La poco chiara correlazione tra la parte finale del DNA (telomeri) e l’invecchiamento, sono all’origine di uno studio pubblicato su The Lancet.
Di certo emerge solo uno “spot” a favore di uno stile di vita a base di Yoga e dieta vegetariana.
La notizia ha avuto grande risonanza su tutti i quotidiani, a cominciare da Corriere “Mantenere lunghi i «telomeri» è il prossimo obiettivo” e Repubblica “Rallentare l’invecchiamento si può. Lo studio: “Dieta verde, sport e yoga”“. Lo studio originale, dal titolo un po’ alla Wertmuller, “Effect of comprehensive lifestyle changes on telomerase activity and telomere length in men with biopsy-proven low-risk prostate cancer: 5-year follow-up of a descriptive pilot study” è stato pubblicato su The Lancet il 17 settembre scorso.
La scoperta dei telomeri, cioè di una parte di DNA che si accorcia ad ogni duplicazione cellulare, fu effettuata da un gruppo di ricercatori di cui faceva parte la prof. Elisabeth Blackburn, che per questo ha vinto il Premio Nobel per la Medicina 2009. Questo portò ad ipotizzare una correlazione tra lunghezza dei telomeri e capacità riproduttive della cellula, e quindi con l’invecchiamento. Ma è anche vero che i telomeri lunghi sono una caratteristica delle cellule cancerose e della loro illimitata capacità di riprodursi.
Ecco che dunque, sulla base del potenziale riproduttivo delle cellule con i telomeri lunghi, si è corsi a cercare un modo per allungare gli stessi telomeri che sono così divenuti la moderna fonte dell’eterna giovinezza e, ovviamente, in questa corsa non poteva mancare chi li scoprì. E infatti è firmato anche dalla prof. Elisabeth Blackburn lo studio pubblicato su Lancet, il fine era quello di verificare se uno stile di vita “salutare” avrebbe influito sull’invecchiamento cellulare.
Della cosa si è occupata anche Le Scienze che, a differenza dei principali quotidiani nazionali, ha correttamente tenuto una linea più cauta verso le conclusioni dello studio proponendo il titolo dubitativo “Uno stile di vita salutare può allungare i telomeri?” per il suo articolo nel quale si legge:
Un cambiamento di stile di vita basato su una dieta prevalentemente vegetariana, moderato esercizio fisico e tecniche per gestire lo stress può far allungare i telomeri, i “cappucci protettivi” del DNA il cui progressivo accorciamento è correlato alla senescenza cellulare e a numerose patologie legate all’età.
L’indicazione, da prendere con le dovute cautele in attesa di conferme su gruppi più numerosi, è emersa da uno studio pilota su 35 pazienti affetti da tumore della prostata
Come giustamente premesso su Le Scienzesi tratta di conclusioni che vanno prese con cautela, non solo infatti il gruppo su cui è stato effettuato lo studio è poco numeroso, ma si tratta anche di un gruppo affetto da una forma di tumore e che quindi non è rappresentativo della popolazione media. Gli studi della prof. Blackburn sul collegamento tra telomeri e invecchiamento erano già stati eseguiti in passato su gruppi esigui, come si può verificare in “Accelerated telomere shortening in responseto life stress” dove le persone su cui era stato effettuato lo studio erano 58.
Ma come si diceva la lunghezza dei telomeri è anche una caratteristica delle cellule cancerose e ovviamente nessuno sarebbe interessato ad accrescere la lunghezza dei propri telomeri e favorire anche la possibilità di soffrire di cancro. E allora, salomonicamente, si giunge alla conclusione che i telomeri devono essere di “media lunghezza” come ci dice proprio il Corriere:
GIUSTO MEZZO – Il nome arriva da una vecchia favola dell’Ottocento inglese che narra di una curiosa bambina dai boccoli biondi che si introduce nella casetta di tre orsi e dopo averne provato colazioni (troppo calde o fredde), sedie (troppo grandi o piccole) e letti (troppo duri o morbidi) apprende la lezione: l’importanza del giusto mezzo.
La morale della fiaba tradotta nel mondo della ricerca oncologica del Nobel si concretizza nell’ambizioso traguardo di riuscire a bilanciare l’attività della telomerasi, che non deve essere né eccessiva, né difettosa.
Resta il dubbio che la correlazione tra la lunghezza dei telomeri e le malattie legate all’età possa essere solo cronologica, così come quella tra capelli bianchi e malattie legate all’età, ma ovviamente nessuno pensa che tingendosi i capelli si possano diminuire le malattie legate all’età. Nonostante la difficoltà di stabilire allo stato attuale cosa veramente comporti una maggiore o minore lunghezza dei telomeri, un quotidiano come Repubblica si lancia in affermazioni come: “L’elisir della lunga vita potrebbe nascondersi in una dieta vegetariana, nello sport e anche in un poco di yoga“.
La sensazione è che sotto la voce “vita sana” si faccia passare quello che per gli autori si intende vita sana, associando una serie di comportamenti il cui singolo contributo è impossibile determinare.
Lo studio, che è stato messo sulla versione online di Le Scienze il 18 settembre, viene provvidenzialmente pubblicato in prossimità del convegno “The future of science” organizzato dalla Fondazione Umberto Veronesi che quest’anno ha come tema proprio “I segreti della longevità” e che si terrà da oggi 19 settembre fino al 21, e al quale è stata invitata a parlare proprio la prof. Blackburn.
Non è chiaro se i telomeri lunghi allunghino o accorcino la vita, ma intanto perché non promuovere un po’ la cultura vegetariana e lo yoga?
Tanto male non fanno.
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2 commenti
Che noia, è trent’anni che la menano con i telomeri, non c’è ALCUNA CORRELAZIONE TRA LUNGHEZZA DI TELOMERI E ATTESA DI VITA, i telomeri hanno qualcosa da dire solo per la vitalità delle colture cellulari isolate ma assolutamente nulla per gli organismi interi,…
Pseudoscienza allo stato puro, è che ogni tanto i ‘santoni della religione scientista’ (la nemica più acerrima e pericolosa della vera scienza) si arrabbattano per promettere una sorta di versione abborracciata di promessa di immortalità.. tristezza somma !
Leggo con interesse questa conferma a quanto pensavo.
A questo punto la riflessione diventa: come è possibile che un Nobel possa fare della simile pseudoscienza?
Ma leggendo la biografia della Blackburn si trovano dei risvolti politici interessanti:
“Blackburn era stata nominata Presidente del Consiglio sulla Bioetica nel 2001. La scienziata sosteneva la ricerca sulle cellule embrionali umane, in contrasto con la visione portata avanti dall’amministrazione del governo Bush. Il suo mandato è stato revocato dalla Casa Bianca il 27 febbraio 2004.[4] Questo ha causato lo sdegno di moltissimi scienziati che sostenevano che il suo licenziamento fosse dovuto semplicemente alla sua presa di posizione sulla questione.”
Ecco dunque una sostenitrice dell’impiego di staminali embrionali, una scelta che si sta dimostrando sempre più insensata scientificamente parlando e unicamente volta a forzare il concetto di essere umano in bioetica.
Ironia della sorte proprio oggi viene pubblicata la notizia di un ulteriore progresso nella produzione di staminali adulte:
Verso una produzione di massa di staminali pluripotenti indotte
Il Nobel per la Blackburn non può non far pensare ad un parallelo con la vicenda italiana della nomina a senatore a vita della prof. Elena Cattaneo analogamente sostenitrice delle staminali embrionali.
E poi sono loro a lamentarsi del fatto che la scienza sia politicizzata…