Nel frontespizio originale del libro di Darwin è possibile leggere che la sua teoria parla della “Conservazione delle razze favorite nella battaglia per la vita”.
E per i sudditi di Sua Maestà, la razza favorita era quella inglese.
Perché soffermarsi ancora una volta sul fenomeno del neocolonialismo su un sito che si occupa prevalentemente di scienza? Perché il colonialismo trovò la sua massima espressione nell’imperialismo britannico, e quest’ultimo trovò a sua volta legittimazione nella teoria della selezione naturale di Darwin. Si tratta di affermazioni che possono sembrare eccessive, ma che vengono drammaticamente confermate dallo studio di cosa realmente avvenne in quegli anni.
Oltre al Corriere della Sera anche la Repubblica il giorno 22 settembre ha affrontato il dramma delle popolazioni espropriate delle loro terre, in modo legale s’intende, in un articolo intitolato Fenomeno Land Grabbing, scandalo risorse scippate.
In un articolo firmato da Antonio Cianciullo, viene denunciata l’opera di estromissione, anche con l’uso della violenza, degli abitanti dalle zone in cui le loro famiglie hanno sempre vissuto, l’articolo riprende la vicenda, segnalata anche dal Corriere, della società britannica New Forests company:
La New Forests Company, una società britannica che ha ottenuto ampi riconoscimenti da parte del governo ugandese e dichiara di seguire rigorosi codici di comportamento, smentisce le accuse, ma il rapporto riferisce di migliaia di testimonianze sulle violenze subite da parte dei contadini, sull’arresto dei leader delle comunità locali, sulla distruzione di scuole e strutture sociali.
Come si vede l’azione delle società neocoloniali è giustificata dai governi che dovrebbero rappresentare la popolazione. E proprio qui sta la differenza tra il vecchio colonialismo e il nuovo: il vecchio era permesso dall’occupazione militare del territorio, quello nuovo è permesso dai governi “democraticamente” eletti. Sulla carta dunque non è più possibile dare la responsabilità agli stati neocoloniali, se le cose vanno male è solo colpa degli stessi abitanti che hanno governi corrotti.
Su questo passaggio è possibile trovare una interpretazione estensiva del principio di Malthus, secondo il quale se i poveri morivano di fame non andavano aiutati perché erano essi stessi colpevoli della loro condizione. E come sappiamo Malthus, e non i fringuelli delle Galapagos, fu la vera fonte di ispirazione di Darwin e di Wallace.
Ma oggi non si può essere apertamente per la selezione delle “razze favorite” e allora la scienza viene utilizzata per dissimulare la vera natura delle operazioni neocoloniali, nella nostra società del politically correct si deve necessariamente proclamare di voler aiutare il paesi del terzo mondo, ma tutto in realtà si muove contro di essi:
“Il numero senza precedenti delle compravendite e la crescente competizione per la terra sta avvenendo sulla pelle dei più poveri del mondo. In questa nuova corsa all’oro, gli investitori ignorano i diritti delle comunità locali”, dichiara Francesco Petrelli, presidente di Oxfam Italia. “Lo scandalo è che l’80% delle terre accaparrate rimane inutilizzato. Questa nuova corsa all’oro si intensificherà nel futuro, a causa della crescente domanda di cibo, dei cambiamenti climatici, della scarsità d’acqua e dell’incremento della produzione di biocarburanti”.
Le popolazioni locali vengono deportate e, come ultimo oltraggio, le loro terre restano all’80% inutilizzate. Ma quale è la molla che giustifica questo fenomeno?
La giustificazione è in alcuni dei temi sui quali siamo stati “sensibilizzati” negli ultimi anni: i cambiamenti climatici e i biocarburanti.
Ecco perché su questi argomenti il confronto è acceso, ed ecco perché la scienza è coinvolta direttamente.
Per il momento non ci resta che stare a vedere se, dopo aver rotto il silenzio con questi due articoli, il problema verrà messo in primo piano o verrà lasciato cadere.
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