di Giorgio Masiero
La fisica ha reso obsoleta la metafisica? La metafisica è insuperabile, perché ogni relazione di una teoria fisica con i dati numerici è scientifica, ma con la realtà naturale è metafisica
Il fisico Victor J. Stenger (1935-2014) ha avuto 2 principali interessi come ricercatore: trovare le proprietà del neutrino e provare l’inesistenza di Dio (il Problema n. 1 del provetto scientista). Dalla rivelazione dell’ente minimo alla negazione dell’ente massimo, senza distrazioni intermedie e con gli stessi mezzi (scientifici). Se però il neutrino interessa pochi specialisti, con Dio non si scherza: tutti ne parlano, in continuazione, a cominciare da coloro che più pensano di saperne, cioè teologi e ateisti. Preso posto tra i secondi, divenne per Stenger urgente trovare una dimostrazione irrefutabile dell’inesistenza del Creatore.
Finalmente, dopo un’intensa attività svolta per tutto il mondo (compresi, in Italia, i Laboratori di fisica nucleare di Frascati e l’Università di Firenze) ed essendosi giovato dei più potenti strumenti di osservazione microscopica e telescopica, egli proclamò nel 2005 la dimostrazione del Teorema. Se ciò non gli valse il Nobel, poté comunque consolarsi con le royalty di un libro che volgarizzò la sua tesi e divenne la bibbia degli atei: “God: the failed hypothesis. How science shows that God does not exist”. Nella recensione in copertina, Dawkins giunse a paragonare Stenger a Darwin: come questi 150 anni prima “aveva snidato Dio dai luoghi più riposti della biologia costringendolo a nascondersi negli anfratti della fisica”, così quegli con una “squadra di energetici furetti” è riuscito ora a cacciare Dio anche da quest’ultimo rifugio. Per comprendere il ragionamento stengeriano, vale la pena prendere dimestichezza con questi “furetti”, che sono in numero di 7 e coincidono con le 7 tappe del Teorema:
1. S’ipotizza che Dio giochi un ruolo centrale nel funzionamento dell’universo e nelle vite degli umani.
2. Ergo l’ipotesi Dio è controllabile attraverso il metodo scientifico.
3. La scienza ci dice che l’universo che noi osserviamo con i sensi e gli strumenti scientifici può essere descritto in termini di misurazioni e di modelli matematici.
4. Ergo se Dio esiste deve apparire da qualche parte in questi modelli e misure.
5. Nessuno tra i dati misurati, né tra i modelli teorizzati in scienza, include Dio tra gli ingredienti necessari a giustificare le osservazioni sperimentali.
6. Ergo l’ipotesi Dio è falsificata dalla scienza.
7. Ergo, finalmente, Dio non esiste per dimostrazione scientifica. QED.
La separazione delle proposizioni vere da quelle false e l’individuazione delle fallacie deduttive del sillogismo di Stenger potrebbero costituire un corso di epistemologia all’università popolare. Se vuoi, lettore, puoi saltare il riquadro seguente – dove confuto il sillogismo – e passare avanti.
La proposizione 1 (“S’ipotizza che Dio giochi un ruolo centrale nell’operatività dell’universo e nelle vite degli umani”) è vera, negli attributi assegnati a Dio dalle 3 religioni monoteistiche.
La proposizione 2 (“Ergo l’ipotesi Dio è controllabile attraverso il metodo scientifico”) è falsa perché il metodo scientifico non esaurisce i modi della conoscenza umana. Io ho conosciuto il sapore del latte, la dolcezza dell’amore, la verità del principio di non contraddizione, l’irrazionalità di π, le imprese di Giulio Cesare in Gallia, ecc., ecc., né con misurazioni, né con modelli matematici, ma per altre vie che non sto a descrivere perché sono le stesse di tutti.
La proposizione 3 (“La scienza ci dice che l’universo che noi osserviamo con i nostri sensi e con gli strumenti scientifici può essere descritto in termini di misurazioni e di modelli matematici”) è falsa perché ci sono un sacco di cose captate dai nostri sensi che sfuggono alla scienza: per es., i qualia che sono, per tutti, di gran lunga le esperienze più importanti della vita. Così il sapore, l’aroma e il colore d’un Sassicaia sono meglio conosciuti per via diretta dal gusto, dall’olfatto e dalla vista, piuttosto che per via indiretta dall’intelletto attraverso le formule chimiche dell’alcol etilico e delle altre essenze contenute nel vino, nonché l’esame spettroscopico e i dati delle analisi MRI, CT e PET misurati nel cervello dopo una bevuta. Insomma “l’universo che osserviamo con i nostri sensi” è (molto) parzialmente descritto dalla scienza, essendolo anche dalla poesia, dalla filosofia, dalla musica, ecc.
La proposizione 4 (“Ergo se Dio esiste deve apparire da qualche parte in questi modelli e misure”) è una deduzione fallace perché ricavata logicamente dalle false premesse 2 e 3.
La proposizione 5 (“Nessuno tra i dati misurati né tra i modelli teorizzati in scienza include Dio tra gli ingredienti necessari a giustificare le osservazioni”) è vera, perché “Dio è spirito e quelli che Lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Giov. 4, 24). La scienza esplora i “sistemi fisici”, che sono allestimenti artificiali e concettualizzazioni semplificate dei fenomeni naturali, così da risultare misurabili dagli strumenti scientifici. La scienza non indaga tutta la realtà naturale, in particolare non indaga i qualia né gli enti spirituali che possono far parte della natura, né tantomeno gli enti soprannaturali. Negare l’esistenza degli enti che non sono rilevati dai detector dei laboratori è la scelta metafisica (pitagorica) di assegnare esistenza solo ai “dati”, ovvero ai nudi numeri che gli strumenti sono abilitati ad estrarre dai fenomeni, indicandoli con la posizione di un ago in una scala o con una stringa binaria. San Paolo afferma: “I frutti dello spirito sono amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Gal. 5, 22). Questi “frutti” non sono numeri, sono inaccessibili agli strumenti scientifici e costituiscono le esperienze soggettive (sensoriali e non), che sono esperienze reali con effetti reali sulle vite degli umani. E quando un credente (che può anche trovarsi a fare il lavoro di fisico) esperisce l’amore di Dio “che si riversa nel [suo]cuore” (Rm 5, 5) non butta giù un articolo per il Physical Review, in quanto tale esperienza non rientra tra i dati misurabili, replicabili e predicibili da un modello matematico; tuttavia, la sua esperienza non è stata meno reale di una conta di 0 ed 1 eseguita sullo schermo di un computer e confrontata con le soluzioni dell’equazione d’un modello. Plagiando Shakespeare, potremmo dire che ci sono molte più cose in cielo e in terra, prof. Stenger, di quante ne sogni la tua scienza…
La proposizione 6 (“Ergo l’ipotesi Dio è falsificata dalla scienza”) è falsa. L’ipotesi Dio non è falsificata, ma ignorata dalla scienza, per definizione di questa. L’Accademia USA delle scienze: “La scienza è una [una di tante, NdR]maniera di conoscere il mondo naturale. Si limita a spiegare il mondo naturale con cause naturali. Se Dio esista o no è una questione su cui la scienza è neutrale” (US National Academy of Sciences, “Teaching about evolution and the nature of science”, 1998). Con la sua proposizione 6, Stenger si dissocia dalla comunità scientifica, piuttosto che dai credenti soltanto.
La conclusione 7 (“Ergo Dio non esiste per dimostrazione scientifica”) è fallace per le precedenti false premesse.
Il punto è che non c’è conflitto tra scienza e fede. Se la scienza potesse dimostrare l’inesistenza di Dio, ci sarebbe un conflitto e ai credenti non resterebbe che balbettare con Tertulliano: “Credo quia absurdum”. Invece tutto ciò che Stenger ha provato coi suoi tremendi furetti è che la fisica non arriva a Dio. Ma questa è tutta un’altra storia…, che si sa dai tempi di Galileo (ed anche prima).
Ancor più tremendi sono due discepoli di Stenger, Peter Boghossian e James Lindsay, che nei loro rispettivi opuscoli “A manual for creating atheists” (2013) e “Dot, dot, dot: infinity plus God equals folly” (2014) riprendono il progetto di dimostrare l’inesistenza di Dio, stavolta per altre vie, specificatamente il primo con l’“epistemologia di strada”, il secondo con la matematica. Anche questi libri sono stati sponsorizzati da Dawkins, oltre che da Stenger e reciprocamente dai due autori.
Ebbene, mettete insieme il trio Stenger, Boghossian e Lindsay e dategli da affrontare il Problema n. 2 del provetto scientista: A cosa serve la filosofia? non è stata resa obsoleta dalla fisica? Ne è venuto fuori l’anno scorso un articolo buono per il Scientific American (e per la sua edizione italiana Le Scienze), da usare nei momenti di magra, quando le riviste non hanno gli usuali must con cui completare il palinsesto. Nel maggio scorso, per scarsità di eruzioni vulcaniche catastrofiche, di geni specializzati scoperti all’università dell’Oregon e di nuovi pianeti abitabili annunciati dalla Nasa, l’articolo è stato estratto dai cassetti e pubblicato col titolo “Anche i fisici sono filosofi”.
È un pezzo spassosissimo, vero teatro vaudeville da godere fino in fondo. A sorpresa e un po’ sgangheratamente, i Nostri costruiscono un immaginario dialogo con altrettanti studiosi (Stephen Hawking, Lawrence Krauss e Neil deGrasse Tyson, più comparse varie) con la passione della divulgazione come loro, ma più intransigenti di loro contro la filosofia. Per Hawking & Co “la filosofia è morta”, “non serve più a nulla, ammesso che sia mai servita a qualcosa” e “per tutte le domande con risposta c’è solo la scienza”; Stenger & Co invece, dopo aver concordato nel considerare la metafisica e la teologia attività vane, vorrebbero salvare almeno l’epistemologia, vale a dire la filosofia della scienza. Ne nasce una dialettica animata per 3.288 parole, nella quale prima si scopre che forse anche l’etica, cioè la filosofia della morale, è viva e serve pure a qualcosa, se la scienza non ci può dire ciò che è bene e ciò che è male. Infine, a piccoli passetti, affrontate le domande sul senso delle teorie scientifiche e sul loro legame con la realtà e accortisi della necessità d’introdurre concetti metafisici come materia, realtà ultima, verità, monismo, ecc., il trio di Stenger accusa Krauss di platonismo e Hawking di positivismo, ecc., mentre esso si proclama di concezione realista, variante strumentalista. In zona Cesarini, con tarda e rispettabile resipiscenza, si riscoprono insomma le vecchie care scuole metafisiche di sempre, da Talete a Platone ad Aristotele, più qualche ismo contemporaneo.
Alla fine, gli “illustri critici della filosofia” di questo surreale simposio filosofico riconoscono di non trovarsi d’accordo neanche sul significato dei termini tecnici da loro usati nell’ordinaria attività scientifica: la funzione d’onda ψ appartiene alla realtà o no? le particelle (quark, elettroni, ecc.) esistono o sono pure illusioni? i modelli fisici sono elementi oggettivi o solo scarabocchi sulla lavagna?
Povero Stenger! Dopo aver indagato per tutta la vita se i neutrini cosmici siano privi di massa o no; dopo aver partecipato all’esperimento sotterraneo Super-Kamiokande che finalmente dimostrò che avevano una massa non nulla, così contribuendo al premio Nobel 2002 per la fisica conferito a Masatoshi Koshiba; dopo una vita spesa per la fisica e contro la metafisica, ti sei trovato da pensionato a interrogarti se i tuoi neutrini esistano davvero, o non siano né più né meno “come gli dèi di Omero” (Willard Quine), ovvero solo un mito “temporaneo” moderno.
“Notoriamente, le teorie scientifiche sono temporanee. Non possiamo sapere se la teoria quantistica dei campi sarà un giorno sostituita da un modello più potente che non faccia menzione di campi o di particelle”, cogiti meditabondo dalle pagine di Scientific American, insieme ai tuoi due scolari. Che anche il neutrino sia un ente con essenza (massa, carica, spin, ecc.) ma col piccolo difetto di non avere esistenza, tipo l’araba fenice del “De ente et essentia” del Dottore Angelico? “Le teorie fisiche sono modelli, artifici umani. Li testiamo per sapere se funzionano; ma non possiamo mai essere certi, nemmeno per i modelli più altamente predittivi come l’elettrodinamica quantistica, fino a che punto corrispondano alla realtà”. E con questi “modelli, artifici” che non possono dire nulla di certo neanche sulla realtà naturale, progettasti nel 2005 la scalata dell’Everest in T-shirt ed infradito per dimostrare l’inesistenza del soprannaturale…
Concludi: “Di sicuro, quindi, la filosofia non è morta. Più propriamente possiamo affermare che sono morte le varianti di pensiero puro, come quelle che comprendono la metafisica cosmologica” [sottolineatura mia]. Ecco, infine, in questo training autogeno che è stato il tuo ultimo articolo, prof. Stenger, non dai più per morta nemmeno la metafisica tout court, ma solo quella “cosmologica”.
Metafisica cosmologica, cos’è sta roba? Nella mia ignoranza, non potendolo più chiedere a te, interpello un paio di amici che insegnano Metafisica fondamentale e Ontologia all’università e questi mi dicono di non averne mai sentito parlare. En passant, aggiungono che, lungi dall’essere “pensiero puro”, la metafisica tiene gli occhi bene aperti e i piedi ben piantati su tutte le manifestazioni del reale, se è vero che al suo primo capitolo, l’ontologia, essa consiste nello studio di ciò che c’è, ovvero fa l’inventario a grandi linee della realtà: ci sono cose come i ravanelli, gli atomi, i numeri, le emozioni, le galassie, le teorie, il tempo e l’amore? gli enti reali sono in numero finito o infinito? come li possiamo classificare?
Ringrazio i due professori di metafisica e mi dico: che la “metafisica cosmologica” di Stenger sia una cosa da fisici “deviati”, nel senso di un po’ stufi di essere contraddetti dalle misure e di un po’ nostalgici delle “essenze” bandite da Galileo nella sua famosa terza lettera a Mark Welser? D’improvviso, mi viene in mente la definizione di cosmologia come “metafisica matematizzata” data da uno che se ne intende, il cosmologo Alexander Vilenkin: forse, prof. Stenger, ti riferivi al multiverso inflazionario di Linde e Guth, ai 4 livelli di universi paralleli di Tegmark, alle stringhe a 11 dimensioni, agli atomi senza tempo, alle creazioni ex nihilo per caso di Hawking, ecc., ecc., cioè all’insieme delle congetture fisico-matematiche tanto belle quanto incontrollabili, inventate per spiegare quel 95% di stoffa dell’universo su cui le attuali teorie scientifiche non “funzionano”… Così, come la volpe con l’uva, poiché testardamente la natura non si adatta alle loro speculazioni, alcuni di questi moderni creatori di miti cantano dalle loro cattedre che “la realtà non è come ci appare” (Carlo Rovelli) e si propongono come gli eletti oracoli della realtà vera invisibile, Prima e Ultima, Minima e Massima.
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68 commenti
L’episodio della rinascita, pressoché spontanea come è stato per gli antichi filosofi greci, della metafisica dalle sue ceneri presso il “circolo scientista” è riuscito a strapparmi un sorriso (e a farmi ancora sperare nel genere umano).
“Metaphysics always buries its undertakers.”
Articolo gustosissimo nel quale mi ritrovo pienamente e che esprime posizione spessissimo espresse su nostro blog: grazie per questo momento di lettura molto profondo di uno scritto piacevolmente avvincente.
Esistono i neutrini in senso ontologico? Di sicuro esistono stringhe di uno e di zero dagli apparati di misura in conferma delle predizioni che questi apparati dovrebbero avere con le costrizioni sul loro funzionamento che un modello matematico impone loro.
DI fronte alla tenace tentazione imbecillemente riduzionista di certi ideologhi è ormai più che tempo procederne alla radicale decostruzione: dopotutto la matematica non esiste in un empireo platonico ma è un’invenzione umana ed il processo scientifico che ammette, molto giustamente, come plausibili solo le proposizioni che conducono a verificare nuove proposizioni e, quindi, si iscrive in un’ottica di ricerca di “funzionamento” (i.e. tale teoria funziona) non si instaura in un’ottica prettamente di verità (cioè che tale teoria corrisponde al reale in quanto tale) ma di quell’aspetto del reale che è misurabile e funzionante.
Impossibile, quindi fare metafisica con la matematica o la fisica, o la biologia: farlo è paganesimo politeista contemporaneo dove i nuovi dèi sono sempre artefatti umani anche se non più statuette ma sempre mitici.
Grazie, Simon.
Stupendo articolo. Grazie.
Quando ci scriverà un articolo su cosa è la metafisica, professore?
Mi fai sovvenire Anna un mio vecchio progetto per ora accantonato per mancanza di tempo da dedicarvici…
Però qualcosina c’è, magari ti interessa darci un’occhiata in attesa che Giorgio scriva qualcosa di suo pugno. 🙂
http://pellegrininellaverita.com/tag/metafisica-for-dummies/
Ciao!
Grazie, Anna.
Ho insegnato per alcuni anni ed ho imparato che, per poter bene insegnare qualcosa, bisogna sapere molte cose di più, vicine e lontane, correlate o no, di quelle che si vanno ad insegnare. Di metafisica so molto poco, e l’ho sempre trovata una materia affascinante ma difficilissima, più della matematica. Perciò, Anna, tengo il tuo invito in mente, ma devo prepararmi adeguatamente prima. Anche con gli appunti preziosi di Minstrel!
AMEN! Grazie Giorgio!
C’è un ricordo che mi sovviene leggendo queste righe: quello del sottoscritto impegnato a comprare e leggere tutti i libri di divulgazione scientifica reperibili sul mercato perché – dicevo – ero “affascinato dalla scienza”, per poi scoprire che non ero affatto affascinato dal metodo scientifico e dal suo lavoro, ero affascinato dalle domande di METAFISICA implicite alle righe che scrivevano gli scienziati. Ero impressionato dal reale in quanto tale, non dallo scienziato che ne studia una parte quantificabile; dalle domande prime e dalle domande ultime che la ricerca scientifica semplicemente ammetteva implicitamente nel momento stesso in cui la ricerca stessa è possibile.
E così ho cominciato a comprare altri libri. Senza per altro rinnegare quanto letto prima, forse anzi comprendendolo meglio poiché inquadrato in una visione INTEGRALE propria dello sguardo metafisico.
E’ un mio percorso personale, ma ho la strana convinzione che molti lettori accaniti di certe pubblicazioni siano alla ricerca di risposte a domande ultime o prime pensando che la scienza misuri l’intero reale o avendo un’idea epistemologica infondata sul suo valore.
Grazie, Minstrel.
“E’ un mio percorso personale”, dici, “ma ho la strana sensazione che molti lettori accaniti di certe pubblicazioni siano alla ricerca di risposte a domande ultime o prime pensando che la scienza misuri l’intero reale o avendo un’idea epistemologica infondata sul suo valore”. La penso esattamente come te. E’ stato anche il mio “percorso personale”: ho scelto fisica sperando di avere una risposta alle “domande prime e ultime”, e poi mi sono accorto che, nella misura in cui era scienza seria, era “tecnica che funzionava” ma non rispondeva a quelle domande, e nella misura in cui non funzionava era mito pagano che cercava di rispondere a quelle domande.
E lo conferma anche, Minstrel, la storia personale di tutti questi scienziati che, quando si danno alla divulgazione e/o si ritirano in pensione, si pongono le “domande prime e ultime” che la scienza vera non può dare, per definizione di scienza.
Sono io che ringrazio te, per questa riflessione illuminante.
Con “metafisica cosmologica” immagino che Stenger intendesse la Cosmologia-qua-filosofia della natura, la quale è una metafisica speciale (=studio dell’ente mobile e sensibile in quanto ente) che si studia nella sistematica di stampo Scolastico ad esempio. Bizzarro (inquietante?) che due professori di filosofia non l’abbiano mai sentita nominare…
A meno che non sia un fraintendimento semantico per cui i professori sopra richiamati intendano con metafisica la sola ontologia, cioè lo studio dell’ente in quanto ente e chiamino “Cosmologia” o “filosofia della natura” la branca chiamata da sempre così e non “metafisica cosmologica”.
Vediamo che ci dice Giorgio.
Il problema permane, però: comunque la si chiami, la cosmologia/filosofia della natura/filosofia del mondo fisico/filosofia della natura inorganica e financo “metafisica cosmologica” resta pur sempre una metafisica, essendo lo studio dei corpi in quanto enti, studiati alla luce della metafisica e quindi IN QUANTO INTELLIGIBILI (=conoscibili da parte dell’intelletto). E questa conoscenza minima non può non far parte del bagaglio di chi si sia interessato anche in modo amatoriale alla filosofia. E’ per questo che rimango perplito davanti ad un così perentorio “mai sentita nominare”!
Non penso, Vianegativa, che Stenger identificasse la sua “metafisica cosmologica” con la filosofia naturale scolastica. Era troppo ignorante di metafisica (e di Scolastica in particolare) per conoscere la filosofia naturale sviluppata nel Medio Evo e che, come abbiamo visto in altri articoli, si pone senza soluzione di continuità nello sviluppo della fisica (meccanica) galileiana. Questa ignoranza è un problema per la generalità degli scienziati anglosassoni di oggi che, come ha spiegato di recente Fabiola Giannotta, si laureano in fisica, o chimica o biologia, senza avere mai studiato filosofia, perché la scelta tra materie scientifiche e materie umanistiche interviene in Uk o Usa subito dopo le scuole medie inferiori!
Se Stenger avesse conosciuto i lavori di Giovanni Buridano, Alberto di Sassonia e Nicola d’Oresme sull’impetus, l’avrebbe (onesto com’era) chiamata fisica, non metafisica.
Stenger aveva in mente la metafisica araba del Kalam, come gliel’avevano riferita negli ambienti scientisti che frequentava, e completamente travisandola. Ciò si capisce chiaramente dalla lettura del suo articolo sul Scientific American. Solo che, come cerco di spiegare con ironia nel mio commento al suo articolo, quella sua interpretazione del Kalam è la cosmologia “scientifica” contemporanea di Hawking, Krauss, ecc., non quella dei mutakallimun…
Il Kalam è una cosa molto, molto seria, su cui ho già scritto in passato e sui spero di tornare in futuro.
Masiero, capisce che quello che intendeva Stenger con “metafisica cosmologica” bisognerebbe chiederlo a lui, ma ormai… Di certo io non me la sento di sentenziare “era troppo ignorante di metafisica” e tuttavia quello che lui intendesse realmente poco importa: quello che davvero interessa -in questa sede- è la risposta dei due professori suoi amici che -a mio modesto avviso- avrebbero potuto, nel dubbio, essere un poco più equilibrati, dicendo qualcosa del tipo “cosa intendesse davvero Stenger con “metafisica cosmologica” non lo sappiamo, tuttavia esiste questa branca della metafisica che si chiama cosmologia/filosofia della natura etc. etc.”. Le pare?
Perchè se uno mi dicesse “…metafisica cosmologica…” io risponderei “…ah, intendi la filosofia della natura?”. Ed io non sono un professore universitario…
1. Ciò che è ragionevole dedurre del pensiero di Stenger, ViaNegativa, si ricava dalla lettura del suo articolo su Scientific American, oltre che dagli altri suoi libri. Ciò che io ho fatto e Lei no, evidentemente. Altrimenti Lei ne avrebbe dedotto, come me, che Stenger pensava quasi certamente al Kalam (che è citato e apoditticamente scartato anche nel suo ultimo articolo).
2. Io non sono un esperto di metafisica, però a) per quel che ne so, b) per quel che so di fisica e c) per quel che so di epistemologia e di storia della scienza, sono d’accordo con i due amici professori di metafisica nel dire che la locuzione “metafisica cosmologica”, ammesso che abbia un senso, non è certo applicabile alla “filosofia della natura”, scolastica o meno. La filosofia della natura è scienza, fin dai tempi di Talete e di Aristotele, non è metafisica. E la filosofia della natura del Medio evo sta a Newton, come la filosofia della natura di Newton (la gravitazione universale) sta a Einstein, e come la filosofia della natura di Einstein (la relatività generale, ecc.) sta alle teorie fisiche che ci saranno tra 500 anni.
Masiero,
1. Ribadisco, cosa avesse per la mente Stenger non lo so e poco mi interessa se devo essere onesto. Può essere che sia stato davvero “ignorante” come lei dice, ma la cosa è -qui- irrilevante, a me interessa la risposta dei suoi amici professori. Veniamo quindi al secondo punto.
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2. Anzitutto credo occorra un minimo di explicatio terminorum: Cosmologia è un termine coniato nella modernità (da Wolff e inglobava sue elaborazioni personali, dottrine leibnziane e principi aristotelici), tuttavia con questo termine intendo, qui, quella parte generale della filosofia della natura che studia il mondo corporeo in genere, appunto, distinta dalla parte che studia il mondo vivente in quanto tale (=psicologia).
Ora, questa “filosofia della natura” è il termine con cui i medievali denominarono la Fisica di Aristotele (=”scienza di tutti gli enti capaci di divenire e quindi di tutti gli enti composti di materia”) che –attenzione- comprendeva sia proposizioni filosofiche sia proposizioni che oggi diremmo scientifiche, queste ultime superate poi dalla fisica moderna. Qui noi stiamo parlando però di filosofia e sono quindi le prime che ci interessano!
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Venendo all’oggetto della cosmologia come qui delineata, va detto che questa sarebbe per gli scolastici (con Aristotele) lo studio dell’ens mobile, ma dove il “mutamento” non è considerato nell’accezione generalissima di “divenire” (=qualsiasi passaggio da potenza ad atto), ma in senso più ristretto: mutamento parziale e successivo (=mutamento dell’ente spazio temporale). L’oggetto di studio è dunque l’ente in quanto mutevole (=studio delle condizioni del mutamento e delle ragioni dell’estensione e del mutamento sostanziale).
Ora, noi distinguiamo la filosofia dalle scienze naturali in forza dei principi-premesse della dimostrazione (che in filosofia, diversamente dalla scienza, sono proposizioni analitiche) e ne risulta quindi che la cosmologia è filosofia della natura: le proposizioni analitiche non possono essere infatti negate senza contraddizione essendo formulate “sotto la spinta del principio di contraddizione” (Vanni Rovighi) e tutto ciò che viene detto alla luce di tale principio è detto alla luce del concetto di essere, giacché il pdc è il principio fondamentale dell’essere. Ecco allora che la cosmologia si distingue senz’altro dalla metafisica generale/ontologia (che studia “ens et ea quae consequuntur per se ens” ), eppure studiando il mutevole spazio-temporale alla luce del concetto di essere si distingue di certo anche dalle scienze naturali che si occupano invece dell’ente mobile e sensibile IN QUANTO mobile e sensibile e quindi osservabile, misurabile, sperimentabile etc.
La Cosmologia studia, in definitiva, il mutevole in quanto ente ( “cosmologia tunc inquirit quomodo ens mobile sit ens” – Hoenen); cerca le essenze, le nature, tentando di rispondere ai perché. Per dirla con il Mondin, la cosmologia-qua-filosofia della natura tenta di rispondere fondamentalmente a interrogativi come: cos’è essenzialmente il mondo? Cosa costituisce il mondo come mondo? Il mondo della natura è tutto?
Quindi, ripeto, non è scienza naturale – contrariamente a quanto da lei affermato. E nemmeno ontologia se è per questo, ma questo io non l’ho mai sostenuto.
E’ sicuramente, invece, una “metafisica speciale” e difatti, non a caso, in classificazione Dewey troviamo 100=filosofia, 110=metafisica e 113= COSMOLOGIA (filosofia della natura). Qualcosa vorrà pur dire.
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Spero, Masiero, di aver chiarito alcuni punti e alla luce di tali chiarificazioni averle fatto capire perché ho trovato le risposte dei suoi amici professori inappropriate poichè, al di là delle parole dello Stenger, “metafisica cosmologica” HA certamente un significato.
Avevo compreso le Sue argomentazioni, ViaNegativa! Ma non le condivido.
@Masiero
Professore i suoi sono tra i pochi articoli che leggo con interesse su questo sito (senza offesa per altri articolisti).
Riguardo alle proposizioni 1 e 5, vorrei un suo parere. Ritengo che spesso siano i religiosi o credenti che fanno scoppiare la contraddizione. Quando affermano la natura trascendente della sindone, quando asseriscono come miracoli le guarigioni spontanee, quando scambiano poveri psichiatrici per posseduti, e tante altre cose. Magari non scrivono su Physical Review, ma si assumono responsabilità che forse esitano in danni peggiori nell’impatto sull’opinione pubblica o sul singolo.
Grazie, Carmine. Il fatto che Lei preferisca i miei articoli non m’insuperbisce affatto, perché indica solo che abbiamo interessi (e forse anche modi di pensare) affini. Anch’io, delle riviste e dei quotidiani che leggo, salto pari pari certi argomenti, che non m’interessano, e certi autori, di cui non condivido l’impostazione.
Quanto alle proposizioni 1 e 5, spiego nel riquadro come la penso. Se c’è qualcosa da chiarire sono a Sua disposizione. Le confusioni nascono quando si vuole attribuire al metodo scientifico capacità che non ha, ovvero di coprire tutto il naturale e d’indagare persino nel soprannaturale. Come CS non si stanca di denunciare, questa confusione appartiene sia ad ambiti credenti (per es., l’ID), sia ad ambiti ateistici.
Secondo me parlare di Dio vuol dire speculare su un concetto che, qualora sfociasse in esito positivo o comunque venisse banalmente accettato su basi propriamente fiduciarie, porterebbe ineluttabilmente alla giustificazione e a dare senso compiuto al “tutto”.
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SE vale questo il problema semmai non é di confutare o meno l’esistenza di Dio (che penso si configuri come un “non senso” soprattutto partendo da postulati di natura “scientifica” come proposto da Stenger… ma il discorso vale per mille altre proposte “negazioniste”) quanto piuttosto rendersi conto che concretamente solo due le UNICHE cose che può effettivamente intraprendere l’Uomo volendo chiudere il cerchio aperto dalla possibile speculazione avviata su Dio:
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1) ne ipotizzo l’esistenza e da subito sono costretto a prendere atto che bisogna affrontare il problema cercando blindature ineluttabilmente ricavabili solo nell’ambito della Fede (se scientificamente ne provassi l’esistenza avrei la soluzione del problema che sarebbe disomogenea rispetto al problema stesso… in altri termini che senso avrebbe DA “leggi” peculiari del “finito” ovvero “reali” ARRIVARE alla certezza che esiste l’ “infinito” ovvero “TUTTO e quindi non solo la realtà ma anche qualsiasi cosa oltre la realtà”);
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2) non me ne interesso per niente o perché speculazione a priori reputata inconcludente o perché altro, anche se meno importante, occupa ed esaurisce la dinamica mentale (evenienza molto comune in epoca moderna…).
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In tal senso se anche solo “ipotizzo” che l’ipotesi Dio possa essere controllabile attraverso il “metodo scientifico” mi avvio verso una strada SENZA USCITA non tanto e non solo perché il “metodo scientifico” non esaurisce i modi della conoscenza umana come precisa Lei (che sarebbe comunque una seconda ulteriore ipotesi) quanto piuttosto per il fatto che non posso “vestire” la possibile constatazione di un Dio che ha creato il tutto partendo da categorie che sono proprie del limitato/del finito.
Acc… mi son dimenticato di scrivere quello che volevo scrivere da subito: complementi per l’articolo, dott. Masiero. Veramente interessante e con molti spunti di discussione.
Grazie a Lei, beppino.
Concordiamo, beppino, che il metodo scientifico non può dire nulla su Dio. A me i limiti della scienza paiono ovvi per i motivi spiegati, meno per la via da Lei suggerita (quella delle categorie limitate e finite) che la matematica, per es., ha dimostrato di superare sia con riferimento all’infinito potenziale, sia con riferimento all’infinito attuale!
In realtà mi sono espresso male, chiedo venia… Con categorie limitate e finite intendo dire che l’approccio non può che essere, almeno da un punto di vista temporale, da “complemento a 1 della conoscenza acquisita”. Qualora il “complemento a 1 della conoscenza”, cioé quello che “NON conosciamo”, avesse un tempo finito per essere acquisito (ad esempio ci mancasse il 45% del nostro arco temporale di esistenza per capire il tutto…), vorrebbe dire che prima o dopo l’Uomo riuscirebbe/potrebbe a capire effettivamente … il TUTTO; il che ovviamente é un CONTROSENSO in quanto non sarebbe giustificato il fatto che qualcosa di finito (cioé NOI) acquisisca il tutto, prima o dopo, partendo da uno stato di limitazione intrinseca. Se quindi il “complemento a 1” della possibilità dell’Uomo di conoscere il tutto rispetto alla quota di conoscenza che l’Uomo ha, NON PUO’ CHE ESSERE CARATTERIZZATO DA UNA PROSPETTIVA TEMPORALE INFINITA, ne consegue che qualsiasi categoria di pensiero/speculazione attivabile dall’Uomo non riuscirebbe a priori ad arrivare a dimostrare l’esistenza di Dio. Da qui la “DISOMOGENEITA'” accennata circa la possibilità di arrivare alla certezza di Dio (o, indirettamente, anche nel cercare di provare la NON esistenza), partendo da considerazioni puramente scientifiche. E’ sottinteso, nel concetto esposto, che la caratterizzazione “scientifica” della speculazione é ipotizzata qualificabile/quantificabile in termini di conoscenza acquisita/acquisibile.
Il problema di Stenger è quello che diversi fisici come Ellis e filosofi della scienza hanno riconosciuto: IGNORANZA. Non di fisica, ovviamente, ma di filosofia. Stenger, Krauss e Hawking (e non solo loro) di recente hanno scritto pasticci orrendi e confusi…
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Tra i vari errori:
1- Lo scientismo, che rifiuta sé stesso, preso come assioma a priori…. dato che lo scientismo è intrisicamente incoerente non certo può essere un assioma senza avere almeno un costrutto filosofico che lo sostiene… il problema che lo scientismo nega la necessità di tale… insomma non può essere salvato.
2- Confusione tra epistemologia e ontologia. Spesso molti fisici non hanno la capacità di distinguere tra risultati che danno informazioni epistemologiche (es. conoscere la proprietà di qualcosa di OSSERVABILE) e ontologiche (cosa qualcosa effettivamente è, che non coincide automaticamente a ciò che è osservabile)
3- Confusione tra matematica e fisica: i risultati matematici vengono spesso presi come verità fisiche… ma prima però vanno provati. Molti dei “risultati” di persone come Hawking ad esempio, sono solo alla fine congettute che seguono un framework matematico… ma che va ancora provato sperimentalmente… per non parlare di tutta la String Theory… (come diceva Feynman: String Theory does not make predictions, il makes excuses).
4- Assumere che Dio sia una “ipotesi scientifica”. Dio non è mai stato considerato come tale, almeno nella teologia classica. Che poi Dio o gli dei fossero “cause dirette” di fenomeni naturali sia stato accettato da alcuni pagani o da certi teologi moderni, è vero. La teologia seria però (es. il Tomismo) non afferma che Dio è necessario per spiegare i fenomeni naturali, perchè i fenomeni naturali sono tutti cause secondarie. Dio è ontologicamente la causa prima, ma non necessaria per spiegare qualcosa a livello “fisico” (necessario a livello METAFISICO però… ma qui non parliamo più di ipotesi scientifiche)
5- Che Dio sia “un essere tra gli altri”, come una particella, una teiera o altro. Dio invece è un essere per eccellenza (la sua essenza corrisponde alla sua esistenza, ovvero è l’esistenza in sé, si direbbe tomisticamente) che trascende l’universo stesso. Porlo quindi assieme agli altri esseri è un errore su diversi piani. Questo fu anche l’errore fondamentale della critica di Russell.
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si potrebbe andare avanti con la lista… in ogni caso forse la cosa peggiore è che molti teologi contemporanei commettono pure questi errori-orrori (vedi Mancuso… sigh…)
Questo fu anche l’errore fondamentale della critica di Russell.
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Il problema con Russell, secondo me, e` una sua certa ambiguita`: R. dichiarava di essere agnostico tra i suoi pari e ateo in piazza. Cosa voleva dire? Che, molto coerentemente con la sua professione di filosofo, capiva che l`agnosticismo era la posizione argomentativamente piu` difendibile, o forse l`unica possibile, mentre nella divulgazione aveva un atteggiamento piu` deontologicamente rilassato e poteva permettersi semplificazioni, altrimenti inaccettabili, come la famosa teiera. Purtroppo al grande pubblico e` arrivata solo quest`ultima.
Se pero` andate a cercare un suo dibattito tenuto contro l`’argomento cosmologico’, dovendo affrontare una discussione filosofica `dura`, vedrete come di teiere non ce ne sia nemmeno l`ombra, ma, messo alle strette, decida praticamente di rinunciare ad argomentare, negando tutte le premesse dell`avversario (ad esempio negando l`esista della causalita` e della necessita`).
Russell era un maestro di logica, rispetto a questi sofisti postmoderni. Per es., per lui il mondo era eterno, non tutto si poteva spiegare con la ragione e non si sarebbe mai sognato d’inventarsi teorie del tutto (in senso letterale, more scientistico) o mondi nati “dal nulla, per caso, x anni fa”.
Riguardo a RUSSEL: avrebbe negato lo scientismo, anzi, lo negava, assieme al naturalismo riduttivo. Russel infatti più volte criticò la scienza empirica (e soprattutto la fisica) affermando che per lui era logicamente impossibile che potesse dare una descrizione “comepleta” della realtà, ma che offriva al massimo dei modelli superficiali.
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Russel poi si definiva “agnostico” (dato che affermava che non poteva davvero provare la inesistenza di Dio) ma si diceva “ateo in senso pratico”, dato che non praticava alcuna fede religiosa.
Io credo che la posizione dell’agnostico e dell’ateo siano facilmente sovrapponibili. Una persona ad esempio si deve necessariamente definire agnostica nel momento in cui deve apportare prove reali e concrete di ciò di cui non ha esperienza diretta (ad es. l’esistenza di una natura soprannaturale al di fuori della nostra), mentre si può definire atea o credente quando a tale conclusione ci arriva attraverso la speculazione teoretica. La mia opinione è poi che il problema maggiore l’affronti il credente, perchè la natura assolutista della religione non gli lascia molto spazio per poter riconoscere anche il proprio agnosticismo.
“Prove reali e concrete di ciò di cui non ha esperienza diretta”: se così è, anche lasciando da parte la religione, uno dovrebbe dichiararsi agnostico della maggior parte delle cose in cui crede, dall’esistenza di Giulio Cesare, alla trascendenza di pigreco, all’esistenza di neutrini e buchi neri, ecc., ecc.
Il problema è più complesso, e riguarda la ragione metafisica, cioè 1) che cos’è la realtà naturale e 2) se questa è autosufficiente.
Quanto alla “natura assolutista della religione”, io cristiano non la sento affatto, Flavio, e Lei nemmeno immagina quanto mi è dolce e necessaria la fede a chiudere il cerchio del rapporto tra razionalità e realtà.
Di Giulio Cesare abbiamo esperienza diretta attraverso i documenti storici, dei neutrini abbiamo calcolato addirittura la massa ed i buchi neri sono osservati e catalogati costantemente.
La natura assolutista della religione non l’ho poi citata gratuitamente, ma per notare come sia comunque legata (almeno nel caso dei tre monoteismi) al carattere dogmatico o a quell’adesione a una fede che invece non è richiesta nè prevista nell’agnosticismo o nell’ateismo.
Noi non abbiamo, Flavio, “esperienza diretta” delle imprese di Giulio Cesare in Gallia, ma le conosciamo indirettamente attraverso certi documenti che parlano di altri documenti ecc. Io non voglio certo mettere in dubbio la realtà di quelle imprese, ma ho solo evidenziato una Sua precedente imprecisione. Imprecisione che Lei ripete anche con riferimento al neutrino (che non si osserva “direttamente”) e ai buchi neri (che sono per definizione inosservabili). Con riguardo a queste entità, i fisici osservano solo stringhe di 0 ed 1 che nelle loro teorie attuali (che si sa sono contraddittorie e larghissimamente insufficienti) sono attualmente “interpretati” come particelle o corpi. Ma lo stesso Stenger, esperto mondiale di neutrini, o Hawking, scopritore (o inventore?) dei buchi neri, non ne garantiscono certo l’esistenza. Parola loro!
Ne deduco che persino Lei, agnostico non scientista, e ancor più gli atei, come dimostra l’articolo, credono in tutta una serie di proposizioni che nessuno è in grado di dimostrare. Per me, in definitiva, la maggiore differenza di agnostici e atei da una parte con i credenti dall’altra, sul piano filosofico è che i primi sono in contraddizione con se stessi.
Caro Giorgio, grazie per le precise puntualizzazioni. La differenza sta nel fatto che se un domani venisse dimostrato che i buchi neri altro non sono che tipi di stelle o corpi celesti simili, la fisica non crollerà di certo. Come successo in altre occasioni, si correggerà il tiro e la scienza proseguirà, arrichita di qualcosa, il proprio cammino.
Il caso della religione se mi permette è diverso. Ipotizziamo che domani venga ritrovata in Palestina una tomba contenente il corpo di Gesù e magari poco lontano anche quella di sua madre Maria, il cristianesimo non dico che si scioglierebbe come neve al sole, ma perderebbe completamente quella che è la sua essenza e della sua particolarità come religione. Questo lo dico perchè chi aderisce a una religione lo fa su base fideistica, mentre chi ritiene valida la teoria dei buchi neri o l’esistenza dei neutrini, lo fa affidandosi a teorie che un giorno possono essere confermate ed infatti può cambiare idea senza per questo questionare la propria posizione ontologica nel mondo. La posizione dell’agnostico e dell’ateo è dunque simile, in quanto non dovendo loro accettare dogmi o verità assolute “di fabbrica”, difficilmente andranno incontro ai conflitti che invece possono incombere sul credente.
Sono sorpreso, Flavio, prima di tutto sul piano epistemologico.
Mai la fisica può “dimostrare” qualcosa, ma solo “predire” qualcosa, essendo smentita su qualcos’altro; mai una teoria scientifica può essere “confermata”, ma solo corroborata su qualcosa, essendo “falsificata” su molto altro (e le attuali teorie fisiche sono già falsificate, oltre che – ciò che è peggio – contraddittorie, solo che non abbiamo di meglio).
Questa Sua fiducia a me appare una forma di fede, per giunta già falsificata… Badi alle Sue credenze contraddittorie e falsificate, prima di sperare in scoperte impossibili (per limiti scientifici, non per il credo religioso di chicchessia).
Proprio l’altro giorno leggevo di come a seguito dell’esperimento sulle onde gravitazionali realizzato in Antartide, si ritienne confermata la teoria dell’espansione cosmica ed in un secondo momento, tramite il satellite Plank, si vide che quei dati non erano validi. Se lei ora crede che nessuna teoria potrà mai essere confermata, converrà avvisare gli astrofisici che partecipano a quei progetti di non prendersela, perchè qualsiasi cosa scopriranno non potrà mai comunque essere considerata una prova.
A parte questo, noto con certo dispiacere che nuovamente si tira pretenziosamente in ballo una questione epistemologica pur di non affrontare il nocciolo della questione e rispondere così nel merito.
Le auguro una buona serata e alla prossima.
La fede di Flavio nella scienza gli fa credere che essa possa dimostrare che un corpo ritrovato in Palestina sia di Gesù, mentre il massimo che essa può dimostrare è che il corpo non può essere di Gesù.
“puntualizzazioni. La differenza sta nel fatto che se un domani venisse dimostrato che i buchi neri altro non sono che tipi di stelle o corpi celesti simili, la fisica non crollerà di certo. ”
“Il caso della religione se mi permette è diverso. Ipotizziamo che domani venga ritrovata in Palestina una tomba contenente il corpo di Gesù e magari poco lontano anche quella di sua madre Maria, il cristianesimo non dico che si scioglierebbe come neve al sole, ma perderebbe completamente quella che è la sua essenza e della sua particolarità come religione. ”
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Qui compari due cose a livello molto diverso!!!
Scoprire che i buchi neri non esistono è come scoprire che il purgatorio non eiste, al massimo.
Scoprire che Gesù non è risorto è come scoprire che la quantum meccanica e la relatività generale sono completamente errate… a quel punto TUTTA la fisica moderna crollerebbe… perchè ogni cosa che scopriamo per “ragionamento induttivo” è basato su queste due teorie.
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“Questo lo dico perchè chi aderisce a una religione lo fa su base fideistica, mentre chi ritiene valida la teoria dei buchi neri o l’esistenza dei neutrini, lo fa affidandosi a teorie che un giorno possono essere confermate ed infatti può cambiare idea senza per questo questionare la propria posizione ontologica nel mondo. ”
La religione si basa anche sulla fede ma non è la stessa cosa che il fideismo.
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Ci sono TOMI scritti da teologi, storici e filosofi che danno prove, o almeno argomenti, spesso molto forti, per la resurrezione di Cristo…. quindi non è un mero credere senza pensare.
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“, in quanto non dovendo loro accettare dogmi o verità assolute “di fabbrica”, difficilmente andranno incontro ai conflitti che invece possono incombere sul credente.”
SEEEEEEEEE…
Dillo a Hawking o quelli che fanno String Theory che le loro teorie sono minchiate… potrebbero letteralmente ucciderti, senza esagerazione.
Se leggi certi dibattiti tra scienziati, sono molto accesi. Tutti i sostenitori della String Theory hanno ZERO prove per la loro teoria e persone molto famose come Feynmann stesso la reputava una boiata… ma essi continuano a sostenere la loro “crociata”, spostando “valori” testabili sempre più in là, come i Testimoni di Geova che spostano le date della Fine del Mondo.
Nella scienza c’è più fideismo di quello che si pensi.
Potrei fare altri esempi (es. La crociata di Pauling contro Schetsman)
“Proprio l’altro giorno leggevo di come a seguito dell’esperimento sulle onde gravitazionali realizzato in Antartide, si ritienne confermata la teoria dell’espansione cosmica ed in un secondo momento, tramite il satellite Plank, si vide che quei dati non erano validi. Se lei ora crede che nessuna teoria potrà mai essere confermata, converrà avvisare gli astrofisici che partecipano a quei progetti di non prendersela, perchè qualsiasi cosa scopriranno non potrà mai comunque essere considerata una prova.
A parte questo, noto con certo dispiacere che nuovamente si tira pretenziosamente in ballo una questione epistemologica pur di non affrontare il nocciolo della questione e rispondere così nel merito.
Le auguro una buona serata e alla prossima.”
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???
Lì il PROBLEMA era la PUBBLICITÀ fatta all’esperimento, che asseriva di confermare qualcosa mentre i dati erano sbagliati.
Ora molti SCIENZIATI si INCAZZARONO, perchè per via di tale boiata un sacco di fondi a teorie (SCIENTIFICHE, non filosofiche o altro!!!!) in competizione con quella che doveva essere stata provata furonono prematuramente TAGLIATI.
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Molti ricercatori scrissero anche degli editoriali piuttosto indignati su diverse riviste scientifiche dopo questo fatto.
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Che la teoria della escpansione iniziale dell’universo venga provata o meno, non so… se è falsa non verrà provata, ma verrà probabilmente, provato altro.
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NOTA: teologicamente non fa differeza se ci fu una espasione repentina o meno poco dopo il big bang… quindi è una questione che tocca solo lo scientifico.
https://www.youtube.com/watch?v=BfhpTn0foVk
Non sara’ stato questo?
http://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_The_Big_Bang_Theory_%28terza_stagione%29#La_fluttuazione_dell.27apriscatole_elettrico
😉
Egregio Dott. Ma siero
La ringrazio e le faccio i miei complimenti.
Confutare la confutazione dell’esistenza di Dio ne afferma l’esistenza? (Doppia negazione)
Penso di no..
L’idea che ho di Dio non è Dio.
Grazie ancora
Paolo
Anch’io, un po’ di tempo fa’, avevo letto questo articolo sul sito di “Le Scienze” trovandolo tragicomico per il misto di errori e di arroganza intellettuale dei suoi contenuti. Ringrazio quindi il Prof. Masiero di averlo qui commentato con competenza e con la giusta dose di ironia.
Il vero problema, purtroppo, e’ che negli ambienti scientifici errori e ignoranza in ambito metafisico la fanno da padroni. Gran parte dei lettori di questo sciagurato articolo, quindi, concorderanno con le tesi in esso sostenute; soprattutto perche’ nessuno li avra’ mai abituati a riconoscere quegli errori e quelle contraddizioni che, specialmente grazie a Cartesio, a Hume e a Kant, hanno segnato in maniera cosi’ negativa il modo di concepire la metafisica proprio di tanta parte della filosofia moderna e contemporanea. A questo riguardo, secondo il mio modesto avviso, sarebbe piu’ che opportuno rivalutare l’ importanza dell’ insegnamento della filosofia nelle nostre scuole superiori e nei corsi di laurea universitari e, nel contempo, di cercare di portare avanti (anche se non sara’ affatto un compito facile) una operazione di recupero e di diffusione dei contenuti della metafisica Tomista; poiche’ questa’, nei suoi contenuti piu’ autentici, mostra un valore perenne che non e’ mai stato confutato, ma semmai frainteso o rifiutato pressoché a priori a causa di troppi preconcetti. Non e’ certo un caso che nel nostro paese in tanti conoscano figure di filosofi contemporanei come Gentile, Croce, Vattimo o Galimberti, mentre invece in pochi sappiano chi siano Fabro, Masnovo o Vanni Rovighi.
Grazie a Lei, Lucio. Il nostro paese vive il tramonto dell’Occidente, ma non dobbiamo dimenticare che il mondo è grande e la storia non è finita.
Non so proprio cosa dirle prof. Masiero, mi auguro che lei abbia ragione, anzi, lo voglio proprio sperare!
Per quanto riguarda il tramonto dell’ Occidente, invece, non posso che concordare con lei: l’avanzare di ideologie irrazionali come l’antispecismo, il veganismo, il Gender, e la determinazione con cui si cerca di abbattere l’unicita’ della famiglia naturale, testimoniano molto efficacemente che stiamo rinnegano le radici piu’ autentiche della nostra civilta’.
Grazie PaoloS.
Confutare la dimostrazione di un teorema asserente la tesi A non significa dimostrare non A, ovviamente. In particolare, l’esistenza (o l’inesistenza) di Dio non è dimostrabile per via scientifica. In generale, la scienza non può dimostrare nulla in maniera certa e definitiva neanche in riferimento alla sola realtà naturale.
Secondariamente, è vero che l’idea di una cosa non coincide con la cosa. Ciò vale per Dio, come per qualsiasi altro ente reale.
Per cui se si confuta una cosa che si pensi sia Dio non si sta confutando Dio ma l’idea di Dio che non è Dio. Ok. ……Sono un po’ contorto lo ammetto.
L’idea di Dio non corrisponde alla realtà di Dio perché trovandosi al di fuori della conoscibilità umana è per definizione inconoscibile (a meno che non si faccia vivo Lui) e difatti la scienza….muta…
Non capisco però per gli enti reali. Cosa intende?
Se ho l’idea di cosa sia una sedia essa, l’idea, corrisponde alla realtà di una sedia. Questo perché conosco la sedia. O sto sbagliando?
Il fatto che si debba scrivere un articolo per dire che le scienze sperimentali non possono né dimostrare l’esistenza di Dio né confutarla dimostra la grandissima ignoranza che hanno questi fisici della filosofia.
Sono giunto alla conclusione che chiunque cerchi di dimostrare che non c’è bisogno della filosofia dimostra con i suoi illogici argomenti la necessità di studiare la filosofia.
Occorrerà forse cominciare a spiegare, Enzo, a voce alta da questa libera posizione pensante che è CS, che le scienze sperimentali non possono dimostrare nulla di sicuro e definitivo nemmeno nel ristretto campo della natura.
Ringraziamole per la tecnica, della parte utile, che ci danno. Ma sia che ci diano potenza sulla natura, sia che non abbiano applicazioni (come tante teorie di moda oggi), sono solo narrazioni buone per le masse.
Bellissimo articolo prof. Masiero. Se non erro lo stava preparando da un po’ e il risultato finale mi pare eccellente.
Questi scienziati atei che si improvvisano filosofi mi sembrano “dilettanti allo sbaraglio”, per lo loro ci vorrebbe una specie di “Corrida”, in cui specialisti di varie discipline si cimentano in altre discipline e vengono giudicati dagli specialisti delle discipline in cui si avventurano improvvisando (in pratica un “unpeer review”). Qui è finita a pernacchie. Ricordano anche i famosi “pifferi di montagna”, quelli che scesero per suonare e finirono per essere suonati.
Grazie a Lei, Muggeridge.
Talvolta si dice che la ricchezza non faccia la felicità, e allora il saggio risponde: figuriamoci la miseria! Più o meno lo stesso vale nella dialettica tra Fisica e Metafisica (e parlo esclusivamente di Metafisica, non di Filosofia tout court), ovvero che se la Fisica non “spiega” la realtà, figuriamoci la Metafisica. L’unica differenza è che, al di là di alcuni strali trionfalistici di fisici forse troppo entusiasti, la Fisica è ben consapevole del suo campo di azione, e soprattutto dei suoi limiti. Con la Metafisica, o meglio con l’Ontologia, si possono fare tanti bei discorsi, alcuni molto interessanti, ma che dopo un po’ annoiano. A suo tempo, anch’io feci indigestione di Metafisica, poi trovai più interessante ed edificante occuparmi di altro, e non certo per limiti miei. Una volta partecipai ad un seminario tenuto da un collega sul concetto di simmetria in fisica, aperto ai dottorandi di filosofia della scienza della mia università: ancora ricordo con divertimento l’espressione di incredulità dipinta sui loro volto. Un’ultima puntualizzazione, rivolta soprattutto al prof. Masiero: la ricerca filosofica attuale si fa soprattutto nelle università americane, e in generale anglosassoni, dove sono diffuse le cosiddette New Humanities, per buona pace di coloro che pensano ancora di vivere nel centro del mondo…
Ognuno ha i suoi hobby, Giuseppe. A me, ad un certo punto la fisica ha deluso le aspettative che ne avevo (evidentemente eccessive: errore mio), ed ho cambiato mestiere, entrando prima nel management aziendale e poi in finanza.
Anche il Suo intervento mi fa venire la voglia di scrivere un articolo sulla metafisica, proprio a partire dalla rinascita che essa ha avuto negli ultimi decenni negli ambienti dove meno ce lo saremmo aspettati: cioè quelli anglosassoni della filosofia neopositivistica, analitica e logica, che a Lei tanto piacciono!
NB. Non ho compreso il Suo pensiero finale: se Si riferiva a me, io non credo affatto “di vivere nel centro del mondo”, proprio perché so che questo centro non è più l’Occidente dove abitualmente vivo.
No professore, non mi riferisco specificatamente a lei, ma sono partito da lei per stigmatizzare un atteggiamento molto diffuso nell’accademia del vecchio mondo. A proposito, la maggior parte della Filosofia che conosco, o credo di conoscere, l’ho imparata fuori dalla scuola: Aristotele, Spinoza, Carnap, Wittgenstein, Quine, Popper, Putnam ecc. li ho studiati per conto mio, non certo al liceo che ho frequentato. Infine, a dirla tutta, la Filosofia, intesa come storia del pensiero filosofico, e che a buon diritto rientra nella Storia tout court (come sottolineato da Canfora), io la farei studiare a partire dalla scuola media inferiore…
In effetti, lo studio della filosofia nei licei italiani consta soprattutto di una storia del pensiero filosofico. Il che non introduce il discente nelle vere problematiche del pensiero, né nella forma e nella sostanza del ragionamento filosofico, ma solo (nel peggiore dei casi) in una vacua semplicistica memorizzazione delle idee dei filosofi.
L’applicazione della riforma Gelmini a partire dalle classi di I liceo dell’anno scolastico 2011-2012 ha peraltro ulteriormente danneggiato lo studio della filosofia: ora, in un dato lasso di tempo, non si studiano più integralmente i filosofi, bensì specifici aspetti della loro filosofia. In altre parole, i libri riformati di filosofia si organizzano in macrounità temporali (e.g. da Agostino a Ockham, da Cartesio a Kant) a loro volta organizzate in unità tematiche (e.g. gnoseologia, politica, etica …), per cui e.g. ora filosofi come Cartesio, Hume, Kant si studiano tutti assieme prima sul profilo gnoseologico, poi su quello politico, poi etico ecc…
Il tutto, dà un’immagine ancor più confusionaria e frammentaria allo studente della storia della filosofia (anzi, della filosofia). Che vogliano incoraggiare i giovani a non fare i filosofi e ad avviarsi agli studij tecnici?
(dico tutte queste cose, poiché una mia conoscente è insegnante liceale di storia e filosofia, per cui sono un po’ informato al riguardo).
=
P.S. ovviamente, ringrazio il prof. Masiero dell’interessante articolo
Grazie a Lei, Alio, anche per le interessantissime considerazioni sull’insegnamento della filosofia.
A me pare, invece, che qui il disegno sia ancora piu’ sottile: in pratica si pone davanti alla mente di un adolescente un grande calderone di concezioni filosofiche diverse che, da Kant in poi, divergono sempre di piu’ tra loro. Alla fine il messaggio che resta nella mente del giovane studente e’ grossomodo questo: da un punto di vista filosofico, se si va a stringere, ci si accorge che si possono affermare ben poche verita’. La cosa migliore da fare quindi, e’ quella di approdare alle tolleranti concezioni relativiste del pensiero debole; cioe’ proprio a quelle che la fanno da padrone nella nostra attuale societa’ (con tutto il male che ne deriva). Dal mio punto di vista, pertanto, l’opera costante, sottile e nascosta della massoneria mostra, anche in questo caso, la propria capacita’ di pervadere efficacemente con le proprie idee quasi tutti gli aspetti della nostra societa’.
Io non vedo nel relativismo questi connotati negativi che vede lei, anzi… il relativismo ed il pensiero debole non sono altro che l’espressione di quei valori che il progredire della società sta rendendo sempre più includenti (ad es. la pluralità di pensiero) e non escludenti come invece avveniva sovente nel passato.
@Lucio
Perfettamente d’accordo con Lei (la mia domanda retorica era più che altro una spiritosaggine).
@ Flavio
Non c’è bisogno di avvertire i fisici, lo sanno già che le loro teorie sono “provvisorie”, “modelli artificiali” che non possono dire nulla di certo sulla realtà. Ha letto l’articolo?
Piuttosto bisogna avvertire i non fisici, le masse credulone.
Questo lo so bene caro Giorgio, ma lo stesso si può dire dei dogmi o delle cosiddette verità religiose? Sono anche loro “provvisorie”? Perchè io, da buon relativista quale sono, penso che sia così.
Adesso, Flavio, La capisco ancora meno.
Le “verità” del cristianesimo sono sintetizzate nel Credo che i fedeli recitano ogni domenica e nelle altre feste comandate. Sono le stesse oggi di 500 o 2000 anni fa. Quando io recito il Credo sono convinto di affermare e credere le stesse cose di Agostino, Tommaso, ecc. che mi hanno preceduto nei secoli.
In che senso a Lei paiono “provvisorie”?! Lei può dire di non crederci, ma non pensare ragionevolmente che esse valgano a giorni alterni…
Sbagliato, le verità religiose sono notoriamente eterne, altrimenti che religione sarebbe ?
“Io non vedo nel relativismo questi connotati negativi che vede lei, anzi… il relativismo ed il pensiero debole non sono altro che l’espressione di quei valori che il progredire della società sta rendendo sempre più includenti (ad es. la pluralità di pensiero) e non escludenti come invece avveniva sovente nel passato”.
Rispetto il suo pensiero sig. Flavio ma non concordo affatto con lei: a mio avviso il relativismo morale espone la societa’ a pericolose derive ideologiche che, paradossalmente, portano ad una sorta di dittatura del relativismo. Un esempio abbastanza banale di quanto sostengo e’ rappresentato dalle reazioni violente che molto spesso accompagnano le pacifiche manifestazioni delle “Sentinelle in piedi”.
Per il relativismo e’ la liberta’ di coscienza di ognuno che determina cio’ che e’ morale e cio’ che non lo e’.
Per il diritto naturale, che io invece sostengo, esistono invece dei principi morali (razionamente conoscibili tramite l’analisi della natura umana) che sono immutabili. Principi di fronte ai quali ognuno e’ chiamato ad esercitare una scelta tramite il proprio libero arbitrio.
La differenza piu’ significativa tra questi due modi di considerare la morale, credo, risiede soprattutto in questo: la liberta’ di coscienza puo’ ingannarci su cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male; cioe’ a partire proprio dai principi morali. Il diritto naturale, invece, pur proponendoci dei principi universamente validi, puo’ essere applicato in maniera erronea nelle situazioni reali, concrete, a causa delle nostre passioni emotive o di valutazioni razionali imperfette.
Possedere dei principi morali corretti ed avere la volonta’ di applicarli, quindi, non e’ sufficiente per agire bene: bisogna avere anche la saggezza di saperli applicare nelle situazioni concrete. E la storia umana mostra molti esempi di errata applicazione di questi principi. Dal mio punto di vista, poi, (e qui vado oltre l’analisi puramente razionale del problema) credo che l’antidoto migliore per evitare questi errori sia rappresentato dall’ esempio che ci ha donato Cristo, da cio’ che Egli ci ha insegnato e che mi sembra eternamente valido proprio perche’ dimostra una profondissima conoscenza della natura umana e un grandissimo amore nei nostri confronti.
Scusate se oso ma l’intervento di Flavio mi ha provocato (nel senso bello del termine)
Se venisse trovato il corpo di Gesù il Cristianesimo di certo si scioglierebbe come neve al sole o almeno dovrebbe.
Non hanno seguito (e seguono) Gesù perché era un brav’uomo ma perché ha detto e dimostrato di essere Dio (verità e felicità). Se non è risorto vana è la fede no?
“Se Cristo è fuori dalla verità io preferisco Cristo” diceva pressappoco così Dostoevskij.. Bello l’affetto per Gesù, per carità, ma non è corretto umanamente e ragionevolmente parlando..
E se non viene ritrovato? (Condizione vericata e che si sta finora verificando)
Com’è che se viene ritrovato tutto crolla e se non viene ritrovato si può continuare a non credere?
Secondo me non è questo il piano di indagine adeguato.
La cosa strana del cristianesimo è che, prima di essere una religione è un fatto, un avvenimento, una cosa accaduta 2000 anni fa e che per i credenti continua tutt’ora. E’ una Storia che con parole, scritti, martíri, volti e vite cambiate, di persona in persona è giunta sino a noi.. Non è stata creata a tavolino, non è artificiale, non è un modello matematico di cui devo verificarne le variabili. Nessuno ha detto “mo’ mi invento sta cosa vediamo se riuscite a smontarla”.
Per verificarne però l’attendibilità e soprattutto l’utilità (“si va be’ è esistito ed è Dio quindi?”) occorre l’uso della ragione comunque. Una ragione aperta non chiusa cioè non solamente scientifica (razionalismo).
Non fideismo dunque ma ragionevolezza carissimo Flavio.
Scusi prof. Pennetta, scusate tutti, se ho esagerato nel mettermi in gioco.
Non sono d’accordo, PaoloS, con la lettera di Dostoevskij (che però con quella frase intendeva parlare per metafora estrema nel suo stile), né con Tertulliano prima di lui, che era un buon avvocato, ma non certo un grande logico. Come Agostino e Tommaso d’Aquino hanno argomentato, non c’è, né ci può essere, conflitto tra fede e ragione, e questo per il semplice motivo che Dio è la ragione (“In principio era il Verbo, ecc.”).
Tantomeno ci può essere conflitto tra fede e teorie scientifiche, quest’ultime non avendo una sola parola da dire sulla “verità”, la quale non abita nei laboratori meccanici né elettronici.
PS. Sull’eventualità (prospettata da Flavio) che venga ritrovato in Palestina il corpo di un uomo che la scienza dimostri essere quello di Gesù, Wil ha ben messo in evidenza l’errore epistemologico di Flavio: riguardo ad ogni corpo trovato in un qualsiasi posto del mondo la scienza può solo dimostrare che NON appartiene a Gesù, ma MAI potrà dimostrare che è quello di Gesù.
Certo Professore. Mi scuso se dal commento prec non si capisce ma sono perfettamente in accordo con Lei. Dalla prima all’ultima riga.
Anche se avrei qualche domanda da farle se posso.. Come ad esempio quella in reply ad un suo commento a sua volta reply del mio…
Mi perdoni e mi dica Lei se posso approfittare del suo sapere importunandola come uno studente mai pago…
Professor Pennetta chiedo il permesso anche a Lei.
Avevo letto quel Suo replay, PaoloS, ma è troppo complesso perché lo si possa trattare come meriterebbe nel piccolo spazio riservato ai commenti. Ne parli magari col Suo prof di filosofia o di matematica.
E’ anche consigliabile tenersi nel tema dell’articolo e considerare che, per regola del blog, i commenti si chiudono dopo 3 giorni.
Grazie molte Dott Masiero per le preziose correzioni e mi perdoni se ho sviato dall’articolo.
Difficile per me purtroppo seguire il suo consiglio. Ho 31 anni, (dai commenti ne dimostro 18 forse, lo so chiedo venia per la mia ignoranza), non ho studiato filosofia perché ho fatto il tecnico industriale e l’Università l’ho mollata per vari motivi. Mi interessa molto però la ragionevolezza della fede, di come la scienza e la filosofia ecc. approccino il problema.
La rete non basta e per i libri non ho molto tempo (ed ho altre letture aperte) perché la paternità me ne porta via un bel po’.
Grazie mille e mi perdoni se ho dato l’impressione di volerla sfruttare.
@ Giorgio Masiero
Rispetto alla frase attribuita a Tertuliano “credo quia absurdum”, il pensiero originale espresso, si trova nel “De carne Christi” dove si legge:
“Natus est Dei Filius; non pudet, quia pudendum est: et mortuus est Dei Filius; prorsus credibile est, quia ineptum est”
Che non ha nulla a che vedere con il fideismo.
Tale concetto infatti significa che ciò che è accaduto è così poco credibile che non può che essere vero.
Altri esempi sono ebrei osservanti ( i discepoli e S Paolo) che affermano di bere il sangue del Figlio di Dio o come riportato nei vangeli donne testimoni della resurrezione.
Ovvero fatti così poco verosimili da non poter essere inventati per avvalorare la tesi.
Riguardo a questo Stenger, a me sembra che nelle sue tesi, egli si riferisca a Dio come ad un ente del sistema oggetto di indagine del metodo scientifico, ossia l’universo, un pò come fa Russel con la sua “famosa” teiera.
Il che è piuttosto paradossale.
E non si preoccupi molto del fatto che c’è una religione nel mondo che ha la pretesa di affermare che Dio si è incarnato, quindi in effetti, e stato proprio “interno” al sistema e studiabile.
Deve essere un tipo piuttosto distratto..
La ringrazio molto, Lutman, per la Sua interessantissima integrazione riguardante il pensiero di Tertulliano. Per me è stata veramente preziosa, perché mi ha spiegato Tertulliano (ed altri) sotto una nuova prospettiva!