Su PNAS si parla di scimmie che fanno le addizioni e su Query di cani che fanno anche altro.
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Ma veramente gli animali possono contare?
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Con un singolare tempismo su Pikaia prima (19 Maggio) e su Query poi (21 Maggio) sono stati pubblicati articoli su presunte capacità di calcolo degli animali. Su Pikaia è stato infatti pubblicato l’articolo dal titolo “La matematica: un gioco per scimmie“, nel quale si riferisce di uno studio pubblicato sulla rivista PNAS nel quale delle scimmie di Macaca mulatta sono state sottoposte ad un test di calcolo:
Due numeri da un lato e un numero singolo dall’altro, sareste in grado di dire quale ha il valore maggiore: il numero singolo o la somma degli altri due? Molto probabilmente sì, nonostante il meccanismo esatto con cui il cervello umano rappresenti e codifichi il valore dei numeri sia ancora poco chiaro per i ricercatori di tutto il mondo.
Un nuovo studio, pubblicato su PNAS, ha coinvolto tre esemplari di Macaca mulatta, a cui era stato precedentemente insegnato ad associare a numeri arabi e lettere i valori compresi fra 0 e 25. Queste scimmie, se poste davanti alla scelta fra due simboli, sono in grado di scegliere quello associato al valore maggiore, per ricevere un numero corrispondente di gocce di succo di frutta come ricompensa.
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Fin qui si può dedurre che le scimmie abbiano semplicemente imparato una gerarchia di valori tra i vari simboli stabilendo dal punto di vista della ricompensa attesa quale dei due proposti fosse maggiore dell’altro. Le scimmie sono naturalmente predisposte a riconoscere delle gerarchie tra soggetti, infatti la loro struttura sociale prevede l’esistenza di un ordine gerarchico (presente anche nelle galline e noto come “ordine di beccata”) dove ai singoli individui viene riconosciuta un’autorità su quelli inferiori e una sottomissione a quelli superiori. In pratica si potrebbe ipotizzare che i soggetti dell’esperimento più che imparare a contare abbiano imparato a stabilire una gerarchia tra i simboli presentati.
Una elementare capacità matematica sembrerebbe invece emergere da un secondo punto dell’esperimento, quello in cui ai soggetti è stato sottoposta la somma tra due simboli contro un singolo simbolo:
A complicare ulteriormente la scelta, per essere sicuri che le scimmie non stessero semplicemente memorizzando le combinazioni di simboli, l’esperimento è stato replicato con un diverso set di simboli, fatto da blocchi di varie forme, simili a quelli di Tetris. Le scimmie sono state in grado di imparare a sommare i due simboli e comparare la somma ottenuta con il simbolo singolo, per individuare e selezionare il maggiore, confermando di essere in grado di fare semplici addizioni, associando e sommando ai simboli il valore corretto.
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Questa capacità di sommare due simboli farebbe intravedere delle vere e proprie capacità matematiche, ma è proprio un’osservazione fatta nell’articolo a far capire come stanno veramente le cose:
Ma la cosa realmente interessante, notata dai ricercatori, non era tanto quello che le scimmie sapevano fare, ma piuttosto quello che sbagliavano. Le scimmie, infatti, tendevano a sottostimare la somma, rispetto al numero singolo, quando il loro valore era simile. La sottostima era sistematica: nel sommare i due numeri le scimmie sembravano scegliere quello più grande aggiungendovi solo una parte del secondo.
E’ proprio su questo errore sistematico che si sono concentrati i ricercatori, andando a testare diversi modelli alternativi di rappresentazione mentale dei numeri, per cercare di comprendere quale potesse spiegare questa modalità di errore e i risultati di questa analisi sembrano contraddire alcune delle ipotesi più gettonate in materia.
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Il fatto che anziché fare una vera somma le scimmie abbiano sistematicamente aumentato un po’ il valore del simbolo più grande indica che quando vedono due elementi di valore diverso tendano ad interpretare il minore come un “qualcosa in più” del maggiore, una specie di “rafforzativo” del valore del maggiore. Ed è proprio la sistematicità dell’errore a togliere il dubbio che possa trattarsi di calcoli matematici.
Ma, come si diceva, negli stessi giorni anche su Query è comparso un articolo su animali che questa volta avrebbero addirittura prodigiose capacità di calcolo di cui si parla in “Rolf, un cane sapiente“, un articolo che è una recensione ad una pubblicazione del CICAP stesso:
Tra il 1904 e il 1920, in tutto il mondo si parlava di alcuni episodi incredibili verificatisi in Germania e che ebbero come protagonisti cavalli e cani sapienti. Si credeva che tali animali, educati come i fanciulli delle scuole elementari, proprio grazie all’istruzione ricevuta fossero in grado di risolvere equazioni, leggere, scrivere lettere e discutere di teologia. In alternativa si pensò che fossero telepatici, oppure dotati di capacità medianiche.
Uno degli aspetti più affascinanti delle strane storie qui narrate è il fatto che molti dei loro protagonisti (umani) furono illustri intellettuali e scienziati, inclusi alcuni premi Nobel, i quali ne dibatterono con serietà estrema su riviste scientifiche autorevoli, arrivando talvolta persino a insultarsi reciprocamente. Riportiamo qui di seguito un estratto del libro che ha per protagonisti il cane sapiente Rolf e lo scienziato William Mackenzie.
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Leggendo l’introduzione all’estratto del libro e le righe che seguono si rimane colpiti da un’esposizione dei fatti che non sembra mai mettere in dubbio la ricostruzione degli incredibili eventi narrati. Cani parlanti e anche matematici le cui mirabili esibizioni sono state testimoniate da “illustri intellettuali e scienziati, inclusi alcuni premi Nobel“, storie che si snodano sotto i nostri occhi senza neanche un accenno di dubbio da parte dell’autore (stiamo veramente sul sito del CICAP?), dobbiamo quindi ritenere che davvero all’inizio del ‘900 si insegnasse a parlare e a fare di conti ai cani?
Niente da fare, Query non ci dice se dobbiamo ritenere che i cani sapessero parlare o se anche illustri scienziati possono prendere illustri cantonate.
Si invoca a questo punto l’intervento del prof. Garlaschelli per la riproduzione del falso fenomeno.
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9 commenti
Chissà chi dava gli zuccherini agli esseri umani, quando, imparando la matematica, rispondevano giusto. 😀
Piero Angela stesso, pero’, in alcune puntate di Quark, fece vedere che tali animali erano estremamente capaci di interpretare il “linguaggio del corpo” dell’addestratore e del pubblico, riuscendo a cogliere gli impercettibili movimenti del capo mentre il tizio contava mentalmente.
Mi sento di aggiungere che dall’esperimento continua a non emergere alcuna capacità simbolica nelle scimmie mentre viene confermata la tendenza dei titoli degli articoli ad essere forzati.
Una riflessione meriterebbe la tendenza, anche di grandi scienziati, ad essere suggestionati dalle tendenze dell’epoca, cosa che dovrebbe far riflettere sulle dinamiche dei paradigmi.
Va precisato che l’addizione è un costrutto mentale,un operazione definita e definibile grazie al pensiero simbolico per cui va ad avere senso un’espressione matematica che la contenga ed è possibile avere un risultato.
Qui viene fatto un addestramento comportamentista,se nn ho letto male,”imparati” i simboli si faceva scegliere fra un simbolo e un’insieme di simboli o fra due diversi insiemi di simboli e la scimmia avrebbe scelto il maggiore.
Questo anche nella migliore delle ipotesi non può essere fare addizioni,ma comparare che è comunque diverso.
L’errore sistematico toglie ogni dubbio:le scimmie “avevano in mente una cosa” i ricercatori credevano ne avessero un’altra..
Ma c’è ancora una cosa in più Enzo,non l’ho letta nel tuo articolo,forse mi è sfuggita..
Le scimmie andavano meglio a scegliere fra 2 e 5 che non fra 23 e 25.
Ma guarda un po’..la differenza fra avere due noccioline ed averne cinque si vede bene, a scegliere fra due mucchietti quasi identici è un po’ diverso..
Il Bello che hanno scritto che non esiste una vera spiegazione a questo fenomeno..
E comunque Enzo dove hanno messo alcuni il tanto sbandierato scetticismo scientifico?
“Il bello è che hanno scritto che non esiste una vera spiegazione a questo fenomeno”. Profonda osservazione, Leonetto!
Succede così a tutti coloro che, partendo accecati dai propri pregiudizi (in questo caso: gli uomini e gli animali hanno lo stesso genere di razionalità, in particolare matematica), quando credono di aver trovato una spiegazione ad un fatto e poi gli succede che la stessa spiegazione non va bene per altri fatti, invece di cambiare i propri pregiudizi (ammettendo la falsità della loro spiegazione originaria), dicono: “Toh, che fatto strano!” e vanno alla ricerca di un’altra spiegazione ancora, che conservi il loro pregiudizio. Il Cambriano insegna!
Una “spiegazione” per ogni singolo “fenomeno”, in corrispondenza biunivoca, per supportare il pregiudizio. Il rosario delle spiegazioni ad hoc. Tutto il contrario di scienza, che è una spiegazione per una classe di fenomeni.
Hai ragione Leonetto, quella considerazione sui diversi ‘mucchietti’ mi era sfuggita e concordo con le conclusioni, grazie per aver provveduto tu.
Riguardo allo scetticismo scientifico… diciamo che sono scettico 🙂
Adesso su raitre ulisse il cane che fa le operazioni aritmetiche
Caspita, me lo sono perso. Ma che si mettono tutti d’accordo per dire le stesse cose?
pero’ onestamente hanno svelato il “trucco”.