Il desiderio di catturare l’attenzione spinge a titoli francamente assurdi, è così che si fa informazione scientifica…
O più probabilmente è così che si fa un danno alla cultura scientifica.
L’articolo pubblicato sul mensile Focus è stato ritenuto così interessante da meritare un lancio sul quotidiano La Stampa il 22 febbraio scorso: Anche la biologia ha la sua materia oscura. Ma è nel sotto titolo che viene dato il meglio: Gli alieni nel naso, pezzi di Dna sconosciuti nel mare, virus giganti con una “memoria genetica” primordiale.
Quanto sfoggio di termini ad effetto per catturare l’attenzione dei lettori, il richiamo alla ‘materia oscura’ seguito dagli alieni e per di più alloggiati nel naso:
L’articolo “Quanti alieni intorno a noi!”, sul numero di Focus in uscita venerdì 22 febbraio, racconta questa ed altre ipotesi nate dalle più recenti scoperte nel campo della biologia, che promette ancora molte sorprese.
Ma qual è dunque il significato di “alieni”? Etimologicamente il termine deriva da alius – àlos, cioè “altro“, ma nella comune accezione ormai con esso ci si riferisce a forme di vita extraterrestri. E allora se non si fosse voluto passare il messaggio di forme di vita extraterrestre, il senso dell’articolo sarebbe stato meglio espresso con un titolo del tipo “Quante forme di vita intorno a noi!“.
L’articolo ruota intorno al fatto che ci si è resi conto del fatto che in diversi ambienti esiste una grande quantità di DNA che non si sa classificare, tanto che qualcuno come Nathan Wolfe ha lanciato l’idea che si possa parlare di un nuovo regno dei viventi:
Nathan Wolfe,fondatore di Global viral, studia le pandemie e le epidemie in tutto il mondo. Analizzando materiale genetico proveniente di uomini e animali, dalle proboscidi di un elefante alle narici o lo stomaco di un uomo, ha scoperto che il 20% dei frammenti di Dna e Rna rinvenuti non si ritrovano nelle classiche categorie dei viventi; un quinto di quello che abita nel naso non sono batteri né virus né cellule umane o di altre specie animali o vegetali.
Wolfe ha chiamato tutto questo “materia oscura biologica”, frammenti di Dna che apparterrebbero a un ramo ancora ignoto dell’albero della vita, un quarto dominio della vita che si unisce agli altri tre, eucarioti (dotati di nucleo, come noi e le piante), batteri (senza nucleo) e archea (microscopici come i batteri, ma dal metabolismo molto differente).
Maliziosamente si potrebbe pensare che dopo i discutibili allarmi sulle pandemie gli istituti si mettano a lanciare altrettanto discutibili annunci su organismi alieni. E che con il termine “alieni” si intenda extraterrestri, è confermato nell’articolo pubblicato su Focus a firma di Marco Ferrari, nel quale si fa un riferimento alla teoria della panspermia di Fred Hoyle.
Ma oltre agli alieni c’è posto anche per gli organismo primordiali, come riportato sempre sulla Stampa:
Ed è nelle acque marine che si conservano molti degli organismi sconosciuti sui quali i biologi si stanno concentrando: Didier Raoult, dell’Università del Mediterraneo a Marsiglia, ha scrutato nel Dna del Mimivirus, del gruppo dei “virus giganti”, che contengono moltissimo Dna, a differenza dei loro simili più piccoli, quelli del raffreddore, dell’ Hiv e dell’ influenza. Per capirsi, il Mimivirus ha oltre mille geni, quello dell’influenza ne ha al massimo una decina. Da dove derivino questi geni, è difficile dirlo. Secondo alcuni potrebbe trattarsi di un’antichissima forma di vita, nata insieme a tutti gli altri viventi e che quindi, forse, ha contribuito alla genesi di tutte le specie.
Come vediamo nell’articolo pubblicato sulla Stampa il Mimivirus, con i suoi oltre mille geni, potrebbe essere un’antichissima forma di vita nata insieme alle altre, su Focus invece ci si spinge oltre, fino ad affermare che:
alcuni dicono che si tratti di un’antichissima forma di vita, nata prima di tutti gli altri viventi, e che quindi, forse, ha contribuito alla genesi di tutte le specie…
Qui le perplessità sono davvero forti: un virus, che non ha un citoplasma per i suoi processi metabolici e che utilizza quelli di altre cellule, come potrebbe essere precedente a tutte le altre specie?
E su questo mistero è meglio chiudere, ma intanto questa biologia confusa, nella migliore delle ipotesi, viene diffusa.
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5 commenti
Ahahahahah!! Ma non gli conveniva piuttosto ipotizzare che il DNA sconosciuto fosse quello di specie estinte o di transizione?
Che ci vuoi fare, una volta che si cominciano a raccontare le “just so story” poi ci si rende gusto e se ne vogliono raccontare sempre di più fantasiose…
“Alieni nel naso” sarebbe un titolo perfetto per un libro di Malanga o Chiumiento!
Mi sa tanto che anche per Malanga questo sarebbe troppo!
Prof, non lo sottovaluti… 😀