Marcello Foa, attualmente uno dei pochi veri giornalisti in circolazione, affronta il tema dell’interpretazione dei fatti.
No ai ‘complottisti’ e no a quelli che ‘il mondo è governato da galantuomini’.
Marcello Foa è un ex giornalista de Il Giornale, adesso dirige il gruppo editoriale svizzero TImedia ed è docente di Comunicazione e Giornalismo, il suo blog “Il cuore del mondo” è ospitato sul sito de Il Giornale.
Il 21 Dicembre ha pubblicato un articolo dal titolo “Oltre il “complottismo” (meditate gente, meditate…)” che dovrebbe essere un riferimento fisso per tutti quelli che vogliono andare oltre la superficie delle notizie e interpretarle nel giusto modo, senza vedere complotti ovunque ma anche senza credere ingenuamente che ogni cosa avvenga alla luce del Sole o che le notizie riportino sempre la verità.
Oltre il “complottismo” (meditate gente, meditate…)
Di Marcello Foa
Ci sono i complottisti, che vedono congiure dappertutto fino a credere che “tutto quello a cui crediamo è falso”. E ci sono gli anticomplottisti o se preferite gli ipergarantisti, per i quali le congiure sono impossibili e il mondo, anche ai massimi livelli, è animato da gentiluomini. Poi ci sono gli esperti di comunicazione, di strategia o gli storici più avveduti che hanno una visione più articolata e al contempo più realistica della realtà, che li induce a distanziarsi sia dai complottisti sia dai loro antagonisti; oppure, se preferite, a dare a entrambi parzialmente ragione.
Dipende, come sempre, dal punto di partenza. Se si ha consapevolezza della sofisticata complessità del mondo moderno e dei nessi invisibili che regolano le relazioni internazionali e d’affari, occorre iniziare da un testo di strategia cinese, sconosciuto ai giornalisti e alle masse, eppur fondamentale: “Guerra senza limiti” di Qiao Liang e Wang Xiangsui. Lo hanno scritto nel 1999 ed è stato tradotto in italiano nel 2001 per felicissima iniziativa del Generale italiano Fabio Mini. La tesi è semplice e illuminante: nell’eradella globalizzazione le guerre non si combattono più tanto con la forza militare, quanto soprattutto con le cosiddette armi asimmetriche, con effetti simili a quelli di un conflitto classico, in termini di conquista, destabilizzazione, controllo delle masse o delle risorse strategiche.
Le armi asimmetriche sono rappresentate dal terrorismo sia tradizionale che informativo, dagli allarmi socio-sanitari, dal condizionamento delle masse attraverso internet e le comunicazioni digitali, dalla manipolazione dei media e dell’opinione pubblica, dalla turbativa dei mercati economici, infine dall’introduzione di norme e regole internazionali capaci di influenzare dall’alto e in modo invisibile il corso di interi settori economici o addirittura di nazioni.
Le tecniche asimmetriche possono essere usate dagli Stati, da organismi sovranazionali ma anche da piccoli gruppi sovversivi o lobbies in grado, se bene organizzati, di infliggere danni immensi. Pensate all’11 settembre: è bastato un attentato spettacolare, di fronte alle telecamere del mondo, per cambiare l’anima, i valori e le priorità strategiche di una grande democrazia americana. Vi ricordate l’Y2K? I calendari a sei cifre dei sistemi informatici avrebbe dovuto provocare il 31 gennaio 1999 il blocco dei sistemi informatici con conseguenze devastanti in tutto il mondo. Angosciarono l’opinione pubblica affermando che “le centrali nucleari rischiavano di bloccarsi”, “i treni, come gli aerei, di impazzire e di schiantarsi”, che “ gli archivi elettronici delle banche e delle Casse pensioni avrebbero potuto cancellarsi”. Le fonti? Governi e organizzazioni internazionali. L’allarme, come ormai ampiamente provato, era infondato, perché riguardava una piccola percentuale di Personal Computer ma non i sistemi che non sono mai stato a rischio. E infatti nei Paesi del Terzo Mondo, che non avevano i mezzi per aggiornare le proprie reti informatiche, non è successo assolutamente nulla allo scoccare dell’ora X. Insomma, era una truffa, costata miliardi ai contribuenti. E non si è mai saputo da chi è stata orchestrata.
Così come incredibilmente esagerato è stato l’impatto di alcuni delle epidemie che angosciato la nostra vita nell’ultimo ventennio. “Mucca Pazza”, “Sars”, influenza aviaria e, naturalmente, suina sono accomunate da una caratteristica: l’allarme è stato volutamente esagerato e amplificato, come provato da numerose inchieste (vedi riguardo all’H1N1 quella del Consiglio d’Europa). Allarme, anche in questo caso, propagato da governi e istituzioni internazionali prestigiose come l’Organizzazione mondiale della Sanità, secondo logiche e finalità ancora oggi inspiegate.
Le rivelazioni di Snowden, l’ex agente della Cia oggi ospitato in Cina, hanno svelato la spaventosa rete di controllo operata dalla Nsa, la superagenzia di sicurezza, su tutti i nostri computer, su tutte le nostre caselle di posta elettronica, su tutti i nostri smartphone, secondo modalità che annichiliscono lo stato di diritto, la privacy, i diritti individuali.
Sono trascorsi 14 anni dalla pubblicazione di quel profetico libro e gli episodi che possono essere considerati di guerra asimmetrica, anche in ambito finanziario, sono diversi e inquietanti, con modalità imperscrutabili. Le guerre asimmetriche non si dichiarano. Si fanno. Chi attacca non si scopre e non rivendica, ma è implacabile nel suo agire. Chi subisce sovente non capisce e dunque non sa difendersi, accelerando così i tempi della sconfitta, mentre il pubblico assiste interdetto.
Complottisti e anticomplottisti si accapigliano su singoli episodi ad elevata visibilità mediatica, mentre la realtà è molto più semplice (gli uomini sbagliano! E il caso esiste…) eppure al contempo più sofisticata, come intuito con straordinaria sagacia dai due generali cinesi. Analizzare la complessità, individuare i nessi invisibili . Questo conta. Tutto il resto è show
(articolo pubblicato sul Corriere del Ticino)
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9 commenti
Segnalo:
http://www.qelsi.it/2013/la-sinistra-per-il-piano-morgenthau-e-la-distruzione-dellitalia/
e riporto:
“L’obiettivo, (…) era di trasformare la Germania in un Paese “a vocazione soprattutto agricola e pastorale”“.
Ora, io ricordo un certo Prodi, e tutta la sinistra in genere, che la menava sempre con la “vocazione vacanziera” dell’Italia (forse per i suoi trascorsi “interventi” sul tessuto industriale italiano?). Cioe’, non costruire niente, da nessuna parte, per nessun motivo al mondo (forse perche’ molti di loro erano statali pagati da Pantalone?)
Qualcuno sa se questo ‘Piano Morgenthau’ e’ qualcosa di concreto o e’ come il “protocollo dei Savi di Sion”?
Il Piano Morgenthau, anche se non venne mai attuato, è una realtà storica:http://www.britannica.com/EBchecked/topic/392326/Henry-Morgenthau-Jr
Ma non si trattava di una novità, si trattava infatti di un esperimento già portato a termine con successo con il meridione d’Italia quando dopo l’unità da regione ricca e industrializzata venne ridotto ad una zona sottosviluppata. Da allora ebbe inizio il fenomeno dell’emigrazione verso gli USA.
Grazie. Sospettavo in effetti… (pero’ il link non riesco a vederlo, mi appare per un attimo pomposamente “Enciclopedia Britannica” ma poi rimane una pagina bianca, forse problemi con il mio browser).
Chiedo scusa se continuo, ma… vi ricordate il famoso “episodio delle corna” ad una riunione della UE?
Beh… ho visto questo…
Al di la’ del gesto “birbantello”, chissa’ se abbia voluto dire, lui che quella gente la conosceva bene avendola frequentata in passato, qualcos’altro…
😉
Credo proprio che si tratti di un problema di browser o temporaneo, ho provato ad aprire il link della Britannica adesso da un altro PC e funziona.
Riguardo al gesto di Berlusconi effettivamente sempre “birbantello” rimane, ma così ha più senso.
Oppure era un riferimento alla vita sentimentale del ministro della fila davanti a lui… 😀
Berlusconi penso che costituisca un esempio efficace degli effetti dell’utilizzo di queste tecniche asimmetriche. Dietro alla narrazione propagandata dai suoi media (tv, giornali) e dalla Rai (ad eccezione della terze rete) negli anni del suo governo che lo ha dipinto come un uomo politico sceso in campo per il bene dell’Italia e poi vittima di una persecuzione giudiziaria senza precedenti, c’è una realtà ben diversa. Basta spulciare le carte del processo Mediaset per capire come Berlusconi sia entrato in politica quando già erano stati avviate delle indagini a suo carico per cercare una immunità politica che lo avrebbe salvato dalla sicura condanna per le tangenti e l’immenso giro di nero che aveva messo in piedi negli anni precedenti alla sua discesa in campo (oltre che per salvaguardare gli interessi economici delle sue aziende). Con un uso spregiudicato ed intelligente delle reti Mediaset (programmazioni ad hoc ed un lavoro mirato di occultamento/selezione delle notizie, che si è fatto ancora più sottile ed efficace dopo l’addio di Mentana) è riuscito a divulgare una narrazione che lo rende ancora oggi credibile agli occhi di milioni di persone, nonostante una condanna definitiva per frode fiscale (rinviata di un paio di decenni a suon di leggi ad personam), nonchè un ventennio di politica nella quale l’Italia ha visto peggiorare drammaticamente tutti i propri fondamentali economici (ma qui le responsabilità non sono solo sue). Questo mi pare un esempio davvero efficace della potenza propagandistica che può garantire il controllo di una fetta importante dei media di un paese. Figuriamoci cosa accade se il controllo viene svolto a livello globale; penso in questo caso alle lobby gay, alle lobby costituite dalle grandi istituzioni finanziarie ecc. che attraverso una capillare opera propagandistica hanno ormai reso accettabili autentiche mostruosità come il matrimonio gay con adozione dei figli o l’idea che un libero mercato globalizzato ed iperfinanziarizzato e senza regole (con le borse usate per ogni tipo di speculazione al rialzo ed al ribasso) apporti dei benefici alla collettività.
Enrico, preferisco non entrare nei casi specifici perché portano a deviare dall’argomento centrale, detto questo credo che si debba giungere alla consapevolezza che non esiste informazione di un certo livello che non sia dipendente da qualche area politica o, ancor più, da qualche area che rappresenta interessi finanziari o economici di qualche tipo.
Non è un luogo comune il fatto che i giornalisti sono i primi a dire che le cose stanno così.
Lo stesso generale Mini in un libro afferma che la difesa dalla propaganda nei paesi sotto attacco è possibile attuarla nelle scuole e in generale nella diffusione di idee a livello diretto di gruppi sociali.
Nel caso della nostra realtà credo che, posta come precondizione l’abbandono di ogni forma di “tifoseria” e partigianeria, si possa avere una possibilità di capire la verità attingendo sul web, ovviamente va sviluppata la capacità di distinguere cosa è attendibile e cosa no.
Ok, non era mia intenzione fare dei casi specifici fine a se stessi, ma mi sembrava opportuno portare qualcuno degli esempi a mio parere più clamorosi della distorsione della percezione della realtà che può essere propagata tramite i media, non solo su scala internazionale ma anche a livello nazionale.
Voi citate grosse truffe, ma ci sono anche quelle piccole e invasive che rubano soldi, ma soprattutto tempo logorando i nervi degli utenti.
Di recente chi scarica aggiornamenti Java e forse anche Firefox viene infestato da una pagina nationzoom che si apre per prima quando si lanciano i browser e non si lascia … abbattere. In rete si leggono allarmi e raccomandazioni sulla pericolosità e immancabilmente si concludono in 1) consigli inapplicabili per utenti non addentro all’informatica 2) soluzioni miracolistiche immediate con il download di un software a pagamento.
Il nostro vivere quotidiano è funestato da tanti piccoli attentati, continui innesti di ansie e inquietudini. Anche questa è guerra contro di noi, sicuramente asimmetrica e presentata come aiuto, facilitazione, “protezione”… Cappuccetto Rosso e il lupo.
Buonasera mcc,
più che di truffe effettivamente si parla di allarmi che comportano, in quanto falsi o esagerati, delle truffe.
Concordo sul fatto che anche fatti minori alla fine portino uno stato permanente di tensione e ansia che condiziona la visione della realtà e la capacità di giudizio.