Il paradiso perduto

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Cromwell e il suo segretario Milton ricevono i protestanti svizzeri in cerca d’aiuto (C. W. Cope, 1872)

Il paradiso perduto

di Giorgio Masiero

Si può discutere di scienza senza essere coinvolti nelle passioni e condizionati dai pregiudizi? Forse no, a rivedere un comportamento di Galileo, che insegna qualcosa anche ai nostri giorni

 

Davvero “è meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso”? Certamente questo è il peana con cui Satana arringa le sue legioni di angeli caduti nel più grande poema epico della letteratura inglese. Tengo il “Paradiso Perduto” (1667) di John Milton (1608-1674) sempre a portata di mano, per letture e riletture sparse ogni volta che ne ho il desiderio: come posso rinunciare a ricordarlo nel 350° anniversario della sua pubblicazione? Milton lo scrisse – più propriamente lo dettò, in quanto era divenuto cieco – sotto l’influenza di turbolente riforme religiose, nell’imperversare della guerra civile inglese e di cruente liti entro le stesse famiglie; e traspose l’eco di quelle divisioni nella primigenia rottura delle sfere celesti, tra Dio e gli angeli ribelli. Il Paradiso Perduto è una di quelle opere letterarie che non si apprezzano quando s’incontrano la prima volta a scuola, ma si riscoprono più tardi, quando ci siamo liberati dagli obblighi dello studio e siamo diventati più maturi. Allora, la lucidità conseguente al declinare delle passioni ed il deposito annoso delle cose viste e vissute ci permettono di fare collegamenti prima impossibili, di passare per sottili fili dall’arte alla filosofia, dalla religione alla scienza e di scoprire così le influenze che un lavoro letterario può aver svolto nell’evoluzione della civiltà umana; e che tuttora può continuare a svolgere ai nostri tempi orgogliosi quanto mediocri, spingendoci a ritornare a leggerlo.

Come ogni gentleman inglese, Milton fece il suo grand tour in Italia, ne ammirò l’arte e ne studiò i classici, da Dante a Petrarca a Tasso. Incontrò Galileo, da cui apprese la nuova, rivoluzionaria astronomia che avrebbe poi trasferito nella cosmologia del Paradiso Perduto: qui il mondo aristotelico di Dante si trasmutò in uno spazio di viaggi interplanetari, in una Terra vibrante nella danza cosmica, in una miriade di stelle che sono “mondi destinati ad essere abitati”. La vivida rappresentazione del nostro universo come piccola parte d’un multiverso più grande lo consolò a ridurre la tragedia delle guerre europee di religione in una rissa di periferia, a rimuovere l’inferno dal nucleo del nostro pianeta, dove Dante l’aveva collocato, per spostarlo negli abissi dello spazio profondo. A nostra volta, leggendo Milton, noi superiamo l’uomo tecnico, ad una dimensione, della banalità contemporanea ed abbracciamo l’umanesimo integrale che ancora esisteva nel Seicento, per ritrovarci ad un crocevia dove la poesia epica incontra le virtù dianoetiche, tra cui il far bene scienza sperimentale, non solo come Galileo, ma prima ancora come Aristotele, Tolomeo e Tycho. E nei dialoghi tra i demoni, o tra gli angeli, o tra questi e quelli e gli uomini, tu, abitante del XXI secolo, se sei amante della poesia e della filosofia della natura, fantastichi di partecipare come in un viaggio nel tempo ai dibattiti sulle più audaci teorie scientifiche di allora. E perfino, puoi ritrovare di filo in filo, da Tycho a Galileo, vecchie conoscenze sepolte nella memoria…, come Georg Locher!

Locher, chi era costui? Quando erano passati neanche 5 anni dalla galileiana presentazione del telescopio a Venezia, in anteprima per i mercati dell’Oriente e del Settentrione che avevano in Rialto la loro fiera internazionale, un giovane di Ingolstadt allievo dell’eclettico Christoph Scheiner, pubblicò un libretto (“Disquisitiones Mathematicae”, 1614) colmo d’illustrazioni di tutte le eccitanti scoperte effettuate con la nuovissima tecnologia galileiana: le lune di Giove, le fasi di Venere, le macchie del Sole, la superficie ruvida e piena di crateri della Luna. Era però un testo anti-copernicano, la cui fama oggi si deve solo per essere stato oggetto di scherno da parte di Galileo nel suo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1632). Galileo ne parla come d’un libretto “pieno di falsità, fallacie e contraddizioni”, scritto (da un autore che mai nomina) per difendere tesi sbagliate e per aggiustare le osservazioni ai pregiudizi, invece di adattare le idee “alle cose come sono”. Con penna pungente, accusa il giovanotto di eccessiva auto-confidenza e d’essere “ignorante de le fondazioni” su cui la teoria di Copernico era a suo parere già allora saldamente strutturata.

Tace Galileo che non era stata l’evidenza di nuove scoperte astronomiche, ma la preferenza d’un sistema filosofico rispetto ad un altro – il platonismo piuttosto che l’aristotelismo – a convincere cent’anni prima il canonico polacco che sia il Sole al centro del mondo, non la Terra: “E in mezzo a tutto sta il Sole. Chi infatti, in tale splendido tempio disporrebbe questa lampada in un altro posto o in un posto migliore, da cui poter illuminare contemporaneamente ogni cosa? Non a sproposito quindi taluni lo chiamano lucerna del mondo, altri mente, altri regolatore […] Così il Sole, sedendo in verità come su un trono regale, governa la famiglia degli astri che gli fa da corona” (Niccolò Copernico, “De revolutionibus orbium coelestium”, 1543).

Soprattutto Galileo non ribatte alle obiezioni che Locher pone al copernicanesimo su pure basi scientifiche desunte dalle evidenze fornite proprio dal telescopio inventato dal pisano. Quelle obiezioni saranno superate dalla fisica solo nel XIX secolo. Il fatto è che Galileo non si rende conto che lo stato dell’astronomia, così come progredito anche per suo precipuo merito, non è maturo a corroborare l’eliocentrismo e che le sue deduzioni non erano allora più fondate che ai tempi ancora ad occhio nudo di Copernico. È desolante confrontare il riverente rispetto che Locher porta a Galileo con il disprezzo con cui ne è ripagato. Ed è istruttivo confrontare il rigore scientifico d’uno studente bavarese con il negazionismo snob del cattedratico italiano più famoso d’Europa, che quel rigore aveva precisamente codificato (20 anni prima).

Che cosa obietta Locher al copernicanesimo? Certo, ammette, una Terra in movimento intorno al Sole non combacia col passaggio biblico preso alla lettera, dove Giosuè ordina al Sole di fermarsi. Ma una Terra in movimento crea anche maggiori problemi all’astronomia. Uno di questi è la grandezza delle stelle nell’universo copernicano. Se la Terra si muove, come si spiega la “fissicità” delle stelle? I copernicani devono teorizzare che le stelle, anziché trovarsi giusto al di là dei pianeti come si era sempre pensato, siano così incredibilmente lontane dalla Terra che il moto di questa intorno al Sole risulti insignificante rispetto a quelle distanze. Ma allora, incalza Locher, poiché le stelle osservate dalla Terra sono punti di diversa grandezza e luminosità, esse devono essere, comprese le più piccole, così massicce e splendenti da far impallidire il Sole!

Fin qui, Locher ripete diligentemente la lezione di Tycho Brahe, un altro anti-copernicano, il più importante astronomo dell’epoca, il quale pensava fosse assurdo solo immaginarsi miriadi di soli incommensurabilmente più grandi del nostro ed era sicuro che il sistema copernicano non sarebbe sopravvissuto alla questione. Locher però non s’accontenta dell’assunzione di Tycho, ma sviluppa un’analisi comparata e propone un programma di ricerca per decidere tra i due massimi sistemi.

Tolomeo, proseguono le Disquisitiones, aveva spiegato le irregolarità osservate ad occhio nudo nei movimenti dei pianeti teorizzando che i pianeti si muovano sì intorno alla Terra, ma che ciò facciano precisamente ruotando su orbite circolari (“epicicli”), i cui centri ruotano su orbite circolari più grandi (“deferenti”) centrate sulla Terra.

Sistema tolemaico. I pianeti ruotano in piccole circonferenze (epicicli), i cui centri ruotano in grandi circonferenze (deferenti) aventi per centro la Terra. In rosso le orbite dei pianeti come osservate dalla Terra. Le stelle, la Luna e il Sole, invece, ruotano direttamente intorno alla Terra.

Fino alla scoperta del telescopio però, ragiona Locher, questa era solo un’ipotesi, perché nessuno poteva determinare se gli epicicli esistessero davvero. Ora il telescopio di Galileo permette misure più accurate, che rivelano per esempio le lune di Giove, ruotanti in orbite intorno a Giove, le quali sono epicicli dell’orbita di Giove. Dunque Tolomeo ha ragione su un primo punto: gli epicicli esistono per alcuni corpi celesti, visti e misurati col telescopio galileiano! Ma gli epicicli paiono esistere anche per i pianeti: tutte le osservazioni al telescopio sono infatti coerenti con l’ipotesi che Giove, Venere, gli altri pianeti ed anche le macchie solari, come Tycho aveva mostrato coi suoi dati, ruotino su epicicli intorno al Sole, il quale infine ruota intorno alla Terra. In questo sistema geocentrico, tutto si spiega ed è coerente con le osservazioni telescopiche, ed il problema della dimensione delle stelle non si pone.

È il sistema tychonico. Il Sole, la Luna e le stelle ruotano intorno alla Terra, fissa al centro dell’universo; i pianeti Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno ruotano intorno al Sole; i satelliti intorno ai loro pianeti. Si tratta ora di osservare, conclude Locher, con telescopi sempre più potenti, se il sistema vale anche per Saturno e le sue “protrusioni” (che noi oggi sappiamo essere degli anelli). Il sistema copernicano è da rigettarsi perché 1) non spiega nulla di più del sistema tychonico, 2) crea il problema della dimensione delle stelle, 3) complica i movimenti dei corpi che si muovono sulla superficie terrestre e 4) ad ogni difficoltà invoca la maestà divina del Sole. Alla fine, Locher prospetta un programma a lungo termine di ricerca astronomica per raccogliere dati sui cambiamenti delle protrusioni di Saturno intesi a corroborare definitivamente il sistema tychonico.

Sistema tychonico. Tutti i pianeti meno la Terra ruotano intorno al Sole (orbite gialle). Le stelle, il Sole e la Luna ruotano intorno alla Terra (orbite blu). Le altre lune ruotano intorno ai loro pianeti.

Locher meriterebbe di essere ricordato per una sola “invenzione”. Dalla lettura del suo trattatello, con mio grandissimo stupore, ho appreso d’un meccanismo da lui immaginato per spiegare come i pianeti possano muoversi in orbite circolari spontaneamente, in una specie di caduta perpetua. Non ho qui lo spazio per dettagliare il meccanismo, forse lo farò in un futuro articolo. Locher vi propone ante litteram un einsteiniano Gedankenexperiment – “cogitatione percipi possit” sono le sue parole –, e ciò 70 anni prima della gravitazione di Newton, anzi quasi anticipando di 3 secoli il principio di equivalenza tra inerzia e gravità della relatività generale. Il meccanismo, ammette Locher, è indifferente a decidere tra i due sistemi astronomici in competizione; tuttavia, aggiungo io, è il primo tentativo in scienza moderna di spiegare la naturalezza delle orbite circolari dei corpi celesti, che non è minore di quella della caduta verticale d’un sasso dalla torre di Pisa o della traiettoria parabolica d’una palla di cannone lanciata dalle mura di Ingolstadt. Anche quest’idea di Locher non meritava il silenziamento di Galileo.

In astronomia, la vera rivoluzione galileiana fu di abbassare il cielo alla Terra, oggi possiamo dire, un cielo che, da che uomo posò gli occhi insù, era stato considerato di sostanza “divina”. Il telescopio rivelò a Galileo che tutti i corpi (allora visibili) dell’universo sono probabilmente fatti della stessa “stoffa”, anche il Sole con l’imperfezione delle sue macchie. Ma ciò non faceva del Sole la copernicana casa di Dio. Da quell’abbassamento i poteri politico e religioso si sentirono minacciati, fino ad intentare un vergognoso processo a Galileo e costringerlo all’abiura. Ma chi o che cosa stia al centro del mondo o d’una sua parte, ammesso che la questione abbia un senso, non può essere stabilito senza una teoria della gravitazione. Il cardinal Bellarmino aveva cattivi consiglieri morali, ma i giusti consiglieri scientifici. Una teoria della gravitazione sarebbe arrivata con Newton solo nel 1687, mezzo secolo dopo la morte di Galileo. Una seconda più ampiamente corroborata, concettualmente differente ed anzi opposta alla newtoniana, nel 1915 con Einstein. Oggi, con una cosmologia che dal principio galileiano di uniformità materiale dell’universo si ritrova falsificata da un 95% di materia e di energia oscure (cioè di natura ignota), i fisici brancolano nell’oscurità (è il caso di dire), in cerca d’una nuova teoria, coerente.

Nel progresso della fisica, Georg Locher, Tycho Brahe, Christoph Scheiner, ecc. si troveranno infine dalla parte sbagliata. Ma Galileo non obiettò alle loro tesi solide, li ridicolizzò; e la sua parodia appassionata e non scevra di pregiudizi contro gli aristotelici che sostenevano i loro argomenti su basi sperimentali divenne, nel racconto postumo dei vincitori, la storia standard del pensiero scientifico. Oggi, anche nella comunità scientifica, non sono finiti i tempi della caricatura dell’avversario, della confusione tra scienza e filosofia e politica, della commistione con gli interessi dell’industria, della creatività continua di racconti non corroborabili…, tutti “strumenti” estranei al metodo della scienza naturale, che si nutre del dubbio e progredisce sulla falsificazione sperimentale. In un mondo di tecnici specializzati e acritici, controllato dalla grande finanza, la scienza naturale corre il rischio di diventare un altro paradiso perduto.

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GIORGIO MASIERO: giorgio_masiero@alice.it Laureato in fisica, dopo un’attività di ricercatore e docente, ha lavorato in aziende industriali, della logistica, della finanza ed editoriali, pubbliche e private. Consigliere economico del governo negli anni ‘80, ha curato la privatizzazione dei settori delle telecomunicazioni, agro-alimentare, chimico e siderurgico, e il riassetto del settore bancario. Dal 2005 interviene presso università italiane ed estere in corsi e seminari dedicati alle nuove tecnologie ICT e Biotech.

55 commenti

  1. Enzo Pennetta on

    Grazie a questo articolo ho accresciuto la mia conoscenza dei risvolti che caratterizzarono la questione cosmologica tra il cinquecento e il seicento e ne emerge una storia sempre più diversa e lontana da quella raccontata dalla corrente narrazione positivistica.
    Grazie davvero Giorgio.

    • Concordo con quanto scritto da Enzo: grazie Giorgio per questi particolari aspetti storici che non conoscevo e per le osservazioni di carattere generale.

    • Giorgio Masiero on

      Eh sì, ci sarebbe molto altro da ridire sulla storia ufficiale. Ma avremo modo di tornarci, Enzo.

  2. Nino Butta on

    Questo pezzo va studiato, non è sufficiente leggerlo. Personalmente non mi basterà il tempo assegnato per un’osservazione, ma ciò non mi impedirà di pensare. Grazie ancora per gli spunti.

  3. Giuseppe1960 on

    Ne emerge un Galileo che dimentica il metodo scientifico… antesignano di quelli che oggi, di tutte le parrocchie, fanno lo stesso. E chi, in campo di scienze naturali, vittima della propria visione del mondo, non ha creato la caricatura ad hoc del proprio avversario batta un colpo… Silenzio assordante.
    E naturalmente grazie a Masiero che nelle conclusioni ha focalizzato la questione a beneficio di tanti, si spera.

  4. gianfranco56 on

    ..propongo…senza alcuna pretesa di saccenza..il seguente approfondimento: http://crombette.altervista.org/galileo_aveva_torto.htm dove si presenta l’esperimento di Albert Abraham Michelson ed il succesivo di Gustave Plaisant,i quali, se non capito male…dimostrarono che la terra è ferma e non gira nel suo presunto moto di rivoluzione intorno al Sole…. attraverso uno strumento chiamato Interferometro.: https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_di_Michelson-Morley ..chiedo umilmente al Prof. Masiero la sua illustre opinione al riguardo….

    • Giorgio Masiero on

      Io Le propongo di leggere meglio l’articolo, Gianfranco, dove troverà anche la mia opinione sui moti terrestri, che non è affatto “illustre”, ma quella del 99,99% dei fisici del XXI secolo..

  5. Simon de Cyrène on

    Vorrei aggiungere che, a mia conoscenza, oggi non c’è ancora alcuna esperienza diretta del fatto che la Terra giri intorno al Sole: i nostri strumenti astronomici non essendo per ora abbastanza precisi.

    Benché personalmente convinto che la Terra giri intorno al Sole… anche se non so se questa domanda sia in sé davvero sensata.. tutto ciò mostra che il 99% della nostra conoscenza è basata su testimonianze altrui e su racconti che “funzionano” e non su fatti direttamente sperimentati.

    • Giorgio Masiero on

      Per dire, Simon, che è A a girare intorno a B e non viceversa, è necessario credere nell’esistenza di un sistema assoluto di riferimento, come credeva Newton…, e forse anche l’Einstein che più tardi chiese scusa a Lorentz sull’etere. Questo sistema di riferimento assoluto può essere solo quello del vuoto fisico, il nuovo etere. Ora, ammesso che lo sia, per dire che è la Terra a girare intorno al Sole occorrerebbe anche mostrare che il Sole è immobile rispetto al vuoto fisico…, il che significherebbe un eliocentrismo universale: più antropocentrici di così!

      • Simon de Cyrène on

        Si potrebbe mostrare che il Sole gira intorno al centro di massa del sistema terra-sole e che la terra faccia lo stesso: in questo caso sarebbe ragionevole affermare che la Terra gira intorno al Sole nel senso che ha una traiettoria che contiene quella del Sole.

        • Giorgio Masiero on

          Il centro di massa è un oggetto matematico, non fisico. Sicché tutto ciò che consegue dall’averlo privilegiato come punto di riferimento vale solo in termini di opportunità di calcolo…, esattamente come diceva Bellarmino.

          • Giuseppe1960 on

            Mi fa capire, Masiero, che noi umani, pur con tutta la scienza acquisita nei secoli dei secoli, restiamo pur sempre degli osservatori che nulla possono aggiungere a quel che è, e pure degli osservatori parzialissimi di un tutto di cui dal punto di vista della realtà materiale siamo marginalissimi protagonisti… Forse è per questo che ci aggrappiamo forsennatamente alla metafisica e a tutto quel che ne consegue?

          • Che significa che non possiamo “aggiungere” a quel che è?
            Che vuol dire “dal punto di vista materiale siamo marginalissimi protagonisti”?

          • Giuseppe1960 on

            Masiero, Htagliato… Probabilmente non sono stato bravo a trasmettere il mio pensiero, un pensiero, lo ammetto, ingarbugliato e anche guidato dal mio modo di vedere il mondo, l’uomo, il senso della nostra esistenza… marginalissima e ininfluente sulle dinamiche fisiche dell’universo, tanto che siamo relegati al ruolo di osservatori e non ci resta, come consolazione, che l’immaginare a livello metafisico, unica specie finora in grado di farlo… A tali considerazioni mi ha spinto la risposta di Masiero a Simon, da me intesa come una sorta di resa rispetto alla pretesa del buon Simon.

          • Giorgio Masiero on

            La scienza non deve dedicarsi a domande senza senso. Chi ruoti intorno a chi è una di queste domande, a meno che non si possieda un sistema di riferimento assoluto, come credevano Aristotele e Newton.
            Questo, solo questo, era il senso, Giuseppe, della mia risposta a Simon. Tutt’altro che mancanza di rispetto per la scienza naturale, di cui sono ammiratore e difensore!

          • Giuseppe1960 on

            E come lei ammiro e (dal canto mio malamente) difendo la scienza naturale.

          • La nostra esistenza è ininfluente sulle dinamiche FISICHE dell’universo semplicemente perché abbiamo pochissima massa e volume.
            Non capisco però perché il senso dell’esistenza, pur restando in un’ottica puramente materialistica, debba essere giudicato in base a due grandezze fisiche tra le tante (massa e volume). Perché non la complessità? In base alle conoscenze attuali, niente è complesso come noi, trovo molto più interessante quindi il nostro cervello che una palla di gas, benché questa possa essere di svariati ordini più grande del Sole.

          • Giuseppe1960 on

            Proprio alla nostra complessità mi riferivo quando scrivevo di noi che siamo l’unica specie (finora) in grado di esprimere metafisica…

          • Non capisco comunque come questa capacità debba essere una “consolazione” e non una delle più straordinarie proprietà che un ente dell’Universo possa possedere, come se l’essere dotati di pensiero sia poca cosa rispetto all’avere la massa di una stella o il volume di un ammasso di galassie.

          • Giuseppe1960 on

            Proprio perché abbiamo questa grande capacità di astrazione possiamo anche vederla, io credo, come una consolazione, una fonte di consolazione rappresentata dalla capacità di sognare e immaginare cose…

          • Mi scusi, probabilmente diamo alla stessa parola sfumature opposte: per me la “consolazione” è un qualcosa che pone un rimedio sentimentale ad una situazione negativa, ma l’unica cosa negativa che vedo, nel nostro contesto uomo-universo, è la piccolezza dell’uomo nel senso LETTERALE del termine (piccolo rispetto allo Spazio), ma per me questa piccolezza non è nemmeno di per sé un problema, lo è se per qualche ragione (che NON mi ha ancora spiegato) il criterio di giudizio sul valore di qualcosa si basa sulla sua massa e sul suo volume.
            Forse una montagna vale più di lei? Devo trovare una consolazione nei riguardi della mole della balena?

          • Giuseppe1960 on

            Scusi lei che la faccio tribolare per nulla… Vede, da un punto di vista totalmente razionalistico, la pensiamo allo stesso modo: lei non invidia la balena, io magari non invidio l’elefante, stiamo bene nella nostra pelle.
            Nel mio ragionamento mi ponevo nella pelle di quella categoria di persone che, a fronte di una perdita della centralità antropologica nell’universo (grazie alla conoscenza della grandezza del tutto) si aggrappano alla metafisica per reinventarsi ruoli e grandezze… (metafisica che diventa una consolazione soprattutto quando vede nell’uomo il fine ultimo di quel tutto che ci rivela la ns piccolezza di specie tra le tante… e pure unica specie al momento in grado di constatarlo).

          • Lieto che siamo d’accordo su qualcosa! Non mi è mai capitato di conoscere persone che devono NECESSARIAMENTE aggrapparsi alla metafisica per riscoprire il valore dell’uomo nell’Universo. Non credo che ce ne sia qualcuno tra i commentatori di oggi, per cui possiamo concludere qui questa serie di commenti.

          • Giorgio Masiero on

            Secondo me, Giuseppe, già parlare di “perdita della centralità antropologica ecc.” è fare metafisica, non certo fisica. Solo che questa metafisica è leopardiana, o schöpenhaueriana, invece che aristotelica. E va di moda oggi in Occidente, ma nulla più.

  6. GIUSEPPE CACIOPPO on

    Domande al prof. Masiero.

    1) E’ corretto dire che, alla luce della teoria della relatività, le affermazioni: “la terra ruota intorno al sole” e “il sole ruota intorno alla terra” sono equivalenti? Ovvero questa equivalenza viene invalidata dalla maggiore massa del sole che rende esatta la prima affermazione?

    2) Al tempo del processo di Galileo, alla luce delle conoscenze scientifiche del tempo, gli argomenti a favore dell’ eliocentrismo erano realmente decisivi? Ovvero aveva ragione lo studioso ateo K. Feyerabend allorchè scrisse che, in quel caso, ” La Chiesa si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo”?

    • Giorgio Masiero on

      1) Alla luce della teoria della relatività generale (ma anche della gravitazione universale di Newton) tutti i corpi dello spazio s’influenzano reciprocamente nei loro moti, con effetti tanto maggiori quanto maggiori sono le loro masse e quanto più sono vicini. Quindi, non ha senso dire, in un sistema di corpi nello spazio, quale orbiti intorno a quale. Però può semplificare i calcoli delle diverse orbite, porsi in un riferimento che abbia origine nel centro di massa del sistema. Nel caso del sistema solare, il centro del Sole è vicino al centro di massa (dato che la massa del Sole è da sola un migliaio di volte quella di tutti i pianeti insieme), ma non coincide con esso ed arriva a distaccarsene fino a due volte il raggio del Sole.
      2) Non erano assolutamente decisivi, come ho spiegato nell’articolo. Feyerabend ha ragione. Chi fosse Bellarmino dal punto di vista scientifico meriterebbe un altro articolo!
      3) L’ho spiegato in diversi articoli. Veda magari Che cos’è la materia (2), nella rubrica Tavola Alta.

      • GIUSEPPE CACIOPPO on

        Magari, con un po’ di pazienza, potremo avere modo di conoscere meglio la figura di questo cardinale!

  7. muggeridge on

    Bellissimo articolo prof. Masiero, che mostra che sin dalla fondazione del moderno metodo scientifico, si è utilizzata la derisione e il discredito dell’avversario per contrastare le teorie avverse a quelle per cui si parteggia. Tradotto per il principale dibattito qui su CS, quello sul darwinismo e sue derivazioni recenti, mi pare dica chiaro: “voi avrete magari anche ragione, ma non riuscite a dar conto nel modo dovuto della ragione che potreste avere”.

  8. Claude Liszt on

    Gent. dr. Masiero,
    sono felice di incontrare qualcuno che apprezzi Milton… Quello da lei ricordato è un testo che fa riflettere e che da anni ormai leggo in originale.
    Spero di non andare in “off topic”, ma quanto a Galileo, come storico non me ne sono mai occupato. Alcuni miei colleghi sì e mi hanno fatto leggere documenti originali che mi hanno fatto capire quanto il Galileo che si conosce e che si vende nello “storytelling” odierno è soprattutto quello manipolato alla metà dell’Ottocento.

    • Giorgio Masiero on

      Eh sì, Liszt, a cominciare dalla fake messa in bocca a Galileo “Eppur si muove”! Fa tanto comodo anche oggi inventarsi una Chiesa ignorante che si oppone alla Scienza con la S maiuscola…, mentre io conosco solo l’ultimo baluardo di un cattolicesimo razionale che ostacola la trasformazione della scienza in magia!

      • Giuseppe1960 on

        L’importante è che, con la scusa di ristabilire una verità contro la cosiddetta leggenda nera, non si corra il rischio di ribaltare la storia del tutto… Io non credo che siano in discussione gli uomini di scienza appartenenti alla chiesa che sapevano il fatto loro (naturalmente in linea con le conoscenze del tempo), ma la chiesa che istruiva il popolino solo in una certa maniera sì, doppiamente responsabile dal momento che aveva nelle sue gerarchie anche fior di razionalisti. Altrimenti, a forza di revisioni contro, tra non molto andrà a finire che ci sarà bisogno di una controrevisione che ristabilisca i fatti su tutto il fronte.

        • Giorgio Masiero on

          Questo è un articolo di storia, Giuseppe. Ne farò altri, finché avrò voglia e lettori interessati, perché ho capito – andando direttamente alle fonti – di essere stato strumentalizzato da studente “su tutto il fronte”. Galileo è niente, tutta la storia ce l’hanno riscritta: dai Romani ai cosiddetti “secoli bui” al cosiddetto Risorgimento.

          • Giuseppe1960 on

            E io le auguro di scriverne tanti altri in pieno spirito di verità… Tutto serve a formarsi un’opinione, compreso lo stimolo che può dare un’affermazione tanto perentoria come la sua sulla storia tutta riscritta (dai vincitori, immagino, come si dice sempre, e magari com’è normale che sia stato), senza un filino di dubbio che, nonostante le fonti dirette, si corra il rischio di riscriverla per una seconda volta. Sono convinto che se anche la storia fosse stata riscritta dagli sconfitti non avremmo la versione tutta vera, e mi figuro le difficoltà del riscriverla a posteriori… Giusto qualche tassello potremmo accomodare, o avere un punto di vista diverso, ma mai distaccato del tutto, io credo. Pur con tutta la buona volontà e le buone intenzioni del mondo…

      • Claude Liszt on

        Gent. dr. Masiero,
        non per infierire su Galileo, ma pochi anni fa è stato ritrovato in Archivio di Stato a Venezia un “libello” manoscritto, vergato da uno dei membri che ha partecipato alla famosa presentazione del cannocchiale al doge Donato, a Venezia. Beh, non sembrerebbe che sia andata proprio come ce l’hanno sempre raccontata. Il libello non narra solo la presentazione, ma anche parte della discussione avuta dal doge con i suoi consiglieri. È ora oggetto di studio e di riscontri con altri documenti storici; se sarà pubblicato, si dovrà rivedere la narrazione di quell’episodio.

        • Giorgio Masiero on

          Lei, Liszt, mi ha incuriosito assai con questo Suo intervento! Magari, potrebbe Lei scrivervi un articolo, qui su CS, dopo i dovuti riscontri.

  9. muggeridge on

    Sono sempre stato appassionato di storia e devo dire che la revisione a favore della Chiesa è stata portata avanti negli ultimi 30-40 anni da storici che col cattolicesimo non c’entravano molto, in alcuni casi addirittura da storici che hanno rivisto le proprie posizioni, probabile che questo sia dovuto alla caduta delle ideologie, quindi la versione attuale dovrebbe essere quella più vicina alla verità storica e non ci dovrebbe essere bisogno di una contro-revisione, anche perché la versione laicista-illuminista si è basata su numerosi falsi e manipolazioni che vanno ben al di là del qui citato “eppur si muove” inventato di sana pianta da Giuseppe Baretti nel ‘700. Quello di cui ci sarebbe bisogno ora è che la versione deideologicizzata della storia venisse divulgata anche presso i non addetti ai lavori, come è stato fatto in modo, direi propagandistico, per la versione ideologicizzata sino ai nostri giorni.

  10. GIUSEPPE CACIOPPO on

    Che la storia sia stata piegata e deformata a “storielle” a fini ideologici è difficile da negare. Basti pensare che è stato definito dei “secoli bui” il periodo che ci ha dato: Giotto, Dante, la nascita della scrittura musicale, le splendide cattedrali, le abbazie, i primi ospedali, le prime università…ecc ecc …ce ne vuole di coraggio!
    La storia non ha bisogno di essere riscritta, basta andare alle fonti con un briciolo di onestà.
    Per chi voglia divertirsi a leggere come ” ce le hanno raccontate” consiglio caldamente: “Pensare la storia” di Vittorio Messori. 280 brevi, illuminanti paragrafi scritti da un autore che non ha riscritto nulla, è semplicemente passato …da qualche biblioteca!

    • Giuseppe1960 on

      Da quando è stato toccato sulla via di damasco Messori fa di professione ben pagata l’apologeta… Di suo ho letto il famosissimo Ipotesi su Gesù e la barzelletta “divertentissima” della gamba ricresciuta, tanto mi basta per darti ragione riguardo ai fini ideologici su cui vengono montate tante storie.

      • Giorgio Masiero on

        Lei, Giuseppe, la chiama barzelletta perché non crede a priori ai miracoli o perché ha fatto uno studio storiografico sull’evento ricordato da Messori?

        • Giuseppe1960 on

          Non credo ai miracoli come li intende un credente, ritengo che una mancata o impossibile spiegazione scientifica di una guarigione non sia necessariamente tale per sempre… Sulla gamba ricresciuta ricordo di aver letto alcune obiezioni che mi avevano convinto che si trattasse di una truffa… Che avrò cura di linkare se le ripesco. Già al tempo del fatto qualcuno aveva fatto ipotesi in tal senso… E mi lascia anche perplesso che la gamba ricresciuta sia non propriamente perfetta… Come da testimonianze di chi l’ha potuta vedere. Mah

      • GIUSEPPE CACIOPPO on

        Dal suo argomentare comprendo benissimo che il suo sistema di pensiero si basa su pilastri granitici, creati nel tempo da studiosi documentati e corretti, quelli dei ” secoli bui” ad esempio, altro che Messori, che racconta barzellette.
        Si tenga ben stretto a quei pilastri!

        • Giuseppe1960 on

          Mi sono limitato a esprimere un giudizio sull’autore che lei mi consigliava caldamente…

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Lei tuttavia non ha risposto al quesito posto dal prof Masiero su quali dati storiografici fonda il suo sprezzante giudizio su Messori, giacché quest’ ultimo cita documenti esistenti e visionabili da tutti! Credere o non credere è un fatto di libertà personale, ma il termine “barzelletta” presuppone una completa e personale manipolazione dei documenti che Lei dovrebbe, spero, farci conoscere.!

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Avevo già presente l’ articolo da Lei proposto che non mi sembra un portento di obbiettività, ma vede, io non contesto la libertà di aderire a qualsivoglia tesi, notavo semplicemente, che certi toni sprezzanti, volti a squalificare gli interlocutori, fanno trasparire, involontariamente, la visione ideologica che li sottende! Gli aggettivi squalificanti sono l’ arma preferita di coloro che sono fortemente affezionati ad una visione preconfezionata dell’ esistenza!

          • Giuseppe1960 on

            Diciamo che dal canto mio sono scivolato sul termine “barzelletta, e me ne dolgo, spintovi da sanguigno ardore a quel suo “per chi ha voglia di divertirsi”… riferito a un testo del Messori. Chiaro che sono da pre-giudizio traviato, e me ne dolgo ancor più.

          • Giorgio Masiero on

            Ciò che ho letto, Giuseppe, nel link che ci ha dato è solo una progressiva cancellazione della credibilità di tutti i testimoni del “miracolo” di Saragozza, una cancellazione effettuata non sulla base di prove storiche testimoniali della loro inaffidabilità, ma piuttosto del pre-giudizio insuperabile di questi loro critici moderni a credere ai miracoli. Quanto alla credibilità di questi critici, a me basta quella che giudico nulla del pittore che crede di saper replicare la sindone…
            Intendiamoci: io – credente – non ho nessun bisogno di credere a questo o a quell’altro particolare “miracolo”. Io credo in Dio, vedo in ogni ente un miracolo, e mi posso permettere persino di credere a tutto, compresa la resurrezione dei morti. Sono alcuni non credenti (non mi riferisco a Lei, che è di tutt’altra pasta, mi pare), molto presenti nel Cicap per esempio, che non si possono permettere di credere a qualcosa che non sia spiegabile dalla scienza naturale e finiscono invece col credere a tutto, comprese le magie più assurde e contrarie alla stessa scienza empirica (come ho mostrato in qualche articolo).

          • Giuseppe1960 on

            Sul pittore sono persino d’accordo. E la ringrazio della fiducia sull’altra pasta di non credente di cui sarei fatto.

  11. Fabio Vomiero on

    Ringrazio anch’io il prof.Masiero per questo bel pezzo di storia della scienza che arricchisce come sempre le mie conoscenze. E riguardo la domanda centrale del sottotitolo, sono d’accordo, siamo tutti sensibili a una certa dose di bias cognitivi/pregiudizi. In fondo è anche per questo motivo che esiste la scienza, proprio per opporsi per quanto possibile all’ignoranza e ai pregiudizi, molto spesso sbagliati. Una proprietà fondamentale della scienza infatti è proprio quella di mettere continuamente in discussione quello che credevamo di sapere, mediante analisi critiche intelligenti e la prova dei fatti, costruendo strumenti concettuali nuovi per ridisegnare sempre più efficacemente la nostra conoscenza del mondo.

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