In una conferenza l’astronauta Paolo Nespoli si dichiara certo che esistano gli alieni.
E’ una delle nuove forme del politically correct.
Guai a dire che la vita extraterrestre è improbabile, quasi peggio che essere creazionisti.
L’intervista è stata riportata in un articolo apparso sul sito Mistero Bufo di Claudo Vanetti, sul sito del Corriere della Sera del 7 novembre.
Nella stessa pagine era stato messo il link all’intervista che ripropongo qui sotto:
Nel corso dell’intervista Nespoli ha testualmente affermato:
“Lo Spazio è veramente grande. Milioni di stelle, milioni di galassie. Ho letto da qualche parte che le stelle sono molte di più di tutti i granelli di sabbia, di tutte le spiagge del mondo. C’è tanta roba là dietro! C’è tantissimo! Sono convinto che da qualche parte ci siano degli alieni, perché non è possibile non ci sia un pianeta lì sopra….”
Perché un astronauta, che dovrebbe rappresentare un approccio scientifico alla realtà, si fa coinvolgere da dichiarazioni che di scientifico non hanno niente?
Bisogna ammettere che Nespoli ha la forte attenuante di essere in buona compagnia, lo stesso Stephen Hawking aveva infatti usato argomenti analoghi per professare la sua fede nell’esistenza degli extraterrestri, cosa di cui avevo già parlato su Libertà e Persona il 6 settembre 2010: Stephen Hawking: Dio non esiste gli alieni sì.
Ma i biologi seri, a partire da Jacques Monod, hanno sempre detto che la nascita della vita potrebbe benissimo essere stato un evento singolo nell’intero universo, e sarebbe bene che le conferenze (anche nelle scuole, come dichiarato da Nespoli) non seguissero le mode del momento rinunciando alla sobrietà della scienza.
Per finire, la famosa dichiarazione di Enrico Fermi che dovrebbe essere sempre ripetuta quando si parla di vita extraterrestre:
Se gli extraterrestri esistono Dove sono tutti quanti?
Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?
14 commenti
Che “grullo”… sia detto senza offesa, naturalmente!
Allan Sandage credeva che i “messaggi” che i panspermisti sostengono esserci stati lasciati dagli alieni, in realtà sono rumori di sottofondo di stelle che esplodono o di soli morenti!
Riccardo, ho notato che in un articolo di qualche tempo fa avevi chiesto al prof. Pennetta se secondo lui la sparata odifreddiana del “4% di biologi credenti nel mondo” avesse qualche riscontro.
Non hai avuto risposta, per cui ti espongo la mia tesi personale: in un’intervista di qualche anno fa, l’ineffabile Odifreddi affermò che in Italia solo il 30% della popolazione è cattolica, perché solo il 30% degli intervistati di un sondaggio affermava di recarsi regolarmente a messa. Perciò, considerando che stiamo parlando di una persona che riorganizza i dati e i risultati a proprio uso e consumo, non mi stupirebbe se quel 4% del campione concernesse i soli creazionisti, oppure coloro che avevano risposto “credo che Dio intervenga direttamente nell’evoluzione”. In effetti, queste persone in America sono numerose, anche tra gli specialisti. La risposta “credo che l’evoluzione si possa spiegare senza interventi sovrannaturali diretti” sarebbe automaticamente pronunciata da un non credente.
Se la mia interpretazione fosse corretta, anche noi utenti di questo sito finiremmo tra i sostenitori dell’ateismo odifreddiano… che gioia =) !
Caro Daphnos,
…con quell’ultima affermazione rischia di non farmi chiudere occhio stanotte!
Ho notato che ormai la ricerca della vita extraterrestre non viene effettuata per la “sete di nuove conoscenze”, per rispondere alla domanda esistenziale “siamo soli nell’Universo?”, ma semplicemente per dimostrare quanto sia “banale” la Vita, e per dimostrare l’inutilita’ di un dio creatore (e tanto piu’ del Dio Cristiano).
Basta vedere chi ha sponsorizzato il progetto SETI, quante risorse siano state sprecate per esso.
Non so se qualcuno di voi ha visto il film Contact, con Jodie Foster… Mamma mia, meno male che non ho sprecatoil biglietto del cinema! Uno dei film piu’ PENOSI che io abbia mai visto…
Nel contenuto, direi di sì. Ma guai a dirlo ai critici cinematografici di “Repubblica” e dintorni…
Credo anch’io che l’enfasi sulla possibilità di altre forme di vita in fondo nasconda l’idea di banalizzare l’origine della vita e renderla un fenomeno comune nell’universo.
Ma allora si dovrebbe arrivare alle logiche conclusioni:
1) La vita è fenomeno diffuso, e allora non si sviluppa secondo “caso e necessità”
2) La vita si sviluppa secondo “caso e necessità” e allora è probabilmente un fenomeno unico.
Ma non si può pensare di sostenere contemporaneamente le due cose…
Concordo in pieno.
premetto che non sto con nessuno ( repubblica o altro ). la mia indagine personale parte dalla generazione spontanea in biologia per certe proprietà fisiche della materia ( vedi cymatics e altro ), oltre a certi fatti ben noti di archeologia “eretica”… proprio non capisco perchè non potrebbe esistere vita organizzata come, meglio o peggio della nostra al di fuori del nostro pianeta. premetto anche che ho acquistato e leggerò il libro di pennetta… qualcuno può sintetizzarmi perchè no?
Enzo mi sembra chiaramente che il motore ideale del tuo articolo è la tua opinione personale sulla inesistenza di altre forme di vita nell’universo. Questa tua posizione ti porta ad approcciarti, secondo me, in maniera un poco rigida, infatti la frase: “Perché un astronauta, che dovrebbe rappresentare un approccio scientifico alla realtà, si fa coinvolgere da dichiarazioni che di scientifico non hanno niente?” mi pare che non voglia lasciare spazio ad idee espresse in libertà. Uno scienziato non può rilasciare dichiarazioni personali, esprimere opinioni ma deve sempre e comunque rimanere nel solco del rigore scientifico?
Credo inoltre che basarsi su ciò che pensano i biologi cosiddetti seri e cioè che “la nascita della vita potrebbe benissimo essere stato un evento singolo nell’intero universo” significa limitarsi anche qui a delle opinioni indimostrabili che valgono come quelle di ognuno di noi. A questo riguardo ti invito a stare in guardia: generalmente i biologi, per formazione culturale, tendono a sviluppare una forma di pensiero laicista, la loro forma mentis tende ad essere chiusa non solo all’esperienza del trascendente ma anche a ciò che non si colloca nel solco della ortodossia. Nella mia modestissima esperienza ho trovato pochi biologi credenti.
Secondo te “l’enfasi sulla possibilità di altre forme di vita in fondo nasconde l’idea di banalizzare l’origine della vita e renderla un fenomeno comune nell’universo”, invece io tendo a giungere alla conclusione opposta, secondo me la proliferazione della vita testimonierebbe l’amore straordinario del Creatore, non la vedo come una banalizzazione ma come una valorizzazione.
Caro Gabriele, io certamente ho la mia opinione, ma la caratteristica di questo blog non è quella di parlare delle mie opinioni (delle quali giustamente non importa a nessuno) ma di quelle di personaggi più o meno in vista che possono quindi avere influenza su più persone.
Fatta questa dovuta premessa, la mia sottolineatura degli interventi sulla vita extraterrestre è volta principalmente a mostrare una sorta di “schizofrenia” del mondo scientifico che si professa darwinista e al tempo stesso crede che il fenomeno della vita sia diffuso nell’universo. Poi si prende l’una o l’altra posizione in base alla convenienza del momento.
Quello che voglio fare è puntare l’attenzione su queste forme di orwelliano “bipensiero” che sembrano passare invece del tutto inosservate.
Poi, se proprio vogliamo parlare delle mie opinioni personali,riguardo alla possibilità che il Creatore abbia voluto far nascere la vita solo sulla terra o in altri luoghi dell’universo ti dico per me fa la cosa è assolutamente indifferente.
Grazie del chiarimento Enzo, ho capito lo spirito del tuo articolo. Ho notato anch’io l’illogicità di certi assunti dei pensatori ultradarwinisti che cambiano posizione con disinvoltura per portare l’acqua al loro mulino.
Sulla Terra si nota che la vita, appena le condizioni sono sufficienti per sostenerla (ma anche quando non pensiamo sia possibile in condizioni estreme), prolifera con una tenacia secondo me commovente.
Partendo da questo dato di fatto io concluderei per usare le tue parole che “La vita è fenomeno diffuso, e allora non si sviluppa secondo “caso e necessità”, mi sembra che ci sia una volontà finalistica che sottende alla sua diffusione. Questo forse non è un concetto dimostrabile scientificamente, è solo una speculazione filosofica ma credo che sia perfettamente logica non trovi?
Mi fa piacere che ci siamo capiti, avevo intuito che in realtà non c’era una vera differenza di vedute.
Possiamo concordare certamente sulla conclusione:
Se la vita è fenomeno diffuso non si sviluppa secondo “caso e necessità”
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