Dire che gli USA non sono più una potenza spaziale può sembrare un’affermazione assurda.
Eppure i fatti attestano il declino profondo di quella che fu la potenza vincitrice della corsa allo spazio.
Il 20 luglio del 1969 il modulo lunare della missione Apollo 11 toccava il suolo della Luna, in quel momento gli USA vincevano la corsa allo spazio che era iniziata il 4 ottobre del 1957, quando l’Unione Sovietica aveva aperto l’era spaziale con il lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale.
Fu poco più di un mese dopo il 12 aprile 1961, quando con Jurij Gagarin l’URSS inviò il primo uomo nello spazio, che il Presidente J. F. Kennedy nello storico discorso del 25 maggio annunciò che gli Stati Uniti avrebbero mandato un uomo sulla Luna, e lo avrebbero fatto perché “…no nation which expects to be the leader of other nations can expect to stay behind in this race for space.“. (Nessuna nazione che aspiri ad essere il leader delle altre nazioni può attendersi di rimanere indietro nella corsa per lo spazio).
Ma a circa cinquant’anni da quel discorso e a quaranta dalla conquista della Luna, l’America sembra aver dilapidato il vantaggio che aveva acquisito in quegli anni di poderoso impegno scientifico e tecnologico. Il primo segno di declino è stato l’aver concluso il programma Space Shuttle il 21 luglio del 2011 senza che fosse stato preparato un “dopo”, in quel giorno gli USA passarono dall’essere la nazione con il più potente e versatile mezzo per le missioni spaziali all’essere una nazione che al pari dell’Europa non aveva alcun mezzo per mandare un uomo nello spazio. Da quel momento il trasporto di astronauti verso e dalla stazione orbitante ISS sarebbe stato garantito solo dalle navicelle spaziali russe Sojuz, mezzi di vecchia concezione ma aggiornate e affidabili.
Adesso i programmi USA per tornare ad effettuare l’invio di astronauti nello spazio puntano sulle industrie private, qualcosa di molto diverso da quello che il Presidente Kennedy pensava quando individuava nell’essere una potenza spaziale il requisito indispensabile per essere un paese leader. Ma in attesa che sia di nuovo possibile mandare persone nello spazio senza chiedere un “passaggio” sulle Sojuz, la NASA ha palesato un pesante ritardo anche sull’ammodernamento dei vettori per satelliti, quello che è poco noto è infatti che per dotare i propri missili di motori adeguati ha dovuto rivolgersi ancora alla tecnologia russa (quella che era stata surclassata nel 1969), infatti nel 2010, dando seguito ad un iniziativa nata negli anni ’90, veniva concluso un accordo per la fornitura di circa 100 giganteschi motori RD-180 per allestire i vettori Atlas.
Un vettore Atlas 5 equipaggiato con i motori russi RD-180
Il motore RD-180 più piccolo rispetto a quelli del Saturno 5 ma al tempo stesso più potente.
Un grave colpo alla capacità spaziale degli Stati Uniti è giunto quindi dalla decisione russa, probabilmente scaturita dalla crisi militare in Siria, di interrompere la fornitura di motori per i missili Atlas 5.
Ma un altro segno di debolezza è individuabile nelle alternative cercate dagli USA per lanciare i propri satelliti, la prossima missione di un satellite sulla Luna LADEE sarà infatti affidata al vettore Minotaur V, un lanciatore che deriva da un vettore militare, il Peacekeeper.
Il vettore Minotaur V
Il vettore militare peacekeeper
Ma il ricorso a vettori militari modificati è il sintomo di dell’incapacità di sviluppare un programma civile adeguato, la stessa cosa si era verificata alla fine degli anni ’50 quando proprio per contrastare il successo dello Sputnik gli USA, dopo una serie di insuccessi, affidarono a Werner Von Braun il compito di adattare il vettore militare Redstone, poi diventato lo Jupiter C al lancio di un piccolo satellite.
W. Von Braun davanti ad un giornale che riporta il lancio dello Jupiter C.
Appare quindi paradossale che in questa condizione di crisi la NASA annunci di avere programmi ambiziosi, di guardare ormai a Marte perché la Luna non interessa più, come riportato il 2 settembre scorso sul Corriere della Sera in “Lo sbarco della Cina sulla Luna che la Nasa sta abbandonando“:
È a Marte che guardano ora gli eredi di Wernher von Braun, il tedesco padre del programma missilistico Usa. Ma Marte è lontano, molto lontano. Tanto che alcuni membri del Congresso hanno contestato la scelta di Obama che sembra lasciare campo libero ai cinesi sulla luna. «Non abbiamo più la luna nel nostro portafogli», ha detto l’amministratore della Nasa Charles Bolden.
Se la Luna non interessa più lo sbarco umano si Marte sembra allontanarsi per insormontabili difficoltà tecniche dichiarate dalla NASA in un annuncio, riportato sulla Stampa il 31 maggio scorso, che contraddice quanto poi detto il 2 settembre:
La Nasa ha “quasi” spento ogni speranza di una missione umana su Marte. I ricercatori Usa hanno infatti accertato che gli astronauti che si imbarcassero alla volta del Pianeta Rosso assorbirebbero durante il viaggio la dose massima possibile di radiazioni cosmiche.
L’agenzia spaziale degli Stati Uniti, quella NASA diventata un vero mito moderno per intere generazioni appare dunque oggi l’ombra di quello che fu in passato.
Senza più mezzi per portare astronauti in orbita, senza motori moderni per i suoi missili, con programmi incerti e contraddittori, sembra consumare le residue risorse economiche e il suo patrimonio tecnologico in missioni che rischiano di apparire come isolati momenti di vitalità in un cammino a ostacoli.
Ma lo spazio, stando alle stesse parole di Kennedy, è inscindibile dalle sorti di una nazione leader, una nazione che appare dunque in un preoccupante declino.
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21 commenti
Preoccupante declino ? Io non sarei così preoccupato caro Enzo, gli USA sono un grande paese e la genuina cultura USA ha avuto un effetto benefico per tutto il mondo, ora però l’epoca della ‘generatività culturale americana’ è finita da un pezzo e molto di quello che viene da quelel parti ha un aspetto abbastanza rancido e preoccupante (gender studies, industria del porno, ignoranza esibita, ipocrisia..), credo sinceramente che dalla Russia , rigenerata dal terribile dramma sofferto nella modernità, possa soffiare un’aria molto più fresca…
Esatto.
Fa un po’ impressione essere arrivati a tifare per la Russia, in molti settori, visti i precedenti del passato moderno, ma fa parte di quelle sorprese che solo la storia vera può generare.
Ciao frank,
come si diceva con Alessandro, mentre gli Stati Uniti hanno perso il loro slancio di nazione giovane, la Russia che proviene da decenni di sofferenza e da una guerra persa (la guerra fredda era pur sempre una guerra) penso che in un certo senso sia nella stessa condizione in cui erano paesi come l’Italia e la Germania alla fine della seconda guerra mondiale, con tante energie sociali e tanta voglia di fare.
Alessandro, gli USA li ho vissuti come un mito sin dai tempi delle elementari, adesso però li vedo come la Roma di fine impero, un gigante senza più ideali con una struttura sociale in degrado.
Ma è degrado di fine impero senza però che ci sia mai stata la magnificenza dell’impero romano.
Aggiungerei inoltre che pure quel mito del passato, oggi, con le conoscenze che Internet ha dato la possibilità di studiare, in gran parte si sfalda perché basato su menzogne di propaganda che anche loro hanno abbondantemente elargito.
Per cui, come dici tu, altro che Impero Romano!
E’ così, il punto è che noi abbiamo introiettato il ‘punto di vista anglosassone’, per cui Elisabetta I era una grande regina e non ‘Bloody Betty’ la sanguinaria esecutrice di 72000 sudditi cattolici con elaborate torture, l’eugenetica era roba da nazisti e non l’ideologia dominante in Gran Bretagna e Stati Uniti per decenni, l’Inquisizione era roba cattolica mentre gli studiosi seri ci dicono che la grandissima parte delle esecuzioni avveniva nell’Europa del Nord…
Chiaramente degli americani io ho sempre ammirato l’assenza di fatalismo e l’onnipresenza di un ‘Piano B’ , la sacra difesa del singolo cittadino dallo stato totalitario, e chiaramente l’understatement (una virtù che l’impero britannico condivideva con lo spirito romano).. ma ora queste antiche virtù vengono viste come vizi dall’altra parte dell’Oceano che sta velocemente prendendo i nostri guai (statalismo, paura del rischio (tutto deve essere safe), enfasi..).
‘correggo’ sostituire ‘roba da nazisti’ con ‘SOLO roba da nazisti’ , non vorrei che qualcuno pensasse che sono totalmente folle e che pensi che il nazismo non si fondasse anch’esso sull’eugenetica…
Scusate il mio solito intervento di natura “para-scientifica”:
http://www.youtube.com/watch?v=ps9bCbioD58
Una risata e un tuffo nel passato, quando l’immagine del ritardo tecnologico era essenzialmente legata alla cultura europea e latina in particolare.
Grandioso !! Una delle gag che ho amato di più e che ancora mi ricordo benissimo
’40 anos a rotear in esto immundo abitaculo, senza una muchacha’
Raymundo Navarro!!!
Un tuffo indietro ad Alto Gradimento, roba incomprensibile per chi non ha vissuto gli anni ’70…
Caro professore, penso che gli Stati Uniti abbiano ancora un buon vantaggio tecnologico su Russia e Cina me che esso sia destinato a ridursi nel volgere di qualche lustro. Visto che negli USA si è adottato, come guida, un pensiero economico basato su criteri meramente ragionieristici che persegue il profitto immediato, quasi sempre tramite la finanza. Quando uno Stato si affida a criteri simili non è più in grado di fare programmi a lunga gittata, che avranno ricadute benefiche dopo un lungo lasso di tempo; come il programma spaziale che hai opportunamente citato. Comunque ritengo che gli USA abbiano ancora un considerevole vantaggio tecnologico su Russia e Cina. Secondo uno studio fatto elaborare dall’amministrazione americana, la Cina dovrebbe annullare il gap nel giro di una quindicina d’anni. Il rapporto si concludeva auspicando una guerra prima della perdita della supremazia bellica. Io vedo l’imminente attacco alla Siria, oltre che come continuazione della loro strategia di portare il caos sulle sponde del Mediterraneo, anche come un’occasione per testare, in concreto, sul campo di battaglia la macchina bellica russa, soprattuto negli ambiti della guerra elettronica e dell’intercettazione missilistica.
Esperimento di una pericolosità inaudita che ci porterà sull’orlo della terza guerra mondiale. Veramente triste per chi, come me, aveva visto negli Stati Uniti il “paese della libertà”!
Bisogna anche dire che il 60% degli Americani sono contrari all’intervento e,sopratutto,non vogliono che il loro paese finisca nell’impelagarsi in un nuovo vietnam.
La maggioranza in tutti i paesi è contraria all’intervento, il Parlamento inglese ha già votato contro, ma Obama dice che si deve fare lo stesso.
Eppure Obama è un democratico…
Tocqueville temeva la degenerazione della democrazia come “dittaura della maggioranza”, adesso siamo andati oltre, siamo alla dittatura di oligarchie. (Il Gen. Fabio Mini definì più correttamente la situazione come una lotta tra bande).
Il bello di questa guerra civile è che si stanno battendo due nemici dichiarati degli americani(Assad e ribelli).Una prova muscolare degli Usa?Per saggiare una eventuale reazione della Russia?Terrificante.
Devo anche aggiungere che il titolo in prima pagina di La Voce della Russia(online)di oggi pomeriggio è il seguente:Putin e Obama continuano a dialogare sulla Siria al G20.
Ciao stò.
Non la chiamerei però “guerra civile”: è piuttosto una guerra vera e propria del tipo guerriglia urbana, fatta da Stati esteri in un altro Stato. Stati che continuano ad armare “ribelli” che sono all’80% stranieri…
Il fatto che gli USA “devono” intervenire, va letto anche nell’ottica di ciò che hanno fatto nelle guerre precedenti, altrimenti non si capisce il piano che c’è dietro.
Le guerre già iniziate sono state tutte di destabilizzazione su base etnica dei Paesi mediorientali. Cioè, in pratica, a loro non interessa affatto vincerle e infatti le hanno tutte perse!
Fin dai tempi Iraq-Iran in cui armavano l’Iraq (contro l’Iran che poco prima era un loro grande amico) hanno fatto di tutto per prolungare la guerra il più possibile (8 anni) per sfinire i due Stati e impedire ricostruzioni materiali ma soprattutto coesioni tra clan/etnie.
Nelle altre 2 guerre irakene, idem, divisioni interne fra etnie che ancora oggi si combattono e chissà fino a quando…
Durante la guerra dell’Iraq, Sharon diceva che l’Iran doveva essere “liberato il giorno dopo aver schiacciato l’Iraq”.
L’Afghanistan è in guerra perpetua prima coi Russi (e afgani armati dagli USA…) ora bombardati dai soliti USA.
L’Iraq è in guerra civile, l’Egitto lo stanno “aiutando” con le varie rivoluzioni, colorate o no.
Il Libano e la Siria sono in ottime condizioni per ripetere le stesse esperienze del passato.
Siccome la Siria, invece che dividersi etnicamente di più, sta sperimentando una coesione di fazioni interne contro i “ribelli” stranieri e crudelissimi, e soprattutto l’esercito regolare di Assad sta spazzandoli via dappertutto, così non va bene!
No, no, infatti cosa ha dichiarato Obama: “l’attacco, ha detto, sarà «limitato»; e la Casa Bianca non persegue il «regime change». vuole “degradare” la forza militare siriana, cioè demolirla un po’.”
Solo un po’ per dar fiato ai famosi “ribelli” affinché la guerriglia urbana (che oltretutto sta spazzando via tutti i cristiani ovunque…) possa continuare ancora a lungo.
In conclusione, a loro basta solo che in quelle zone ci siano conflitti permanenti etnico-tribali e gli Stati destabilizzati non possano essere una minaccia per il solito Israele.
Non gliene frega niente di vincere le guerre, né che gli altri alleati siano d’accordo di farle.
Se poi l’occasione è giusta anche per altre prove belliche antirusse, tanto meglio.
Ciao Fran10,
la tua è una chiara,lucida analisi della guerra in Siria.
Infatti agli Usa conviene sostenere all’infinito la situazione di stallo,propio perchè si stanno battendo due nemici dichiarati degli Stati Uniti(Assad e i Ribelli)e nessuno dei due contendenti deve prevalere,l’uno sull’altro,pena la sicura sconfitta strategica degli Americani.
“Il rapporto si concludeva auspicando una guerra prima della perdita della supremazia bellica. Io vedo l’imminente attacco alla Siria, oltre che come continuazione della loro strategia di portare il caos sulle sponde del Mediterraneo, anche come un’occasione per testare, in concreto, sul campo di battaglia la macchina bellica russa, soprattutto negli ambiti della guerra elettronica e dell’intercettazione missilistica.”
Considerazione che mette in luce una componente fondamentale di quanto sta accadendo, direi in linea con quanto emergeva nell’articolo di qualche giorno fa “Siria: il “punto di non ritorno”“.
Se possibile sarebbe utile avere il riferimento al rapporto dell’amministrazione USA che hai citato.
Caro professore, purtroppo non ricordo su quale quotidiano o periodico avevo letto il rapporto USA che prevedeva la perdita della loro superiorità tecnologica-militare nei confronti della Cina, nel giro di circa 15 anni. Rapporto che considerava poi l’opzione militare per scongiurare il compiersi di quell’evento. Ho cercato in rete ed ho trovato qualcosa che mostra come gli americani stiano preparandosi in vari modi. Un’analisi di Limes illlustra come stiano dispiegando una serie di basi vicine al territorio cinese e come si sia programmato un, eventuale, blocco navale per impedire alla Cina di ricevere materie prime. I cinesi, invece, puntano sull’interruzione della catena di comando statunitense e sull’uso di numerosi sottomarini per contrastare la superiorità aerea americana. Aggiungo poi un interessante articolo tratto da “La Stampa”.
http://temi.repubblica.it/limes/usa-cina-il-duello-e-anche-militare/32455?printpage=undefined
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/la-cina-vicina-per-i-marines-il-nobel-per-la-pace-obama-riposiziona-le-32235.htm
Visto che l’Italia, ancora una volta, si comporta con estrema doppiezza,posto un video, prima che venga tolto dalla circolazione.
Si tratta di un discorso fatta da chi volle trascinarci nella guerra in Libia, sulla base di notizie di stragi palesemente false, come dissero all’epoca vari esperti, anche militari, e come si constatato dopo l’intervento Nato. Trascinò dentro il governo, riluttante, al grido: “L’Italia deve fare la sua parte!”Tra l’altro in Libia abbiamo ci siamo “autobombardati” visti i grandi interessi ed il lucrosi contratti che avevamo con quella nazione e che adesso sono svaniti, (a favore degli altri belligeranti). Anche con la Siria abbiamo un ottimo giro d’affari. Si consiglia di ascoltare bene questo brindisi:
http://www.youtube.com/watch?v=kh453Ilh19Q
Credo che il rapporto a cui ti riferivi sia questo:
http://csis.org/files/publication/120814_FINAL_PACOM_optimized.pdf
“From that perspective, the most significant problem for the United States in Asia today is China’s rising power, influence, and expectations of regional pre-eminence. This is not a problem that lends itself either to containment strategies such as the ones used in the Cold War or to the use of a condominium comparable to Britain’s response to the rise of American power at the end of the 19th Century. China’s defense spending is projected to be on par with the United States at some point over the next 15-20 years.”
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Caro prof., è molto probabile. Io lessi un sunto in italiano e non ricordo dove. Il rapporto originale che hai trovato è molto dettagliato e studia le probabili evoluzioni geopolitiche con le relative implicazioni militari nelle varie aree del Pacifico. Il confronto con la Cina è continuamente monitorato dagli Stati Uniti, come dimostra questo altro studio che il New York Times ha visionato in anteprima.http://www.nytimes.com/2013/05/02/world/asia/china-likely-to-challenge-us-supremacy-in-east-asia-report-says.html?_r=0
Esso valuta, come probabile, l’annullamento della loro superiorità militare sulla Cina in 20 anni. Come si vede, gli americani le cose le studiano sempre accuratamente, e con largo anticipo. La strategia d’accerchiamento della Russia fu teorizzata da Brzezinski, nell’ormai lontano 1998, in “The Grand Chessboard”. Va detto che tutta questa mole di studi, a volte, viene vanificata perché poi i loro leader,non sempre prendono le decisioni migliori.