Le emergenze parallele del coronavirus e climatica hanno le caratteristiche e le dinamiche di una religiosità neopagana modernizzata
Siamo in presenza di una religiosità senza divinità ma non per questo meno fideistica, la narrazione della nostra colpa come causa delle calamità climatiche e del disastro dell’epidemia di coronavirus agiscono sulle stesse leve su cui hanno da sempre agito le grand religioni punitive, da quella Azteca allo gnosticismo.
Si tratta di meccanismi archetipici che fanno presa su un livello inconscio e per questo particolarmente efficace. Ma si tratta di una religiosità senza salvezza, senza promesse di felicità, che può al massimo promettere la sospensione della punizione grazie ad una condizione di sacrificio permanente.
Siamo in una guerra di religione e solo esserne consapevoli e combatterla come tale potrà permetterci di vincerla.
10 commenti
Non c’è una sola parola fuori posto in questo video messaggio di Enzo Pennetta. Ha colto il punto specifico della tremendissima crisi in atto. L’aspetto politico è del tutto secondario rispetto a quello antropologico, nella sua dimensione più radicale e profonda, che non può essere scissa da quella spirituale. Stiamo assistendo alla realizzazione dell’ideale rinascimentale, illuminista, e quindi naturalmente scientista ed ineluttabilmente evoluzionista, così vagheggiato ed idolatrato da generazioni di intellettuali post medioevali. Tra i moderni, mi vengono in mente per primi, sia come figure simbolo, sia come pensiero, Richard Dawkins ed Umberto Eco; forse nessuno come loro due incarna l’odio sulfureo e gelidamente rabbioso verso la Religione dei padri nella sua essenza, e, al contempo, il fideismo illimitato nell’avvento di una pseudo religione dell’orizzontalità assoluta, dell’uomo per l’uomo per l’oltre uomo. In questo, Eco è stato incomparabilmente più sofisticato di quanto potrà mai esserlo un Dawkins; i suoi principali romanzi sono vere e proprie opere di fondazione di ciò che Guénon chiamo la “religiosità alla rovescia”. Tra quelli vicini a noi, Guènon fu quello che prima e con maggiore profondità di chiunque altro vide profeticamente e descrisse, da incomparabile maestro, l’abisso di tenebre verso cui marciava spedito un mondo che aveva trionfalmente reciso le sue radici celesti. Quando, ventenne, incontrai Guènon, non avrei pensato di vedere un giorno squadernarsi la fase finale della disintegrazione da lui minuziosamente descritta. Il francese, siamo negli anni ’20 del secolo scorso, giusto un secolo fa, non parla solo dell’avvento di una pseudo religione fondata sullo scientismo, sciropposamente mescolato ad un sentimentalismo da gineceo, descrive anche l’ineluttabilità della degenerazione anti umana di questa pseudo religione laica. Molti, dopo di lui, hanno affrontato lo stesso tema, con maggiore o minore autorevolezza e perizia, Qui in Italia, inascoltata è rimasta la voce del grande Augusto Del Noce.
Piaccia o non piaccia, stiamo assistendo ad una specie di vendetta postuma di Hobbes; al di là della nauseabonda bontà pelosa dei buoni, e dell’irredimibile stupidità del gregge, si invera la sua visione cannibale: l’uomo mangia l’uomo.
Ma se mi permette:se lei avesse letto il libriccino “L’iLlusione di Dawkins” di Alister Mc Grath con Johanna Collicutt McGrath avrebbe potuto constatare come non sia impossibile smontare un pallone gonfiato(e che sia confiato non ci sono dubbi) ! Per quanto riguarda Umberto Eco da lei eletto Papa di una ipotetica religione-non religione le confesso di non capirla.Diciamo piuttosto che la religione che dominava fino a pochi anni fa la scena spirituale si sia quasi autoeliminata(guardi solo per esempio la distruzione dell’Accademia Pontificia delle Scienze oppure la mancanza di assistenza ad organizzazioni incredibili come UCCR ,su internet)! E’ poi logico che “tutti gli altri” si facciano avanti.C’è posto per tutti(?).
Che insulto poi ai veri Laici nello scaraventare addosso a loro un isterico fanatico come Dawkins o un odiatore seriale(ex bigotto cattolico,tanto per cambiare…..) ovvero l’idolatrato Umberto Eco.Che insulto paragonare il Progresso delle Scienze dal mio Rinascimento a questi re del fake news attuali(i media foraggiati dal più stupido capitalismo attuale)! Non voglio continuare,anche se occorrerebbero decine di pagine per manifestare lo sconcerto.
Che Umberto Eco sia idolatrato come guru del moderno laicismo, non sono io a sostenerlo, l’ho semplicemente riportato. Eco è il guru, precisamente, della pseudo religione di cui parla il Prof. Pennetta. Non sono stato io ad eleggerlo, ripeto, ho solo citato la sua figura, come altamente rapprentativa.
Per il resto, e certamente per miei limiti, non comprendo le ragioni del suo sconcerto. MI sono limitato a condividere le tesi di Pennetta, e citare Dawkins ed Eco come figure rappresentative, precisamente, della pseudo religione di cui egli parla. Lei è liberissimo di dissentire, ovviamente.
Sconcerto è eccessivo,lo confesso e mi scuso.Ma direi anzi sorpreso: Dawkins in particolare, non è quel numero uno della scienza atea che era 5-10 anni fa.Ci potremmo dilungare tantissimo sull’argomento e non credo comunque sia necessario.Umberto Eco,per onesta, non ha colpito soltanto un certo settore del laicismo,ma è stato apprezzato ovunque;ma direi come eccellente scrittore(ed per certi “laici” da convinto ex cattolico).Le confesso però che eleggerlo Guru del laicismo moderno mi sembra un po eccessivo.Lo era,semmai,molto di più(con una specifica preparazione),un “cattolico” come Enzo Bianchi.Anche se, a quanto pare,forse lui ha esaurito la sua missione e dunque messo da parte.Direi inoltre,se mi è consentito:se si vuol vincere le battaglie e le guerre si devono avere le “armi” sufficienti ed efficaci;dunque se il nemico si appropria della bomba atomica chiamata “scienza” anche chi almeno pretende di difendersi ne deve disporre di pari potenza(questo non vuol dire creare ad arte una scienza “autonoma”ma piuttosto come tante volte ha fatto anche Critica Scientifica, piuttosto smascherare,da qualsiasi provenienza, notizie manipolate).E questo è un compito veramente immenso…che richiede tempo e organizzazione.
Sig. Maurizzio, il suo post di ieri e quello di oggi hanno toni e contenuti completamente diversi.
Circa quello di ieri, non ho davvero compreso le ragioni non tanto del suo “sconcerto” (termine da cui, mi pare, col post di oggi prende le distanze), quanto e soprattutto dell’insulto che lei lamenta avrei arrecato a lei o a qualcuno. Ecco, avendo riletto il mio post, non sono davvero riuscito a capire in quale punto lei possa aver ravvisato i termini, e se non i termini, l’intenzione dell’insulto. Quando non comprendo, attendo fino a che la comprensione non arriva, e di norma tengo i toni bassissimi. Cosa che, come avrà notato, ho fatto nella mia risposta di ieri. Dato che, comunque, seguito a non capire chi avrei insultato, la prego di darmi lumi su questo punto; premettendo, in ogni caso, che un conto è un insulto (che è cosa sgradevolissima e degradante per chi la fa), altro conto è la contesa dialettica, che può anche essere molto vivace e persino aspra.
Tralascio, per ragioni di spazio Dawkins, e cerco di chiarire per quale ragione ho introdotto nel nostro discorso Eco, fra altri possibili nomi. La prima ragione è che conosco piuttosto bene l’opera ed il pensiero di questo autore. In un paio di circostanze, poi, soprattutto in una, ebbi anche modo di avere con lui, vis à vis, una contesa dialettica parecchio accesa, a proposito del suo romanzo più conosciuto, “Il nome della rosa”. Dovesse mai presentarsi l’occasione, magari scriverò qualcosa su quel lontano dibattito.
Lei dice, correttamente, che Eco ebbe una formazione cattolica; ciò non è affatto novità, anzi è quasi regola per moltissimi poi divenuti ferocemente, quasi asceticamente, anti cattolici ed anti religiosi in generale.
Ecco le ragioni per le quali Eco c’entra tutto e fagiolo nel nostro discorso.
Eco è attualmente l’intellettuale italiano più conosciuto nella ribalta culturale internazionale.
Eco vanta in questi circoli fama aggiuntiva di interdisciplinarità.
Eco è una figura simbolo interclassista e interculturale, si è occupato, di fatto, quasi di tutto: dal romanzo al saggio, dal cinema alla TV, dalla radio alla carta stampata, dalla Storia alla filosofia alle scienze morali all’estetica alla semiologia, fino a cose come canovacci e partiture teatrali.
Ma soprattutto Eco fu un profondo conoscitore dell’aquinate; una conoscenza che fu tanto profonda, quanto parimenti profonda fu la sua completa incomprensione. Come ciò possa accadere, ossia come qualcuno possa davvero approfonditamente conoscere il pensiero di un autore, senza tuttavia comprenderlo, non è un mistero così insondabile come si potrebbe pensare. Ma questa è altra storia.
Eco arrivò a considerare la Fede una malattia (esattamente come Dawkins), e a ringraziare la lettura di Tommaso per essere funta da cura. Il fatto vero è che Eco passò semplicemente da una Fede ad un altro tipo di fede. Dalla Fede in Dio e nella Trascendenza, a quella nell’uomo e nell’immanenza. Dalla Fede razionalmente giustificata dalla comprensione dei limiti della ragione (credo ut intelligam); a quella razionalmente ingiustificata nella ragione, attesa la comprensione razionale dei suoi limiti. Eco non cessò mai di essere un uomo di fede, come tutti gli atei senza eccezione, passò solo da una fede ad un’altra.
A chi non si è limitato a leggere, ma ha anche compreso “Il nome della rosa” (e purtroppo temo che a comprendere non siano stati molti) non può essere sfuggito l’intento contro apologetico della figura e della dottrina di Bernardo Gui; una denigrazione continua, compulsiva, forsennata, a volte persino grottesca nella sua evidente faziosità. Gui è presentato, persino fisicamente, coi tratti di un tale con cui nessuno di noi si sognerebbe di prendere un caffè o stringere la mano; algido, disumano, ostile, implacabile, adunco, oscuro, ignorante, macchietta nel suo fanatismo. Gui rappresenta per Eco la Chiesa, la Dottrina, e nel suo personaggio riversa tutto il livore e l’odio che nutre per entrambe. A parte la montagna di errori storici del romanzo, nessuno scrittore di razza commetterebbe mai lo sbaglio di mostrare subito le carte, e presentare, con puerile manicheismo, buoni e cattivi stilizzati, né più e né meno che in una sceneggiata napoletana, con “isso, issa, e ‘o malamente”. Eco fu, per altro, uno scrittore appena mediocre, i suoi romanzi maggiori furono frutto di massicce iniezioni di ghostwriting. Per scrivere tutto ciò che scrisse Eco, occorrerebbero almeno una quindicina di vite interamente dedicate a tempo pieno alla scrittura, senza mangiare e senza dormire. Ma questo non si può dire nei salotti; come tante primedonne dell’editoria (Vespa, Biagi, e tanti scrittori seriali) fu supportato da uno stuolo di ghostrwriter, senza i quali avrebbe pubblicato meno della ventesima parte del venduto. Chiedete a Enzo Pennetta quanta fatica, quanto tempo, quanto impegno costa scrivere, da soli, un libro.
Tornando al tema, Eco ci interessa come immagine simbolo del co-fondatore della religione laica di cui parla Enzo Pennetta nel video da cui traggono spunto queste considerazioni.
Ne “Il nome della rosa”, Eco capovolge le verità perenni del tomismo (e di tutta la Tradizione aristotelico-platonica) in quella burletta filosofica che fu il nominalismo, che è padre, assieme al sofismo imperituro, della moderna disintegrazione relativistica.
Ne “Il pendolo di Faucault” – miscelando sincretisticamente temi più disparati, ma ciascuno dei quali rappresenta una sua personale ossessione – Eco frulla Kabala, esoterismo, complottismo, rosacroce, massoneria, ed altro e altro ed altro ancora. Un pasticcio inestricabile! Come ho scritto sopra, Eco più sapeva di questi temi (e certamente era colto, anche se non quanto si compiaceva di lasciar credere) e meno capiva. Per dirne solo una, giusto per dare almeno un esempio di cosa sto parlando, la principale critica che Eco mosse a René Guènon fu quella di (udite udite!) NON ESSERE UNO SCIENZIATO!!! Questa “accusa” per chi conosce l’opera di Guènon, può essere concepita soltanto da una mente che, o non conosce in toto l’opera del francese; oppure, conoscendola, non comprende neppure di cosa tratta. In breve, sarebbe come accusare un cuoco di non essere un giardiniere, o un pilota di non essere un biologo!
Come che sia, Eco è effettivamente considerato tra i co-fondatori di quella pseudo religione laica che si può dire principi con Bacone, seguiti con Comte, rimbalzi sul neo positivismo, e approdi alla modernità di cui, da una parte, soprattutto, la filosofia continentale (molto apprezzata da Eco), dall’altra il neodarwinismo, e con l’apporto di pensatori come Eco, Dennett, Pinker ed altri, fonda la moderna visione scientista del mondo. Cui dobbiamo, tra altri regali, coviddari come Gates, Burioni, e, nel suo piccolo, il modestissimo Giuseppi.
Tutto si tiene.
P.s.
Qui (sopra) non sto parlando di Scienza, per molte ragioni; una delle quali è che nessuno sa esattamente darne una definizione che non sia del tutto scarna e basilare. Se una definizione vera, ampia, esaustiva e condivisa, ci fosse, non ci sarebbero almeno una dozzina di scuole epistemologiche in lotta l’un l’altra; a loro volta divise in altrettante sotto scuole. Non ci sarebbero, da mane a sera, in TV, risse tra “scienziati” una parte dei quali scomunica l’altra parte; magari asserendo che l’eretico vede circolare ciò che egli (ortodosso) vede quadrato.
Sbaglio?
P.s.2
Facilissimo, invece, dare una definizione di scientismo. Questa che propongo è mia, e credo racchiuda e sintetizzi tutti gli aspetti di questo fenomeno. “Scientismo = laboratorio + tecnologia + finanza + politica”. La massima completezza col minimo di parole.
Un riepilogo come sempre interessante su la sua visione di quella che lei e altri definisce Scientismo o Nuova Religione.
Qui(su Critica scientifica) mi sono sempre autodefinito Laico e quando con la passione delle mie terre mi sporgo troppo e arrivo a sentirmi “offeso” è propio perché non ritengo di accettare come Guide Supreme del “laicismo”(ma che sarà poi questo indefinibile laicismo?) personaggi minori(giganti immensi per l’enorme pubblicità, da chi ha voluto creare Miti,con successi stellari nelle vendite delle loro opere;cioè in fondo “un investimento produttitivo”di finanziatori abilissimi):Dawkins fino a che non ha trovato oppositori capaci ha dilagato senza ostacoli(un tempo esisteva l’inquisizione oggi per fortuna no!).Sbrodolando un darwinismo poco “neodarwinista” ; e con molte sue”idee” estreme.Utili,per lui e i suoi fans ,a chiudere(questo il suo scopo) definitivamente il capitolo “con Darwin e Dawkins Dio è scomparso”(questo doveva essere realizzato in pochi anni,probabilmente).Fino però a sorprendere anche i più puri “neodarwinisti”(se vuole posso farle alcuni nomi ma preferisco credere che lei non ne abbia bisogno).”Offeso” perchè i capolavori commerciali(ripeto un investimento capitalistico eccellente) di Umberto Eco(e il suo apostolato anticristiano) non sono sufficienti (da Laico lo sostengo) per fondare una “nuova Chiesa-non Chiesa”; addirittura Laica(?). ps.Il suo commento-articolo è veramente ben fatto;per quanto mi riguarda le porgo le mie modeste note.
Sig. Maurizzio, su Dawkins condivido del tutto il suo pensiero; infatti non mi riferivo al valore intrinseco del divulgatore, ma alla sua immagine pubblica, che è determinante per quantificare il “peso” culturale su scala collettiva. Su Eco, in parte dissento (e certo non perché sia un ammiratore dello scrittore), ma perché l’alessandrino fu di pasta molto più lievitata che il britannico. Tra i due, culturalmente, non può esserci partita.
Rimane il fatto che entrambi svolgono alla perfezione il compito politico per il quale hanno ricevuto onori e gloria. Mi spiego: non tanto dopo la lettura del libro (Il nome della rosa), quanto dopo aver visto il film, l’opera di distruzione e contraffazione del Medio Evo concepita da Eco, presso chi del Medio Evo sa quanto appreso sui banchi di scuola, ha segnato un punto di non ritorno. Il Medio Evo presentato da Eco e da Annaud è semplicemente falso, una perfetta contraffazione, un’opera di manipolazione delle menti su scala mondiale.
Anche per chi non sa nulla della disputa medievale cui ci si riferisce nel libro-film, lo spettatore-lettore NON PUO’ non sposare la causa di Guglielmo da Baskerville, ossia la causa del nominalismo-relativismo contro il cosiddetto “realismo”. Questo era lo scopo, è stato raggiunto. Un altro tassello dell’ideologia che regge il presente fu messo al suo posto.
Gentile prof. Pennetta,
sono un’insegnante di Scienze Naturali in una scuola superiore in Trentino. Avrei piacere di contattarLa per chiederLe un consiglio. E’ possibile scriverLe una mail? Purtroppo non sono riuscita a trovare il Suo indirizzo di posta elettronica.
Grazie, buon lavoro!
Buongiorno Katia, può scrivere a questo indirizzo:
mail@enzopennetta.it