Nascita e ascesa del “ginger pride”, ovvero: come ti creo un gruppo #2 / la creazione di un gruppo di vittime

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Come si crea un gruppo identificato come “vittime”, un utile modo per addormentare la protesta politica.

Ed anche un altrettanto utile modo per censurare la libertà di espressione e di pensiero.

Seguito di:

 

 

Ma come si fa a creare un gruppo di vittime?

Negli ultimi anni mi è capito di assistere “in diretta” alla nascita di uno di questi gruppi, al quale anch’io appartengo. Si tratta di un gruppo a cui appartiene a malapena il 2/3% dell’umanità, fin dalla nascita. Nasciamo affetti dal rutilismo e alcuni di noi ne sono orgogliosi. Siamo le persone con i capelli rossi.

Vediamo quindi quali sono i passi che hanno portato alla nascita del cosiddetto ginger pride, e come potrete notare sono gli stessi che hanno portato alla nascita di altri gruppi.

1) Innanzitutto occorre identificare un gruppo di perseguitati, e noi rossi di persecuzioni ne sappiamo qualcosa. Nell’antico Egitto e in Mesopotamia uomini con i capelli rossi venivano offerti in sacrifico rispettivamente a Osiride e a Marte, il pianeta rosso (Osiride, com’è noto, fu ucciso dal fratello Seth, che pare avesse i capelli rossi). Sono inoltre numerose le testimonianze che mostrano, come fin dall’antica Roma, le persone con i capelli rossi (soprattutto gli uomini) venissero considerate subdole, non degne di fiducia e dal cattivo carattere. Le donne con le lentiggini, inoltre, pare venissero considerate poco attraenti (anche se poi le schiave rosse erano parecchio apprezzate). Nel Medioevo si credeva che chi aveva i capelli rossi e gli occhi verdi fosse o una strega, o un vampiro o un lupo mannaro, oppure che fosse stato concepito mentre la donna era mestruata (e quindi “impura”). Qui in Italia vi sono molti proverbi che mostrano questo pregiudizio verso i rossi, come ad esempio: Dio ci preservi dalle donne, dalla tosse e da chi ha i capelli rossi; Bambini dai capelli rossi e gatti/cani pezzati, ammazzali appena nati; È meglio avere un morto dentro casa che un rosso fuori la porta; Il più buono dei rossi ha buttato suo padre nel pozzo; Di pelo rosso non son buoni nemmeno i maiali, e molti altri di simile tenore, alcuni facenti anche riferimento alla supposta lussuria delle donne rosse (e che, essendo una signora, non citerò). In Russia c’è il proverbio “Non è mai esistito un santo con i capelli rossi” e in Francia il proverbio “Le donne con i capelli rossi sono o false, o violente, e di solito entrambe le cose”, e altri simili se ne trovano in altri Paesi. E vogliamo parlare poi dell’incipit di Rosso Malpelo? “Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone.”

Molti siti riportano anche la notizia che Hitler avesse proibito il matrimonio tra due persone con i capelli rossi, per paura che producessero “prole deviata”. La notizia proviene da un libro (Roots of Desire, di Marion Roach), che però non cita nessuna fonte o documento, per cui è probabile che non sia vera.

Le cose tuttavia non sono così semplici, perché se da una parte i rossi venivano presi di mira, dall’altra, nel corso della storia (fin dall’antico Egitto), sembravano anche avere sempre un qualche legame con la classe dominante, come se i capelli rossi fossero appunto un segno di nobiltà e di potere. Questa cosa sembra essere confermata dall’anomalo numero di rossi presenti nella nobiltà sia europea che orientale e tra i grandi condottieri, conquistatori e “padri della patria” (dico “anomalo” perché, com’è noto, il gene che produce i capelli rossi è recessivo e come ho detto prima i rossi sono solo il 2/3% della popolazione mondiale). Ad esempio, in Egitto, in Sudamerica e in Cina sono state trovate molte mummie bionde e rosse. Non potendo approfondire qui l’argomento, citerò solo una stranezza: qual è il cognome più diffuso in Italia? Esatto, Rossi. E il secondo cognome più diffuso è Russo, che non significa “abitante della Russia” ma “rosso” nei dialetti meridionali. Entrambi i cognomi, inoltre, hanno moltissimi derivati (Rossini, Rossellini, Rossetti, Lo Russo, La Russa, Ruscio…).

Venendo ai tempi moderni, è raro trovare una persona coi capelli rossi che non sia stata presa in giro a scuola. Qui in Italia in genere le prese in giro cessano all’incirca con la fine della scuola dell’obbligo, ma ecco un’altra stranezza: in Gran Bretagna i rossi sono talmente presi di mira, a tutte le età, che è stato persino coniato il termine “gingerism” o “gingerphobia” (visto che oggi vanno di moda le fobie) proprio per indicare attacchi o bullismo verso i rossi. La cronaca ha registrato alcuni casi piuttosto estremi. Nel 2003 un ventenne è stato pugnalato perché aveva i capelli rossi. Nel 2009 un ragazzo si suicidò a causa degli atti di bullismo a cui era sottoposto a causa dei suoi capelli rossi. Nel 2013 a un 14enne è stato rotto un braccio perché aveva i capelli rossi. Addirittura una famiglia di Newcastle, in cui tutti avevano i capelli rossi, fu costretta a cambiare due volte a causa delle persecuzioni dei vicini. Non ho verificato tutte queste notizie, per cui non so se questi attacchi siano stati davvero dovuti a un pregiudizio verso i capelli rossi, ma da quello che so sia in Gran Bretagna che in Irlanda ci sono persone che preferiscono tingersi i capelli pur di essere lasciate in pace. Quest’uomo, ad esempio, dice che gli ci sono voluti 30 anni per accettare il colore dei suoi capelli.

Persino il principe Henry si è dissociato dai suoi capelli dicendo che il loro colore non è rosso (ginger) ma auburn (castano ramato). Ma d’altronde già il rosso DOC Mark Twain diceva che, quando le persone con i capelli rossi sono al di sopra di una certa classe sociale, il loro colore di capelli viene definito auburn.

Nel 2008 venne addirittura creato un evento, in Canada, chiamato Kick A Ginger Day (Giornata della presa a calci dei rossi), il cui gruppo Facebook raggiunse i 5000 membri e che richiamò anche l’attenzione della polizia postale (pare che l’idea sia nata da un episodio di South Park, in cui si disse che “i rossi non hanno un’anima”). L’iniziativa è tuttora viva e vegeta e nel 2013 sei studenti inglesi vennero picchiati proprio durante un Kick A Ginger Day (che quest’anno si è tenuto proprio il giorno del mio compleanno ).

Come se tutto ciò non fosse sufficiente, nel 2007 cominciò a circolare una ricerca scientifica secondo cui nel giro di 60 anni tutti i rossi si sarebbero estinti. Si scoprì poi che l’ente che aveva effettuato la ricerca era finanziato dalla Procter&Gamble, che, tra le altre cose, produce anche tinture per capelli. Lo studio venne poi smentito, dicendo che, anche se i rossi potranno diventare più rari, il gene non potrà di certo scomparire.

2) Abbiamo quindi il nostro bel gruppo di perseguitati. A questo punto la seconda mossa è ovviamente quella di creare dei raduni all’insegna del ginger pride.

Il primo di questi festival nacque per caso nel 2005 ad Asten, nei Paesi Bassi, ad opera del pittore Bart Rouwenhorst. Ispirato da pittori come Dante Gabriel Rossetti e Klimt, decise di organizzare una mostra con quindici ritratti di donne rosse. Per cercare delle modelle mise un annuncio su un giornale e si ritrovò con ben 150 volontarie. Non volendo mandarle via, ne scelse 14 e riunì le altre in una foto di gruppo, organizzando poi una votazione per decidere chi sarebbe stata la quindicesima modella. Quello fu il primo  Roodharigendag, Redhead Day. Il secondo si svolse nel 2007, a Breda, e attrasse ben 800 rossi.   Da allora, piano piano, i Redhead Days si diffusero in vari paesi d’Europa e negli Usa (qui in Italia l’evento si svolge a Milano) e si tengono tutti gli anni.

3) Fondamentale è l’apertura di siti, blog e gruppi Facebook dedicati a tutto ciò che riguarda i rossi: storia, miti, moda, bellezza, arte, ecc. In parecchi si possono trovare le immancabili liste di rossi famosi, che effettivamente interessano anche me, ma solo quelle con i personaggi storici o comunque defunti (io stessa ne ho una in continuo aggiornamento e che al momento contiene circa 290 nomi).

4) Molto importanti sono anche i libri. La maggior parte di quelli sui rossi è in inglese, ma anche in altre lingue si trova qualcosa. Abbiamo The Redhead Handbook, Roots of Desire, Red: A History of the Redhead, The Ginger Survival Guide, The Redhead Encyclopedia, Roux et rousses – Un éclat très particulier, In difesa delle donne rosse, e anche romanzi come Redhead, in cui i rossi sono ovviamente al centro di un complotto mirante alla loro distruzione (e la cui protagonista discende nientemeno che da Cleopatra) e i romanzi in tedesco scritti da Anne-Marie Käfer.

5) Un altro passo è la creazione di riviste. Quella dei rossi si chiama MC1R Magazine (dal nome del gene che produce i capelli rossi) ed è stampata in Germania   Un’altra si chiama Redhead Magazine, ma credo che non venga ancora stampata

6) Non potevano poi mancare le mostre fotografiche.

Una mostra, realizzata, guarda caso, dalla fotografa Marina Rosso, si intitolava The Beautiful Gene ed era composta da 47 fotografie . L’idea per la mostra nacque proprio dalla notizia della prossima estinzione dei rossi.

Un’altra è stata dedicata alle lentiggini, che in realtà, come si vede dalle foto, possono accompagnare qualsiasi colore do capelli.

La mostra Red Hot, invece, nacque come mostra esclusivamente maschile, anche se adesso ha aperto anche alle donne. A differenza delle donne rosse, infatti, che in genere sono considerate molto attraenti, gli uomini rossi piacciono meno, tanto che nel 2011 la banca del seme più grande del mondo, Cryos International, annunciò che per un certo periodo non avrebbe accettato donazioni da uomini con i capelli rossi, poiché le donne non richiedevano il loro sperma. Tom Knight (che passò anni a tingersi per nascondere il suo vero colore) ha deciso quindi di mostrare a tutti la bellezza di questi uomini.

Anche la Francia si mostra sensibile alla bellezza dei rossi, dedicando loro un libro di fotografie,    così come ha fatto la fotografa belga Geneviève Boutry.

7) Per quello che riguarda i documentari,  nel 2008 il canale in lingua irlandese TG4 realizzò un documentario intitolato Rua (“rosso” in irlandese), che parla delle vicende, sia positive che negative, delle persone con i capelli rossi in Irlanda. Su Vimeo è possibile vedere il cortometraggio Better Red Than Dead (Meglio rosso che morto), che racconta le esperienze personali del regista. Su Youtube è inoltre possibile trovare molti video relativi ai Redhead Days o sui capelli rossi in generale.

8) Sono stati poi creati molti i prodotti a noi dedicati.

Negli USA è nata una linea di cosmetici, la Redhead Revolution  che crea “makeup per il 2%”. Tra le altre cose, le rosse più esigenti potranno trovare ben tre colori diversi di mascara, a seconda della propria sfumatura di rosso (qui in Italia i mascara marroni li fanno di una sola sfumatura).

Ovviamente ci sono i prodotti per capelli a base di henné  e merchandise di tutti i tipi, come magliette, cappellini, tazze e persino un braccialetto che cambia colore col sole  e ti avvisa quando i raggi UV sono troppo forti (a quanto pare è vero che noi rossi siamo vampiri e dobbiamo evitare il sole: vaglielo a dire che io vado al mare tutte le estati!).

9) Una cosa molto interessante, e che ha contribuito molto al ginger pride, sono stati degli studi scientifici riguardanti certe particolarità delle persone con i capelli rossi, che quindi ci renderebbero superiori a tutti gli altri.

Innanzitutto va detto che, come viene accennato anche in uno dei film della serie X-Men (credo X-Men: First Class, ma non ne sono sicura), noi rossi siamo dei mutanti, poiché il cosiddetto rutilismo è dovuto a una mutazione nella regione MC1R (recettore di melanocortina-1) sul cromosoma 16, che quindi produce minori concentrazioni di eumelanina, conferendo così alle persone pelle chiara e capelli rossi. La pelle chiara permette di produrre vitamina D anche in condizioni di scarso irraggiamento solare, il che, soprattutto in passato, proteggeva le persone di pelle chiara dal rachitismo.

Ma veniamo agli studi.

Secondo questo studio le persone con i capelli rossi sono maggiormente sensibili ai cambiamenti termici, cosa che sembrerebbe associata a minori livelli di vitamina K.

Un’altra ricerca  ha portato alla luce il fatto che le persone con i capelli rossi richiedono un 20% in più di anestesia (ad esempio in caso di interventi chirurgici), cosa che mi è stata confermata anche da un’anestesista. Invece un altro studio mostrerebbe che le donne con i capelli rossi richiedono meno pentazocina (un analgesico simile alla morfina) rispetto alle donne con altro colore capelli e agli uomini con qualsiasi colore di capelli.  La motivazione di questa diversa sensibilità al dolore sarebbe da ricercarsi nella mutazione di un ormone recettore, l’ormone stimolatore di melanociti (MSH). I melanociti, le cellule che producono il pigmento della pelle e dei capelli, usano l’MC1R che in questi soggetti è mutato per riconoscere e rispondere al MSH dalla ghiandola pituitaria anteriore. Sembrerebbe anche che i rossi siano meno sensibili al dolore dato da punture e da cibi speziati.

Molto interessante è anche questo studio secondo cui il gene MC1R conferirebbe alle persone con capelli rossi un aspetto più giovane rispetto alla loro età. Non so quanto lo studio sia fondato, ma nel mio caso specifico è vero, però va detto che è vero anche nel caso di persone con colore di capelli diverso. Invece, secondo uno studio del Journal of Human Behavior in the Social Environment, i rossi hanno quattro volte in più la possibilità di diventare CEO (qui e qui).

Non è ancora stato chiarito il fatto dell’odore personale. Alcuni dicono che i rossi hanno un cattivo odore, altri che hanno un odore migliore dalle altre persone. Jacky Colliss, l’autrice di Red – A History of the Redhead (uno dei libri citati sopra), racconta un paio di episodi a proposito. Un suo collega di lavoro aveva sposato una rossa, la tradiva con un’altra rossa e flirtava con la Colliss. Lei quindi gli chiese come mai fosse così ossessionato dalle rosse e lui rispose “Avete un odore diverso”. Sempre la Colliss racconta che un giorno andò a comprare un profumo insieme a una sua amica: su quest’ultima aveva un buon odore, su di lei “puzzava di pipì di gatto”. È interessante notare anche che il protagonista del romanzo Il profumo sceglie soprattutto vittime dai capelli rossicci.

In Germania hanno condotto uno studio dal quale è risultato che le donne con i capelli rossi fanno più sesso e hanno molti più partner rispetto alle altre (cosa che purtroppo non posso confermare).

Ci sono infine alcune curiosità che riguardano proprio i capelli rossi nello specifico. I capelli rossi sono più difficili da tingere rispetto agli altri, per cui chi volesse tingerli deve prima decolorarli. I rossi hanno in media 90,000 capelli, mentre i biondi 110.000 e i mori 140.000. I capelli rossi, però, sono più spessi, per cui danno l’impressione di essere più folti di quanto siano in realtà. Infine, i capelli rossi non ingrigiscono. Oltre a mantenere la colorazione più a lungo, passano a un biondo rosato e infine al bianco.

10) Dalla scienza alla fantascienza il passo è breve. Ultimamente, ad esempio, molti “complottisti” hanno messo in relazione il fattore RH negativo del sangue con presunti alieni che avrebbero colonizzato la terra in epoca preistorica. In fondo, dicono loro, il termine “RH negativo” vuol dire che a quel tipo di sangue manca il fattore rhesus, cioè scimmia, il che significa che queste persone non discendono dalle scimmie. Ebbene, fra le varie peculiarità che avrebbero le persone con fattore RH- del sangue ci sarebbe anche quella di avere i capelli rossi.  Non so chi abbia fatto questa pseudoricerca, ma io sono RH+, mentre mia sorella, che è RH-, ha i capelli biondo scuro. Forse chi ha condotto la ricerca si è ispirato a un’altra famosa citazione di Mark Twain, secondo cui “Mentre il resto dell’umanità discende dalle scimmie, le persone con i capelli rossi discendono dai gatti” (Twain era grande amante dei gatti).

11) Nella creazione di un gruppo identitario è molto importante la ricerca dei personaggi famosi che appartengono a quel gruppo. Come ho scritto prima, quasi tutti i siti e le pagine dedicate ai capelli rossi hanno delle liste di rossi famosi, e persino su Wikipedia ce n’è una  (ma devo dire che la mia è decisamente più nutrita, perlomeno per quello che riguarda i personaggi storici). E indovinate qual è un personaggio del quale si ipotizza che avesse i capelli rossi? Nientemeno che Gesù! Ad esempio, è stato scoperto che le miniature del Vangelo di Rabbula  sono state ridipinte, e che in quelle originali Gesù aveva i capelli rossi  Altre fonti apocrife lo descrivono con i capelli castano ramati.

Senza volerci addentrare nella critica di queste fonti, a mio avviso il problema delle fonti antiche è la traduzione, nel senso che non sempre la traduzione da una lingua all’altra è semplice e univoca, soprattutto quando si tratta di una lingua morta. Ad esempio, in alcune traduzioni dei poemi omerici, alcuni dei personaggi (tipo Achille) sono descritti come biondi, in altre come rossi. Il fatto è che i greci avevano un sistema cromatico diverso, per cui il termine xanthos, riferito ai capelli degli eroi omerici, poteva indicare qualsiasi gradazione dal biondo al castano chiaro, passando anche per il rosso.

Tornando a Gesù, può comunque essere interessante notare che sono numerosi i dipinti in cui è ritratto con i capelli rossi o comunque ramati (alcuni li potete vedere qui), e non solo lui, ma anche Maria e, in certi casi, Giuseppe. È possibile che gli autori di questi dipinti abbiano voluto dare ai membri della Sacra famiglia un aspetto più europeo e “nordico” (d’altronde anche gli angeli e gli arcangeli sono in genere ritratti come biondi o rossi). Vale comunque la pena notare che nella Bibbia re Davide è effettivamente descritto come “fulvo”, per cui, se prendiamo per buona la discendenza di Gesù dalla stirpe di Davide, vorrebbe dire che nella sua famiglia i capelli rossi erano presenti. Sempre nella Bibbia, anche Esaù è descritto come rosso.

12) Come per magia, negli ultimi anni si sono materializzati numerosi attori e musicisti dai capelli rossi: Benedict Cumberbatch, Michael Fassbender (che ha ammesso senza vergogna di essere orgoglioso di essere ginger), Lily Cole, Ed Sheeran, Emma Stone, Jessica Chastain, Bryce Dallas Howard (la figlia di Ron Howard), Eddie Redmayne (un nome, un destino), Marcia Cross, Damian Lewis, David Caruso, Chris Evans, e non mancano nemmeno i personaggi di animazione, come la principessa Anna di Frozen e la coraggiosa principessa Merida di Brave (oltre alla sirenetta Ariel, ma lei risale a molti anni fa).

Esiste anche un gruppo country americano chiamato Redhead Express, composto da quattro sorelle con i capelli rossi.

13) Per quello che riguarda gli altri media, negli anni scorsi è stata girata una webseries (cioè una serie TV che però va in onda su internet) intitolata Redhead Anonymous. In Canada è stata annunciata la produzione di una nuova serie TV tratta da Anna dai capelli rossi  mentre in Italia, nel 2007, il regista Pasquale Scimeca ha girato un film tratto da Rosso Malpelo.

Inoltre sembra anche che, in Gran Bretagna, ci sia stato un aumento di rossi negli spot televisivi.

Una cosa molto interessante sono i Google trend. Come si può vedere  dal 2004 a oggi in Italia c’è stato un aumento delle ricerche su Google relative ai capelli rossi. In Gran Bretagna, invece  dopo un picco raggiunto intorno al 2011, il trend si sta leggermente abbassando.

A questo punto, all’apice di quella che è stata definita Redhead Renaissance, il gruppo è pronto e può iniziare le sue battaglie.

Continua:

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Laureata in Lingue presso l'Università per gli studi di Perugia, lavora come traduttrice dall'inglese e da alcuni anni studia pedagogia.

26 commenti

  1. Tuco Benedicto etc. on

    Di persone coi capelli rossi se n’è “occupato” pure Sherlock Holmes nel romanzo “Uno studio in rosso” (“A study in scalet”) di Conan Doyle.
    “Embè?” ben penserà certo l’amico lettore e io prontamente gli chiedo perdono, ma difficilmente evito di scrivere qualcosa allorché mi rendo conto che ne potrei fare a meno.

    • Grazie comunque dell’informazione Tuco.
      La considerazione finale mi sembra tra il Collodi e Oscar Wilde “so resistere a tutto fuorché alle tentazioni”. Comunque resista se no rischiamo un’inondazione di commenti di “cui si potrebbe fare a meno”! 😀

  2. Caro Tuco, il romanzo di Doyle con i personaggi dai capelli rossi era La lega dei capelli rossi. Uno studio in rosso è il primo romanzo con protagonista Holmes e non ha nulla a che vedere coi rossi. Lì il colore rosso faceva riferimento al sangue. Non l’ho nominato perché se avessi voluto fare l’elenco di romanzi degli ultimi due secoli con personaggi dai capelli rossi non la finivo più e comunque non è pertinente con la creazione del gruppo.

    Aggiungo quest’opera teatrale scozzese, in tour in questo periodo, in cui, in un futuro distopico, i rossi sono perseguitati http://www.heraldscotland.com/news/homenews/14455886.New_touring_play_to_show_dystopian_Scotland_where_redheads_are_persecuted/?ref=fbshr
    Questo articolo invece parla di una mamma che, per paura che il figlioletto venga preso in giro, ha scritto un racconto con protagonista un bambino dai capelli rossi http://www.dailymail.co.uk/femail/article-3808853/Melissa-Giret-pens-children-s-book-child-red-hair-son-picked-daycare.html

  3. Per la serie dei commenti di cui si può fare a meno, non resistendo alla tentazione, do il mio inutilissimo contributo. (Scusi Prof)
    Ho un debole per le rosse e per Sherlock! (solo quello di Doyle, cinema e serie Tv no)
    Grazie Sig.ra Emanuela per le interessanti info. A dire il vero non sapevo che sui rossi ci fosse moderno e/o antico pre-giudizio.

  4. Comunque, non per foraggiare il vittimismo, ma sapere che ci son persone che subiscono certe nefandezze solo perché hanno i capelli rossi mi sconvolge. Certo non sono uno che pensa che il mondo è bello sempre e comunque, anzi ho sempre uno sfondo di pessimismo latente nel mio animo, ma non immaginavo certe drastiche derive. Un bagnetto (perché fortunatamente nn tutti son così) di realtà. Ma che realtà brutta brutta.

    • Io devo confessare che preferisco Hurcule Poirot. 😀
      Riguardo le aggressioni di cui ho parlato, come ho detto non posso assicurare che la vera causa fosse SOLO il colore dei capelli. Ho notato che spesso, nei casi di aggressioni o persino omicidi, dopo le indagini della polizia si scopre che le cause erano altre.
      Indubbiamente un pregiudizio esiste, soprattutto nei paesi anglosassoni, e io personalmente ritengo che sia legato all’antico pregiudizio verso gli scozzesi e gli irlandesi. Sta di fatto che se non ci decidiamo a cambiare il nostro sistema educativo, sia scolastico che famigliare, bullismo e prese in giro sono destinati ad aumentare (proprio oggi leggevo che a Giulianova, qui in Abruzzo, un bambino di 6 anni ha conficcato una penna nella guancia del suo compagno di banco).

      • Questo che provo a postare è il terzo tentativo di ringraziare l’autrice di aver verificato il titolo giusto del romanzo di Conan Doyle e avermi corretto senza un’ombra di quell’aggressività (a volte ironica a volte stizzosa) che di solito caratterizza il web.
        La figura del somaro in genere mi si confà alquanto e la perciò oramai tollero piuttosto bene.
        La figura del maleducato un po’ meno.
        Pertanto mi si scusi di nuovo sto postando cambiando nick e mail, ma non avendo compreso il motivo della “censura” ho voluto fare anche questo tentativo pensando all’azione automatica di qualche algoritmo.
        Di nuovo grazie e cordiali saluti.
        Tuco Benedicto etc.

        • Buonasera Sentenza alias Benedicto, mi scusi ma non c’è stata nessuna volontà di bannare, non so cosa sia successo ma mi fa piacere che sia riuscito infine ad inserire il suo commento.

  5. Gentile autrice, io non so nulla dell’argomento, dunque intervengo solo per manifestarle che lei scrive in maniera brillante e gradevolissima; assai raro di questi tempi. Complimenti

  6. Dimenticavo: quanto ai gruppi, oltre alle tecniche, ci vuole qualcuno che, in ogni caso, ci metta i soldi. Origine e futuro dei gruppi sta, dunque, nella militanza facoltosa.

  7. Grazie mille Nino, troppo buono. 🙂
    Riguardo i soldi, secondo me quelli girano in grandi quantità soprattutto nei gruppi politicizzati, che entrano nelle istituzioni. In questo caso il gruppo non è politicizzato (e non so se mai lo sarà), per cui non credo girino molti soldi. E’ comunque interessante il fatto che molte città abbiano deciso di investire soldi per organizzare i Redhead Days…

  8. Belli i capelli rossi, dicono che siano anche più soggetti a calvizie (nei maschi), in effetti l’unico rosso con cui ho a che fare non è più rosso, ma color carne…
    Sarebero a rischio estinzione, come i biondi del resto, altro gene recessivo e come gli occhi chiari che spesso accompagnano queste capigliature. La diffusione su grande scala di questi colori è una caratteristica dei caucasici o meglio degli europei e in particolari dei nord-europei, una mutazione necessaria per sintetizzare più vitamina D3 a latitudini con scarsa insolazione annuale, lo stesso processo che avrebbe accompagnato lo sbiancarsi della pelle. Pare che la “buonamina”, tempo prima di introdurre le leggi razziali, abbia detto a Indro Montanelli : “L’antisemitismo dei nazisti ? E’ cosa da biondi”. Strano che una caratteristica tipicamente “ariana” come i capelli, gli occhi e la carnagione chiara, subisca discriminazioni, ma è probabile che anche qui appunto sia “roba da biondi”, ossia un residuo della discriminazione delle popolazioni germaniche verso i celti di cui hanno progressivamente invaso i territori.

    • In realtà, come ho scritto nell’articolo, pare che la notizia dell’estinzione fosse infondata, dato che (da quello che ho capito) un gene non può estinguersi. Anche se dovessero nascere meno rossi (essendo appunto un gene recessivo), il gene resterà sempre latente.
      Comunque la nostra intenzione è conquistare il mondo, per cui forse sarete voi a estinguervi 😀

  9. MenteLibera65 on

    Le domande che nessuno si pone :
    1) Se queste piccole/grandi persecuzioni erano reali, come potevano i rossi farle cessare se non cercando di creare un movimento di opinione contrario ?
    2) Come si può oggettivamente dire che non fossero “vittime innocenti” ?
    3) In altre parole, gruppi sociali che sono vittima di persecuzioni di tutti i tipi hanno il diritto di organizzarsi per difendere se stessi, o questa loro organizzazione li mette per forza nel novero dei vittimisti, sicchè o sono vittime o sono vittimisti, ma “normali” mai ?

    • Bentornato Mentelibera65.
      1) Potevano riaffermare la propria identità puntando a qualcosa di più grande come il patriottismo, del tipo “siamo anche noi inglesi”, invece hanno puntato al ribasso (orgogliosi di essere rossi), ma il rosso è solo un colore, un carattere che non si sceglie. Lei forse non ha letto l’articolo precedente di Emanuela che inquadrava per bene il contesto (il #1): il punto è creare un’identità che nasce GRAZIE alle persecuzioni e che regge finché regge il vittimismo, perché questo è quello che succede quando non si fa comunità su fede, patria, cultura o altro ma su cose effimere come il colore della pelle.
      2) Erano certamente vittime innocenti, ma il problema non era la veridicità delle persecuzioni e dei pregiudizi, ma come vengono risolte nella mentalità dei nostri tempi.
      3) Il diritto ad avercelo ce l’hanno (diritto di associazione), il fatto che rientrino nel novero dei vittimisti è un giudizio che in genere dipende caso per caso, ma dove sia il problema l’ho spiegato al punto (1).
      Concludo dicendo che dubito che una persona che si comporti da razzista verso una minoranza, si comporti invece amorevolmente verso “la maggioranza”, credo che o si ama l’altro e basta, oppure ci si rifugia come minimo (se non peggio) nel conformismo. Ora il PUNTO della questione è che il conformismo CAMBIA NEL TEMPO. IERI il conformista era chi stava con l’uomo bianco, borghese e cristiano, OGGI il conformista sta con tutti quelli che secondo il politicamente corretto sono minoranza; ma sempre conformismo rimane, con tutti i lati negativi del vecchio conformismo. Adesso è più chiaro il senso dell’articolo?

      • MenteLibera65 on

        Ti ringrazio per il bentornato, ho seguito saltuariamente da lontano alcune discussioni molto interessanti, ma su molti argomenti posso soltanto leggere non avendo le basi per replicare. Sugli argomenti politici , sociali ed umanistici invece sono decisamente più preparato.
        Per chiarire un pò meglio la mia posizione , devo poggiarmi su alcuni concetti . Stiamo parlando di un tipico schema a 3 , collocando in un gruppo sociale tre sottogruppi che chiameremo per comodità il carnefice, la vittima e gli altri (quelli che si chiamano “opinione pubblica)
        Lo schema è molto semplice : perché le vittime vedano cessare le discriminazioni nei loro confronti, debbono riscuotere l’attenzione e la simpatia degli Altri. Questo è possibile solo se si associano tra di loro , in modo anche trasversale. Solo quando saranno riusciti a coinvolgere anche gli Altri nella loro battaglia, i Carnefici (diventati minoranza e stretti tra 2 fuochi) saranno costretti a modificare il loro modo di agire. E’ anche impensabile che le Vittime, assorbite dai loro problemi, possano pensare a soluzioni che non passino attraverso un miglioramento sensibile e quanto più possibile immediato della loro situazione specifica.
        Questo è avvenuto da sempre nella storia. Molto banalmente basta pensare all’effetto che i primi sindacati hanno avuto sui contratti di lavoro. Tu saprai che ancora a fine ‘800 il contratto dei minatori inglesi prevedeva 12 ore di lavoro per 6 giorni a settimana (72 ore settimana…). Fino a quando i lavoratori non si sono associati, ed i neo-sindacati dei minatori non hanno trovato sponda nella sensibilizzazione sociale ed anche nel timore che il socialismo (di cui si cominciava a sentire il vento) trionfasse alle elezioni, tutto questo non è cambiato . Da soli non avrebbero potuto fare nulla, senza l’appoggio di parti importanti della società , anche borghese.
        Per contro l’effetto è che la macchina organizzativa delle vittime, una volta entrata a regime , difficilmente si ferma alle richieste “giuste”, ma tenta di sfruttare la simpatia dell’opinione pubblica per ottenere anche di più. Questo è un effetto indotto, e perché questo non avvenga è quindi fondamentale che le ingiustizie iniziali vengano prontamente rimosse, onde depotenziare all’origine le richieste delle vittime, impedendo che tracimino dalla parte opposta.
        Infatti più le ingiustizie si protraggono , più le simpatie si coagulano intorno alle vittime, e più la cassa di risonanza mediatica produce un doppio effetto: da una parte le vittime utilizzano la loro trasversalità per arrivare e comunicare con il maggior numero di persone possibili, dall’altra (una volta conquistata una certa notorietà) il loro caso viene preso mediaticamente dagli Altri come vettore di consenso.
        Tornando quindi ai nostri capelli rossi, il permanere delle discriminazioni li ha spinti prima ad associarsi e poi a coinvolgere tutti gli associati nella battaglia, col risultato che tutti i coloro che avevo qualche ruolo apicale e comunicativo lo hanno sfruttato anche come vettore di lotta (scrittori, registi, etc etc) , portando un problema secondario a diventare primario. A quel punto l’intera società si unisce intorno a questo problema, ed ogni film, serie, libro, articolo, comincia ad avere almeno un protagonista con i capelli rossi, fino a quando, perdurando le discriminazioni, qualcuno non comincia a teorizzare la necessità di una legge che costringa a collocare ai vertici della società una certa quota di persone coi capelli rossi, etc etc.. (qualche attinenza con le quote rosa per esempio…?  )
        Perchè quindi le vittime non usino il loro status per recriminare diritti che vanno oltre il loro problema, occorre impedire che il loro problema divenga un problema comune, e non si inneschi l’aspetto risarcitorio (Difficile credere , per esempio, che lo stato di Israele sarebbe sorto con questa facilità, senza il senso di colpa globale ingenerato dall’olocausto) . Pertanto, ripeto che perché questo meccanismo si interrompa, è necessario che le discriminazioni effettive vengano rimosse al più presto, altrimenti i danni che faranno saranno più ingenti delle concessioni da dare. Sempre una azione ingiusta produce, alla lunga, una reazione contraria ed a volte egualmente ingiusta.
        Ognuno tragga quindi le sue considerazioni , rispetto ai tanti aspetti della nostra società.
        A mio parere è indubbio che l’aver per troppo tempo indugiato nel regolamentare le unioni civili tra persone dello stesso sesso, in Italia, abbia favorito quell’effetto da piano inclinato per il quale l’intera società civile ha fatto dei diritti degli omosessuali la propria bandiera. Non ci dimentichiamo che solo per poco non si è arrivati ad approvare una legge che apriva la strada alle adozioni, sull’onda del fatto che mancava una legge per le unioni civili. Sarebbe bastato, già 15 anni fa, depotenziare totalmente queste istanze approvando una legge sulle unioni civili, e tali ulteriori presunti diritti (sto parlando delle adozioni) sarebbero scomparsi dalla agenda di qualsiasi governo, come peraltro è già accaduto , spero non troppo tardi. Forse troppo tardi perché nel frattempo si è coagulata una simpatia di fondo intorno a tali problemi , i cui danni non sono valutabili al momento.
        La storia insegna che i gruppi sociali che raggiungono il loro scopo primario, tendono poi a frazionarsi ed ad essere meno coesi per richieste ulteriori, e le loro istanze secondarie perdono quindi di interesse per la società che le dovrebbe appoggiare. Se ad un affamato dai un buon pasto, non ci sarà nessuno che sarà disposto a sostenerlo nel momento in cui pretenda di essere portato in un ristorante stellato. Questo ha funzionato per il comunismo, ma è un meccanismo sociale abbastanza consolidato.
        Salve! 

        • La ringrazio per aver espresso con tale chiarezza la sua posizione, in modo che possiamo confrontarci meglio e non solo noi due. Sono d’accordo su tante cose, per cui dando per condivise le rimanenti, vado a scrivere su cosa sono meno d’accordo.
          Il discorso del piano inclinato è condiviso anche da parte mia, ma la curiosa differenza è il modo in cui, a quanto ho capito, ci si pone lei: il piano inclinato lo fa sembrare una colpa dei “carnefici” e degli “altri” che compiono o permettono le discriminazioni, come se la reazione delle vittime fosse conseguenza inevitabile, deterministica, e non una scelta discutibile.
          In pratica se oggigiorno, per esempio, c’è chi riduce al minimo la differenza uomo/donna parlando di gender e sessi mescolati, la “colpa” è di chi non ha accontentato subito qualche omosessuale. Tante cose mi lasciano perplesso: perché il piano inclinato non dovrebbe funzionare al contrario, con l’accontentare istanze che magari erano sbagliate anche nella iniziale forma soft?
          L’esempio che fa è un po’ fuorviante perché la classe operaia non era “discriminata” (termine che va di moda oggi) ma più propriamente sfruttata. La classe sociale inoltre è l’unica cosa che NON è trasversale e rappresenta la VERA discriminazione, a mio avviso, mai del tutto risolta. LE ALTRE categorie invece sì che possono benissimo essere trasversali ma vanno a creare lotte sociali che non danno fastidio a nessuno tra quelli che detengono il potere.
          Infine, ci stiamo allontanando dal tema degli articoli di Emanuela: il problema non è il sacrosanto diritto a non essere discriminati, ma il costruirsi un’identità che non esisterebbe se non ci fossero le discriminazioni, che fa di esse il loro perno. La tesi è che la discriminazione viene considerata causa di ogni male instaurando una lotta tra poveri perché le categorie sono scelte sin dall’inizio fin troppo trasversali e NON con un consenso da guadagnare, come invece accadde per gli operai.

          • MenteLibera65 on

            Assolutamente condivido con te che ci sono alcune istanze che “ab origine” erano sbagliate, e quindi il non soddisfarle non è una discriminazione ma una giusta azione.
            Il problema è come una società moderna e non confessionale determini la liceità o meno di queste istanze.
            Sui singoli punti potremmo discutere all’infinito , si scontrerebbero probabilmente varie visioni etiche , culturali e religiose.
            Tutti penso condividiamo le istanze che partono dalla discriminazione oggettiva delle persone (il caso dei capelli rossi presi in giro a scuola , piuttosto che delle persone con tendenze omosessuali messe in prigione, piuttosto che le donne che guadagnano meno di un uomo per fare la stessa attività). Eppure credo che qualcuno avrebbe da ridire anche su questi “diritti”.
            Figuriamoci quando si entra nel merito dei cosiddetti diritti civili e personali. Esempio le unioni civili di cui sopra. Sono un diritto o sono un soppruso ? Come lo determino in modo non soltanto politico ? Dovremmo quindi trovare un metodo condiviso per definire un diritto in modo più oggettivo del solo dire “è giusto così” piuttosto che la “legge naturale dice” etc etc., senza far riferimento soltanto a logiche che partano da assunti metafisici, che come abbiamo visto finiscono con l’essere nel tempo contestati e poi ignorati.
            Più in generale è sicuro che un diritto può essere considerato tale solo se non lede i diritti di altre persone. Per il resto dei parametri ho grandi difficoltà . Ma certo non è sufficiente il “si è sempre fatto così” o “si fa così”.
            Andrebbe aperto un post a parte : Come definire che un diritto è tale senza ricorrere ad aspetti religiosi ?
            Ciao!

          • Di nuovo condivido parecchio, ma di nuovo non mi ha confermato se ha colto l’oggetto dell’articolo, che non è sul concetto di Diritto (tema vasto che non volevo affrontare) ma su quello di Identità.
            Lei in ogni caso scrive: “Più in generale è sicuro che un diritto può essere considerato tale solo se non lede i diritti di altre persone. ”
            Credo che questa sia una condizione NECESSARIA MA NON sufficiente per riconoscere un’istanza come diritto; per esempio se io voglio vedere un film al cinema, se lo faccio non ledo i diritti di nessuno, ma come potrei pretendere che mi sia riconosciuto il “diritto al cinema”? Lo Stato deve regalarmi il biglietto?
            In altri casi il parametro che lei ha individuato non è necessario perché già ci sono tutele, per esempio una persona dai capelli rossi ha già il diritto a non essere picchiata, in quanto persona.
            Stiamo comunque divagando, non si parlava né di religione né di metafisica, ma di come la “lotta del gruppo di vittime” stesse prendendo il posto della “lotta di classe”; due cose diversissime spacciate però per essere la seconda l’evoluzione della prima. Le consiglio quindi l’articolo precedente di Emanuela e il successivo che leggeremo prossimamente.

          • MenteLibera65 on

            Assolutamente, l’ho letto avidamente , ma trovo personalmente che evidenzi un problema senza fornirne una soluzione e che soprattutto cerchi di identificare una “lunga mano” in questa certamente esagerata rincorsa del politically correct che permea tutta la società.
            Anche in questo caso, però , ritorna lo schema che ti ho descritto prima e che ti riassumo in volgare : essendocene fregati per circa 1900 anni delle minoranze, ed avendo imposto più o meno a tutti visioni uniche del mondo , fosse essa religiosa , liberista o comunista o altre, ora si è ingenerato l’effetto contrario tendente a garantire qualsiasi micro-minoranza anche nelle istanze più assurde.
            Certamente non è positivo , ma personalmente trovo che sia migliore questa situazione che quella precedente e purtroppo non trovo alcun disegno razionale dietro alla stessa. Dico purtroppo perchè sarebbe molto consolatorio pensare che alcune deviazioni moderne siano provocate da chissà quale gruppo di controllo mondiale, e che quindi basti sconfiggere quello per risolvere tutto. Temo invece che il grande dio denaro sia il vero controllore globale, e che il meccanismo capitalista produca autonomamente dei gruppi di potere che , senza necessariamente doversi coordinare tra loro, arrivino tutti alle medesime conclusioni su che cosa sia meglio per le proprie tasche. Cmq aspetto il 3^ capitolo 🙂

  10. Impossibile resistere da fare un commento inutile.
    Lei scrive davvero bene e mi associo ai complimenti, detto questo io che sono stato un parzialmente rosso (capelli scuri da bambino, castano chiari da adolescente imbionditisi, con riflessi rossastri con l’età e barba ecumenica, c’erano tutti i colori compreso un rosso cupo) ora che mi trovo calvo e avendo quel poco che resta ingrigito mi starebbe bene qualsiasi colore, anche lo sgargiante pelo di carota. Anche gli occhi, stesso problema, dal grigio azzurro al grigio verde, cambiano secondo l’umore.
    Un mio amico, purtroppo finito male, era il classico rosso carota pieno di lentiggini, non è mai stato discriminato da nessuno, ma anche se un sggetto nn fa testo statisticamente parlando, aveva tutte le caratteristiche che si attribuiscono ai rossi: aggressivo, iperattivo, astuto.
    Tornando al tema, mi sembra che stiano nascendo un po’ troppe associazioni di vittime, un po’ per tutti i gusti, dalle vittime per colore della pelle, a quelle per colore dei capelli a quelle dalle tendenze sessuali particolari alle donne (femminicidio), ai bambini picchiati all’asilo e così via.
    Posso prevedere che quando ognuno di noi potrà riconoscersi in uno o più gruppi vittimisti e saremo quindi “todos caballeros” il concetto di vittima avrà cambiato completamente significato?
    Non è, ed è una domanda non retorica, che questo proliferare di gruppi vittimisti serva a rompere l’unità di classe e scusate il termie che non mi appartiene ma serve a capirci, a vantaggio delle classi dominanti? (vittime anche loro in fin dei conti, si sono ridotte ad un misero 1% della popolazione e quindi necesitano di essere messe sotto tutela dal WWF o da chi per esso).
    Il concetto di lotta di classe classico, scusate il bisticcio, mi è estraneo perchè lo vedo al contrario, sono le classi dominanti che lottano contro le classi subalterne, da sempre e queste ultime, almeno nell’ “Occidente evoluto” hanno avuto un breve periodo di riscatto che è servito a stemperare la pressione che veniva dal basso e la sostituzione delle istanze per i diritti primari con istanze e diritti costruiti ad hoc, complice un’operazione devastante sul linguaggio.
    E’ ovvio che se a chi ha i capelli rossi faccio credere che la ragione di tutti i mali sia la discriminazione di cui è vittima a causa del colore dei capelli mentre a chi è piccolo di statura farò credere che sia la discriminazione metrica e così via, avrò diviso gli obbiettivi delle rivendicazioni e potrò controllarle meglio. La vedo un po’ come la storia degli Orazi e Curiazi di elementare memoria.
    La domanda quindi diventa, fatto salvo il diritto di chiunque, singolarmente o in gruppo, di lottare per non essere discriminato, nel senso negativo che oggi si da a questa parola che in effetti non avrebbe nulla di negativo; Nn è che la creazione di questi gruppi di vittime, reali o supposte, sia una tecnica di controllo sociale?

  11. Beh sì, come spiegavo nella prima parte dell’articolo e come si capirà anche dall’ultima parte, alla base della nascita di questi gruppi c’è il divide et impera. Queste persone saranno così prese dai loro problemi e così impegnate a piangersi addosso che non daranno nessun fastidio al sistema. E’ ovvio che se un gruppo di persone viene discriminato ha tutto il diritto di cambiare le cose, ma qui sta succedendo che le persone si identificano con quella loro caratteristica fino al narcisismo. Vedono solo i loro problemi e (come spiegherò nell’ultima parte) a volte se li inventano pure. E in ogni caso, secondo me, le discriminazioni di tutti i generi finiranno solo quando si cambierà il sistema educativo, sia scolastico che familiare. Tutto il resto è fuffa.
    Il significato di vittima è già stato cambiato, perché ormai basta un niente per esseri considerati vittime di qualcosa.
    Riguardo il tuo amico, in realtà (stranamente) qui nei paesi mediterranei ai rossi le cose vanno tutto sommato meglio che nei paesi anglosassoni. Il peggio che a me è capitato è venire chiamata Anna dai capelli rossi. E tu probabilmente sei un cosiddetto “secret ginger”. 🙂

  12. @Enzo: forse all’inizio dell’articolo si potrebbe mettere un link a quello precedente, così le persone possono leggerli in successione. Altrimenti leggendo solo questo il senso potrebbe sfuggire (magari non tutti fanno caso al #2 nel titolo)…

  13. Pingback: Nascita e ascesa del “ginger pride”, ovvero: la creazione di un gruppo di vittime - Silvana De Mari Community

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