Sul mensile “Confronti” un articolo del prof. Antonio Fantoni, docente di Genetica molecolare all’Università La Sapienza di Roma.
Il titolo è “Contro il furore antievoluzionista”.
Sul contenuto proponiamo un confronto. Un vero confronto.
Non è riportata la data sull’articolo segnalatomi da Fabrizio Fratus nel corso dell’ultima trasmissione su Radio Globe One, ma che l’articolo sia recente o no si può farne un’utile analisi. Il titolo come già anticipato è “Contro il furore antievoluzionista” ed è stato pubblicato sul sito Confronti.net.
L’inizio è già denso di argomenti su cui vale la pena soffermarsi:
Chi considera l’evoluzione un’«ipotesi», o una «teoria», implicitamente ne inficia il valore scientifico.
Al contrario, l’evoluzione è oggi un fenomeno scientifico ed è il cardine interpretativo di tutti i fenomeni vitali. Come sanno tutti coloro che utilizzano il metodo scientifico per condurre ricerche in biologia, nessun risultato sperimentale è in contrasto con i meccanismi, scientificamente provati, dell’evoluzione.
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Per prima cosa si sostiene erroneamente che il termine “teoria” sia tale da inficiare la scientificità dell’argomento cosa evidentemente non vera, basta pensare alla teoria della Gravitazione universale o a quella della Relatività per rendersi conto dell’inesattezza. Che poi l’evoluzione sia il “cardine interpretativo” di tutti i fenomeni vitali è vero, si tratta però solo di una constatazione dovuta all’attuazione della massima di Theodosius Dobzhansky che nel 1973 affermava “in biologia niente ha senso se non alla luce dell’evoluzione“, ma come dicevo trattasi solo della constatazione di un diffuso modo di vedere le cose che non implica però la correttezza di tale impostazione. Anzi, è possibile elencare alcune conseguenze negative di un tale approccio, come quelle legate ai presunti “organi vestigiali”, un’idea che ha portato alla drammatica sottovalutazione nella pratica chirurgica di organi come le tonsille e l’appendice (vedi CS– Medicina: i danni dell’approccio darwiniano).
Affermare che poi “nessun risultato sperimentale è in contrasto con i meccanismi, scientificamente provati, dell’evoluzione“, non può che far sorridere chi segue CS, infatti una delle contestazioni che facciamo sui requisiti di scientificità della teoria neo-darwiniana è proprio l’impossibilità di indicare un fatto che sia in contrasto con essa. La mancanza di dati contrari, intesa come impossibilità di pensarne, si ribalta così da argomento a favore ad argomento decisamente a sfavore della teoria neoarwiniana.
Poi l’articolo procede con la seguente affermazione:
In essenza, la teoria evolutiva proposta da Darwin è molto semplice e stabilisce, in linguaggio scientifico moderno, che l’informazione genetica complessiva (genoma) di una popolazione riproduttiva cambia nel volgere di ogni generazione perché la combinazione di geni che adatta meglio l’individuo all’ambiente di vita ne permette anche il maggiore successo riproduttivo (cioè la prole più abbondante) e quindi necessariamente il complesso di quei geni meglio adattati all’ambiente sarà più rappresentato nel genoma della generazione successiva.
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Constatiamo che viene fatta la consueta identificazione, e confusione, tra il “fatto” dell’evoluzione e la sua spiegazione darwiniana. E con una tale confusione il confronto che viene auspicato nel nome del sito diventa già falsato e fuorviante. Si vede anche l’uso del termine “combinazione”, che è poi un altro modo di usare la definizione di evoluzione secondo la quale essa consiste in un “cambiamento delle frequenze alleliche nelle popolazioni attraverso le generazioni” definizione che come abbiamo visto non è soddisfacente.
Nell’articolo viene quindi affrontata la questione dell’origine delle vita:
Nel corso del raffreddamento progressivo del pianeta terra, durante un periodo lungo duemila milioni di anni, in un numero incalcolabile di luoghi diversi e di condizioni energeticamente e chimicamente variamente favorevoli, a partire dagli elementi chimici presenti, si sono formate molecole nuove e continuamente diverse, fino a che casualmente alcune di queste (probabilmente molecole di Rna) hanno acquisito la capacità di replicarsi, formando lentamente e stentatamente un’altra molecola identica a se stessa, ma dando così inizio alle forme più elementari di vita.
Queste prime molecole di acidi nucleici si sono incontrate altrettanto casualmente con altri complessi molecolari. Quelli che favorivano l’accelerazione del processo di replicazione hanno mantenuto la loro condizione di vantaggio cooperativo, fino ad arrivare a formare i primi aggregati di molecole configurati in un’organizzazione cellulare.
Ognuna delle condizioni qui descritte viene oggi riprodotta in laboratorio, ma l’insieme di tutte queste condizioni non è verificabile se non disponendo di un numero enorme di laboratori e di tempi estremamente dilatati.
Ma ne è calcolata la probabilità e verificata la possibilità, con conclusioni di certezza.
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Siamo qui in presenza di un vero e proprio scoop: l’origine della vita è stata riprodotta in laboratorio! Manca “solo” la ripetizione dell’insieme di tutte queste “condizioni”. Insomma, non abbiamo fatto in tempo a rallegrarci per la scoperta dell’origine della vita che subito ci viene detto che si tratta di una congettura non ancora provata e probabilmente non dimostrabile neanche in futuro.
Una frase è però particolarmente grave dal punto di vista scientifico, quella conclusiva nella quale viene affermato riguardo all’origine della vita: “ne è calcolata la probabilità e verificata la possibilità, con conclusioni di certezza“. Si tratta di un’affermazione del tutto in contrasto con quella formulata su CS dal prof. Masiero in “I 3 salti dell’essere“. L’unica differenza è che l’affermazione del prof. Masiero è argomentata, di quella del prof. Fantoni dobbiamo fidarci. Sempre che non voglia fornirci una dettagliata dimostrazione delle sue affermazioni, saremmo lieti di ospitarla su queste pagine.
Tutto questo argomentare è inserito in una lunga premessa all’interno di articolo che mira a dimostrare che la critica al darwinismo è solo frutto di un “furore” ideologico di stampo religioso. Leggiamo quindi verso la fine dell’articolo:
Per difendere il loro bisogno di certezze soprannaturali, gli antievoluzionisti si accaniscono contro gli scritti di Darwin e gridano la loro vittoria sull’evoluzione, quando dimostrano l’inesattezza di qualcuna delle asserzioni del suo fondatore risalenti al 1859, come se da allora, con gli strumenti della moderna ricerca biologica, altre migliaia di scienziati non avessero approfondito, e integrato, e sempre confermato, quella che allora era una coraggiosa ipotesi ed ora è una certezza scientifica.
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Ancora confusione sul termine evoluzione e darwinismo, affermare infatti che la moderna ricerca ha confermato l’ipotesi di Darwin è davvero sconcertante, e non sono gli “antievoluzionisti ” (ma sarebbe meglio dire critici del neo-darwinismo) a dire che della teoria originale oggi non c’è più niente, ma una fonte insospettabile come l’antropologa Eugenie Carol Scott, come riferito su queste pagine proprio due giorni fa: “Non chiamatelo Darwinismo”.
Un articolo quello del prof. Fantoni che ripropone tutti i luoghi comuni e le false certezze di una teoria che ha come unico modo di difendersi quello di mostrare un nemico di comodo e fare confusione sui punti deboli. Per mostrare la debolezza di questa difesa si rimanda alla lettura integrale dell’articolo, qui si riportano solo le ultime e conclusive righe:
Le biotecnologie sono opera del diavolo che vince sul creatore? Oppure, più semplicemente, il «disegno intelligente» esiste solo nel pensiero debole di chi non sa affrontare laicamente né la storia della vita sulla terra, né la ricerca dei valori della sua stessa vita.
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Una frase assurda rivolta a sostenitori dell’ID immaginari, nulla c’entra infatti l’ID con la critica alle biotecnologie, e così mentre si continuano ad additare pericoli creazionisti di comodo, si evita altrettanto comodamente di rispondere alle critiche scientifiche al neodarwinismo.
Quello apparso su Confronti.net è in definitiva un pezzo da antologia, un classico esercizio di argomentazioni neodarwiniste in cui sono riproposti tutti i mezzi propagandistici che siamo abituati a vedere all’opera.
E in questo senso è anche giusto che l’articolo in questione non riporti la data, infatti è l’espressione di un paradigma e di un metodo che vale in ogni tempo.
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7 commenti
Mi vengono i brividi a pensare che questo Antonio Fantoni, capace di mettere insieme in un solo articolo un tale cumulo di sciocchezze epistemologiche, scientifiche, matematiche e perfino logiche, insegni in un’università pubblica, per colmo denominata “La Sapienza”. Questi pubblici impiegati a spese della collettività al posto della logica e della matematica usano la retorica (come i peripatetici con Galileo), e s’inventano i propri sparring partner di comodo (i creazionisti) piuttosto che affrontare i veri argomenti antidarwinisti.
Allora, al Nostro ignoto lascio una riflessione di Carl Woese, un celebre microbiologo evoluzionista, non creazionista: “Pensiamo alle spiegazioni della biologia evolutiva classica [il darwinismo] alla luce della ragione e della moderna evidenza empirica, prima di stendere un tappeto davanti ad esse. La maggior parte si mostreranno soltanto delle congetture che i biologi dell’800 usavano per stimolare i propri pensieri; ma le congetture, dopo essere state ripetute nel tempo, sono state nella nostra epoca scolpite nel marmo: i concetti moderni dell’evoluzione cellulare sono di fatto versioni pietrificate delle speculazioni del 19mo secolo. […] Puntare ad indovinare di per sé non è una bestemmia; bestemmia è mascherare ipotesi, congetture e altre cose simili come soluzioni finali o fatti, così violando le norme scientifiche”.
Chi istruirà il Nostro peripatetico del Replicatore Fantomatico sul fatto che, per l’assemblaggio casuale della vita “due mila milioni di anni” valgono come 2 nanosecondi, talché Woese, o Stuart Kauffman (un altro evoluzionista, non creazionista), i quali hanno studiato per tutta la vita il problema dell’abiogenesi, hanno riconosciuto infine il loro totale fallimento?! Chi insegnerà al Nostro Rodomante che non c’è bisogno dei suoi fantastici laboratori riproduttori della vita, perché una soluzione “scientifica” l’ha già trovata ancora nel 2007 Eugene Koonin (“The cosmological model of eternal inflation and the transition from chance to biological evolution in the history of life”)?
A questo punto il prof. Fantoni se volesse potrebbe fornire delle argomentazioni più dettagliate, qui da noi vige il diritto di replica, spero che in qualche modo venga a sapere delle nostre obiezioni al suo articolo.
Sarebbe un bel confronto, ma temo che resteremo inutilmente in attesa.
Dal sito:
“Confronti è una pubblicazione mensile di “fede, politica e vita quotidiana”. Al tempo stesso è un centro culturale impegnato sui temi del dialogo tra le fedi e le culture, del pluralismo e dell’educazione alla pace.”
Beh, non oso immaginare quale sarebbe stato il tenore dell’intervento nel caso in cui il sito avesse avuto obiettivi conflittuali…
Forse anche sulla definizione di dialogo bisognerebbe fare un’explicatio terminorum!
Una critica esemplare Prof. Pennetta, grazie!
E’ sempre impressionante constatare fino a dove, anche nelle persone decisamente istruite, possa spingersi la pretesa che la realta’ debba piegarsi all’ ideologia.
Sembra che la pubblicazione dell’articolo sul sito risalga al mese di giugno del 2006 http://www.confronti.net/archivio/ : ben 7 anni fa.
Personalmente dubito che oggi, a distanza di 7 anni esatti, qualcuno possa scrivere negli stessi termini dell’argomento “evoluzione”: è passata tanta di quella acqua sotto i ponti (vero, Enzo ?) che nessuno si sente più al riparo da critica (Scientifica).
Grazie, ma dove stava la data?
Forse è come dici tu, oggi si starebbe più attenti a dire certe cose perché il livello si è alzato, e questo grazie ad una presenza attenta di siti come questo ma anche anche grazie a interventi come i tuoi e di altri che scrivono qui che inducono gli autori ad una maggiore attenzione a quel che si dice.