In questi giorni si parla molto del test del DNA che nell’immaginario è sinonimo di certezza totale del risultato.
.
Ma i risultati nelle scienze possono essere falsati, un’occasione per parlarne.
.
Si parla molto in questi giorni del test del DNA, un metodo che può essere fondamentale in un’indagine ma al quale non si può chiedere quello che non può dare. Quando si sente che in un caso giudiziario si fa la prova del DNA la percezione generale è che si avranno risultati assolutamente certi, ma non si tiene conto del fatto che se i test sono mal eseguiti i risultati saranno di conseguenza sbagliati. L’affidabilità della scienza dipende dal metodo seguito e dalla correttezza dell’esecuzione, quello che si deve fare è imparare a valutare il come si sia giunti ad un risultato prima di accettarlo come reale.
Su La Stampa un articolo spiega come funzioni il test del DNA e come siano andate nello specifico le cose nel triste caso di Yara Gambirasio, una descrizione precisa che spiega il procedimento di laboratorio ma che mostra anche chiaramente come sia determinante l’interpretazione dei dati e la capacità di analisi degli investigatori. In questi stessi giorni è stato pubblicato su Wired un articolo intitolato “La prova del dna non è infallibile” che mette proprio in guardia dall’affidarsi ai responsi dei laboratori senza tener conto dei fattori che possono indurre in errore.
Anche facendo le cose per bene e onestamente, l’incertezza del fattore umano è inevitabile. La lettura dei microsatelliti non è sempre perfettamente precisa, e a volte profili simili (ma diversi) possono sembrare identici. I campioni in teoria dovrebbero essere incontaminati, ma ovviamente non sempre lo sono.
Per esempio il dna della vittima può contaminare quello del criminale, creando un profilo ibrido, o un tecnico può accidentalmente inquinare un campione con uno analizzato poco prima.
Un primo problema potrebbe dunque essere quello della contaminazione dei campioni, un problema tutt’altro che teorico, infatti viene riportato un caso reale:
Ci sono casi più bizzarri, come quello del fantasma di Heilbronn, dove una stessa misteriosa assassina sembrava coinvolta in 40 casi in mezza Europa, a giudicare dal dna. Ma non c’era nessuna serial killer: erano i tamponi usati per raccogliere il dna a essere giunti contaminati dalla fabbrica. Molto spesso inoltre la qualità dei campioni sul luogo del delitto è troppo bassa per ottenere un profilo completo, e bisogna affidarsi a un profilo parziale -e quindi più soggetto a errori.
Nel 2002 hanno messo alla prova vari laboratori di dna profiling, trovando che la percentuale di errori era molto alta: in più di 1 caso su 100, campioni che non corrispondevano sono stati considerati uguali, o viceversa. Altri test in passato hanno trovato match fasulli addirittura nel 7% dei casi!
Va anche spiegato che due profili corrispondenti non sono sinonimo di identificazione di una persona, ma indicano il fatto che quella persona è compatibile con quel profilo genetico, si tratta di una possibilità che si potrebbe trovare in una persona su 1000 o in una su qualche milione. Ancora una volta la possibilità di errore non è trascurabile:
Non è solo teoria: nel periodo 2001-2006, nel Regno Unito, le ricerche effettuate nelle banche dati di profili del dna davano, da dati ufficiali, un risultato ambiguo nel 27,6% dei casi -e infatti i casi di persone arrestate per sbaglio sulla base del solo test del dna si sprecano.
Ma non è solo il test del DNA ad essere soggetto ad errori, in un articolo del 2009 del magistrato Edoardo Mori intitolato “Validità della prova del DNA” veniva esposto un clamoroso errore della polizia scientifica nel caso dell’omicidio di Marta Russo:
Un nostro perito, tra i migliori, mi riferisce che fra le numerose perizie del laboratorio dei Carabinieri da lui esaminate negli ultimo 12 mesi, non ne ha trovata una che reggesse ad un approfondito vaglio scientifico (non che fossero necessariamente errate, ma non dimostravano con rigore scientifico quanto affermato; un buon perito di parte avrebbe potuto dimostrare che ogni affermazione poteva essere legittimamente messa in dubbio).
Ciò significa che in passato migliaia e migliaia di processi, in tutto il mondo, sono stati definiti sulla base di perizie balistiche prive di ogni valore scientifico, che non dimostravano assolutamente nulla, buone solo a tranquillizzare la coscienza dei giudici.
Si è avuto un esempio eclatante di questa situazione nel caso Marta Russo in cui i laboratori della polizia avevano scambiato una particella di ferodo di freni, ampiamente diffuse nell’aria di Roma, per un residuo di sparo e su di esso avevano costruito tutta la tesi accusatoria. Per non parlare della traiettoria del proiettile ricostruita sulla base di un solo punto e che, guarda caso, passava proprio per dove era stato trovato il residuo fasullo. Alla fine il processo è stato deciso sulla base di una discussa testimonianza, proprio come 100 anni orsono.
Il test del DNA è dunque solo un tassello in un procedimento fatto di numerosi altri passaggi e il risultato finale dipende dalla corretta esecuzione di tutti questi passaggi, ma all’opinione pubblica giunge solo il risultato finale che viene preso per certo senza sapere se ci siano stati punti in cui l’errore si possa essere insinuato:
In realtà il test del dna è importante, ma solo se considerato insieme a tutti gli altri indizi. Nel caso dell’omicidio Gambirasio, ci sono altre circostanze che hanno portato all’arresto: la presenza vicino al luogo del delitto proprio il giorno dell’omicidio, per esempio, e il fatto che il sospettato sia un muratore, come l’assassino, secondo numerose tracce.
Tutto questo se verificato rende più plausibile che il match del dna non sia una coincidenza: quante persone con lo stesso profilo del DNA sono coerenti anche con il resto dello scenario del delitto? Ma di nuovo, sono solo probabilità che si accumulano, non marchi d’infamia definitivi.
Prima di cantare vittoria come ha fatto incautamente il ministro dell’Interno Angelino Alfano, meglio aspettare il processo.
Molto chiara la conclusione dell’articolo su Wired, i risultati scientifici sono validi solo se la metodologia è stata corretta e solo se correttamente interpretati. Quando si legge una notizia scientifica non si deve quindi prenderla automaticamente per buona se non è stata spiegata la metodologia impiegata e se si ravvisano forzature in essa.
Di fronte ad una notizia scientifica è necessario dunque fare un’analisi del metodo usato nello studio e nelle conclusioni.
Che è poi quello che si cerca di fare su CS riguardo ai casi presi in considerazione.
.
.
.
13 commenti
Ottime osservazioni, penso che a meno che non sussistano altri elementi ed indizi più convincenti, che permettano di formulare una tesi accusatoria coerente con un movente plausibile, andrà a finire come nel caso di Raniero Busco ( http://it.wikipedia.org/wiki/Delitto_di_via_Carlo_Poma#Raniero_Busco ). Prima condannato sulla base di una perizia disposta dal PM e basata unicamente su rilevamenti del DNA effettuati con metodologie errate, e poi assolto in secondo e terzo grado grazie a una perizia super-partes che ha messo in luce gli errori abissali e l’incompetenza dei periti dell’accusa.
Tanti soldi pubblici sprecati, e vite rovinate, solo per dare un colpevole in pasto alla folla, e soddisfare la brama di carrierismo di alcuni magistrati!
Nel caso di Yara mi sembra che sia stato fatto un buon lavoro si ada parte dei tecnici che da parte della magistratura, purtroppo il desiderio di specularci sopra è venuto dal Ministro dell’interno, infatti la divulgazone della notizia con conseguente ‘mostro’ in prima pagina è dovuta a lui.
Il magistrato aveva chiesto riservatezza.
Si, in questo caso il grosso delle responsabilità per la gogna mediatica sono del pessimo ministro Alfano!
Però poi bisognerà vedere se ci sono tutti gli elementi necessari per stabilire una responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio, e come si comporterà il GUP nel malaugurato caso in cui l’impianto accusatorio fosse inconsistente; in questi processi mediatici di solito i PM si accaniscono, anche in mancanza dei presupposti per poter giungere a una condanna definitiva
Sarà interessante riparlarne tra un anno e vedere quale sarà stato lo sviluppo delle cose.
PS Alfano ha veramente perso un’occasione per tacere.
Ciao,
Qualche considerazione.
Nel 2002, da cui provengono alcuni dati dell’articolo citato, la pcr real time – la tecnica usata per fare il cosiddetto test – era appena agli inizi. Gli stessi tecnici non avevano molta confidenza con la nuova tecnologia e noi specialisti eravamo le divinitá che andavano a dispensare il know how in giro per i laboratori, era più una filosofia che una tecnologia. Duplicati? Triplicati? Duplicato tecnico, biologico.?
Ora si tratta di una tecnica ormai collaudata e migliorata, gli errori rimangono e sono dipendenti dal personale che utilizza questa tecnica. Si riescono a fare esami partendo da una sola cellula, e li ho visti fare e funzionano. In questo modo si possono ripetere i vari test più volte pur avendo quantitá di campione scarso.
Veniamo al personale, non conosco i ris di parma dove credo siano stati fatti i test. Correggetemi nel caso.
Consoco quelli di Roma che proprio in quei primi anni di sbandamento generale, erano i più preparati tra tutti i ricercatori che personalmente avevo visitato. Io ero andato due volte in america per imparare al meglio la tecnica, loro da me non hanno imparato niente. Usano le stesse macchine di real time e gli stessi ragenti, non li cambiano mai e ci fanno controlli in bianco per verificare sostanza contaminanti.Sapevano giá tutto di quelo che serviva sapere. Veramente erano così rigorosi che mi facevano venire il prurito.
La validitá legale non è mio campo,
Esprimo solo una considerazione basata sulla mia esperienza personale, che certamente può essere contraddetta da quella di altri.
Grazie per questa tua esperienza personale che conferma che se condotti con serietà gli studi danno risultati validi.
Lo scopo dell’articolo, ci tengo a sottolinearlo, non è assolutamente quello di screditare il lavoro della polizia scientifica ma quello di mostrare come anche tecniche molto valide scientificamente possano dare risultati sbagliati se ci sono difetti di procedura o di interpretazione (e questo vale per qualsiasi studio scientifico).
E nel caso da cui prende spunto questo articolo, da quel che sappiamo, non sembrano essercene stati.
Infatti,
Il messaggio di fondo rimane quello di distinguere la scienza dalla veritá.
Altrimenti succedono i guai che sappiamo!
🙂
A proposito di dichiarazioni “scientifiche”!
Siamo alla follia PURA! Io ho PAURA!!!
Siamo al linciaggio sulla pubblica piazza! Altro che Medioevo!
Adesso spunta fuori (dal corriere) che avrebbe seguito Yara per almeno tre volte. Come si fa a saperlo? Semplice, era agganciato alla stessa cella telefonica!!! O_O
Ma dico io… Ma non lo sanno che le celle telefoniche del sistema GSM possono essere larghe da un minimo di 200metri fino ad arrivare anche a 25 Km?
E che se una cella e’ troppo “sovraccarica” passa la telefonata all’altra cella vicina (o almeno tenta)?
E che le celle possono variare con il tempo la propria copertura, proprio in funzioone del carico?
E poi, avrebbe telefonato alle 19.30 da una cella che copriva la palestra, e poi il “mistero” delle 14 ore di “buco” del cellulare che non chiamava piu’… Ma dico: erano le 19.30 di un giorno di fine autunno, in una regione del nord. A chi avrebbe dovuto telefonare: trans e metronotte (per usare una battuta di Battista)?
Io sono allibito.
Da popolo di santi,navigatori e poeti siam arrivati ad esser popolo di complottisti,allenatori e investigatori…
E’ vergognoso, ieri sull’home page del Corriere c’erano almeno 3, ma forse erano di più, punti distinti in cui si parlava del caso di Yara.
Uno sciacallaggio, un’offesa alla memoria della vittima e un flagellare le persone coinvolte con una punizione collettiva, una specie di linciaggio di piazza che si sostituisce alla magistratura, un cedere a curiosità pruriginose che niente hanno a che fare con l’informazione.
Dare in pasto al popolino queste tristi storie per non fargli pensare a cose più scomode.
E intanto avevano GIA’ SBAGLIATO il test del DNA:
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/sicuro-la-svolta-sul-caso-yara-grazie-ai-dubbi-dellautista-di-clusone_1063930_11/?attach_m
Adesso pare (sempre da “indiscrezioni” giornalistiche) che il DNA trovato (che tra l’altro non si sa neppure con certezza da dove provenga: sangue, sudore, tessuto epiteliale o altro) sul corpo della povera bambina sia in OTTIMO stato di conservazione: ma come e’ possibile, dato che e’ stato per TRE MESI alle intemperie?
E poi siamo tornati a Lombroso: “occhi di ghiaccio”, “disarmante”, “non passava piu’ dal giornalaio solito”: ma che e’? Adesso per essere condannati basta cambiare per un attimo le abitudini?
Vorrei proporrr questo articolo:
http://www.linkiesta.it/yara-dna-non-basta-incriminare-bossetti
P.s.
Piero, per il cellulare ,di cui Bossetti ricorda di avere avuto la batteria scarica quella sera,la cella certo non indica un che di certo ma nemmeno lo nega.
Nel senso non stava “troppo” lontano e poteva essere proprio ello stesso luogo e rimane spento proprio nel momento incriminato. Non è una prova,ma concorre a formare soicuramente un puzzle,ovvero se Bossetti fosse colpevole quelle cose dovrebbero essere così.
Credo che il punto sia quello.
http://www.tgcom24.mediaset.it/documento/70.$plit/C_4_documento_95_upfDocumento.pdf
Se questa è l’ordinanza di custodia cautelare originale, e se fosse tutto vero, riportato in maniera fedele ed accurata, quel che c’è scritto, direi che prove ed indizi a carico di Bossetti sono piuttosto pesanti.
Insomma, ammesso e non concesso che i campioni siano stati raccolti e analizzati con perizia, seguendo fedelmente tutti i protocolli necessari affinché la prova sia considerata valida, è altamente probabile che sia stato lui, e sarà molto difficile la difesa del Bossetti!