Ciao a tutti, vi racconto un paio di aneddoti che mi son capitati in questa pausa estiva.
Dalle anticipazioni di Enzo, pare che avremo un autunno pieno di sorprese!
Buona lettura.
Argentario, esterno giorno. La figlia grande è rimasta nella roulotte con la mamma. Le due più piccole le porto con me. Niente bagno, la piccola è uscita da poco da un raffreddore. Quindi passeggiata sulla riva, in acqua solo i piedi. Una tortura che lede i diritti di un minore, cioè.
“Possiamo entrare in acqua?” “No.”
“Dai babbo, possiamo entrare in acqua? Non ci bagniamo i capelli!”. Risposta: “No.”
La cosa è andata avanti altri 5 minuti e non ve la descrivo sennò risulterei antipatico e crudele. Poi vedo un tizio con un tatuaggio simile a questo.
Che devo fare? Mi fermo e gli chiedo come mai un tatuaggio così originale e biologico. Il mio scompare in confronto, piccolo, nero e indecifrabile – per chi non conosce l’amarico.
Il tizio non risponde. E’ americano. Traduciamo la domanda e scopriamo che il biologo che ho davanti è venuto con moglie e figlio sulle coste tirrene per vacanza. “Ma come, in California ci sono stato. Avete l’oceano!”. Mi risponde che non è la stessa cosa, che l’Italia è l’Italia. Bla bla bla.
Non mi faccio scappare l’occasione.
“Scusa, che ne pensi dell’evoluzione?”, solita faccia strana già vista, mi risponde: “Bè, siamo scienziati, cerchiamo risposte nella natura. Escludendo quindi Dio, la vita si è formata per caso e si è evoluta a forza di mutazioni.” In una sola frase aveva detto tutto, una capacità di sintesi fenomenale.
Ora la faccia strana è la mia. Inizio ad argomentare chiedendo che c’entra Dio nella scelta di una teoria scientifica.
Con la coda dell’occhio vedo le bambine che, distese, si fanno sommergere dalle onde. Ormai ho perso il controllo, ma ci penserò dopo. Continuo a chiacchierare a brutto muso col tizio. Niente, al secondo “non ci avevo pensato” che mi presenta, ammetto che la chiacchierata perde mordente. Non mi illudo di convincerlo in cinque minuti e per giunta con due figliole da badare (si fa per dire, lo chiamereste ‘badare’ lasciarle bagnare con un rischio di recidiva per il raffreddore? Provo a lasciargli l’indirizzo del sito ma nessuno ha una penna. Inizio a pensare che bigliettini da visita con l’indirizzo del sito, potrei anche stamparmeli. Poi tanto con l’italiano che sapeva non ci avrebbe fatto un granchè. Inizio a pensare che forse gli articoli della Tavola Alta, almeno potremmo tradurli in inglese. Basta, sono in vacanza. Prendo le figliole in braccio e le porto al largo, tanto ormai erano bagnate. Alla reazione della mamma ci penserò dopo.
Ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Evvai. Un bel frecciarossa Milano-Bologna e poi al mare con le tre marmocchie e la moglie. Che vuoi di più?
Beh, se la signora davanti a me si muovesse un pò più velocemente potrei finalmente sedermi, al contrario rimango in piedi nel corridoio del treno.
Invece si ferma, si mette al mio posto e mi invita ad andare avanti. Niente, fino all’ultimo.
No signora, io sono arrivato. Il mio posto è quello, le indico dove lei si era messa. Un sorriso e scompare.
Mi siedo e vedo due orientali dallo sguardo sperso. Chiedo in inglese se serve aiuto, mi rispondono in italiano: grazie.
Come grazie! Ho il ragazzo vicino a me e la zia (o la mamma) di fronte a lui. Si parte.
Lui tira fuori un libro sulla biodiversità. Ecco, inizierebbe qui il resoconto. Ma per me, spiegare il contesto era importante, abbiate pazienza.
Gli chiedo di vedere il libro quando si sarebbe annoiato di leggerlo. Dopo mezz’ora me lo passa.
Indice, ricerca veloce, Darwin Charles, pagina 98. Ok. Il libro è scritto da Jill Rutherford e si intitola: “Environmental systems and societies”. Il mio interlocutore frequenta la Scuola Internazionale, a Milano. Questo è il libro di testo.
Avrei anche le pagine fotografate, ma forse c’è il copyrigth, evitiamo. Vi lascio solo la copertina. Tengo famiglia.
Allora, si parla di evoluzione, va bene. Si parla dei coltivatori e di selezione, ok. E poi ?
Cioè, basta?
Il titolo del paragrafo seguente è “Come si formano le nuove specie”.
Questo è l’incipit : “Ciò che supporta la teoria di Darwin riguarda tre categorie di prove: le forme fossili, la struttura del Dna (??), infine il meccanismo delle mutazioni. “
Poi la teoria di Darwin è riassunta appena sotto: “Species are formed by gradual change over a long time. This is called speciation”. Bene, il libro ora mi parla di microevoluzione, e allora? Non doveva spiegarmi la teoria di Darwin? Cioè dal batterio all’elefante? Sembra di rivedere i nostri giornali: il solito titolone da prima pagina, e poi quando leggi l’articolo, niente!
Andiamo avanti, ora siamo alla selezione naturale. Nessuno la nega. E poi ?
Nient’altro. Allora, per riassumere, la teoria dell’evoluzione è dimostrata da : le forme fossili, la struttura del DNA e il meccanismo delle mutazioni. E nessuna di queste tre ‘prove’ viene approfondita.
Poi la speciazione, che nel libro viene descritta come perdita di interfecondità, viene presentata come un’altra prova dell’evoluzione, come anche la selezione naturale.
Devo intervenire, tolgo gli occhiali, la camicia. La S di Max risplende sulla tuta blu, mentre il mantello tocca il sedile.
Il diciassettenne, che mi confessa di essere più interessato all’economia che alle scienze, ascolta volentieri.
“Guarda, qui viene spiegato cos’è la selezione naturale, non l’evoluzione.
Questo libro non spiega bene né la teoria di Darwin, né la dimostra, né dice niente dell’evoluzione.”
Tutto interessato, mi segue: “Guarda, qui dice che l’evoluzione è la speciazione e la speciazione è la selezione naturale. Sembrerebbe allora che l’evoluzione coincida con la selezione naturale. Occhio, son cose diverse. La selezione è osservabile, ma l’evoluzione no.”
Mica potevo entrare troppo nel dettaglio: macro e microevoluzione. L’avrei perso per strada, va bene che era volenteroso e interessato. Ma c’è un limite a tutto. Ok, lo ammetto: un accennino a Galileo l’ho fatto, ma proprio ino ino.
Mentre parlavo e scrivevo, con la coda dell’occhio vedo la sua compagna di viaggio che mi fa una foto mentre spiego. Con aria furtiva lo informo che qualcuno ci sta fotografando. Mi sorride: “è mia zia”.
Gli dico che la teoria darwiniana non e scienza sperimentale, lui è di milano, gli parlo del museo che ho visitato a milano, gli parlo delle meches bionde dell’uomo biondo come ultimo prodotto dell’evoluzione. Ha una faccia preoccupata, non so se per accondiscendenza o per empatia.
Gli spiego che mettere il biondo alla fine, sottintende che quelli che lo precedono siano un pochino inferiori. Solo un pochino, quanto basta.
Gli spiego la sottile differenza fra scienza e verità. Poi inizia a fare foto anche lui agli appunti che scrivo per schematizzare quanto gli spiego. Ora sorrido io.
Arrivati a Bologna lo saluto, gli dico che forse scrivo del nostro incontro sul sito di CS. Poi gli chiedo di dove è originario. Risponde: “Giappone”. Stupido io a chiederlo, con tutte quelle foto.. ovvio! Giappone. What else?
P.S. : Abbiamo accennato ad un libro di testo straniero che parla di evoluzione. Nel mese di settembre faremo un paragone aggiornato fra i testi di scienze usati nelle nostre scuole (elementari, medie, istituti secondari superiori) di come viene trattato il tema dell’evoluzione. Noi italiani parliamo sempre male dell’Italia, volevo mostrare che l’informazione di bassa qualità non è esclusiva nostra. Purtroppo.
21 commenti
Complimenti anzitutto per la nuova estetica del sito. E complimenti anche a Lei, Max, che non smette mai di recare ilarità con i suoi viaggi. Molto importante è la nota finale, ossia la definizione dell’illusione per la quale informazioni di cattiva qualità siano veicolate solo nel giornalismo e nella didattica italiani. Purtroppo ma anche Per Fortuna, in quanto può esser d’ausilio nell’abbandono di quel senso d’inferiorità rispetto alle altre super-potenze mondiali che affligge molti italiani malcontenti.
La spiegazione dell’evoluzione darwiniana ricorrendo negativamente a Dio, poi, è un altro frutto blando della laicizzazione occidentale. Nemico della conoscenza parrebbe Dio, e non le associazioni di mali esseri umani (qui si ritorna all’ultimo approfondimento del professor Masiero).
P.S. mi perdonino per andare ora fuori tema. Volevo segnalare un’ulteriore idiozia giornalistica. Non so se possa essere veramente utile (argomenti e temi riguardo ciò sono stati già efficacemente trattati qui e nel libro del professor Pennetta).
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/nasa-entro-venti-anni-avremo-contatto-extraterrestri-1047059.html
In 50 anni il SETI non ha trovato uno, dico uno solo, indizio di ETI. In compenso, per ottenere finanziamenti dal Congresso per altri 50 anni, adesso promette ai politici USA di scoprire ETI entro i prossimi 20 anni.
Se falliscono gli ingegneri nei lanci, ecco pronti a sostituirli gli sceneggiatori di Hollywood…
E’ curioso (in verità nemmeno tanto) che nell’articolo tali parole siano messe in bocca alla NASA e non al SETI. Ciò ritorna comunque con le nuove propagande pubblicitarie della NASA.
Vorrebbe che la Nasa fosse chiusa?
Io vorrei, Giuseppe, che la Nasa, tornasse alla sua missione originale (“space exploration, technology development and scientific research”) e che il SETI, per i risultati raggiunti e per non confondere le acque, si trasferisse a Hollywood.
Ottimo, professore.
Quella missione, che io sappia, non è mai stata abbandonata…
Buongiorno Alio,
grazie per la sottolineatura.
Va detto che se è grande il senso di inferiorità verso i paesi stranieri, questo si traduce in supponenza quando si parla con italiani che la pensano diversamente. Non so se i due fenomeni sono collegati.
Penso di sì; l’arroganza nei confronti di chi pensa differentemente è figliuola del volersi appropinquare al paradigma internazionale; una delle dinamiche varie della succubanza intellettuale.
Grazie, mi sembra che sia migliorata sia l’estetica che la funzionalità e la leggibilità.
Riguardo ET e la NASA ha già detto quello che c’era da dire Giorgio, comunque resteremo sull’argomento ogni volta che ci sarà qualche notizia.
Infine approfitto per dire che sarà molto importante la preannunciata serie di articoli sui testi scolastici, buon lavoro Max.
Grazie Enzo,
proveremo a fare un aggiornamento.
Non tutto fa cadere le braccia.. 😉
Io penso al dramma di dover rispondere alla moglie riguardo al bagno delle figlie non autorizzato, il resto è secondario. 🙂
Grazie per il divertente e interessante articolo.
Sono i sacrifici che si fanno per la ‘causa’… 🙂
Innanzitutto caro Max, ben tornato, e poi complimenti per il tuo ‘apostolato’..cavolo Max dovremmo farlo tutti ! La parte più sconcertante è stata quella del biologo americano, una piattezza sconvolgente ! Però il seme del dubbio lo hai sicuramente piantato anche perchè ad occhio il ragazzo che hai incontrato mi sembra simpatico e curioso.
Quanto al giapponese ha avuto al classica reazione da giapponese: cortese e disponibile, poi sicuramente a lui dell’evoluzione non gliene può importare di meno, però tu hai fatto bene a lo stesso…
Ciao
Sandro
Ciao Sandro, ben trovato!
Non vedo l’ora di rivederti! Ci divertiremo. Proveremo nuove esperienze culinarie. Mi fido di Michele!
Molto divertente, però anche sconfortante, in effetti, rilevare che chi dovrebbe usare il pensiero al massimo delle proprie possibilità non lo faccia (il biologo).
In quanto al giapponese, sono d’accordo, si è semplicemente comportato da giapponese, se Max gli avesse detto che la vita si è generata dall’estrusione di materiale in conseguenza dello scontro fra le placche tettoniche e che poi Eta Beta ha fatto uscire dal suo gonnellino una pistola evoluzionante e ha sparato a questa prima materia vivente innescandone dei processi evolutivi e che Pluto si è mangiato tutti gli esseri che non gli piacevano perchè non rispondenti ai canoni di bellezza ellenistici, avrebbe probabilmente reagito nello stesso modo.
A chi interessasse segnalo un bel libro di cui sto terminando la seconda lettura in questi giorni:
“When Cultures collide” di Richard D. Lewis
Con l’evoluzone non ha niente a che fare ma con i giapponesi sì. (da cui si capisce che se le bimbe fossero state giapponesi non avrebbero mai fatto il bagno disubbidendo ai genitori).
Ben tornati tutti!
Grazie, ben tornato anche a te!
Ciao Valentino,
non sottovalutare un giapponese!
Grazie e bentornato anche a te! Si riparte.
Non sottovaluto affatto i giapponesi, dico solo che visto il loro imbarazzo nel contraddire l’interlocutore (cosa considerata riprovevole e rude), rispondono sempre con un sorriso ed un gentile inchino anche a chi dovesse affermare delle idiozie. Al massimo potrebbero dare un consiglio di un produttore di sakè veramente buono e genuino ma non oserebbero mai dire, come faremmo noi, “Smettila di bere quella robaccia, ti do io l’indirizzo di uno che distilla un prodotto buono”.
Non è un loro pregio ne’ un loro difetto, è semplicemente la loro cultura
“la vita si è formata per caso”
La vita si è formata in maniera non prevista dall’essere umano, si pone al’accento all’essere una condizione prevedibile negando l’imprevidibilità del caso stesso,” il caso avrebbe causato la vita poiche non esiste alcuna causa della vita” se non esiste alcune causa della vita perchè domandarsi “come si è formata la vita?,l’imprevisto ha causato la vita,ma se è imprevisto come fa a essere previsto dal sogetto solo per poter affermare “si è” (da cui il passaggio a una condizione di certezza che sarebbe solo presupposta :il caso ha formato la vita).Uno scienziato che afferma quindi il caso,dovrebbe cessare qualunque ricerca sull’origine dell vita perchè ne avrebbe gia identificato la causa nel caso,ma se “il caso è” perchè gli scienziati cercano di dare risposta all’origine della vita?
Allora o il caso è l’imprevisto e l’imprevedibile cioè il non conoscibile,e l’imprevisto e cio che ancora non si conosce o si può anche dire che la vita si è formata da cio che ancora non si conosce cioè il caso,oppure si conosce certamente che” è il caso”, ma allora come si potrebbe dire che è un caso se ne si è certi?
E tutta questa certezza ha giustificazione solo autoreferenziale in realtà:secondo me il caso esiste e ha formato la vita,ma il casono non ha una sua esistenza,non è un essere esistente,ma l’imprevedibilità di cio che esiste,ma allora come ricavare una previsione certa dalla non prevedibilità dettata “dal caso causa dell’esistere”?
Linearizzata:cio che non conosco ha formato la vita,ma allora come faccio a esserne certo fino a dire con certezza “si è forrmata” o certamente si è causata dalla sua mancanza di causa che sarebbe anche la sua stessa causa?
Inoltre affinche esista un caso dovrebbero esserci più condizioni di probabilità,ma qui non c’è nessuna probabilità,è in efetti un caso con una certezza assoluta che non postula nemmeno almeno un’altra possibilità,dunque gia solo per questo non è un caso la risposta,che da quel ragazzo,a priori di qualunque ragionamento aveva già compiuto un puro atto di fiducia nell’esistenza del “caso che causa”.
Ciao Danilo,
non so se hai letto uno strepitoso articolo di Giorgio Masiero. Questo è il link:
http://www.enzopennetta.it/2014/06/la-scienza-non-puo-provare-il-caso-ne-escludere-lintelligenza/
potrebbe completare quanto affermavi.
ciao, Grazie!