Un articolo pubblicato su Nature il 19 settembre scorso sembra confermare l’avvenuta evoluzione del batterio E. Coli.
Ma a ben vedere non è così.
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Un articolo pubblicato su Nature il 19 settembre scorso sembra confermare l’avvenuta evoluzione del batterio E. Coli.
Ma è veramente così?
Tolleranza al lattosio: cosa dimostra riguardo all’evoluzione umana?
L’esperimento di Lenski viene portato come prova di evoluzione verificata con meccanismi neodarwiniani, ma da sempre abbiamo detto che non si tratta di evoluzione.
Adesso lo stesso Lenski conferma la correttezza delle nostre conclusioni.
L’esperimento di Lenski sarebbe una prova dell’evoluzione. Dicono.
Ma la moltiplicazione degli stessi geni non fa di un batterio un abete.
Un articolo che avrebbe anche potuto intitolarsi “Tanto rumore per nulla”.
Nei giorni scorsi il dibattito è stato su nuovi presunti casi di evoluzione, ma nessuno ha pensato di dire che si trattava di meccanismi validi solo nei casi degli organismi unicellulari.
Gli esperimenti che vengono portati a conferma della teoria neodarwiniana hanno la caratteristica di essere molto limitati nei risultati.
In nessun caso si osservano novità che vadano oltre la microevoluzione.
Questo è il caso del modello IAD (Innovazione – Amplificazione – Divergenza)
Perché impegnarsi per contrastare il neodarwinismo?
Il vero problema non è l’insoddisfacente spiegazione dell’evoluzione, ma la negazione del progresso scientifico.
Il perché in un articolo di Umberto Veronesi.
Una trattazione chiara di quale sia lo stato attuale della teoria neo-darwiniana, delle sue problematiche e delle prospettive future.
Il CICAP accusa i critici del darwinismo di utilizzare le “piccole crepe” della teoria per infilare dei “cunei” che facciano crollare il muro.
Ma la verità è che non si tratta di piccole crepe bensì di grandi cedimenti strutturali che avrebbero già fatto crollare il muro darwiniano se non fosse stato massicciamente puntellato.