In una lettera al Corriere della Sera Giulio Tremonti racconta come fu imposto con le minacce il cambio di governo.
La BCE nel luglio 2011 impose il cambio di Governo in Italia con un atto che può essere a buon diritto definito un “colpo di stato silenzioso” che fa andare col pensiero ad un luglio più lontano, quello del ’43 in cui uno storico colpo di stato si verificò.
L’argomento è sostenuto in una lettera di Giulio Tremonti in replica ad un articolo del direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli.
Quella lettera della Banca Centrale, un diktat che violò le regole europeeGiulio Tremonti 25 Luglio 2013
Caro direttore, ho letto con grande interesse il Suo fondo di ieri: «Un delicato anniversario». L’anniversario è quello del 5 agosto del 2011: «quando il governo Berlusconi ricevette una lettera dalla Banca centrale europea, allora guidata da Trichet, controfirmata da Draghi ancora Governatore». L’invito che Lei fa è a non perdere la memoria. Le posso assicurare – caro direttore – che mi ricordo benissimo quel 5 agosto.
Per cominciare non è una, ma sono tre le date da ricordare: 21 luglio, 5 agosto, 3 novembre 2011. Il 21 luglio è la data del consiglio dell’Unione europea. Al punto n. 11 del comunicato ufficiale si legge quanto segue: «In questo contesto, accogliamo con favore il pacchetto di misure di bilancio recentemente presentato dal governo italiano, che gli consentirà di portare il disavanzo al di sotto del 3% nel 2012 e di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014». Sulla stampa fu vasto l’apprezzamento. A titolo indicativo, da Francoforte si titolava: «Merkel: la manovra italiana va bene».
5 agosto è la data della lettera Bce-BdI, strutturata come un «aut aut». In italiano, come un ricatto: se il governo italiano non si impegna ad horas ad adottare un decreto legge che anticipi il pareggio di bilancio dal 2014 (appena convenuto in Europa) al 2013, la Banca centrale europea non sviluppa il piano di acquisto-sostegno dei titoli pubblici italiani. Inter alia , nella stessa lettera venivano chieste alcune misure per lo sviluppo e alcuni interventi in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana.
Va ricordato che una lettera parallela sembra sia stata inviata anche alla Spagna, che stava molto peggio dell’Italia. Al governo spagnolo non fu tuttavia chiesto nulla di significativo, ma furono comunque acquistati anche i titoli spagnoli.
Non si trattò di un impegno assunto dal governo italiano, ma di un impegno imposto nella forma di un «diktat», in violazione delle regole europee che prevedono certo l’indipendenza dai governi europei delle Banche centrali, ma anche l’indipendenza dei governi europei dalle Banche centrali.
Nel merito va notato che una restrizione di bilancio imposta ad una economia in rallentamento era ed è la cosa più simile ad un errore.
Ma nei termini dati (imposti) non c’erano comunque alternative.Ricordo solo che in sede europea – a quell’altezza di tempo ero presidente del gruppo dei ministri dell’Economia del Partito popolare europeo – fu espresso un vivo, se pure non pubblico, sconcerto. Seguì un decreto legge che ottemperava all’imposizione. Il Financial Times lo definì perfect . In sede di conversione parlamentare apparve, tanto per cambiare, una «cabina di regia»… Ed è così che si arriva al 3 novembre, al vertice G20 di Cannes, per la verità non molto rilevante, perché le sorti politiche del governo italiano – che pure si era nuovamente e rigorosamente impegnato – erano già segnate.
Mi giunge ora nuovo quanto da Lei scritto: «L’episodio è inedito ma, nelle ore più drammatiche di quel tardo autunno, un decreto di chiusura dei mercati finanziari era già stato scritto di intesa con la Banca d’Italia. Quel decreto rimase in cassaforte – e speriamo che vi resti per sempre -, ma vi fu un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato titoli del debito pubblico». Nei verbali del «Comitato di sicurezza finanziaria», congiunto tra ministero dell’Economia e Banca d’Italia, non ce n’è traccia. Se un documento simile è stato redatto, in non so quale oscura forma e sede, è sconcertante. È comunque curioso il fatto che, in una economia aperta, qualcuno abbia davvero pensato di chiudere il mercato finanziario italiano!
A seguire è venuto il governo Monti: quanto di più simile ad una applicazione anticipata ed autarchica degli interventi tipici del Fondo monetario internazionale. E tuttavia con una differenza: il Fmi fa normalmente disastri – salvo poi pentirsi – ma almeno porta capitali propri e non si candida alle elezioni.
Il governo Monti era atteso per un’azione positiva e vasta sul fronte dei conti pubblici, della crescita, della normalizzazione politica. Ad oggi è evidente che, per un eccesso di tasse, di paura e di errori, come ad esempio in materia di lavoro, le cose non sono andate così. Il deficit pubblico va oltre il 3%; il debito pubblico è salito oltre il 130%; Grillo, con ciò che significa, è nel frattempo salito dal 5% dei sondaggi al 25% delle elezioni politiche. Si noterà che lo spread italiano, fermo per tre anni intorno a quota 120, nell’autunno 2011 è di colpo salito ad oltre 500 punti base. Va peraltro notato che nel luglio 2012 è di nuovo risalito ad oltre 500 punti base, pur beneficiando dell’enorme sostegno operato dalla Bce! Oggi, 25 luglio, è oltre 270 punti base. Pari data, nel luglio 2011, era pari a 260 punti base! Nell’insieme qualcosa fa pensare che, da allora, nel quadrante dei conti pubblici, nel quadrante sociale ed economico, nel quadrante politico, la situazione non è migliorata, ma che all’opposto si è deteriorata.
Saggiamente Lei invita a non confondere il 25 luglio 1943 con il luglio 2011. Mi permetto solo di ricordare quanto scritto da Jürgen Habermas ( Zur Verfassung Europas: ein Essay , «Sulla costituzione dell’Europa: un saggio», Frankfurt, 2011): quello che è stato fatto ad Atene e Roma è stato un «quiet coup d’état». Ho difficoltà a dissentire. Ripeto, se nonostante tutto (e non pochi meriti) le sorti politiche del governo Berlusconi erano segnate, la via maestra era quelle delle elezioni politiche. Si può prendere la strada della democrazia e dell’economia, si può prendere la strada della democrazia senza l’economia, si può prendere la strada dell’economia senza la democrazia. Ma oggi la più viva preoccupazione è nel senso che stiamo seguendo la strada sbagliata: a ridosso dei suoi primi «100 giorni» il governo Letta, nato come governo delle «larghe intese», sembra infatti ancora un governo delle «lunghe attese». C’è in specie una evidente crescente asimmetria, tra il drammatico stato economico e sociale del Paese, che è passato dallo spread finanziario allo spread sociale, e la capacità e la forza di governo.
Nella Repubblica di Platone la politica è definita come la forma superiore della tecnica: devi conoscere la nave, l’equipaggio, le correnti, i fondali, i venti, le stelle. La politica – questo tipo di politica – è quanto ancora manca e quanto non può a lungo mancare.
Giulio Tremonti
Fonte > Corriere della Sera 25 luglio 2013
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8 commenti
Questa lettera non fa che confermare l’idea che più di qualcuno, privo di paraocchi ideologici, si era già fatto. C’è da rilevare che non è il primo colpo di stato avvenuto, nel dopoguerra, in Italia. C’era stato quello del’92, noto come Tangentopoli o “Mani Pulite”. Quest’ultima denominazione, stando alle dichiarazioni di F. Cossiga, era solo la traduzione del nome in codice, “Clean Hands”, dato dalla CIA all’operazione. Essa fu preceduta dal famoso incontro sul Britannia dove si mise a punto la privatizzazione, per un pezzo di pane, delle aziende e banche pubbliche italiane. La notizia dell’incontro sul Britannia venne data da un’agenzia di stampa americana e pesantemente smentita dal “Corriere della Sera” con un articolo di fondo firmato da Sergio Romano e fu, per anni, fu sprezzantemente trattata come roba da complottisti. Ora tutta la “grande stampa” ammette la veridicità di quell’episodio. La svendita poi avvenne effettivamente, con Draghi come regista, sotto i governi Prodi e Ciampi. Ora rimangono da mettere sul mercato ENI, ENEL, Finmeccanica; cosa ha dichiarato di voler vendere il tecnico, voluto da Draghi al governo, Saccomanni? Proprio quelle aziende.
A mio parere, visto il forte voto contrario alle ricette economiche della BCE, il governo Letta, composto per metà di tecnici e per metà di politici, sta facendo riprendere il fiato agli italiani e,ogni tanto, fa filtrare nuove ipotesi di tassazione,( tanto per cambiare), in modo da saggiare la reazione della gente. Ad ottobre, in nome dell’Europa, magari con la scusa di un attacco speculativo contro i nostri titoli pubblici, ci stangheranno ancora.
Certo è che il “Corriere della Sera” ha avuto un ruolo di primo piano entrambi i colpi di stato, cosa molto inquietante. Vediamo qui cosa dice a proposito del Britannia e di certe svendite, pardon privatizzazioni, un protagonista dell’epoca: l’ex ministro Rino Formica. Intervista molto interessante:
http://www.youtube.com/watch?v=eEJy-A6t2NU
Gabbiano, come sempre un intervento preciso ed efficace.
Puoi immaginare quanto mi piacerebbe leggere un articolo impostato in questo modo sul Corriere, ma ovviamente non ci spero proprio.
Basti pensare che neanche l’intervento di Tremonti ha avuto molto spazio, in quanti l’avranno notato?
In compenso sono 3 giorni che campeggia un servizio su “Una sexy Lauren Pope sul set fotografico”.
Comunque mi avrebbe davvero sorpreso che fosse successo il contrario.
PS: consiglio a tutti la visione dell’intervista a Rino Formica, solo pochi minuti ma c’è molto.
Purtroppo mancano due cose a questo paese:
1) un minimo di ideale e di amor di patria (tutto si esaurisce nel tifo per la nazionale di calcio e la ferrari)
2) dei politici di alto spessore (che non sono quelli che fanno le cose “con grande chiarezza” e “con grande impegno” che sono semplici rafforzativi di moda inutili) basterebbe che le cose le facessero e basta e sapessero dirle nei luoghi adatti con coraggio e orgoglio.
Purtroppo l’Italia non è più un paese di marinai, poeti e santi, sostituiti da surfisti, illeterati ed egoisti senza una visione ampia anche un po’ onirica magari.
Questo per dei politici è gravissimo perchè non svendono solo loro stessi per un piatto di lenticchie, cosa che sarebbe già grave ma di cui potremmo dire che sono affari loro; purtroppo vendono il paese. la sua gente e il futuro.
So che lei prof. non ama gli inglesi, ma io vorrei che fra i nostri politici ci fosse qualcuno con la lingua pungente e gli attributi come Nigel Farage.
Purtroppo noi ci dobbiamo accontentare degli ortotteri.
Caro Valentino,
gli inglesi come ogni popolo non può che essere amato, e infatti quella che non amo è la politica estera inglese che da secoli attua un imperialismo che oggi assume forme sottili che sfuggono ad analisi superficiali, in quanto agli inglesi come potrei non amare personaggi come Chesterton e oggi quell’incredibile politico che è Nigel Farage!
Prego che possa continuare la sua azione senza che gli accada qualche “contrattempo”…
certo, quando ho detto che lei non ama gli inglesi era volutamente provocatorio, insomma, bisogna anche divertirsi a stuzzicare qualche volta, in fin dei conti siamo più o meno in vacanza.
Naturalmente non posso che concordare con lei sul giudizio.
per quanto riguarda Chesterton che confesso ho iniziato a leggere dopo che l’ho visto citato quì, è davvero grande e devo ringraziare alcuni utenti di questo sito che me l’hanno fatto conoscere..
Per Farage sono d’accordo con lei, vedere l’icidente di Orban di qualche giorno fa. Comunque Farage è già sfuggito, ammaccato ma vivo ad un incidente aereo.
Caro Valentino, giustamente permettiamoci di scherzare un po’ visto che per altro c’è poco da ridere…
Comunque io propongo di comprare Farange come si comprano i giocatori di calcio e metterlo a capo del governo!
(Per il trasporto eviterei l’elicottero)
appoggio la mozione ma a due condizioni:
1) deve essere una transazione a prezzo di saldi (vista la situazione)
2) deve imparare almeno un italiano di base (diciamo come l’italiano di Shumacher o di Lauda)
Sì ridiamo un po’ per non piangere, almeno conserviamo la personale salute mentale
Condizioni approvate! 🙂