienza degli ultimi anni pare svolgersi nel segno della continuità: nelle società contemporanee, caratterizzate da molteplici flussi d’informazione e dalla sempre maggiore incapacità di ricondurre in termini di comprensibilità la complessità dell’esistente, l’uso della categoria del nemico rimane indispensabile poiché fornisce una chiave ai fini della ricomposizione di una realtà frammentata e apparentemente incongruente.»
Appare nell’ultimo passaggio anche un riferimento al cosiddetto complottismo come risposta semplificatrice di ricomposizione di una realtà complessa.
Quarto messaggio: rassegnatevi, quello che la scienza può fare prima o poi diventa lecito farlo. Dopo aver definito cosa sia la bioetica si passa ad affrontare la clonazione che viene vietata dalla Carta dei diritto della UE ma…:
…è necessario ragionare e distinguere i differenti casi, evitando di accomunarli tutti in sommarie e frettolose condanne. Si può certo comprendere che, nell’immediatezza dell’evento Dolly e di fronte agli scenari apocalittici e ripugnanti descritti dai mass media, le autorità pubbliche abbiano sentito l’esigenza di intervenire in maniera rapida e decisa, per tranquillizzare un’opinione pubblica frastornata e preoccupata dai vorticosi progressi della biologia e che poteva alla fine arrivare a dubitare del valore stesso del progresso scientifico.
[…] Ma una volta passata la fase dell’emergenza e dell’emozione, bisogna tornare a discutere, ad analizzare fino in fondo le varie prospettive e a distinguerle in base alle finalità che si propongono, evitando che la condanna delle finalità aberranti metta a repentaglio anche la possibile utilizzazione della tecnica della clonazione per finalità chiaramente benefiche. Una di queste utilizzazioni è […] quella nel settore della ricerca sulle cellule staminali»
Le finalità aberranti della clonazione (anche quella umana poiché si parla di mammiferi) vengono poste a confronto con altre “benefiche” che però vengono indicate nelle cellule staminali la cui clonazione non ha mai sollevato alcun problema se non nel caso in cui provenissero dalla frammentazione di un embrione umano.
…dire, da un lato, che il limite della scienza è la scienza stessa suona oggi insufficiente. Dobbiamo tornare a chiederci quali sono i limiti che, come umani, riteniamo di non potere o volere oltrepassare. Abbiamo cioè bisogno di aprire una riflessione etica nell’era della società tecnica. Ma non è sufficiente appellarsi a una qualche autorità.
Abbiamo bisogno di argomenti e di forme di governance adeguate. Invece che limitarsi a polemizzare, le diverse componenti della tradizione occidentale potrebbero trovare un compito comune: nel momento in cui la tecno-scienza diventa infrastruttura planetaria, cosa vuole dire e come fare per salvaguardare il valore della persona umana?»
Chiedere forme di governance significa proprio rifiutare le forme tradizionali dell’autorità, in poche parole mentre si afferma che il limite della scienza non può essere la scienza stessa si introduce proprio quel concetto in quanto è proprio la scienza che deve dire cosa è lecito a se stessa fare e cosa no esautorando la politica e imponendo una “governance”.
Quinto messaggio: non mettete in dubbio l’Unione Europea, vi ponete contro figure come De Gasperi e Moro.
Già nelle prime fasi del periodo della cosiddetta “distensione”, in Italia comincia ad affermarsi un ideale di cooperazione internazionale che ha due grandi sostenitori in Alcide De Gasperi e Aldo Moro e che trova ragion d’essere in un necessario rinsaldamento dei rapporti economici, ma anche in un reale bisogno di pace, di progresso, di affermazione di comuni principi condivisi.
«De Gasperi aveva capito che il tempo lavorava contro l’Europa. Aveva colto i primi segni del disgelo e della distensione, che si sarebbero resi manifesti con l’elezione di Eisenhower alla presidenza degli Stati Uniti e poi con la morte di Stalin il 5 marzo 1953. […] De Gasperi cercò quindi di affrettare i tempi. Seguendo i suggerimenti di Spinelli, nel giugno 1952 propose di affidare all’assemblea della CECA, il cui trattato era appena entrato in vigore, il compito di cominciare a predisporre il progetto di costituzione federale europea. […] De Gasperi era stato l’artefice e il principale sostenitore del progetto.»
Saltando a piè pari la ricorrenza del rapimento Moro e delle gravi questioni di ingerenza nella sovranità nazionale che esso pone, si riduce la sua figura a quella di un santino pro UE. Fine del discorso.
Sesto Messaggio: quelli che noi vi diciamo essere razzisti vanno condannati perché il razzismo è condannato dalla costituzione.
Quest’ultima traccia pone come spunto l’articolo tre della Costituzione:
La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato italiano; è entrata in vigore il 1 gennaio 1948 e regola ancora oggi i rapporti tra lo Stato e i cittadini. Analizza e commenta i principi enunciati nell’articolo 3, anche in relazione alla storia recente.
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»
L’orientamento dell’opinione pubblica è servito, la scuola come si addice ai regimi totalitari viene impiegata come insospettabile strumento di consenso di massa.
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8 commenti
E stia a vedere che a quei pochi studenti consapevoli che avranno l’ardire di esprimere un concetto libero da condizionamenti, verrà dato un brutto voto. Che cosa triste l’omologazione.
Il rischio è reale, uniformarsi per evitare ripercussioni negative è la forza del politicamente corretto.
Proprio così, ne posso osservare purtroppo i frutti su me stesso, per indole incline a mettermi nei guai. Mi sembra che queste tracce siano subdolamente elaborate in modo da consentire alla commissione di valutare non solo la padronanza della lingua del candidato, ma anche le sue idee.
Oggi si aggiunge pure la versione di greco? Se lo dice lui…http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/06/21/canfora-aristotele-risposta-a-fascismo_1c7eea28-c0c8-4ef9-a4eb-f70972019a01.html
Non possono esistere una cultura e una società che non siano basate sul condizionamento dei propri membri. Vano cercarne una, perché la sua esistenza è impossibile, visto che il processo di acculturazione (almeno nella fase formativa, specifico meglio in seguito questo punto decisivo) consiste precisamente nella trasmissione di una d-e-t-e-r-m-i-n-a-t-a visione del mondo (che da quel momento sarà la traccia fondante del pensare e del sentire, e appunto determinante e causativa). Ciò avviene addirittura con la trasmissione/attivazione dei moduli linguistici; non essendo affatto indifferente e neutro, il linguaggio, nella nostra concezione e percezione del mondo; vedasi la grandiosa lezione di Benjamin Lee Whorf (soprattutto, Language, thought, and reality).
Già 24 secoli fa, Platone non ebbe remora ad enunciare (cito a memoria); “… datemi bambini di tre anni, e farò loro pensare quello che voglio”.
La questione, allora, non ha il suo focus sull’ineluttabilità del condizionamento, ma nella sua qualità, e SOPRATTUTTO (come fosse sottolineato), nella capacità del condizionatore di lasciare al condizionato margini e mezzi per l’emancipazione. Arte e Sapienza sono state due di queste Vie di fuga dalla prigione sociale; diversamente, nella migliore delle ipotesi (che a condizionarti siano stati i saggi platonici), resti una pia pecorella, un buon poverocristo. Purtroppo, oggi, il logos pedagogico è totalmente in mano ai fitusi, a manipolatori a fin di male, come questo Canfora, che estrapola Aristotele artatamente. Omette di dire infatti (post Marimi), il grande e pensoso intellettuale, che il medesimo Aristotele, propugnava come eticamente sacrosanta la condizione di schiavitù per natura (“Politica” 1 4-5).
“Bravi al ministero”… Il mainstream tinto di rivoluzione. O meglio, gli ex rivoluzionari al potere. Chi mi fa più pena sono le tante bravissime persone di sinistra che affascinate da questa narrativa perdono il lume.
Questa mi era sfuggita
Non possono esistere una cultura e una società che non siano basate sul condizionamento dei propri membri. Vano cercarne una, perché la sua esistenza è impossibile, visto che il processo di acculturazione (almeno nella fase formativa, specifico meglio in seguito questo punto decisivo) consiste precisamente nella trasmissione di una d-e-t-e-r-m-i-n-a-t-a visione del mondo (che da quel momento sarà la traccia fondante del pensare e del sentire, e appunto determinante e causativa). Ciò avviene addirittura con la trasmissione/attivazione dei moduli linguistici; non essendo affatto indifferente e neutro, il linguaggio, nella nostra concezione e percezione del mondo; vedasi la grandiosa lezione di Benjamin Lee Whorf (soprattutto, Language, thought, and reality).
Già 24 secoli fa, Platone non ebbe remora ad enunciare (cito a memoria); “… datemi bambini di tre anni, e farò loro pensare quello che voglio”.
La questione, allora non ha il suo focus sull’ineluttabilità del condizionamento, ma nella sua qualità, e SOPRATTUTTO (come fosse sottolineato), nella capacità del condizionatore di lasciare al condizionato margini e mezzi per l’emancipazione. Arte e Sapienza sono state due di queste Vie di fuga dalla prigione sociale; diversamente, nella migliore delle ipotesi (che a condizionarti siano stati i saggi platonici), resti una pia pecorella, un buon poverocristo. Purtroppo, oggi, il logos pedagogico è totalmente in mano ai fitusi, a manipolatori a fin di male, come questo Canfora, che estrapola Aristotele artatamente. Omette di dire infatti (post Marimi), il grande e pensoso intellettuale, che il medesimo Aristotele, propugnava come eticamente sacrosanta e filosoficamente coerente la condizione di schiavitù per natura (“Politica” 1 4-5).