Due dati restano in ombra nella confusione da processo del lunedì conseguente alle elezioni USA: la macchina del consenso non funziona più mentre negli USA è in atto una guerra tra bande.
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Di analisi sulle conseguenze politiche delle votazioni USA se ne possono leggere molte e di interessanti, un aspetto su cui però è particolarmente importante soffermarsi è il fallimento dei grandi media e dei grandi testimonial nell’orientare l’opinione pubblica.
Era già successo con la Brexit, in quel caso non una testata era orientata a favore dell’uscita dell’UK dall’UE, non un testimonial era a suo favore, gli esperti paventavano un crollo delle borse e una drammatica crisi per l’Inghilterra, negli ultimi giorni ci fu anche il tentativo di far passare i favorevoli all’uscita per pericolosi sostenitori della violenza, un uso probabilmente strumentale di falsi sondaggi spingeva a dare per certa la permanenza in Europa, ma tutto questo non è servito a nulla.
Il bis adesso con le elezioni USA, non un giornale o una testata televisiva in America e in Europa era favorevole a Trump, non un testimonial dello star system, Maria Ciccone prometteva persino prestazioni sessuali per chi avesse votato Hillary (visti i risultati forse non è più così appetibile come crede?!?), crolli delle borse e ogni disgrazia venivano prospettai per l’eventualità della vittoria di Trump, gli immancabili sondaggi di comodo davano in testa sempre Hillary fino a quando nell’imminenza del voto hanno cercato di rientrare frettolosamente per salvare la faccia. Ma ancora una volta tutto questo non è servito a nulla.
Ma in entrambi i casi le posizioni contrarie a quelle del mainstream sono state portate avanti da una capillare rete di controinformazione sul web, siti di diverse dimensioni e orientamento hanno dato spazio alle voci contrastanti e gli argomenti che i grandi media volevano evitare o tenere nascosti sono stati diffusi raggiungendo gli elettori e convincendoli molto più di testate che si cominciano a percepire sempre più come tutt’altro che indipendenti.
Ci si comincia a stufare dei testimonial politicamente corretti, gente con le spalle coperte da una posizione sociale privilegiata, cantanti, attori, intellettuali di grido hanno ormai l’effetto di generare diffidenza e fastidio.
Ma a questo dato va aggiunto anche il fatto che nel caso delle sconfitta della Clinton (l’unica femminista che si è presentata col cognome del marito) le informazioni che hanno fatto una certa differenza sono giunte in modo tutt’altro che spontaneo.
La fonte principale delle notizie sugli scandali del clan Clinton è stata Wikileaks, inizialmente si è cercato di dare la colpa delle email trafugate a famigerati hacker russi, poi si è saputo che la fonte era ben altra e lo ha rivelato Steve Pieczenik, un personaggio di quelli che hanno fatto la storia dietro le quinte, basti citare il suo ruolo nel sequestro e soprattutto nell’uccisione di Aldo Moro.
Ebbene, pochi giorni prima del voto Pieczenik ha diffuso un video (versione sottotitolata da Saker Italia) dal contenuto davvero esplosivo nel quale si dichiara che negli USA è in corso una vera guerra tra fazioni (come non pensare alle famose “bande” di cui ha parlato su CS il Gen. Fabio Mini?), si parla di colpo di stato “silenzioso” del clan dei Clinton e di un contro colpo di stato portato avanti da un gruppo formato da elementi dell’ “intelligence” ed altri corpi dello stato proprio con le informazioni delle email sottratte alla Clinton e poi diffuse tramite Wikileaks, un video del quale la grande informazione ha preferito non dire nulla:
Qualunque cosa si voglia pensare due sono gli elementi nuovi che caratterizzeranno i futuro prossimo:
- la crisi della formazione del consenso che richiederà quindi l’adozione di nuove strategie.
- l’esistenza di una profonda spaccatura tra i poteri statali e di altro genere negliUSA con le conseguenze di una “faida” difficilmente si potrebbe considerare conclusa con la vittoria di Trump.
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10 commenti
Molto, molto interessante il video di Pieczenik.
Grazie, Enzo.
Oggi sui principali media sembra che l’America sia messa a ferro e fuoco da spontanee “rivolte” anti Trump. Pensando a quanto detto riguardo la faziosità dei media, quanto ci sarà di vero?
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Impossibile dirlo.
In questo momento nella homepage del corriere appare una immagine di queste manifestazioni. Si può notare una ragazza che solleva un cartello con su scritto “Power to the people!”
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Non le è chiaro che “The people” ha votato Trump?
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Mi sembra un ottimo esempio di questa auto-illusione onanistica in cui vive gran parte dei “dem”, intellettuali, star system etc. etc.
Leggete bene! Non è per niente spontanea la rivolta! Anzi!
Non me ne intendo di politica americana (anche di quella nostrana a dir la verità…). So solo che quando una classe politica dura troppo in carica comincia a puzzare come il pesce non fresco. E’ un bene che negli USA ci sia stato un ricambio e sembra che, almeno per adesso, sia finita la saga delle varie famiglie (Bush, Clinton, ecc…). Ormai la signora Clinton, pur di aver consensi, stava promettendo politiche (specialmente in campo etico) sempre più divisive e fuori dall’umanesimo sostanziale. Senza poi tener conto della classe operaia ed impiegatizia americana ormai tagliata fuori dalle dinamiche economiche che contano in quella Nazione (e poi parlano di crescente partito socialista americano… bah).
Adesso c’é il miliardario di turno (da meditare come anche nella mitica Nazione “della” democrazia sia sempre il denaro che fa la differenza per arrivare a cambiamenti…). Speriamo che Trump faccia meno caxxxte possibili e speriamo soprattutto (paradossalmente) si interessi meno possibile delle faccende altrui in giro per il mondo. Da chi ha molto potere e denaro (come gli USA) ci si dovrebbe aspettare soprattutto aiuti economici e non imposizioni culturali o politiche dai risultati disastrosi per le Nazioni meno potenti e più deboli. In altri termini… piuttosto che aiuto interessato é forse meglio non ricevere nulla.
Provo a proporre una mia riflessione:
La vittoria di Trump viene presentata come il voto dell’elettore spaventato dalle proprie difficoltà personali (economiche per fare un esempio) che rifiuta l’establishment rappresentato dalla Clinton perché attirato dalle lusinghe populiste del candidato repubblicano.
Fra le cose che ho sentito sul mio posto di lavoro, e che più mi hanno sorpreso, l’idea che Trump sia un pazzo guerrafondaio.
Sorprendente timore visto il crescente attrito fra la Russia di Putin e l’America dell’amministrazione Obama, di cui la Clinton sarebbe stata la naturale prosecuzione, considerando fra le varie situazioni che si potrebbero enumerare , l’intenzione di far entrare nella NATO paesi come Serbia, Ucraina e Georgia, stati storicamente sotto l’influenza russa o per lo meno Stati cuscinetto (entrambe le guerre mondiali sono iniziate per l’annessione di Stati cuscinetto).
Questo nonostante l’elezione di Trump sia stata accolta da un applauso della Duma a Mosca, e riesce davvero difficile pensare che l’applauso sia stato stimolato dalla segreta speranza che l’amministrazione Trump scateni un conflitto continuo su scala globale.
Ma forse c’è del vero, e la sconfitta è davvero dovuta ad una reazione di pancia, magari inconsapevole e nonostante tutti i mass media, perché l’elettore riconosce qualcosa di malvagio nella posizioni senza se e senza ma della Clinton verso l’aborto, e qualcosa di disordinato nel suo appoggio incondizionato alle richieste del mondo LGBT.
Forse la rincorsa a ciò che Pasolini descrive in “Salò o le 120 giornate di Sodoma” rallenterà un poco.
Forse non ricordo bene io, ma mi pare che i sondaggi sulla Brexit alla vigilia del voto indicassero poi quello che è avvenuto, mentre si sono sbagliati i primi exit poll.
A me ha fatto pensare invece la “normalizzazione” di Trump dopo la vittoria, ossia la campagna elettorale è una cosa, il governo degli USA un’altra cosa che richiede responsabilità tanto quanto le prima richiede di mettersi in luce (cattiva possibilmente) come per vendere un prodotto. Marketing elettorale.
Credo che lo facciano tutti i politici chi meglio e chi peggio. Ad esempio so che uno dei massimi fautori nostrani dell’uscita dell’Italia dall’euro ammette candidamente in privato che è solo un modo per attirare voti e che non è mica matto da realizzarla davvero nel caso governasse. La cosa è incoraggiante sotto un certo aspetto perché significa che il senso di responsabilità è solo coperto dai proclami elettorali, ma non è sparito.
Lo so che si tratta di un fatto marginale, ma la questione del “cognome da sposata” a mio pare sarebbe da approfondire, visto che, per quanto ricordo di quel che sapevo un tempo, le signore anglosassoni acquistano il cognome del marito e perdono il proprio, mentre da queste parti le signore suddette mantengono nei documenti il cognome da nubili. C’è qualcuno più uomo di mondo del sottoscritto che sa qualcosa di prima mano di quel che si usa negli USA?
Porto all’attenzione ed alla vostra riflessione altri due episodi di ieri.
Fra le accuse ricolte a Trump ieri mattina nello spazio di radio 105 con ospite il geologo Mario Tozzi si discuteva, con uno del trio medusa, sul fatto che Trump avesse negato il riscaldamento globale antropico come dato certo e problematica prioritaria.
Insomma uno stigma sociale imperdonabile.
Su Piazza pulita Alan Friedman ed in particolare la “appassionata” Rula Jebral ricordavano a Giorgia Meloni che Donald Trump si sarebbe adirittura permesso di proporre l’aborto come illegale.
Per poi ricordare che è “amico” di Putin che bombarda i bambini in Siria.
Un magnifico cortocircuito logico.
Senza considerare che la liberazione di Mosul, per altro doverosa, si sta senz’altro operando con il lancio di viole del pensiero e margherite…
Ho rottamato l’apparecchio TV 17 anni fa e ho smesso di sprecare denaro per acquistare i quotidiani circa 10 anni fa, so di non essere l’unico, ormai la gente si è stancata di dar retta all’informazione preconfezionata.
Internet fra le tonnellate di spazzatura che diffonde dispensa anche buona informazione per chi la sa cercare.
Credo che il mainstram si sia assolutamente sputtanato con le sue ultime performance.
Che negli states sia in corso una guerra fra bande mi trova d’accordo e temo che sarà ancora lunga e senza esclusione di colpi e temo che Trump farà una brutta fine, tipo Kennedy per intenderci. Se dovesse succedere potremmo anche assistere alla guerra civile in USA con possibile secessione di almeno 2 stati: la California ed il Texas.
Scenari un po’ di fantapolitica, ma non impossibili.
E l’Europa? O meglio i viscidi, vili, servili personaggi che andavano a mendicar prebende in USA vendendo le terga (nostre)?
Credo che Trump al quale non si può per lo meno negare una certa dose di coraggio, forse di incoscienza, come tutte le persone con un minimo di spina dorsale disprezza i vili e quindi ha ragione lo Spirito Alcolico di Bruxelles che ha pontificato che sarà difficile.
Non ci resta che aspettare per vedere, io intanto tiro un sospiro di sollievo, potrò continuare a guardare le montagne dietro ad Aviano senza rischiare di abbronzarmi all’improvviso, almeno per un po’.