Il paradigma neodarwiniano non spiega l’evoluzione del linguaggio.
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Si tratta di un’affermazione dal potenziale dirompente.
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Il termine “rompicapo” venne utilizzato dal filosofo della scienza T.S. Kuhn per definire quei fenomeni che non si riescono a spiegare con il paradigma vigente ma che si ritiene sia solo questione di tempo e abilità ricondurre all’interno. Ma quando i rompicapo persistono e aumentano di numero, allora si preparano le premesse di una rivoluzione scientifica. Il rompicapo di cui ci andiamo ad occupare è quello dell’evoluzione del linguaggio, un problema che si trascina almeno dal 1866, quando la Società Linguistica di Parigi ne bandì lo studio a causa del fatto che le speculazioni teoriche stavano oscurando le prove reali.
Gente seria quella della Società Linguistica di Parigi, gente che davanti alle storie inventate in assenza di prove sapeva dire no. E non è per caso che adesso, a quasi 150 anni di distanza, un gruppo costituito da alcuni tra i più grandi esperti del linguaggio scelga di iniziare una sua pubblicazione con quel riferimento. Il gruppo in questione è composto da:
MarcD. Hauser 1*, Charles Yang 2, Robert C.Berwick 3, Ian Tattersall 4, Michael J. Ryan 5,
Jeffrey Watumull 6, Noam Chomsky 7 and Richard C. Lewontin 8
1 Risk-Eraser, LLC, West Falmouth, MA, USA
2 Department of Linguistics and Computerand Information Sciences, University of Pennsylvania, Philadelphia, PA, USA
3 Department of Electrical Engineering and Computer Science, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA, USA
4 Division of Anthropology, American Museum of Natural History, NewYork, NY, USA
5 Department of Integrative Biology, University of Texas, Austin, TX, USA
6 Department of Theoretical and Applied Linguistics, Cambridge University, Cambridge, UK
7 Department of Linguistics and Philosophy, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, MA, USA
8 Department of Organismic and Evolutionary Biology, Harvard University, Cambridge, MA, USA
Uno schieramento come non se ne vedono facilmente in giro, eppure sarebbe bastato uno solo dei nomi che compaiono per rendere autorevole l’articolo, ma gli autori sapendo che le affermazioni che andavano a fare sarebbero state potenzialmente oggetto di forti critiche hanno scelto di fare “quadrato”. Ma cosa c’è di dirompente nello studio da loro pubblicato il 7 maggio 2014 con il titolo “The mystery of language evolution” sulla rivista “Frontiers in Psichology“?
Passato molto in sordina, eccezion fatta per qualche articolo come quelli sul Corriere , il Foglio e il Manifesto, lo studio è stato apprezzabilmente pubblicato da MicroMega che notoriamente è su posizioni darwiniste, ed infatti non privo di prese di posizione forti è il commento di Telmo Pievani che ne ha scritto l’introduzione:
Su MicroMega 4/2014, in edicola da martedì 17 giugno, il saggio di Chomsky, Tattersall e altri sull’evoluzione delle capacità computazionali e linguistiche degli uomini.
“Negli ultimi 40 anni abbiamo assistito a un’esplosione di ricerche su questo tema e alla sensazione diffusa di aver compiuto sensibili progressi in merito. Noi siamo convinti invece che la ricchezza di idee proposte sia accompagnata da una scarsità di evidenze e, sostanzialmente, da nessuna spiegazione di come e perché si siano evolute le capacità di rappresentazione e quelle computazionali del nostro linguaggio”.
Questa la posizione – molto netta – espressa da alcuni dei più autorevoli esperti di linguaggio e di evoluzione al mondo, a partire da Noam Chomsky e Ian Tattersall, per continuare con il grande genetista di Harvard Richard Lewontin, i linguisti Robert Berwick e Jeffrey Watumull, gli esperti di comunicazione animale Michael J. Ryan e Marc Hauser, lo studioso di apprendimento del linguaggio Charles Yang.
Una posizione coerente con qualche “eccesso antidarwiniano” di alcuni degli autori, che – come segnala Telmo Pievani nella sua introduzione al saggio – “potrebbe averli indotti a calcare la mano sul pessimismo”. Se è vero infatti che, scrive ancora Pievani, “le condizioni verificate finora negli animali non sono sufficienti ma solo necessarie per il linguaggio”, è anche vero che “a forza di integrare condizioni necessarie sarà pur successo, in qualche momento della storia degli ominini, che il linguaggio articolato si è evoluto. Quando la ‘capacità biologica’ del linguaggio viene insistentemente distinta dalle sue possibili ‘funzioni’, gli autori sembrano prendersela con una concezione semplicistica dell’evoluzione che è superata nella letteratura corrente”.
Un saggio di indiscusso valore, destinato ad alimentare il dibattito scientifico sull’evoluzione di una delle caratteristiche più importanti dell’essere umano: il linguaggio.
Uno studio in cui le contestazioni alle spiegazioni sin qui fornite sull’origine del linguaggio sembrerebbero uscite da un articolo su Critica Scientifica (questo ci conforta sul fatto che le nostre obiezioni sono condivise), ma anche uno studio che per sostenere tali affermazioni ha dovuto essere supportato da un “pool” di grandi nomi, un fatto che suona come una conferma che chiunque voglia portare delle critiche al darwinismo deve essere pronto a sostenere una reazione massiccia. E’ solo una sensazione, ma dopo aver visto la reazione della comunità darwiniana alle critiche (guarda caso) di un altro esponente di primissimo piano della linguistica, Massimo Piattelli Palmarini, formulate nel celebre libro Gli errori di Darwin, si è scelta la soluzione della pubblicazione congiunta. La cosa, unita alla mancanza di riferimenti diretti al darwinismo, sembra aver funzionato, infatti non c’è stato lo stesso ‘fuoco di sbarramento’ incontrato dal libro in questione, in compenso si è avuta una forte minimizzazione delle implicazioni dello studio.
E anche MicroMega, che ripetiamo ha avuto il merito di pubblicarne la traduzione, hafatto precedere l’articolo da un’introduzione di Telmo Pievani che ha precisato che esiste una buona critica e una cattiva critica scientifica, in sintesi quella cattiva mette in discussione il darwinismo, quella buona cerca all’interno del darwinismo la soluzione al rompicapo, anche a costo di rinunciare alla selezione naturale come meccanismo (cosa resta allora della teoria di Darwin?). Il che è esattamente la reazione che, secondo la teoria di Kuhn, i rappresentanti del vecchio paradigma mettono in atto per difenderlo, ma sempre secondo Kuhn, è una difesa che di fronte alla perdurante impossibilità di risolvere il rompicapo porta infine alla caduta del paradigma.
Ed è per la grande importanza di questo studio che CS se ne occuperà prossimamente in modo esteso, dando prima una sintesi dell’articolo pubblicato su Frontiers in Psichology e sviluppando poi l’argomento con articoli dedicati.
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29 commenti
Salve, complimenti per il sito, che trovo davvero stimolante, soprattutto perché aiuta a vedere criticamente la scienza moderna. In merito alla teoria di darwin, o neodarwinismo (per cosa sta poi il neo?), che qui è ampiamente criticata, non ne capisco le ragioni e soprattutto non capisco quali possano essere alternative che non prevedano un creazionismo, scientificamente inaccettabile, almeno finché il Creatore non si manifesti in modo incontrovertibile.
Cordiali saluti
Buongiorno, grazie per l’attenzione.
Il neodarwinismo è quello che emerge dopo la crisi del darwinismo originario avvenuta in seguito alla riscoperta delle leggi di Mendel, più tecnicamente denominato Sintesi Moderna (1944).
Le ragioni della nostra critica sono disseminate un po’ ovunque per il sito, ma un articolo fondamentale in questo senso è:
http://www.enzopennetta.it/2013/01/i-3-salti-dellessere/
E anche:
http://www.enzopennetta.it/2013/08/sulla-falsificabilita-o-corroborabilita-del-darwinismo/
Ovviamente niente a che fare con il “creazionismo” o con l’ID.
La ringrazio per la risposta.
Ho dato una scorsa veloce agli articoli da lei indicati, e ne sono rimasto piuttosto perplesso. Da quel che ho capito, la diatriba consiste nell’attribuire al caso piuttosto che ad ipotetici ed ancora sconosciuti altri meccanismi la causa dell’evoluzione delle specie. Tuttavia, in vari passaggi del secondo articolo, si evidenzia l’assenza di anelli mancanti tra le specie nei ritrovamenti fossili, addirittura nell’ultimo commento al secondo articolo si nega la discendenza dell’uomo dalle scimmie. Queste osservazioni vanno ben oltre la diatriba di cui sopra. Forse però ho capito male..
Egr. Prof. Pennetta, ma se escludiamo l’potesi evoluzionistica (fermo restando che il cervello si p innegabilmente evoluto e che l’osso iodico si sviluppa in concomitanza con la posizione eretta) e se escludiamo anche l’ipotesi della creazione da parte di le un presunto essere sovrannaturale (ovvio retaggio di antiche mitologie derivate da cervelli notoriamente superstiziosi) cosa rimane in piedi?
Sig. Zito,
devo correggerla, qui nessuno esclude l’ipotesi evoluzionistica, rilegga bene gli articoli, quello che si sostiene è che la teoria neo-darwiniana dell’evoluzione non spiega in realtà nulla.
Serve quindi una vera teoria che non faccia del caso la spiegazione di un fenomeno naturale che lascia intravedere leggi e regolarità.
Riguardo alla possibilità di livelli di esistenza non materiale questo fa parte della metafisica, branca di cui non mi occupo ma che non mi permettermi mai di dire che sia roba da superstiziosi.
Rimane in piedi, Zito, la teoria fisico-strutturalistica. Perché non incomincia con leggere i 3 articoli “La vita è fisica”, nella rubrica Tavola Alta?
PS. La prego, inoltre, di rispettare chi, come me e altri lettori del sito, crede in un Creatore, ma si considera tutt’altro che superstizioso e comunque mai tirerebbe in ballo Dio in una discussione scientifica. Se invece, Zito, vuole parlare di metafisica o di teologia, allora ci troverà in tanti disponibili al dialogo.
Ma chi dice che non vi siano alternative? Magari ci siamo evoluti in parallelo con la terra e gli animali…..
Onestamente, das, la Sua mi sembra un’ipotesi in contrasto con le evidenze fossili, a dir poco…
E’ da sempre che noi diciamo che la selezione naturale non è una spiegazione dell’evoluzione, ma una tautologia. Oggi lo affermano 8 scienziati tra i maggiori del mondo nelle rispettive discipline. Ci aspettiamo quindi rispetto quando affermiamo che va ricercato un vero meccanismo fisico dell’evoluzione che, per l’impossibilità della biologia molecolare classica a spiegare selettività, velocità e cicli delle reazioni biochimiche (in una parola: il loro regime ordinato, che è tutto l’opposto di quanto accade in un reattore chimico), non può che essere causato dal campo elettromagnetico dell’acqua organica.
Ora, davvero, Pievani dice che il darwinismo può rinunciare alla selezione naturale come “spiegazione” dell’evoluzione?! Ed io che credevo che il capolavoro di Darwin s’intitolasse “L’origine delle specie per selezione naturale“…
Hai ragione, Enzo: che cosa resterebbe allora della teoria di Darwin? Come se il papa, in seguito alla dimostrazione che Gesù Cristo non è mai risuscitato, affermasse che il cristianesimo può rinunciare alla Pasqua.
PS. Micromega è stata “coraggiosa” a pubblicare l’articolo di Chomsky & C. Ok. Ma perché far recensire un articolo interdisciplinare di 8 tra i maggiori scienziati nel loro settore da un filosofo di parte, piuttosto che da uno scienziato? Non rivela ciò proprio la debolezza di un mainstream che vuol kuhnianamente difendere i suoi preconcetti piuttosto che la libera ricerca?
Mi piacerebbe leggere un commento sul PS di Giorgio da parte di Francesco. Mi pare sia più una strategia comunicativa del tipo: questo articolo ci mette in difficoltá, quindi lo trattiamo facendolo introdurre da Pievani, in modo da disinnescarlo prima che esploda.
Cosa ne pensate?
Io, Max, a leggere il commento di Pievani mi chiedo se questa eventuale strategia di Micromega si sia tradotta in un autogol, almeno per chi ha letto il manifesto dei magnifici 8.
Infatti Pievani forse non ha capito che, secondo gli 8, la selezione naturale non spiega, non solo il linguaggio umano (cosa che Forastiere ed io avevamo dimostrato due anni fa… e che Monod aveva già ammesso 43 anni fa nel suo Caso e Necessità), ma non spiega nemmeno l’origine degli schiocchi delle rane tsugara!
Sento profumo di novitá!
Il vento sta cambiando..
Buongiorno professore, e molte grazie per aver aperto la discussione su questo articolo.
Ho letto l’articolo; un po’ come per il recente caso dell’articolo di Noble, si tratta di considerazioni giuste, quasi ovvie, che debbono schermarsi al meglio tramite la forza dell’autorità (qui rappresentata dal numeroso gruppo dei suddetti dottori) ed alla lenizione in chiave darwinistica della corrente antiparadigmatica dei contenuti (in tal caso, forse ancor di più che in Noble).
Attendo di discutere riguardo le vostre future considerazioni.
P.S. Ho notato come, nell’articolo delle scimmie dattilografe, un utente, se non ricordo male portando avanti il discorso della differenza fra la contingenza di certi segni ed il determinismo di altri, evidentemente dotati di interpretabilità e significato, abbia detto di Bach come di un gran matematico.
Mi fa piacere incorrere in simili pareri, constatando peraltro che, odiernamente, la musica sia divisa in due: una parte, rappresentata dalla musica pop, è l’acritica soddisfazione esclusiva dei sensi; l’altra, la musica colta contemporanea, un artifizio ideologico fatto al più di complessità e strambi ghiribizzi che non vanno per nulla incontro alla natura della musica in sé.
Anche la musica come quella bachiana, dunque, è una “sorta” di Adaequatio rei (il senso) et intellectus (l’idea).
Carissimo Enzo, posso essere un po’ orgoglioso?
Noam Chomsky! Il padre della classificazione FORMALE dei linguaggi!
Noi informatici studiamo le caratteristiche dei linguaggi proprio in base alla sua definizione.
Ci credo quindi che puo’ sembrare un articolo uscito da CS. I miei rispetti a tutti i veri pensatori scettici!
NB: ho detto “puo’ sembrare” perche’ ammetto che quando si parla di dettagli dell’evoluzione brancolo abbastanza nel buio.
Pero’ le stupidaggini si riconoscono anche di notte 😉
Sii pure orgoglioso Fabio, nulla in contrario!
Riguardo alle stupidaggini non so che dire, è vero che se sono particolarmente grandi si riconoscono anche di notte, ma pare che qualcuno non le veda neanche se gli si piazzano davanti.
Max,
la tua interpretazione mi sembra corretta anche se parziale. Micromega fa introdurre il Manifesto dei magnifici 8 da Pievani, perché il più “vicino” alla testata. Il più affine e sintonico culturalmente e intellettualmente al punto di vista di MicroMega.
Sarebbe stata interessante una “doppia introduzione” con 2 voci differenti e contrapposte, al Manifesto degli 8. Ma non fa parte della filosofia di MicroMega. Non esiste in Italia un simile pulpito. Aperto, coraggioso, non pregiudizialmente ideologico. Se non quello che, faticosamente e con tanti errori, si sta cercando di fare qui su CS.
In definitiva mi sembra che la tua interpretazione Francesco integri quella di Max mostrando altri aspetti.
Su questo sono un po’ disilluso, direi che la doppia analisi dei fatti non solo non appartiene a Micromega, ma ormai non la propone nessuno.
Una voce alternativa sarebbe stata comunque filo darwinista, e allora di quale alternativa si sarebbe parlato?
Per questo è stato inventato il termine “negazionismo”, per evitare che su determinati argomenti sensibili si potessero ascoltare voci alternative.
@Enzo
Hai perfettamente ragione Enzo. Andare in direzione “ostinata e contraria” come cantava Fabrizio De Andre’, e’ difficile e faticoso. Forse anche per questo ancor più necessario e meritevole.
@Giorgio Masiero
“La selezione naturale non spiega nemmeno gli schiocchi delle rane tsugara”
E’ meravigliosa!
Forse qualcosa sta davvero cambiando, fosse anche solo un nuovo interesse per una filosofia della natura di stampo tomista.
See also here: http://www3.nd.edu/~afreddos/papers/The%20Vindication%20of%20St%20Thomas%207-14-14.pdf
🙂
Bellissimo l’articolo sulla filosofia tomista….di fatto comunque ormai TUTTA LA SCIENZA AVANZATA E’ TOMISTA (anche se non lo sa) METTENDO AL PRIMO POSTO ‘l’adaequatio’ (traduzione in modernese: data-driven), e ponendo le cause formali (traduzione in modernese : ‘pattern’, ‘attractor states in a rugged landscape’) come spiegazioni dei fatti scientifici.
Già…, ma quanta ignoranza in giro, dalle cattedre e giù giù per li rami fino ai giornali e ai blog.
io sono proprio ignorante ed a volte mi sembra assurdo credere alle cose della scienza per esempio dottor Masiero come hanno fatto a scoprire che la terra non e’ sempre esistita? a me sembra incredibile
Può trovare, Gabriele, il metodo usato per misurare l’età della Terra sintetizzato qui:
http://pubs.usgs.gov/gip/geotime/age.html
In pratica è lo stesso metodo usato per misurare l’età di una roccia o di un fossile, dal tempo di decadimento dei minerali radioattivi.
Se la Terra fosse sempre esistita, pensa che ci sarebbero ancora le Dolomiti?!
PS. Non Si meravigli della Sua ignoranza, ce n’è molta di più in chi crede di sapere qualcosa.
Dottore perché non ci sarebbero le dolomiti mi ha incuriosito ahahhah
Non capisco l’ahahhah, Gabriele. Cmq, la sabbia di Sottomarina era roccia delle Alpi qualche milione di anni fa, Alpi allora molto più alte che adesso. Tra qualche altro milione di anni, le Dolomiti saranno completamente franate…
Così tutte le montagne della Terra sono destinate a sparire.
E’ la seconda legge della termodinamica.
@ vito spericolato
Come autore e coautore dei due articoli mi permetto di intervenire.
Lei, Vito, ha capito benissimo due punti fondamentali della nostra critica al darwinismo.
1) Il caso non è una “spiegazione”, ma solo una parola per nascondere l’ignoranza. Quindi ricorrere al “caso”, come fa il darwinismo, per spiegare l’evoluzione biologica non è scienza. Che direbbero i fisici se, per spiegare l’evoluzione dell’universo in 14 miliardi di anni, la fisica dicesse: l’idrogeno è sorto per caso, l’elio per caso, le stelle per caso,…?!
Come conseguenza, il darwinismo non fa predizioni, né ha applicazioni tecniche: che sono le uniche cose che distinguono la scienza empirica dalle opinioni in libertà.
2) Il problema dell’uomo. La differenza (nel linguaggio, nella razionalità, nella responsabilità morale, ecc.) tra l’uomo e “tutte” le altre specie non rientra in un semplice fenomeno evolutivo, ma costituisce un salto. Se Lei legge l’articolo in headline, vedrà che – solo per quanto riguarda il linguaggio – 7 tra i maggiori scienziati nella loro disciplina hanno manifestato nei giorni scorsi con una pubblicazione congiunta la nostra stessa convinzione.
Vorrei infine aggiungere che noi abbiamo una proposta alternativa, scientifica, al darwinismo e Lei la potrà leggere illustrata nei miei 3 articoli “La vita è fisica” nella rubrica Tavola Alta.
grazie Dottor Masiero sempre preciso e puntuale. “ahahhah” e’ un esclamazione per dire che non ci capisco niente di scienza ed allora faccio alcune domandine,buon pomeriggio
Gentile prof. Masiero
ho letto con attenzione i tre articoli suddetti e, come hanno fatto tutti, li ho trovati davvero affascinanti. Tuttavia non ne ho compreso le conclusioni. In che maniera la sua biochimica, che lei, con ragioni che appaiono assai convincenti, trasforma in realtà in biofisica, sarebbe in conflitto con la teoria dell’evoluzione delle specie? La teoria che lei ha esposto può chiarire il meccanismo con cui compaiono le mutazioni genetiche alla base dell’evoluzione dei viventi, invece, in maniera che mi appare incomprensibile, lei vuole completamente cancellare questa evidenza sperimentale, tra l’altro senza dirlo chiaramente, ma solo spernacchiando a più riprese il padre della teoria, per sostituirla con una nebbiosa (per me) alternativa che, miracolosamente, non prevede un Qualcuno che da un giorno all’altro faccia emergere dal nulla una nuova specie, guarda caso poi assai simile ad altre già presenti (vedi ad es. uomo-scimpanzè-gorilla). Oppure ho capito male?
Non ho capito la domanda, vito spericolato. Ho solo capito che Lei non ha capito.