I sostenitori ai massimi livelli del darwinismo stanno attraversando tutte le fasi indicate da Ghandi verso la sconfitta: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”.
Il punto della situazione.
Sono passati solo sei anni da quando Critica Scientifica ha iniziato la sua attività ma molte cose importanti sono già accadute e altre stanno accadendo.
Nel dibattito sull’evoluzione è bastato introdurre un approccio nuovo che non seguisse il cliché di comodo che voleva ridurre ogni obiezione alla teoria neo-darwiniana a posizioni di pregiudizio religioso e i risultati sono stati da subito sorprendenti, in soli due anni lo scompiglio portato dietro le mura dell’ortodossia darwinista è stato tale da spingere a contrastarne l’azione con un atto intimidatorio e quindi, in definitiva, di censura.
Fase 1: ignorare
In questa ottica ha un senso la nota lettera aperta rivoltami dal filosofo Telmo Pievani nel 2013, due anni appunto dall’inizio dell’attività di CS, una lettera che apparentemente si sarebbe potuta considerare come il massimo dell’attenzione ma che in sostanza era una pietra tombale sulla dignità delle posizioni di CS riguardo al tema evoluzione/darwinismo. Se la lettera aperta era in sé un segno di attenzione lo era solo per indicare che da quel momento parlare di CS e con CS sarebbe stato ritenuto inaccettabile. Più volte veniva anche fatto riferimento a possibili azioni legali per silenziare la voce del dissenso.
In quell’occasione il sito CS veniva con un gesto autorevole escluso da una qualsiasi ipotesi di dibattito, le risposte ai nostri argomenti erano contenute già tutte nella lettera aperta e non c’era altro da aggiungere. Ecco quindi che dietro un momento di attenzione si realizzava la fase gandhiana dell’ignorare, e così da quel momento è avvenuto, eccezion fatta per gli irrilevanti articoli del blog di Repubblica di Oca Sapiens.
Fase 2: derisione
Il pretesto usato per ignorare quanto sostenuto e scritto su CS era la mancanza di nostre pubblicazioni su riviste peer reviewed. Come un mantra ripetuto da monaci tibetani l’argomento della mancanza di pubblicazioni era lo strumento ‘definitivo’ per eludere le domande e le argomentazioni presentate sul tema evoluzione/darwinismo.
Poi l’articolo peer reviewed è arrivato in questo 2017: A resonance based model of biological evolution.
Non essendo a questo più possibile ignorare i nostri argomenti la risposta è stata inevitabile ma il mantenimento delle posizioni di chiusura al dibattito precedentemente assunto doveva adesso passare attraverso il tentativo di ridicolizzazione dell’interlocutore, ed ecco scendere in campo la SIBE (Società Italiana di Biologia Evoluzionistica) della quale nel frattempo è diventato presidente lo stesso Telmo Pievani, un intervento fatto proprio in tono derisorio con questo titolo “Risonanze evolutive e altre mirifiche invenzioni“. Sull’uso del termine “mirifico” l’enciclopedia Treccani non ha dubbi:
Scherzano dunque alla SIBE, e lo fanno dalle prime righe del loro documento ufficiale:
Esattamente cinquant’anni fa una band di Liverpool pubblicava un brano che diceva: “immagina di essere su una barca su un fiume / con alberi di mandarini e un cielo color marmellata / qualcuno ti chiama, rispondi con lentezza / è una ragazza con gli occhi a caleidoscopio”. Fu una rivoluzione musicale, l’immaginazione al potere.
Presto però scherzare non sarà più sufficiente, la TRE con la sua forza intrinseca troverà sempre più spazio e allora sarà necessario affrontarla e, dal punto di vista neo-darwinista, combatterla in modo serio. Questa fase sarà la prossima.
Come il neo-darwinismo perderà la sua battaglia.
Quando qualche coraggioso esponente della teoria neo-darwiniana sarà infine costretto a confrontarsi seriamente con gli argomenti a sfavore della sua teoria e con la proposta della TRE si sarà giunti alla fase che Ghandi definiva “poi ti combattono”.
Ma la questione, come sanno coloro che ci seguono, non si esaurisce nell’aspetto scientifico della questione, il darwinismo è diverso dalla teoria darwiniana, il darwinismo è un’ideologia e precisamente è stato fin dal principio il puntello del liberal capitalismo che si è servito di una debole teoria scientifica per legittimare i suoi dogmi socio economici.
La battaglia non può quindi svolgersi esclusivamente sul versante scientifico e infatti così non è. L’azione di CS è andata estendendosi in direzione più ampiamente culturale e verso un pubblico molto vasto, infatti se “Inchiesta sul darwinismo” era pubblicata da un editore puro come Cantagalli, il secondo libro è stato pubblicato da un editore che ha una forte connotazione di critica sociologica e una notevole dinamicità essendo direttamente collegato al progetto di contro cultura dell’Intellettuale Dissidente. Significativo da questo punto di vista che un libro in buona misura imperniato sulla critica del darwinismo sociale qual è “L’ultimo uomo”, abbia ricevuto un forte riconoscimento da una figura di primissimo piano dell’informazione come Marcello Foa.
Ed è significativo che tra i dieci siti più votati tra quelli di opinione al Macchia Nera Award quattro siano “amci” di CS (indovinate voi quali sono):
Se dal punto di vista scientifico la torre d’avorio del darwinismo può essere scossa dall’esterno (dal mondo dei fisici) l’azione dal punto di vista culturale verrà dal mondo dell’economia e della filosofia, da questo punto di vista sono sempre più i nomi di spicco di queste discipline che ho avuto modo di incontrare e che nei nostri discorsi si sono dimostrati concordi sull’analisi da me fatta riguardo il ruolo del darwinismo come ideologia. Soprattutto sul versante dell’economia il fronte dei nomi di primissimo piano che riconoscono nel darwinismo un’ideologia sono in aumento, e poiché il darwinismo è un fenomeno culturale socio economico sarà su quel versante che verrà sconfitto.
Il passaggio dell’azione di CS, e mia personale, dal solo ambito scientifico ad uno più ampiamente culturale, da un livello di nicchia a quello di tema di larga diffusione e consapevolezza, è reso evidente dall’intervista fiume condotta su Byoblu da Claudio Messora e che ha ottenuto una diffusione così ampia da togliere ogni dubbio sul fatto che l’argomento stia emergendo nella sua vera ampiezza e natura, cosa che è stata sin dall’inizio l’intenzione di CS.
Nel 2012 Mssimo Paittelli Palmarini in un articolo sul Foglio delineava i lineamenti della vittoria darwinista:
Se correttamente la vittoria del darwinismo veniva da Piattelli Palmarini individuata in ambito non scientifico ma sociologico, è proprio in questo ambito che adesso le cose stanno cambiando. Possiamo a Massimo Piattelli Palmarini e la buona notizia: non ci sarà bisogno di aspettare molto tempo, la generazione che capirà che lui e Jerry Fodor avevano visto giusto è questa, e lo potranno vedere di persona.
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16 commenti
Io separo il darwinismo “scientifico” da quello sociale. Il primo, nel senso storico del termine (micromutazioni casuali + selezione naturale) è già un nonsenso nell’ambiente scientifico, e il termine neo-darwnismo è usato solo (in inglese) come sinonimo di evoluzionismo. Ormai ogni scienziato che si occupa seriamente di evoluzione e di abiogenesi cerca i “meccanismi”. Nel senso tradizionale del termine, il darwinismo è solo insegnato agli studenti come mito filosofico, materialistico.
Il darwinismo sociale è lungi dall’essere sconfitto. È, come ha mostrato anche Masiero nel suo ultimo articolo su Lutero, il portato inevitabile del relativismo moderno e del secolarismo.
Sono d’accordo con lei, darwinismo scientifico e darwinismo sociale vanno separati, cosa che molti scienziati sottolineano visto la debolezza scientifica del secondo. Vedo però che si continua a dare una rappresentazione sbagliata del darwinismo scientifico. Non riesco proprio a capire dove sia nato il mito secondo il quale per i darwinisti tutto è spiegato da “micromutazioni + selezione naturale”. Perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, non è vero. Provi ad andare a un congresso scientifico di biologia evolutiva e vedrà che gli argomenti di conversazione vanno ben oltre micromutazioni (ma perché micro, poi…) e selezione.
Concordo con Nadia, sono cattolico ed evoluzionista, non darwinista.
Certo sono assurde alcune cose che ho letto nel post precedente a questo, dove si affermava che la Genesi andrebbe letta e intesa letteralmente, quando almeno sul fatto che la terra abbia 4,5 miliardi di anni (e non certamente 6000 anni) abbiamo la certezza scientifica.
Indipendentemente da come sia avvenuta la comparsa dell’uomo sulla terra (e ripeto, rigetto del tutto i dogmi darwinisti) di sicuro Genesi non può essere intesa letteralmente.
Pennetta non ne parla ma nel testo della SIBE vengono sollevate alcune importanti questioni scientifiche relative al modello di Damasco e Giuliani. Credo sia nel loro interesse affrontare tali questioni, che sembrano minare la credibilità scientifica del modello da loro proposto.
Concordando naturalmente con Nadia e Greylines sulla necessità di separare con decisione i concetti di darwinismo sociale e darwinismo scientifico, io e la scienza, come dicevo ieri, siamo interessati soltanto al secondo. Lascio volentieri il compito di argomentare sul primo concetto ad altri, per esempio anche alle acute capacità analitiche del prof.Pennetta, precisando però che si tratta di un tema di natura sociologica e che ripeto, c’entra poco sia con Darwin che con la scienza naturale. Detto questo passiamo al darwinismo scientifico. Io non lo so che esito potrà avere la TRE nell’ambito della comunità scientifica, ma, sono sincero, fin dall’inizio, come ho relazionato più volte, mi sono dimostrato abbastanza perplesso. I concetti di mutazione puntiforme e selezione naturale non sono per niente un nonsenso scientifico, come dice Nadia, ma sono dei meccanismi evolutivi noti e tutt’ora confermati. Non è vero che tutta l’evoluzione sia da ascriversi soltanto a meccanismi di tipo “saltazionista”, il gradualismo filetico esiste ed è anch’esso uno dei molteplici meccanismi evolutivi. In ambito scientifico tuttavia darwinismo è un termine sbagliato, il termine corretto è teoria dell’evoluzione, una teoria vasta e non ancora completa, che prova a sintetizzare e a inquadrare tutta una serie di dati teorici e sperimentali che provengono da un programma di ricerca solido e interdisciplinare. Certamente poi, all’interno della teoria dell’evoluzione, trovano collocazione anche aspetti teorici di chiara derivazione darwiniana. D’altra parte pensiamoci, perché allora la relatività non la chiamiamo “einsteinismo” o la meccanica quantistica, che ne so, “planckismo”?
Premetto che il lavoro di Pennetta è grandioso sia scientificamente che socialmente parlando ed è fondamentale in questo periodo storico dove si nota più presa di coscienza e consapevolezza sociale su vari fronti.
E’ evidente che la lettera aperta di Pievani è sintomo di una certa sofferenza e “sconfitta scientifica”e sembrerebbe la lettera di una sorta di “creatore dell’universo” uno onnisciente che è al corrente di come sono andate veramente le cose in natura ed è comprensibile la sua posizione e il fatto che continua come tanti a tenere in vita una teoria Frankenstein, altrimenti non lavorerebbe più!
D’altronde gli scienziati come Pievani sono loro stessi vittime e servono a quel sistema di potere che vuole mantenere in vita appunto la teoria di Darwin allo scopo di influenzare e dogmatizzare la società per perseguire il progetto sociale ed economico di matrice colonialista e capitalista.
Detto questo non scinderei Darwinismo scientifico con Darwinismo sociale poiché il primo serve a legittimare il secondo.
La filosofia, in quanto pura razionalità, viene prima della scienza, la interpreta e la giudica. Questo significa che separare i due darwinismi, il filosofico-sociale e lo scientifico, serve a capire quale è utile a quale. Pievani? Non è uno scienziato, ma un filosofo! E il suo ruolo è proprio di giustificare il darwinismo scientifico entro la moderna visione naturalistica. Non il contrario!
Sono d’accordo Nadia, volevo solo sottolineare che, dato che la teoria di Darwin è palesemente confutata dalla scienza e direi dal buon senso, gli scienziati come Pievani cavalcano l’onda della teoria altrimenti perdono il lavoro e anche perché un potere di cui fa parte anche Pievani deve necessariamente imporre questa ideologia sociale a proprio uso e consumo e a discapito della vera conoscenza e scienza!
Gentile Gianni, lei è mai stato a un congresso scientifico di biologia evolutiva? Lo chiedo perché sarebbe un’ottima occasione per scoprire che la teoria di Darwin non è stata palesemente confutata dalla scienza. C’è un grande dibattito scientifico su questo tema, con posizioni anche piuttosto divergenti e scienziati che si scontrano sull’interpretazione di questo o quel fenomeno, nuove scoperte che mettono in dubbio certi aspetti o ne confermano altri. Insomma, un gran bel fervore intellettuale e conoscitivo, e non il dogmatismo ideologico di cui a volte si sente parlare.
La teoria di Darwin è confutata dai fatti e gli eventi e volendo anche da Darwin, poiché lui stesso nel suo libro descrive le eventuali falle della sua teoria e se esistesse adesso lo ammetterebbe, il fatto che c’è un dibattito sul tema è sicuramente produttivo però noto che nell’ambito scientifico si continua comunque a girarci intorno restando ancorati alla teoria di Darwin e se si allontanassero da questo perno debole avrebbero più speranze di scoprire nuove cose.
Io non ho una formazione scientifica ma sono un curioso, mi interesso dell’argomento e seguo conferenze sul tema.
La scienza secondo me è ancora troppo ancorata a queste due ideologie( Darwinismo e Creazionismo) ideologie incarnite nel pensiero umano. umilmente e con un minimo di buon senso penso che ci sono i presupposti per considerare altre ipotesi come punto di partenza per scoprire le nostre origini. Io non sono ne Darwinista ne creazionista con creazionismo intendo il concetto religioso, poiché ci può tranquillamente essere stato un progetto intelligente e quindi un interventismo bio genetico per dare colpi di acceleratore evolutivi nel caso della specie umana dati i salti evolutivi rapidi per esempio.
Un ricercatore biologo che seguo è Pietro Buffa che ha pubblicato un libro interessante (I Geni Manipolati di Adamo) parla proprio dell’ipotesi di un intervento sul DNA al fine di un evoluzione pilotata, d’altronde lo facciamo noi con gli animali e le piante perché escludere che qualcuno non possa averlo fatto con noi!!! E se il pianeta fosse un grande centro sperimentale?? come diceva Eraclito ” soltanto chi è disposto ad accettare l’inatteso può sperare di avvicinarsi alla verità”.
Ok le prove non ci sono però ci sono tanti testi antichi che ne parlano addirittura numero accadici, perché non considerare a priori che non può essere avvenuto ciò?
Nel 1992 quando ci fu la clonazione della pecora Dolly ci fu scalpore e contestazione in ambito scientifico etico e religioso, Egael Safran un docente di Etica medica dell’università di Gerusalemme disse tranquillamente ” la clonazione? che problema c’è! guardate come sono venuti al mondo adamo ed eva!!”.
Non sono uno scienziato e non voglio assolutamente essere antiscientifico, so che le prove non ci sono per dimostrare ciò ma gli indizi si, dico solo che se la scienza incominciasse perlomeno a liberarsi di quei concetti aprioristici e dogmatici non andrà da nessuna parte e girerà sempre intorno a quel perno debole!
Grazie per la sua risposta.
Posso chiederle quali sono i fatti che avrebbero confutato la teoria di Darwin? Alcuni aspetti di questa teoria sono in effetti stati superati — ricordiamo che ai suoi tempi non esisteva la genetica — ma i suoi fondamenti, e cioé la discendenza per modificazioni da antenati comuni e l’azione della selezione naturale, sono ancora scientificamente validi.
Il fatto che Darwin avesse in mente le falle della sua teoria mi sembra assolutamente normale, qualsiasi teoria scientifica ha delle debolezze ed esserne consapevoli è fondamentale per chiunque faccia ricerca. Lui per primo aveva posto criteri di falsificazione della sua stessa teoria.
L’attuale teoria dell’evoluzione non è la stessa di 150 anni fa, quindi non è vero che gli scienziati ci sono rimasti ancorati. Semplicemente, il cuore della teoria è tutt’ora valido ma a esso sono stati aggiunti i risultati delle scoperte successive, dalla genetica all’evodevo, dall’ologenoma agli equilibri punteggiati, dallo strutturalismo ai sistemi complessi e via dicendo. La ricerca in questo campo è andata avanti, eccome!
Purtroppo, c’è ancora chi va in giro a dire che la teoria darwiniana spiega tutto solo con il binomio mutazioni casuali + selezione. E questo, semplicemente, non è vero.
Per quanto riguarda l’ipotesi dell’evoluzione pilotata, come ha già detto lei al momento non esiste nessunissima prova, mentre quelli che lei chiama indizi sono riferimenti che potrebbero essere interpretati così come potrebbero essere interpretati in molte altre maniere. Non esplorare una possibilità, in totale assenza di prove, non è questione di dogmatismo ma di rispettare i principi della scienza. Se gli scienziati cominciassero a formulare ipotesi in assenza di prove, allora varrebbe tutto.
Capisco che l’idea dell’evoluzione guidata possa essere affascinante, ma ciò non basta per renderla scientificamente indagabile.
Ie prove che confutano la teoria sono semplicemente il fatto che mancano i fossili di transizione cioè il pilastro della teoria. Riguardo la teoria dell’evoluzione pilotata gli indizi da non sottovalutare sono il fatto che tutti i testi antichi di tutte le culture del mondo parlano di esseri che sarebbero intervenuti in tal senso, riflettiamo, l’essere umano com’è fatto non è adatto a nessun ambiente, deve vestirsi e la natura non seleziona chi non è adatto! Insomma il discorso è talmente corposo quanto interessante che sarei pedante! Vi consiglio vivamente, giusto per curiosità, di leggere il libro del biologo Pietro Buffa ( i geni manipolati di Adamo)
Quindi, Preg.mo Greylines, nel “grande dibattito scientifico” sull’evoluzionismo, con “con posizioni anche piuttosto divergenti …
che si scontrano sull’interpretazione di questo o quel fenomeno”, in
sostanza, in tale dibattito su cos’è che gli scienziati evoluzionisti sono
TUTTI d’accordo? Sul fatto che la materia inorganica sia sorta (come?) da quella organica? Che da una condizione iniziale di 0 informazione sia saltato fuori (come?) un processo ricchissimo di informazione chiamato vita? Mi perdoni, ma come può una somma/prodotto di zeri dare come risultato qualcosa di diverso da zero?
Inoltre se i medesimi scienziati di prima non hanno ancora trovato un accordo (per quanto io sappia) su una definizione soddisfacente di “vita”, se cioè non è definito o è mal definito l’oggetto stesso della ricerca, di cosa parlano quando dibattono? Come sicuramente lei sa meglio di me (e qui non c’è ombra di piaggeria, dato che le riconosco una preparazione in biologia incomparabilmente maggiore della mia, che è scarsissima), c’è addirittura chi, (mi riferisco a Ferris Jabr e altri ), sostiene, e crede di aver dimostrato, che “vita” è un contenitore
semantico vuoto, e che, insomma, non esisterebbe nulla di simile. Per inciso, trovo questa posizione coerente al presupposto fisicalista da cui parte l’evoluzionismo (ora non più darwinista, stando a quello che leggo; insomma, una specie di “contrordine compagni!”), e fa il paio con chi – sempre a parer mio coerente coi presupposti – nega l’esistenza della stessa coscienza (vedi, uno per tutti, Dennett, per il quale, la coscienza se proprio si vuole seguitare a usare tale termine, altro non è che un processo computazionale degli stati del cervello.
L’argomento che maggiormente mi interessa è quello del “punto
zero”; una condizione che, stando la naturalismo radicale, o fisicalismo, doveva per forza essere del tutto privo di informazione, dunque, informazione zero. Uso qui “informazione” nell’accezione corrente che il termine ha in genetica, e che, nella più estrema delle sintesi può essere così definito (stando all’Enciclopedia Treccani): “L’insieme dei messaggi
ereditari che danno luogo alla manifestazione dei vari caratteri dell’organismo”. Bene, ma da profano chiedo: se non c’è alcuna eredità, trovandoci al punto 0, cosa c’è da ereditare?
L’alternativa sarebbe che in realtà non c’è mai stato un punto 0, e questa, per me, è la sola sostenibile logicamente; giacché il salto
tra lo 0 e 0, … innumerevoli zeri, è assoluto, incolmabile per principio. Il che è qualcosa di analogo, se non sbaglio, a quanto sostenuto dal Prof. Masiero. Ma se è così, e a me pare la sola possibilità logicamente sostenibile, passiamo dalla fisica alla metafisica. Se così, vorrebbe dire che tutto quanto era necessario alla vita era già presente ab initio, e questo quid, che mi astengo dal definire, si è sviluppato secondo quelle che sono le possibilità di questo mondo.
Ho usato di proposito il termine “sviluppato” al posto di “evoluto”, giacché evoluzione ha implicito il significato di miglioramento, progresso, avanzamento; tutti feticci della modernità. Parlando per analogia (sottolineo che trattasi di analogia), un infante non è embrione migliorato; né un adulto è un infante evoluto.
Sempre per analogia, un frutto non è un seme che finalmente ce l’ha fatta. Infante e adulto, seme e frutto, non sono “evoluzioni” di qualcosa, ma la medesima cosa in stati diversi del loro manifestarsi nel mondo. Questo manifestarsi, tuttavia, è tale solo relativamente alla natura tipica della coscienza umana che, essendo incapace di osservare i processi nella simultaneità (come si suppone sia per la Divinità, nell’eterno presente), vive nell’illusione che il tempo sia una proprietà intrinseca del mondo, e non una proprietà, formativo-limitativa, della sua rete cognitiva, e dell’interazione di questa con la memoria. Come che
sia, si può immaginare questo processo come lo svolgersi, dall’interno all’esterno, di possibilità GIA’ presenti nella matrice/crogiolo/mondo, fin dall’inizio. Dal nostro punto di osservazione, le possibilità che si manifestano c-r-o-n-o-l-o-g-i-c-a-m-e-n-t-e per ultime, sono in realtà quelle appartenenti all’ordine più profondo e basilare. (A questo potrebbe riferirsi il detto secondo cui l’uomo è la corona della creazione). Da questa prospettiva, l’evoluzione (se si vuole usare tale termine) può essere descritta come quel processo mediante
il quale la physis rovescia se stessa, come un guanto, manifestando le sue possibilità più ime e radicali. In questo caso, l’homo sapiens sapiens (anche se comincio a dubitare che la spesa abbia valso l’impresa). Insomma, l’universo non nasce stupido, e poi diventa intelligente; nasce già tanto intelligente da produrre un ente capace di osservalo, e comprendere di non essere un accidente di tale universo,
né un ospite indesiderato, ma il suo coronamento. Un gioco di specchi.
Se questo è vero, allora la biologia dovrebbe studiare tale
processo, ma invertendo la premessa evoluzionistica: l’intelligenza, l’ordine, la coscienza, sono i fondamenti del mondo, non dei casuali accidenti, ed erano presenti ab initio, come pure potenzialità. Forse partendo dalla premessa giusta, si evita di stazionare per nell’eternità in un labirinto. Non so se la TRE ha i mezzi per avviare quest’opera di conoscenza, non conosco la matematica necessaria per verificarlo da me, né la biologia. Né lo spero, la verità non si nutre di speranze, ma di amore.
Secondo un proverbio taoista, per quanto si possa lucidare
un sasso, non diventerà mai una pepita d’oro. A me pare che gli evoluzionisti non ne siano convinti.
Da profano, e con rispetto parlando.
Insisto, Gianni: Pievani non è uno “scienziato”, ma un filosofo ateo (della biologia evolutiva). Ci sono anche filosofi credenti della biologia evolutiva, importanti e famosi.
Gli scienziati della biologia evolutiva sono invece coloro che ricercano, sul campo, con gli strumenti della chimica, della fisica, ecc. di spiegare in base a quali leggi non puramente statistiche siano potute accadere in poco tempo le macro-trasformazioni (non le micro-mutazioni: in questo senso Darwin è stato falsificato, ma lui non poteva conoscere i tempi reali dell’evoluzione) capaci di trasformare una specie in un’altra.
Certo Nadia, incappo sempre nell’errore di associare Pievani alla scienza!! e sinceramente penso che ci sono più speranze di trovare la “verità” con gli scienziati credenti come John Sanford per esempio. il problema è che sia gli atei che i credenti hanno delle certezze perché restano ancorati a quel concetto elaborato dalla teologia e quindi del concetto di un Dio come lo rappresentano le religioni ( onnisciente onnipotente ecc..) penso che se la scienza volesse fare un passo avanti dovrebbe anzitutto svincolarsi da questi concetti ( Darwinismo, creazionismo, ateismo ecc.) e poi ripartire.
La fisica quantistica ha aperto un mondo incredibile e alcuni esperimenti ci fanno capire che la realtà alla fine potrebbe essere diversa da quella che percepiamo, il tempo, la distanza, l’energia e tanto altro, e mette quindi in discussione il concetto stesso di evoluzione, natura, tempo ecc.
Non voglio fare confusione e sembrare il solito tuttologo del web, ma direi che la curiosità è alla base della scoperta e ci vogliono più scienziati curiosi che indagano su altre vie diverse da quelle finora intraprese!
Gentile Nadia, condivido la sua spiegazione dell’attività dei biologi evolutivi. Ci sono due cose che però non mi sono chiare:
1- perché le macro-trasformazioni sarebbero dovute accadere in poco tempo?
2- cosa intende per micro-mutazioni?