Sub partes

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linkiesta

Stavo navigando su internet pensando ai fatti miei quando mi sono imbattuto in questo link .

Si tratta di un’intervista avente per tema uno dei tanti problemi del nostro Paese, a quanto pare, l’ignoranza e la sfiducia nella scienza.

L’intervistatore è Dario Ronzoni mentre l’intervistato è Edoardo Boncinelli. Boncinelli è un genetista di fama mondiale, come ci ricorda il giornalista, e questa coppia di termini (“fama” e “mondiale”) mi fanno sentire piccolo piccolo: io valgo meno di una pulce vicino ad un nome così, sono meno interessante di quegli esercizi che sui libri iniziano con le parole “Si lascia allo studioso lettore calcolare…”, sono meno influente dei richiami alle leggi sul copyright che compaiono alla fine dei titoli di coda dei DVD pirata.

Considerati questi due interlocutori, ci vorrebbe allora qualcuno che capisca la loro discussione ma guardi tutto in modo distaccato e oggettivo, un super partes, io invece tante cose non le ho capite e ho concluso la lettura con più interrogativi di quanti ne avessi all’atto di cliccare sul link. Dai luoghi intellettualmente bassi da cui vi scrivo, il vostro terzo incomodo sub partes, per tenere fede al luogo comune che il maschio italiano se ne intende più di calcio che di ogni altra cosa, vi offrirà una telecronaca dell’intervista allo stesso livello dei commenti tra compari davanti ad una partita.

(Indicherò con “D” le domande del giornalista, con “B” le risposte di Boncinelli e con “H” i miei commenti fuori luogo).

D: Italiani popolo di “creduloni”: si presta poca fede alla scienza e molta ad altre cose. Come si spiega, secondo lei?

H: Alt, già stiamo dando per scontato che gli italiani sono creduloni? In base a cosa? Cosa mi sono perso, visto che già stiamo al cercarne le ragioni?

B: In tre semplici modi: il primo, è che gli italiani si sentono raccontare bugie di ogni tipo fin da bambini, cioè che Dio ha creato il mondo, che ci vuole bene, che esiste il Paradiso. Tutte frottole che non stanno né in cielo né in Terra.

H: È vero, basta pensare a quanti danni ha avuto sul piano delle competenze scientifiche la fede cristiana in persone come quelle che seguono: Galileo, Newton, Keplero, Castelli, Harvey, Alenio, Odierna, Riccioli, Pascal, Boyle, Ray, Huygens, Stenone, Johann e Daniel Bernoulli, Eulero, Boscovich, Toaldo, Frisi, Spallanzani, Galvani, Lagrange, Herschel, Volta, Lavoisier, Piazzi, Calandrelli, Jenner, Dalton, Ampere, Gauss, Brewster, Faraday, de Vico, Schwann, Young Simpson, Joule, Focault, Pasteur, Mendel, Wallace, Stoppani, Kelvin, Maxwell, Gibbs, Mercalli, Tesla, Thomson, Millikan, Carrel, Marconi, Fleming, Eddington, Compton, Lemaitre, Medi, Townes, Bassani…

B: Poi c’è anche un motivo storico: gli italiani sono stati conquistati da popoli stranieri, e imbrogliati da tutti. È normale che siano diffidenti. E, come è noto, non c’è nessun peggior credulone di chi sospetta di tutto. E poi, be’, è un popolo discretamente ignorante, soprattutto quando si viene a parlare di questioni scientifiche

H: Ammesso pure che siamo “discretamente ignoranti”, ma per quanto riguarda invece le ragioni storiche, a rigor di logica, se siamo stati conquistati spesso, la diffidenza dovrebbe essere rivolta  verso chi comanda, cioè la politica, è mi sembra una cosa legittima: chi ha il potere deve essere monitorato…ma che c’entrano gli scienziati?

D: La situazione non è migliorata negli anni?

B: È peggiorata, direi. Molto. Negli anni ’50 la gente non conosceva la scienza. Ora non solo non la conosce, ma la disprezza. Riconoscerà che è peggio

H: Dove viene dimostrato che gli italiani disprezzano la scienza? In che senso?

D: Senza dubbio

H: Quanto è ubbidiente questo giornalista…che non sia italiano anche lui?

B: Pensi che, pochi giorni fa, un filosofo (di cui non si può fare il nome) ha affermato che tutto ciò che scritto su Nature sono “banalità che non servono a nulla”. Se si va avanti così, anche i non esperti avranno difficoltà a interessarsi a cose scientifiche.

H: Voglio sapere chi è questo filosofo! Come ha potuto?! In che senso ciò che si scrive su Nature sono banalità? Sono curioso, fiducioso che la mia coda di paglia sia ben protetta .

D: Colpa dei filosofi, allora.

B: Servono filosofi seri, certo. Una volta il mio collega Giovanni Reale, quando era ancora vivo, mi disse che…

H: Siccome siamo un popolo che odia le scienza, è meglio precisare che quanto segue non è stato detto da Reale post-mortem ma in passato, non si pensi a sedute spiritiche o ad altre robe di pseudoscienza. Naturalmente quella di Boncinelli non è pignoleria, ma voleva intendere che quello a cui si sta per riferirsi riguarda il periodo storico in cui Reale era ancora vivo; in breve, la frase vale letta “Quando era ancora vivo  Giovanni Reale, a detta di questi, …”

B: …nelle scuole italiane venivano dedicate più ore alla filosofia che nel resto del mondo. Per lui era un bene, per me è un male. I filosofi sono i peggiori nemici della scienza, peggio anche dei preti. Loro sanno tutto, per definizione, parlano di tutto, anche di ciò che non conoscono. Per cui anche di scienza, insegnando a disprezzarla.

H: Chi sono questi filosofi che parlano male della Scienza? Qualcuno può spiegarmi qualcosa?

B: Chiariamoci: anche negli Usa le persone non sanno nulla di scienza (lo si vede bene sul tema dell’evoluzione), ma quando si esprimono le autorità, come la Fda, tutti accettano il suo giudizio. In Italia no, non c’è nemmeno rispetto per le autorità.

H: Negli USA si diffonde la piaga del Creazionismo, vuole dirci Boncinelli, eppure gli americani sanno anche essere obbedienti quando qualcuno che ne sa più di loro si esprime. Negli USA quindi, a essere seri, la scienza va male due volte, per il Creazionismo, che la mescola con la religione, e per il Principio di autorità, che in Scienza non esiste. In Italia invece siamo ignoranti e disobbedienti! (Qualcuno può darmi un bicchiere d’acqua? Sta prendendo fuoco qualcosa dietro di me…)

D: Tutta questa diffidenza può essere anche colpa degli scienziati cattivi.

H: Il giornalista, che a quanto pare è italiano e quindi ignorante, alla scienza preferisce la fantascienza dei fumetti, per cui ha in mente gli “scienziati cattivi”.

B: Non credo che esistano “scienziati cattivi”. Ci sono molti scienziati stupidi, però. Un professore universitario medio, in Italia, è un incapace. Finché insegna a Filosofia o a Giurisprudenza, i danni sono contenuti. Ma se lo fa in una facoltà scientifica, le cose diventano pericolose.

H: Masiero, se sta leggendo, so a cosa sta pensando: se ha rotto qualcosa sbattendo il pugno sul tavolo, mi spedisca il conto che se sta leggendo questo è anche colpa mia. Per tutti quelli che nutrono grande rispetto per la filosofia l’idea che i danni siano “contenuti” quando è essa ad essere insegnata male è aberrante. Quando si fa cattiva filosofia tutto il resto viene inquadrato male, perde di significato e non viene apprezzato in pieno. Sorvolo sui danni del cattivo insegnamento della Giurisprudenza.

D: Si riferisce a tutte le facoltà?

B: Non per Fisica, ecco. In Italia c’è un’ottima tradizione, i professori sono preparati.

H: Grande! Michele Forastiere, fa conto che le abbia battuto il cinque! Alla faccia dei chimici e dei loro camici bianchi (noi fisici facciamo i nostri esperimenti vestiti “casual”, non abbiano bisogno di questi mezzucci per farci notare)!

B: Ma per Biologia, c’è da mettersi le mani nei capelli. Prendiamo il caso degli Ogm. La maggior parte di quelli che conosco non riescono neanche a capirli. Non sono in malafede, sono impreparati. E questo fa sì che dicano di tutto, che sia possibile dire di tutto. Poi a cascata, la confusione emerge anche fuori dalle università: nelle pubblicità delle diete, o delle creme di bellezze, si sente qualsiasi cosa. Ad esempio “la dieta che non fa venire il cancro”, come se il cancro fosse un unico fenomeno, e non un insieme di fenomeni. Però usano parole del gergo scientifico, una specie di latinorum moderno. E la gente ci casca.

H: Finalmente sto cominciando a capire più nello specifico in cosa consista l’ignoranza degli italiani: sfiducia negli OGM ed eccessivo affidamento alle mille mila diete e creme che esistono. Mi vien da dire, visti i toni, ”tutto qui?” Preoccupazione per ciò che mangiamo e un po’ di cedimento al bombardamento pubblicitario? Temevo peggio.

D: Lo scienziato è il guru dell’epoca contemporanea.

H: Standing ovation per Dario Ronzoni! Lo scienziato oggi è l’autorità a cui tutti guardano con ammirazione e che per esempio rende gli statunitensi così obbedienti al FDA!

B: No, al contrario. Lo scienziato è il nemico, quando parla in modo serio. Altrimenti, l’unica figura di scienziato che gode di autorità in Italia è il medico. In questo Paese la scienza è la medicina, anche perché tutta la biologia italiana è controllata da medici. Il che non è un male in sé, però il compito del medico è di guarire, non di scoprire.

H: Avrei delle domande: in quali casi lo scienziato serio è un nemico? In che senso la Biologia è controllata di medici? Il medico è una specie manovale che non può dare contributi alla ricerca di base? Oppure abbiamo pochi medici?

D: Ma per tradizione, il medico non è molto amato in Italia.

H: Quale tradizione? Perché in Italia il medico non sarebbe amato?! Mi sto convincendo che in quanto italiano allora davvero anche io sono ignorante!

B: Gli italiani sono il popolo del non si sa mai. Proprio perché diffidenti. Se hanno qualche male lieve, possono ricorrere ai rimedi della nonna. Ma se il male è grave, allora vanno negli ospedali.

H: Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Beato quel popolo che corre in ospedale quando soffre di un male lieve!

D: Esiste ancora la dicotomia tra cultura umanistica e scienza?

B: Eccome, e si è allargata. Anche perché i fautori della cultura umanistica non impiegano il loro tempo a parlar bene della cultura umanistica, bensì se ne servono per attaccare la scienza. Se non fosse così, potrebbero coesistere.

H: Chi attacca la scienza? Non dico di volere nomi e cognomi, ma almeno le iniziali oppure pochi tratti somatici che diano più informazioni ai più perspicaci. Inoltre mi chiedo come attaccano la scienza e perché.

D: Lei, del resto, ha tradotto i lirici greci.

B: Appunto. Ci si può dedicare a entrambe le cose, oppure solo a una. Non è un male specializzarsi, ci mancherebbe. Basta solo non andare a colpire chi non segue le tue stesse inclinazioni. Di base, c’è un pregiudizio antico: Benedetto Croce aveva detto che i concetti scientifici sono pseudo-concetti. Oggi non lo dice più nessuno, ma poco cambia.

H: Sono sicuro che Boncinelli in questo può dare il buon esempio (il rispetto della cultura umanistica); però mi è rimasto in sospeso il dubbio su chi sia l’odierno Benedetto Croce.

D: E in questo scenario desolante, come fa chi è credulone a smettere di esserlo?

B: Studiando. Solo quello. In Italia pochissimi sanno capire una statistica, e non parliamo di un istogramma. Non mancano solo le conoscenze, manca proprio l’uso della logica.

H: È un ottima cura per un male che però non mi è ben chiaro: finora di preciso ho trovato solo la fede religiosa (no comment…già l’ho fatto), preoccupazioni sugli OGM, eccessivo interesse per la bellezza e un non meglio precisato attacco ai filosofi e ai dottori. Sarà vero che in Italia pochissimi sanno capire una statistica, ma finora gli attacchi di Boncinelli non hanno avuto una distribuzione slargata ma sono stati praticamente binari: buoni e cattivi, obbedienti e disobbedienti, fisici e laureati in altro.

D: Allora servono più filosofi.

H: Altra standing ovation per il giornalista, che è stato quasi del tutto riverente però non al 100% e probabilmente avrà pensato che in fondo anche lui è una persona intelligente! In questo caso, infatti, il nostro Dario si è reso conto che se il problema degli italiani è così generale da riguardare l’esercizio del pensiero in sé, allora la cura principale non è un maggiore amore per la scienza ma al contrario una maggiore dose della speculativa, inutile ma importantissima filosofia.

B: Servono filosofi seri, lo sottolineo. Per il resto, nelle scuole gli insegnanti non devono parlare di tutto, ma solo delle cose importanti. Perché ci sono verità che non cambieranno mai, ad esempio che un protone sarà sempre più grande di un elettrone. Cambiano solo le quisquilie, ma a quelle ci si arriva dopo, quando ci sono le basi. Io lo dico sempre, ma loro rispondono che non si può, che ci sono i programmi…

H: Quest’ultima risposta è un po’ sibillina per chi non ha mai letto niente di Boncinelli.

I filosofi devono essere seri perché di filosofi ne abbiamo bisogno, fin qui tutti d’accordo.

La parte di risposta riguardante gli insegnati probabilmente va decriptata nel seguente modo: al posto delle parole “tutto” e “quisquilie” sostituite “teorie scientifiche” mentre al posto di “verità” mettete “dati sperimentali”. La questione è di natura epistemologica e ne parlai di sfuggita in un articolo in cui riportavo chi fossero secondo Giorgio Israel i veri nemici della scienza.

Si parlava tra le altre cose della vera natura del metodo sperimentale. Secondo Boncinelli le teorie scientifiche sono come delle comode scatole dove gli scienziati collocano i loro dati sempre-veri, mentre di fatto la loro ricerca è basata sull’acquisizione di altri dati.

Secondo Israel invece storicamente sono state le idee, cioè le teorie sorte a priori rispetto ai dati, a fare da guida agli scienziati che probabilmente non sognavano solo dei dati ma il consolidamento delle loro teorie, affinché queste permettessero un’interpretazione dei fenomeni che amavano osservare. Riporto quanto scriveva Israel:

Che io sappia, mai nella storia le esperienze hanno preceduto la teoria e mai una teoria scientifica è sorta per induzione dall’accumulo di esperienze. L’affastellarsi di dati sperimentali può al massimo produrre una fenomenologia

In sintesi, gli insegnati dovrebbero rimediare all’ignoranza e alla “creduloneria”  somministrando agli studenti una bella dose di dati grezzi che rappresentano le “verità che non cambieranno mai”, per fargli smettere di fare brutte figure quando si è preoccupati per salute e bellezza, di non andare dal medico quando si prende un raffreddore, di attaccare quella bellissima tabella piena di numeri che è la scienza e per imparare ad obbedire a chi sa più cose di voi in un campo che non è di vostra competenza.

Se state pensando che in realtà non ho capito niente in questa intervista, avete ragione.

 

 

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"htagliato", Fisico della Materia. Vive a Napoli.

54 commenti

  1. Giuseppe Cipriani on

    Htagliato, ho fatto questa prova. Sono andato al link dell’intervista senza prima leggere il tuo resoconto e i tuoi commenti… Ecco prima di leggerli ti dico quel che penso dell’intervista.
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    Sarà che le domande più che domande sono domandine, sarà che il prof. non ne aveva troppa voglia, sarà quel che vuoi tu, ma l’intervista è del livello di una cagata pazzesca. Io credo che questo sia l’unico commento possibile per rimanere al livello dei contenuti della stessa.
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    Bon, l’ho detto e adesso mi accingo a leggere quel che hai scritto tu.

  2. Certo che ti vao a pescare i casi più patologoci!
    In particolare mi piace come affermi che gli “umanisti” sprechino il loro tempo a parlar male della scienza mentre lui sta sprecando il suo tempo a parlar male della cultura umanista, credo sia rappresentativo di tutto il suo pensiero !

  3. Giorgio Masiero on

    Boncinelli (quello che la mente e’ una “ciliegina sulla torta del cervello”, che la coscienza e’ un’illusione, ecc.) ha dato il suo contributo quotidiano alla sfiducia della gente verso la scienza. Accusa i “filosofi poco seri” di questa sfiducia? Si guardasse allo specchio la sua filosofia da Bar Sport…
    Ieri alla Rai il fisico Rovelli si lamentava anche lui della diffidenza crescente della gente verso la scienza. Insegna correttamente ogni semestre ai suoi studenti che 1) le grandezze in fisica si definiscono operativamente, 2) che il tempo e’ una grandezza che si misura con gli orologi, 3) che la sua unita’ di misura e’ il secondo (la miliardesima di miliardesima parte del periodo del cesio ecc.), 4) che e’ una grandezza fondamentale del sistema SI in fisica, ecc., ecc. e poi cosa fa con la gente? Gli dice che “il tempo e’ un’illusione” e pretende che la gente gli creda?
    Gia’, cari Boncinelli e Rovelli e Dawkins & Co, i soldi si fanno con i libri di divagazione e distrazione pseudoscientifica, mica con i noiosi e ripetitivi e faticosi esperimenti in laboratorio, replicabili e controllabili…
    Se poi la gente finisce col credere solo alla medicina una ragione ci sara’, cari i nostri falsi-scienziati, veri-sofisti: la medicina sembra essere rimasta l’unica disciplina che vuole i FATTI, cioe’ le applicazioni dalle teorie. Vedi la rivoluzione in corso all’NIH sotto la direzione di Francis Collins!
    Che si debba essere oggi scienziati cristiani per mantenere i piedi per terra? Non ci posso credere.

    • Immaginavo che avrebbe reagito in questo modo e le do ragione su tutto, compreso il tono.

    • Giuseppe Cipriani on

      Allora, prof., il tempo è reale e si misura o è solo un’illusione e magari non esiste?
      Lo chiedo perché ancora non mi ci raccapezzo riguardo allo scambio avuto con Simon sulla questione tempo. Sano realismo o sana filosofia a questo riguardo?

      • Giorgio Masiero on

        Cio’ che e’ reale e cio’ che non e’ reale riguarda la metafisica, che so essere a Lei, Cipriani, poco simpatica. “La scienza non sa cosa vuol dire reale” (S. Hawking).
        Certamente in scienza il tempo e’ una grandezza, cioe’ un’osservabile. L’osservazione del tempo e la sua misurazione (= riduzione ad un numero) si fanno con gli orologi, i quali sono costruiti con l’obiettivo di rendere piu’ semplice possibile la descrizione matematica del moto dei fenomeni naturali ciclici.
        NB. Per chi fosse interessato al tempo in metafisica, io non trovo descrizione migliore di quella fatta da Tommaso d’Aquino, nella sua distinzione dei 3 tipi di tempo: tempus, aevum ed aeternitas.

        • Giuseppe Cipriani on

          Perché non si può dire che il tempo è reale? Contrapponendolo all’affermazione che è illusione, visto che illusione non è?
          La definizione “osservabile” non indica che (il tempo) esiste? E se esiste non è reale? Inteso non come oggetto fisico (e questo è evidente), ma come qualcosa con cui dobbiamo fare i conti?
          Forse tutto il casino sorge sul senso del termine “reale”? Bastava che più sopra l’avessi definito “osservabile” e tutti saremmo stati d’accordo?

          • Non si osseva il tempo, si osserva (percepisce) il divenire inesorabile degli enti fisici e questo divenire – che implica estensione e moto locale – è una realtà.

            Mia posizione: Il tempo non esiste se non per qualcuno che lo percepisce come tale in quanto lo astrae dal divenire (così come lo spazio reale viene astratto dall’esteso, non esistendo come ente).

          • Giuseppe Cipriani on

            Vedo che sulla parola tempo ognuno può sbizzarrirsi secondo il suo sentire filosofico?
            Mi rendo conto che il prof. Masiero aveva parlato di grandezza… Su questa definizione siamo d’accordo? Il tempo è una grandezza? Poi aggiungeva un’osservabile… Ho inteso che si può osservare. Qui ho sbagliato?
            Insomma, si riesce a dire che cos’è il tempo? In termini terra terra e in termini più alti, ma sempre comprensibili e condivisibili tra noi qui su CS? O dobbiamo mettercela via e studiare ciascuno per proprio conto e arrivare a una propria conclusione?

          • Pensi Cipriani che solo due giorni fa si diceva che la coscienza non era un fenomeno indagabile dalla scienza perchè non appartenente al “reale”, al mondo della “materia”, quindi senza senza “massa” o “volume”… ed oggi invece si può dire che il tempo, pur riunendo queste stesse caratteristiche, può essere oggetto di importanti riflessioni scientifiche.
            Quindi lei ha detto bene: ognuno può sbizzarrirsi secondo il suo sentire filosofico…

          • No, in termini terra-terra proprio non si riesce a dire cos’è il tempo, che è uno dei temi più difficili da trattare in filosofia.

            Certo, ci si può sempre accontentare di rispondere “è ciò che si misura con l’orologio”… che per la scienza tanto può bastare.

          • @ Flavio:
            Per quanto riguarda me, credo nell’esistenza “fisica” del tempo, anche se la sua definizione ontologica non è facile.

          • Htagliato, bene, quando vorrà ci farà conoscere la sua al riguardo. Io sono ben predisposto ad ascoltarla, giacchè come sa bene, ritengo perfettamente appartenenti al mondo del “reale” anche i pensieri o i sentimenti, quindi non metto certo dei paletti nei confronti di una dimensione così facilmente misurabile come il tempo.

          • Si potrebbe comunque dire che il tempo in quanto astratto dal divenire (ma inscidibilmente legato ad esso) può essere trattato certamente come grandezza, giacché le grandezze si misurano ed il tempo (nel senso suddetto) è la misura del moto secondo il prius et posterius (da intendersi nell’ordine spaziale però, ché nell’ordine temporale “il prima e il poi” già presuppongono il tempo). È quindi la relazione d’ordine (spaziale) su cui il “prima e il dopo” temporali sono fondati.

            Attenzione dunque a non ipostatizzarlo a mo di spazio newtoniano.

          • Giorgio Masiero on

            Non ho detto, Cipriani, che il tempo e’ osservabile, ma che in fisica e’ “un’osservabile”. Le osservabili fisiche sono, per definizione, oggetti cui e’ associabile un numero reale (v. P.A.M. Dirac, Principles of Quantum Mechanics). Anche la massa o lo spin sono “osservabili fisiche”, ma Lei le ha mai viste, osservate?!
            Poi se si deve discutere se il tempo e’ un oggetto reale o no, occorre entrare nella metafisica. Mi dispiace per chi non apprezza la metafisica, ma le cose stanno cosi’ e fare dell’ironia non serve…

          • Giuseppe Cipriani on

            Per una volta che non facevo ironia, proprio no… Chiedevo spiegazioni e ipotizzavo di aver anche interpretato male. Provi, prof. Masiero ad analizzare quel che scrivevo alla luce di quanto spiego. La prego anche di non considerarmi un arido materialista… Sa bene che tutti facciamo metafisica e che ciascuno di noi ha il proprio sentire metafisico. Io ho sempre detto e criticato la cattiva filosofia, quella che fa scadere anche la considerazione che si dovrebbe avere della buona filosofia.

          • Giorgio Masiero on

            Non mi riferivo a Lei, Cipriani, nell’ultima frase, ma ad altri che è intervenuto in questo tema difficile con leggerezza ed ironia fuori luogo. Le chiedo scusa per non essermi ben spiegato.

  4. luigi mojoli on

    Bel commento ad una sconfortante intervista. Che però in fondo dimostra la tesi senza saperlo.
    Tuttavia la correlazione tra dubitare di tutto (ciò che costa fatica studiare) e bersele tutte (le mode facili) esiste. L’ignoranza dei nostri quindicenni li pone sempre in fondo alle classifiche. Le cose stanno così (male) da decenni. Gli ex quindicenni ora sono in cattedra. Non è pensabile che un milione di persone sia super selezionato. Incidentalmente: non si correggono errori banali se non in tempi biblici. Esempio #1: est scambiato con ovest in molti libri delle elementari (o come si chiamano). Esempio #2: pressione atmosferica, esperimento concettualmente sbagliato, nei libri delle medie (o come si chiamano). Tullio De Mauro non disdegna le misure e quello che dice in “La cultura degli italiani” (adulti) è assolutamente sconfortante.

  5. Ricordo Boncinelli aver affermato che non solo la Chiesa ma anche la sinistra storica aveva responsabilità nel fatto che la scienza in Italia si piegasse a dettami ideologici, quindi direi che nelle sue critiche non risparmia nessuno e forse varrebbe la pena raccontarlo.

    • ” anche la sinistra storica aveva responsabilità nel fatto che la scienza in Italia si piegasse a dettami ideologici”
      Può spiegarmi meglio questo punto? Grazie.
      P.S.: avrei raccontato con piacere le critiche di Boncinelli se solo fossero state meno “di pancia”, più umili e più precise., come in fondo ha notato anche lei (http://www.enzopennetta.it/2016/01/sub-partes/#comment-46185).

      • Ecco, guardi, ho trovato l’intervista che lessi non molto fa (nella ricerca mi sono accorto che online se ne trovano parecchie):
        http://www.vittoriozincone.it/2015/02/06/edoardo-boncinelli-sette-gennaio-2015/
        Effettivamente non si riferiva alla sinistra come ideologia in sè, ma al PCI, quindi ad un apparato strutturato ed ideologizzato al pari della Chiesa cattolica e da qui il paragone.
        A riprova dei legami non ideologici di Boncinelli può poi notare come egli non abbia problemi di sorta a mettere al primo posto tra i suoi libri favoriti le Confessioni di Sant’Agostino, cosa che ad esempio sarebbe impossibile nel caso di un Odifreddi di turno…
        Quanto dice in quest’intervista (non quella concessa al bar e trascritta da chissà chi) io lo condivido tutto, a partire dall’osservazione sul sacro e poi soprattutto quando dice che Cacciari “parla a vanvera”. Quindi accordo totale.

        • Ho letto quest’altra intervista, effettivamente i toni sono molto più sobri (anche perché Boncinelli parla molto di più di sé stesso) e i temi toccati sono tanti, per cui ho paura di scatenare una serie di OT interminabili.
          Mi limito a dire che Boncinelli sembra dare per scontato che chi non la pensi come lui lo faccia per ideologia (comunista o cattolica), mentre lui è l’unico con la mente aperta.
          Inoltre usa tante argomentazioni che sembrano i vecchi cavalli di battaglia dei radicali, in primis che chi si oppone agli esperimenti sugli embrioni sia “contro la biologia per motivi religiosi”, quando in realtà
          1) non c’è bisogno di essere religiosi per riconoscere nell’embrione e nel feto una vita umana (veda Pasolini)
          2) l’opposizione alla Biologia non esiste.

      • @Flavio Grazie, interessante intervista.
        Tra le altre cose è presente una spiegazione Boncinelliana di casualità scientifica.
        .
        Mi fa un esempio di casualità scientifica.
        «Mettiamo che lei stia osservando un recipiente pieno di sostanze radioattive. Non potrà mai determinare quali e quanti atomi decadranno nella prima mezz’ora. Potrà fare una media, elaborare una statistica, ma nulla di più. Noi sappiamo indurre una mutazione e sappiamo descriverla, ma non sappiamo sempre con certezza quando e perché avviene spontaneamente».

        • Giorgio Masiero on

          Se davvero dà questo esempio di causalità scientifica, Boncinelli mostra di non conoscere neanche la fisica, perché conoscendo le sostanze radioattive nel recipiente noi possiamo predire ESATTAMENTE la percentuale di atomi che decadranno nella prima mezz’ora.
          Boncinelli ha un’idea di come funziona la datazione al carbonio?! Bocciato in fisica, oltre che in filosofia, anche quando non è al bar Sport.

          • Magari non la dico giusta, ma non è che quello che non si può predire è il momento in cui decadono gli atomi, mentre invece si può calcolare statisticamente il loro numero?

          • Effettivamente qualcosa non tornava in quell’affermazione. Da parte mia avevo inteso che è ritenuto “casuale” nel senso che per poterlo misurare si ricorre alla statistica, esattamente come le mutazioni nei processi evolutivi.

          • @Flavio

            Per casualità si intente “non prevedibilità” da parte dell’osservatore?
            Il caso quindi è da riferire solo in rapporto alla osservazione umana che può o non può prevedere un evento?

          • “, ma non sappiamo sempre con certezza quando e perché avviene spontaneamente”

            Due punti.
            1- Ok, non sappiamo quando avviene esattamente, essedo un processo essenzialmente stocastico, ma sappiamo il perchè (interazione con la forza debole)
            .
            2- Affermare che un evento stocastico comprometta la causalità è… un non-sequitur. Boncinelli ha ragione, cè bisogno di buoni filosofi… LUI ne ha bisogno!
            Il punto è che certi fisici sono rimasti 100 anni indietro con un concetto di causalità basato completamente sul meccanismo deterministico newtoniano. A parte il fatto che le “cause efficienti” non devono per forza essere “deterministiche” (un punto che nemmeno Aristotele pare sostenere), non esistono SOLO le cause efficienti. (Va bene che la fisica oggigiorno ignora, ad hoc e senza buon motivo le cause formali e finali, ma rimane sempre la causa materiale)

          • Alèudin, credo che uno scienziato non si arresti davanti a un processo di cui non conosce fino all’ultimo dei meccanismi che lo provocano e questo succede perchè siamo dotati di una natura curiosa che ci porta a razionalizzare (quindi dissezionare, classificare o in ultima istanza a ridurre a statistica) tutto ciò che è oggetto della nostra indagine. Per rispondere alla sua domanda quindi si può dire che un evento è casuale fino a prova contraria e tale prova potrebbe esserci come non esserci.

          • “Un evento è casuale fino a prova contraria”. Forse stai scherzando Flavio! Come fai, di grazia, a “provare” che non è casuale, se PRIMA non definisci ciò che è causale da ciò che non lo è???
            A questo punto, prima che mi dai la terza definizione di casuale, mi conviene aspettare l’articolo di Masiero.

          • Se un giorno si potranno fare predizioni non statistiche sulla mutazione genica, sarà invalidata l’idea delle mutazioni casuali.

          • @Flavio
            o non mi sono spiegato bene oppure non ci arrivo io, che può essere.
            La casualità esiste in sè come una proprietà oppure chiamiamo casuale ciò che non riusciamo ancora a prevedere?
            A mio modesto avviso la casualità non esiste se non appunto come ignoranza (impossibilità di previsione da parte nostra) su come si concatenano e concausano gli eventi (in questo caso mutazioni), altrimenti dovremmo dire che esiste qualcosa che succede senza un perchè, così, spontaneamente ma mi pare decisamente poco scientifico, come un “Perchè? Perchè si.”

            Attendo anche io l’articolo di Masiero per schiarirmi le idee.

  6. stò cò frati e zappo l'orto on

    La Scienza non è” Dio” ma la conquista giornaliera di miliardi di persone in tutto il mondo e in tutti i tempi in tutti i campi dello scibile umano.Non una propietà in mano a pochi Auto Eletti Sacerdoti che si permettono di stabilire a cosa,in che modo e quando il “popolo”deve credere.
    L’arte dimenticata da troppo tempo dell’Umiltà dovrebbe essere riabilitata per Legge.
    E poi offendere gli Italiani!
    Ma un libro di storia questi signori si sono mai permessi di leggerlo?
    L’Impero Austro-Ungarico,La Francia di Napoleone e di tutti i re precedenti,L’invincibile Spagna,Il Sacro Romano Impero ecc.ecc.ecc.si permettevono tutto,specialmente contro paesi divisi.E l’Italia è stata divisa per tantissimi secoli!!

  7. “genetista di fama mondiale”

    È proprio per gente come lui che il CNR non sta messo troppo bene.

    Forse l’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia, sotto Cingolani) gli ha fregato un altro Marie Curie o altra sovvenzione e ora fa la lagna anti-italiana.

    Se in italia sono tutti così coglioni, perchè non si toglie lui dai cosidetti e se ne va all’estero? Oppure non vuole muovere il culone dalla poltrona che tiene calda dal 1971?

  8. Boncinelli chi? Forse l’acceso darwinista che qualche anno fa ha scritto su “Le Scienze” che gli anelli mancanti non si trovano perché erano “deboli” dimostrando così di non sapere cosa ha scritto Darwin?

    • Purtroppo stavolta devo dare ragione a Boncinelli, perché ne L’Origine delle Specie è proprio Darwin che pone tra le spiegazioni della mancanza di testimonianze fossili di anelli mancanti il fatto che quando compariva una versione più evoluta di una data specie, la versione precedente (l’anello mancante) finiva rapidamente in estinzione.

      • Scusa HT ma non capisco.
        Non so se colgo il nesso tra estinzione repentina e mancanza di fossili. E’ una questione di quantità? Estinguendosi rapidamente una specie ha meno individui con cui lasciare tracce rendendo i propri fossili talmente rari da risultare introvabili?
        E’ questo che intendevi? o non ho capito una cippa?

        • Hai inteso bene, è quello che intendevo.
          Un’altra spiegazione che da Darwin per lo stesso problema è che gli anelli intermedi in genere vivono in ambienti che hanno a loro volta caratteristiche intermedie tra due casi più diffusi, rendendo ancora meno probabile il ritrovamento di forme di transizione.

      • E’ vero che Darwin ha cercato di spiegare la mancanza di fossili di forme intermedie dicendo che i periodi più favorevoli alle mutazioni erano quelli meno favorevoli alla fossilizzazione e viceversa ma ciò non autorizza a dire che i fossili di tali forme mancano perché essendo esse “deboli” erano numericamente scarse.

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Grazie Andrea.
          Htagliato che lei sia anche un Professore di Paleontologia Umana,dopo il suo bellissimo articolo(assolutamente “neutrale”)su Homo Naledi è per me una vera e propia novità.

          • Grazie, Stò, ma non sono un professore di Paleontologia né un intenditore, ho fatto semplicemente un po’ di ricerca e ho letto, come tanti, l’Origine delle Specie.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Il suo articolo su Homo Naledi è uno dei più belli che abbia letto su internet.
            Le consiglierei(se mi permette)di continuare (anche) su questa strada(paleontologia).Perchè quando “indossa i panni del divulgatore”riesce a farsi capire da “chiunque”(belli…e brutti….).ps.Sul mio tavolo tengo sempre vicino a me(e al mio computer preferito)una copia di ottobre 2015 del N.Geographic appunto dedicato a H.N.Comunque per altri temi inerenti a C.Darwin-Wallace le consiglierei,nuovamente(mi perdoni questa volta)di affrontarli anche con gli altri lettori(magari tramite articoli mirati).ppss.Ricordiamoci anche del buon Wallace invece che trascurarlo e lasciarlo nella” pattumiera”.

          • Sono lusingato, Stò, vedrò cosa posso fare per Wallace e la paleontologia in futuro.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Grazie Signor Htagliato,faccia pure con calma……la seguiremo ben volentieri.

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