La deriva dell’industria farmaceutica-2: I trafficanti di malattie

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trafficanti

“Trafficanti di virus”, scandalo “Lucentis”, “inventori di virus”.

 

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E’ il fenomeno del “Disease mongering”, i “Trafficanti di malattie”.

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Lo scorso Aprile il settimanale l’Espresso usciva con in copertina il vistoso titolo “Trafficanti di virus” (il cui PDF è scaricabile qui), il riferimento era ad un’inchiesta partita dagli USA e proseguita in Italia dai NAS, come è possibile leggere nell’edizione online:

Il testimone chiave, per quel che riguarda l’Italia è Paolo Candoli, manager di una casa farmaceutica che commercializza prodotti veterinari, il quale afferma di aver importato clandestinamente nel 1999 dei ceppi dell’epidemia aviaria H7N3, epidemia che proprio in quello stesso periodo giunse anche in Italia, fatto che induce gli inquirenti a sospettare anche un’azione dolosa di propagazione del virus finalizzata alla vendita dei vaccini.

 Certamente più noto è il caso dell’epidemia di Aviaria del 2005 che fu montata ad arte per creare un business dei vaccini, anche di esso si parla nell’articolo sull’Espresso:

La pandemia di H5N1 del 2005 (erroneamente denominata “panemia” sull’Espresso) viene definita un “problema più mediatico che reale“, un evento amplificato che comportò l’aumentata vendita di generici vaccini antinfluenzali e prodotti antivirali.

Ma andiamo  oltre i gravi fatti denunciati nell’inchiesta su l’Espresso. Anche se non se ne fa alcun riferimento un meccanismo analogo si verificò nel caso dell’influenza H1N1 del 2009 detta “suina“, al riguardo uno studio pubblicato su BMJ (British Medical Journal) col titolo “Academics and competing interests in H1N1influenza media reporting” aveva dimostrato come dietro all’allarme pandemia ci fossero stati dei forti interessi economici, la notizia venne riportata anche sul Corriere della Sera in “Influenza A, l’eccessivo allarmismo di chi aveva interessi (economici) in gioco“. Questi falsi allarmi hanno tra l’altro portato l’opinione pubblica a diffidare dei vaccini in generale, come documentato da uno studio sulla popolazione francese pubblicato da Eurosurveillance.

Più recente è lo scandalo che ha visto coinvolte le case farmaceutiche Roche e Novartis con la nota vicenda dei farmaci contro la maculopatia Avastin e Lucentis basati su principi attivi equivalenti ma venduti a prezzi ingiustificatamente diversi. La vicenda è riassunta con chiarezza su Wikipedia:

Successivamente alla registrazione con le indicazioni per le terapie tumorali (2004) i ricercatori scoprirono che bevacizumab (Avastin) risultava terapeuticamente efficace in ambito oftalmico, anche nel trattamento della maculopatia degenerativa dell’anziano. Pur essendo quest’ultima una patologia molto diffusa tra i soggetti anziani, e quindi potenzialmente “redditizia” per la commercializzazione di un farmaco efficace, come sembravano indicare tutti gli studi clinici su bevacizumab, inspiegabilmente la società Roche non chiese alle agenzie governative del farmaco di estendere l’autorizzazione anche per questa indicazione.

Entro breve tempo un’altra società farmaceutica, la Novartis (sempre una multinazionale e sempre con sede in Svizzera), sviluppò e commercializzò un’altra molecola, ranibizumab (nome registrato Lucentis), derivata da bevacizumab, e ne ottenne l’autorizzazione alla vendita con l’indicazione per il trattamento della degenerazione maculare neovascolare (essudativa) correlata all’età. Le due molecole tuttavia mostrano un profilo di sicurezza ed efficacia sostanzialmente sovrapponibile. Il trattamento con ranibizumab si caratterizza anche per i maggiori costi: una dose di Avastin ha un prezzo che oscilla tra i 15 e gli 80 euro, contro gli oltre 900 euro necessari per Lucentis.

Avastin e Lucentis, praticamenet lo stesso medicinale a prezzi ingiustificatamente molto differenti.

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La vicenda è stata adeguatamente resa pubblica dai media, come ad esempio il Corriere della Sera che se ne è occupato in vari articoli tra cui “Truffa sui farmaci Roche e Novartis indagati a Roma alcuni dirigenti“, al riguardo la multa di 180 milioni di Euro comminata dall’Antitrust appare comunque un buon affare considerando non solo i guadagni nel frattempo maturati grazie alla truffa dalle due società, ma soprattutto considerando il danno incalcolabile causato a innumerevoli persone messe nella condizione di non potersi curare, persone che hanno subito conseguenze che sono giunte fino alla perdita della vista: Cure bloccate dal patto sui farmaci «Così mio marito è diventato cieco».

A queste vicende si è aggiunto negli ultimi giorni di Maggio l’allarme diffuso sulle pagine di PLOS Medicine dei rischi derivanti dalla manipolazione di virus alla ricerca di possibili potenziali ceppi mutanti. Di virus costruiti artificialmente a partire da ceppi preesistenti si era già parlato nel 2012 quando era stata annunciata la realizzazione di un incrocio tra H5N1 e H1N1, la notizia era stata data sul Corriere della Sera in “Virus letale in laboratorio, nuova polemica“, così come sempre sul Corriere è stata data la notizia di questo nuovo allarme: «Troppi rischi dai super virusmanipolati nei laboratori»:

Lipsitch e Galvani mettono in guardia sul rischio della fuoriuscita, anche a causa di incidenti o smarrimenti in laboratorio, di alcuni super virus pericolosi, dalla Sars a Ebola, frutto di manipolazioni e mutazioni dei ceppi naturali, contro cui potrebbe non esserci rimedio se scoppiasse una pandemia. Tanto che, scrivono, «la creazione in laboratorio di nuovi agenti infettivi potrebbe mettere la vita umana a rischio».

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Alla luce degli scandali scoppiati recentemente riguardo i procurati allarmi delle pandemie H1N1 e H5N1, la possibilità che possa essere prodotto un virus dal quale si dovrebbe poi trovare il modo di difendersi (vedi CS “Sindrome di “Samarcanda”: creare il virus che si teme”) non appare poi così fantascientifica.

Tutti i fatti esposti sono stati riportati a sufficienza dalla stampa e hanno costituito nel tempo una base sufficiente di dati tale da minare la fiducia delle persone nei confronti dei prodotti farmaceutici e in particolare dei vaccini. 

Se attualmente esiste una larga parte di opinione pubblica diffidente verso ogni tipo di vaccinazione la responsabilità è da attribuire ampiamente al comportamento delle più importanti case farmaceutiche e non ad una “pseudoscienza” diffusa sul web o ad una generica vulgata sulla quale è comodo scaricare le responsabilità.

Chi in occasione dell’epidemia H1N1 non si è fatto vaccinare ha avuto ragione e questo vale più di mille argomentazioni rassicuranti sulla serietà dei produttori.

Dopo passi falsi di questo genere, dopo che l’industria farmaceutica ha dimostrato più volte di essere affetta dal problema del “Disease mongering“, basse sono le possibilità hanno di riconquistare la fiducia delle persone articoli come “Cari genitori, vi stanno mentendo” diffuso dal CICAP per rassicurare riguardo le vaccinazioni. Troppo clamorose sono state le volte in cui ai genitori si è mentito (e si parla di menzogne giunte dall’OMS e da parte di ricercatori affermati), e così quel “vi stanno mentendo” nel sentire comune rischia di ritorcersi contro la tesi dell’articolo.

Ancora una volta emerge l’emergenza di una questione “antropologica”, la logica del profitto ha prevalso su quella del bene comune e della sacralità della vita umana, e non ci sono leggi che possano da sole impedire che certi fatti si verifichino.

L’industria farmaceutica non è né migliore né peggiore della società e degli ideali di cui è espressione.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

14 commenti

        • gabriele ferrari on

          Enzo una piccola domanda fuori dal coro.Ho letto su un tuo post che si e’scoperto che sul dna ci sono 2 scritte sullo stesso tratto cioe’ hai parlato di dna bilingue,questo cosa cambia nella teoria darwiniana?cioe’ parlo da ignorante se analizziamo i nostri dna sembrano ricostruire bene la storia di ognuno di noi,per esempio si riesce a capire la paternita’ di un individuo ecc,buonaserata

          • Buonasera, si tratta della scoperta che su alcuni tratti di DNA sono presenti sia le triplette per codificare gli aminoacidi corrispondenti che sequenze di regolazione.
            Quello che cambia per la teoria neodarwiniana è che le cose si complicano e si mettono peggio di quanto già no stessero, infatti diventa ancor più difficile ottenere un cambiamento casuale che non danneggi l’individuo.

            Per il resto invece della domanda non cambia nulla.

          • gabriele ferrari on

            neanche per le mutazioni dei mitocondri e per adamo y cromosomiale quindi non cambia nulla,cioe’ volevo sapere se annulla tutta la teoria di adamo ed eva che comprende gli aplogruppi,quella teoria rimane immutata insomma

          • Resta immutata, ma questo non vuol dire che non abbia le sue difficoltà. Tra l’altro, che io sappia, il doppio codice non è stato verificato nei mitocondri.

          • gabriele ferrari on

            io credevo che del dna si fosse gia scoperto tutto,cioe’ si potevano interpretare alcune cose invece da come sto imparando ci sono tantissime informazioni,ma come fanno a risalire ad un ADAMO ED EVA ancestrali cioe’ al primo individuo che ha generato i cosiddetti aplogruppi?ENZO PROPONICI QUALCOSA,METTI UN POST!!!

    • Sembra che siamo in un unico grande esperimento sociale, come “consumatori” da sfruttare o come prgionieri di guerra da depredare. Spero che un giorno la Storia possa denunciare quello che hanno dovuto subire.

      Riguardo all’esperimento si tratta di un risultato ottenuto con una giuria inglese che doveva valutare se stava parlando o no con un tredicenne ucraino… non è che sia poi così convincente il risultato.

      • Ci sono cosi’ tanti “collaborazionisti” anche tra noi, e anche tra i cd. “cattolici”, che dubito rimarra’ traccia di una qualunque storia nazionale prima del 2008…
        Sembra davvero di stare dentro “1984”…
        Per esempio: ci sono cosi’ tanti STERMINII (e’ la parola piu’ adatta) che adesso neppure le statistiche ne tengono conto. Non vengono piu’ neppure registrati:
        http://www.tempi.it/inghilterra-cosi-si-cancellano-i-down-meta-aborti-trisomia-21-registri

        Riguardo al Test di Turing, al di la’ del fatto che non sembra convincere neppure me, solo il 33% e’ stato “confuso”. Ma non dovrebbero essere tutti?

  1. Giorgio Masiero on

    @ Piero
    Quando Talete previde l’eclisse, non spiegò agli antichi Egizi come c’era arrivato. La loro ignoranza coniugata al sacro rispetto che avevano per l’astrologia e all’interesse di Talete a non rivelare le sue procedure tecniche, li portò ad onorare Talete come un dio.
    Lo stesso succede oggi, identicamente come 2.500 anni fa, per la congiunzione di ignoranza tecnica della massa (giornalisti compresi) + sacro rispetto di tutti per la scienza + interesse degli scienziati (ad essere finanziati).
    Se chiediamo però che cosa fa il “tredicenne artificiale” ai loro “genitori”, allora essi ci rispondono, con semplicità disarmante, che il loro programma non pensa, ma solo simula di pensare, avendo raccolto tutta una sterminata raccolta (similmente a Google) di risposte giovanilistiche in inglese possibili a tutte le domande immaginabili possibili.
    C’è una differenza tra il pensare e una procedura automatica prescritta che simula di farlo, giusto, Piero? Forse ci arrivano anche i professoroni di Trento!
    Naturalmente, i genitori del tredicenne artificiale sono stati intelligenti pensatori (loro sì!): hanno scelto un “tredicenne”, che per definizione nel contemporaneo Occidente:
    1) è un guy intruppato in qualche banda stereotipa, con slang tipico;
    2) è abbastanza ignorante, da poter permettersi frequenti alzatine di spalle con cui rispondere in maniera apparentemente intelligente a domande difficili.

    Caro Piero, io la penso come Einstein: certo arriverà un giorno in cui un pc tascabile saprà dare una risposta ad ogni nostra domanda (già ci siamo vicini, ed in ogni caso si tratta di risposte preinserite dall’uomo). Ma non arriverà mai il giorno in cui un computer, per quanto grande, si saprà fare una domanda! Forse un giorno scriverò qualcosa…, grazie dell’invito.

    • Carissimo prof.,
      innanzitutto la ringrazio per questa Sua risposta.
      Non ho approfondito l’argomento, certo di quello che aveva detto Lei in precedenza su queste ed altre pagine.
      Ma vedo, come dice Lei, che per stessa ammissione dei “genitori”, questo programma NON PENSA. Ma allora, e’ una versione ingigantita di Eliza e di programmi del genere!
      Inoltre, da’ risposte stereotipate.
      Infine, soltanto il 33% degli intervistatori si e’ fatto ingannare.
      Allora, mi chiedo, come ha fatto a passare il Test di Turing?
      E se bastava fare un gigantesco database di risposte “prefritte”, puo’ il Test essere un rivelatore di Intelligenza? Cioe’, alla fine negli anni ’50, soltanto perche’ non si prevedeva la capacita’ di memorizzazione (storage) di informazioni come quella attuale, ci si e’ “fidati” di un test cosi’ “scrauso” (mi scusi la parola, e con tutto il rispetto per quel geniaccio di Turing!)?
      E infine, non so se Lei e’ della stessa mia opinione, vedo solo una terribile notizia sulla capacita’ intellettiva di un medio tredicenne occidentale… 🙁

      • Giorgio Masiero on

        Anch’io, Piero, ho un grande rispetto per Turing, che fu un genio perché congiunse grandi intuizioni matematiche (basterebbe la soluzione dell’Entscheidungsproblem a farne un gigante) a doti scientifiche a capacità ingegneristiche e applicative. E ne provo grande pietà sul piano umano, perché ciò che nell’Italia cattolica già da lungo tempo si tollerava era ancora punito negli anni ’50 nella Gran Bretagna anglicana con misure talmente severe che portarono Turing al suicidio.

        Però… il cosiddetto test di Turing è stato dalla solita cattiva divulgazione scientista trasformato in ciò che non era mai stato. Il test per la sua configurazione mostra solo il comportamento di un computer, ovvero come “esso ci appare”. Però mai, nemmeno se, anziché il convenzionale 30%, fosse il 100% dei testatori a non distinguere le risposte del computer da quelle di un essere umano, mai questo test potrebbe distinguere se il computer abbia veramente pensato (essendo dotato di autocoscienza e riflessione) o abbia solamente simulato di pensare. Ciò è stato dimostrato definitivamente da Searle, col test di falsificazione della “camera cinese”.
        E noi sappiamo che tutti i computer architettonicamente costruiti come macchine di Turing – cioè tutti i computer esistenti – sono solo nastri bucati che
        1) o si spostano in avanti di n passi;
        2) o stanno fermi;
        3) o si spostano indietro di m passi,
        ovvero fanno tutto fuorché… pensare, riflettere, cambiare idea, ecc. Una volta veramente scriverò un articolo per mostrare che la mente umana è tutto l’opposto di un computer, proprio per la sua capacità di errare, ciò che invece nel computer è severamente vietato!

        Tra un computer e l’altro, la differenza è solo di
        a) velocità di esecuzione delle 3 sopraddette operazioni;
        b) o di memoria.
        Tutto il resto sono balle scientiste.

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