“La scienza non è democratica” dice Piero Angela parafrasando Burioni, mentre la LUISS pubblica un libro (una provocazione s’intende…) che ipotizza di togliere il diritto di voto a qualcuno.
Insomma, la scienza (non democratica s’intende), potrebbe prendere il posto della democrazia, è la tecnocrazia che avanza.
“La scienza non è democratica” è in realtà una frase errata che nasconde una trappola, infatti si confonde volutamente la “scienza” con la “verità”, è infatti la verità a non essere democratica, la scienza che si voglia o no è invece proprio democratica in quanto saranno gli scienziati nella loro maggioranza ad accogliere, non tanto i risultati sperimentali, ma le interpretazioni degli stessi.
Kuhn teorizzava che le rivoluzioni scientifiche siano figlie della società del loro tempo, come è possibile quindi dire che la scienza non si decide a maggioranza? Ecco che allora appare chiaro che l’aver confuso (errore marchiano o cattiva fede, tertium non datur) la verità con la scienza, porta ad affermare che un sistema sociale e le sue convinzioni vengano confusi con la verità oggettiva, ecco quindi che il dissenso, che è la linfa vitale della democrazia, diventa ignoranza e viene emarginato, questa è l’essenza della tecnocrazia.
“La velocità della luce non si decide a maggioranza”, dice Angela, ma qui commette un altro errore gravissimo, la velocità della luce non è una teoria scientifica ma una misurazione, e le misurazioni certamente non si decidono a maggioranza, ma lui da ad intendere che è la scienza a non essere decisa a maggioranza, confondendo appunto una misurazione con una teoria.
Allo stesso modo si vuole dare a intendere che le questioni su cui si esercita democraticamente il diritto di voto siano verità scientifiche e che quindi esistano voti buoni e voti cattivi e che chi vota male (perché ignorante) vada limitato nel suo esercizio. L’idea era stata lanciata all’indomani della Brexit, adesso prende sempre più una forma ufficiale, l’ennesima finestra di Overton è aperta, il panorama sta cambiando…
Se i dati sono oggettivi le loro interpretazioni sono l’essenza della scienza, e Piero Angela con queste affermazioni sulla ‘scienza non democratica’ non fa un buon servizio né alla scienza né alla democrazia.
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11 commenti
In ogni caso,andrebbe ricordato a chi si siede sul trono(abusivamente),che la Scienza(oltre che amare la libertà e la verità) non ha necessità di un Papa infallibile.
La Ricerca è molto molto più umile;procede passo dopo passo con fatica e con tanto lavoro.Nessuno può rappresentarla in esclusiva.Propio perchè il suo futuro non è scritto in nessun quaderno di questi nostri tempi(se non ha grandi,grandissime linee).
Sulla democrazia sono pienamente daccordo a metà col mister, come diceva lo stopper del Lecce Garzya. Il primigenio sbaglio è che la si sta trasformando da mezzo a fine e da fine a mezzo a seconda degli scopi. Da un po di tempo ci si sente dare del populista da gente tele social-dipendente, spesso ipo-ragionante, semplicemente perchè uno dissente dal comune raccontare, e l’additato populista magari ha alle spalle importanti studi in storia musica e filosofia. Dalla panacea di tutti i mali,qual’era dopo il 1789, a tutti i mali nel 2018, il passo da democrazia a demento-crazia non è poi stato così breve, ma c’è stato. Qualcuno mooolto più grande di noi disse una volta..”la Verità vi renderà liberi” non la democrazia, oppure il grande statista o l’intellettuale di turno. La democrazia non esiste e non potrà mai esistere, in questo mondo, perchè implica una duplice condizione oggettiva e soggettiva: informazione perfetta (quindi completa, esauriente, corretta e distaccata, accessibile, etcc….) e pari, nonchè elevata, capacità di discernimento da parte dei soggetti a cui questa informazione arriva. Quindi tutto il dibattito sui professoroni saccenti che devono governare la plebe bovina (Pd- forze liberali destrorse o sinistrorse), o se è il popolo che deve sceglier quale migliore via darsi ( 5 stelle- Lega) non ha senso perchè mancano i presupposti della democrazia. Cercate la verità ed avrete la democrazia.
La scienza non sarà democratica ma i processi che portano all’utilizzo sociale della stessa debbono essere politici; e la forma politica più corretta – salvo inventarsene un’altra migliore che, al momento, non vedo – è quella democratica. C’è, poi, un ulteriore problema, a mio avviso: le comunità scientifiche non sono indipendenti, dunque, le valutazioni, che noi possiamo fare sulle scelte da prendere, non sono basate su dati intellettualmente onesti.
” la scienza che si voglia o no è invece proprio democratica in quanto
saranno gli scienziati nella loro maggioranza ad accogliere, non tanto i
risultati sperimentali, ma le interpretazioni degli stessi”
Bene, quindi quando sul vostro sito viene sollevato il dubbio della legittimità della decisione dell’APA (American Psychiatric Association) nel 1974 di derubricare l’omosessualità dalle malattie mentali con un voto, cambiate parere?
Premessa: non mi intendo di omosessualità nè mi appassiona l’argomento. Ma tentare di spiegare le preferenze sessuali a mezzo scienza non mi sembra una cosa sensata. Sia nel caso che ciò avvenga per alzate di mano e sia se frutto di ricerche deterministiche su fantomatici geni predisponenti l’omossessualità, piuttosto che la prediizione per le meringhe.
Infatti è una conferma di quanto sostenuto nell’articolo, l’importante è sapere che di voto si è trattato e non di verità oggettiva.
Democratico è quel sistema secondo il quale, una collettività non è abbastanza saggia da fare – in proprio e di proprio – le cose giuste (o perché non sa cosa il sia il giusto, o perché, sapendolo, non lo fa di proposito); tuttavia lo è abbastanza (saggia) per sapere chi, al suo posto, è saggio al punto da costringerla a farle. Nella massima delle sintesi:
caso a1, non so cosa è meglio per me;
caso a2, lo so, però per ragioni ignote non lo faccio;
caso b1, pur non sapendo cosa è meglio per me, so chi sa cosa lo è;
caso b2, ergo, gli conferisco il potere di obbligarmi a fare ciò che questi sa essere il mio bene.
Questa è la democrazia, uno groviglio inestricabile di contraddizioni, un girare in circolo, intorno a premesse che si auto-confutano.
La democrazia é un sistema di elezioni di autoritá, l´importante é che la societá sia una republica cioé una comunitá dove gli individui hanno diritti e doveri indipendentemente di quelo che pensino le autoritá di turno e che gli individui partecipano al governo per il bene comune inteso correttamente.
Premesso che questo importante argomento sollevato dal prof.Pennetta, per essere trattato adeguatamente necessiterebbe come minimo di un ulteriore articolo dedicato, io vorrei soltanto introdurre qualche riflessione. A parte l’utilizzo proprio o improprio del concetto di democrazia, che evidentemente non è un concetto scientifico, ma politico, bisognerebbe però anche cercare di capire il contesto a cui Angela si vuole riferire, e che io ignoro, ma posso immaginare. Con questa locuzione, ripeto, propria o impropria che sia, credo ci si voglia principalmente riferire al mancato rispetto, diffuso e tipico di una ampia fetta di società attuale, evidentemente antiscientifica, di certi “valori”che la scienza e il metodo scientifico invece praticano, promuovono e insegnano. Il valore dell’evidenza scientifica, delle prove, delle fonti autorevoli, dell’esperimento, del ragionamento logico e inferenziale, della competenza e della ricerca specialistica. Con ciò quindi non si vuole stigmatizzare il dissenso, sia chiaro, ma soltanto chiarire che le opinioni hanno comunque sempre un peso, e che, di conseguenza, il grado di fiducia che noi concediamo a una persona o a un gruppo di persone (es.comunità scientifica) dovrebbe sempre essere pesato sulle competenze che quella persona o gruppo hanno relativamente alla materia in questione. Si potrebbero fare decine di esempi, per esempio io non sopporto che in una discussione sui cambiamenti climatici, ci sia sempre quello che tronca dicendo: “ma tanto il clima è sempre cambiato”, o “tanto non c’è certezza”, oppure riguardo i danni del fumo di tabacco, quello che dice;” non è vero niente, perchè mio padre ha sempre fumato e ha vissuto fino a 80 anni”. Quindi il problema secondo me non è tanto la democrazia, ma il valore che vogliamo dare alla scienza e ai suoi metodi.
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