“Il dottorato di ricerca espone a rischi di salute mentale”. Ovviamente non è il dottorato in sé il responsabile ma gli aspetti legati alle dinamiche del neoliberismo.
Il neoliberismo è una moderna ideologia antiumana prima che una dottrina economica, opporvisi non sarà più solamente una scelta politica ma un dovere morale.
Un video pubblicato sul seguitissimo Science Nature Page (22,6 milioni di follower su Facebook), riporta uno studio condotto su 3.659 studenti nei quali è stata riscontrata una serie di problemi che li espongono a rischi classificabili come “disturbi psichiatrici” quali depressione, disturbo bipolare e e stress cronico. Gli studenti coinvolti in programmi di PhD hanno più probabilità di sperimentare depressione, ritiro dalla vita sociale e insonnia, sintomi provocati probabilmente da un costante stato di preoccupazione e incapacità di superare le difficoltà e vivere bene le attività giornaliere.
I fattori responsabili di questi sintomi sono stati individuati nella pressione a cui sono stati sottoposti durante l’attività lavorativa, ma anche nei livelli bassi dei salari e nello sfavorevole bilancio tra vita lavorativa e vita privata che impedisce di soddisfare i propri bisogni e impedisce di soddisfare le necessità familiari, essi devono fronteggiare scadenze, problemi di sicurezza sul lavoro, isolamento e spesso superiori ostili, sono queste le situazioni che favoriscono l’insorgere di problemi mentali che possono minacciare seriamente il benessere e infine anche la stessa carriera lavorativa con conseguenze dannose nel lungo termine. Poche cose sembrano frenare l’insorgenza di tali sintomi e sono ad esempio un miglior rapporto con i superiori e piani di carriera ben definiti, in definitiva un futuro con più certezze favorisce una maggior salute mentale.
Il video qui finisce per suggerire una maggior attenzione e cura da parte dei supervisori dei corsi tradendo un’incapacità di collocare quanto detto nella giusta cornice. Evidentemente diagnosticare per tempo i sintomi di malessere psichico non è una soluzione ma un palliativo, il curatore di Science Nature Page è incapace di capire che il problema è in un sistema che riflette le dinamiche della competizione neoliberista e le accetta senza metterle in discussione generando infelicità che può sfociare in veri disturbi mentali.
Un competizione esasperata accompagnata da bassi salari e incertezze per il futuro (flessibilità la chiamano) generano vite infelici, ma si tratta dello stile di vita che i teorici e i politici neoliberisti predicano per il futuro nostro e delle giovani generazioni. Difendere i nostri figli da questa prospettiva antiumana non sarà più una possibile scelta politica ma un dovere morale.
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5 commenti
Un articolo dove si accusa il liberismo senza spiegare cos´é, si mostrano parte dei sintomi che soffrono quelli che vogliono dedicarsi alla ricerca senza spiegare le cause e nemmeno un abbozzo di soluzioni. Se si lamentano dei bassi stipendi mi immagino che vorranno aumentare le tasse per pagarli di piú, o forse direte no tagliamo altre spese, potreste specificarle?
Da quando è necessario spiegare cos’è l’argomento di cui si parla?
Da quando si devono indicare per forza le soluzioni quando si mostrano i danni?
Se Blas si trova tanto bene col liberismo perché non va a lavorare per 800 € al mese e 10 ore al giorno?
Vedrà che non resterà molto tempo per girare su Internet.
In medio stat virtus. Caduto lo stato declinato alla massima potenza (URSS) il liberismo, ha tirato il rigore e si è portato facilmente vantaggio. Il problema è che non trovando più l’argine sovietico, smantellati per vecchiaia e stanchezza i suoi avvesari, i suoi freni (Chavez, Castro, Compagni Cinesi etcc…) ha dilagato, come era nelle sua natura. Ora credo che lo chiamino neo-liberismo o qualcosa del genere. Premesso che gli effetti del neoliberismo che vediamo ora solo uno sprovveduto (o un beneficiante) potrebbe condividerli credo che, però abbia diversi aspetti da riprendere e non sia completamente da archiviare. Trovare la giusta miscela tra liberal e comunitario è difficile ma necessario. Leggere Marcello Veneziani (Liberal o comunitari) per rendersene conto.
Veneziani di solito è chiaro, sicuramente persona eccellente e preparata, oltreché coraggiosa e refrattaria a compromessi. Nel caso da Lei citato, la chiarezza riguarda soprattutto la pars destruens, ossia la critica al liberismo, per quanto avrebbe potuto e dovuto essere più incisiva. Poco chiara, purtroppo, è la pars construens. E tale è, proprio perchè l’analisi critica del liberismo difetta di profondità; cosa strana, per uno come Veneziani, che è un “discepolo” emancipato di Julius Evola.
In ogni caso, non può essere neppure concepita una misura di mezzo, in un contesto in cui uno dei due poli, il liberismo, è teratologico. La via mediana è mediamente (mi si passi il bisticcio) la migliore, in contesti normali, ove la NORMA non fondi su una impossibile (perché auto-contraddittoria) “verità”democratica.
In breve, la posizione mediana (ossia il medio virtuoso) tra due errori, o tra un un errore e una verità, non può che essere un errore.
P.s.
Purtoppo, di lavori di 800 euri mensili, per 50/60 ore la settimana, ce ne sono sempre meno; la soglia è scesa a 500 euri; ovviamente nella totale precarietà.
Ma il liberismo non è tanto una dottrina economica, è essenzialmente politica. Ciò cui tende il liberismo, il suo punto di arrivo, è l’uomo destrutturato, disintegrato, atomizzato, liberato. Dall’umano.
Se non riesci a vedere i suoi efetti devastanti spiegalo tu cosa sia. A parte che quelli che comandano nessuno e’ pace di spiegarlo.Avanti dunque.