Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Marian Knight, della Oxford University, e pubblicato dal British Medical Journal, ha dimostrato che i figli di donne che hanno contratto l’influenza “suina”, la H1N1, avrebbero un più elevato rischio di mortalità.
E’ quanto viene riferito in un articolo apparso sull’Unità del 26 ottobre 2011, intitolato “A H1N1 il virus influenzale che uccide i nascituri”. Da quanto riportato nell’articolo apprendiamo infatti che:
Le donne che durante la gravidanza hanno contratto il virus influenzale A H1N1, hanno partorito più bambini nati morti e bambini nati prematuramente rispetto alle donne non infettate.
Il dato è ovviamente allarmante, ma purtroppo siamo stati abituati ad un modo un po’ discutibile di condurre le ricerche, specialmente quelle che vedono coinvolti gli affari di aziende dal fatturato miliardario, e allora andiamo a spulciare il poco materiale disponibile ad un comune lettore. Un dato che attira l’attenzione è quello relativo alle cifre del campione analizzato:
I ricercatori, guidati da Marian Knight, hanno preso in esame 256 donne gravide infettate con il virus della pandemia influenzale da settembre 2009 a gennaio 2010 e hanno visto che queste donne hanno dato alla luce 7 bambini nati morti e 3 bambini morti poco dopo la nascita. D’altra parte, tra le 1220 donne sane seguite nello stesso periodo…
Perché utilizzare due campioni così numericamente differenti?
Memori dei trucchi contabili utilizzati per dimostrare la falsa mortalità dell’epidemia (venivano attribuiti all’H1N1 decessi di persone molto compromesse per via di altre patologie), possiamo provare ad ipotizzare il perché della forte disparità dei due campioni.
Come potrebbero essere state selezionate le donne con un episodio di H1N1 certificato dall’autorità sanitaria?
Proviamo ad indovinare. Potrebbero con ogni probabilità essere state selezionate tra quelle che durante l’epidemia sono state sottoposte a ricovero per via dell’influenza. Ma ovviamente chi per una influenza giunge al ricovero è in condizioni particolarmente critiche, si tratta di persone più debilitate e sofferenti della media.
Ecco dunque che il campione delle donne che hanno contratto l’H1N1 è molto probabilmente alterato dal fatto che si tratta di persone che non rappresentano delle condizioni medie ma casi particolari. Esattamente come i decessi attribuiti all’influenza ma dovuti ad altre patologie pregresse.
Il fatto che il numero del campione sia di molto inferiore a quello delle donne sane potrebbe proprio essere dovuto alla difficoltà di reperire un ugual numero di soggetti, cosa spiegabile nel caso ipotizzato che tali soggetti siano stati presi in un gruppo ristretto come quello dei ricoverati durante l’epidemia di H1N1.
Le considerazioni finali dello studio rafforzano infine il sospetto che si tratti di una manovra propagandistica volta a giustificare a posteriori lo spreco di denaro pubblico dovuto alla massiccia campagna di vaccinazione promossa all’epoca della pandemia. (Come già segnalato da CS – Pandemie: propaganda in azione):
nel 2009, quando è scoppiata la pandemia influenzale, la vaccinazione era stata consigliata dalla stessa Oms a vari gruppi a rischio, tra cui proprio alle donne nel secondo o terzo trimestre di gravidanza. Ciononostante, le campagne nei diversi paesi non hanno avuto successo…
Una percentuale bassa, dovuta probabilmente alla preoccupazione che il vaccino non fosse sicuro che si era diffusa in quei mesi. I nuovi dati però mostrano che c’è un motivo in più perché le donne incinta vengano vaccinate. “La salute delle donne in gravidanza è una priorità della sanità pubblica nelle future ondate di questa o di altre pandemie influenzali”, concludono i ricercatori.
E così, con una sola mossa, si sono negate le responsabilità e le colpe per una campagna di vaccinazione infondata, e si è invece proceduto alla scorretta colpevolizzazione delle donne che (giustamente) non si sono fidate delle pressioni a favore della vaccinazione.
2 commenti
Bellissimo articolo, Prof!
Ha ragione Prof, ma c’è tanta disinformazione sulla salute: pensi che ci sono ragazze che mi hanno detto, anche con una certa convinzione, che in caso di fecondazione assistita eterologa fallita sarebbero stati restituiti i soldi utilizzati per quell’intervento!
Ciao Riccardo,
grazie, se un blog come questo può trovare un articolo al giorno da pubblicare è proprio perché c’è tanta disinformazione.
Purtroppo non prevedo, ameno a breve scadenza, un rischio di chiusura per mancanza di argomenti!