Dopo che nel 2009 è stato assegnato il poco ambito premio dell’Asino d’oro al Prof. Odifreddi per aver pubblicato sulla rivista Le Scienze un articolo sulla presunta “Formula dell’evoluzione”, oggi andrebbe proposta la candidatura del Nobel Dario Fo, per le dichiarazioni fatte sull’evoluzione nella trasmissione di Fabio Fazio del 22 ottobre scorso.
Premetto che per il nuovo candidato all’Asino d’oro si chiedono le attenuanti generiche (come del resto ho chiesto per il Prof. Odifreddi), attenuanti derivate dal fatto che le asinerie profferite vengono purtroppo anche stampate sui manuali scolastici in uso in Italia, e suppongo anche all’estero, e conseguentemente insegnate nelle aule scolastiche e universitarie.
Ma questo evidentemente non diminuisce la gravità della disinformazione veicolata da così grande nome in una così grandemente seguita trasmissione.
Il fatto è che nel corso di un monologo all’interno di “che tempo che fa”, il Nobel per la letteratura Dario Fo ha raccontato la vicenda della farfalla nota come “Biston betularia” proponendola come esempio di evoluzione, dichiarando “che cosa significa evoluzione? Vi faccio un esempio: avete mai setito parlare della falena che da bianca diventa nera…“.
Riassumiamo brevemente l’argomento:
La farfalla in questione nell’800 era presente in Inghilterra in due varietà, bianca e nera.
Dopo l’industrializzazione la fuliggine scurì la corteccia delle betulle dove la farfalla si posava e quindi sopravvissero maggiormente quella scure rispetto a quelle chiare. Ma come ho detto le farfalle scure erano presenti già da prima.
Nessuna nuova specie era comparsa, come invece afferma Fo al 3° minuto e 8 secondi del monologo: “…era nata una razza nuova”.
http://www.youtube.com/watch?v=psC_plRGH4Y
Ecco dunque che l’esempio riportato è fuorviante, esso può solo testimoniare un caso di selezione naturale: “selezione” tra varietà già esistenti dunque, non “evoluzione”.
Da rilevare il fatto che il libro di Dario Fo al quale la performance televisiva faceva riferimento, è stato pubblicizzato su Pkaia, il “Portale dell’evoluzione” con un articolo del 16 ottobre intitolato “Dio è nero!”
Evidentemente per raccontare quelle che R. Lewontin e S.J. Gould chiamavano le “Storie proprio così” , hanno pensato bene di rivolgersi ad almeno dei professionisti, visti i deludenti risultati degli ultimi tempi: CS-Evoluzione dei batteri: in scena le storie proprio così.
Un bell’asino d’oro ci vorrebbe proprio, per cominciare sarebbe molto utile per sollevare la questione, in seguito andrebbero poi corretti i testi scolastici dai contenuti ingannevoli.
Ma non facciamoci troppe illusioni.
17 commenti
Salve Professor Pennetta,
Credo che se fosse valido il discorso di Fo dovremmo considerare gli africani, gli asiatici, gli indiani od i latinos delle specie differenti dai bianchi, cosa che non può reggere minimamente, mi corregga se sbaglio!
Ciao Riccardo,
non solo non sbagli, ma con questa interessante osservazione, alla quale non avevo pensato, dai un’ulteriore dimostrazione del fatto che la teoria darwiniana favorì la nascita del razzismo.
Ad esempio un leone non è una specie differente da una tigre, poichè sono tutti e due felini ed in cattività sono nati anche degli ibridi durante l’accoppiamento tra le due razze di felini! http://www.youtube.com/watch?v=ZQmHk0KjNVE
http://www.youtube.com/watch?v=CD6vpheUoPE
Riccardo approfitto del suo commento per fare una credo doverosa disquisizione sul concetto di specie e varietà,della cui cosa ho già espresso sinteticamente il concetto base,ma credo sia cosa buona dire qualcosa di un po’ più esplicativo.
Ovviamente è necessario comprendere che di ‘specie’ non esiste di fatto una definizione generale per come potremmo intenderla.Di fatto una definizione più rudimentale di specie ,è quella cosiddetta “tipologica”,che fa riferimento al concetto di idea Platonica praticamente,all’eidos’,ossia la natura interna della cosa: è il relativo nucleo interno ed invisibile;l’eidos è ciò che causa ad una cosa quel che è, cosa è, e senza la quale perde significato.
Avvicinata più alle scienze naturali venne usata una “variante ” della tipologica,la morfologica,si basa appunto su caretteri morfologici,si potrebbe anche vedere come una rudimentale e grezza analisi filogenetica sulle omologie.
In sintesi si può riassumere come il più piccolo gruppo di individui distinti.
In accordo con la catalogazione Linneiana,sicuramente vediamo che biologicamente parlando la specie occupa il livello tassonomico obbligatorio gerarchicamente più basso(tralasciando ovviamente le sottospecie.).Così negli anni ’40,venne formulata la definizione biologica di specie,che poi è quella attualmente utilizzata.
Tale definizione di Dobzhansky e Mayr,
la specie è rappresentata da quegli individui che incrociandosi tra loro generano potenzialmente una prole illimitatamente feconda.(quindi per esempio l’asino ed il cavallo non sono un’unica specie biologica poichè danno prole infeconda, la tigre e il leone non potrebbero essere una stessa specie biologica perchè pur accoppiandosi non danno una prole illimitatamente feconda,eventualmente feconda ma non illimitatamente..)
Lei parla appunto di 2 ibridi provenienti dall’unione del leone e della tigre.
I tigoni(tigre maschio +leonessa) maschi conosciuti sono sterili, mentre le femmine sono fertili. Ci sono già stati casi in cui un tigone femmina si è accoppiato con una tigre e ha dato vita ad un ti-tigone.
L’opposto del tigone è il ligre infatti se il primo riceve entrambi gli inibitori della crescita il secondo non li riceve creascendo a dismisura,anche più di quanto possa sopportare.Sicuramente però mescolando i vari ibridi e potendo le specie condividere stessi territori e accoppiandosi sicuramente si potrebbe vedere qualcosa che non sia ne leone ne tigre,rivoluzionando anche in questo caso il concetto di specie di Mayr.
Un altro esempio che smonta tale definizione è per esempio l’incrocio coyote e lupo.o il jackal col coyote..
[senza contare la fallacità di tale definizione in botanica..]
Dove risiede un grande problema?Il fatto che la scoperta del DNA,di cui tutti oggi hanno una benchè minima idea di cosa sia,anche solo per qualche ficttion poliziesca,di fatto risale agl ianni ’50,dalla scoperta di Watson e Crick che valse il nobel,del ’53 mi pare..
Questo è importante perchè se andiamo a sfogliare l’origine della specie di Darwin che è piuttosto reperible,addirittura ormai è disponibile online in diversie locazioni,leggeremo questa cosa:
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[…] io considero il termine specie come una definizione arbitraria che, per motivi di convenienza, serve a designare un gruppo di individui strettamente simili tra di loro, per cui la specie non differisce granché dalla varietà, intendendosi con questo termine le forme meno distinte e più fluttuanti. Inoltre, anche il termine di varietà viene applicato arbitrariamente per pura praticità nei confronti delle semplici variazioni individuali.
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Al di la della biologia,che mantiene di fatto tale definizione,sono stati proposti poi altri concetti.
Van Valen nel 1976 diede i concetto ecologico di specie ,ossia l’insieme di individui che convivono nelle stesse nicchie ecologiche,con tutto ciò che questo cmporta,e sfruttano le medesime risorse.
Sempre nel ’76 Sneath propose il concetto fenetico di specie,ossia di quelli che condividono un gruppo fenetico distinto.
etc…
Fino ai ‘gloriosi’ anni ’90 in cui Wheeler e Nixon proposero il concetto filogenetico di specie,quindi alla base del moderno neo-darwinismo direi,esso definisce specie la più piccola unità biologica diagnosticabile monofileticamente.
Legato in qualche misura alle definizioni morfologica e biologica e sfruttando anche lo studio delle omologie a livello anatomico e molecolare.
Ne esiste tuttavia un altra,che di fatto descrive perfettamente la biodiversità che ci si presenta di fronte agli occhi.Della quale diede prima formulazione Simpson nel 1963.Tale concetto di specie,infatti sarebbe bene parlare di concetti,piuttosto che di definizioni,per quanto già detto,esso indica come specie un gruppo di organismi che conserva eredità di caratteri ed in cui ogni individuo può trasmettere tali caratteri alla sua discendenza.Concetto poi riveduto più generalmente in chiave più moderna come una comunità di individui aventi lo stesso pool genico.
Il pool genico (o pool genetico) di una specie o di una popolazione è l’insieme di tutti gli alleli dell’ intero set di geni che appartengono a tutti gli individui che compongono
una popolazione in un determinato momento. Dal momento che qualunque gene di un pool genico può esistere in numerose varianti o alleli, a seconda della frequenza o rarità di ciascun allele, si parla di alta o bassa frequenza allelica del pool genico che può modificarsi nel corso del tempo e dare un processo di microevoluzione (evoluzione all’interno delle singole specie).
Tutto questo uesto anche per ovviare a eventuali (inutili)speculazioni circa la tua affermazione sui felini,aggiungo anche sempre riguardo questa cosa che se volessimo usare la tassonomia in biologia per identificare il concetto di specie che si usa parlando di evoluzione si dovrebbe far riferimento a un connubio fra genere e famiglia,pertanto tu quando dici felini dici in qualche modo qualcosa di esatto,ossia per esempio parlando di genere Panthera potremmo pensare a una sorta di clade filogenetica dei canidi che vede come capostipite l’antico lupo grigio.Ossia in natura abbiamo di fatto di fronte a noi un incredibile varietà di differenti espressioni di determinati pool genetici.
Di fatto faccio presente che sostanzialmente in biologia quindi con specie si identifica semplicemente ciò che si genera dopo una speciazione.Ad esempio la recente passera italiana che viene cassificata come nuova specie.(bisogna anche distinguere fra il concetto di non si accoppiano in natura e non possono accoppiarsi fraq le altre cose.)
Esistono(nel senso che sono possibili,dal fatto che esse si trovino naturalmente o meno)anche le cosiddette chimere.Un esempio è il Geep.incrocio tra una pecora e una capra. Ma poichè non possiamo avere ciò naturalmente, quello che è statofatto è quanto: hanno preso l’embrione di entrambe, hanno estratto alcune cellule dall’uno e dall’altro, le hanno messe in una madre surrogata, e così si è ottenuto un animale che sviluppa una parte capra e una parte pecora, parte capra e parte pecora e via via così..
In conclusione poi è bene anche far presente un altro concetto,la de-attivazione di geni,che è abbastanza frequente in natura.
Vi sono uccelli come ad esempio il rallo che hanno perso la capacità di volare(l’interpretazione neo-darwiniana dice che :«L’assenza di predatori, a quanto pare, determina spesso l’evoluzione di uccelli che foraggiano al suolo e che hanno perduto la capacità di volare poiché essa non è necessaria per la fuga e poiché, in assenza di mammiferi terricoli, c’è abbondanza di nutrimento sul suolo),animali che hanno perso gli occhi,non li hanno,scarafaggi,pesci,gamberi salamandre,pesci..Di fatto sono stati classificati come specie differenti,però..quello che accadde fù che sotto quelle circostanze, in assenza di luce, non è necessario lo sviluppo degli occhi, e i geni che hanno tutti quei bei piccoli interruttorini vengono semplicemente spenti.
Non parliamo quindi di evoluzione verso un altra specie ma bensì di disattivazione di geni.
Esempi in cui possiamo vedere una forma di attivazione disattivazione di geni sono per esempio la lepre artica,che cambia colore della pelliccia a seconda della stagione e la metamorfosi da bruco a farfalla.
Nelle Hawaii, dopo che nuovi sistemi di grotte si formarono in quelle isole vulcaniche, molto rapidamente gli scarafaggi che si insediarono nelle nuove grotte e in poche generazioni (pochi mesi) nessuno di loro aveva più gli occhi.
Così accade anche per gli uccelli,vi sono condizioni che detreminano l’attivazione e la disattivazione di geni,di certo non si può vedere in essi nuove specie.
Caro Enzo, ottimo post! Tra parentesi: hai notato, nel lancio di Pikaia di “Dio è nero”, la conclusione? “Attraverso esempi emblematici e paradossi, facendo ridere e pensare, la lezione-spettacolo […] ci apre gli occhi sui meccanismi della scienza e del potere”. Sta a vedere che anche i darwinisti hanno scoperto gli stessi meccanismi di cui parli tu nel tuo libro! Mi sembrerebbe un po’ strano, però…
Ciao Michele,
grazie, molto interessante la tua osservazione, vedo proprio che non ti sfugge nulla!
Sarebbe da leggere il libro e vedere cosa significa quella frase sul potere, anche se, come hai giustamente osservato, sembra strano anche a me che si mettano a lavare pubblicamente i “panni sporchi”.
Gentile dott. Pennetta,
a quanto pare il Nostro non e’ nuovo a strafalcioni.
Ricordo quando presto’ il suo volto e il suo Nobel per quella caricatura di “film d’inchiesta” che voleva essere nelle intenzioni dell’autore, il buon Chiesa, riguardo le dimensioni del “foro d’entrata” dell’aereo tra le mura del Pentagono “6 metri… ripeto 6 metri”.
Altra “corbelleria” nel film d’animazione “Johan Padan a la descoverta de le Americhe” dove venne pronunciata una frase dal sapore vagamente antisemita (poi non ricordo se l’avessero tolta dal doppiaggio).
Caro Piero,
il suo intervento mi permette di fare un’ulteriore riflessione sull’operato di Fo.
Se veramente una persona come Fo è convinta che dietro i fatti dell’11 settembre ci sia un inganno, si tratterebbe certamente della cosa più grave che si possa denunciare.
Perché allora, potendo utilizzare il peso del suo Nobel e la visibilità della trasmissione, anziché pubblicizzare il proprio libro, Fo non ha utilizzato la preziosa occasione per parlare dell’11 settembre?
O ha cambiato idea, e allora dovrebbe dirlo, o non ha cambiato idea e allora perché tace?
Gentile dott. Pennetta,
penso per la vergogna.
In piu’ occasioni quelli del gruppo “11 settembre” si sono divertiti a trovare gli strafalcioni (alcuni messi in bocca proprio a Fo) di quell’incredibile film di Chiesa. Mi pare (l’ultima volta che l’ho consultato) siano a quota 304. In circa un’ora e mezza. Faccia lei la media di castronerie al minuto.
Sarebbe stato anche il caso di rispolverare qualche altra “vecchia storia” ma con Fazio… 😉
Salve, in questo caso si tratta chiaramente di selezione e non di evoluzione, la stessa osservazione la fa un utente sul sito focus.it:
http://www.focus.it/community/cs/forums/thread/187891.aspx
nei commenti vengono portati degli esempi di evoluzione istantanea e acclarata? Lei cosa ne pensa?
grazie
Ho visto il sito di Focus e i casi riportati come esempio di evoluzione “istantanea ed acclarata”.
L’elenco si riferisce a dei casi di “poliploidia” cioè dei casi in cui si ha una moltiplicazione del numero dei cromosomi, fatto non raro nel mondo vegetale, infatti anche la pianta del caffè, del cotone, l’avena, le patate ecc… sono spesso poliploidi.
Ecco un elenco come quello riportato su Focus:
http://www.holysmoke.org/cretins/speci.htm
Sulla poliploidia vedi:
http://89.97.218.226/web1/ecoclima/oikos/poliploidia.htm
Gli individui risultanti sono tecnicamente delle specie diverse solo perché non si riproducono incrociandosi con le piante originarie, ma dire che si sia in presenza di una “evoluzione” dimostra solo la mancanza di casi seri da portare come prova.
Quando per poliploidia si otterranno cambiamenti sostanziali, con introduzione di nuovi alleli allora se ne potrà riparlare.
Ricordiamo che la teoria neo-darwiniana prevede che si verifichino delle mutazioni, e questo non è il caso della poliploidia.
Infine, se la poliploidia fosse sufficiente ad operare una vera evoluzione, stia certo che quei casi avrebbero da tempo sostituito la biston betularia sui libri scolastici.
La ringrazio per aver trovato il tempo di valutare la mia richiesta.
Anche io mi chiedevo come mai non fossero portatiportati come esempio di evoluzione tali casi al posto della biston betularia.
Pingback: Critica Scientifica – di Enzo Pennetta » Blog Archive » Richard Dawkins non sa indicare un solo caso di evoluzione…
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Salve, forse mi sbaglio, ma al di là dei possibili strafalcioni del soggetto in questione, credo che l’idea originale dell’esempio con le falene fosse il fatto che dopo la selezione dei soggetti neri, quest’ultimi riproducendosi di più rispetto ai bianchi sarebbero diventati gli unici rappresentanti della specie. Quindi la specie sarebbe cambiata, per adattarsi ad un nuovo ambiente. Non è forse questo che porta ad un’ evoluzione della specie?
Buonasera Elena, il caso della falena Biston betularia descrive quello che avviene in una popolazione di farfalle nella quale sono presenti due varietà, quella grigio chiaro e quella grigio scuro.
All’inizio, prima della presenza di fuliggine, prevalgono quelle chiare, alla fine, per via della selezione naturale, quelle scure.
Quindi, anche ammesso che rimangano solo quelle scure, esse erano già presenti all’inizio, anche se erano una parte minoritaria della popolazione, dunque non si è verificata nessuna evoluzione.
Spero di essere stato esauriente.
Se rilegge i vari commenti,oltre alla chiara e semplice risposta che le ha dato il proff.Pennetta,troverà sempre la risposta alla sua domanda,che evidentemente le era sfuggita,ed inoltre forse si chiarirà alcuni concetti base sull’evoluzione che forse non ha chiari,magari può dare anche uno sguardo ai vari articoli e commenti nella sezione evoluzione.
No sa perchè fra le altre cose dice:
“Quindi la specie sarebbe cambiata”
“Non è forse questo che porta ad un’ evoluzione della specie?”
Che fanno pensare un poco di confusione su certe cose…