Diversi studi hanno provato che l’allarmismo per la pandemia “suina” è stato alimentato da conflitti d’interesse dei ricercatori.
Sembra non suscitare molto interesse la notizia che il procurato allarme riguardo la presunta pericolosità dell’influenza da virus H1N1 detta “suina“, che nel 2009 causò ingenti danni economici, sia stato causato da conflitti d’interesse che hanno riguardato i ricercatori più rappresentativi del campo.
Va dato quindi il giusto riconoscimento al Corriere della Sera che il 20 novembre scorso ha pubblicato un articolo intitolato “Influenza A, l’eccessivo allarmismo di chi aveva interessi (economici) in gioco” nel quale vengono segnalati alcuni studi che hanno accertato proprio la responsabilità degli esperti con conflitti di interesse (in inglese CoI “Competing Interests“):
La responsabilità di aver “gonfiato” mediaticamente la pandemia da virus influenzale H1N1 del 2009, la cosiddetta “suina”, non va tanto (o soltanto) alle autorità. Se il tono di molti articoli è risultato in quei mesi eccessivamente allarmistico, rispetto alla gravità con cui la malattia effettivamente si stava manifestando sul campo, la colpa è stata soprattutto di molti esperti.
I loro conflitti di interessi li hanno infatti spinti a enfatizzare nelle interviste ai giornali la necessità di ricorrere al vaccino o di accumulare scorte di antivirali quando ormai era già evidente che l’andamento dell’infezione non era – fortunatamente – quel che era sembrato nelle primissime settimane…
Il problema è che ormai la ricerca è largamente dipendente dai finanziamenti delle industrie, ma si tratta di un meccanismo che ha evidenziato drammatici limiti:
D’altra parte per fare ricerca ormai spesso si deve ricorrere a finanziamenti privati, ed è difficile trovare esperti che riescano a portare avanti il loro lavoro in maniera del tutto indipendente.
Il guaio è quando questi legami non vengono esplicitati e condizionano i ricercatori, come infatti è capitato in quel caso: «Solo in tre articoli è stato reso noto ai lettori il conflitto di interessi degli intervistati – prosegue la studiosa -. Quando poi questi esperti si sono espressi sul rischio che la popolazione correva a causa del virus H1N1, in più della metà delle volte la loro valutazione è stata più allarmistica rispetto a quella ufficiale riportata nello stesso articolo, e questo soprattutto quando a parlare erano appunto gli accademici legati all’industria».
Nell’articolo, molto ben fatto, vengono anche forniti i link agli studi di riferimento, tra cui quello della BMJ Publishing Group, nel quale si può leggere appunto del grado di differenza tra le conclusioni degli esperti con Col e quelli senza:
L’allarme diffuso dagli scienziati con conflitti d’interesse è stato da circa 6 a 8 volte superiore a quello diffuso da scienziati senza conflitti d’interesse.
Un procurato allarme che ha causato immensi danni economici e psicologici, un’emergenza che non viene denunciata né dalla politica, né dalla magistratura né dall’informazione scientifica.
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