Affrontare scientificamente la questione sollevata dalla recente intervista della Dott.ssa De Mari alla trasmissione “La zanzara”.
La sodomia come è classificabile?
La questione è nota, in una recente trasmissione su Radio24, la emittente radiofonica del Sole 24 Ore, la dottoressa Silvana De Mari intervistata da Giuseppe Cruciani ha espresso delle considerazioni riguardo la pratica della sodomia.
Non ci interessa in questo articolo entrare nelle implicazioni etiche di tale pratica ma solamente in quelle cliniche che fino a tale trasmissione non erano state generalmente affrontate. La dottoressa De Mari ha infatti portato all’attenzione degli ascoltatori l’esistenza di una sindrome denominata Gay Bowel caratterizzata da una insorgenza di patologie ano rettali superiori alla media presso persone che praticano la sodomia.
Da un punto di vista clinico non si può negare che un dato statistico come una anomala insorgenza di patologie correlate a determinate pratiche si configuri come elemento rivelatore di un comportamento nocivo per la salute.
L’obiezione mossa dall’intervistatore alla dottoressa De Mari permette di inquadrare in una interessante prospettiva l’argomento, sentiamo quindi cosa afferma Cruciani al minuto 4,40 della trasmissione:
“Dove c’è un buco si può mettere qualcosa…”
L’affermazione è ineccepibile, e il mettere qualcosa nel caso indicato corrisponde ad una pratica volta a procurare un piacere fisico, ma si tratta di un piacere che ha come effetti collaterali dei danni clinici come quelli esposti nello studio sulla sindrome di gay bowel.
Volendo trovare un caso analogo nel quale ‘in un buco sì mette qualcosa’ per procurare un piacere, creando però al tempo stesso delle patologie correlate, è possibile pensare all’utilizzo delle vie respiratorie, come trachea e bronchi, per farvi transitare il fumo di sigaretta. Come direbbe Cruciani anche in tal caso “dove c’è un buco si può mettere qualcosa”, e cioè il fumo, ma analogamente a quanto viene nella sindrome di gay bowel questo mettere qualcosa, e questo piacere procurato, comportano un insorgere di patologie in numero superiore a quelle riscontrabili in chi si astiene da tale pratica.
L’analogia tra i due casi porta alle seguenti riflessioni: se la sodomia e il fumo di sigaretta dovessero essere considerabili come delle pratiche naturali, perché allora esse comportano un incremento di patologie?
E in ogni caso se come dice Cruciani “dove c’è un buco si può mettere qualcosa”, dovremmo allora coerentemente considerare il fumo una pratica naturale equivalente all’inalare della comune aria e in quanto tale esso non dovrebbe essere disincentivato in alcun modo e considerato un vizio nocivo per la salute.
Come promesso all’inizio di questo articolo non si affronta in alcun modo l’aspetto etico o psicologico di queste pratiche ma sono le conseguenze cliniche, e considerate le analogie tra la pratica del fumo è quella della sodomia si pone all’attenzione il fatto che si dovrebbe coerentemente affermare che i casi sono due: o la sodomia e il fumo di sigaretta sono pratiche naturali, e quindi il fumo così come la sodomia non dovrebbe essere disincentivato in alcun modo, oppure constatato l’incremento di patologie correlate a queste pratiche, dovrebbero entrambe essere considerate non naturali e causa di un aggravio per il Sistema Sanitario Nazionale con le conseguenze che questo comporta, la disincentivazione in primo luogo a partire da una campagna di corretta informazione con tanto di scritte “nuoce gravemente alla salute”.
Le fotografie delle patologie conseguenti magari sarebbe meglio evitarle.
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28 commenti
Caro Pennetta sono totalmente d’accordo con lei e il paragone mi sembra abbastanza calzante. Diciamo che una differenza si può cogliere nel fatto che il fumo può dannneggiare anche chi non lo pratica (a parte il fumo passivo penso ad esempio i danni subiti dai figli per il fumo dei genitori, in particolare della madre) e questo forse ha contribuito a sanzionare socialmente questo comportamento. Lo stesso non può dirsi per la sodomia che aumenta i rischi per la salute solo per chi la pratica. Il problema delle campagne di informazione è che in questo momento non sono accettabili per un pregiudizio ideologico. In realtà, mentre il singolo individuo è libero di nascondere a se stesso la realtà (ini questo caso clinica) questo non dovrebbe essere nel caso delle autorità pubbliche. La scienza economica e la psicologia hanno infatti mostrato che le decisioni individuali non sono mai completamente razionali nel senso ristretto del termine (logica deduttiva) ma le decisioni collettive potrebbero e dovrebbero esserlo. Il fatto è oggi si pretende dalla pubblica autorità (che dovrebbe agire secondo una logica di razionalità collettiva) di assecondare i desideri individuali e non di agire per il bene comune. Così nella gestione dei rischi sanitari si rinuncia talvolta alle doverose azioni di comunicazione per assecondare una sorta di diritto-a-farsi-del-male-senza-esserne-consapevoli.
“Lo stesso non può dirsi per la sodomia che aumenta i rischi per la salute solo per chi la pratica.” QUANTI SONO COLORO CHE NON PRATICANO LA SODOMIA CHE RIMANGONO INFETTATI PER HIV O ALTRO DA COLORO CHE PRATICANO LA SODOMIA? NON CONOSCO I NUMERI MA CREDO DI AVER MOSTRATO UN ASPETTO INTERESSANTE NEL DIBATTITO.
Certamente non è sovrapponibile al fumo passivo ma altrettanto certamente hai ragione nel dire che comunque c’è un aumentato rischio generale, cosa che va tenuta in conto.
Non e’ cosi. la “sodomia” (termine scioccamente offensivo con cui identificare presumo i rapporti omosessuali,e titolo di onore per coloro che nei secoli passati pagarono il prezzo di questa accusa finendo sul rogo) di per se’ non aumenta il rischio di infezione da hiv. In Europa Occidentale la prevalenza di nuovi casi e’ addirittura maggiore negli eterosessuali,stante il buon risultato di campagne informative serie. E’ la mancanza di adeguate precauzioni : la conoscenza del partner, il profilattico in primis) a favorire il contagio. Lei non e’ un medico e dovrebbe smetterla di propalare informazioni fuorvianti su temi di cui non ha alcuna competenza. Tanto sull’epidemiologia da Hiv quanto sui vaccini che “si potrebbero tranquillamente evitare” (??) in altre (sue ?) asserzioni. Sorvolo sull’incredibile volgarità’ dei disegnini sopra i suoi post. Che vergogna.
Analogamente chi non è uno storico dovrebbe astenersi dal propalare la solita leggenda nera sulla persecuzione degli omosessuali e magari rileggersi il canto XV dell’Inferno di Dante dove nessuno è finito sul rogo e giganteggia il maestro dell’Alighieri, Brunetto Latini, stimatissimo da Dante e dai contemporanei pur essendo sodomita.
Guardi temo di non avere molto da dire su un sito che e’ semplicemente osceno fin dall’intestazione,per cui la lascio volentieri alla sua logica demenziale. Quanto alla persecuzione degli omosessuali condotta fino al rogo di esseri umani innocenti,questo e’ un fatto e non una leggenda,con buona pace dei suoi studi storici e danteschi. Presi per corrispondenza in edicola,a quanto pare. Saluti.
Quindi lei sarebbe medico e storico ? Insomma un tuttologo. Io perlomeno ho l’umiltà di aver preso una laurea che comportava anche esami di storia e poi di aver approfondito per mio interesse personale.
Lei pretende certificati di idoneità da Pennetta che è comunque un biologo e poi si permette di sproloquiare di storia, ovvio che doveva aspettarsi pan per focaccia, anche se il mio pensiero è che le lauree non servono a molto in questo caso (se non per gli idolatri di uno statalismo ormai del tutto sorpassato che vede nel pezzo di carta la licenza “ufficiale” per potersi esprimere, con gli effetti che vediamo tutti i giorni, ossia con specialisti che dicono e fanno cose completamente errate e fuorvianti…). Diciamo che avrebbe potuto almeno cogliere la contraddizione in cui si è cacciato, ma le fette di salame ideologiche che si porta dietro glielo impediscono, per cui penso che la migliore notizia che ci può dare è proprio quella che non frequenterà più questo sito così “osceno” (il che detto da uno come lei è appunto una medaglia per il sito medesimo).
Scusate l’ignoranza, ma in che senso “sodomia” sarebbe “scioccamente offensivo”?
E perché i vaccini non si possono evitare?
Concordo, riguardo il fumo passivo la differenza ovviamente c’è, però sui pacchetti di sigarette le immagini “disturbanti” con le patologie indotte sono in massima parte riferite non al fumo passivo.
Certo non oso pensare una campagna analoga con le immagini delle patologie gay bowel…
Sono medico,ho letto la trascrizione dell’ intervista, non ricordo dove, nella quale l’ analisi della dottoressa, puramente scientifica, con spiegazione anatomopatologica della problematica è stata chiarissima ed esauriente. In conseguenza di ciò la dott. ssa De Mari è stata denunciata all’ ordine dei medici di Torino con proposta di radiazione!
Mi sembra di ricordare che nelle avventure di Pinocchio che quando denuncia il reato da lui subito viene punito, infatti ad un certo punto il giudice sentenzia “Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque, e mettetelo subito in prigione…”
Nel frattempo la dottoressa di cui sopra, dietro berciante sollecitazione delle associazioni lgbt, è finita oggetto di un procedimento da parte dell’ordine dei medici (che evidentemente si sono auto-declassati a pavidi sacerdoti del politicamente corretto), ma, da quanto io ricavo dalle per me sibilline parole presidente dell’ordine competente, non tanto per le sue affermazioni nel campo medico strettamente connesso alla sua specializzazione (la cui confutazione, come si evince anche dal presente articolo, dev’esser parsa ardua anche in tempi di relativismo imperante), ma per le idee di cui è portatrice sul tema dell’omosessualità. Insomma, l’attuazione in pratica di una via di mezzo tra procedimento censorio tipico dello psico-reato orwelliano e l’epurazione dal consesso scientifico del cattolico in quanto tale, che richiama in perfetto stile il “manifesto per la razza” di tristissima memoria.
Se ho divagato, chiedo venia.
Concordo e mi pare che a conferma di ciò stiano le dichiarazioni del Viale, medico del Sant’Anna nonché esponente dei radicali, il quale afferma che sebbene le posizioni della De Mari siano da condannare in quanto (a suo dire) demenziali, sarebbe sbagliato prendere provvedimenti disciplinari nei dilei confronti, giacché questi dovrebbero essere motivati da aspetti professionali, motivazioni che evidentemente non sussistono.
La Dott.ssa De Mari sta diventando famosa perchè sembra essere seriamente intenzionata a dire ciò che pensa, chi vuole legga a proposito un suo articolo sul blog di Costanza Miriano: “Riportare in vita il padre per difendere i figli”.
Proprio questo articolo e le espressioni scritte dalla De Mari su facebook, tipo “mi batto per il diritto all’omofobia”, mi portano a dire che costei ha un modo di esprimersi veramente infelice. Questo modo sarà anche buono per romanzi fantasy (pare che la De Mari sia il migliore autore italiano di questo genere), ma è assolutamente inadatto a un dibattito pubblico, soprattutto quando gli ascoltatori già sono prevenuti, quindi occorre parlare senza sbavature. La dottoressa De Mari, invece di evidenziare i dati scientifici, che le danno ragione, ha fatto un assist a tutti gli Scalfarotto d’Italia, che ora avranno buon gioco a dire che una legge sull’omofobia si impone con urgenza.
Mi pare invece il contrario. La dottoressa, col suo linguaggio volutamente chiaro che agli intolleranti risulta provocatorio, ha messo voluto metter luce l’inconciliabilità della proposta di legge di Scalfarotto et al. con la libertà di espressione vigente nei paesi civili e pure accidentalmente garantita dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Da notare che, se l’ordine dei medici prenderà provvedimenti censori in base alle sole idee espresse dalla dottoressa, sarà sancito urbi et orbi il successo dell’iniziativa, mostrando il re nudo anche alla maggioranza silenziosa amabilmente definita “omofoba” o “razzista” o “populista” a seconda delle circostanze. Da notare, inoltre, che tuttora non è vigente alcuna legge contro l’omofobia e che la caccia alla “strega” De Mari è mero linciaggio.
Se la dottoressa De Mari finirà radiata/sanzionata, sui media passerà semplicemente che è stato giusto così, in quanto trattasi di persona autoproclamata omofoba. E comunque finire volontariamente radiati/sanzionati non mi sembra una gran pensata, se non per un kamikaze. Buon per la De Mari che, coi suoi proventi di scrittrice, possa al limite permettersi di non esercitare la professione medica. Non mi sembra però giusto mettere il suo caso sullo stesso piano di altri, tipo Miriano o Frigerio, che non avevano provocato nessuno.
La dottoressa proclamandosi “omofoba” semplicemente fa il verso a coloro che pretendono di eliminare la libertà di pensiero e di espressione utilizzando in modo improprio e strumentale dei termini a fine di intimidire. Così generalmente il progressismo utilizza i termini di “fascista”, “razzista”, “omofobo”,”tradizionalista”, “reazionario” ecc. È tutto un armamentario sperimentato da decenni, che generalmente mette in soggezione e zittisce la maggior parte della gente.
Le questioni cliniche e quella riguardante il concetto di “omofobia” le terrei distinte anche se concordo con la dottoressa De Mari nella sostanza.
Si può punire una eventuale “fobia”?
Finora non è mai avvenuto, non esistono sanzioni per la xenofobia (per quanto deprecabile) ad esempio, infatti la legge può sanzionare solo le azioni non le sensazioni di fastidio e la loro eventuale comunicazione pubblica.
Comunque al riguardo segnalo un articolo di Alessandro Benigni:
https://ontologismi.wordpress.com/2017/01/16/lomofobia/
Trovo che poche cose siano insopportabili come l’arroganza della lobby lgbt, tuttavia non rinuncio a ragionare imparzialmente sull’argomento e faccio notare che nessuna delle patologie attribuite alla sodomia porta a un tumore che è invece il percorso tipico del fumo. Insomma mi pare che la sodomia possa nuocere alla salute, ma non gravemente. Peraltro parlando di queste pratiche non si sta parlando solo di gay maschi, ma anche di etero assortiti maschio e femmina, quindi uno studio di controllo sarebbe necessario anche dal lato etero della questione. Non mi piace poi l’approccio salutista a questioni etiche e morali, per esempio apprezzo i vegani che si astengono dai cibi di derivazione animale per motivi etici, molto meno quelli che lo fanno perché è salutare e anche quelli che usano questa argomentazione salutista per cercare di convincerti a diventare vegano. L’omosessualità non è un problema di salute fisica, ma al massimo di salute psichica.
Direi che “grave” non è sinonimo di “mortale”, quindi dire che le patologie indicate sono gravi danni alla salute è perfettamente corretto.
In secondo luogo al posto del cancro nel caso della sodomia c’è l’AIDS, quindi in questo triste computo le cose si equivalgono.
Infine è certamente vero che anche nei rapporti etero si può praticare la sodomia, e infatti nell’articolo non ho mai detto il contrario.
Se permetti segnalo però il fatto, che non è da poco, che in un caso si tratta di una possibile pratica, nell’altro della pratica standard e quindi si solleva la questione sulla classificazione dei rapporti omosessuali rispetto a quelli etero.
Mi puoi rispondere a questa domanda: il fumo è una cosa naturale o un’abitudine dannosa da scoraggiare?
E respirare aria è naturale o un “vizio”?
L’Aids non è certo un’esclusiva di chi pratica la sodomia e non era comunque citato nello studio in questione. Non credo che gli omosessuali maschi abbiano solo la sodomia come pratica sessuale (molti diranno perfino che non praticano nulla di esplicitamente sessuale). Il fumo è una pratica innaturale e parecchio dannosa, le malattie citate nello studio sulla sodomia però sono paragonabili a quelle che si potrebbero avere esagerando con gli alimenti, con gli zuccheri, con le proteine, con i grassi, eppure tutti ci alimentiamo perché abbiamo fame. La voglia di fumare è dovuta all’effetto di tossicodipendenza causato dal tabacco, mentre il rapporto sessuale sia etero che omo risponde a un istinto non artificialmente indotto, bensì del tutto naturale.
Dato che si indulge amabilmente nella precisazione travalicando senza remore il confine della divagazione, pure io mi accodo, precisando il rapporto sessuale e, soprattutto, quello “omoerotico” è innegabile che in una certa misura (non proprio trascurabile) siano indotti anche artificialmente.
Divaghiamo pure: io intendevo fermarmi alla pulsione sessuale, prima delle sue eventuali deviazioni che sono peraltro la regola in ogni tipo di rapporto, ossia solo una minoranza di rapporti sessuali è mirata intenzionalmente, da parte di entrambi i membri della coppia etero, alla riproduzione.
Concordo nella divagazione: alla riproduzione oggigiorno ci pensano solo le cliniche specializzate e i locatari d’uteri altrui stile Lo Giudice o Vendola.
Bè, manco il cancro è un’esclusiva di chi fuma.
Che poi infilarlo in qualsiasi buco sia del tutto naturale non direi, abbiamo due diversi concetti di naturale.
Diciamo che il cancro al polmone annovera “anche” casi di non fumatori, l’Aids annovera un po’ tutte le categorie equamente ripartite.
Per “naturale” io intendevo e l’ho scritto, l’istinto sessuale, non la pratica, in quanto alla pratica, ho scritto che anche i rapporti etero non finalizzati alla riproduzione non sarebbero poi così “naturali”, ossia a livello naturale non avrebbero molto senso. Tuttavia si recupera la cosa a livello naturale dicendo che la coppia monogamica o prevalentemente tale, nasce proprio per l’incertezza della procreazione quando non esiste l’estro. Mancando l’estro ci si deve accoppiare di frequente per avere probabilità di riprodursi e questo favorisce le coppie stabili, quindi in un certo senso è una strategia “naturale”, cessa però di esserlo quando mettiamo in atto consapevolmente contro-strategie per avere rapporti, ma non riprodurci.
Sul concetto di naturale rilancio la secolare distinzione tra NATURALE che esiste in natura e NATURALE che è nella natura dell’uomo cioè RAGIONEVOLE.