Nel decennale della scomparsa del grande paleontologo si moltiplicano le celebrazioni, ma di una parte importante del suo lavoro non si trova traccia.
Un parte per alcuni scomoda, da tenere nascosta.
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Si tratta di uno studio pubblicato su Nature e ripreso da National Geographic con il titolo “Noi e i gorilla parenti ancora più stretti”.
Si tratta con tutta evidenza di una parentela che manda all’aria l’abero evolutivo sinora accettato, ma per National Geographic “l’albero è sempre lo stesso”.
L’articolo di apertura dell’almanaccco della scienza di Micromega è ricco di spunti su cui riflettere, tra questi un’inaspettato ridimensionamento del ruolo della selezione naturale.
In questi ultimi tempi si stanno moltiplicando i riferimenti alle connessioni tra evoluzione umana e cambiamenti climatici.
Sembrerebbe però un collegamento un po’ forzato.
“Siamo il frutto del caso”, sono parole dietro le quali non può che celarsi un chiaro riferimento a quel “Per i credenti, il mondo non è frutto del caso né della necessità, ma di un progetto di Dio” di Joseph Ratzinger (Caritas in Veritate 57-136).
Così, il prof. Pievani, ancora una volta, usa impropriamente il termine “scienza” per fare della propaganda.
E sul quotidiano avvenire qualcuno se ne accorge.
L’almanacco di Micromega apre con un articolo del prof. Pievani che con tracotante sicurezza annuncia una presunta conquista della scienza:
Il non-senso dell’evoluzione umana è un dato scientifico accertato.
Ma l’unica cosa ad essere accertata sembra essere la non scientificità delle sue affermazioni.
Nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” del 19 febbraio scorso, il prof. Eodardo Boncinelli ha affermato che è improbabile che la vita sia sorta altre volte nell’universo.
Quindi il meccanismo per caso e necessità non è soddisfacente per il resto dell’universo: perché dovrebbe esserlo per la Terra?
Una ricerca effettuata da scienziati ungheresi e svedesi rivela che le strisce servono a confondere i tafani.
Ma non tutti sono d’accordo sull’interpretazione dei risultati, sembra che siamo di fronte ad una delle solite “Storie proprio così” di Kipling.
E comunque, in definitiva, se veramente le strisce servissero per allontanare i tafani, potrebbe essere un caso di evoluzione lamarckiana, senza selezione naturale.
Dopo la nostra denuncia sul sito Pikaia (il portale dell’evoluzione) sono state rimosse le indicazioni sui convegni organizzati dall’UAAR.
Perché il responsabile, Telmo Pievani, cerca di nascondere i suoi legami con l’UAAR?
Forse si è reso conto che si tratta di un abbraccio mortale per la credibilità dei neodarwinisti, oppure lui stesso non è più convinto di questa alleanza e cerca di prendere le distanze?
E’ stato pubblicato il nuovo libro di Edoardo Boncinelli, in esso si fa un elogio dell’errore.
Ma vedere negli errori la via per il miglioramento non è altro che riproporre il feroce meccanismo economico malthusiano.
Una posizione che rischia di diffondere una filosofia fatalista e, in ultima analisi suicida, come dimostrano le prime reazioni all’articolo.
“Ci vogliono 24 milioni di generazioni perché un topo diventi come un elefante”.
Si protesta contro la cancellazione del darwinismo dai programmi delle scuole medie, si grida al degrado del sistema scolastico e contemporaneamente si diffondono notizie che, contrastando con le evidenze fossili e con la ragione, generano ignoranza.
Contributo#4 per il Darwin Day:
Quando Darwin ebbe l’idea della selezione naturale?
Osservando i becchi dei fringuelli alle isole Galapagos, almeno così ci hanno fatto studiare a scuola. Darwin però alle Glapagos aveva fatto solo una gran confusione… e la scoperta fu di un suo collega.
Mentre qualcuno studia le espressioni facciali, o improbabili evoluzioni dei lieviti, alla continua ricerca di conferme che non vengono a teorie che hanno portato di fatto ad una stasi delle ricerche in biologia, uno studio di ricercatori italiani dice finalmente qualcosa di nuovo.
Contributo #3 per il Darwin Day:
Viene generalmente ritenuto che Darwin sia stato un grande scienziato, forse il più grande di tutti i tempi.
Ma le cose stanno veramente cosi?
E’ proprio un’illuminante metafora dell’evoluzione quella proposta in un divertente video inserito su Youtube.
Solo che i neodarwinisti ci vedono una conferma alle loro tesi, noi ci vediamo una forte confutazione della teoria.