Oggi affronteremo un argomento di nicchia, lasciamo per un attimo i temi geopolitici che vanno di moda e fanno tendenza per occuparci di quisquilie. Banali, insignificanti.
Come ad esempio l’apertura, per la prima volta nella storia, di una base militare cinese in un paese straniero. O almeno prenderemo le mosse da questo avvenimento per approfondire la situazione nel Corno d’Africa, soprattutto il rapporto fra Cina ed Etiopia.
Per molti anni l’impegno della Cina ha coinvolto altre direttrici, in Africa, come mostrato nella cartina (tratta da LIMES di circa un paio di anni fa) riprodotta in calce :
Negli ultimi anni, invece, s’è aggiunta una nuova direttrice di ‘conquista’ che parte da Gibuti e raggiunge l’Etiopia.
Gibuti è un Paese piccolissimo con soli 900.000 abitanti. Ha così tante basi militari straniere da ospitare oltre 25.000 militari. Un militare straniero ogni 36 abitanti, non serve nemmeno una guerra per conquistare Gibuti. E’ stata già invasa, economicamente e militarmente. Ma pare che a tutti vada bene così. In primis al Gibuti che dall’arrivo dei cinesi ci sta solo guadagnando, almeno nel breve termine:
- La China Merchant Holdings International ha acquistato il 25% delle azioni del porto di Gibuti per 185 milioni di dollari
- Il Doraleh Container Terminal (sempre al porto) è stato acquisito per due terzi, sempre dai cinesi
Salta agli occhi che, come in una partita a scacchi, con una mossa la Cina guarda verso due obbiettivi : il primo commerciale (di fronte a Gibuti passa il 40% del traffico merci di tutto il mondo!) e il secondo strategico (da Gibuti partono i droni che attaccano i terroristi islamici sia in Yemen – 40 km a nord- che in Somalia – a sud-est di Gibuti). Sebbene una decina d’anni fa l’America avesse ampliato di molto (6 volte) la sua base in Gibuti, ora la Cina inaugura una base militare nuova di zecca per 10.000 uomini, è la base di Tadjoura. Il rapporto tra autoctoni e militari scende così da 36 a 26 : 1. Questa è la fine che ha fatto l’ex colonia francese.
Posso strapparvi una risata? La Cina, spiega il portavoce del ministero della difesa cinese, è andata in Gibuti per motivi umanitari: per sconfiggere la piaga della pirateria nel Golfo di Aden. Ovviamente in 6 anni ha quasi azzerato gli attacchi, ma ora – facilissimo da prevedere – non ha alcuna intenzione di levare le tende.
Anzi. Gibuti ha subito capitolato e i nuovi pionieri hanno costruito una testa di ponte lunga 750 km. E senza sparare una cartuccia. Non si tratta di un fronte, ma di una ferrovia che penetra l’Africa fino in Etiopia. La durata del viaggio (per la tratta Gibuti-Addis Abeba) si è drasticamente ridotta da una settimana a 10 (diconsi 10) ore. Per quest’opera l’investimento cinese è stato di 3,5 miliardi di dollari. Finanziata al 70% dalla Banca Cinese Exim e progettata interamente dai cinesi. Non solo, per i primi 5 anni saranno cinesi i controllori, i tecnici e i capostazione. Ma il Dragone non si ferma con Addis Abeba, nel futuro si attende una ferrovia che colleghi l’Etiopia con il Kenia e i due Sudan, per una lunghezza non inferiore ai 5.000 km.
E di fronte a tutto questa frenesia economica e imprenditoriale, cosa fa l’America? Sommessamente dismette in tempo record la base americana (su suole etiope) di Arba Minch – da dove partivano i droni americani. L’Etiopia ha deciso con chi stare e gli Stati Uniti ne hanno semplicemente preso atto.
Dopo 30 anni di gestione fallimentare USA e UE (per non parlare del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale), l’Etiopia decide di lasciare il vassallaggio, subito con USA e UE, e diventare socia della Cina. Socia. Con dividendi molto piccoli, ma socia.
Per decenni infatti l’approccio occidentale ha voluto subordinare importanti ‘investimenti’ per l’Etiopia a determinate condizioni da accettare. Ora invece l’Etiopia scopre nella Cina un partner commerciale. E per la Cina è lo stesso.
Va notata e apprezzata l’eleganza con cui il Dragone ha ‘sciolto il ghiaccio’ offrendo immensi finanziamenti per la già citata ferrovia. Il corteggiamento è stato irresistibile, come per una debuttante essere invitata a ballare dal miglior ragazzo sulla piazza, dopo averlo desiderato per interminabili settimane.
Immaginate la scena: l’Eritrea si dichiara indipendente – decisa a staccarsi dall’Etiopia – e dopo una guerra durata anni, Addis Abeba si ritrova senza più l’accesso al mare e soffocata dai dazi pesantissimi che gli stati limitrofi le offrono per raggiungere uno sbocco attraverso le loro terre. La disperazione porta l’Etiopia a forzare il confine con Gibuti, ma l’ex colonia chiama in aiuto la matrigna e l’Etiopia viene ricacciata nei suoi confini.
Oggi, un’affascinante Cina, non solo ammorbidisce il Gibuti nei confronti dell’Etiopia ma finanzia la ferrovia che permetterà a quest’ultima di rivedere il mare, e offre lavoro a 20 mila etiopi per la costruzione della stessa. Un sogno inaspettato che diventa realtà.
Il soft power cinese è ben solido a differenza di quello di Obama o della UE. Ricordo un ridicolo gesto di qualche mese fa che la Merkel fece in visita in Etiopia. Lasciò una mancia al governo di Addis Abeba ‘perché non partissero altri profughi per il Mediterraneo’. Forse lo scopo era ‘fare qualcosa di destra’, a favore di telecamera tedesca, nei confronti dell’immigrazione che ora preoccupa la Germania. Ma oltre ad offendere uno stato sovrano con controproducenti ricatti ed elemosine, va ricordato che la mancia non fu affatto un investimento ma una consegna di denaro assistenzialista ad uno stato che assistenzialista non è mai stato. L’Europa non ha ancora capito quello che invece è lampante per la Cina: gli investimenti passano attraverso il mercato perché così si ha la certezza di farlo crescere e poterne raccogliere i frutti.
Forse non tutti sanno che l’economia etiope è tra quelle a maggiore crescita a livello planetario. Una crescita che ha toccato la doppia cifra percentuale negli ultimi anni.
E la Cina, attenta come nessun altro a questi temi, lo sa bene. Ormai lo stipendio per chi inizia a lavorare in Cina non è inferiore a 370 €/mese mentre in Etiopia gli imprenditori cinesi pagano gli etiopi 10 volte meno. Qui il costo del lavoro è molto basso, l’industrializzazione è in una fase iniziale e il contadino etiope – dopo anni di carestia – vede come un miraggio la possibilità di guadagnare in una fabbrica ben 37 €/mese, stabilmente. Infine il costo del lavoro etiope è più basso di quello del Bangladesh e dello Sri Lanka (dove sta crescendo la forza dei sindacati e i controlli), persino in Africa non ci sono paesi concorrenziale come l’Etiopia. In Kenia, ad esempio, le paghe sono 6 volte superiori a quelle etiopi.
L’unica condizione dettata dalla Cina prevede il riconoscimento di una e una sola Cina. Un argomento sensibilissimo per Pechino, quello dell’unità. Sottolineare l’esistenza di Taiwan è visto come un affronto. Immaginatevi quanti armadi di vesti hanno stracciato i cinesi una volta venuti a sapere della telefonata intercorsa fra il neopresidente Trump e la numero uno di Taiwan, Tsai Ling-Wen. Trump ? Uno sprovveduto? Una figuraccia? Ricordo che Trump è lo stesso che vuole far tornare la produzione delle industrie in America. Ora, questa telefonata. Gli Stati Uniti stanno usando un linguaggio pragmatico che ricorda quello russo, molto nelle corde di quello cinese, senz’altro molto comprensibile, viste le reazioni. I timori della Cina, sono evidenti e comprensibili. Trump ha subito capito quale ferita sanguinante stressare per ottenere l’attenzione del Dragone.
Qui si conclude il mio tentativo di accendere qualche riflettore su una realtà, credo, ignorata dai più.
Sarei già soddisfatto se, alla fine del telegiornale di domani dove verranno spettacolarizzate e narrate tante guerre (soprattutto in Siria ed in Iraq, senza dimenticare la buona Ucraina contro la cattiva Russia), vi fermaste un minuto a pensare a quei 10 mila soldati cinesi in Africa che scortano non tanto le navi commerciali del golfo di Aden ma i primi coloni di una Big China che sta sbarcando – pacificamente – sulle coste orientali della Normandia africana.
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16 commenti
Come biasimare il bisogno di minerali ultra preziosi(e non solo)per la vorticosa industria cinese?
Il Celeste Impero(attualmente più tendente al “rosso”) agisce come i maestri provenienti dal mediterrraneo agirono più di un secolo fa(che,comunque,per ingordigia si sono mangiati “un piccolo impero”,compresa l’eritrea).
Rogna considerevole per l’Altro Impero:Stati Uniti d’America.
Trump ha già suonato la trombet vediamo se i suoi concittadini siano interessati o no a rinunciare a quel’immenso deposito di tesori che è l’africa.Per adesso la carta migliore la stà giocando la Cina:Non rappresenta per i buoni africani il cattivo colonianismo dei bianchi!ps.Fortunatamente,provvisoriamente comunque,all’Impero altro cioè la Russia,il compito di stare a guardare dalla finestra.
Degli europei(oramai specializzati in “accoglienza”) cioè Inglesi e francesi e qualche possibile industria tedesca si ritrovano traccie soltanto quando gli indipendentisti islamici rialzano la testa.Praticamente difendono il loro “bidone di petrolio”(vedasi algeria e libia(ex possibile gioiello dell’Impero delle 8 miloni di baionette)e ex colonie,sempre più,comunque,tentate dalla banconota con la sorridente faccia di mao.ps.Forse con la brexit e la vittoria di Trump potrebbe nascere un’alleanza “africana”propio per la cura “degli interessi….anglosassoni”in Africa.Dalla Francia sempre più complessata per il suo passato coloniale,ci si può aspettare solo dispetti a svantaggio dei “mangiaspaghetti”!Questa è l’europa gente.
CARO STO’,
NON NASCONDO LA GRANDE TENTAZIONE CHE HO AVUTO: MOSTRARE LA SOTTILE INTELLIGENZA DELLA CINA (IDENTIFICANDOLA CON IL GRANDE MAESTRO SUN TSU – AUTORE DE “L’ARTE DELLA GUERRA”) PARAGONANDOLA SENZA PIETA’ AL RAMBO OCCIDENTALE, CAPACE DI GRANDI MUSCOLI E QUALCHE TATTICA ECLATANTE A BREVISSIMO TERMINE. SAREI STATO IMPIETOSO, MA LA SETTIMANA NATALIZIA NON MI HA PERMESSO DI INFIERIRE
Approvo e concordo.Apprezzo da decenni la mole della saggezza e sapienza del Celeste Impero(attualizzato dalla strategia dei piccoli passi in era contemporanea).E negli anni sessanta come ben sappiamo il rimbombo delle gride e degli slogan La Cina è vicina poteva anche disturbare le quiete giornate nelle provincie italiche.Poi il ritorno dei Saggi ha trasformato un popolo inquieto e confuso in un popolo “disposto a tutto”(auguriamoci non il ritorno alla forza della guerra di corea)per detenere e riconquistare il ruolo che la storia(e la presenza fisica di una grande popolazione)gli compete.E questo è parlare di festa di Natale!!
Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento bensì sottomettere il nemico senza combattere.
Grazie, Max, per questo “tentativo” di accendere i riflettori su una realtà che non conoscevo. Sei stato molto chiaro ed esaustivo e ho trovato molto interessanti i tuoi commenti a queste vicende geopolitiche.
Ho apprezzato particolarmente il confronto Europa-Cina su politica estera ed economia, ben racchiuso in questa frase: “L’Europa non ha ancora capito quello che invece è lampante per la Cina: gli investimenti passano attraverso il mercato perché così si ha la certezza di farlo crescere e poterne raccogliere i frutti.”
Caro HT,
Grazie.
I gesti e le azioni ostentate dell’Europa non convincono. Perché sono atti non convinti, fatti come liturgie a favore di telecamere .
La Cina vuole fare soldi,lo dice, e spiega ai suoi partner come avere dividendi.
“L’Europa non ha ancora capito quello che invece è lampante per la Cina: gli investimenti passano attraverso il mercato perché così si ha la certezza di farlo crescere e poterne raccogliere i frutti.”
Forse l’Europa non lo ha mai capito, forse lo ha dimenticato. Il risultato non cambia.
La Cina invece impara in fretta, lo ha capito, ha i mezzi da impiegare, non li spreca.
Mi sento di dire che un’Europa è un Occidente che non capiscono che la strada migliore per l’Africa sono gli investimenti è un’ipotesi poco convincente.
La realtà è molto più tristemente un’altra, l’Occidente non ha mai avuto intenzione di far sviluppare l’Africa, l’Occidente post-coloniale ha continuato a fare una politica coloniale, solo la ha camuffata sotto le apparenze di buone intenzioni.
Non credo neanche che la Cina sia mossa da motivi filantropici, la Cina ha però capito, così come aveva fatto Enrico Mattei, che per subentrare in paesi sottomessi alle potenze occidentali la strada migliore è quella di offrire condizioni realmente vantaggiose, e cioè sviluppo e profitti maggiori di quelli assicurati dai meccanismi neo coloniali.
GRAZIE ENZO.
A ME PARE CHE L’EUROPA NON SIA CAPACE DI CAPIRE NEMMENO QUALE SIA IL MEGLIO PER SE STESSA. NON SA PIU’ CHI E’. NON HA PIU’ IDENTITA’.
TROVO POCO CONVINCENTE CHE L’EUROPA ABBIA IDEE DI SVILUPPO PER SE STESSA. FIGURIAMOCI IL RESTO.
Infatti, l’Europa non investe nell’economia europea, figurarsi in Africa.
In effetti è quello che faceva l’impero romano: favorire i più deboli per destabilizzare i più forti e poi conquistare.
Siamo comunque ancora al modo classico di fare politica internazionale, nulla di nuovo, domini e imperi che si succedono e tutti ad ammirare i nuovi conquistadores e a rimpiangere la gloria passata o che sta per passare.
Il problema alla base è demografico, ossia il numero è potenza, pare banale, ma non c’è crescita demografica senza vitalità di un sistema e di una nazione, l’Europa e l’Occidente hanno dominato sinché era europeo/occidentale un abitante del mondo su due, ora che lo è meno di un quarto stanno mollando il potere.
Ci si espande e si produce e ci si arricchisce per il proprio futuro e il proprio futuro sino a poco fa sono stati i nostri figli e nipoti, che ora non facciamo più, convinti che meno siamo meglio staremo, così il futuro è semplicemente degli altri.
Indubbiamente la Cina è la nuova super-potenza, ma siamo sicuri che i cinesi vivano bene ? Forse confodiamo il potere di una nazione con la felicità dei suo abitanti.
Intanto , anche se lo dimenticano tutti, la Cina è ancora un paese governato da un regime di derivazione comunista e totalitario, quindi le decisioni sono veloci perchè , molto semplicemente , non hanno oppositori.
E qualcuno di voi farebbe a cambio tra vivere qui e vivere in Cina (e potersi dire allo specchio : appartengo alla grande super-potenza cinese 🙂 )
Inoltre il suo potere demografico è derivato da numeri enormi ma stabili, cresciuti in passato e da anni consolidati , grazie a feroci politiche antinatalità e direi iper-iper-iper anti cristiane (altro che paesi occidentali) .
Al riguardo si può leggere il link
http://www.vivishanghai.com/levoluzione-demografica-in-cina/
Quindi trovare una connessione tra la fortuna economica cinese attuale e la sua crescita demografica è ben dfficile anzi, ad analizzare la storia guardando solo la popolazione , è accaduto il contrario : La Cina è cresciuta quando si è fermata la sua espansione demografica.
Si è talmente fermata che vanno verso un invecchiamento progressivo della popolazione anche loro, e hanno dovuto rimuovere il limite del figlio unico.
corretto Mentelibera65.E’ anche per questo(l’invecchiamento progressivo della popolazione ecc.) che ha spinto il furbo e dinamico attuale Papa a tenere,a qualsiasi costo,qualsiasi “cosa”succeda,i rapporti con la Cina al più alto livello possibile.Fanno gola più di mille milioni di “possibili cristiani”! Mah.
Cambiando leggeremente discorso debbo dire che tutti,propio tutti,dimenticano una possibile(leggere la presenza militare attuale)super super potenza:L’India.Ne riparleremo tra un pò.
Sì, conosco il problema demografico cinese, ma l’attuale potenza è dovuta alla “forza di inerzia” della recente espansione demografica. E’ come manovrare le grandi navi, non è che innestando l”indietro tutta” la nave si blocca all’istante, ma prosegue anche per un chilometro, ora siamo in questa situazione, ma se prima non ci fosse stata questa esplosione demografica non ci sarebbe stata nemmeno l’attuale potenza, sopratutto rispetto agli altri che hanno rallentato prima.