Come avvenuto sul quotidiano La Stampa, su tutti i media si è scritto: “smentito Einstein”. Nessun einstenista è insorto.
Gli “einstenisti” non esistono e nessuno si sogna di contestare le misurazioni effettuate nel laboratorio del Gran Sasso col ricorso ad accuse di “creazionismo” o simili.
Eppure questo è quanto accade continuamente con la teoria neodarwiniana.
La pubblicazione della notizia della misurazione della velocità dei neutrini ha suscitato una grandissima attenzione del mondo scientifico e mediatico, ma nessun organo di informazione ha riferito di reazioni contrariate degli “einstenisti”. Per il semplice fatto che non esitono degli “einstenisti”.
Come non mi stancherò mai di far notare non esistono i galileisti, i newtonisti, i mendelisti e, appunto, gli einstenisti. Esistono invece i socialisti, i fascisti, i comunisti, i capitalisti e così via.
Il fatto è che le desinenze in -ista sono attribuibili al seguace di una ideologia, che a sua volta termina in -ismo: comun-ismo; fac-ismo ecc…
Ecco dunque che chi aderisce ad una teoria scientifica non prende la desinenza -ista ma -iano, quindi si potrebbe essere newtoniano e non newtonista.
E così, non essendoci degli einstenisti, sui quotidiani è possibile leggere affermazioni del tipo di quelle apparse su La Stampa il 23 settembre:
“L’Infn e il Cern, però, rispondono con un secco «no comment». Senza un «paper» ufficiale i due enti di ricerca optano per un prudente silenzio. I dati dovrebbero essere diffusi dal sito www.arxiv. org, ma, più importante, oggi è previsto un seminario al Cern di Ginevra, in cui gli scienziati autori della scoperta presenteranno i loro dati, confrontandosi con la comunità scientifica internazionale. La posta in gioco, infatti, è troppo alta per permettersi falsi passi: questa scoperta farebbe crollare uno dei pezzi più importanti della fisica attuale.”
Potrebbe “crollare” uno dei pezzi più importanti della fisica ufficiale e nessuno grida al creazionista?
E, soprattutto, nessuno dice che senza un nuova teoria in sostituzione di quella esistente non si può dire che quest’ultima è da rivedere?
E non è invece proprio questo che viene detto di fronte alle contraddizioni del neodarwinismo?
Se una misurazione fornisce un riscontro negativo la teoria va rivista, ma il neodarwinismo può avere una qualche misurazione negativa?
E qui la risposta è sì: l’età della terra è troppo breve perchè la vita si sia potuta sviluppare ed evolvere con i meccanismi di “caso e necessità”. Siamo di fronte ad una misura di velocità, proprio come quella fatta sotto il Gran Sasso. Che l’età della terra sia incompatibile con i meccanismi del caso e necessità lo pensava anche l’astronomo Fred Hoyle, che infatti preferì pensare che la vita sulla terra fosse giunta dallo spazio (panspermia). Ma ancor più interessante è che anche uno degli scopritori della struttura del DNA , Francis Crick, Nobel per la medicina nel 1962, abbia finito per ipotizzare la panspermia.
L’astronomo, collaboratore di Hoyle, Chandra Wickramasinghe, calcolò la probabilità che la vita fosse nata secondo il caso in 1/10 40.000 , invece il numero di combinazioni possibili per costruire ad esempio una molecola come l’emoglobina è 10190.
Per renderci conto della “fortuna” che bisognerebbe avere per centrare quest’ultima combinazione casualmente possiamo fare il seguente calcolo: quanti secondi sono passati dall’inizio dell’universo e, nell’assolutamente ipotetico caso in cui potessimo tentare una combinazione al secondo (ammettendo l’ipotesi che nessuna combinazione sia uscita casualmente due volte), quante combinazioni avremmo potuto provare sinora ?
Moltiplicando: i 3600 secondi contenuti in un’ora per le 24 ore del giorno, per i 366 giorni circa di un anno (per eccesso), per i 14 miliardi di anni passati dal Big Bang, risultano trascorsi, (arrotondando ancora per eccesso), 1018 secondi dall’inizio dell’universo.
Nell’ipotesi che dalla nascita dell’universo si fosse potuta provare una combinazione al secondo (questa “ottimistica” supposizione propone una velocità talmente elevata da essere del tutto irreale, incompatibile con l’assunto così formulato da R.Dawkins: “Il darwinismo è una teoria di processi cumulativi così lenti da richiedere, per completarsi, da migliaia a milioni di decenni”), per sapere quante combinazioni dovremmo ancora tentare prima di esaurirle tutte dovremmo sottrarre dalle combinazioni totali 10190 la quantità di quelle provate 1018.
Il risultato visibile sulla calcolatrice sarebbe ancora 10190 in quanto la sottrazione avrebbe solo intaccato in modo impercettibile la quantità iniziale e il display non riuscirebbe visualizzare la differenza.
Resterebbero quindi ancora 10190 combinazioni da provare, il che, sempre ad una combinazione al secondo, richiederebbe un tempo pari a poco più di 10172 volte l’età dell’universo. Anche ipotizzando che esistano diverse combinazioni di 146 aminoacidi, equivalenti dal punto di vista funzionale, la questione non cambia di molto, infatti ammettendo che ad esempio esistano 1000 tipi varianti di emoglobina, e tutti ugualmente funzionanti, la probabilità di trovarne uno “migliora” di 103 portando le combinazioni da provare a “solo” 10187.
E’ dunque una misurazione di velocità a smentire l’evoluzione neodarwiniana: è troppo lenta per essere giunta ad un risultato nel tempo disponibile.
La velocità troppo lenta del meccanismo neodarwiniano è il problema. Proprio come la velocità della luce rispetto a quella dei neutrini.
Ma niente illusioni, nessun quotidiano titolerà: “Smentito Darwin”.
24 commenti
Complimenti e grazie!
Gentile Alberto,
grazie per la sua attenzione, colgo l’occasione per precisare che quanto affermato nell’articolo riguarda la reazione dei fisici alla notizia e non il merito dell’esperimento.
La tesi sostenuta è quindi indipendente dalla futura conferma o smentita dei risultati del laboratorio del Gran Sasso.
L’affermazione che “l’età della terra è troppo breve perchè la vita si sia potuta sviluppare ed evolvere con i meccanismi di “caso e necessità”, presuppone che per la creazione delle molecole sia necessaria l’esplorazione di tutte le combinazioni.
E’ valido il presupposto?
Pensiamo al paradosso di levinthal. Se una proteina, al momento di essere sintetizzata, per raggiungere il proprio stato nativo esplorasse tutte le conformazioni possibili (dipendenti dal numero di aminoacidi e dai movimenti che essi possono svolgere) impiegherebbe tempi superiori all’età dell’universo.
Quello che invece si osserva è che la proteina si struttura in millisecondi.
Le possibili spiegazioni a questo fenomeno hanno aiutato moltissimo i biologi computazioni a trovare metodi per “predire” le strutture proteiche senza tentare tutte le combinazioni possibili.
Quindi 1) non è necessario esplorare tutte le combinazioni 2) ci sono altre forze che guidano lo strutturarsi delle molecole biologiche 3) le teorie volte a spiegare questi fatti funzionano per fare predizioni.
Lasscio al lettore concludere se l’affermazione che l’età della terra è troppo breve perchè la vita si sia potuta sviluppare ed evolvere con i meccanismi di “caso e necessità” sia vera o falsa.
Gentile Andrea,
nessuno ha detto che sia necessaria l’esplorazione completa di tutte le combinazioni, così come nessuno dice che per vincere al superenalotto si debbano compilare tutti gli oltre seicento milioni di combinazioni.
Quindi il “presupposto” a cui allude non è certo il mio.
Il paradosso di Levinthal si riferisce alle conformazioni possibili di una proteina, cosa del tutto diversa dalla successione di aminoacidi la formazione della cui sequenza, secondo il meccanismo “caso e necessità” non può in alcun modo essere velocizzata.
Secondo la teoria neodarwiniana non esistono forze che guidino la sequenza delle proteine.
Lascio anch’io al lettore stabilire se le sue obiezioni sono valide.
Gentile Enzo,
quindi se nessuno ha detto che sia necessaria l’esplorazione completa di tutte le combinazioni, nessuno ha nemmeno detto che l’età della terra è troppo breve. Mi rallegro, mi era sembrato di leggere il contrario.
Gli studi del folding proteico ci hanno insegnato che le sequenze aminoacidiche, costituite da atomi e molecole, possono essere guidate da “forze” che permettono loro di raggiungere una struttura funzionante, prescindendo dall’esplorazione delle combinazioni.
Tali forze, di attrazione, repulsione, elettrostatiche, agiscono a livello atomico e molecolare, e sono le stesse che agiscono anche sulle altre molecole.
Nello studio delle previsioni dei folding di proteine sconosciute, esistono metodi cosiddetti “ab inizio” che utilizzano la dinamica molecolare.
Ovvero gli atomi e le molecole vengono caratterizzate computazionalmente in funzione di parametri che esprimono le loro caratteristiche chimiche e fisiche, che sono caratteristiche generiche.
Non c’è ragione di pensare che non esistono forze che guidino la sequenza delle proteine, dal momento che parliamo di forze che agiscono genericamente su atomi e molecole, che siano o meno inserite all’interno di una sequenza.
Gentile Andrea,
il fatto che non si debbano esplorare tutte le combinazioni non significa neanche che allora siamo certi di trovare quella giusta in un tempo breve.
Ricordiamo che la definizione di “probabilità” è il grado di fiducia che possiamo dare al verificarsi di un evento.
Torniamo all’esempio del Superenalotto: lei che grado di fiducia da all’uscita di un 6 vincente? Sireca alla ricevitoria sicuro di uscire milionario?
E se passiamo dalle 6×10 alla 8 del superenalotto alle 10 alla 190 dell’emoglobina, anche se non dovremo testare tutte le combinazioni, che grado di fiducia darebbe alla realizzazione casuale di quella molecola?
Ma l’emoglobia da sola non è certo un essere vivente, quanta fiducia possiamo dare alla contemporanea realizzazione di tutte le altre proteine necessarie per la vita?
L’ottimismo di chi crede nel potere illimitato del caso è come di chi programma di vincere sicuramente perché ha giocato 100 combinazioni. Buona fortuna…
Riguardo alle forze che facilitano il folding, a meno che non si voglia proporre l’intelligent design, bisogna supporre che per un numero di forze che aiutano nella direzione giusta, ne esistano almeno altrettante che ostacolano il giusto ripiegamento, rendendo inutilizzabili anche combinazioni teoricamente valide.
Non basta che la sequenza sia giusta, servono a volte anche enzimi che guidino al giusto ripiegamento.
Questo complica la faccenda, non la semplifica.
Non è questo per caso il problema che ci si è trovati di fronte nell’utilizzo del DNA ricombinante oltre i noti casi del GH e dell’insulina?
Mi permetta poi di non concordare sull’ultima affermazione, una forza che guidi la giustasuccessione degli aminoacidi non è neodarwiniana, sarebbe una forza finalistica: lei è dunque un sostenitore dell’intelligent design?
Gentile Enzo,
dal momento che esistono forze che guidano il folding proteico in tempi dell’ordine dei millisecondi (che sono la risultante di quelle a favore e a sfavore) e in modi che prescindono dall’esplorazione di tutte le combinazioni, e dal momento che sono forze generiche, allora non c’è ragione di escludere che le stesse forze abbiano guidato la formazione di sequenze proteiche in tempi brevi.
L’ottimismo di chi crede nel potere illimitato del caso è come quello di chi lo esclude.
Caro Andrea,
dire le forze che guidano il folding in millisecondi sono la risultante di quelle a favore e di quelle a sfavore, nei casi in cui quelle a favore prevalgono, è una tautologia: le proteine si ripiegano quando si ripiegano…
…e non si ripiegano quando non si ripiegano.
Se come afferma lei sono forze generiche che agiscono, allora non possono aver guidato niente!
Se continua ad utilizzare espressioni come “guidare” mi conferma il sospetto che lei aderisca all’intelligent design. Non è certo illegale, ma allora non sostenga oltre il ruolo del caso.
Infine io non sono pessimista, porto solo i risultati derivanti dal calcolo delle probabilità.
Come dice un aforisma, io non sono un pessimista, sono solo un ottimista ben informato.
Inoltre nei suoi ragionamenti mi sembra di individuare due assunti.
Uno è che il tempo per generare alcune molecole sia lo stesso necessario a generare le successive.
Un altro è che tutti i fenomeni casuali siano privi di vincoli iniziali.
Ma perché mi fa dire cose che non ho detto?
Il tempo per generare un proteina (casualmente) dipende dal numero di AA che la costituiscono, alrtimenti perché avrei indicato il valore di 10 alla 190 per l’emoglobina?
Certo che ci sono dei vincoli iniziali, ma secondo lei favoriscono in qualche modo la formazione di una molecola bersaglio?
Anche escludendo il verbo guidare, il discorso non cambia. Io affermo solo che non c’è ragione di escludere che, così come le proteine si ripiegano in tempi brevi non esplorando lo spazio delle conformazioni possibili, si siano potute originare in tempi brevi.
E non ho ancora compreso perchè lei invece lo escluda con tanta sicurezza.
Affermare infatti che “Il tempo per generare un proteina (casualmente) dipende dal numero di AA che la costituiscono, alrtimenti perché avrei indicato il valore di 10 alla 190 per l’emoglobina?”
significa anche partire dall’assunto che il processo di formazione di una proteina sia un processo casuale privo di vincoli.
Mi potrebbe spiegare perché secondo lei il la mancata esplorazione dello spazio di tutte le conformazioni possibili, non potrebbe in altri esempi far “saltare” invece delle conformazioni inutili quella utile, facendo quindi convergere la proteina verso un irreversibile “binario morto”?
Il medesimo meccanismo una volta può favorire e un’altra sfavorire l’ottenimento di una proteina utile.
Dal punto di vista statistico non cambia nulla.
A meno che… non esista qualcosa che rende più probabili i casi positivi: ma questa, ripeto, non è le teoria Sintetica dell’evoluzione.
Mi risponda invece, dato che prima non l’ha fatto: i vincoli iniziali possono essere solo a favore di una soluzione positiva?
E ancora, insisto, è lei che ha parlato del folding (che comunque come ho spiegato non cambia i termini del discorso), io ho affrontato la successione casuale (secondo la sintesi moderna) degli aminoacidi.
E, sia chiaro, non escludo che possa essere “indovinata” a caso, dico solo che per credere che questo sia stato possibile per tutte le migliaia di volte che si è formata una proteina richiede una dose di fede superiore a quella delle religioni!
Ma evidentemente lei è un uomo di fede.
Nel caso onnipotente.
Caro Enzo, restiamo focalizzati. Il motivo per cui le ho scritto il mio commento iniziale, è perchè ho letto le sue affermazioni in merito al fatto che “l’età della terra è troppo breve perchè la vita si sia potuta sviluppare ed evolvere con i meccanismi di “caso e necessità” portando come esempio che
“il numero di combinazioni possibili per costruire ad esempio una molecola come l’emoglobina è 10 elevato 190.”
Questa sua affermazione nasconde due assunti. E’ molto importante rendersene conto. In parole povere:
il primo assunto è che per formarsi una proteina debba seguire le leggi del caso MA senza vincoli. Qui sta il punto. Ovvero provando le combinazioni possibili. E’ irrilevante se sia necessario esplorare tutte le combinazioni o meno. Quello che è rilevante è che lei implicitamente afferma che le probabilità che si formi una proteina grande come l’emoglobina è data dal semplice studio a priori delle combinazioni degli aminoacidi. ovvero afferma con certezza che non ci siano vincoli all’esplorazione delle combinazioni.
Dal momento poi che lei porta l’esempio dell’emoglobina come fosse emblematico per tutte le proteine, il secondo assunto implicito è che le proteine si sarebbero formate tutte da zero, a prescindere dalle preesistenti e dal loro effetto.
Ciò mi ha condotto ad avere dei dubbi circa la sicurezza della sua affermazione iniziale e a fare delle obiezioni alle quali mi aspettavo una risposta.
La prima obiezione è che come ci insegna il folding proteico, una proteina nell’assumere la struttura finale, non esplora tutto lo spazio delle configurazioni, al punto da impiegare millisecondi dove dovrebbe impiegare un tempo superiore a quello dell’universo. Questo fatto straordinario è significativo, ovvero quello che osserviamo nel folding ci impedisce di fatto di pensare che la probabilità che si formi la struttura funzionale di una proteina a partire dalla sua sequenza dipenda semplicemente dal numero di combinazioni possibili a priori.
Tra i miliardi di configurazioni non funzionali, la proteina sceglie l’unica funzionale in tempi brevissimi.
E’ lecito per cui pensare, che anche durante la formazione dei primi polipeptidi possano essere avvenuti fenomeni analoghi, che avrebbero ridotto i tempi di formazione delle prime catene di polipeptidi.
Ed è lecito pensarlo a prescindere che si parli di formare una sequenza polipeptidica dai suoi costituenti, piuttosto che una struttura da una sequenza.
La seconda obiezione riguarda il suo secondo assunto implicito. Sappiamo che le proteine più grandi monomeriche, sono costitutite da domini funzionali e strutturali. Ciò rende molto più plausibile pensare che si siano originate da modifiche di proteine preesistenti piuttosto che da zero.
La ringrazio se vorrà rispondere invece di farmi delle domande.
P.S. la ringrazio per l’onnipotente.
Caro Andrea,
partiamo dalla premessa alle sue obiezioni:
“Dal momento poi che lei porta l’esempio dell’emoglobina come fosse emblematico per tutte le proteine, il secondo assunto implicito è che le proteine si sarebbero formate tutte da zero, a prescindere dalle preesistenti e dal loro effetto.”
-Porto l’esempio di una catena di aminoacidi perché parleremo di altre catene di aminoacidi senza scendere nelle singole differenze di successione o conformazione.
-Ho già risposto che, restando nel meccanismo della Sintesi moderna (cioè caso e selezione)per un caso in cui una proteina ha un folding molto favorevole ce dovranno essere altri in cui il folding è sfavorevole e quindi in qualche millisecondo finirà in un binario morto.
Se invece, come mi sembra di capire, lei ritiene che esistano solo folding favorevoli allora si pone fuori della teoria neo-darwiniana.
Quando fa la seguente affermazione:
“Tra i miliardi di configurazioni non funzionali, la proteina sceglie l’unica funzionale in tempi brevissimi.
E’ lecito per cui pensare, che anche durante la formazione dei primi polipeptidi possano essere avvenuti fenomeni analoghi, che avrebbero ridotto i tempi di formazione delle prime catene di polipeptidi.”
che lei se ne renda conto o no, si pone fuori della Sintesi moderna e dei suoi aggiornamenti.
(Ammetta questo per favore, è un concetto che ha ripetuto molte volte, si tratta solo di giungere alle dovute conclusioni: lei è un critico della teoria neo-darwiniana)
-Infine non posso che rispondere a mia volta con una domanda:
perché partire da una proteina preesistente dovrebbe essere un vantaggio?
E a che proteine, e con quali funzioni, corrisponde la metà dell’emoglobina?
Perché allora può bastare un solo aminoacido errato su 170 per morire di anemia falciforme?
perché partire da una proteina preesistente dovrebbe essere un vantaggio?
Lo stesso vantaggio che si avrebbe continuando una partita a scacchi lasciata a meta’, in cui il giocatore sostituito non si e’ accorto che l’avversario sta per muovergli scacco matto.
Grazie per il parallelismo con la partita a scacchi.
Perché affermare che una proteina precedente possa essere una buona base per una che svolge una differente funzione, è come dire che posso usare una partita a scacchi iniziata per ottenere la base di una partita a dama.
Si fa prima a partire da zero.
C’e’ un altro strano pianeta, nel sistema solare di Wa-Tor, di Dewdneyniana memoria, che si chiama MachoPlanet.
Su di esso, ci sono due specie di animali che combattono per la sopravvivenza, i Truzzi e gli Sfigati.
Tutte e due le specie si contendono tra di loro le risorse disponibili per la vita.
In questo strano pianeta l’evoluzione ha selezionato un modo bizzarro per assicurare la continuita’ della vita.
Infatti queste due specie hanno un modo singolare per riprodursi: due esemplari delle due specie, un Truzzo e uno Sfigato, si sfidano ad una corsa automobilistica (come abbiano raggiunto un tale livello di tecnologia e’ ai fini del darwinismo irrilevante), sul modello delle sfide dei giovani anni ’50 in USA (tipo Grease!) e chi arriva prima si prende la “femmina”. (si lo so’ e’ un po’ maschilista, non a caso si chiama MachoPlanet).
Ora la sfida vede quasi sempre perdente lo Sfigato, che rischia quindi di estinguersi.
Supponiamo per un istante che allora lo Sfigato abbia un’intuizione (eccezione miracolosa) sul concetto di “TURBO”.
Allora comincia a costruirlo, pezzo per pezzo. Ad ogni generazione (sempre di meno, perche’ i Truzzi vincono quasi sempre!), viene aggiunto un pezzo. Quindi pezzo dopo pezzo, aletta dopo aletta, gli Sfigati cercano di truccare la propria automobile per battere di Truzzi e vincere qualche femmina.
Domanda: ma alle varie generazioni, che all’inizio costruiscono solo una piccola aletta del compressore, e che quindi non hanno alcun vantaggio da questa nuova invenzione, chi glielo dice di perseverare a continuare a costruire il turbo? Magari un’altra soluzione sarebbe piu’ facile, veloce e meno dispendiosa.
Come fanno a procedere nel progetto, se il progetto non c’e’, e a continuare ad aggiungere pezzi?
A caso? Si estinguerebbero prima di assemblare l’ultimo pezzo!
Sono andato sul link di Wa-tor, non lo conoscevo.
Lì veramente la selezione è simulata tra pesci e squali, quella tra truzzi e sfigati è certamente più divertente!
Ed è anche abbastanza efficace nel descrivere il limite di una teoria dell’evoluzione che deve avvenire per somma di micromutazioni singolarmente ininfluenti sulla fitness.
Caro Enzo,
ho detto che lei esclude la possibilità che vi siano vincoli, come invece è evidente che accade nel folding. I vincoli sono contemplati dalla sintesi moderna.
Continua a non rispondere alla mia obiezione.
Sulla seconda questione mi pare di capire che lei quindi esclude che ci siano strutture che si sono evolute da strutture preesistenti?
Dal momento che i domini proteici sono alla base dell’evoluzione molecolare, devo concludere che lei la stia negando?
P.S. strano che lei pennetta, da sostenitore dell’evoluzione, nel rispondere a piero non abbia fatto obiezioni. Mi sembrava di aver letto che:
“Come fanno a procedere nel progetto, se il progetto non c’e’, e a continuare ad aggiungere pezzi?
A caso? Si estinguerebbero prima di assemblare l’ultimo pezzo!”
Piero ti chiedo, è quindi necessario che ci sia un progetto a priori?
Non capisco perche’ se uno critica una teoria, debba avere per forza una teoria TOTALE che spieghi tutto quello che NON spiega la prima teoria.
Se nella mia cantina io scopro (e poi faccio anche sperimentare a chiunque altro, che conferma) che la forza di gravita’ non e’ diretta verso il centro della Terra (grossomodo), ma va verso l’alto, non e’ che se non spiego perche’ accade, allora le precedenti teorie continuano a valere lo stesso…
Andrea, comincio a pensare che lei faccia apposta finta di non capire.
E’ lei che non mi risponde:tutti i vincoli possibili, prima che la proteina si formi (stiamo parlando do evoluzione), sono sempre favorevoli?
Certo che a posteriori tutti i vincoli che oggi si trovano sono favorevoli, è la selezione naturale, (a lei tanto cara ma che non spiega la nascita dei nuovi caratteri) che non permette che si trovino quelli sfavorevoli.
Non nego poi certo l’esistenza dei domini, il fatto è che l’esistenza dei domini semmai complica le cose: come è possibile che una stessa sequenza funzioni bene per proteine con funzioni diverse?
Se proviamo ad usare un componente di un’automobile su un altro modello, non funzionerà.
A, volte però può succedere, quando si tratta di un modello della stessa casa: ma in quel caso il pezzo è stato progettato per economizzare la produzione!
Se lei ritiene che i domini siano un elemento a favore del meccanismo per “caso e necessità” è dunque in errore.
Semmai sarebbero un elemento a favore di un “progetto”.
Lo vede che lei in fondo è un creazionista?
Piero, le avevo semplicemente chiesto se secondo lei era necessario un progetto, tutto qui. I latini dicevano: excusatio non petita, accusatio manifesta.
Invece a me caro Enzo, sembra che lei faccia finta di non capire.
Tant’è che io non ho mai affermato che “Certo che a posteriori tutti i vincoli che oggi si trovano sono favorevoli, è la selezione naturale, (a lei tanto cara ma che non spiega la nascita dei nuovi caratteri) che non permette che si trovino quelli sfavorevoli.”
Ho solo affermato che ci sono vincoli, non significa che siano tutti favorevoli, tant’è che nella teoria dei folding funnel non è così.
Ma non ho nemmeno mai affermato che mi sia cara la selezione naturale.
La sua affermazione
“Non nego poi certo l’esistenza dei domini, il fatto è che l’esistenza dei domini semmai complica le cose: come è possibile che una stessa sequenza funzioni bene per proteine con funzioni diverse?”
Lei infatti non aveva negato l’esistenza dei domini, aveva proprio negato che fossero alla base dell’evoluzione molecolare. Le ricordo quello che aveva detto nel caso le fosse sfuggito:
“Perché affermare che una proteina precedente possa essere una buona base per una che svolge una differente funzione, è come dire che posso usare una partita a scacchi iniziata per ottenere la base di una partita a dama.
Si fa prima a partire da zero.”
Lapsus freudiano?
Poi mi dovrebbe spiegare dove lei abbia trovato proteine con la stessa sequenza e con funzioni diverse. Scusi se mi permetto il dubbio, ma lei sa di cosa stiamo parlando?
Infine afferma:
“Se lei ritiene che i domini siano un elemento a favore del meccanismo per “caso e necessità” è dunque in errore.
Semmai sarebbero un elemento a favore di un “progetto”.
Lo vede che lei in fondo è un creazionista?”
Non lo affermo io che i domini sono alla base dell’evoluzione molecolare. Ci sono centinaia di articoli in proposito, persino database proteici.
Il fatto che proprio lei mi dia del creazionista è un classico nella psicologia. si chiama proiezione.
Andrea,
la discussione si sta tristemente avvitando sempre sugli stessi argomenti:
-caso A: se esistessero proteine con frazioni simili per funzioni diverse dovremmo ipotizzare un finalismo
-casoB: se non esistono, allora ogni volta si dovrebbe ripartire da capo.
In ogni caso la probabilità sarebbe nettamente a sfavore del meccanismo per “caso e necessità” che lei difende, quindi di fatto le è caro.
Inoltre lei sta cominciando a dire tutto e il contrario di tutto, è lei che ha detto che esistono strutture preesistenti:
“Sulla seconda questione mi pare di capire che lei quindi esclude che ci siano strutture che si sono evolute da strutture preesistenti? Dal momento che i domini proteici sono alla base dell’evoluzione molecolare, devo concludere che lei la stia negando?”
Il mio articolo non verte sul folding o sulle strutture secondarie o terziarie, lei vuole per forza deviare dall’argomento da me proposto.
Comincia infine a dare lezioni di saggezza in latino e a fare analisi psicologiche.
A questo punto le nostre posizioni sono state sufficientemente esposte, chi vuole potrà farsi direttamente un’idea con l’ampio materiale già prodotto.
Saluti ad Ancona