La scienza non può prescindere dalla filosofia senza perdere di credibilità.
E non può neanche fondarsi senza determinate premesse filosofiche derivate dalla teologia.
I sottintesi teologici della scienza moderna
di Giorgio Masiero
Un gruppo di turisti voli a Creta per una vacanza. Appena sbarcati a Heraclion, gli venga incontro la guida locale Epimenide dicendo: Attenti a voi stranieri, io mento sempre! A questo punto, mentre il gruppo si agita, qualcuno potrebbe suggerire: Niente paura, se la guida ci dice che il Palazzo di Minosse è a destra, noi andiamo a sinistra. A rifletterci però, la frase di Epimenide è senza senso. Se è davvero un mentitore sistematico, così chiamandosi dice il vero; ma se dice il vero, non è un mentitore sistematico!
La storiella appartiene alla filosofia greca ed insegna che bisogna evitare di contraddirsi quando si parla. Una contraddizione è affermare e negare la stessa cosa. Si può cambiare idea nella vita, ma non si possono sostenere due idee opposte nello stesso momento. Con chi si contraddice non si può ragionare. In contraddizione cadono talvolta anche coloro che per mestiere ne dovrebbero essere immuni: i logici e i matematici. Per non dire dei logici-matematici. Capitò, agli inizi del secolo scorso, al grande logico-matematico Gottlob Frege, che dopo aver lavorato per anni ad un’opera colossale (“Principi dell’aritmetica”), dovette rassegnarsi al crollo del suo lavoro quando il collega Bertrand Russell gli segnalò una contraddizione che ne demoliva le fondamenta. La contraddizione era stata originata dalla presenza nei “Principi” di insiemi troppo vasti come l’insieme di tutti gli insiemi, ecc.
L’aneddoto di Epimenide mi è tornato in mente in questi giorni, in seguito alla lettera di un lettore che mi chiede cosa si può rispondere ad una persona secondo la quale “solo la scienza ci dà conoscenza, mentre la filosofia e la teologia sono inutili”. È un fatto che questo giudizio è un’opinione diffusa, anche nell’establishment scientifico e culturale dell’Occidente. È un altro fatto che non è una legge scientifica. Un terzo fatto, a questo punto, è che chi fa quell’affermazione si contraddice perché, per convincerci che solo le proposizioni scientifiche sono vere, usa un giudizio da lui stesso giudicato inutile. La prima conclusione è che non si può ragionare con tali persone perché si contraddicono. La seconda, che vorrei condividere con i miei lettori, è che la “presenza nell’establishment dell’Occidente di tante persone irragionevoli può essere una spiegazione del suo declino”, come si è espresso un mio amico dell’establishment medio-orientale.
Nessun sistema logico formale, in particolare nessuna teoria matematica o scientifica, può esprimere giudizi su di sé. Una tale teoria “coerente e completa”, che spieghi se stessa, i propri metodi, parametri e condizioni di validità, ridurrebbe – dicono i logici – il livello metateorico a quello teorico, così violando un teorema fondamentale della logica (Tarski, 1936). Ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja, canta una canzone napoletana. Cosicché non si può in un concorso di bellezza mettere nella giuria la madre di una candidata, o magari la ragazza stessa come giudice unico. Allo stesso modo, ogni giudizio sulla scienza empirica appartiene ad una meta-scienza. Questa meta-scienza si chiama epistemologia, ed è un ramo della filosofia.
Ora, non solo la filosofia ha l’ultima parola sul senso della scienza empirica, ma accade che la teologia ne abbia la prima parola. Con ciò non voglio tanto ricordare il fatto storico che il metodo scientifico è nato in Europa per iniziativa di cristiani come Galileo, Keplero, Newton, Descartes, Leibniz, ecc., ma piuttosto mi riferisco al giudizio che 1) tutte le scienze naturali si poggiano sulla fisica e che 2) la fisica si poggia su un insieme di assunzioni che derivano direttamente dalla teologia. Queste assunzioni sono pre-condizioni necessarie alla fisica prima della stessa relatività speciale di Einstein, che come si sa non è una teoria come le altre (intese a spiegare classi di fenomeni), ma si configura come una metateoria fissante i paletti entro i quali tutte le teorie della fisica devono stare. Eppure, per quanto necessarie, io non ho mai trovato quelle assunzioni “teologiche” esplicitate in un testo di fisica, magari in un capitolo zero di prefazione. Si danno semplicemente per scontate. Vediamole:
- Esistono leggi di natura.
- Queste leggi sono scritte in forma matematica.
- Esse trascendono l’Universo fisico e lo governano dalla sua nascita. Sono eterne: furono “scolpite su tavole di pietra da sempre per sempre” (J.A. Wheeler).
- Sono immutabili. Qualsiasi cosa accada nell’Universo, per quanto violento possa divenire il suo stato, le leggi non ne saranno mai minimamente risentite.
- Gli umani possono trovarle e comprenderle.
Non è difficile scoprire l’origine di questi assiomi fondamentali della scienza moderna, anche perché gli inventori del metodo scientifico – i Galileo, Newton, Descartes, ecc. sopra citati – l’hanno esplicitamente dichiarata nei loro libri: è il monoteismo, così come elaborato dalla teologia cristiana, nella sua sintesi di rivelazione antico e neotestamentaria e di filosofia greca. La teologia fin dalla Patristica ha affermato che un Essere razionale creò l’Universo, progettandolo secondo un sistema di leggi perfette; da sempre essa ha contrapposto la necessità alla contingenza, l’asimmetria tra le leggi immutabili divine e gli stati mutabili della natura: l’Universo dipende in tutto ed in ogni momento da Dio per la sua esistenza, mentre Dio non dipende dall’Universo; nella ragione dell’uomo, creato “a immagine e somiglianza di Dio” (Genesi), essa ha scorto lo strumento necessario e sufficiente per scoprire le leggi imposte dal Creatore al mondo.
Così educati, i fondatori della scienza credevano che essa fosse l’impresa di scoprire il piano stabilito da Dio per la natura. “È Dio che ha stabilito le leggi di natura, come un re stabilisce le leggi del suo regno […] Tu potresti pensare che se Dio le ha stabilite, le può anche cambiare, come fanno i re per le loro leggi. Io rispondo di sì, se la Sua volontà potesse cambiare. Ma io capisco le leggi come eterne e immutabili, e ugualmente giudico di Dio” (R. Descartes, Lettera a Mersenne del 15 aprile 1630). Gli stessi concetti ripete Newton nella celebre nota esplicativa, lo “Scholium generale”, del suo capolavoro: “Questo bellissimo sistema del Sole, dei pianeti e delle comete può solo procedere dalla guida e dal dominio di un essere intelligente. E se le stelle fisse sono i centri di altri sistemi simili, anch’esse saranno state formate dalla stessa guida saggia e saranno soggette al dominio dell’Uno […] il Quale governa tutte le cose, non come anima del mondo, ma come Signore sopra tutto” (Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, 1713). L’eco dello scopo originario della “filosofia naturale” e delle sue assunzioni teologiche risuona anche oggi nelle parole di Einstein “Ciò che davvero m’interessa sono i pensieri di Dio quando ha creato il mondo”, nonché nel nome di Dio che spesso fa capolino, anche in abuso o a sproposito, nei fatti di scienza.
Certo, si può dubitare che le leggi naturali siano immutabili. Di tanto in tanto, vengono ipotizzate leggi (leggi!) dipendenti dal tempo e sono proposti esperimenti per testare l’invarianza di alcune costanti fisiche sui tempi cosmici. Lo stesso modello standard si fonda sull’idea che le leggi, le particelle e i campi di forza siano il risultato, valido solo alle “basse energie”, uscito da un Big Bang in tutt’altre condizioni, per es. a temperature di centomila miliardi di miliardi di miliardi di gradi. La teoria delle stringhe comprende uno scenario matematico con differenti leggi alle basse energie atto a supportare l’esistenza di universi con leggi diverse… Ma anche in queste speculazioni ci sono meta-leggi immutabili di più alto livello, che fissano il perimetro entro cui possono variare le leggi di livello inferiore, con una procedura che risulta inevitabile quando davanti allo spettacolo del (nostro) mondo si vuol spiegare qualcosa, cioè quando si vuol fare scienza anziché scena muta. Così, nella versione più popolare del multiverso (quella dell’eterna inflazione), ci sarebbero continui big bang diffusi nello spazio e nel tempo, i quali dopo essere passati per tunnel quantistici si materializzerebbero in universi diversi. E ognuno di questi universi, dopo un periodo di raffreddamento dallo stress violento del suo inizio, si troverebbe infine controllato dal suo specifico set di leggi di bassa energia. Anche così però si postula come generatore degli universi del multiverso un super-meccanismo basato (almeno) su 3 sistemi matematici: la Teoria Quantistica dei Campi, la Relatività Generale ed un insieme di meta-leggi (codificate in una “Lagrangiana” delle stringhe), da cui sgorghino i regimi legislativi di bassa energia degli universi pullulanti… Ogni teoria del multiverso quindi, non fa che spostare il problema dell’origine delle leggi naturali di un livello più in alto.
Lo stesso vale (nel suo piccolo) per il darwinismo, perché nemmeno esso prescinde, nella sua aspirazione ad essere riconosciuto come “scienza”, dall’esistenza accanto ad eventi imponderabili di leggi naturali matematiche, eterne, immutabili, comprensibili almeno in parte dalla specie Homo sapiens.
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15 commenti
Chiaro e semplice, il punto caro Giorgio è che questo tuo bellissimo articolo si situa in un ambiente culturale pieno di ‘irragionevoli che si credono ragionevoli’ e, cosa ancora peggiore, stanno creando una neo-lingua che rende difficile qualsiasi tipo di dialogo per il semplice fatto che le parole assumono un significato stravolto, just to name a few:
Teorema (significato primario) = deduzione logicamente fondata a partire da una serie di assiomi.
Teorema (vulgata odierna) = costruzione artificiosa sicuramente malevola e quasi sicuramente falsa.
Conservatore (significato primario) = persona dedicata alla conservazione di beni altrimenti deperibili a motivo del tempo e quindi dell’entropia, Palazzo dei Conservatori in Campidoglio, conservarsi in buona salute, reimbiancare le pareti di casa.
Conservatore (vulgata odierna) = gretto spregiatore del progresso, arrogante e maligno, fascista.
Reazione (significato primario) = Risposta ad uno stimolo primario (azione) che riporta all’equilibrio il sistema, in senso figurato indica vitalità e legame con l’ambiente ‘Il paziente reagisce alla cura..’.
Reazione (vulgata odierna) = Vedi Conservatore (vulgata odierna)..
Ne potremmo elencare decine di questi slittamenti di significato, a questo punto ti domando caro Giorgio, che idea hai di una possibilità anche minima di un confronto su base di ragione con questo linguaggio degradato ?
Grazie, Alessandro.
Non c’e’ nessuna possibilita’ di confronto con chi si contraddice. Se dicono (A and not(A)), gli contesti A o gli contesti not(A)? Come spiego’ bene Platone, ai sofisti interessa l’utile, non la verita’ di cui negano a priori l’esistenza, anche come orizzonte.
Penso che dobbiamo solo rivolgerci ai docenti e ai genitori che credono nella ragione e nella liberta’ responsabile umane come simbolo della discontinuita’ tra l’uomo e tutti gli altri viventi, e ai giovani cui non e’ ancora stato lavato il cervello.
Come ho già detto in un altro commento sono della stessa idea di Alessandro, e delle stesse conclusioni di Giorgio, infatti il rivolgerci ai docenti e alle nuove generazioni è proprio quello che stiamo facendo.
Buongiorno prof. Masiero e grazie per aver sottolineato con questo articolo un aspetto che in molti ambienti scientifici oggi sembra essere stato dimenticato, cioè il debito che la scienza moderna ha con discipline che ne hanno impostato gli assiomi ed il metodo.
La frase che ha riportato, riferita a chi fa filosofia senza accorgersene, “solo la scienza ci dà conoscenza, mentre la filosofia e la teologia sono inutili”, me ne riporta alla mente un’altra, che più volte mi è capitato di ascoltare: “la scienza col tempo spiegherà tutti i fenomeni che si osservano” … anche costoro senza volerlo stanno facendo filosofia; secondo me quest’ultima affermazione non poggia su alcuna base sperimentale e non ha modo di verifica empirica.
Volevo chiederle il suo parere in merito alla seconda affermazione.
Grazie, Parolini.
Quanto alla Sua domanda, sono d’accordo con Lei. Anzi, non solo l’affermazione di onniscienza “non poggia su alcuna base sperimentale”, ma è per dimostrazione falsa.
Come ho spiegato nell’articolo “I 3 salti dell’essere” infatti, esistono problemi non scientifici, che quindi non sono a priori risolubili col metodo scientifico. Tale è per es., la questione se l’Universo sia eterno o abbia avuto origine.
Ma ci sono persino problemi scientifici, che “per dimostrazione matematica” non sono risolubili, perché richiederebbero la disponibilità di un tempo infinito. Per es., Qiudong Wang ha dimostrato una ventina di anni fa che è impossibile sapere se un sistema con più di 2 corpi è stabile sotto l’azione del campo gravitazionale. S’immagini, Parolini, se sapremo mai conoscere la stabilità del sistema solare, che conta circa 150 corpi tra Sole, pianeti e satelliti, senza contare asteroidi e comete…
Da ultimo, e per me è l’aspetto più importante, possiamo dire che la scienza empirica non ci dà nessuna verità certa su alcunché, come ho spiegato nell’ultimo articolo dedicato alla materia. O Lei mi sa dire, Parolini, una sola verità scientifica, diversa da un banale fatto osservato, che sia una “spiegazione completa e infalsificabile” di un qualche fenomeno?
No, anche perché essa osserva i fenomeni della realtà , raccoglie i dati empirici e tenta di elaborare delle teorie per cercare di spiegare i fenomeni.
Le teorie scientifiche sono valide fino a quando un esperimento non le smentisce ed allora è necessario rivedere l’apparato teorico relativo a quei fenomeni.
Secondo me le teorie scientifiche, per loro stessa natura, non potranno mai spiegare completamente la realtà fisica, in quanto quest’ultima è a priori, mentre le teorie sono delle azioni delle mente umana a posteriori: col progredire della sperimentazione esse tendono ad avvicinarsi sempre di più a quello che è la realtà fisica, ma credo che anche se ci fosse, esisterebbe sono una teoria (o legge matematica) su infinite possibili che possa coincidere con un fenomeno fisico osservato.
Siamo d’accordo su tutto.
Un articolo davvero felice che ha il merito di saper mostrare concetti di grande importanza in maniera semplice e sintetica, grazie Prof. Masiero!
Personalmente ritengo che questo scritto andrebbe divulgato anche nelle scuole, poiche’ riuscirebbe a chiarire le idee a tanti studenti a cui, purtroppo, sono state inculcate fin troppe aride concezioni scientiste (magari avessi potuto leggere qualcosa del genere ai tempi delle superiori…. quanta fatica e tempo perso mi avrebbe risparmiato!)
Vorrei inoltre segnalare due notevoli articoli che, a mio modesto parere, potrebbero ulteriormente ampliare quanto qui esposto con efficacia: il primo (che in realta’ e’ solo un abstract) sostiene la necessita’ dell’ impiego del realismo e dell’ analogia per una affidabile definizione di verita’ in ambito scientifico:
http://www.albertostrumia.it/articoli/interdisciplina/inart015.pdf
Il secondo invece, pur non essendo strettamente scientifico, mostra in maniera approfondita quanto la ragione umana possa meglio comprendere il senso della vita e dell’ universo qualora sia disposta a confrontarsi non solo con le concezioni monoteiste ma anche con quelle piu’ specificatamente cristiane:
http://www.disf.org/Voci/71.asp
Grazie, Lucio, anche per i due link.
Ho letto il primo, di Strumia, e mi trova in gran parte d’accordo. Eccetto su due punti. Il primo riguarda il realismo che, per me, e’ stabilito in maniera insuperabile da Maritain, quando dimostra che l’idealismo e’ aporetico. Col che considero il problema risolto. Il secondo riguarda il riduzionismo, che e’ gia’ stato superato come esaustivita’ di metodo in fisica, come ho spiegato nei due articoli sulla materia.
Certo la complessita’ (di una cellula, per es.) richiede il superamento dei comparti scientifici, ma questo si realizza con l’interdisciplinarita’, nella quale l’abbandono dell’esaustivita’ del riduzionismo (non del riduzionismo tout court, che e’ sempre importante ed ineludibile come metodo) e’ condizione necessaria, ma non sufficiente.
Leggero’ l’altro articolo, piu’ lungo, con attenzione.
Devo dire che ho trovato sottili le sue osservazioni sull’ articolo di Strumia, prof. Masiero. Per quanto riguarda la definizione di realismo data da Maritain, non avendo letto “Distinguere per Unire”, confesso di non saperle al momento rispondere adeguatamente. Conto comunque di approfondire questo argomento appena possibile. Per quanto concerne il riduzionismo, invece, devo dire che ho trovato le tesi da lei sostenute nei suoi articoli sulla materia largamente condivisibili: mi sembra del tutto legittimo affermare che la fisica moderma abbia oramai superato i limiti del metodo riduzionistico. Se ho ben capito la sua critica, quindi, la seguente affermazione dello scritto di Strumia:
“Per spiegare la realtà, nei suoi fondamenti e senza ricorso all’infinito, non basta pensarla come costituita di “mattoni elementari” fatti della stessa materia degli oggetti macroscopici (tesi materialista)”
e’ da considerare superata.
Ed anche le successive considerazioni dell’ autore, di conseguenza, andrebbero riviste:
“La necessità di una teoria dell’analogia sembra presentarsi, oggi, là dove le scienze hanno a che fare con delle strutture di qualsiasi natura (biologica, chimica, fisica, informatica, matematica, logica, o altro) che si presentano organizzate secondo livelli gerarchizzati che differiscono tra loro non solo quantitativamente, ma qualitativamente essendo di natura diversa, pur avendo qualcosa di reale in comune”.
L’impianto epistemologico di questo articolo mi sembra comunque corretto nel suo complesso.
La ringrazio per la sua cortese attenzione e per le sue competenti osservazioni, che spero di aver bene interpretato.
E’ proprio così, Lucio. E l’insufficienza del metodo riduzionistico non si supera, a mio parere, con l’analogia (che è sempre un salto nel buio), ma con l’uso del metodo complementare, quello olistico.
La congiunzione dei due metodi si chiama sistemica, e sta producendo risultati importanti nello studio scientifico di tutti i fenomeni complessi, dalla biologia alla finanza.
Gia’, nel realismo filosofico l’analogia svolge un ruolo molto importante soprattutto in campo gnoseologico, ma ritenere opportuno di attribuirgli un ruolo simile anche in campo scientifico, a ben vedere, potrebbe tradursi in una sorta di arroccamento a difesa del realismo filosofico stesso. A questo riguardo sarei curioso di sapere come si e’ posto Strumia di fronte all’ interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica. A mio modesto avviso probabilmente (e come lui molti altri fisici) non e’ riuscito a staccarsi dalle sue implicazioni idealistiche e si e’ quindi visto costretto a ricorrere all’ analogia per salvare la validita’ del realismo in ambito scientifico.
Un cordiale saluto!
Grazie per l’articolo, Prof. Masiero. Ha riportato sotto i riflettori temi che spesso e volentieri vengono volutamente taciuti ed insabbiati da un certo tipo di cultura ideologica ed autoritaria, oggi così largamente diffusa.
Grazie a Lei, Nicola, per avermi ispirato l’articolo.
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