Il principio antropico visto da MicroMega, cosmologia, evoluzione e teorie al limite della contraddizione.
Tutto al fine (inutile) di negare il finalismo.
Sono due gli articoli che sull’Almanacco delle scienze 2014 di MicroMega si occupano del posto dell’Uomo nell’Universo, uno è del fisico Carlo Rovelli dell’università di Marsiglia e l’altro dell’astrofisico Amedeo Balbi dell’università di Roma Tor Vergata. Ecco come vengono riassunti i due interventi sul sito di MicroMega:
Carlo Rovelli – Il principio antropico dalla scienza alla leggenda
Negli anni Settanta il fisico Brandon Carter enuncia il principio antropico, che nella sua forma sensata – ma anche ovvia – indica semplicemente che noi potremmo vivere solo in universi tali da permettere la nostra vita. Successivamente alcuni studiosi hanno stravolto il suo pensiero sostenendo che l’universo è precisamente aggiustato per poter dare origine alla vita. Un’inesattezza che rende così oggi il principio antropico una ‘vuota sciocchezza’ buona per aspiranti teologi.Amedeo Balbi – L’universo è contingente
All’epoca di Keplero si conoscevano solo sei pianeti e l’astronomo tedesco cercò di rispondere a domande come: perché i pianeti erano proprio sei? E perché le loro orbite attorno al Sole si trovavano a una certa distanza fra tutte quelle possibili? Non poteva certo essere un caso! E, invece, è proprio così. Il modello del big bang spiega perfettamente l’evoluzione dell’universo a partire dalle ‘condizioni iniziali’ contingenti dei pochi istanti successivi. Il racconto della storia imprevedibile della formazione della materia e dell’universo conosciuto.
In entrambi i casi, già a partire dal sommario, è possibile verificare che si è in presenza dell’errore uguale e contrario che viene compiuto dai sostenitori dell’Intelligent Design, dove infatti quelli vogliono vedere prove di un finalismo dettato da un progettista, questi vogliono negare tale finalismo.
L’articolo di Rovelli parte dalla storia del Principio antropico di Barndon Carter che sostanzialmente si riassume nelle due formulazioni:
«Dobbiamo tenere presente il fatto che la nostra posizione [nello spazio e nel tempo]è necessariamente privilegiata, in quanto compatibile con la nostra esistenza di osservatori »
(Brandon Carter, c.d. Principio antropico debole)« L’universo (e di conseguenza i parametri fondamentali che lo caratterizzano) dev’essere tale da permettere la creazione di osservatori all’interno di esso a un dato stadio [della sua esistenza]»
(Brandon Carter, c.d. Principio antropico forte)
Rovelli poi procede ad analizzarne le implicazioni indicando a suo parere quali sono corrette e quali scorrette, in particolare argomenta contro l’idea che le particolarissime condizioni che hanno permesso la nostra esistenza siano eccezionali e paragona la nostra presenza in questo universo al fatto che una persona parli una determinata lingua adatta a quella del paese in cui è nata. Questo porta a concludere che egli ritenga la vita possibile in universi con leggi fisiche differenti a piacere, cosa non vera in quanto ci sono condizioni nelle quali tali universi si ridurrebbero ad ammassi di materia indifferenziata o a nubi di particelle, tanto per fare due esempi. “L’universo ha molta più fantasia di noi” sostiene al riguardo, ma non può esserci fantasia che porti alla complessità in una palla di neutroni o in una nube di particelle elementari o fatta di atomi di un unico elemento.
Per dimostrare ulteriormente la fallacia del ‘principio antropico forte’ egli ricorre al paragone con un gatto che trovando una lisca di pesce tra i rifiuti giunga alla conclusione che tutto il mondo, dalle persone che hanno mangiato il pesce, al camion dei rifiuti, alle navi da pesca, esistano in funzione di lui. Il paragone è però a mio avviso del tutto inadatto, infatti quando mangiamo un tramezzino nessuno ritiene che il bar, il sistema dei trasporti, le compagnie petrolifere, il coltivatore ecc… esistano in funzione del nostro tramezzino e quindi in funzione nostra, quello che Rovelli indica è un gatto psicotico, e quindi un ‘principio psicotico’, non il ‘principio antropico’.
Un tale gatto cosciente dovrebbe correttamente considerare come tutto il sistema universo, che tra le altre cose ha prodotto la sua lisca di pesce, sia possibile essendo basato su una serie di regolazioni estremamente ristrette delle costanti fisiche.
Interessante è il riferimento che da Rovelli viene fatto ad Aristotele, il filosofo greco infatti contestava le conclusioni degli atomisti per i quali il mondo era nato dal caso con e selezionato dalla necessità con la motivazione che un essere vivente può essere compreso solo in termini di cause finali anche se ammetteva che “fra i semi tutto deve essere stato originato a caso“. Il divario tra il caso degli atomisti e il finalismo degli organismi sarebbe stato poi colmato, secondo Rovelli, dai tempi lunghissimi in cui hanno operato i principi darwiniani. Sarebbe interessante sapere cosa risponderebbe Rovelli ai calcoli sull’insufficienza dell’età dell’universo per poter permettere ai principi darwiniani di agire.
Condivisibile è invece la posizione di Rovelli sulla teoria del Multiverso che egli definisce una “teoria estrema” e con “nessun supporto“. Ma al tempo stesso egli non si accorge che il multiverso altro non è che il meccanismo neodarwiniano di caso e necessità trasportato a livello cosmologico e quindi formulando delle obiezioni a questa teoria dovrebbe rivolgerle anche al darwinismo:
Se io dico che tutti i mondi sono possibili e noi abitiamo quello che è fatto così, di fatto sto dicendo che alla fine non c’è nulla da spiegare.
Parafrasando diventerebbe:
Se io dico che tutte le combinazioni genetiche sono possibili e noi vediamo nelle varie specie quelle che sono fatte così, di fatto sto dicendo che non c’è nulla da spiegare.
Come si fa a sostenere la prima affermazione e non la seconda? Orwell avrebbe usato un termine: “bipensiero”.
La fine dell’articolo arriva solo poche righe sotto, quando si giunge a concordare con i filosofi Ernan McMullin e John Earman e in particolare con la seguente conclusione del secondo:
il principio antropico o è una mera ovvietà che consiste nell’osservazione che una teoria dell’universo può solo essere corretta se prevede condizioni fisiche come quelle in cui viviamo e osserviamo, e in questo caso il principio antropico non è altro che una conseguenza del fatto generale che vogliamo teorie in accordo con l’osservazione. Oppure, nella misura in cui assegna un ruolo particolare all’uomo, alla vita o alla coscienza nel funzionamento dell’universo, è solo una “vuota sciocchezza” basata su “speculazioni infondate”.
Una conclusione che andrebbe spiegata un po’ meglio e che non lascia soddisfatti. Cosa si intende con quel “nel funzionamento dell’universo“, perché possiamo essere d’accordo che la vita o la coscienza non abbiano un ‘ruolo’ nel ‘funzionamento’ dell’universo che se la cava benissimo anche senza di essa, il punto è infatti un altro, il punto è se l’universo sia predisposto o no per far nascere la vita.
Il che non è esattamente la stessa cosa che avere un ruolo particolare nel ‘funzionamento’.
E a questa domanda l’articolo di MicroMega non risponde, perché la scienza non può rispondere sulle cause finali, argomentare si questo è compito della filosofia, la quale non può comunque fornire dimostrazioni in un senso o nell’altro. Bastava dirlo.
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Prima di Carter fu l’inglese Fred Hoyle (quello che aveva inventato il termine spregiativo Big Bang per canzonare coloro che credevano in un Dio creatore dell’Universo) a scoprire nel 1953 una serie di coincidenze nei valori delle costanti fisiche senza cui non esisterebbe la vita. Una ventina di numeri che a priori, in ipotetici universi, potrebbero essere qualsiasi, nel nostro Universo invece hanno fin dal Big Bang i valori necessari per la (futura) comparsa di osservatori come noi umani.
Né potrebbe essere altrimenti, se siamo qui a rilevarlo! Giusto. Questa considerazione si chiama “principio antropico” (debole). A differenza di quanto sostenuto da Rovelli però, questa assunzione per quanto ovvia è un principio scientifico, capace di predizioni controllabili. Per es., proprio sulla base del principio antropico, Hoyle prima previde l’esistenza di una risonanza dell’isotopo C12 “intorno ai 7,7 MeV” e solo dopo furono sperimentalmente cercate e misurate le righe che confermarono la sua predizione.
Rovelli si contraddice inoltre quando prende sottogamba la proposta del multiverso, che logicamente è l’unica alternativa al Creatore (anche se ad un esame più profondo, metafisico è comunque insoddisfacente). C’è una sintonizzazione “ultrafine” di questi 20 numeri, stante nel fatto che una minima variazione dei loro valori al Big Bang avrebbe reso impossibile qualsiasi forma di vita. Se uno solo dei numeri – che infine regolano i giochi di fisica, chimica e biologia – fosse appena diverso, l’Universo sarebbe un singolo buco nero, o un insieme di buchi neri, o una polvere di particelle non interagenti, o sarebbe costituito di solo elio, e così via. In tutti i casi l’uniformità del paesaggio (ad entropia costante, quindi senza trasformazioni termodinamiche, quindi zero chimica, quindi no metabolismi) impedirebbe ogni forma di vita immaginabile. Per dare un’idea della finezza della sintonia, dirò solo che se la costante di gravitazione G o d’interazione nucleare debole gW fossero diverse per 1 parte su 10^50, noi non saremmo qui.
Dalla sintonia fine (un altro colpo alla roulette di Montecarlo?!) si trae la conclusione che il nostro Universo fisico non è una realtà chiusa, auto-esplicativa. Ogni spiegazione della sintonia fine infatti, può solo poggiarsi sull’esistenza di una seconda realtà inosservabile, che “trascende” l’Universo fisico in cui viviamo.
Questa realtà metafisica si riduce infine a 2 opzioni:
– o un’Agenzia Trascendente Razionale (che tutti chiamano “Dio”) ha creato questo Universo, ordinandolo fin dal principio per la vita;
– o un’Agenzia Trascendente Cieca ha prodotto infiniti universi paralleli (il “multiverso”), con leggi fisiche e costanti cosmologiche disparate, e noi per caso ma necessariamente ci troviamo in una (rara) isola abitabile.
Se, nel primo scenario, la scienza consiste nello scoprire le leggi di Natura – che vuol dire “conoscere i pensieri di Dio” (Einstein) –, nel caso del multiverso do ragione a Rovelli: che cosa significa “scienza” per chi ci crede?
Ecco quindi l’aporia inevitabile: Rovelli vorrebbe comprensibilmente evitare il multiverso perché è un appiglio metafisico che nullifica il significato di scienza, ma non può evitarlo per la coincidenza ultrafine. Ancora una volta Dio si presenta come la spiegazione (metafisica) migliore a salvare il senso della scienza naturale e delle sue scoperte.
PS. La malafede di Micromega nell’uso ideologico dei risultati scientifici per promuovere l’ateismo si mostra con l’aver sentito una sola campana. E tutti i fisici credenti o anche solo teisti? Una rivista filosofica seria avrebbe consultato due campane opposte e poi lasciato ad ogni lettore la propria scelta.
Questa è la situazione: noi siamo aperti ad interventi di segno opposto e non troviamo disponibilità, loro si chiudono invece ad opinioni diverse.
Aggiungo che nell’affermazione “L’universo ha più fantasia di noi”, si nasconde una fede in un principio metafisico (che precede l’universo stesso e quindi la fisica) secondo il quale dato un universo a piacere esiste quasi certamente una ‘fantasia’ in grado di ricavarne la vita.
Altro che fede!
L’alternativa al multiverso per escludere un ATR sta nel fatto di dubitare che le variabili così finemente accordate possano,o potessero assumere infiniti valori.
Il come mai le cose vadano così e non diversamente viene dato,senza dirlo troppo esplicitamente,come qualcosa di insolubile.
Quindi si ammette che non c’è una terza alternativa… L’aporia è inevitabile.
sni..
Fondamentalmente ci sono due “cose”.
In un testa o croce idealisticamente e anche “statisticamente” le probabilità sono del 50%.
Al gioco delle tre carte 1/3.Etc..
Se il fine tuning non fosse però una combinanzione accordata a misura di forma di vita(intelligente) di più variabili, ma solo una variabile unica esso stesso (o un sottoinsieme di quelle individuate)le cose cambierebbero,di fatto da fine tuning si passerebbe ad un fine tuning apparente..C’è chi ipotizza più dimensioni,chi altro..senza l’ATR
Del resto ciò che si studia sono cause seconde.
Ad ogni modo l’argomento più di forza,che vede sempre nel fine tuning una cosa più apparente che reale è quello di stampo neodarwiniano per cui visto che c’erano quei valori la vita si è sviluppata in quel modo,fosse stato diversamwnte si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso.Sostengono infatti che non si può sapere cosa sarebbe successo in altre circostanze(a parte che la vita che conosciamo non avrebbe potuto esistere).
Della serie se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe stata un carretto…
Il che ad ogni modo avvalora quanto scrive Masiero.Se si ammette il fine tuning le opzioni sono quelle due.La terza via è negare il fine tuning in quanto tale.
La terza via è negare i fatti. Sono d’accordo.
Non ho capito: Rovelli contesta il principio antropico forte in sé, o la conclusione, di natura filosofica, che da questo si trae secondo la quale l’universo è stato creato?
Il principio antropico forte afferma che la vita è un esito necessario delle condizioni dell’Universo al Big Bang. È un atto di fede, di tutti coloro che credono in alieni sparsi ovunque (come Kauffman per es.), che onestamente non ha nessuna base scientifica.
In ogni caso dal principio antropico forte non discende l’esistenza di un creatore.
Salve a tutti,
Sono nuovo su questo sito e, pur non essendo un “addetto ai lavori” (piuttosto digiuno da tutto ciò che esuli dalla cd fisica ‘classica’), trovo gli argomenti trattati molto interessanti.
Qualcuno dei presenti può spiegarmi, in maniera abbastanza terra-terra, il significato della seguente frase del Rovelli che non mi è molto chiara?
il principio antropico o è una mera ovvietà che consiste nell’osservazione che una teoria dell’universo può solo essere corretta se prevede condizioni fisiche come quelle in cui viviamo e osserviamo, e in questo caso il principio antropico non è altro che una conseguenza del fatto generale che vogliamo teorie in accordo con l’osservazione. Oppure, nella misura in cui assegna un ruolo particolare all’uomo, alla vita o alla coscienza nel funzionamento dell’universo, è solo una “vuota sciocchezza” basata su “speculazioni infondate”.
Grazie in anticipo,
Lorenzo.
Rovelli dice 2 sciocchezze.
La prima quando usa l’aggettivo “ovvio” per qualificare il principio antropico debole. Si da il caso che tutti i principi scientifici siano “ovvi” dopo che sono stati scoperti, e quello antropico lo e’ stato solo di recente. E che si tratti di un autentico principio scientifico capace di predittivita’ l’ho spiegato nel mio primo commento.
La seconda sciocchezza di Rovelli e’, nella seconda parte del suo discorso, di confondere il principio antropico debole con la sua versione forte, che e’ si’ infondata, come ho spiegato nel commento delle 10.24.
Grazie prof. Masiero, però ho ancora un dubbio: cosa vuol dire “principio capace di predittività”? Esistono anche principi che non lo sono? Può farmi degli esempi?
Grazie in anticipo.
Ci sono principi logici, p. matematici, p. giuridici, ecc., ma solo i p. scientifici sono capaci di predittività. Ciò significa che da questi ultimi si possono trarre previsioni riguardanti i fenomeni naturali. Cosicché confrontando le previsioni con i risultati degli esperimenti posso controllare la veridicità di un principio.
Rovelli sbaglia a insistere sulla “ovvietà” del p. antropico (debole), perché esso ha permesso predittività importanti in fisica dai tempi di Dirac.
Perfetto, grazie.
Un saluto,sono uno studente di scienze forestali ma sono anche un appassionato di filosofia.Osservando questo blog ho notato una profonda critica alla teoria neodarwiniana,oltre che a altri tipi di teorie scientifiche (se vogliamo chiamarle cosi).Onestamente se mi è consentito di parlare a altri sostenitori della ragione umana:
1)Le ipotesi non sono dogmi verità assolute,sarebbe il caso di comprendere che non essere d’accordo con religioni e o credi non implica trattare ipotesi come dogmi religiosi o atti di fede che si devono imporre sine dimostrazione.
2)Le probabzione di una teoria deve avvenire anche sperimentalmente e non solo idealmente quindi è stata probata sperimentalmente.
3)Se un’osservazione mette in contradizione le mie ipotesi,o io spiego la contraddizione o abbandono l’ipotesi o aggiungo assiomi per salvarla, oppure ne faccio altre che possano spiegarle meglio.
4)La critica scientifica non richiede essere non credenti o credenti in qualche trascendenza inclusa un multiverso trascendente.Non si fanno discriminazioni in base all’appartenenza religiosa,è vergognoso anche solo pensarlo.
5)I pseudointelletuali giustizialisti di Reppublica e Co non sono comprensibili,la critica scientifica può non piacervi ma è un diritto di tutti.
4)Sono d’accordo per quei pochi articoli che ho letto,che numerose, troppe teorie scientifiche sono prive di fondamento epistemico in quanto generano contraddizioni:Multiverso,alcuni aspetti della teoria darwiniana,panspermia ecc
6)Ho sentito argomentazioni secondo le quali “una ipotesi basta ipotizzarla e sarebbe un fatto” se poi vengono mandati articoli su Nature allora sembrerebbe provata,cosa mai significano tali affermzioni?
Il fatto che si scrivano si dibatta sulle proprie ipotesi su Nature o altre giornali specialistici perchè implicherebbe probare le proprie ipotesi?Perchè mai la scienza sarebbe un fatto da becero giornalettismo?Hanno ragione a chiamarvi “mezze seghe della scienza” una mezza sega della scienza infatti non lavora dentro i laboratori o sul campo,scrive articoli senza aver mai dato uno straccio di esame scientifico e fa l’oca nel pollaio.
Deduzione,fra l’altro, inecepibile ho ipotizzato che c’è la panspermia o esogenesi,hanno scritto un articolo su Nature,la mia teoria è probata.Come funziona? è stato aggiunto “un comma” al metodo ipotetico deduttivo o al metodo che recita,”se non si trova su Nature non è scientifica se si trova su Nature è scientifica e è un fatto”, in che senso poi tale metodo non è complementare ad almeno uno straccio di osservazione?A già,nè parlano ol’hanno osservata, su Nature quindi hanno dimostrato che la panspermia è scientifica.Parliamo di questa:nessun biologo (almeno il mio professore di microbiologia non lo è) è ha conoscenza di una specie di microrganismo che possa sopravivere alle temperature svilupate da impatti astronomici.I fautori della stessa poi devono spiegare a me -che sono comunque uno studente ignorante alle prime armi:
a)cos’è un’autoclave?
b)Alcuni dicono che ci siano stati i pedomicrobium qual’è la termoresistenza di questi ultimi?In che senso i pedomicrobium sopravivono alle temperature di un impatto astronomico?Posto che “ipotizzo che” non significa “ho probato che”.
c)E poi questi “microrganismi spaziali” da dove vengono come mai si trovano sugli asteroidi ? da un’altro impatto dovuto un altro asteroide? e su quest’ultimo? da un’altro impatto di un’altro asteroide o cometa, e ques’t’ultimo ancora? da un’altro impatto di una altro asteroide?
Confido che sia cosi o è cosi?Io non confiderei che abbia un senso è senza senso proprio.
d)Soluzione “a ma si, tuttavia si puo ipotizzare che questi microrganismi fossero termoresistenti a un impatto astronomico e che poi abbiano evolutivamente (casulamente) perso queste propietà ancestrali”,in che senso allora improvisamente non sono più pedomicrobium,si perchè sapevi la specie di questi asteroidi e improvisamente affermi di non sapere che specie sia, è ignota,”sai quello che non sai” o semplicemnte ti inventi a suon di ideologia ipotesi.
e)Hai voglia di copiare da Anassagora e dire che è scientifico quanto affermi.
Con un po’ di Socratica ironia:”ci sono microrganismi -ovviamente non si quali ma si sa anche quali-sui meteoriti :ma non possono aterrare da nessuna parte -se non si sa quali e gia superfluo parlarne- e non si sa quindi nemmeno come ci siano aterrati sugli stessi.Lo ha detto tuttavia Focus o Nature quindi è cosi.Presente i cirlatani che si trovano nei film western?
Ho una lazione miracolosa-non si di che composto chimico ma so anche di che composto chimico-che ha le propietà di farti ringiovanire a contato con la pelle, potendo avere acido muriatico o potendo avere un sostanza sconosciuta-e che è stata prodotta da dei marziani aterrati a Boston su un’astronave che si è schiantata,e siccome è scritta su antichi papiri egizioni è anche scientifica.
Giusto perche qualcuno pensa di non essere canzonabile.
MythBusters Help !
Buongiorno Roberto,
e benvenuto, un esordio davvero interessante!
Non so se sia una coincidenza, ma tutte le persone che ho conosciuto di scienze forestali hanno in comune un’ottima preparazione e uno spirito non propenso ad allinearsi acriticamente a quanto vedono in giro.
Non posso che condividere tutti i punti da lei toccati e quotare un passaggio che dimostra quanto lei abbia da subito afferrato molte cose:
“Il fatto che si scrivano si dibatta sulle proprie ipotesi su Nature o altre giornali specialistici perchè implicherebbe probare le proprie ipotesi? Perchè mai la scienza sarebbe un fatto da becero giornalettismo? Hanno ragione a chiamarvi “mezze seghe della scienza” una mezza sega della scienza infatti non lavora dentro i laboratori o sul campo,scrive articoli senza aver mai dato uno straccio di esame scientifico e fa l’oca nel pollaio.
Deduzione,fra l’altro, inecepibile ho ipotizzato che c’è la panspermia o esogenesi,hanno scritto un articolo su Nature,la mia teoria è probata. Come funziona? è stato aggiunto “un comma” al metodo ipotetico deduttivo o al metodo che recita,”se non si trova su Nature non è scientifica se si trova su Nature è scientifica e è un fatto”, in che senso poi tale metodo non è complementare ad almeno uno straccio di osservazione?”
Ma e forse perchè anziche osservare la natura solo sui libri ci obbligano anche a fare esercitazioni nel “sistema natura” vero e proprio,quindi a osservarla non solo dentro i laboratori con lo stereoscopio o il microscopio,ma anche a fare esercitazioni in loco,questo tende a renderti scetico su certi fautori e mmiratori del “random world”,mi viene difficile ossrvare una sucessione ecologica,e dire “è un “caso”.Eminetemente è una parola filosofica come lo è “ordine”,questo in quanto in una situazione di climax ambientale,quindi raggiunto un punto di equilibrio dell’ ecosistema stesso,viene difficle pensare una situazione di equilibrio ambientale tra i vari organismi dell’ecosistema e il caso piuttosto che l’ordine.Come mai la natura casualmente tende sempre a raggiungere un punto di equilibrio tra specie diverse?
“Casualmente” si raggiunge sempre l’equilibrio di fattori diversi o “ordinatamente” si raggiunge l’equilibrio di fattori diversi?Solo che quando la si osserva al livello macroevolutivo,ti viene difficile non credere ai tuoi occhi,certamente ci saranno anche componenti di casualità,ma tuttavia il grado di disordine in un sistema boschivo forestale è molto basso.SE fosse totalmente disordinato o random, non raggiungerei nemmeno un climax ecologico,e un equilibrio tra le varie specie nel mio sistema stesso.
E’ casuale che avvenga sempre cosi?
http://89-97-218-226.ip19.fastwebnet.it/web1/ecoclima/images/fotoclimax.gif
Quantomeno si può esserne scettici.
P.S io volevo capire poi come funziona il concetto di entropia in fisica,e molto umilmente dico che manco assolutamente di tali nozioni approfondite,e che di certo non posso avere a livello di autodidatta:
“l’energia totale dell’universo è costante e l’entropia totale è in continuo aumento, fino a raggiungere un equilibrio”
Questo è osservabile anche in un ecosistema chiuso naturale,specie quando si stimano le trasformazioni energetiche,arrivo a un punto in cui lo scambio enrgetico è all’equilibrio (climax).
@ Roberto
http://www.enzopennetta.it/2012/10/per-una-nuova-biologia-coerente-con-il-secondo-principio-della-termodinamica/
O grazie mille prof Masiero,spero di capirci anche qualcosa X)
Masiero , ma non è paradossale dire che : “l’energia totale dell’universo è costante e l’entropia totale è in continuo aumento, fino a raggiungere un equilibrio”??
Perché “paradossale”, Emanuele? Non è esattamente ciò cui assistiamo in continuazione coi nostri occhi?
Grazie per l’articolo prof Masiero,veramente eccezionale,una domanda,se io lanciassi una bottiglia su un muro,ma succedesse che tutti i framenti si disponessero da soli a terra dal più piccolo al più grande?Sarebbe “casualità” filosofica,paradosso dei paradossi,io posso anche mettere fuoco alla mia foresta,essa tornera sempre all’equilibrio.E’ come dire fai esplodere una casa,essa tornera da sola a costruirsi,nella sua disposizione ordinata(ovviamente a patto che le condizioni fisico climatiche lo permettano).
Una bottiglia rotta non si ricomporrà mai nei tempi fisici dell’Universo, mentre una foresta rinascerà dalle radici incombuste e dai semi sotterranei o che vi arriveranno via vento o pioggia.
@masiero. “L’energia totale dell’ universo e’ costante” , ma come si può affermare ? Mentre, per l’entropia che sia in aumento non ci sono dubbi, ma come può stabilizzarsi ?
Posso chiederLe, Emanuele, dove arriva la Sua preparazione scolastica in fisica?
Masiero, per prima cosa grazie per le risposte. La mia preparazione scolastica in fisica e’ minima , ho fatto tutt’altro . Cerco di capire queste leggi meravigliose che con grazia e semplicità sai esporre , sforzandomi al massimo nel tentativo di capirle. Ammetto che la strada per me è’ lunga e tutta in salita, ma non demordo. Potresti consigliarmi, in modo mirato, qualche link per approfondire gli argomenti che ti ho esposto ? Grazie è buona serata.
Non c’è una scorciatoia, Emanuele: per capire veramente le “leggi meravigliose” della fisica, bisogna studiare fisica e, prima ancora, tanta tanta matematica.
Masiero, ho un paio progetti da chiudere ,una volta ultimati approfondirò sicuramente le due materie da te citate. Buona serata.