Global warming antropico: la fine di un fenomeno mediatico e di spin?

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L’articolo su CM

Un articolo su Climate Monitor pone l’attenzione sulla promozione mediatica di cui la teoria dell’AGW ha goduto e sulla sua probabile prossima scomparsa dell’orizzonte degli argomenti di interesse per l’opinione pubblica.

Una sorte che potrebbe toccare ad altri grandi temi.

Tutto prende spunto da uno studio peer review dal titolo “Strategic philanthropy in the post-Cap -and-Trade years:Reviewing U.S. climate and energy foundation funding“, e ripreso da Judith Curry sul suo sito, dove viene evidenziato che 550 milioni di dollari stanziati da associazioni private nel periodo 2011-2016 ben il 90% è stato speso in comunicazione (marketing), nonostante questo massiccio investimento pubblicitario la questione del Riscaldamento Globale Antropico (AGW) non è riuscita ad entrare tra quelle che hanno fatto breccia nell’opinione pubblica, al riguardo il Wall Street Journal del 4 giugno scorso che parla esplicitamente di “fine della corsa“.

Ancor prima di queste cifre era innegabile che molte energie fossero state profuse per promuovere l’allarme climatico presso il grande pubblico, ciononostante solo alcune frange particolarmente attente ai temi ambientalisti hanno fatte proprie le preoccupazioni per il riscaldamento globale antropico, non sappiamo se come affermayo dal WSJ l’allarme riscaldamento globale sia veramente giunto al capolinea resta però il fatto che a fronte degli sforzi profusi il ritorno sia stato molto insoddisfacente constatando, come afferma Climate Monitor:

la fine del climate change inteso come causa che agita i cuori e le masse, non essendosi mai davvero scaldati i primi e restando in larga misura indifferenti le seconde…

Al di là dell’aspetto scientifico è il fallimento di una imponente operazione di marketing politico che merita attenzione.

Questo rigetto dell’allarmismo climatico sembra inserirsi nella crisi generalizzata di tutti i grandi tempi socio politici sostenuti dai media mainstream e generalmente contrastati da un’informazione indipendente molto preparata e  agguerrita come i siti Climate Monitor e quello di Judith Curry, dopo la Brexit e le elezioni presidenziali USA, un’altra grande vittoria sarebbe stata riportata dall’informazione indipendente che anche in questo caso è stata molto attaccata (anche CS fatte le dovute proporzioni) per le sue pubblicazioni spesso accusate di essere delle fake news.

Chi aveva creduto in una onnipotenza delle tecniche di persuasione di massa si è trovato di fronte a qualcosa di inaspettato in grado di ribaltare i rapporti di forze in campo, rebus sic stantibus dovremo prepararci a vedere altri grandi capisaldi della narrativa politicamente corretta entrare in crisi e lasciare spazio a tesi contrarie che fino ad oggi sono state ritenute al di fuori di un dibattito accettabile, ciascuno potrà individuarne più d’una.

Per questo motivo non possiamo pensare che da qui in avanti non ci saranno reazioni.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

2 commenti

  1. Fabio Vomiero on

    “Al di là dell’aspetto scientifico è il fallimento di una imponente operazione di marketing politico che merita attenzione”. Certamente, il che, è una conseguenza diretta del fallimento di una società stessa. Una società, quella del primo mondo, che, completamente alienata da falsi pregiudizi, miti, ideologie e balle varie, si sta evidentemente palesando per quello che in realtà è: antibiologica e antiscientifica. Ecco qual’è il punto. Intanto, sul fronte del riscaldamento globale antropico e della scienza, quella vera e utile, giungono ancora molte più conferme che smentite. Ma semmai volessimo parlare seriamente di questi importanti aspetti scientifici, oltre che socio-politici, dovremmo quantomeno partire da una precisazione. La definizione di “riscaldamento globale antropico” è concettualmente sbagliata e credo sia stata coniata, o perlomeno utilizzata impropriamente, più che altro da certi ambienti scettici o negazionisti per tentare di creare confusione e sottolineare una presunta contraddittorietà da parte della comunità scientifica specialistica. In realtà nessuno, negli ambiti scientifici seri, sostiene che i cambiamenti climatici che stiamo osservando siano totalmente ascrivibili a responsabilità umane.

    • “nessuno, negli ambiti scientifici seri, sostiene che i cambiamenti climatici che stiamo osservando siano totalmente ascrivibili a responsabilità umane.”
      Detto così e però fuorviante, dato che, se non la totalità, una parte consistente e quasi totale di questo cambiamento climatico repentino è dovuta all’uomo.

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